Acqua Diamante Una Coscienza - Erboristeria Arcobaleno
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Qualche volta è ingannevole, perché ci si può innamorare di una persona che esprime il contrario. Ma se<br />
essa esprime il contrario, vuol dire che ha anche l’altra faccia della medaglia. Ha le due facce, perché non si può<br />
avere l’una senza l’altra. Il super generoso, ha in sé l’avaro, dall’altra faccia. Ho già visto delle persone<br />
estremamente avare, che non acquistano un chilo di mele se costano un franco di troppo, ma che si pagano uno<br />
yacht quando vanno a St. Tropez, perché là la banderuola ha girato. La banderuola gira secondo le situazioni che<br />
favoriscono il mantenimento dell’ego.<br />
L’importante è riconoscere che esiste questo in noi. Oggi ho mangiato al ristorante con degli amici, che mi<br />
hanno raccontato delle cose che mi faranno crescere, perché essi sono delle parti di me, si tratta del mio film.<br />
Questa sera, domani, dopo domani, comincerò dunque à riflettere a tutto questo, a sentire ed a capire ciò che vi è<br />
in me che essi mi hanno mostrato, che io potrò migliorare grazie a loro. E per questo essi sono guidati da Dio. Ma<br />
colui che verrà a colpirmi, o a rubarmi il mio porta monete, anche lui è guidato da Dio, dalla vita che è in lui, è<br />
istintivo. D’altra parte i ladri, nelle città, non rubano a chiunque, essi hanno delle sensazioni. Capita così<br />
dappertutto.<br />
Come funziona allora? Ho cominciato a fare questo lavoro a partire dal 1986, crescendo progressivamente<br />
nel discernimento. Ma è stato lungo. Quando avevo preso coscienza di uno schema in me e l’avevo accettato,<br />
occorreva in seguito il tempo per accoglierlo, e benché fra la testa ed il cuore non vi sia che qualche centimetro,<br />
questo tempo poteva anche essere un anno. Dal momento in cui lo schema era accolto, bisognava ancora<br />
aspettare sei mesi o un anno perché avvenisse l’integrazione a livello cellulare ed i risultati si manifestassero<br />
all’esterno. Adesso, con l’acqua diamante e l’accelerazione vibratoria che vi è su tutto il pianeta, tutto va molto più<br />
in fretta. Non tutti fanno questo lavoro, non è la massa, ma anche se è soltanto uno su cento che lo fa, questo<br />
uno aiuta tutto il mondo, perché vi assicuro che la forza della deprogrammazione cellulare è incredibile, anche in<br />
caso di avversità. Potete avere dei teppisti con dei pugnali davanti a voi, se voi vedete Dio in loro perché avete<br />
decodificato questa memoria, essi abbassano le armi, vi stringono la mano e se ne vanno. Ciò che vi racconto, fa<br />
parte del vissuto, io l’ho vissuto, senza reagire.Certamente bisogna lasciare la presa su tutto, sulla paura di<br />
morire.<br />
Come vedere Dio nell’altro? Dio è una parola, è il Principio di vita. Questo succede via via che togliamo gli<br />
strati dentro di noi. In me, fino ad ora, ho visto 1.200 schemi, che non sono tutti trasformati, e questo lavoro ha<br />
richiesto ben 8 o 10 anni. Non vale la pena di farne un metodo, qualcosa di rigido, di duro, di austero. Bisogna<br />
che sia un gioco, che questo diventi un gioco, e man mano che capirete queste cose in voi, aumenterà il vostro<br />
amore per tutti. Ci sarà sempre più compassione e non reazione. Perché, secondo me, la reazione è il rimbalzo di<br />
un avvenimento su una parte disseccata dell’ego, che non può integrarla. Per esempio, se lancio una palla contro<br />
il muro, essa mi ritorna. Perché mi ritorna? Perché il muro ha la stessa frequenza della palla, esso non può<br />
integrarla. Poiché non può integrarla, vi è una mancanza d’amore, quindi mi rinvia la palla. Allora, proiettiamo e<br />
diciamo: “è a causa di lui che ho perso la mia fidanzata”, o “a causa di lui ho perso il mio impiego”, o “mi ha<br />
insultato”. Parliamo sempre di tu o lui, però mai di noi stessi. E’ un riflesso che non è facile da afferrare bene,<br />
perché tutto questo non rende molto felice il nostro piccolo orgoglio interiore.<br />
C’è una frase di El Morya che amo molto, e che per un po’ di tempo avevo messo davanti al mio letto per<br />
farmela entrare in testa, perché non era naturale, il mio cuore non era aperto: “Che cos’è che non amo di me<br />
nell’altro?” Qual è la parte di me che non mi piace in ciò che l’altro esprime? E a partire da questo, si comincia ad<br />
aprire il cuore ed a capire che tutti i comportamenti di chi vive intorno a noi, o perfino una situazione o un<br />
avvenimento, come un incidente d’auto che ci causa la frattura di una gamba, o una casa che brucia, o cose di<br />
questo genere, tutti questi avvenimenti diventano allora dei regali – come la malattia. (El Morya di Leila Cheilabi –<br />
edizione CLEDAM)<br />
Guardate un bambino molto piccolo, che non è ancora programmato dalla scuola, né dal sistema di<br />
condotta morale e sociale che, per ora, è ancora obbligato a seguire nel nostro sistema. Egli reagisce. Ha voglia<br />
di andare in collera: va in collera, e due minuti dopo viene a darti un bacio, è tutto dimenticato. Se gli si impone<br />
una condotta morale: “No, non puoi andare in collera davanti alla zia, perché aspettiamo la sua eredità, non si sa<br />
mai”, questo bambino comprimerà la sua reazione; e in quel momento comincerà a creare un tumore emotivo, e<br />
questo tumore influenzerà più tardi i suoi comportamenti, le sue scelte amorose, comincerà forse a balbettare…<br />
Tutti abbiamo vissuto questo, soprattutto le generazioni più anziane: bisognava avere una moralità, e una<br />
condotta nel bene e nel male. Ma adesso passiamo da questa coscienza del bene e del male alla coscienza<br />
dell’Albero di Vita.<br />
Nella coscienza dell’Albero di Vita, si impara a gestire queste reazioni. Se non si può controllarle, o<br />
accettarle e accoglierle, si reagisce, si va in collera, cercando di non proiettarla sull’altro. Dopo la crisi di reazione,<br />
conviene prendere coscienza della parte di noi che ha reagito, per non più riattivare la stessa situazione.<br />
Citerò adesso l’esempio di mio padre, perché parlare di sé è sovente la cosa più giusta. Mio padre è un<br />
uomo molto fine, sente le energie, ma è duro a livello della testa. Non ho mai visto una lacrima nei suoi occhi, è<br />
veramente stoico. Ma nel fondo vi è il bambino, il bambino traumatizzato. E’ stato prigioniero in un campo di<br />
concentramento. Aveva perso sua madre a 10 anni – vedete il genere di infanzia che ha avuto, con un padre<br />
negligente e due fratelli grandi ai quali lui lavava le mutande. Pur andando a scuola, stirava e lavava. Molti di<br />
quella generazione hanno conosciuto una situazione di quel genere, con le guerre. E’ un uomo che, man mano<br />
che io progredivo nella mia evoluzione, nella mia decodifica interiore, leggeva anche lui nello stesso tempo dei<br />
libri come Dialoghi Con l’Angelo. E’ dunque aperto a tutto questo, pur sapendo che non può trasformarsi perché è<br />
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