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n°93 - Società Italiana Pro Segugio

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Taison di Calisto Ferrero<br />

l’utilizzazione dei riproduttori<br />

Quando i riproduttori sono stati<br />

scelti si pone la questione di come<br />

utilizzarli.<br />

All’allevatore si offre un’alternativa:<br />

l’esogamia o la consanguineità.<br />

L’ESOGAMIA<br />

Questo dovrebbe valere in generale.<br />

Contrariamente ad un’opinione ritenuta<br />

in cinofilia, non è indispensabile<br />

associare la consanguineità alla<br />

selezione, anche se la prima può<br />

rivelarsi interessante. Se si ricorda<br />

che l’esogamia prevede che i genitori<br />

non abbiano parentela comune<br />

per cinque generazioni precedenti,<br />

si concluderà che questa condizione<br />

è purtroppo molto rara.<br />

Per accoppiare tal maschio con<br />

tale femmina, piuttosto che tal’altra,<br />

l’allevatore ha tre possibilità:<br />

- accoppiamenti a caso (talvolta si<br />

parla, abusivamente, di panmixia): il<br />

metodo è interessante globalmente<br />

per la razza il cui progresso si registrerà<br />

lentamente nell’insieme dei<br />

caratteri selezionati. Non consente a<br />

breve scadenza di ottenere obiettivi<br />

precisi;<br />

- accoppiamento tra i migliori con i<br />

migliori (simili con simili) per uno o<br />

per un piccolo numero di caratteri (si<br />

parla di “Omogamia”). Il progresso<br />

è rapido sui caratteri definiti se la<br />

scelta dei riproduttori è ben fatta;<br />

- accoppiamento dei migliori con<br />

i meno buoni (accoppiamento tra<br />

individui dissimili) fatto per correggere<br />

i difetti dell’uno con le qualità<br />

dell’altro (si parla di “Eterogamia”).<br />

Omogamia ed eterogamia non sono<br />

esclusivi uno dell’altro. In un allevamento<br />

importante, i due metodi<br />

possono coesistere, alcuni animali<br />

si riproducono con i loro simili, altri<br />

con i loro “Opposti”. In un piccolo<br />

allevamento, possono alternarsi,<br />

in funzione delle caratteristiche<br />

degli animali e di quanto si augura<br />

l’allevatore.<br />

La consanguineità (ENDOGAMIA)<br />

L’idea dominante in cinofilia è che<br />

non è possibile fare selezione valida<br />

senza ricorrere alla consanguineità.<br />

E’falsa se ci si interessa della continuità<br />

del progresso dell’insieme<br />

della razza. E’ in parte esatta se si<br />

considera che il fine della selezione<br />

in un allevamento è di produrre dei<br />

campioni. Una consanguineità ben<br />

condotta aumenta in effetti le possibilità<br />

di ottenerne, ma la totalità<br />

degli animali non sono per forza<br />

interessati dal progresso genetico.<br />

Della consanguineità, prima che<br />

esca dal quadro di questa comunicazione,<br />

ricordiamo solamente<br />

due punti:<br />

- non c’è bisogno di credere o non<br />

credere alla consanguineità. E’un<br />

metodo di cui si conoscono vantaggi<br />

e inconvenienti, e presenta<br />

sempre una parte di rischio. Il fatto<br />

di sapere se si accetta o meno di<br />

avere dei rischi detterà le condizioni<br />

di ricorrervi meno;<br />

- quando si parla di “Consanguineità”,<br />

si pensa spesso a quella diretta<br />

(accoppiamento padre x figlia,<br />

fratello x sorella, zio x nipote ecc.).<br />

Ma ve n’è una forma insidiosa, che<br />

abbiamo già evocata: una popolazione<br />

può divenire consanguinea<br />

nel suo insieme senza aver attuato<br />

accoppiamenti consanguinei diretti.<br />

Basta che uno stallone sia stato molto<br />

utilizzato e che vengono ricercati<br />

preferenzialmente i suoi discendenti.<br />

Ripetiamo che un individuo non è<br />

consanguineo se i suoi parenti non<br />

hanno antenati comuni per almeno<br />

cinque generazioni.<br />

I rischi della selezione<br />

Quando la selezione è ben condotta,<br />

cioè quando genera un progresso<br />

genetico ragionevole conservando<br />

alla razza una sufficiente variabilità<br />

per evolvere in un’altra direzione<br />

con i propri mezzi, non presenta<br />

dei veri rischi. Per contro, questi<br />

ultimi sono una realtà quando è mal<br />

condotta.<br />

Il progresso genetico non è razionale<br />

quando è troppo unidirezionale<br />

ed in alcuni casi può facilitare la<br />

deriva verso l’ipertipo.<br />

L’unidirezionalità poggia su una<br />

concezione troppo stretta della<br />

selezione: tutti gli animali devono<br />

ritenersi vicini il più possibile allo<br />

standard e sviluppare esattamente<br />

le stesse attitudini. Certo, un tale<br />

obiettivo è comprensibile e chiaro.<br />

Traduce un’idea falsa di ciò che<br />

deve essere una razza: una forte<br />

rassomiglianza morfologica o fisiologica<br />

negli animali caratterizza in<br />

effetti la linea consanguinea o, in<br />

una minima misura, la corrente ma<br />

non la razza che, da questo punto<br />

di vista deve conservare una certa<br />

“elasticità”. Inoltre, si sa bene che<br />

un progresso unidirezionale rapido<br />

prevede l’esercizio di una forte pressione<br />

selettiva, la quale passa per la<br />

riduzione del numero di riproduttori<br />

maschi.<br />

Quando, questi ultimi sono appa-<br />

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