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Foto di Alberto Rugolotto by Tiamat il soffio androgino sui grappoli laboriosi Domenico De Masi, sociologo del lavoro e appassionato scrittore, spiega la transizione culturale che ravviverà l’organizzazione aziendale riportandovi il femminile dimenticato. Intervista di Stefania Capaccioni* Come siamo arrivati all’attuale organizzazione del lavoro così razionale, grigia e a volte così priva di passione e di soddisfazione per le persone? Non so se avete letto un bel libro di Süskind o avete magari visto la sua recente versione cinematografica, “Profumo”. Il film racconta una storia poco prima dell’avvento dell’Illuminismo, in cui la dimensione emotiva era straripante e dominava su tutto. Qualunque cosa accadesse, una pestilenza, un disastro, un evento fortunato, tutto dipendeva dal magico, da Dio, dal diavolo. Poi tutto cambia, la ragione prende il sopravvento. Nulla va lasciato al caso, agli impulsi, ma tutto va pianificato, programmato. Solo nel tempo libero c’è ancora spazio per l’irrazionalità, al limite perfino per il divertimento, considerato comunque pericoloso. Tutto questo viene vissuto come una doppia scissione, non solo quella tra lavoro e tempo libero, ma anche tra maschile e femminile. La sfera razionale è considerata del maschio, della serietà, della produzione e del progresso; la sfera emotiva quella della donna. È come se si dicesse: tutto ciò che è positivo è razionale; tutto ciò che è razionale è maschile; tutto ciò che è maschile riguarda la produzione; tutto ciò che riguarda la produzione si fa in ufficio o in fabbrica. Al contrario tutto ciò che è negativo è emotivo; tutto ciò che è emotivo è femminile; tutto ciò che è femminile riguarda la riproduzione; tutto ciò che riguarda la riproduzione si fa a casa. Quindi si espelle dai luoghi di lavoro tutto ciò che è emotivo, giocoso, felice e allegro, cioè tutto ciò che è femminile. Corridoi grigi, nessuna emotività. In un secondo momento dell’industrializzazione ci si è accorti che il lavoro si poteva di- “La sfera razionale è considerata del maschio, della serietà, della produzione e del progresso, la sfera emotiva e istintiva quella della donna” rettamente delegare alle macchine che sono molto più razionali degli uomini, più precise, prevedibili e non soggette a pulsioni. Si è scaricato sull’automazione il lavoro totalmente razionale, quantitativo. Agli uomini sono rimasti, così, solo lavori non pianificabili, cioè creativi e flessibili. Ma siccome noi maschi eravamo abituati a saper fare solo lavori di carattere razionale, non eravamo in grado di fare lavori creativi, perché la creatività è una sintesi di emozione e di regola, fantasia e concretezza. A noi è mancata per troppi anni la fantasia e l’emozione, per cui l’azienda oggi si trova castrata di una parte ora indispensabile, cioè la dimensione emotiva. 13 •
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