questioni epistemologiche nella scienza della natura dell ... - Padis
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FACOLTÀ DI FILOSOFIA<br />
DIPARTIMENTO DI STUDI FILOSOFICI ED EPISTEMOLOGICI<br />
DOTTORATO IN FILOSOFIA<br />
QUESTIONI EPISTEMOLOGICHE NELLA SCIENZA<br />
Supervisori<br />
DELLA NATURA DELL’ULTIMO KANT<br />
Prof.ssa Mirella Capozzi<br />
Prof. Giorgio Stabile<br />
Silvia De Bianchi<br />
Ciclo XXII<br />
A.A. 2009/2010
Ma allora, se l’esperienza è l’alfa e l’omega di tutto<br />
il nostro sapere intorno alla realtà,<br />
qual è il posto che la ragione occupa <strong>nella</strong> <strong>scienza</strong>?<br />
A. Einstein
INDICE<br />
INTRODUZIONE iii-viii<br />
AVVERTENZA ix<br />
Parte I<br />
Metafisica e <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong><br />
CAPITOLO I<br />
Premesse teoriche per un passaggio dalla metafisica alla fisica<br />
Premessa 2<br />
1.1 L’oggetto in generale e quello <strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica 5<br />
1.2 Spazio e tempo: forme <strong>dell</strong>’intuizione e intuizioni formali 20<br />
1.3 Intuizioni formali e il ruolo <strong>dell</strong>’unità <strong><strong>dell</strong>a</strong> sintesi 32<br />
CAPITOLO II<br />
L’applicazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> matematica per il passaggio alla fisica<br />
Premessa 43<br />
2.1 La Prefazione ai Metaphysische Anfangsgründe der Naturwisenschaft 45<br />
2.2 Il progresso in infinitum, ad infinitum, in indefinitum 58<br />
2.3 L’applicabilità <strong><strong>dell</strong>a</strong> matematica <strong>nella</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> 63<br />
2.4 Metaphysische Anfangsgründe der Naturwissenschaft: un “fallimento”?<br />
Il movimento <strong>nella</strong> Fenomenologia 82<br />
2.5 La materia cosmica e l’universo in espansione 86<br />
Parte II<br />
Epistemologia e ontologia: la <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> negli anni ‘90<br />
CAPITOLO III<br />
La prospettiva epistemologica aperta dalla Critica <strong><strong>dell</strong>a</strong> facoltà di giudizio<br />
Premessa 108<br />
3.1 La prospettiva epistemologica 109<br />
3.2 Il concetto di tecnica <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> 119<br />
3.3 Forza e materia <strong>nella</strong> Kritik der Urtheilskraft 132<br />
Parte III<br />
La cosmologia e la fisica degli anni ’90<br />
CAPITOLO IV<br />
Il problema <strong><strong>dell</strong>a</strong> mediazione: la fisica sperimentale e il concetto di forza<br />
Premessa 146<br />
4.1 Il contesto di riferimento 147<br />
4.2 L’influenza <strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica e <strong><strong>dell</strong>a</strong> chimica in Über die Vulkane im Monde 166<br />
4.3 La conferma <strong>dell</strong>’ipotesi cosmologica: il confronto con Herschel 171<br />
4.4 Principi matematici <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> nell’Opus postumum 181<br />
4.5 Il problema del concetto metafisico di forza 193
CAPITOLO V<br />
La prova <strong>dell</strong>’esistenza <strong>dell</strong>’etere:<br />
Il concetto di “esperienza” tra epistemologia e metafisica<br />
Premessa 205<br />
5.1 La prova <strong>dell</strong>’esistenza <strong>dell</strong>’etere: una prova apagogica 210<br />
5.2 L’esistenza <strong>dell</strong>’etere provata ipoteticamente 216<br />
5.3 Ricostruzione <strong>dell</strong>’argomentazione e il problema <strong>dell</strong>’esibizione 218<br />
5.4 Il postulato del principio del Passaggio 222<br />
5.5 L’unità collettiva <strong>dell</strong>’esperienza e il principio Forma dat esse rei 230<br />
OSSERVAZIONI CONCLUSIVE 243<br />
APPENDICE<br />
Il posto <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione <strong>nella</strong> <strong>scienza</strong> 248<br />
Allegato I 287<br />
Allegato II 288<br />
BIBLIOGRAFIA 290
AVVERTENZA<br />
I testi kantiani sono citati dall’edizione <strong>dell</strong>’Akademie Ausgabe, Kants Gesammelte<br />
Schriften (indicato nel testo con KGS). Al titolo o alla sigla <strong>dell</strong>’opera segue<br />
l’indicazione del volume e <strong><strong>dell</strong>a</strong> pagina. Le indicazioni per le citazioni <strong>dell</strong>e opere di<br />
Kant sono fornite <strong>nella</strong> Bibliografia. I riferimenti alla traduzione italiana, laddove<br />
disponibile, sono indicati in nota. I passi tratti dall’Opus Postumum sono citati dal<br />
tedesco. Laddove sia disponibile la traduzione italiana <strong>dell</strong>’Opus postumum, a cura di V.<br />
Mathieu, viene indicato in nota e segue la pagina <strong>dell</strong>’edizione italiana.<br />
ix
INTRODUZIONE<br />
Questa ricerca sorge da una domanda circa il rapporto che può essere instaurato<br />
tra la filosofia trascendentale e la <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>. A questa prima domanda è<br />
seguito il tentativo di condurre un’indagine approfondita sulla filosofia <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> di<br />
Kant che possa facilitare il compito di una riflessione sul rapporto che intercorre oggi<br />
tra la filosofia e la <strong>scienza</strong>. Lo scopo <strong><strong>dell</strong>a</strong> ricerca vuole essere raggiunto attraverso<br />
un’analisi dei testi di Kant e del quadro storico-scientifico, così da rintracciare le<br />
<strong>questioni</strong> <strong>epistemologiche</strong> che hanno segnato l’ultima fase <strong><strong>dell</strong>a</strong> produzione kantiana.<br />
I manoscritti <strong>dell</strong>’Opus postumum, oggetto di numerosi studi nel corso del<br />
Novecento, costituiscono una fonte fondamentale per ricostruire la concezione kantiana<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> materia e <strong>dell</strong>e sue forze, nonché per ricostruire l’insieme <strong>dell</strong>e problematiche e<br />
<strong>dell</strong>e prospettive <strong>epistemologiche</strong> aperte dalla Kritik der Urtheilskraft.<br />
I concetti fondamentali che vengono presi in esame, presenti come un filo rosso<br />
nel corso <strong><strong>dell</strong>a</strong> ricerca, sono i concetti di spazio (e tempo), forza e materia, capaci di<br />
gettare una luce sia sulla concezione kantiana <strong><strong>dell</strong>a</strong> matematica sia sulla configurazione<br />
del rapporto tra filosofia, matematica e fisica.<br />
Il lavoro è costituito da cinque capitoli e da un’Appendice, a cui è affidato il<br />
ruolo di illustrare brevemente l’influenza <strong><strong>dell</strong>a</strong> filosofia kantiana, così come le sue<br />
acquisizioni e le critiche a cui è stata sottoposta, sul terreno <strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica,<br />
<strong>dell</strong>’epistemologia e <strong>dell</strong>’ontologia contemporanee.<br />
iii
Nel corso <strong><strong>dell</strong>a</strong> prima parte <strong><strong>dell</strong>a</strong> ricerca (Capitoli I e II), si ricostruiscono<br />
innanzitutto gli elementi caratterizzanti il metodo <strong><strong>dell</strong>a</strong> metafisica <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> di Kant e<br />
si pone attenzione al processo di costruzione del concetto di materia proposto nei<br />
Metaphysische Anfangsgründe der Naturwissenschaft del 1786. La ‘costruzione’<br />
(termine che Kant riserva di norma al procedere <strong><strong>dell</strong>a</strong> matematica) del concetto di<br />
materia è possibile grazie all’applicazione del metodo <strong><strong>dell</strong>a</strong> divisione metafisica (che va<br />
distinto da quello <strong><strong>dell</strong>a</strong> divisione logica), nonché al duplice confronto <strong>dell</strong>e<br />
rappresentazioni tra loro e <strong>dell</strong>e rappresentazioni con la co<strong>scienza</strong>. Poiché questo<br />
confronto avviene alla luce <strong><strong>dell</strong>a</strong> topica dei concetti di riflessione, la tesi si impegna in<br />
una ricostruzione <strong><strong>dell</strong>a</strong> genesi di tali concetti, procedendo a ritroso, vale a dire<br />
prendendo come spunto l’attività sintetica del soggetto, posto nello spazio e nel tempo,<br />
per spiegare come questi sia in grado di originare la topica che Kant segue per la<br />
costruzione del concetto di materia.<br />
Questa indagine pone una domanda sul piano ontologico, ovvero se il concetto<br />
di materia in generale corrisponda o meno all’oggetto fisico. Nella metafisica <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
<strong>natura</strong>, infatti, l’oggetto è costruito come un sistema di relazioni, di rapporti reciproci<br />
attivi tra le forze motrici <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia. La prima parte anticipa alcuni temi, che<br />
torneranno ad essere analizzati nel Capitolo V. Nella misura in cui la materia cosmica,<br />
identificata con l’etere, viene definita da Kant in termini di spazio ipostatizzato, la<br />
seconda parte del Capitolo I si occupa <strong><strong>dell</strong>a</strong> concezione kantiana <strong>dell</strong>o spazio e del<br />
tempo.<br />
Ricostruendo la concezione kantiana di epoca critica <strong>dell</strong>o spazio, come forma<br />
<strong>dell</strong>’intuizione e intuizione formale, si possono evidenziare le grandi potenzialità<br />
<strong>dell</strong>’approccio trascendentale che trova applicazione sia nei Metaphysische<br />
Anfangsgründe der Naturwissenschaft, sia <strong>nella</strong> filosofia <strong><strong>dell</strong>a</strong> matematica di Kant,<br />
laddove è determinante lo statuto <strong>dell</strong>’algebra. La doppia determinazione <strong>dell</strong>o spazio,<br />
quale intuizione formale e quale forma <strong>dell</strong>’intuizione, rende ‘flessibile’ la nozione<br />
<strong>dell</strong>o spazio e riesce a dare conto, sia <strong>dell</strong>’applicazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> matematica alla fisica, sia<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> trattazione quantitativa <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia in generale, così come dei corpi fisici e <strong>dell</strong>e<br />
loro interazioni.<br />
Nel Capitolo II la tesi pone in evidenza il ruolo svolto dall’algebra <strong>nella</strong><br />
costruzione di spazi vettoriali nei Metaphysische Anfangsgründe der Naturwissenschaft<br />
e, al tempo stesso, mostra come le possibili sintesi progressive siano funzionali<br />
all’applicazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> matematica alla fisica. Grazie all’analisi <strong><strong>dell</strong>a</strong> riflessione kantiana<br />
iv
sul concetto di serie infinita e di serie indefinita, si può comprendere al meglio in che<br />
senso l’algebra, secondo Kant, sia una <strong>scienza</strong> ampliativa, non solo <strong><strong>dell</strong>a</strong> geometria<br />
algebrica, ma anche <strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica.<br />
Nella seconda parte (Capitolo III), la tesi affronta alcune <strong>questioni</strong><br />
<strong>epistemologiche</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> Kritik der Urtheilskraft per meglio inquadrare il problema <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
costruzione di una cosmologia e di una cosmogonia, e, dunque, il problema <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
possibilità di conoscere la totalità materiale. Tali <strong>questioni</strong> sono risultate di estrema<br />
importanza anche per tenere conto <strong><strong>dell</strong>a</strong> pubblicazione nel 1791 di un estratto del saggio<br />
precritico di Kant Allgemeine Naturgeschichte und Theorie des Himmels.<br />
Le pagine <strong><strong>dell</strong>a</strong> critica <strong><strong>dell</strong>a</strong> facoltà teleologica del giudizio, in particolare quelle<br />
dedicate alla dialettica, mostrano come Kant configuri il rapporto tra ontologia ed<br />
epistemologia in maniera da fornire un quadro di riferimento all’attività <strong>dell</strong>o scienziato.<br />
Con il concetto di tecnica <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> Kant intende asserire che è impossibile giudicare<br />
teleologicamente sulla generazione <strong>natura</strong>le a partire da un fondamento ontologico<br />
esterno alla <strong>natura</strong> stessa. In questo modo il concetto di tecnica <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> (sulla base<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> cooperazione del giudicare determinante con il giudicare riflettente) diventa uno<br />
strumento concettuale adatto, per un verso, al processo, sempre provvisorio, di ricerca<br />
<strong>dell</strong>e cause <strong><strong>dell</strong>a</strong> generazione <strong>natura</strong>le e, per l’altro verso, all’elaborazione di una<br />
dottrina <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>. In controtendenza con le interpretazioni dominanti di Brandt,<br />
Horstmann e Förster, è possibile individuare nel concetto di tecnica <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> la<br />
chiave di volta per la comprensione del rapporto tra il principio <strong><strong>dell</strong>a</strong> facoltà teleologica<br />
del giudizio e il fondamento soprasensibile. Al tempo stesso, questo concetto può<br />
gettare una luce sulla novità <strong><strong>dell</strong>a</strong> terza Critica rispetto alla Kritik der reinen Vernunft.<br />
Nella terza parte <strong><strong>dell</strong>a</strong> ricerca (Capitoli IV e V), la tesi ricostruisce, utilizzando<br />
un’ampia letteratura secondaria, le fonti scientifiche di Kant e l’influsso esercitato da<br />
esse anche su alcuni scritti minori, per offrire un quadro esauriente <strong><strong>dell</strong>a</strong> concezione<br />
kantiana <strong><strong>dell</strong>a</strong> forza e <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia. La tesi cerca poi di chiarire il rapporto tra filosofia,<br />
matematica e fisica che si configura in epoca tarda.<br />
Grazie ad un’analisi diretta dei manoscritti <strong>dell</strong>’Opus postumum e avvalendosi<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> riflessione di M. Jammer sulla <strong>natura</strong> metafisica del concetto di forza, si mette in<br />
luce l’esigenza di Kant <strong><strong>dell</strong>a</strong> matematizzazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> forza, che lo conduce nell’Opus<br />
postumum all’uso del termine ‘energia’ (Energie), proprio per spiegare la dinamica <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
materia cosmica in termini di spostamento e trasferimento di forza. Questo approdo, che<br />
certamente non anticipa la teoria einsteiniana, dimostra come Kant non solo avesse fatto<br />
v
propri i principi <strong><strong>dell</strong>a</strong> termologia di Lavoisier, ma anche che li avesse applicati alla<br />
materia cosmica.<br />
Il Capitolo V si occupa <strong><strong>dell</strong>a</strong> prova <strong>dell</strong>’esistenza <strong>dell</strong>’etere da una doppia<br />
prospettiva, sia storica che filosofica. Da un lato, si mostra come il legame tra la prova<br />
<strong>dell</strong>’esistenza <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia cosmica e il piano <strong><strong>dell</strong>a</strong> percezione fosse un argomento<br />
topico <strong>dell</strong>’epoca. Dall’altro lato, la peculiare trattazione kantiana di una prova a priori<br />
<strong>dell</strong>’esistenza di un tutto materiale affonda le sue radici <strong>nella</strong> stessa filosofia critica.<br />
La prova effettivamente tentata da Kant è basata, oltre che sul principio di<br />
identità, anche su elementi presenti da sempre <strong>nella</strong> filosofia di Kant, come il rapporto<br />
fondamento-conseguenza (posita rationem ponitur rationatum), sviluppati <strong>nella</strong> Kritik<br />
der Urtheilskraft, specialmente là dove quel rapporto serve a determinare il principio<br />
del giudizio teleologico e il sostrato soprasensibile.<br />
Nell’Opus postumum, il principio forma dat esse rei, tradotto in chiave<br />
trascendentale, è legato alla materia cosmica proprio in questa specifica relazione. Per<br />
Kant non vi potrebbe essere filosofia trascendentale a fondamento <strong><strong>dell</strong>a</strong> conoscenza e<br />
<strong>dell</strong>’esperienza, senza la presupposizione <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia cosmica e <strong>dell</strong>e sue forze motrici<br />
riunite in un sistema del tutto <strong>dell</strong>e percezioni esterne, e senza la presupposizione <strong>dell</strong>e<br />
forze esercitate dal soggetto. Di qui la necessità di una dottrina <strong>dell</strong>’auto-posizione del<br />
soggetto che faccia da pendant a quella <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia e che sia riunita con essa in un<br />
sistema del mondo (Weltsystem).<br />
La filosofia kantiana mostra chiaramente dei limiti legati allo stadio degli studi<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica e <strong><strong>dell</strong>a</strong> chimica <strong>dell</strong>’epoca. Tuttavia, piuttosto che valutare esclusivamente i<br />
limiti <strong>dell</strong>’approccio kantiano, è parso più proficuo mettere in luce in un’Appendice gli<br />
elementi che nell’epistemologia contemporanea sono stati ripresi e sviluppati a partire<br />
dall’analisi kantiana.<br />
La convinzione generata da questa ricerca è quella di un merito storico da<br />
attribuire alla filosofia trascendentale e al neo-kantismo, ossia quello di aver compreso<br />
il nesso tra una fisica matematica in espansione e la fisica sperimentale. Kant si colloca<br />
all’origine di questa acquisizione storica, che ha prodotto lo sviluppo di ricerche su<br />
potenti strumenti di rappresentazione e comprensione <strong><strong>dell</strong>a</strong> realtà fisica.<br />
Questa convinzione è stata generata dalla considerazione di due risultati<br />
fondamentali <strong><strong>dell</strong>a</strong> filosofia di Kant che riguardano sia il processo di costruzione<br />
matematica sia la realtà fisica concepita come una rete interconnessa di rapporti<br />
reciproci attivi.<br />
vi
Nel primo caso, questa ricerca offre un’interpretazione <strong>dell</strong>o spazio flessibile<br />
caratterizzante l’idealismo trascendentale, tale da svelare l’importanza che per Kant<br />
aveva il rapporto tra la metafisica e l’ontologia con la fisica. Il punto di vista kantiano<br />
che mira all’unificazione del piano metafisico ed ontologico, attraverso lo strumento<br />
matematico, ha aperto la strada per la moderna epistemologia. Illustri matematici e fisici<br />
del Novecento, tra cui H. Weyl, hanno incarnato l’esempio da cui si possono trarre<br />
importanti conclusioni. Infatti, l’attualità degli studi kantiani oggi può dimostrarsi<br />
attraverso la connessione con le altre discipline. Nella fattispecie risulta emblematica la<br />
fecondità <strong>dell</strong>o studio sistematico <strong><strong>dell</strong>a</strong> concezione kantiana <strong><strong>dell</strong>a</strong> costruzione<br />
matematica e dei concetti di riflessione nel quadro <strong>dell</strong>’idealismo trascendentale,<br />
qualora tale studio venga legato allo sviluppo <strong><strong>dell</strong>a</strong> geometria algebrica e <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
topologia.<br />
Questa ricerca intende mostrare, in secondo luogo, come <strong>nella</strong> storia <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
<strong>scienza</strong>, ed in particolare modo nel caso <strong>dell</strong>’elaborazione <strong>dell</strong>e teorie di gauge, sia stato<br />
effettivamente possibile connettere filosofia e fisica grazie allo strumento <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
matematica, partendo da una concezione formalista <strong>dell</strong>o spazio-tempo.<br />
In terza istanza, proprio la domanda ontologica sullo spazio e sul tempo, che in<br />
questa sede ha trovato un’ampia trattazione proprio sulla loro <strong>natura</strong> flessibile e<br />
formale, può costituire il cuore per lo sviluppo di studi successivi.<br />
Nel 1989 J. Earman in World enough and space-time espresse una posizione che<br />
la presente ricerca ha tenuto presente nel condurre l’indagine. Secondo Earman, infatti,<br />
“the setting of classical space-time is flexible enough to accommodate coherent versions<br />
of both views: that all motion is relative motion and that motion involves some absolute<br />
quantities, whether velocity, acceleration or rotation: empirical adequacy favors the<br />
latter view”. 1 Earman, dunque, ha notato, come la concezione relativistica <strong>dell</strong>o spaziotempo<br />
si dimostri molto piú inospitale al relazionalismo <strong><strong>dell</strong>a</strong> concezione classica. 2<br />
La<br />
definizione operativa <strong>dell</strong>o spazio e del tempo, introdotta dalla relatività, non ha<br />
certamente risolto il problema di che cosa siano spazio e tempo, così come non ha di<br />
certo esaurito le prospettive <strong><strong>dell</strong>a</strong> ricerca contemporanea, che tengono presente le<br />
possibili risposte a questa domanda, confrontando relatività e fisica quantistica.<br />
1<br />
J. Earman, World enough and space-time: Absolute Versus Rational Theories of Space and Time,<br />
Cambridge 1989, pp. 108-111.<br />
2<br />
M. Jammer, Concepts of Space. The History of Theories of Space in Physics, New York 1993, p. 221:<br />
“Relativity theory, in either its special or general form, is more inimical to a relational conception than is<br />
classical physics”.<br />
vii
Ora, Kant si pose una questione epistemologica di questo tipo, circa la <strong>natura</strong><br />
assoluta o relazionale <strong>dell</strong>o spazio, tenendo ben ferme sullo sfondo <strong><strong>dell</strong>a</strong> sua riflessione<br />
le figure di Leibniz e Newton. Come si vedrà nel corso <strong><strong>dell</strong>a</strong> trattazione, infatti, Kant ha<br />
cercato di elaborare con l’idealismo trascendentale una posizione che prevedesse la<br />
condizione di possibilità di una valutazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia (intesa come una realizzazione<br />
<strong>dell</strong>o spazio-tempo), sia da un punto di vista relazionale che assoluto.<br />
Questo approccio chiaramente investe la questione epistemologica<br />
sull’oggettività, di cui si parla nell’Appendice, ma che qui vale la pena di introdurre<br />
come il punto fondamentale da cui trarre le conseguenze filosofiche più feconde. Il fatto<br />
che Kant abbia identificato la realtà oggettiva in una rete di rapporti reciproci attivi, in<br />
cui il soggetto sia immerso, costituisce la premessa di tutta la sua metafisica. L’aspetto<br />
degno di nota è che questa premessa sia stata sostanzialmente mantenuta dagli artefici<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> rivoluzione <strong><strong>dell</strong>a</strong> teoria <strong><strong>dell</strong>a</strong> relatività. Di fatto questo sembra essere quel<br />
principio a priori che molta parte dei filosofi <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> hanno cercato. Questo può<br />
essere trovato e legato effettivamente con le scienze fisico-matematiche, solo se si<br />
mantiene l’idealismo trascendentale di spazio e tempo, cioè solo se sul piano<br />
epistemologico si pone il soggetto all’interno di questa rete di rapporti reciproci e si<br />
riconosce una <strong>natura</strong> formale e flessibile di queste forme di organizzazione <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
molteplicità. Un’organizzazione suscettibile di indefinite ed infinite possibilità, segno di<br />
un’inesauribilità <strong><strong>dell</strong>a</strong> dimensione empirica e storica <strong><strong>dell</strong>a</strong> conoscenza umana.<br />
viii
PARTE I<br />
METAFISICA E SCIENZA DELLA NATURA
CAPITOLO I<br />
PREMESSE TEORICHE PER UN PASSAGGIO DALLA<br />
Premessa<br />
METAFISICA ALLA FISICA<br />
Questa sezione, che funge da premessa per l’analisi <strong>dell</strong>e sezioni e dei capitoli<br />
successivi, tenta in primo luogo di individuare gli elementi del metodo che Kant segue<br />
per la costituzione <strong><strong>dell</strong>a</strong> metafisica <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> come sistema. In secondo luogo, in<br />
questo capitolo si procede nel distinguere quello che Kant chiama “oggetto in generale”<br />
dall’oggetto fisico. Come possono essere, infatti, oggetti fisici i corpi e i fenomeni non<br />
direttamente osservabili? E’ questa una <strong>dell</strong>e domande fondamentali a cui Kant ha<br />
voluto rispondere nel Passaggio dai principi metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> alla<br />
fisica e che ha impegnato buona parte <strong><strong>dell</strong>a</strong> sua ultima produzione.<br />
Negli anni ’90 del XVIII secolo, infatti, la fisica sperimentale e l’astronomia<br />
erano progredite al punto da riconoscere l’esistenza in <strong>natura</strong> di fenomeni elettrici e<br />
magnetici in cui agivano forze sconosciute e che producevano mutamenti <strong>nella</strong><br />
composizione chimica dei corpi. Da qui la necessità, fatta propria da Kant, di stabilire<br />
<strong>dell</strong>e forze derivative <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia che connettessero i fenomeni con le forze<br />
fondamentali e primitive <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia.<br />
Un punto teorico che si vuole sottolineare in questo lavoro è proprio la<br />
consapevolezza da parte di Kant <strong><strong>dell</strong>a</strong> necessità sia di un fondamento materiale dei<br />
fenomeni indiretti sia di un apparato teorico adeguato alla fondazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica.<br />
Come risulterà evidente nel corso <strong><strong>dell</strong>a</strong> trattazione, Kant non sviluppa una teoria<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> materia a partire da puri fondamenti metafisici. Il tentativo di formulare anche<br />
2
diverse ipotesi sulla <strong>natura</strong> e sulla struttura <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia, non prescinde dai risultati<br />
sperimentali <strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica e <strong><strong>dell</strong>a</strong> chimica <strong>dell</strong>’epoca. Si può scorgere, infatti, uno<br />
sviluppo del metodo <strong><strong>dell</strong>a</strong> filosofia trascendentale come mezzo di una teoria <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
conoscenza, in vista <strong><strong>dell</strong>a</strong> costituzione di una filosofia <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>. 1<br />
Uno dei possibili modi per connettere la produzione precritica con quella<br />
successiva alla pubblicazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> Critica <strong><strong>dell</strong>a</strong> facoltà di giudizio risiede proprio<br />
nell’analisi del rapporto di mediazione e conciliazione tra metafisica e fisica, dal<br />
momento che la riflessione sulla materia e sulle sue forze è una costante <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
produzione kantiana. Sul piano epistemologico si può tradurre questo rapporto come<br />
questione <strong><strong>dell</strong>a</strong> possibile connessione di a priori ed empirico in un sistema. Nell’ultima<br />
fase <strong><strong>dell</strong>a</strong> sua produzione lo sforzo di Kant di costituire un ponte tra i principi metafisici<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> e la fisica passa attraverso l’inclusione <strong><strong>dell</strong>a</strong> chimica tra le<br />
2 3<br />
scienze, la definizione <strong><strong>dell</strong>a</strong> matematica come strumento <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione e la possibile<br />
separazione tra la trattazione geometrica <strong>dell</strong>o spazio e quella fisica.<br />
Tenendo presente quest’ultimo punto, è possibile riscontrare nell’Opus<br />
postumum una non perfetta aderenza <strong><strong>dell</strong>a</strong> trattazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia e quella <strong>dell</strong>o spazio<br />
geometrico. In sostanza, Kant era conscio del fatto che uno spazio fisico che<br />
rispecchiasse pienamente lo spazio geometrico euclideo non poteva darsi. Erano solo<br />
alcuni fenomeni legati al movimento dei pianeti o alla disposizione <strong>dell</strong>e galassie che<br />
potevano essere tradotti direttamente sul piano <strong>dell</strong>o spazio geometrico, <strong>nella</strong> meccanica<br />
pura. Vi erano invece fenomeni legati allo studio dei gas, all’elettricità, al magnetismo,<br />
alla statica e alla dinamica dei fluidi che implicavano un altro tipo di “mo<strong>dell</strong>izzazione”<br />
legato alla difficoltà <strong><strong>dell</strong>a</strong> matematizzazione <strong>dell</strong>e forze primitive e derivative <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
materia, che necessitavano piuttosto di una trattazione qualitativa dei loro rapporti. Il<br />
comportamento <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia in questi casi – si pensi alla viscosità – poteva essere<br />
4<br />
rappresentato geometricamente, ma imponeva la duplice trattazione matematica <strong>dell</strong>e<br />
sue proprietà, attraverso il calcolo differenziale, e soprattutto presupponeva<br />
l’individuazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> chimica come uno strumento per determinarne gli effetti e la<br />
<strong>natura</strong>.<br />
1<br />
H. Lyre, Kants „Metaphysische Anfangsgründe der Naturwissenschaft“: gestern und heute, in Deutsche<br />
Zeitschrift für Philosophie, 3, 2006, pp. 401-416.<br />
2<br />
Cfr. Infra, Capitolo IV.<br />
3<br />
Cfr. Infra, Capitolo IV.<br />
4<br />
Attraverso una rappresentazione del continuo spazio-temporale e la localizzazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> regione <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
sfera di influenza <strong>dell</strong>e forze fondamentali <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia.<br />
3
Per la filosofia trascendentale kantiana si delinea così la possibilità sia di<br />
rappresentare uno spazio fisico legato al concetto di sostanza fenomenica nello spazio,<br />
di cui si determiano le forze motrici, sia di pensare uno spazio geometrico come il<br />
risultato di rapporti dinamici tra le sue parti grazie ad una attività sintetica e allo<br />
strumento <strong>dell</strong>’algebra.<br />
Resta da chiedersi su quale base, per Kant, si apra la questione <strong><strong>dell</strong>a</strong> distinzione<br />
tra spazio fisico e spazio geometrico. Nel corso di questo lavoro si cercherà di<br />
argomentare che la risposta a questa domanda risiede nello stesso idealismo<br />
trascendentale. Quest’ultimo costituisce la premessa teorica che consente di pensare la<br />
possibilità di una non-identificazione tra spazio geometrico e spazio fisico, ma allo<br />
stesso tempo lascia margine per una loro possibile compatibilità, <strong>nella</strong> misura in cui si<br />
afferma la <strong>natura</strong> formale <strong>dell</strong>o spazio. Ciò da luogo ad una concezione <strong>dell</strong>o spazio<br />
‘flessibile’, le cui conseguenze verranno studiate nel Capitolo II, analizzando la<br />
possibilità di determinare spazi vettoriali grazie all’algebra lineare e dunque la<br />
possibilità di costruire lo spazio <strong><strong>dell</strong>a</strong> meccanica classica nei Metaphysischen<br />
Anfangsgründe der Naturwissenschaft del 1786.<br />
Questo risultato è possibile grazie alla posizione teorica <strong>dell</strong>’idealismo<br />
trascendentale che non presuppone affatto uno spazio come entità, cosa o oggetto, bensì<br />
vede lo spazio come funzione unificatrice, di organizzazione e collocazione di un<br />
molteplice eterogeneo.<br />
L’importanza capitale <strong>dell</strong>’idealità <strong>dell</strong>o spazio (e del tempo) per una<br />
comprensione <strong><strong>dell</strong>a</strong> metafisica <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> kantiana è stato il cuore <strong><strong>dell</strong>a</strong> tesi sostenuta<br />
da G. Martin in Kant’s Metaphysics and Theory of Science. Così come Martin prende le<br />
mosse da una certa interpretazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> teoria kantiana <strong>dell</strong>o spazio e del tempo per<br />
giungere ad una conclusione sul piano <strong>dell</strong>’ontologia, la ricerca intende approdare<br />
all’epistemologia kantiana e alla sua connessione con l’ontologia, a partire<br />
dall’interpretazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> concezione <strong>dell</strong>o spazio e del tempo. Tuttavia, al contrario di<br />
Martin, si sostiene che Kant non ha riproposto una relazione di ispirazione aristotelica<br />
tra realtà e categorie ontologiche di spazio e tempo. 5<br />
L’idealismo trascendentale, bensì,<br />
non implica che ciò che occupa spazio sia reale, ma che un qualcosa (Etwas) può avere<br />
realtà solo <strong>nella</strong> dimensione spazio-temporale. In questo senso non può essere accettata<br />
la tesi di Martin, poiché per Kant dal punto di vista ontologico anche una figura<br />
geometrica è reale, in quanto spazio rappresentato come oggetto e costruito nel tempo.<br />
5 G. Martin, Kant’s Metaphysics and Theory of Science, Manchester 1955, pp.150-151.<br />
4
Inoltre Martin intende “realtà” (Realität), in termini hegeliani, come “effettualità”<br />
(Wirklichkeit), quando invece lo spazio, rappresentato oggettivamente, può essere reale<br />
senza trovare un oggetto fisico ad esso corrispondente, può infatti essere solo pensato.<br />
Questa impostazione teorica sullo spazio-tempo ha evidenti ricadute sulla<br />
concezione <strong><strong>dell</strong>a</strong> matematica, ma soprattutto permette di distinguere il piano filosofico<br />
da quello fisico: la rivoluzione del modo di pensare lo spazio e il tempo, non preclude a<br />
Kant la possibilità di mantenere una concezione dinamica <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia e dei suoi<br />
principi meccanici. E’ proprio a partire dall’acquisizione <strong>dell</strong>’idealismo trascendentale<br />
che Kant è in grado negli anni ’90 di connettere sul piano epistemologico una teoria<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> materia, posta all’interno di un Sistema del Mondo (Weltsystem), con principi<br />
razionali a priori. In questo quadro la matematica può assurgere a strumento <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
ragione per la fondazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica, poiché contiene in sé quell’elemento arbitrario<br />
(willkürlich) atto a specificare la dinamica <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia, che a sua volta riposa su<br />
principi metafisici. Si procederà, dunque, ad una ricostruzione degli elementi <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
metafisica kantiana di epoca critica su cui si basa la possibile determinazione a priori<br />
del concetto di materia in generale, che verrà analizzata nel prossimo capitolo. Una<br />
volta stabilita la <strong>natura</strong> <strong>dell</strong>’oggetto <strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica, distinto dall’oggetto in generale, questo<br />
capitolo procede e si conclude con l’analisi <strong><strong>dell</strong>a</strong> concezione ‘flessibile’ <strong>dell</strong>o spazio (e<br />
del tempo) in epoca critica fino agli ultimi scritti.<br />
1.1 L’oggetto in generale e quello <strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica<br />
Nell’ambito del Passaggio dai principi metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> alla<br />
fisica, Kant inserisce in un medesimo quadro di riferimento, quello <strong><strong>dell</strong>a</strong> fisiologia<br />
metafisica, sia la dimensione epistemologica sia la dimensione ontologica, quando<br />
propone una prova <strong>dell</strong>’esistenza <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia cosmica a cui fa da pendant la dottrina<br />
<strong>dell</strong>’autoposizione (Selbstsetzungslehre):<br />
Dalla filosofia trascendentale o ontologia (Wesenlehre) segue la fisiologia (metafisica)<br />
degli oggetti <strong>dell</strong>’esperienza secondo principi a priori: la dottrina dei corpi e la dottrina<br />
<strong>dell</strong>’anima. Da esse discendono la cosmologia e la teologia. 6<br />
6 I. Kant, Opus postumum, KGS XXI, p. 458 : „Auf die transsc.[endentalen] Philos.[ophie] oder die<br />
Wesenlehre folgt die Physiologie (metaphysische) von Gegenständen der Erfahrung nach principien a<br />
priori Korperlehre und Seelenlehre. Auf sie Cosmologie u.[nd] Theologie”. Citazione modificata,<br />
parentesi mie, traduzione mia.<br />
5
Kant compie un’operazione nient’affatto scontata per l’epoca: separa, infatti, la<br />
nozione di oggetto in generale dalla sfera <strong><strong>dell</strong>a</strong> cosa in sé e trasferisce gran parte dei<br />
concetti <strong>dell</strong>’ontologia di Baumgarten nell’impianto <strong><strong>dell</strong>a</strong> filosofia trascendentale,<br />
identificando quest’ultima con l’ontologia stessa (Wesenlehre). La prospettiva<br />
ontologica di Kant mira alla determinazione a priori <strong><strong>dell</strong>a</strong> realtà <strong>dell</strong>’ens nell’ambito<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> fisiologia, non più <strong><strong>dell</strong>a</strong> metafisica generale. L’ultimo Kant configura un’ontologia<br />
fortemente legata alla classificazione <strong>dell</strong>’empirico, in linea con l’epistemologia<br />
professata <strong>nella</strong> Kritik der Urtheilskraft, che funge da pietra di paragone negativa per la<br />
Naturwissenschaft teoretica. Kant, dunque, attua una distinzione tra piano<br />
epistemologico e ontologico, ma i due sono riuniti nell’Opus postumum. 7<br />
Se per la metafisica <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> kantiana l’ens è la materia in generale,<br />
nell’Opus postumum la materia cosmica (Weltstoff) o etere (Aether), in quanto spazio<br />
8<br />
ipostatizzato, è la totalità <strong><strong>dell</strong>a</strong> sostanza che appare nel fenomeno e, come oggetto<br />
<strong>dell</strong>’esperienza possibile, deve necessariamente essere legata all’attività sintetica del<br />
soggetto, perché se ne possano determinare i caratteri attraverso i predicabili.<br />
Dal punto di vista ontologico, il concetto di movimento, che è un predicabile per<br />
Kant, è assunto come tale nei Metaphysische Anfangsgründe der Naturwissenschaft<br />
9<br />
proprio in vista <strong><strong>dell</strong>a</strong> determinazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia in generale. Per designare<br />
quest’ultima, Kant utilizza il temine Materie überhaupt designando con questo il mobile<br />
nello spazio, ciò le cui parti occupano spazio e non possono essere semplici. Con questa<br />
definizione Kant vuole dare una rappresentazione matematica di materia, che verrà<br />
analizzata più dettagliatamente nel prossimo capitolo. 10<br />
Nell’Opus postumum si assiste, invece, a qualcosa di diverso rispetto all’opera<br />
del 1786, in quanto il concetto <strong>dell</strong>’oggetto da determinare a priori non è più quello di<br />
materia in generale, ma quello di oggetto <strong><strong>dell</strong>a</strong> percezione per (für) l’esperienza, ovvero<br />
l’ens è ciò che può darsi empiricamente (dabile empirice), attraverso la costruzione di<br />
un sistema <strong>dell</strong>e forze motrici, che assumono il carattere di un predicabile, quello del<br />
movimento, ma dal punto di vista <strong><strong>dell</strong>a</strong> causalità, ovvero del nesso causa-effetto,<br />
7 Cfr. infra, Capitolo V.<br />
8 B. Falkenburg ha riconosciuto l’importanza di questo punto e ha trattato <strong>dell</strong>o spazio come totalità di<br />
relazioni, connettendo questo tema con la fisica di Einstein. Cfr. B. Falkenburg, Die Form der Materie,<br />
Zur Metaphysik Der Natur Bei Kant Und Hegel, Frankfurt am Main 1987.<br />
9 Cfr. Falkenburg (1987), p. 53 nota.<br />
10 Cfr. Opus postumum, KGS XXII, p. 163: “Die metaphys. Anf. Gr. der NW. legten von ihrem Objekt,<br />
der Materie, keinen andern Begriff zum Grunde als den des Beweglichen eines Dinges im Raum, und da<br />
kein Teil der Materie einfach sein kann so wird die Materie überhaupt und jeder Teil derselben auch als<br />
raumeinnehmend mithin als zusammengesetzt gedacht. — Das ist die mathematische Vorstellung der<br />
Materie”.<br />
6
implicando una rappresentazione dinamica <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia empirica, che può essere<br />
esposta attraverso concetti a priori:<br />
Es ist also möglich und so gar notwendig a priori für die Erfahrung Gegenstände der<br />
Wahrnehmung durch die bewegende Kräfte der Materie als empirischer Vorstellungen in einem<br />
System aufzustellen d.i. der Übergang von den metaphys. A. Gr. der NW. zur Physik ist<br />
möglich weil ohne dieselbe selbst der Begriff vom Nichtsein der Materie (ihrer Aufhebung)<br />
unmöglich wäre. Es ist widersinnig: Es scheint gar unmöglich zu sein das was nur durch<br />
Erfahrung gekannt werden kann (empirice dabile) und zwar Physik als dem Elementarsystem<br />
der bewegenden Kräfte der Materie in so fern Ursachen der Wahrnehmung sind und die<br />
Einteilung ein Gegenstand der Wahrnehmung der Erfahrung sein kann (empirice dabile) unter<br />
die Begriffe a priori zu stellen. 11<br />
In questo caso sono le forze motrici <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia, in quanto rappresentazioni<br />
empiriche, a costituire, da un lato, un sistema <strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica, ma anche, dall’altro, le<br />
condizioni di possibilità <strong><strong>dell</strong>a</strong> percezione, in quanto sono causa <strong><strong>dell</strong>a</strong> percezione stessa.<br />
In questo modo le forze motrici <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia causano l’attività <strong><strong>dell</strong>a</strong> percezione. Ma,<br />
per poterlo fare, necessitano <strong><strong>dell</strong>a</strong> posizione del soggetto, che è interno al sistema in cui<br />
esse operano e ne subisce l’azione, sebbene sia solamente la sua attività sintetica capace<br />
di riunirle in un sistema. Questo mutuo rapporto si traduce in un’interazione tra<br />
soggettivo ed oggettivo, che segue il rapporto Grund-Folge:<br />
Das Objektive in der Erscheinung setzt das subjektive voraus in den bewegenden<br />
Kräften oder, umgekehrt, das Empirische in der Wahrnehmung setzt die Form der<br />
Zusammensetzung der bewegenden Kräfte in Ansehung des Mechanischen voraus. 12<br />
Le profonde implicazioni di questa visione verranno discusse nei capitoli<br />
successivi e nell’Appendice. Per ora si noti come per Kant l’idea di oggettività,<br />
nell’ambito <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong>, contiene in sé l’unità di questi due momenti, del soggettivo e<br />
<strong>dell</strong>’oggettivo, che non solo non possono essere ridotti al concetto di oggetto in<br />
generale, ma acquistano significato nel contesto <strong><strong>dell</strong>a</strong> filosofia trascendentale solamente<br />
in base ad un presupposto metafisico: la realtà è costituita dall’esistenza di rapporti<br />
reciproci attivi tra le parti. Al soggetto spetta la determinazione del nexus, <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
connessione tra queste parti, secondo principi a priori.<br />
Da questo punto di vista l’Übergang von den metaphysichen Anfangsgründe der<br />
Naturwissenschaft zur Physik costituisce un luogo privilegiato per l’analisi di questa<br />
ricerca, in quanto non solo è il luogo in cui Kant definisce l’oggetto fisico, distinto<br />
11 Opus postumum, KGS XXII, p. 371.<br />
12 Opus postumum, KGS XXII, p. 372.<br />
7
dall’oggetto in generale, ma anche la sede in cui viene rafforzato il legame <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
dimensione metafisica con quella <strong>dell</strong>’ontologia e <strong>dell</strong>’epistemologia. 13<br />
Ai fini <strong><strong>dell</strong>a</strong> presente ricerca un’analisi del concetto di oggetto in generale e<br />
<strong>dell</strong>’idealismo trascendentale può essere di estrema utilità, sia per definire la concezione<br />
kantiana <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia in generale, che per gettare luce sulle argomentazioni di cui egli<br />
si serve per provare l’esistenza <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia cosmica nel Passaggio dai principi<br />
metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> alla fisica. Non è trascurabile, del resto, il fatto che<br />
la nozione kantiana di oggetto in generale rappresenti forse il più discusso argomento<br />
che la critica abbia mai sottoposto ad indagine. Questa nozione, corrispondente a quella<br />
di oggetto trascendentale o oggetto = X, è posta al centro del dibattito degli ultimi<br />
decenni sull’interpretazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> filosofia di Kant in termini di realismo ed<br />
14<br />
antirealismo.<br />
In questa sede è opportuno analizzare, pertanto, la definizione che Kant formula<br />
nell’Opus postumum, mostrando come il concetto di oggetto = X sia generato seguendo<br />
il filo conduttore <strong>dell</strong>e categorie e come esso riveli una dimensione fondativa per la<br />
metafisica governata dai concetti di riflessione. Non è irrilevante considerare, infatti,<br />
che il contraltare <strong><strong>dell</strong>a</strong> posizione <strong>nella</strong> co<strong>scienza</strong> <strong>dell</strong>’oggetto in generale sia il<br />
fenomeno e che entrambi siano posti in una relazione reciproca di fondamento (Grund)<br />
e conseguenza (Folge) che segue la dicotomia dei concetti di riflessione di interno ed<br />
15<br />
esterno.<br />
Il fenomeno è, quindi, presentato anche come la conseguenza esterna <strong>dell</strong>o<br />
stato interno di un substrato che è conoscibile solo attraverso le determinazioni<br />
fenomeniche <strong>dell</strong>e sue relazioni esterne. La cosa in sé (Ding an sich), che esiste a<br />
prescindere dal soggetto, è suscettibile di un processo mediante cui è resa oggetto nel<br />
fenomeno. Nella misura in cui il soggetto stesso si rende oggetto a se stesso, ovvero<br />
attua una comprensione <strong>dell</strong>e condizioni di possibilità <strong>dell</strong>’esperienza, determina questi<br />
principi e anche che cosa è oggetto per lui con certezza (Gewissheit). Questo processo<br />
indica una sostanziale unità di soggetto e oggetto nell’atto conoscitivo e dispiega il<br />
13 Come verrà esposto in seguito questo legame è stato articolato da Kant nel periodo critico grazie<br />
all’elaborazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> riflessione sull’algebra (Capitolo II) e alla riflessione sulla finalità condotta <strong>nella</strong><br />
Kritik der Urtheilskraft (Capitolo III).<br />
14<br />
Si pensi ad esempio al dibattito tra H E.Allison, Kant’s transcendental Idealism: an Interpretation and<br />
Defense, New Haven 1983, II ed. 2004, e K. Ameriks, Kant's Theory of Mind, Oxford 1982, II. Ed. 2000;<br />
oppure al testo di K. Westphal, Kant’s transcendental Proof of Realism, New York 2004. Ancora su<br />
questo si veda D. Heidemann, Kant und das Problem des metaphysischen Idealismus, Berlin 1998. Per la<br />
lettura di H. Putnam sul realismo interno kantiano, cfr. infra, Appendice.<br />
15<br />
Su questo punto cfr. P. Schulthess, Relation und Funktion, Berlin 1981, pp. 34 nota; 60-63; 79-88; 148;<br />
165.<br />
8
senso del mutuo rapporto di fondamento (Grund) e conseguenza (Folge) che Kant<br />
ascrive all’oggetto in generale e al fenomeno.<br />
a) L’oggetto in generale<br />
Nell’introdurre il concetto di oggetto in generale, in sede di Appendice<br />
all’Analitica trascendentale, Kant si pone in polemica con la tradizione metafisica di<br />
Wolff e Baumgarten, <strong>nella</strong> misura in cui afferma che:<br />
Il più alto concetto, con il quale si suole dare inizio ad una filosofia trascendentale, è<br />
comunemente la divisione in possibile e impossibile. Ma poiché ogni divisione presuppone un<br />
concetto da dividere, si deve fornire un concetto ancora più alto, e questo è il concetto di un<br />
oggetto in generale (quando lo si assuma problematicamente, e rimanga incerto se tale oggetto è<br />
qualcosa oppure nulla). Poiché le categorie sono gli unici concetti, che si riferiscano ad oggetti<br />
in generale, si procederà allora a distinguere se un oggetto sia qualcosa oppure nulla, seguendo<br />
l’ordine e l’indicazione <strong>dell</strong>e categorie. 16<br />
Il concetto di oggetto in generale si può definire secondo l’ordine <strong>dell</strong>e categorie<br />
e presuppone l’attività <strong><strong>dell</strong>a</strong> riflessione trascendentale e quella <strong>dell</strong>’unità<br />
<strong>dell</strong>’autoco<strong>scienza</strong>. Tale concetto deve essere assunto problematicamente dalla ragione,<br />
proprio come quello di noumeno, in quanto di esso non può darsi propriamente<br />
esperienza nel fenomeno, sebbene ogni esperienza e ogni organizzazione sistematica del<br />
sapere lo presupponga. Il concetto più alto <strong><strong>dell</strong>a</strong> filosofia trascendentale coincide con la<br />
regola <strong><strong>dell</strong>a</strong> conoscenza possibile, ovvero che la nostra intuizione è di <strong>natura</strong> sensibile.<br />
Quindi, se si vuole determinare il sostrato fuori <strong>dell</strong>’autoco<strong>scienza</strong> (la materia),<br />
occorre determinarlo come esterno e come diverso dalla capacità rappresentativa<br />
soggettiva: il soggetto si conosce come fenomeno, cioè come conseguenza di una<br />
determinazione interna di un sostrato intelligibile esterno e allo stesso tempo, perché<br />
questo possa essere rappresentabile per il soggetto, deve produrre effetti sul contenuto<br />
empirico <strong><strong>dell</strong>a</strong> co<strong>scienza</strong>, <strong>nella</strong> sensazione.<br />
L’osservazione preliminare da fare è quella secondo cui la facoltà a cui viene<br />
ricondotta l’attività <strong><strong>dell</strong>a</strong> riflessione per la determinazione <strong>dell</strong>’oggetto in generale non è<br />
l’intelletto, bensì la sensibilità. In altre parole, la cosa stessa (die Sache selbst) per la<br />
filosofia trascendentale non è l’oggetto determinato in modo assoluto o in se stesso, ma<br />
la posizione di esso in termini relativi. La ‘cosa stessa’ è rappresentata dalle condizioni<br />
<strong>dell</strong>’esperienza possibile e questo indica che l’esperienza non può essere un che di<br />
16 KrV, A290/B346.<br />
9
pensato e nemmeno un che di puramente dato. L’esperienza è legata alla dimensione del<br />
fatto, e, dunque, in quanto risultato o parte di un processo, presuppone il soggetto e la<br />
sua attività.<br />
Da un punto di vista epistemologico, quindi, l’oggetto <strong>dell</strong>’esperienza possibile<br />
non può essere identificato se non si fonde con l’attività del soggetto. Allo stesso tempo<br />
però, sul piano ontologico, qualsiasi determinazione <strong>dell</strong>’oggetto in generale equivale a<br />
una sua limitazione che, secondo l’ordine <strong>dell</strong>e categorie, lo fa “cadere” nel qualcosa o<br />
nel nulla. Nell’assumere problematicamente, invece, l’oggetto in generale, si limitano le<br />
condizioni di possibilità <strong>dell</strong>’esperienza stessa, <strong>nella</strong> sua relatività, <strong>nella</strong> sua possibilità<br />
legata sempre all’attività <strong><strong>dell</strong>a</strong> co<strong>scienza</strong> e alle condizioni <strong>dell</strong>’intuizione sensibile, alle<br />
sue forme, ovvero allo spazio e al tempo. Il concetto di oggetto in generale diviene la<br />
pietra di paragone negativa per la determinazione <strong>dell</strong>e condizioni di possibilità<br />
<strong>dell</strong>’esperienza, <strong>dell</strong>e forme e dei principi <strong>dell</strong>e facoltà conoscitive, ovvero <strong>dell</strong>’oggetto<br />
del criticismo. La definizione kantiana di oggetto in generale è la seguente:<br />
L’oggetto in generale 1. secondo la forma <strong>dell</strong>’intuizione senza un qualcosa che<br />
contenga questa forma (spazio e tempo) 2. l’oggetto come qualcosa (aliquid est objectum<br />
qualificatum) è l’assegnazione <strong>dell</strong>o spazio e del tempo senza di cui entrambi non sono altro che<br />
intuizioni vuote. Questo qualcosa è posto nello spazio e nel tempo <strong>nella</strong> seconda classe <strong>dell</strong>e<br />
categorie 3. questo reale nello spazio e nel tempo è determinato secondo le sue relazioni oppure<br />
è pensato a priori per le relazioni in se stesse 4. qualcosa come oggetto di una co<strong>scienza</strong><br />
empirica (immediata) di una cosa fuori di me. Contro l’idealismo. Perciò qualcosa come oggetto<br />
del senso, non <strong><strong>dell</strong>a</strong> semplice immaginazione. 17<br />
Questa definizione del concetto di oggetto in generale non era stata esplicitata da<br />
Kant <strong>nella</strong> Critica <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione pura, sebbene in quella sede fosse chiaro che l’oggetto<br />
= X indicasse l’oggetto in generale come prima determinazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> capacità<br />
rappresentativa e primo vero inizio di ogni filosofia (da cui discendono le<br />
determinazioni del qualcosa e del nulla), in quanto l’oggetto in generale non è altro che<br />
il principio <strong>dell</strong>’unità per la possibilità <strong>dell</strong>’esperienza.<br />
L’oggetto in generale è secondo la forma <strong>dell</strong>’intuizione, ciò che contiene la<br />
forma senza un qualcosa, cioè è spazio e tempo. Comparare il concetto di oggetto in<br />
generale con la facoltà <strong><strong>dell</strong>a</strong> sensibilità conduce all’identificazione <strong>dell</strong>’oggetto di essa,<br />
17 I. Kant, Opus postumum, KGS XXI p. 458: “Das Objekt überhaupt 1. Der Form der Anschauung nach<br />
ohne ein Etwas was diese Form enthält (Raum u. Zeit). 2. Das Objekt als Etwas aliquid est objectum<br />
qualificatum, ist die Besetzung des Raumes u. der Zeit ohne die beide leere Anschauungen sind. Dieses<br />
Etwas ist in der Zweiten Klasse der Kategorien in den Raum u. Zeit gesetzt. 3. Dieses Real im Raume u.<br />
Zeit nach Verhältnissen desselben bestimmt oder für die Verhältnisse in denselben a priori gedacht. 4.<br />
Etwas als Gegenstand eines empirischen Bewusstseins (des Unmittelbaren) eines Dinges außer mir.<br />
Gegen den Idealismus. Also Etwas als Objekt der Sinne nicht bloß der Einbildung”.<br />
10
ovvero la forma senza la materia (Stoff). Questo significa che spazio e tempo dal punto<br />
di vista <strong><strong>dell</strong>a</strong> sensibilità, come pure forme o intuizioni sensibili, sono la prima<br />
condizione di possibilità perché si dia esperienza. L’oggetto in generale, per divenire<br />
qualcosa (Etwas), richiede l’assegnazione <strong>dell</strong>o spazio e del tempo, senza che le due<br />
siano intuizioni vuote. La co<strong>scienza</strong> si appropria <strong>dell</strong>e sue rappresentazioni<br />
riempiendole di contenuto, cioè riconoscendo il diverso come contenuto <strong>dell</strong>’esperienza<br />
sebbene ancora indeterminato e, cioè, come qualcosa. Dunque, perché si dia esperienza<br />
serve che qualcosa sia dato, cioè sia reale <strong>nella</strong> forma <strong>dell</strong>’intuizione e questo qualcosa<br />
è in primo luogo il riconoscersi <strong><strong>dell</strong>a</strong> co<strong>scienza</strong> come identica nel diverso e come<br />
esistente <strong>nella</strong> determinazione del senso interno. Inoltre, come reale, determina le sue<br />
relazioni nello spazio-tempo, oppure è pensato a priori per le relazioni in se stesse.<br />
Infine come Gegenstand è qualcosa di esterno come oggetto immediato <strong><strong>dell</strong>a</strong> co<strong>scienza</strong><br />
empirica.<br />
Sebbene non possa corrispondere al concetto di oggetto in generale alcun<br />
oggetto particolare nell’intuizione, è rilevante, tuttavia, il fatto che Kant ritenga<br />
possibile sulla base dei concetti di riflessione e <strong>dell</strong>e categorie, una sorta di costruzione<br />
<strong>dell</strong>e determinazioni interne del concetto di oggetto in generale. Questa costruzione<br />
filosofica dei concetti è un darstellen, un esibire le condizioni di possibilità<br />
<strong>dell</strong>’esperienza e del giudicare. Dunque, il concetto di oggetto in generale è il frutto<br />
<strong>dell</strong>’attività <strong><strong>dell</strong>a</strong> co<strong>scienza</strong> di porsi nel tempo in rapporto con le sue rappresentazioni,<br />
che appartengono al senso esterno in generale.<br />
E’ evidente che si pone un problema in questo contesto rispetto allo spazio.<br />
L’autoaffezione e l’affezione <strong><strong>dell</strong>a</strong> co<strong>scienza</strong> presuppongono, secondo la dottrina<br />
kantiana, la percezione, ovvero che le rappresentazioni <strong><strong>dell</strong>a</strong> co<strong>scienza</strong> abbiano un<br />
grado, ovvero realtà:<br />
Col porre la realtà di una cosa, io pongo senza dubbio qualcosa di più che la possibilità.<br />
Questo di più non lo pongo tuttavia <strong>nella</strong> cosa. In effetti, la cosa non potrà mai contenere, <strong>nella</strong><br />
realtà, più di quanto è contenuto <strong>nella</strong> sua completa possibilità. Piuttosto mentre la possibilità è<br />
semplicemente una posizione <strong><strong>dell</strong>a</strong> cosa in rapporto con l’intelletto (col suo uso empirico), la<br />
realtà è al tempo stesso una connessione <strong><strong>dell</strong>a</strong> cosa con la percezione. 18<br />
Dunque, come Kant sostiene <strong>nella</strong> confutazione <strong>dell</strong>’idealismo, per poter dare<br />
conto <strong><strong>dell</strong>a</strong> dimensione del senso interno per la determinazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> co<strong>scienza</strong>, non si<br />
può non presupporre a fondamento di questa possibilità una relazione esterna <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
18 KrV, A235/B288.<br />
11
co<strong>scienza</strong> e una dimensione del senso esterno che non sia corrispondente a una sostanza<br />
intuibile. Kant sottolinea, però, che la possibilità di percepire una qualsiasi<br />
determinazione di tempo, solo mediante la variazione dei rapporti esterni (il<br />
movimento), in relazione a ciò che è permanente nello spazio, dipende dal fatto che<br />
questo permanente che possiamo porre a fondamento <strong>dell</strong>’esperienza del senso esterno è<br />
la materia:<br />
E questa stessa permanenza non viene attinta dall’esperienza esterna, bensì è<br />
presupposta a priori come condizione necessaria di ogni determinazione temporale, e quindi<br />
anche come determinazione del senso interno rispetto alla nostra propria esistenza, mediante<br />
l’esistenza di cose esterne. 19<br />
Kant non professa qui assolutamente una forma di idealismo che implichi la<br />
necessità <strong>dell</strong>’esistenza di ogni rappresentazione intuitiva di cose esterne. Il discorso<br />
kantiano è più incentrato a mostrare la reciproca dipendenza tra esperienza interna ed<br />
esterna:<br />
Qui abbiamo voluto dimostrare soltanto che l’esperienza interna in generale è possibile<br />
unicamente attraverso la esperienza esterna in generale. 20<br />
La dipendenza <strong>dell</strong>’esperienza interna in generale da quella esterna implica una<br />
necessaria differenziazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> modalità del giudicare tra possibilità, realtà ed<br />
esistenza, pena il ricadere nell’idealismo. Questa differenza è posta in primo luogo <strong>nella</strong><br />
determinazione del “dato” come dabile, cioè <strong>nella</strong> possibilità del reale in generale, ma<br />
anche <strong>nella</strong> possibilità di determinare un reale, cioè di percepirlo e di averlo <strong>nella</strong><br />
sensazione con co<strong>scienza</strong>. In secondo luogo, ciò che è reale esiste in una certa<br />
connessione con l’intelletto e con altre cose fuori di noi. La posizione <strong>dell</strong>’esistenza,<br />
determinata come necessità in generale e al tempo stesso anche come contingenza<br />
nell’esperienza, contrassegna l’ontologia kantiana e la distanzia da tutta la tradizione<br />
precedente. L’ammissione <strong><strong>dell</strong>a</strong> compresenza di un carattere contingente e necessario<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> conoscenza umana è la cifra <strong><strong>dell</strong>a</strong> filosofia trascendentale e la premessa da cui può<br />
discendere anche il suo carattere progressivo:<br />
Il fatto che una qualsiasi esperienza presunta non sia semplicemente un’immaginazione,<br />
deve essere stabilito in base alle sue particolari determinazioni e mediante un confronto con i<br />
criteri di ogni esperienza reale. 21<br />
19 KrV, B278.<br />
20 KrV, B279.<br />
12
Questo continuo confronto necessario tra l’esperienza e le sue condizioni di<br />
possibilità garantisce un progresso come tendenza (Tendenz). Una possibile<br />
corrispondenza, che non è mai coincidenza, tra realtà ed esistenza non solo puó rendere<br />
conto <strong>dell</strong>’estrema varietà <strong>dell</strong>’empirico, ma asseconda anche la <strong>natura</strong> sistematica <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
ragione e dei suoi principi. 22<br />
Questa corrispondenza è segnata, peró, dalla contingenza<br />
del dominio <strong>dell</strong>’empirico, che permette al soggetto non la conoscenza <strong>dell</strong>e cose in sé,<br />
bensì, la conoscenza <strong><strong>dell</strong>a</strong> connessione (nexus) reale <strong><strong>dell</strong>a</strong> cosa con la percezione<br />
(realtà) e dei fenomeni tra loro. Tale connessione è per noi determinabile a priori in<br />
base a principi <strong>dell</strong>’esperienza possibile, secondo le categorie di relazione, ed è per noi<br />
giudicabile e comunicabile universalmente, secondo le categorie di modalità.<br />
Per Kant, quindi, la connessione effettiva (nexus effectivus) nel fenomeno può<br />
essere giudicata secondo possibilità, realtà o necessità, ma ad un livello ontologico<br />
comunque viene considerata come un che di esistente in relazione alle nostre facoltà<br />
conoscitive. Si comprendono meglio, allora, le ragioni per cui la definizione di oggetto<br />
in generale corrisponda alle condizioni <strong>dell</strong>’esperienza possibile e che in sé un tale<br />
oggetto non possa essere completamente determinato. Se non è possibile farne<br />
esperienza è perché l’esperienza umana determinata è un che di contingente e che<br />
23<br />
contiene sempre una materia (Stoff) che deve essere “aspettata”. L’oggetto in generale<br />
è solo la forma di questa possibilità.<br />
Sotto questo profilo, Kant ribadisce il fatto che di qualcosa di puramente<br />
possibile non possiamo fare esperienza, possiamo enumerarne logicamente e a priori i<br />
predicati, anche in modo completo, ma mai ne potremmo predicare a priori l’esistenza,<br />
in quanto l’esistenza (Existenz) cessa di essere un predicato e diviene una posizione<br />
<strong>dell</strong>’esserci (Dasein) espresso da un giudizio quantomeno assertorio e che presuppone<br />
una realtà, un grado <strong>nella</strong> percezione. Risulta evidente l’importanza di questo punto per<br />
il chiarimento <strong>dell</strong>e pagine <strong><strong>dell</strong>a</strong> Critica <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione pura, dove Kant osserva che:<br />
Se noi riflettiamo soltanto logicamente, ci limitiamo allora a confrontare tra loro,<br />
nell’intelletto, i nostri concetti, osservando se due concetti abbiano proprio lo stesso contenuto,<br />
se essi si contraddicano o no, se qualcosa sia contenuto entro il concetto, oppure si aggiunga ad<br />
21 KrV, B279.<br />
22 Quello che sembra problematico <strong>nella</strong> filosofia kantiana è proprio questa simmetria tra ragione e<br />
<strong>natura</strong>. Di questo si parlerà diffusamente in seguito, nel capitolo che si occupa di <strong>questioni</strong> squisitamente<br />
<strong>epistemologiche</strong>, dedicato alla Critica <strong><strong>dell</strong>a</strong> facoltà di giudizio.<br />
23 Cfr. I. Kant, Kritik der Urteilskraft (KdU), KGS V, p. 407; trad. it. Critica <strong><strong>dell</strong>a</strong> facoltà di giudizio, a<br />
cura di E. Garroni e H. Hohenegger, Torino 1999; KrV, A176/B218<br />
13
esso, e notando quale dei due sia dato, e quale invece debba considerarsi soltanto come un modo<br />
di pensare quello dato. Ma se io applico questi concetti ad un oggetto in generale (in senso<br />
trascendentale), senza determinare ulteriormente se esso sia un oggetto <strong>dell</strong>’intuizione sensibile<br />
oppure di quella intellettuale, si mostrano allora senz’altro certe limitazioni (perché non si<br />
oltrepassi questo concetto di un oggetto in generale), che sconvolgono ogni uso empirico dei<br />
concetti di riflessione, e proprio perciò dimostrano che la rappresentazione di un oggetto come<br />
cosa in generale non soltanto è insufficiente, ma è inoltre, senza una sua determinazione<br />
sensibile e indipendentemente da condizioni empiriche, contrastante in se stessa. Le suddette<br />
limitazioni dimostrano dunque, che si deve o astrarre da ogni oggetto (come avviene in logica),<br />
oppure se si assume un oggetto, pensarlo sotto le condizioni <strong>dell</strong>’intuizione sensibile. 24<br />
Nel rovesciare completamente la metafisica e la logica wolffiana per cui ogni<br />
determinazione completa implicava anche l’esistenza di qualcosa – il cui principio<br />
recita, omnimoda determinatio est existentia et existentia est omnimoda determinatio –<br />
Kant pone uno scarto affermando che la completa possibilità non è esperibile, perché<br />
non possiede un determinato corrispettivo reale <strong>nella</strong> percezione. Tuttavia Kant dirà,<br />
nell’Opus postumum, che in un solo caso speciale ciò che esiste, sebbene non possa<br />
essere percepibile, ed è però il tutto <strong>dell</strong>’esperienza del senso esterno, ovvero la materia<br />
cosmica, è reale perché è presupposto <strong>nella</strong> sua esistenza come un postulato necessario<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione in vista di ogni esperienza possibile e, dunque, di ogni modificazione <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
sensibilità. Non è un caso che Kant dia una definizione completa <strong>dell</strong>’oggetto in<br />
generale proprio nell’Opus postumum, in quanto deve distinguere quelle che sono le<br />
condizioni di possibilità <strong>dell</strong>’esperienza in generale, da quelle <strong>dell</strong>’esperienza<br />
empiricamente determinata, in particolare <strong>dell</strong>’oggetto <strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica. Kant giunge alla<br />
prova <strong>dell</strong>’esistenza <strong>dell</strong>’etere, intendendola come materia cosmica, e dunque all’interno<br />
di un problema epistemologico di determinazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> totalità nel quadro del Sistema<br />
del Mondo e non più di una Critica <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione pura. In secondo luogo, il ritornare sul<br />
problema <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia, nell’ultima fase <strong><strong>dell</strong>a</strong> sua produzione, conduce Kant ad una<br />
riflessione sulla filosofia trascendentale stessa, <strong><strong>dell</strong>a</strong> concezione <strong><strong>dell</strong>a</strong> sostanza e del<br />
rapporto che tra le forze motrici e la materia, che nel 1787 era definito nei seguenti<br />
termini:<br />
Noi conosciamo la sostanza nello spazio solo attraverso forze, che agiscono in un certo<br />
spazio, o con l’attirarvi altre sostanze (attrazione) o con l’impedire ad altre sostanze di<br />
penetrarvi (repulsione e impenetrabilità). Altre proprietà costituenti il concetto <strong><strong>dell</strong>a</strong> sostanza,<br />
che appare nello spazio e che chiamiamo materia, noi non ne conosciamo. 25<br />
24 KrV, A279/B335.<br />
25 KrV, A265/B321.<br />
14
Non è un caso che nei Metaphysischen Anfangsgründe der Naturwissenschaft<br />
del 1786 Kant non attribuisca necessità alle forze di attrazione e repulsione e ne provi<br />
solo la possibilità, attraverso la negazione del loro contraddittorio. Al contrario<br />
nell’Opus postumum, sulla base <strong>dell</strong>e due forze primitive, Kant tenterà a priori una<br />
determinazione <strong>dell</strong>e proprietà <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia, affermando che essa può essere<br />
apprensibile o impercettibile, coercibile o incoercibile, coesibile o incoesibile,<br />
esaustibile o inesaustibile. 26<br />
Come verrà analizzato nel capitolo V, dedicato alla prova<br />
<strong>dell</strong>’esistenza <strong>dell</strong>’etere, Kant legò profondamente e inscindibilmente alla dimensione<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> percezione il concetto di materia e quello di forza, fondando su di essi e sul loro<br />
rapporto di fondamento-conseguenza la possibilità <strong>dell</strong>’esperienza stessa, quoad<br />
materiale. Per il momento è opportuno analizzare quale fosse la <strong>natura</strong> <strong>dell</strong>’oggetto<br />
fisico, date le premesse esposte riguardanti l’oggetto in generale.<br />
b) L’oggetto <strong><strong>dell</strong>a</strong> Fisica<br />
Nell’Opus postumum, Kant ha fornito numerose definizioni di quale dovrebbe<br />
essere l’oggetto <strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica, che discende necessariamente dall’oggetto <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
Naturwissenschaft. Per Kant, infatti, l’oggetto <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> può essere o la<br />
materia in generale o il corpo fisico. La materia in generale è oggetto dei<br />
Metaphysischen Anfangsgründe der Naturwissenschaft e la sua trattazione nell’opera<br />
inedita Übergang von den metaphysischen Anfangsgründe der Naturwissenschaft zur<br />
Physik (Passaggio dai principi metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> alla fisica) permette<br />
di definire un corpo fisico e gli oggetti <strong>dell</strong>’intuizione empirica <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia attraverso<br />
una divisione (Eintheilung), che si vedrà essere tra le più avanzate <strong>dell</strong>’epoca: 27<br />
oggetti <strong>dell</strong>’intuizione empirica <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia<br />
forze elementi<br />
26 Cfr. Opus postumum, XXI, p. 599.<br />
27 Cfr. Opus postumum, KGS XXII, p. 374.<br />
materiali corpi fisici<br />
organici inorganici<br />
viventi vegetativi<br />
15
Ora, per Kant, nel passaggio dalla materia in generale ai corpi fisici è necessario<br />
trovare la determinazione, grazie ad una divisione interna al concetto di materia in<br />
generale, che sia in grado di connettere quest’ultima con l’altro membro che è oggetto<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> Naturwissenschaft, ovvero i corpi organici ed inorganici. I corpi organici possono<br />
essere trattati direttamente o indirettamente. Nel primo caso, come puri meccanismi<br />
sono conoscibili empiricamente, in quanto ciò che la materia in generale e il corpo<br />
fisico hanno in comune sono il movimento e la forza. Ma non semplicemente quella in<br />
generale, che Kant divide in attrattiva e repulsiva, quanto le sue conseguenze empiriche,<br />
ovvero la coesione e l’espansione.<br />
Per determinare a priori nell’ambito <strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica le forze agenti nel mondo, Kant<br />
assume che bisogna considerarle in quanto cause efficienti. Allora, per determinare la<br />
materia, occorre partire dalla sua definizione di essere “il mobile nello spazio”. Questo<br />
significa che la fondazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica deve partire da un concetto empirico, quello di<br />
movimento, perché questo è l’unico che permetta una determinazione <strong>dell</strong>e forze<br />
motrici <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia secondo una causalità efficiente, per noi determinabile e<br />
conoscibile con certezza apodittica:<br />
Ma tutte le forze fisiche sono contenute nel concetto di movimento come cause<br />
efficienti il cui effetto può essere <strong>nella</strong> sensazione e come elemento <strong>dell</strong>’esperienza ha<br />
fondamenti empirici, la cui causa non può essere data senz’altro a priori, come invece [può<br />
essere data] la forma dei diversi rapporti in cui esse devono essere poste per avere effetto. 28<br />
Assumere il movimento come concetto primo da determinare ha anche un’altra<br />
funzione, quella di agevolare una trattazione matematica e filosofica <strong>dell</strong>’oggetto <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
fisica. Questo è possibile sia perché il movimento può essere costruito, sia perché è<br />
possibile un’esibizione a priori <strong>dell</strong>e forze motrici <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia e dei loro rapporti<br />
reciproci che determinano la materia come il tutto <strong>dell</strong>e sue forze motrici – il che si<br />
vedrà essere l’esperienza <strong>nella</strong> sua universalità collettiva.<br />
Seguendo il filo conduttore <strong>dell</strong>e funzioni logiche nei giudizi e il canone dei<br />
concetti di riflessione si ottiene la determinazione, sebbene solamente problematica e<br />
soggettiva, di tali rapporti reciproci attivi:<br />
28 I. Kant, Opus postumum, KGS XXI, p. 387 : „Alle physische Kräfte aber sind in dem Begriff der<br />
Bewegung als wirkender Ursache enthalten deren Wirkung mithin empfindbar ist und als Element der<br />
Erfahrung sich auf den empirischen gründen, deren Ursache nicht a priori gegeben werden kann wohl<br />
aber die Form der Verschiedenen Verhältnisse in die sie gesetzt werden müssen um zu wirken“.<br />
16
Der Einteilung dieser bewegenden Kräfte nach welche subjektiv und diskursiv in der<br />
Naturforschung das Elementarsystem der Materie entwirft und nur problematisch und subjektiv<br />
den Inbegriff dieser aktiven Verhältnisse vorstellig macht enthält folgende Tafel: — Die<br />
Materie ist entweder ponderabel oder imponderabel: coërcibel oder incoërcibel cohäsibel oder<br />
incohäsibel: exhaustibel oder inexhaustibel. — Gemäß der Tafel der Kategorien: Quantität<br />
Qualität Relation und Modalität wobei doch der Schematismus der Reflexionsbegriffe der<br />
Unterscheidung des Sinnlichen vom Intellektuellen in den Paralogismen der Urteilskraft<br />
vorwalten muss besonders aber das Dynamische voran gehen u. dann das mechanische folgen<br />
muss vide Kästner. — Bloße Empirie giebt kein Prinzip der Verbindung bewegender Kräfte und<br />
intellektueller Einheit des Systems ab und nur Erscheinung giebt ein solches ab. Aber indirekte<br />
Erscheinung d.i. Erscheinung der Erscheinung im empirischen Erkenntnis der Auffassung der<br />
bewegenden Kräfte ist wiederum in der Erfahrung die Sache selbst. Die Wahrnehmung der<br />
Stoffe z. B. in der Betastung und allen übrigen Berührungen der Sinnenorgane macht ein<br />
System der subjektiven empirischen Vorstellung. 29<br />
La divisione metafisica segue dei criteri <strong>nella</strong> determinazione <strong>dell</strong>e relazioni<br />
reciproche attive che rispondono ai concetti di riflessione. 30<br />
Perciò i concetti di interno<br />
ed esterno, secondo relazione, sono chiamati ad indicare la realtà oggettiva (grado) e<br />
non la mera possibilità logica dei rapporti tra le forze <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia (+A e –A) con la<br />
sensazione.<br />
Così il Passaggio dai principi metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> alla fisica<br />
dovrà considerare in primis le forze motrici esterne <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia in generale<br />
(meccaniche), in secondo luogo quelle interne (dinamiche), sebbene le prime<br />
discendano dalle seconde, come verrà mostrato nel capitolo IV, dove verrà sottolineata<br />
la polemica con Kästner e Gehler su questo punto.<br />
In secondo luogo, il Passaggio dai principi metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong><br />
alla fisica considera le determinazioni dei limiti <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia stessa, attraverso le forze<br />
organiche (poiché la materia inerte non è presa in considerazione <strong>nella</strong> determinazione<br />
<strong>dell</strong>e forze motrici <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia), e quella che Kant chiama Willenskraft <strong>dell</strong>’uomo,<br />
ovvero la forza motrice <strong>dell</strong>’uomo su un oggetto sensibile (sia esso il soggetto stesso<br />
<strong>nella</strong> sua intuizione interna, una cosa, o un altro soggetto). Con questo quarto termine<br />
Kant intende immettere nel dominio <strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica anche la creatura come intelligenza e<br />
sorprendentemente ribadisce la totale estraneità di questa considerazione da qualsiasi<br />
tipo di causalità esterna libera. 31<br />
Il Passaggio dai principi metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> alla fisica, in<br />
sostanza, considera l’intelligenza <strong>nella</strong> sua capacità produttiva entro il dominio <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
<strong>natura</strong>, senza considerare la causalità libera o qualsiasi dimensione teologica. Kant ha di<br />
29<br />
Opus postumum, KGS XXII, pp. 338-339. per la determinazione <strong>dell</strong>’esperienza come la cosa stessa.<br />
Cfr. infra, Capitolo V, §5.5.<br />
30<br />
Cfr. infra, Capitolo II.<br />
31<br />
I. Kant, Opus postumum, KGS XXII, p. 299.<br />
17
fatto svincolato la fisica, come fisiologia trascendentale, dalla considerazione di<br />
un’origine extramondana o divina <strong>dell</strong>’intelligenza. L’approccio kantiano, dunque,<br />
mostra una sua attualità quando pone in primo piano il problema <strong><strong>dell</strong>a</strong> vita per la fisica<br />
come <strong>scienza</strong>. Il considerare la vita una forza al pari <strong>dell</strong>e altre conduce alla sua<br />
definizione di “forza produttiva”. 32<br />
Ora questa spontaneità deve essere spiegata a partire<br />
dall’intrinseca capacità generatrice <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> e rappresenta il vero e proprio “mistero”<br />
da svelare, in quanto costituisce un “salto” ontologico e conoscitivo da un genere ad un<br />
altro.<br />
Per chiarire meglio questo punto si deve tener presente l’influenza che la terza<br />
Critica ha esercitato sugli appunti manoscritti, sulla possibile trattazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> dicotomia<br />
tra materia inerte e materia viva e tra corpi organici ed inorganici. Per Kant un corpo<br />
senza vita non è sinonimo di corpo inorganico, in quanto la forza produttiva a cui egli<br />
ha connesso la definizione di vita non contraddice la possibilità per un corpo inorganico<br />
di produrre e trasmettere forza produttiva.<br />
Tuttavia, non è possibile provare e dare una visione epistemologica coerente di<br />
qualunque passaggio o generazione da un corpo inorganico a uno organico, se essi<br />
vengono considerati e confrontati attraverso il concetto di vita. Piuttosto Kant cercò una<br />
soluzione per spiegare questo passaggio attraverso il concetto di forza produttiva<br />
comune ad entrambi. Si consideri il passo seguente <strong><strong>dell</strong>a</strong> Critica <strong><strong>dell</strong>a</strong> facoltà di<br />
giudizio:<br />
Un’ipotesi di questo tipo si può chiamare un’audace avventura <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione, e pochi,<br />
perfino dei <strong>natura</strong>listi più acuti, debbono essere quelli cui non sia talvolta passata per la testa.<br />
Infatti non è appunto incongrua, come la generatio aequivoca, per la quale si intende la<br />
generazione di un essere organizzato mediante la meccanica <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia bruta non<br />
organizzata. Essa sarebbe pur sempre generatio univoca nel significato più generale del termine,<br />
in quanto sarebbe generato solo qualcosa di organico da qualcos’altro di organico, sebbene<br />
specificamente distinto da quello nell’ambito di questo genere di esseri, per esempio se si<br />
sviluppassero progressivamente certi animali acquatici in animali palustri e da questi, dopo<br />
alcune generazioni, animali terrestri. A priori nel giudizio <strong><strong>dell</strong>a</strong> semplice ragione, la cosa non è<br />
contraddittoria. Solo che l’esperienza non mostra di ciò alcun esempio; secondo l’esperienza<br />
ogni generazione che conosciamo è piuttosto generatio homonyma, non è solo univoca in<br />
opposizione alla generazione da materia non organizzata, ma produce anche un prodotto<br />
omogeneo, nell’organizzazione stessa, al generante, e la generatio heteronyma non si riscontra<br />
da nessuna parte fin dove arriva la nostra conoscenza d’esperienza <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>. 33<br />
Questa è solamente una <strong>dell</strong>e <strong>questioni</strong> <strong>epistemologiche</strong> che Kant lasciò aperte<br />
nel 1790, ma che ha avuto un’importanza capitale per definire le forme possibili di<br />
32 I. Kant, Opus postumum, KGS XXI, p. 211.<br />
33 KdU, KGS V, p. 419 nota.<br />
18
produzione <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> come sistema. Kant pensava, dunque, nell’ultima fase <strong><strong>dell</strong>a</strong> sua<br />
produzione, che le forze organiche dovessero essere distinte da quelle meccaniche e<br />
dinamiche, in quanto verrebbero misurate nei corpi organici solo come cause finali. Per<br />
questa ragione Kant assegna, nell’ambito <strong><strong>dell</strong>a</strong> fisiologia, lo status di “maximum del<br />
progresso” 34<br />
alla dicotomia organico/inorganico: è in questa di dicotomia che si cela sia<br />
la piú alta classificazione dei corpi fisici, sia la sfida per la <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>, quella<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> spiegazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> possibilità <strong><strong>dell</strong>a</strong> generazione <strong>dell</strong>’organico. Questo iato di cui si<br />
deve dare conto è stato oggetto <strong><strong>dell</strong>a</strong> Kritik der Urtheilskraft e rappresenta il nodo<br />
epistemologico che Kant lasciò insoluto nel 1790, ma che ha sempre tenuto sullo sfondo<br />
per la sua riflessione sulle possibili forme di produzione <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> come sistema. Di<br />
questo si parlerà estesamente, quando si metterà in luce l’importanza capitale che svolge<br />
il concetto di tecnica <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> per la risoluzione di problemi epistemologici <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
filosofia kantiana.<br />
Per ora basti inquadrare la divisione metafisica che Kant attua nell’Opus<br />
postumum che dovrebbe contenere tutte le forze che consentono alla fisica di avere un<br />
oggetto completamente determinato nel suo concetto e, dunque, di potersi costituire a<br />
sistema e non come semplice aggregato.<br />
A questo punto, però, sorge un problema fondamentale che questa ricerca deve<br />
affrontare: Kant afferma una sostanziale inconoscibilità diretta <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia in quanto<br />
sostanza, così come un’impossibilità di conoscere lo spazio. La materia, però, è ciò che,<br />
sebbene indirettamente, rende sensibile lo spazio.<br />
Nei prossimi paragrafi si indaga la <strong>natura</strong> <strong>dell</strong>’idealismo trascendentale per<br />
mostrare come la concezione kantiana <strong>dell</strong>o spazio e del tempo possa essere coerente<br />
non solo con l’ipostatizzazione <strong>dell</strong>o spazio, ma anche con la possibile fondazione di<br />
un’interazione tra filosofia e matematica nell’ambito <strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica.<br />
Secondo M. Jammer esiste un rapporto di fondamento e conseguenza tra<br />
l’interrogarsi sulla <strong>natura</strong> <strong>dell</strong>o spazio-tempo e la costituzione di una teoria cosmologica<br />
e cosmogonica. 35<br />
Se si accetta questa visione si comprende l’enorme importanza di<br />
un’analisi sullo spazio e il tempo secondo l’idealismo trascendentale, così da chiarire lo<br />
statuto del Passaggio dai primi principi metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> alla fisica.<br />
E’ infatti grazie ad un’analisi dettagliata del rapporto fra spazio, tempo e sintesi<br />
che si può chiarire la doppia <strong>natura</strong> <strong>dell</strong>o spazio e del tempo come forme <strong>dell</strong>’intuizione<br />
34 I. Kant, Opus postumum, KGS XXI, p. 214.<br />
35 M. Jammer (1993).<br />
19
e intuizioni formali e conseguentemente gettare luce sulla nozione di spazio fisico o<br />
materiale, sulle diverse modalità di costruzione del movimento, <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia e <strong>dell</strong>e sue<br />
forze. Solamente grazie al chiarimento <strong><strong>dell</strong>a</strong> possibile applicazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> matematica<br />
alla fisica, è possibile comprendere la concezione kantiana <strong><strong>dell</strong>a</strong> loro fondazione e<br />
mutua relazione sulla base <strong>dell</strong>’idealismo trascendentale.<br />
1.2 Spazio e tempo: forme <strong>dell</strong>’intuizione e intuizioni formali<br />
La tesi di questa ricerca mira alla definizione <strong>dell</strong>o spazio kantiano come<br />
flessibile e all’individuazione del ruolo fondamentale <strong><strong>dell</strong>a</strong> sintesi soggettiva <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
composizione (Zusammenstellung), capace per prima di determinare l’ordine <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
progressione <strong><strong>dell</strong>a</strong> sintesi e di costituire un elemento fondamentale per la costruzione<br />
matematica.<br />
Un’analisi <strong>dell</strong>o spazio come intuizione formale e del ruolo importante giocato<br />
dalla sintesi per la geometria è stata condotta da R. Torretti in The Philosophy of<br />
Physics. 36<br />
Prendendo spunto dalla riflessione di Torretti, si sostiene che non è possibile<br />
determinare la concezione kantiana <strong>dell</strong>o spazio, senza tenere presente l’elemento<br />
<strong>dell</strong>’unità <strong><strong>dell</strong>a</strong> sintesi <strong>dell</strong>’appercezione e, al tempo stesso, che è necessario spiegare le<br />
ragioni profonde <strong><strong>dell</strong>a</strong> possibilità di una esposizione metafisica e di una trascendentale<br />
del concetto di spazio. Proprio grazie all’attività sintetica, infatti, è possibile una doppia<br />
determinazione <strong>dell</strong>o spazio e del tempo come forme <strong>dell</strong>’intuizione e intuizioni formali<br />
e, dunque, l’applicazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> matematica alla fisica, secondo la premessa<br />
<strong>dell</strong>’idealismo trascendentale.<br />
La concezione newtoniana e quella leibniziana rivelavano due opposti modi<br />
ontologici e metafisici di concepire lo spazio e il tempo. Kant, il quale aveva rigettato la<br />
visione realista di Newton <strong>dell</strong>o spazio e del tempo come assoluti, si è senz’altro<br />
distanziato da Leibniz, pur prendendo le mosse dalla metafisica razionalistica, <strong>nella</strong><br />
misura in cui ha definito lo spazio e il tempo come forme <strong>dell</strong>’intuizione e dunque come<br />
condizione di possibilità dei rapporti tra le cose e non come il loro risultato. E’ a partire<br />
da questo che Kant ha completamente ribaltato la prospettiva leibniziana di uno spazio<br />
relazionale, ma indissolubilmente legato alla dimensione metafisica <strong>dell</strong>e sostanze.<br />
In primo luogo è opportuno riassumere la posizione kantiana nel periodo critico.<br />
Nella Critica <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione pura, oltre ad essere trattati come forme <strong>dell</strong>’intuizione,<br />
36 R. Torretti, The Philosophy of Physics, Cambridge 1999, pp. 113-118.<br />
20
spazio e tempo sono esposti come intuizioni formali. Questa loro trattazione trova luogo<br />
non solo nell’Analitica trascendentale, ma anche in parte <strong>dell</strong>’Estetica trascendentale,<br />
in particolare nell’Esposizione metafisica dei concetti di spazio e tempo. In questa sede<br />
spazio e tempo vengono presentati in qualità di ciò che contiene le determinazioni del<br />
concetto rappresentato a priori (cogitabile), a prescindere dalla funzione trascendentale<br />
per l’esperienza, secondo cui invece sono sempre forme <strong>dell</strong>’intuizione.<br />
Innanzitutto nell’Esposizione metafisica Kant afferma che lo spazio non è un<br />
concetto empirico e le sue parti sono in un rapporto di coordinazione e coesistenza, sia<br />
interna che esterna, mentre nel tempo le parti sono in rapporto di simultaneità o di<br />
successione. Entrambe sono necessarie rappresentazioni a priori. Lo spazio è a<br />
fondamento di tutte le intuizioni esterne, mentre il tempo di tutte le intuizioni, perché<br />
solo in esso è possibile la realtà del fenomeno.<br />
Da un lato lo spazio è un’intuizione pura, un unicum, le cui parti sono pensate<br />
entro di esso, dall’altro il tempo ha una sola dimensione e fonda gli assiomi del tempo<br />
in generale, cioè è posto a fondamento di tutte le rappresentazioni. Il punto cruciale di<br />
questa esposizione, che indica l’intimo legame <strong>dell</strong>’Estetica trascendentale con<br />
l’Analitica trascendentale, consiste nel fatto che il tempo ha una sola dimensione e,<br />
dunque, la sua infinità significa che ogni grandezza determinata di tempo è possibile<br />
solo con limitazioni <strong>dell</strong>’unico tempo che è alla base.<br />
D’altra parte lo spazio è rappresentato come un’infinita grandezza data e<br />
contiene in sé un numero infinito di rappresentazioni, perché le sue parti devono essere<br />
pensate entro un unicum illimitato e indeterminato.<br />
Queste due ultime osservazioni celano l’opera di una sintesi spontanea<br />
<strong>dell</strong>’intelletto attuata dall’immaginazione attraverso le funzioni logiche <strong><strong>dell</strong>a</strong> quantità e<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> qualità in riferimento ad un molteplice <strong>dell</strong>e rappresentazioni che può essere dato<br />
(dabile).<br />
L’osservazione più degna di nota è che quando si ha a che fare con lo spazio e il<br />
tempo, in quanto intuizioni formali, questi vengono trattati direttamente come quanta, 37<br />
sono cioè rappresentati oggettivamente secondo le funzioni logiche nei giudizi e i<br />
concetti <strong>dell</strong>e loro proprietà possono essere costruite nell’intuizione.<br />
Ora è opportuno chiedersi che cosa accade quando lo spazio venga rappresentato<br />
come oggetto e dunque sia rappresentato come il “materiale” che è sottoposto alla forma<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> sintesi <strong>dell</strong>’intelletto. In altre parole, si tratta di spiegare come sia possibile che lo<br />
37 Cfr. KrV, A140/B179-A147/B187.<br />
21
spazio e il tempo siano ontologicamente anche intuizioni formali e da dove derivi il<br />
fatto che lo spazio e il tempo, come forme <strong>dell</strong>’intuizione, rendono possibile la<br />
collocazione <strong>dell</strong>e rappresentazioni secondo <strong>dell</strong>e coordinate a priori.<br />
Per gettare luce su questi punti fondamentali <strong><strong>dell</strong>a</strong> produzione critica, si propone<br />
una ricostruzione <strong><strong>dell</strong>a</strong> concezione <strong>dell</strong>o spazio e del tempo degli anni ’90, in cui Kant<br />
ha esplicitato molti passaggi oscuri <strong><strong>dell</strong>a</strong> sua dottrina <strong>dell</strong>’intuizione.<br />
In epoca tarda Kant afferma che lo spazio e il tempo sono un prodotto <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
Vorstellungsvermögen, cioè <strong><strong>dell</strong>a</strong> Selbstätigkeit, in quanto spontaneitas, i quali<br />
svolgono la funzione di rappresentare l’intuibile (aspectabile) 38 come pensabile<br />
(cogitabile). 39 In un testo del Nachlass, risalente al maggio 1797 circa, Kant chiarisce<br />
che tutti gli oggetti (Objecte) sono: 1) il sensibile 2) l’intuibile (aspectabile) e 3)<br />
l’intelligibile. 40<br />
Questo significa che la distinzione kantiana tra fenomeno e cosa in sé<br />
indica due modi con cui il soggetto rappresenta se stesso in relazione ad un oggetto.<br />
Questi sono con<strong>natura</strong>ti alla spontaneità mediata, in quanto attività, e cioè fondati sulla<br />
capacità di porre se stessi e la rappresentazione con co<strong>scienza</strong> di se stessi sotto un<br />
doppio rispetto. Il seguente passaggio chiarisce questo punto, ricorrendo alle nozioni di<br />
cognitio primaria e secundaria:<br />
In dem Erkenntnis eines Gegenstandes liegt zweierlei Vorstellungsart 1. des<br />
Gegenstandes an sich 2 dem in der Erscheinung. Die erstere ist diejenige wodurch das Subjekt<br />
sich selbst uranfänglich in der Anschauung setzt (cognitio primaria) die zweite da es sich<br />
mittelbar selbst zum Gegenstande macht nach der Form wie er affiziert wird (cognitio<br />
secundaria), diese letztere ist die Anschauung seiner selbst in der Erscheinung, die Anschauung<br />
wodurch der Sinnengegenstand dem Subjekt gegeben wird ist die Vorstellung und<br />
Zusammensetzung des mannigfaltigen nach Raumes//und Zeitbedingungen. Das Objekt an sich<br />
= X ist nicht ein besonderer Gegenstand sondern das bloße Prinzip der synthetisch Erkenntnis a<br />
priori welches das formale der Einheit dieses Mannigfaltigen der Anschauung in sich enthalt<br />
(nicht ein besonderes Objekt). 41<br />
La distinzione kantiana tra spontaneità e recettività e tra fenomeno e noumeno,<br />
fondata sull’idealismo trascendentale, risponde concretamente alla fondazione <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
possibilità dei giudizi sintetici a priori. E’ solo grazie al doppio modo di “porsi in<br />
38<br />
Il termine “aspectabile” viene utilizzato da Kant solamente in epoca tarda nel periodo attestato<br />
posteriore al maggio 1797. Il termine deriva dal verbo latino aspicio, che significa guardare, rivolgere lo<br />
sguardo. In questo contesto dunque è il modo <strong><strong>dell</strong>a</strong> rappresentazione del soggetto che determina ciò verso<br />
cui possiamo rivolgere lo sguardo. Non è un caso che la funzione dinamica <strong>dell</strong>o spazio kantiano risponda<br />
perfettamente e con flessibilità all’esigenza di rendere pensabile ciò che è internamente riguardabile,<br />
intuibile.<br />
39<br />
Opus postumum, KGS XXII, p. 42.<br />
40<br />
I. Kant, Handschriftlicher Nachlass, n° 6344, in KGS XVIII, pp. 668-670.<br />
41<br />
Opus postumum, KGS XXII, p. 20.<br />
22
elazione” <strong><strong>dell</strong>a</strong> co<strong>scienza</strong> 42<br />
alle forme pure <strong>dell</strong>’intuizione <strong>dell</strong>o spazio e del tempo che<br />
queste ultime sono in grado di fondare giudizi sintetici a priori, cioè è grazie ad<br />
un’attività sintetica che opera sulla sensibilità da cui riceve un materiale (Stoff):<br />
Bestimmungen a priori in Raum und Zeit fuhren notwendig zu der Aufgabe der<br />
transzendental Philosophie: Wie sind synthetische Erkenntnis a priori möglich und die Losung<br />
dieser Aufgabe fuhrt endlich zum Übergange von den metaphysischen Anfangsgründe der<br />
Naturwissenschaft zur Physik. Die Lösung dieser Aufgabe beruht auf dem Satz dass Raumes<br />
und Zeitobjekte nur als Erscheinungen nicht als dinge an sich d.i. dass sie im Verhältnis zu dem<br />
Sinne des Subjekts nicht abgezogen von diesem Verhältnis und unabhängig von ihm<br />
synthetische Sätze a priori liefern können. 43<br />
A partire da queste affermazioni, la posizione kantiana riguardo agli oggetti del<br />
senso esterno, prevede che questi, come molteplice nell’intuizione determinabile solo<br />
attraverso le sue relazioni nello spazio e nel tempo, stiano a priori sotto principi <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
rappresentazione degli oggetti come fenomeni. A questi ultimi si contrappone un altro<br />
modo necessario di rappresentazione nell’idea, quello <strong><strong>dell</strong>a</strong> cosa in sé, dove “cosa in sé”<br />
non significa (bedeutet) un altro oggetto, ma solamente un altro punto di vista, quello<br />
negativo, da cui è trattato lo stesso e medesimo oggetto.<br />
La cosa in sé, dunque, corrisponde al principio <strong>dell</strong>’idealità degli oggetti del<br />
senso esterno come fenomeni e “solo trattati da questo punto di vista possono trovare un<br />
loro statuto i principi sintetici a priori”. 44 In virtù <strong>dell</strong>’autonomia del soggetto che può<br />
anche porre se stesso come un Gegenstand = X, il principio <strong>dell</strong>’unità del molteplice è<br />
contenuto nel soggetto che si autodetermina, ovvero questa unità si ritrova nell’alveo di<br />
una perfetta corrispondenza e identità di soggetto e oggetto, che, sebbene dispieghi il<br />
regno <strong><strong>dell</strong>a</strong> libertà, però non comporta alcuna conoscenza. Infatti, l’io può conoscere se<br />
stesso solo conoscendo altre cose, 45<br />
ovvero passando per l’esperienza <strong>dell</strong>’oggetto nel<br />
fenomeno che gli è dato secondo le pure forme <strong>dell</strong>’intuizione di spazio e tempo e che<br />
può essere conosciuto grazie allo schematismo <strong>dell</strong>’immaginazione.<br />
42 Il porsi in relazione del soggetto è il Faktum der Vernunft cioè la libertà, non conoscibile eppure<br />
determinabile solo dalla ragione pura pratica come in rapporto di fondamento-conseguenza con la legge<br />
morale. Con questo tipo di analisi è possibile legare le pagine <strong><strong>dell</strong>a</strong> Deduzione trascendentale in cui Kant<br />
parla del “paradosso del tempo” con la Critica <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione pratica, ovvero considerando il paradosso<br />
del tempo come la possibilità di porsi in un doppio rispetto da parte <strong><strong>dell</strong>a</strong> co<strong>scienza</strong> secondo lo schema di<br />
causa. Se, infatti, l’oggetto nel fenomeno è positivamente determinabile, d’altra parte il soggetto nel<br />
noumeno, che si autodetermina, lo è solo negativamente, in quanto “inizio” (Anfang) originario di<br />
un’attività spontanea, ma ulteriormente non determinabile in senso conoscitivo, e in quanto “grenzenlos”,<br />
nello svolgersi <strong><strong>dell</strong>a</strong> sua attività sintetica sempre identica a se stessa.<br />
43 Opus postumum, KGS XXII, p. 45.<br />
44 Opus postumum, XXII, p. 42.<br />
45 Cfr. M. Capozzi, L’io e la conoscenza di sé in Kant, in E. Canone (ed.), Per una storia del concetto di<br />
mente, vol. II, Olschki, Firenze 2007, pp. 267-326<br />
23
Nel particolare contesto del Passaggio dai principi metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
<strong>natura</strong> alla fisica compare esplicitamente una riconduzione <strong>dell</strong>o spazio e del tempo<br />
alla spontaneità e, dunque, essi sono il prodotto di una posizione (Setzung) e di un<br />
actus, 46 senza che Kant cada in una posizione idealista, ma mantenendo la stretta<br />
distinzione fra noumeno e fenomeno e parallelamente l’idealismo trascendentale e il<br />
realismo empirico. La produzione da parte <strong><strong>dell</strong>a</strong> spontaneità di una forma<br />
<strong>dell</strong>’intuizione, non <strong>dell</strong>’universale, ma degli unici (Einzelnen) <strong>dell</strong>o spazio e del tempo,<br />
fornisce il formale <strong><strong>dell</strong>a</strong> composizione (Zusammensetzung) come coordinazione e<br />
subordinazione e, dunque, come prima determinazione dei rapporti tra le parti di queste<br />
intuizioni, cioè tra il molteplice che in tal modo ha in sé la tendenza (Tendenz) ad essere<br />
ordinato come un sistema di percezioni. 47<br />
La tesi che qui viene presentata richiama alla mente quella <strong>dell</strong>’“acquisizione<br />
originaria” <strong>dell</strong>e forme pure <strong>dell</strong>’intuizione, proposta da M. Oberhausen, secondo cui è<br />
necessario ricostruire la genesi degli elementi a priori <strong>dell</strong>e facoltà conoscitive<br />
48<br />
all’interno del processo di sintesi costitutivo del soggetto.<br />
È necessario puntualizzare che questo aspetto del criticismo affonda <strong>dell</strong>e radici<br />
profonde che risalgono alla Dissertazione del 1770, in cui Kant pose esplicitamente il<br />
problema <strong>dell</strong>’origine <strong>dell</strong>e nostre facoltà conoscitive e <strong><strong>dell</strong>a</strong> loro distinzione in facultas<br />
sensibilis e intellectualis. Proprio in questa sede, per la prima volta, Kant si espose<br />
nell’attribuire uno specifico carattere allo spazio e al tempo rispetto alla tradizione<br />
49<br />
inglese (Locke, Berkeley e Newton) e a quella <strong><strong>dell</strong>a</strong> metafisica tedesca (Leibniz,<br />
Baumgarten e Wolff). 50<br />
46 Cfr. R. Daval, La metaphysique de Kant, pp. 291-292.<br />
47 Cfr. Opus postumum, KGS XXII, p. 42. Questo aspetto non smentisce affatto le posizioni di Kant <strong>nella</strong><br />
Critica <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione pura, ma mira ad approfondire un punto teorico <strong>dell</strong>’edizione del 1787 e che però<br />
nel contesto del Passaggio dai principi metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> alla fisica assume<br />
un’importanza capitale: è solo spiegando che cosa significhi guardare dal punto di vista <strong>dell</strong>’unità<br />
collettiva il complesso <strong>dell</strong>e percezioni in una esperienza, che secondo Kant è possibile la fondazione<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica.<br />
48 M. Oberhausen, Das neue A priori. Kants Lehre von einer „ursprünglichen Erwerbung“ apriorischer<br />
Vorstellungen, Stuttgart-Bad Cannstatt 1997, pp. 136-164.<br />
49 Su David Hume vale un discorso diverso. Su questo si veda H. E. Allison, Custom and Reason in<br />
Hume, Oxford 2008. Di particolare interesse risulta il capitolo Hume’s Theory of Space and Time, pp. 28-<br />
63, in cui Allison analizza la concezione di Hume <strong>dell</strong>o spazio e del tempo come ordini o modi di<br />
apparire. Allison discute la profonda tensione tra questa visione e il principio copia (copy principle), e lo<br />
mette a confronto con la concezione kantiana <strong>dell</strong>o spazio e del tempo come “forme <strong>dell</strong>e apparenze”.<br />
Sebbene la concezione di Hume <strong>dell</strong>’infinita divisibilità <strong>dell</strong>o spazio e del tempo sia uno dei temi più<br />
criticati da Kant, secondo Allison la teoria relazionale <strong>dell</strong>o spazio di Hume sarebbe molto vicina a quella<br />
di Leibniz e fonte di ispirazione per la teoria kantiana.<br />
50 Cfr. G. Martin (1955), pp. 1-41.<br />
24
Spazio e tempo sono qui esplicitamente definiti in quanto intuizioni e la loro<br />
trattazione, sebbene con notevoli modifiche evidentemente apportate, richiama alla<br />
mente quella presente nell’Estetica trascendentale <strong><strong>dell</strong>a</strong> Critica <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione pura. Vi è<br />
un passo in particolar modo collocato al termine <strong><strong>dell</strong>a</strong> trattazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> De mundi<br />
sensibilis (sezione III) in cui si può apprezzare la radice del problema che sarà presente<br />
<strong>nella</strong> mente di Kant fino al Passaggio dai principi metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong><br />
alla fisica:<br />
Ambedue i concetti, nondimeno, sono senza dubbio acquisiti, non in quanto astratti<br />
dalla sensazione degli oggetti (poiché la sensazione ci dà la materia, non la forma <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
conoscenza umana), ma dall’attività stessa <strong><strong>dell</strong>a</strong> mente che coordina le sue sensazioni secondo<br />
leggi permanenti, come tipo (typus) immutabile e perciò conoscibile intuitivamente. Le<br />
sensazioni infatti risvegliano questo atto <strong><strong>dell</strong>a</strong> mente, e non producono l’intuizione, e qui non<br />
c’è altro di innato che la legge <strong>dell</strong>’animo, secondo la quale esso riunisce in un determinato<br />
modo le sue sensazioni dipendentemente dalla presenza <strong>dell</strong>’oggetto. 51<br />
Oltre ad essere questa una <strong>dell</strong>e pochissime formulazioni che Kant fornisce<br />
<strong>dell</strong>’origine <strong><strong>dell</strong>a</strong> nostra intuizione dall’attività <strong><strong>dell</strong>a</strong> spontaneità, essa comprende anche<br />
il germe <strong><strong>dell</strong>a</strong> fondazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> possibilità di conoscere l’oggetto nel fenomeno sulla<br />
base <strong>dell</strong>’idealismo trascendentale e <strong><strong>dell</strong>a</strong> deduzione trascendentale.<br />
Si comprende come la dipendenza <strong>dell</strong>o spazio e del tempo dagli atti <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
spontaneità possa essere duplice, in quanto vi è un doppio modo (respectus) con cui si<br />
può riguardare il soggetto e con cui questo si rende oggetto a se stesso.<br />
Nel passo seguente si può apprezzare questo doppio modo di essere affetto dal<br />
soggetto, che origina due diverse connotazioni <strong>dell</strong>o spazio e del tempo, per rispondere<br />
ad altrettanti obiettivi, quello <strong><strong>dell</strong>a</strong> fondazione <strong>dell</strong>’oggetto <strong>dell</strong>’esperienza in generale e<br />
di quello <strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica: 52<br />
Die Setzung und Wahrnehmung die Spontaneität und Rezeptivität das objektive u.<br />
subjektive Verhältnis sind zugleich weil sie identisch sind der Zeit nach als Erscheinungen wie<br />
das Subjekt affiziert wird also a priori in demselben Actus gegeben werden und zur Erfahrung<br />
fortschreitend sind als einem System der Wahrnehmungen. — Doch auf zweierlei Art, für die<br />
Physik als einem Gedankensystem und Theorie für den Gegenstand möglicher Erfahrung (oder<br />
die Möglichkeit der Erfahrung überhaupt) 2) für Gegenstände die allein in der Erfahrung und<br />
durch dieselbe können gegeben werden heteronomisch oder autonomisch. 53<br />
51<br />
I. Kant, De mundi sensibilis atque intelligibilis forma et principiis, (Forma et principiis); trad. it.,<br />
Forma e principi del mondo sensibile e del mondo intellegibile, a cura di A. Lamacchia, Milano 1995, p.<br />
117.<br />
52<br />
Per la definizione di oggetto in generale, cfr. infra, Capitolo I.<br />
53<br />
Opus postumum, KGS XXII, p. 466.<br />
25
Mediante il filo conduttore del rapporto tra spazio, tempo e sintesi analizzato in<br />
più luoghi <strong><strong>dell</strong>a</strong> produzione kantiana può essere scoperta una più esplicita definizione<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> Zusammensetzung trattata <strong>nella</strong> Critica <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione pura. Questo atto fondante<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> spontaneità, quello del zusammensetzen, pone insieme, cioè collega secondo certe<br />
relazioni, le intuizioni del senso interno ed esterno con la co<strong>scienza</strong>, le riferisce a<br />
quest’ultima, così che lo spazio e il tempo sono solamente forme <strong><strong>dell</strong>a</strong> composizione del<br />
molteplice <strong>dell</strong>’intuizione pura, in grado di porre molteplici rappresentazioni neben und<br />
nach einander (iuxta vel post se invicem positorum).<br />
Come si evince dall’analisi <strong>dell</strong>e pagine <strong><strong>dell</strong>a</strong> Critica <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione pura, la<br />
sintesi <strong><strong>dell</strong>a</strong> Zusammensetzung consiste nell’unità oggettiva 54 di una sintesi <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
composizione preceduta da quella <strong><strong>dell</strong>a</strong> Zusammenstellung, ovvero la sintesi soggettiva<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> composizione, secondo coordinazione e subordinazione. Lo spazio e il tempo sono<br />
rese forme a priori e principi soggettivi <strong><strong>dell</strong>a</strong> composizione (coordinationis et<br />
subordinationis) <strong>dell</strong>’unità <strong>dell</strong>e percezioni che appartengono all’unità<br />
<strong>dell</strong>’esperienza. 55 L’unità <strong>dell</strong>’esperienza ha un elemento in sé di asintoticità e di<br />
tendenza alla totalità che trova fondamento nel suo contraltare, nel costituirsi a totalità<br />
asintotica e sintetica del soggetto come ciò che contiene il tutto indeterminato<br />
<strong>dell</strong>’intuizione. 56<br />
Si comprende, quindi, come nell’Opus postumum Kant abbia voluto esprimere<br />
l’esigenza di approfondire il cardine <strong>dell</strong>’idealità <strong>dell</strong>o spazio e del tempo (in quanto<br />
cardine <strong><strong>dell</strong>a</strong> filosofia trascendentale stessa assieme al Faktum der Vernunft, la<br />
57<br />
libertà), arrivando a definirli rispettivamente Intussuszeption ed Extraposition, ovvero<br />
come Handlungen <strong><strong>dell</strong>a</strong> spontaneità ad essa riferite e da essa orientate all’esperienza: 58<br />
54 KrV, B201.<br />
55 Cfr. Opus postumum, XXII, p. 45.<br />
56 Cfr. Opus postumum, XXII, p. 69.<br />
57 E’ chiaro che ci si trova di fronte ad una chiara fondazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> nuova e purificata metafisica inscritta<br />
nel sistema <strong><strong>dell</strong>a</strong> filosofia trascendentale, in particolare alla tesi sull’idealità <strong>dell</strong>o spazio e del tempo, e<br />
questo risulta evidente dalle parole <strong>dell</strong>o stesso Kant in Loses Blatt, KGS XVIII, (1797), p. 669: “Es giebt<br />
2 Cardinal Prinzipien der ganzen Metaphysik: die Idealität des Raums und der Zeit und die Realität des<br />
Freiheitsbegriffs. Räumt man die erstere nicht ein, so giebt es keine synthetische Sätze a priori für das<br />
theoretische Erkenntnis; ist das zweite nicht, so giebt es keine solche unbedingt praktische, d. i. keine<br />
Pflichtgesetze”.<br />
58 Le espressioni “Intussusception” ed “extraposition” possiedono due prefissi che chiaramente sono<br />
basati sull’io che si orienta e viene affetto, nel caso <strong>dell</strong>o spazio, all’interno, e che, nel caso del tempo, si<br />
proietta all’esterno. E’ evidente l’influenza esercitata dalla metafisica di Baumgarten su questo doppio<br />
modo, interno ed esterno, di poter pensare la determinazione del respectus e la regola <strong>dell</strong>’ordine tra le<br />
parti in relazione tra loro. Cfr. infra §1.4.<br />
26
Die Intussuszeption u. Extraposition. Von welcher von beiden geht man aus? Die erste<br />
ist Raum die zweite die Zeit so doch dass die innere Komposition des Mannigfaltigen der<br />
Anschauung vorhergeht oder vielmehr die eine mit der andern in wechselseitigem Verhältnis<br />
steht. Was ihre Komposition wechselseitig in Einer Anschauung bestimmt ist der Verstand in so<br />
fern er den Sinn überhaupt affiziert und das Sinnenobjekt als Erscheinung darstellt. Das<br />
darstellende innere Prinzip ist = X, wodurch das Ding sich selbst macht. 59<br />
In questo modo nel processo di composizione (Zusammensetzung) lo spazio e il<br />
tempo sono forme intese come concetti di relazione (Verhältnis Begriffe) 60<br />
nel soggetto.<br />
Quest’ultima definizione risulta molto problematica, perché sembra negare lo statuto di<br />
intuizioni <strong>dell</strong>o spazio e del tempo. Tuttavia, se si considera la funzione relazionale tra<br />
le parti e il tutto che essi rendono possibili, si chiarisce meglio il senso <strong>dell</strong>’espressione<br />
utilizzata da Kant. Infatti, l’ulteriore passaggio che compie la co<strong>scienza</strong>, distinta grazie<br />
alla sua attività <strong><strong>dell</strong>a</strong> Zusammenstellung dallo spazio e dal tempo, è quello di porre tra le<br />
parti <strong>dell</strong>o spazio e del tempo un rapporto di coordinazione (coordinatio) e<br />
subordinazione (subordinatio), mantenendosi distinta da esse e rendendosi<br />
autocosciente.<br />
A partire dall’analisi che svolge P. Schulthess in Relation und Funktion, si può<br />
mostrare come queste determinazioni <strong>dell</strong>e parti <strong>dell</strong>o spazio e del tempo siano<br />
pertinenti all’attività <strong><strong>dell</strong>a</strong> sintesi intellettuale e, dunque, ancora alla sfera <strong>dell</strong>e funzioni<br />
logiche nei giudizi, applicate però alle forme <strong>dell</strong>’intuizione, che dunque sono<br />
61<br />
rappresentate come oggetti. In primo luogo, la sintesi intellettuale (synthesis<br />
intellectualis) diventa così Zusammenstellung, cioè incarna la funzione di determinare i<br />
rapporti fra le parti <strong>dell</strong>e intuizioni. In secondo luogo, come lo stesso Kant precisa <strong>nella</strong><br />
Critica <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione pura, la Zusammenstellung conosce un momento superiore di<br />
unità sintetica che risiede <strong>nella</strong> Zusammensetzung, che come attività di composizione<br />
(compositio) costituisce la sintesi <strong>dell</strong>’omogeneo <strong><strong>dell</strong>a</strong> Verbindung, cioè la funzione<br />
<strong>dell</strong>’attività sintetica che è alla base <strong><strong>dell</strong>a</strong> costituzione di tutti i principi <strong>dell</strong>’intelletto<br />
puro. 62<br />
Lo spazio e il tempo sono il formale <strong><strong>dell</strong>a</strong> coordinazione e questo non significa<br />
altro che le parti <strong>dell</strong>o spazio e del tempo sono rappresentate dalla co<strong>scienza</strong><br />
63<br />
immediatamente in rapporto al tutto, secondo la forma. Questa conclusione è di facile<br />
59<br />
Opus postumum, KGS XXII, p. 69.<br />
60<br />
Cfr. Opus postumum, KGS XXII, p. 70.<br />
61<br />
Cfr. Schulthess (1981), pp. 106;112; 194.<br />
62<br />
KrV A162/B201.<br />
63<br />
Come si vedrà questo è uno dei presupposti per fondare il punto di vista <strong>dell</strong>’unità collettiva<br />
<strong>dell</strong>’esperienza unito a quella distributiva in vista <strong>dell</strong>’Übergang e <strong><strong>dell</strong>a</strong> prova <strong>dell</strong>’esistenza <strong>dell</strong>’etere.<br />
27
comprensione non appena si ricorda che per Kant lo spazio e il tempo sono intuizioni,<br />
cioè rappresentazioni immediate e singolari.<br />
Già nel 1770 Kant aveva legato indissolubilmente, sulla base <strong><strong>dell</strong>a</strong> Metaphysica<br />
di Baumgarten, la coordinazione (coordinatio) e la composizione (compositio) ai<br />
concetti di spazio e di tempo, connotandoli come rappresentazioni singolari, intuizioni.<br />
Questo emerge dal passo seguente, in cui lo spazio:<br />
[…] è qualcosa di soggettivo e ideale, che deriva dalla <strong>natura</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> mente secondo una<br />
legge stabile, come uno schema destinato a coordinare tutte, assolutamente, le sensazioni<br />
esterne. 64<br />
E ancora più avanti si legge nel Corollario:<br />
Ecco dunque i due principi <strong><strong>dell</strong>a</strong> conoscenza sensitiva che non sono concetti generali,<br />
come nelle conoscenze intellettive, ma intuizioni singolari e tuttavia pure. 65<br />
Considerando i passi successivi compiuti <strong>nella</strong> Critica <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione pura, con<br />
più precisione lo spazio e il tempo devono essere pensati come due relazioni al soggetto<br />
quanto al molteplice, che, come rappresentazioni, è contenuto nell’intuizione sensibile.<br />
Le due forme sensibili contengono un molteplice perché sono intuizioni sensibili,<br />
rappresentazioni immediate che accolgono un molteplice rappresentato come loro parti,<br />
ma ancora da determinare: essi contengono il determinabile (determinabilis) in<br />
generale. 66<br />
Lo scarto tra le pagine <strong><strong>dell</strong>a</strong> dissertazione del 1770 e quelle successive <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
Critica <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione pura risiede <strong>nella</strong> seconda caratteristica fondamentale <strong>dell</strong>o spazio<br />
e del tempo pensati come forme <strong>dell</strong>’intuizione e intuizioni formali insieme. E questo<br />
scarto non si sarebbe potuto dare senza la deduzione trascendentale <strong>dell</strong>e categorie e la<br />
definizione <strong>dell</strong>’attività sintetica <strong>dell</strong>’io. Lo spazio e il tempo <strong><strong>dell</strong>a</strong> Critica <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione<br />
pura non sono concetti <strong>nella</strong> misura in cui il loro contenuto, le loro parti in rapporto tra<br />
loro non lo sono ancora, ma possono e devono diventarlo in vista <strong>dell</strong>’esperienza<br />
conoscitiva, attraverso l’attività sintetica <strong><strong>dell</strong>a</strong> spontaneità che le pone in specifiche<br />
relazioni con la co<strong>scienza</strong>, secondo la sintesi <strong>dell</strong>’intelletto e la sintesi<br />
<strong>dell</strong>’immaginazione.<br />
64 Forma et principiis, p. 109. Cfr., pp. 77; 87;101 nota.<br />
65 Forma et principiis, p. 113.<br />
66 Cfr. Opus postumum, KGS XXII, pp. 44-46.<br />
28
Dunque, l’aspetto anticipatore <strong>nella</strong> teoria <strong><strong>dell</strong>a</strong> conoscenza kantiana, spesso<br />
enfatizzato dagli interpreti <strong>dell</strong>’Opus postumum, non riguarda solamente l’esperienza<br />
quanto al materiale (quoad materiale), piuttosto anche e soprattutto quanto al formale,<br />
che veniva presentato già <strong>nella</strong> prima Critica <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione pura e <strong>nella</strong> Critica <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
facoltà del giudizio, come possibile grazie all’idealismo trascendentale. Per chiarire<br />
questo punto è utile confrontarsi con le stesse affermazioni di Kant:<br />
Raum und Zeit sind Anschauungen mit der dynamischen Funktion ein Mannigfaltiges<br />
der Anschauung als Erscheinung zu setzen (dabile) also auch ein aspectabile als Erscheinung<br />
welches vor aller Apprehensionsvorstellung (Wahrnehmung als empirischer Vorstellung mit<br />
Bewussten) vorhergehet und a priori synthetisch nach einem Prinzip als durchgängig<br />
bestimmend gedacht wird (intuitus quem sequitur conceptus) in welchem das Subjekt in der<br />
kollektiven Einheit des Mannigfaltigen der Anschauung sich selbst setzt. 67<br />
Si nota immediatamente che lo spazio e il tempo rendono possibile l’esperienza<br />
conoscitiva come processo sintetico a priori con una funzione “dinamica”, in quanto<br />
creano un orizzonte unico e collettivo di riferibilità (come aspectabile) <strong>dell</strong>e<br />
rappresentazioni all’unità <strong><strong>dell</strong>a</strong> co<strong>scienza</strong>, rendono cioè possibile collocare secondo una<br />
posizione (Stelle), completamente determinata, l’oggetto nel fenomeno.<br />
Per valutare questo ruolo <strong>dell</strong>’intuizione si deve tenere pressente la differenza tra<br />
la <strong>natura</strong> del concetto e quella <strong>dell</strong>’intuizione.<br />
Il primo atto <strong><strong>dell</strong>a</strong> facoltà rappresentativa (facultas repraesentativa) è la<br />
rappresentazione di se stesso (apperceptio) attraverso cui il soggetto si rende oggetto<br />
(apprehensio simplex) e la sua rappresentazione è intuizione, ma non ancora concetto,<br />
ovvero è rappresentazione singolare (repraesentatio singularis) e non è ancora quella di<br />
una nota, cioè rappresentazione comune a molti (repraesentatio pluribus communis). Il<br />
concetto, di contro all’intuizione, è, infatti, una rappresentazione che vale in generale e<br />
universalmente e che si può incontrare in molti, al contrario <strong>dell</strong>’unicum intuitivo. 68<br />
Così lo spazio e il tempo non sono altro che relazioni quantitative e di<br />
riferimento <strong>dell</strong>’oggetto all’intuizione pura. Essi contengono principi a priori <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
composizione (Zusammenstellung) <strong>dell</strong>e loro parti come “iuxta et post se invicem<br />
positorum”, cioè del neben und nach einander seyn, solamente secondo il formale, in<br />
quanto il materiale (Stoff) è qualcosa che deve essere “aspettato” per essere determinato.<br />
67 Opus postumum, KGS XXII p. 44.<br />
68 Si ricordi inoltre che mentre le forme pure <strong>dell</strong>o spazio e del tempo sono date, mentre l’ordine <strong>dell</strong>e<br />
loro parti è fatto, i concetti sono tutti fatti grazie agli atti <strong>dell</strong>’intelletto <strong>dell</strong>’astrazione, comparazione e<br />
riflessione.<br />
29
Ma alla luce di ciò, è legittimo chiedersi come possa essere interpretato il<br />
passaggio di una lettera a Rehberg, 69<br />
in cui Kant afferma che lo spazio e il tempo come<br />
intuizioni formali forniscono la prova <strong><strong>dell</strong>a</strong> realtà degli oggetti esterni. Come si legge<br />
<strong>nella</strong> Rechtslehre, lo spazio, il tempo e l’esser posto o localizzato (positus), sono la<br />
triade che rende possibile la rappresentazione <strong>dell</strong>’oggetto esterno da un punto di vista<br />
empirico:<br />
L’espressione “un oggetto è fuori di me” può però significare o che esso è da me (dal<br />
soggetto) distinto, oppure anche che è un oggetto che si trova in un altro luogo (positus), nello<br />
spazio o nel tempo. 70<br />
Nella metà degli anni ’90 Kant ritiene, dunque, che la determinazione<br />
<strong>dell</strong>’intuizione empirica debba rispondere a priori a queste tre forme (spazio, tempo,<br />
positus), attraverso cui il soggetto si pensa in connessione con l’oggetto, mentre, da un<br />
punto di vista intelligibile, quello che Kant definisce “l’oggetto fuori di me” non sia<br />
altro che il frutto di una Unterscheidung posta dal soggetto, ovvero il soggetto pensa il<br />
soggetto e l’oggetto come distinti. 71<br />
Lo spazio e il tempo, peró, come intuizioni formali, in quanto sono frutto<br />
<strong>dell</strong>’attività del soggetto intuente, sono anche condizioni di possibilità <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
composizione oggettiva (Bedingungen der Zusammensetzung) <strong><strong>dell</strong>a</strong> sintesi<br />
<strong>dell</strong>’intelletto. La doppia <strong>natura</strong> <strong>dell</strong>o spazio e del tempo come forme <strong>dell</strong>’intuizione e<br />
intuizioni formali li rende in grado di essere sia forma determinante il molteplice<br />
<strong>dell</strong>’intuizione, sia unità indeterminata e dunque determinabili. Del resto, come si<br />
evince dal passo seguente, lo spazio e il tempo possono essere rappresentati come<br />
72<br />
grandezze infinite, proprio in virtù <strong><strong>dell</strong>a</strong> loro idealità, che permette la determinabilità<br />
infinita <strong>dell</strong>e loro parti:<br />
Ein Quantum, gegen welches jedes andere angebliche (dabile) nur als ein Teil eines<br />
noch größeren Quanti gedacht werden kann, ist unendlich. Das Quantum aber, was in<br />
Vergleichung mit jedem anderen assignabelen Quanto nur als ein Teil betrachtet werden kann,<br />
ist unendlich klein. Dass sich alle ausgedehnte Wesen in der Welt in einen Wassertropfen oder<br />
ins unendliche noch kleineren Raum bringen lassen, beweiset die Idealität des Raums, wenn<br />
alles immer als relativ, niemals absolut gros oder klein betrachtet wird. 73<br />
69 I. Kant, Briefwechsel, KGS XI, p. 210.<br />
70 I. Kant, Primi principi metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong> dottrina del diritto, p. 79; KGS VI, p. 245.<br />
71 L’origine di questo terzo elemento si rinviene <strong>nella</strong> definizione di oggetto in generale, laddove un<br />
qualcosa deve essere collocato nello spazio e nel tempo.<br />
72 Cfr. Opus postumum, KGS XXII, pp. 42; 46.<br />
73 Loses Blatt, KGS XVIII, p. 669. Questo brano, spesso tenuto in considerazione dalla scuola di B.<br />
Falkenburg, ha numerose implicazioni sulla compatibilità <strong><strong>dell</strong>a</strong> concezione kantiana <strong>dell</strong>o spazio con<br />
30
Se lo spazio è dunque da trattarsi sempre tutto come una grandezza relativa, oltre<br />
ad approfondire le tesi presentate nell’Estetica trascendentale, Kant si propone<br />
nell’ultima fase <strong><strong>dell</strong>a</strong> sua produzione di fondare il punto di vista <strong>dell</strong>’unità collettiva<br />
<strong>dell</strong>’esperienza sull’idealismo trascendentale, piú precisamente, sulla funzione dinamica<br />
sopra menzionata <strong>dell</strong>o spazio e del tempo, <strong>nella</strong> misura in cui afferma:<br />
Dass Raum und Zeit in dem Mannigfaltigen was diese Vorstellungen enthalten (denn<br />
sie sind nicht apprehensibele Dinge, sondern nichts als Vorstellungen selbst) in zweierlei<br />
Verhältnissen zum Subjekt gedacht werden müssen: Erstlich in so fern sie Anschauungen und<br />
zwar sinnliche sind Zweitens wie das Mannigfaltige derselben überhaupt synthetische Sätze a<br />
priori möglich macht und so ein Prinzip synthetischer Sätze a priori hiermit aber auch eine<br />
Transzendentalphilosophie begründet welche notwendige Wissenschaft ohne das nicht statt<br />
haben würde. 74<br />
Questo è il fondamento <strong><strong>dell</strong>a</strong> filosofia trascendentale e dunque <strong><strong>dell</strong>a</strong> domanda<br />
critica di come siano possibili giudizi sintetici a priori. Solamente in questo modo si<br />
può spiegare perché Kant ritorni fino all’ultimo sulla domanda “Come sono possibili<br />
giudizi sintetici a priori?”, rispondendo che lo sono attraverso un atto originario e<br />
spontaneo <strong><strong>dell</strong>a</strong> rappresentazione degli oggetti nello spazio e nel tempo in base a<br />
rapporti di coesistenza e successione, sia dal punto di vista di una relazione al soggetto<br />
sia di una relazione del soggetto a se stesso, in quanto oggetto nel fenomeno, seguendo<br />
un principio formale <strong><strong>dell</strong>a</strong> congiunzione (Verbindung).<br />
La conseguenza che Kant trae da questa argomentazione è che le forme a priori<br />
<strong>dell</strong>’intuizione non sono solamente lo spazio e il tempo, ma anche il risultato <strong>dell</strong>’ordine<br />
(Stelle) dato <strong>nella</strong> forma <strong>dell</strong>’intuizione del neben und nach einander seyn in rapporto<br />
alla determinazione del tempo (Zeitbestimmung):<br />
Spatium, tempus, positus sind nicht Objekte der Anschauung sondern selbst<br />
Anschauungsformen die a priori synthetisch aus dem Erkenntnisvermögen hervorgehen 75<br />
.<br />
Ma che cosa significa allora che queste forme <strong>dell</strong>’intuizione discendono<br />
sinteticamente a priori dalla facoltà conoscitiva? Di questo si occupa il prossimo<br />
paragrafo, cercando di gettare luce sulla questione che concerne la possibilità per la<br />
quella <strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica quantistica. Su questo specifico punto, cfr. H. Pringe, Critique of the Quantum Power<br />
of Judgement, Berlin 2007.<br />
74<br />
Opus postumum, KGS XXII, p. 44.<br />
75<br />
Opus postumum, KGS XXII, p. 69.<br />
31
concezione kantiana <strong>dell</strong>o spazio di concepirne non solo la <strong>natura</strong> intuitiva, ma anche di<br />
poterlo pensare nel suo legame alla sfera concettuale.<br />
1.3 Intuizioni formali e il ruolo <strong>dell</strong>’unità <strong><strong>dell</strong>a</strong> sintesi<br />
A questo punto è necessario indicare da dove sorga la flessibilità <strong>dell</strong>o spazio e<br />
quali siano le conseguenze da trarre rispetto all’argomento principale di questo lavoro<br />
che indaga la <strong>natura</strong> del rapporto tra la metafisica, la matematica e la fisica. Ciò<br />
significa che è possibile determinare le relazioni del molteplice <strong>dell</strong>’intuizione in forme<br />
spazio-temporali flessibili, perché soggette alla spontanea attività sintetica <strong>dell</strong>’intelletto<br />
e, come si vedrà nel prossimo capitolo, alla diversa combinazione e applicazione <strong>dell</strong>e<br />
funzioni algebriche sullo spazio geometrico.<br />
Le pagine <strong>dell</strong>’Opus postumum, che riguardano “una forma <strong>dell</strong>’intuizione”,<br />
quella di Stelle o positus, oltre allo spazio e al tempo, sono da ascriversi alla particolare<br />
concezione <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia e <strong>dell</strong>e sue forze motrici. L’uso da parte di Kant del termine<br />
positus è confermato in un cospicuo numero di luoghi <strong><strong>dell</strong>a</strong> sua produzione. Con molta<br />
probabilità il termine è stato mutuato dalla metafisica di Baumgarten.<br />
Proprio <strong><strong>dell</strong>a</strong> metafisica di quest’ultimo Kant si serviva per tenere le sue lezioni.<br />
Nelle pagine <strong><strong>dell</strong>a</strong> Metaphysica di Baumgarten, precisamente <strong>nella</strong> sezione che riguarda<br />
l’ontologia, si legge:<br />
Respectus entis ex coniunctione eius cum aliis determinatus est positus (Stelle). Ubi<br />
ergo positus, ibi leges. 76<br />
La relazione di un ente determinata dalla sua congiunzione ad un altro è positus,<br />
cioè è una localizzazione posta secondo una regola, in quanto dovunque vi sia una<br />
determinazione, secondo Baumgarten, c’è una legge. Inoltre, se questo ordine implica<br />
una o più relazioni (Verhältnisse), allora si ha un ordine composto (Zusammengesetzte<br />
Ordnung), 77<br />
che risponde alle determinazioni di interno ed esterno:<br />
DETERMINATIONES possibilis aut sunt in eo repraesentabiles, etiamsi nondum<br />
spectetur in nexu, ABSOLUTAE, aut tunc demum, quando spectatur in nexu, §. 10,<br />
RESPECTIVAE (assumptivae). Determinationes possibilium respectivae sunt RESPECTUS<br />
(habitudines, τα προς τι, relationes latius dictae, vel ad extra, vel ad intra). Respectus<br />
possibilium in iisdeni in se spectatis non repraesentabiles sunt RELATIONES (strictius dictae,<br />
76 A. G. Baumgarten, Metaphysica, Halle 1757; in KGS XIV, XV, XVII, §85.<br />
77 Cfr. Baumgarten, Metaphysica, §§ 37; 83-84.<br />
32
ad extra). Relationes possibilium sunt eorundem DETERMINATIONES EXTERNAE<br />
(relativae, ad extra, extrinsecae), reliquae omnes, INTERNAE. 78<br />
Baumgarten sostiene inoltre che l’ordine può essere composto laddove le regole<br />
che lo determinano siano molteplici:<br />
Ordinis si regula fuerit unica, SIMPLEX, si plures, ORDO COMPOSITUS vocatur. 79<br />
Nel caso del concetto di positus, Kant ha chiaramente ripreso un concetto <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
tradizione metafisica e lo ha trasposto sul piano <strong><strong>dell</strong>a</strong> filosofia trascendentale:<br />
Substantia composita non potest exsistere, nisi ut complexus substantiarum aliarum<br />
extra se invicem positarum, §. 232, 155, certoque modo compositarum, §. 226. Ergo non potest<br />
exsistere, nisi ut determinatio aliorum, §. 36, 38. Ergo est accidens, §. 191, et, si videtur per se<br />
subsistere, ipsique vis tribuitur, est phaenomenon substantiatum, §. 193, 201. 80<br />
Se l’ordine, di cui parla Baumgarten, è anche per Kant riferito a Stelle, ovvero al<br />
neben und nach einander seyn, può essere compreso facilmente che esso può seguire la<br />
regola del suo ordinamento e tale regola è fornita da un principio <strong><strong>dell</strong>a</strong> sintesi soggettiva<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> composizione (Zusammenstellung):<br />
Si multa iuxta vel post se invicemjpormntur, CONIUNGUNTUR. Coniunctio plurium<br />
vel est eadem, vel diversa, §. 10, 38. Si prior, est COORDINATIO, et eius identitas ORDO.<br />
Ordinis scientia olim erat MUSICA LATIUS DICTA. 81<br />
Non deve stupire perciò la straordinaria vicinanza <strong><strong>dell</strong>a</strong> definizione <strong>dell</strong>o spazio<br />
e del tempo di Baumgarten con quella di Kant. Nella Metaphysica, infatti, compaiono le<br />
seguenti definizioni che svelano l’importanza del legame tra essi e il concetto di ordine<br />
e di positus:<br />
Ordo simultaneorum extra se invicem positorum est SPATIUM, successivorum<br />
TEMPUS. 82<br />
Positis siinultaneis extra se, ponitur spatium. Posito spatio extra se invicem ponuntur<br />
simultanea. Positis successivis, ponitur tempus, et posito tempore ponuntur. 83<br />
78 Baumgarten, Metaphysica, §37.<br />
79 Baumgarten, Metaphysica, §88.<br />
80 Baumgarten, Metaphysica, §233.<br />
81 Baumgarten, Metaphysica, §78.<br />
82 Baumgarten, Metaphysica, §239.<br />
83 Baumgarten, Metaphysica, §240.<br />
33
Che le proprietà <strong>dell</strong>o spazio, rappresentato oggettivamente come intuizione<br />
formale, siano flessibili, dipende dalla regola <strong>dell</strong>’ordine: nel caso di uno spazio<br />
euclideo, ad esempio, questa regola può determinare le proprietà <strong><strong>dell</strong>a</strong> tridimensionalità<br />
in vista <strong><strong>dell</strong>a</strong> possibilità per il molteplice <strong>dell</strong>’intuizione di essere connesso alla<br />
co<strong>scienza</strong> empirica <strong>nella</strong> percezione. Allora la regola di quest’ordine, e quest’ordine<br />
stesso, forniscono il risultato di Gestalten e Reihen nelle tre dimensioni <strong>dell</strong>o spazio in<br />
vista <strong>dell</strong>’esperienza e come un che già dato a priori, di cui è infatti possibile una<br />
esposizione metafisica.<br />
La questione più rilevante riguarda, però, il caso in cui si cambiasse la regola<br />
che determina l’ordine <strong><strong>dell</strong>a</strong> sintesi soggettiva <strong><strong>dell</strong>a</strong> composizione (Zusammenstellung).<br />
Nel caso di una diversa determinazione <strong>dell</strong>’ordine <strong><strong>dell</strong>a</strong> relazione tra le parti e <strong>dell</strong>e<br />
proprietà <strong>dell</strong>o spazio e del tempo, vi sarebbe una diversa determinazione di Gestalten e<br />
Reihen, un numero diverso <strong>dell</strong>e dimensioni <strong>dell</strong>o spazio, più in generale, una diversa<br />
determinazione <strong>dell</strong>o spazio e del tempo come intuizioni formali. Questa è la condizione<br />
a partire dalla quale si può arrivare per Kant a concepire uno spazio a n dimensioni,<br />
senza dover rinunciare ad una fondazione <strong>dell</strong>e sue condizioni di possibilità a parte<br />
priori. 84<br />
L’argomentazione procede dall’assunto che, se spazio e tempo sono<br />
rappresentazioni singolari, non abbiamo a che fare con spazi e tempi, ma solo con lo<br />
spazio e il tempo. Dal fatto che abbiamo a che fare solamente con l’ordine di un neben<br />
und nach einander seyn <strong>dell</strong>e loro parti, Kant può arrivare alla conclusione che<br />
“Gestalten und Reihen die immer fortschreitend sind subjektiv in der<br />
85<br />
Zeitbestimmung”. Questo passo conferma che, sebbene Kant parli di una dimensione<br />
sempre spazio-temporale in cui si danno gli oggetti nel fenomeno, è pur sempre lasciata<br />
aperta la strada alla fondazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> possibilità <strong><strong>dell</strong>a</strong> costruzione di figure e serie<br />
infinite. Queste ultime, sebbene non si diano direttamente nel fenomeno, devono poter<br />
essere pensate dalla filosofia e poter essere costruite <strong>nella</strong> matematica, cioè devono<br />
poter essere esibite nell’intuizione a priori secondo la determinazione del tempo. Come<br />
si è messo in luce nel paragrafo precedente, c’è bisogno di un’attività sintetica unitaria<br />
di determinazione <strong>dell</strong>o spazio-tempo ed è indubbio che ciò avvenga in particolare con<br />
l’applicazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> quantità (Größe) come regola alle forme <strong>dell</strong>’intuizione, le quali<br />
diventano insieme alla co<strong>scienza</strong> oggetto di tale sintesi e contengono in se stessi un<br />
84<br />
Cfr. KrV, A25/B39.<br />
85<br />
I. Kant, Opus postumum, KGS XXII, p. 517.<br />
34
principio di unità, diventando rappresentabili come oggetti, ovvero diventando<br />
intuizioni formali.<br />
Non ci possono essere, infatti, spazio e tempo senza una Handlung che è la<br />
sintesi <strong>dell</strong>’aggregazione già introdotta nell’Estetica trascendentale.<br />
A questo punto si tratta di stabilire se la sintesi operata sulle forme<br />
<strong>dell</strong>’intuizione di spazio e di tempo, capace di renderle intuizioni formali, sia<br />
semplicemente la sintesi trascendentale <strong>dell</strong>’immaginazione. Si deve porre attenzione al<br />
fatto che la sintesi intellettuale vera e propria (synthesis intellectualis), come qualsiasi<br />
altra Verbindung <strong>dell</strong>’intelletto, è data insieme con le intuizioni formali, in modo che lo<br />
spazio e il tempo possono essere soggetti alla sintesi <strong>dell</strong>’aggregazione<br />
(Zusammenfassung), cioè ad una sintesi quantitativa.<br />
Tuttavia, dal momento che le categorie hanno un uso empirico e un significato<br />
trascendentale, se c’è un’applicazione di regole sulle intuizioni formali, queste seguono<br />
le funzioni logiche nei giudizi. Questo Kant lo stabilisce <strong>nella</strong> deduzione metafisica<br />
<strong>dell</strong>e categorie e in qualche modo lo prova <strong>nella</strong> deduzione trascendentale laddove<br />
spiega il paradosso del tempo. 86 In questa sede le categorie di unità e causa 87<br />
rispondenti rispettivamente alle funzioni logiche nei giudizi di quantità e relazione 88<br />
stanno a fondamento <strong><strong>dell</strong>a</strong> possibilità <strong><strong>dell</strong>a</strong> rappresentazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> co<strong>scienza</strong> come<br />
unitaria e <strong>dell</strong>’autoaffezione del soggetto che può essere riguardato sotto un doppio<br />
rispetto, quello fenomenico e quello noumenico, cioè quello <strong>dell</strong>’eteronomia e quello<br />
<strong>dell</strong>’autonomia. 89<br />
Nel primo caso il soggetto è sia affetto dal molteplice empirico<br />
<strong>dell</strong>’intuizione sia a sua volta causa di un’affezione del molteplice stesso, dando luogo<br />
alla possibilità <strong><strong>dell</strong>a</strong> percezione; nel secondo caso, quello del punto di vista<br />
<strong>dell</strong>’autonomia, il soggetto si pone come causa <strong>dell</strong>’affezione di se stesso, motivo<br />
fondamentale per pensarsi <strong>nella</strong> determinazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> sua volontà libera dal punto di<br />
vista pratico.<br />
Ma c’è un’ulteriore prova del fatto che siano anche le funzioni logiche nei<br />
giudizi a fondare la possibilità di rappresentare lo spazio e il tempo oggettivamente,<br />
sebbene essi debbano essere visti come qualcosa di già dato dalla regola <strong>dell</strong>’ordine<br />
secondo rapporti reciproci fra le parti. Tale prova risiede <strong>nella</strong> definizione del concetto<br />
di oggetto in generale. Nell’attività spontanea <strong><strong>dell</strong>a</strong> riflessione è già presente la<br />
86 KrV, B162 nota.<br />
87 KrV, B162-163.<br />
88 KrV, B143.<br />
89 Si ricordi la nota citata nel paragrafo precedente sulla cognitio primaria e secundaria che sono alla base<br />
di questa distinzione di autonomia e eteronomia del soggetto.<br />
35
condizione di possibilità <strong>dell</strong>o spazio e del tempo come forme <strong>dell</strong>’intuizione, l’una del<br />
senso esterno e l’altra del senso interno, in vista <strong><strong>dell</strong>a</strong> possibilità <strong>dell</strong>’esperienza in<br />
generale.<br />
Ciò significa non solo che non vi è oggetto conoscibile senza spazio e tempo<br />
come forme <strong>dell</strong>’intuizione, ma soprattutto che non può esserci fondamento per<br />
rappresentarsi l’oggetto in rapporti di spazio-temporali senza le categorie e che neanche<br />
la rappresentazione <strong>dell</strong>o spazio e del tempo come oggetti (intuizioni formali) può avere<br />
luogo senza un’attività sintetica <strong>dell</strong>’appercezione. 90<br />
La dimensione <strong>dell</strong>’oggetto in generale è comunque non ancora quella<br />
<strong>dell</strong>’esperienza fenomenica, sebbene sia in vista di essa. Pertanto, da un punto di vista<br />
metafisico, deve esserci una fondazione a priori <strong>dell</strong>o spazio e del tempo, grazie al<br />
principio <strong>dell</strong>’unità sintetica <strong>dell</strong>’appercezione, prima di qualsiasi sintesi<br />
<strong>dell</strong>’apprensione riferita ad un molteplice empirico dato nell’intuizione.<br />
Lo spazio come intuizione formale fornisce l’unità <strong><strong>dell</strong>a</strong> rappresentazione grazie<br />
alla previa sintesi <strong>dell</strong>’aggregazione (Zusammenfassung) del molteplice come quantum<br />
compiuta in una rappresentazione intuitiva. Ora, come Kant precisa in una nota <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
Critica <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione pura, lo spazio e il tempo come intuizioni formali forniscono<br />
l’unità <strong><strong>dell</strong>a</strong> rappresentazione, ma per poter essere dati per la prima volta come<br />
intuizioni presuppongono una sintesi <strong>dell</strong>’intelletto da cui discendono per la prima volta<br />
“tutti i concetti di spazio e tempo”:<br />
Lo spazio rappresentato in quanto oggetto (come realmente si richiede in geometria),<br />
contiene di più che la semplice forma <strong>dell</strong>’intuizione, cioè contiene la comprensione del datum<br />
molteplice, fornito secondo la forma <strong><strong>dell</strong>a</strong> sensibilità, in una rappresentazione intuitiva, cosicché<br />
la forma <strong>dell</strong>’intuizione da soltanto il molteplice, mentre l’intuizione formale fornisce l’unità<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> rappresentazione. Nell’Estetica, avevo attribuito quest’unità semplicemente alla<br />
sensibilità, col solo scopo di far osservare che essa precede ogni concetto, sebbene presupponga<br />
una sintesi, la quale non appartiene ai sensi, ma mediante la quale tutti i concetti di spazio e<br />
tempo risultano per la prima volta possibili. In effetti, dato che mediante tale sintesi (quando<br />
l’intelletto determina la sensibilità) il tempo e lo spazio vengono per la prima volta dati come<br />
intuizioni, allora l’unità di questa intuizione a priori appartiene allo spazio e al tempo, non già<br />
al concetto <strong>dell</strong>’intelletto (§24). 91<br />
In questo modo lo spazio prima di essere forma <strong>dell</strong>’intuizione che contiene in sé<br />
un molteplice, deve essere dato a priori con (mit) l’unità <strong><strong>dell</strong>a</strong> sintesi, ovvero con una<br />
90 Cfr. KrV, B162 nota. Cfr. A149/B188-189, dove Kant lega la costituzione <strong><strong>dell</strong>a</strong> prova <strong>dell</strong>e<br />
proposizioni fondamentali <strong>dell</strong>’intelletto da trarre dalle fonti soggettive <strong><strong>dell</strong>a</strong> possibilità di una<br />
conoscenza di un oggetto in generale.<br />
91 KrV, B160-161.<br />
36
congiunzione (Verbindung). Infatti, è bene sottolineare che spazio e tempo sono “bloß<br />
in der Vorstellung (bloß subjektiv) gegebene Einzelne”, 92 ovvero essi sono intuizioni<br />
pure <strong>dell</strong>’oggetto, ma anche il formale <strong>dell</strong>’intuizione come rappresentazione unica (vi è<br />
un solo spazio e un solo tempo). In secondo luogo, che il dabile (oggetto) abbia luogo<br />
nell’intuizione è una condizione determinata completamente a priori. 93<br />
Sulla base <strong><strong>dell</strong>a</strong> definizione di spazio e tempo come intuizioni formali, Kant<br />
potrà stabilire, in epoca tarda, il seguente assioma, per l’unificazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> matematica e<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> filosofia in vista <strong>dell</strong>’unità collettiva <strong>dell</strong>’esperienza:<br />
Es ist Ein Raum und Eine Zeit mithin als unendlich vorgestellt: aus welchen die<br />
Theoremen und Problemen a priori für Gegenstande der Anschauung in der Mathematik und im<br />
qualitativen Verhältnis für die Philosophie hervorgehen. 94<br />
Il Passaggio dai principi metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> alla fisica, come<br />
sistema, non ha a che fare con un oggetto d’esperienza o una cosa ipotetica, bensì con<br />
l’universalità collettiva, secondo principi a priori del dominio soggettivo, come il tutto<br />
<strong>dell</strong>e percezioni <strong>dell</strong>e forze motrici, e di quello oggettivo, 95<br />
motrici <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia, in vista <strong>dell</strong>’esperienza:<br />
come il tutto <strong>dell</strong>e forze<br />
Wie können wir aber a priori ein System empirischer Erkenntnisse verlangen welches<br />
selbst nicht empirisch ist noch sein kann? Die diskursive Allgemeinheit (Einheit in Vielem) ist<br />
von der intuitiven (Vieles in Einem) zu unterscheiden. Die letztere ist ein Act des<br />
Zusammensetzens und kollektiv jene des Auffassens und distributiv Axiomen der Anschauung<br />
gehen vor der Antizipation vorher welche die Basis der Wahrnehmungen ausmacht. 96<br />
92 Opus postumum, KGS XXII, p. 101.<br />
93 Opus postumum, KGS XXII, p. 101. Si veda in particolar modo come viene elaborata in queste pagine<br />
la doppia relazione tra l’appercezione e lo spazio-tempo, sia analiticamente che sinteticamente. Quanto<br />
affermato era già presente <strong>nella</strong> KrV nelle pagine <strong><strong>dell</strong>a</strong> Deduzione trascendentale in KrV, B160-162.<br />
94 Opus postumum, KGS XXII, p. 101.<br />
95 Cfr. G. Lehmann, Ganzheitsbegriff und Weltidee in Kants Opus postumum, in Kant-Studien, 41, 1936,<br />
pp. 307–330, in particolare p. 323. Se non vi fosse la riunione in un sistema di soggettivo ed oggettivo,<br />
non sarebbe possibile un’applicazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> matematica alla fisica e la trattazione di problemi matematici<br />
da parte <strong><strong>dell</strong>a</strong> filosofia, in sostanza per Kant non sarebbe possibile un’interazione tra filosofia e fisica. Il<br />
tutto <strong>dell</strong>e forze motrici <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia può essere trattato oggettivamente solo quantitativamente e proprio<br />
solamente sotto questo aspetto è possibile una considerazione meccanica <strong>dell</strong>e leggi del movimento <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
materia a cui può venir applicata la matematica.<br />
96 Opus postumum, KGS XXII, p. 342. Questo passo assume rilevanza soprattutto nelle sue conseguenze,<br />
secondo cui se non si rendesse sensibile quanto al formale (mai quanto al materiale) lo spazio, cioè se non<br />
si determinasse secondo il fenomeno lo spazio sia dabile che cogitabile, il passaggio alla fisica sarebbe<br />
impossibile.<br />
37
Ciò significa che il sistema kantiano comprende principi sintetici a priori per la<br />
fondazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica, mediante una particolare determinazione di un punto di vista<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione, quello <strong>dell</strong>’universalità collettiva <strong>dell</strong>’esperienza. 97<br />
D’altra parte, però, è proprio grazie al mantenimento <strong>dell</strong>’idealismo<br />
trascendentale che si pone la condizione per la realizzazione <strong>dell</strong>’universalità collettiva,<br />
senza che la ragione cada in fallaciae o nel dogmatismo metafisico contrastato <strong>nella</strong><br />
Critica <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione pura.<br />
L’idealismo trascendentale di spazio e tempo si configura quindi come chiave di<br />
volta per la definizione di uno statuto differente <strong><strong>dell</strong>a</strong> realtà oggettiva rispetto alla<br />
metafisica tedesca tradizionale. Proprio perché lo spazio e il tempo possono essere<br />
rappresentati oggettivamente e sono soggetti alla sintesi, allora possono essere trattati<br />
nel fenomeno o come cosa in sé. Solo come forma <strong>dell</strong>’intuizione e intuizione formale<br />
nel fenomeno essi sono reali, cioè hanno realtà oggettiva in senso trascendentale. 98<br />
Ciò<br />
accade proprio per via <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> stessa <strong>dell</strong>o spazio e del tempo come intuizioni, che<br />
sono rappresentazioni singolari, immediate, sempre completamente determinate e che<br />
ammettono la compresenza <strong>dell</strong>e loro parti ad infinitum, nel caso <strong>dell</strong>o spazio secondo<br />
tre dimensioni, nel caso del tempo in una dimensione.<br />
***<br />
La doppia determinazione <strong>dell</strong>o spazio e del tempo come forme <strong>dell</strong>’intuizione e<br />
intuizioni formali concerne le condizioni di possibilità di porre l’oggetto (Gegenstand)<br />
fuori del soggetto. Si possono riassumere i risultati ottenuti come segue:<br />
Spazio, tempo e positus sono forme <strong>dell</strong>’intuizione. Attraverso l’attività<br />
spontanea e unificante <strong>dell</strong>’intelletto che opera su di essi o con essi, secondo una regola,<br />
si ottiene una Zusammenstellung, una sintesi unitaria soggettiva del molteplice<br />
97 Cfr. I. Kant, Prolegomena, KGS IV, p. 328; trad. it., Prolegomeni ad ogni futura metafisica che potrà<br />
presentarsi come <strong>scienza</strong>, a cura di P. Carabellese, introduzione di H. Hohenegger, Roma-Bari, Laterza<br />
1996, p. 171.<br />
98 E’ curioso il fatto che spesso Kant sia stato criticato per aver dato una connotazione soggettiva alle<br />
forme <strong>dell</strong>o spazio e del tempo. Il punto è che non si è saputo distinguere il piano <strong>dell</strong>’esistenza da quello<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> realtà. Infatti, che spazio e tempo siano reali (ma non esistenti o conoscibili come cose in sé) sia<br />
come forme <strong>dell</strong>’intuizione (soggettivamente) che come intuizioni formali (oggettivamente) non<br />
indebolisce in alcun modo o non preclude la via alla geometrizzazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica, in particolare <strong>nella</strong><br />
meccanica classica.<br />
38
<strong>dell</strong>’intuizione. Si hanno così almeno tre possibili rapporti <strong><strong>dell</strong>a</strong> sintesi con lo spazio e il<br />
tempo:<br />
1. <strong><strong>dell</strong>a</strong> sintesi che si attua con lo spazio e il tempo (sintesi <strong>dell</strong>’intelletto);<br />
2. <strong><strong>dell</strong>a</strong> sintesi che si attua sullo spazio e il tempo (sintesi <strong>dell</strong>’immaginazione).<br />
3. <strong><strong>dell</strong>a</strong> sintesi che si attua nello spazio e nel tempo.<br />
Nel primo caso spazio e tempo sono determinati come funzioni dinamiche di<br />
orientamento, cioè come ciò che è connesso all’unità <strong><strong>dell</strong>a</strong> congiunzione (Verbindung),<br />
mentre nel terzo caso come forme <strong>dell</strong>’intuizione che permette che sia dato un<br />
molteplice da sottoporre ad una congiunzione (Verbindung). Il secondo caso si riferisce<br />
alla possibilità di rappresentare oggettivamente spazio e tempo <strong>nella</strong> matematica.<br />
L’unità oggettiva <strong><strong>dell</strong>a</strong> Zusammenstellung deve trovarsi in un elemento<br />
superiore, quello <strong>dell</strong>’attività sintetica <strong><strong>dell</strong>a</strong> Zusammensetzung, come sintesi<br />
<strong>dell</strong>’omogeneo del molteplice <strong>dell</strong>’intuizione, secondo regole che corrispondono alle<br />
funzioni logiche nei giudizi di quantità e qualità, così che spazio e tempo siano<br />
rappresentabili come quantità discrete o continue. L’attività <strong><strong>dell</strong>a</strong> Zusammensetzung e<br />
quella <strong><strong>dell</strong>a</strong> Verknüpfung costituiscono il cuore <strong><strong>dell</strong>a</strong> concezione kantiana <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
Verbindung, cioè <strong><strong>dell</strong>a</strong> congiunzione del molteplice <strong>dell</strong>’intuizione necessario per la<br />
fondazione dei principi <strong>dell</strong>’intelletto puro, dunque per la formulazione di giudizi<br />
sintetici a priori in vista <strong>dell</strong>’esperienza possibile.<br />
Pertanto è corretto dire che gli assiomi <strong>dell</strong>’intuizione e le anticipazioni <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
percezione sono evidentemente anche principi fondamentali per la possibilità <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
matematica, ma non solo non le appartengono, non sono neanche in grado di esaurire la<br />
mathesis (geometria, aritmetica e algebra). Quest’ultima, evidentemente, vista la <strong>natura</strong><br />
flessibile <strong>dell</strong>o spazio concepita da Kant, è in grado di evolvere e progredire nel numero<br />
dei suoi principi secondo leggi che le sono proprie e che appartengono alle proprietà<br />
fondamentali <strong>dell</strong>o spazio e del tempo, come la forma, la figura, la serie o la durata, e<br />
alle diverse determinazioni di esse che sintesi progressive secondo quantità e qualità<br />
possono produrre.<br />
È in questo senso forte che si può comprendere pienamente che cosa intenda<br />
Kant con il definire lo spazio e il tempo come determinabilis e determinantes e come,<br />
nel dominio <strong><strong>dell</strong>a</strong> matematica, vi siano principi propri <strong>dell</strong>’ordine <strong><strong>dell</strong>a</strong> sintesi che<br />
possono dare vita a diverse configurazioni <strong>dell</strong>o spazio-tempo. Sebbene Kant non sia in<br />
39
alcun modo il fautore o l’anticipatore di geometrie non euclidee, si pose senz’altro il<br />
problema <strong><strong>dell</strong>a</strong> risoluzione dei paradossi o <strong>dell</strong>e aporie <strong><strong>dell</strong>a</strong> geometria euclidea. 99<br />
La configurazione flessibile <strong><strong>dell</strong>a</strong> concezione <strong>dell</strong>o spazio di Kant è una risposta<br />
a questi problemi, perché è in grado di lasciare aperta la strada di molteplici e differenti<br />
determinazioni <strong>dell</strong>o spazio, affidando ai matematici il compito di ritrovarle e<br />
teorizzarle. La concezione <strong>dell</strong>o spazio e del tempo di Kant è compatibile con la<br />
geometria euclidea, ma rende possibile la sua coesistenza con altri tipi di prove<br />
matematiche e configurazioni <strong>dell</strong>o spazio, come si evince dal seguente Loses Blatt:<br />
Wie der Satz: wenn 2 parallel-Linien von einer dritten durchschnitten werden etc. etc.,<br />
durch eine philosophische Vorstellungsart durch Begriffe mit Vorbeigehung der Construction<br />
völlig strenge, aber doch nicht euclideisch bewiesen werden könne. 100<br />
Questo passaggio confuta una <strong>dell</strong>e più note asserzioni di R. Carnap, secondo<br />
cui Kant, come del resto fecero molti matematici <strong><strong>dell</strong>a</strong> sua epoca, suppose la<br />
derivazione <strong>dell</strong>’assioma <strong>dell</strong>e parallele dagli altri postulati basati su un appello<br />
all’intuizione. 101 L’argomento che qui si sostiene contro la tesi di Carnap consiste nel<br />
mostrare come la concezione kantiana <strong>dell</strong>o spazio non sia fondata necessariamente su<br />
una considerazione percettiva degli oggetti <strong>dell</strong>’intuizione, sebbene possa essere ad essa<br />
riferita: la tridimensionalità <strong>dell</strong>o spazio è una <strong>dell</strong>e possibili proprietà di esso,<br />
compatibile con l’idealismo trascendentale, ma non l’unica. Secondo il passo citato,<br />
infatti, una geometria non euclidea e i suoi oggetti sarebbero pensabili e dovrebbero<br />
essere rappresentati qualitativamente, procedendo dai concetti alle intuizioni, cioè<br />
discorsivamente. 102<br />
Kant giunge a questa conclusione, anche a seguito <strong><strong>dell</strong>a</strong> sua riflessione<br />
sull’algebra, secondo cui:<br />
Die allgemeine Arithmetik (Algebra) ist eine der maßen sich erweiternde Wissenschaft,<br />
dass man keine der Vernunftwissenschaften nennen kann, die es ihr hierin gleich täte, sogar,<br />
dass die übrige Theile der reinen Mathesis ihren Wachsthum größtenteils von der Erweiterung<br />
jener allgemeinen Größenlehre erwarten. Bestände diese nun aus bloß analytischen Urteilen , so<br />
wäre wenigstens die Definition der letzteren unrichtig, dass sie bloß erläuternde Urteile wären<br />
99<br />
Cfr. Jammer (1993), pp. 145-147 per un quadro sintetico del sorgere <strong>dell</strong>e geometrie non euclidee e<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> loro ricaduta sullo spazio-tempo fisico distinto da quello geometrico.<br />
100<br />
I. Kant, Loses Blatt, KGS XIV, p. 52 (1800).<br />
101<br />
Cfr. R. Carnap, Philosophical Foundations of Physics, New York/London 1966, p. 126.<br />
102<br />
Cfr. G. Brittan, Kant’s philosophy of mathematics, in G.Bird (a cura di), A companion to Kant, Oxford<br />
2006, pp. 222-35. In particolare p. 233.<br />
40
und denn wäre es ein wichtiges, schwer zu beantwortendes Problem: Wie ist Erweiterung des<br />
Erkenntnisse durch bloß analytische Urteile möglich. 103<br />
La seconda parte di questo passo indica chiaramente che Kant abbia negato<br />
all’algebra lo statuto di <strong>scienza</strong> costituita da puri giudizi analitici. Tuttavia, questo<br />
mostra come Kant abbia ammesso che una buona parte <strong><strong>dell</strong>a</strong> matematica possa essere<br />
costituita anche da giudizi analitici. La critica che Kant compie nei confronti del<br />
concetto di spazio assoluto e la posizione secondo cui lo spazio non può essere oggetto<br />
di esperienza diretta fa sì che, nell’alveo <strong>dell</strong>’idealismo trascendentale, questo assurga al<br />
ruolo di una funzione dinamica. 104<br />
Da un punto di vista matematico, invece, l’algebra, come <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> misura<br />
capace di espandersi, si trasforma nello strumento atto a determinare indefinitamente il<br />
105<br />
numero <strong>dell</strong>e dimensioni <strong>dell</strong>o spazio attraverso la sintesi <strong><strong>dell</strong>a</strong> composizione. Come<br />
si è cercato di mostrare, l’ordine <strong>dell</strong>o spazio e del tempo come forme <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
composizione (Zusammenstellung) determina a priori l’intuizione, secondo particolari<br />
relazioni di coordinazione e subordinazione tra le loro parti. Alcuni interpreti di questo<br />
aspetto <strong><strong>dell</strong>a</strong> filosofia kantiana, tra cui D. Sutherland e M. Friedman, hanno visto qui<br />
un’influenza esercitata dalle proporzioni di Eudosso e dalla geometria algebrica<br />
euclidea. Tuttavia, questo aspetto relazionale <strong><strong>dell</strong>a</strong> concezione kantiana <strong>dell</strong>o spazio e<br />
del tempo sembra costituire più verosimilmente una continuità con la tradizione<br />
che certamente teneva presente aspetti rivisitati <strong><strong>dell</strong>a</strong> teoria eudossiana.<br />
Kant diede un taglio originale alla concezione tradizionale <strong>dell</strong>o spazio e del<br />
tempo <strong>nella</strong> misura in cui combinò la doppia connotazione <strong>dell</strong>o spazio e del tempo<br />
come quantità estensive (secondo quantità) ed intensive (secondo qualità). Su questo<br />
leibniziana, 106<br />
punto è opportuno accettare, in prima istanza, la tesi di Sutherland che pone l’accento<br />
sull’importanza <strong>dell</strong>e proprietà matematiche fondamentali <strong>dell</strong>e grandezze fondate sulla<br />
107<br />
composizione, sulla relazione tutto-parti e sull’eguaglianza. In secondo luogo, è<br />
interessante la relazione che Sutherland vede tra questi principi <strong><strong>dell</strong>a</strong> teoria <strong>dell</strong>e<br />
proporzioni e la visione kantiana <strong><strong>dell</strong>a</strong> geometria, <strong>dell</strong>’aritmetica e <strong>dell</strong>’algebra.<br />
103<br />
Lettera a Schultz (1788), Briefwechsel, KGS X, p. 554.<br />
104<br />
Cfr. Opus postumum, KGS XXII, pp. 435; 532-533.<br />
105<br />
Cfr. D. Sutherland Kant on Arithmetic, Algebra, and the Theory of Proportions.<br />
Journal of the History of Philosophy, 44, 4, 2006, pp. 533-58, in particolare, p. 549.<br />
106<br />
Come sottolinea anche Sutherland molti contemporanei di Leibniz, ma anche suoi successori come<br />
Wolff, riconsiderarono l’algebra in rapporto alla geometria. Cfr. Sutherland (2006), pp. 550-551; cfr. D.<br />
Sutherland, Kant on Fundamental Geometrical Relations, Archiv für Geschichte der Philosophie, 87,<br />
2005, pp. 117-58, in particolare, p. 118; 128 segg.<br />
107<br />
Cfr. Sutherland (2006), p. 538.<br />
41
Il punto che, però, segna un distacco dall’interpretazione di Sutherland concerne<br />
l’origine di queste proporzioni chiave e il modo in cui Kant fonda su di esse non solo<br />
principi matematici, ma anche quelli filosofici. L’origine di queste proporzioni risiede<br />
nell’attività sintetica del soggetto, nell’influenza che l’intelletto esercita sulla sensibilità.<br />
Se si considera ancora la distinzione tra intuizione formale e forma <strong>dell</strong>’intuizione,<br />
risulta chiaro il ruolo di primo piano giocato dalla sintesi: l’intuizione formale realizza<br />
in concreto la possibilità per il molteplice di essere immediatamente riferito a all’unità<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> co<strong>scienza</strong>, determinata nel tempo, secondo un ordine composto (neben und nach<br />
einander seyn) <strong><strong>dell</strong>a</strong> costruzione, ovvero uno schema, ad esempio quello di numero.<br />
D’altra parte, lo spazio e il tempo, come forme <strong>dell</strong>’intuizione, rendono possibile<br />
in generale l’unità del molteplice procedendo per concetti, cioè la sintesi<br />
<strong>dell</strong>’omogeneo, secondo quantità e qualità. 108 Ma come anche Sutherland riconosce, le<br />
categorie di quantità sono usate per riconoscere relazioni tra il tutto e le parti, 109<br />
sebbene non le producano affatto. Queste relazioni, piuttosto, sono prodotte da una<br />
sintesi che soggiace sia alla costruzione dei concetti in matematica, come anche al<br />
procedere discorsivo per concetti, alla filosofia. Come si è cercato di mostrare nei §§ 1.1<br />
e 1.2, questo ambito che soggiace all’esperienza in generale 1) concerne l’origine <strong>dell</strong>e<br />
forme <strong><strong>dell</strong>a</strong> sintesi <strong>dell</strong>’intelletto in relazione allo spazio e al tempo; 2) può definire<br />
l’oggetto = X, cioè l’oggetto in generale. 110<br />
Questa dimensione trascendentale non è quella <strong><strong>dell</strong>a</strong> logica generale, sebbene<br />
essa presupponga il suo dominio come canone per la filosofia, bensì comprende<br />
l’applicazione <strong>dell</strong>e funzioni nei giudizi alle forme, cioè alle condizioni di possibilità<br />
<strong>dell</strong>’esperienza. Questa dimensione di un’attività sintetica e spontanea che rende<br />
“flessibile” lo spazio, mo<strong><strong>dell</strong>a</strong>ndolo, soggiace anche alla costruzione matematica e,<br />
come il prossimo capitolo cerca di mostrare, è posta, grazie all’impiego <strong>dell</strong>’algebra,<br />
alla base <strong><strong>dell</strong>a</strong> configurazione sia <strong>dell</strong>o spazio geometrico che di quello fisico.<br />
108<br />
Il riferimento qui è agli Assiomi <strong>dell</strong>’intuizione e alle Anticipazioni <strong><strong>dell</strong>a</strong> percezione.<br />
109<br />
Cfr. Sutherland (2005), p. 152.<br />
110<br />
Cfr. Brittan Kant’s philosophy of mathematics, in A companion to Kant, a cura di G. Bird, Oxford<br />
2006, pp. 222-35. In particolare, p. 231. Inoltre sull’oggetto in generale e sulla sua determinazione, cfr.<br />
Sutherland (2005), p. 117; cfr. KrV, B202.; A163/B204.<br />
42
CAPITOLO II<br />
L’APPLICAZIONE DELLA MATEMATICA PER IL PASSAGGIO<br />
Premessa<br />
ALLA FISICA<br />
Nel capitolo I si è voluta anticipare la trattazione <strong>dell</strong>o spazio e del tempo<br />
secondo l’idealismo trascendentale, per rendere perspicua la trattazione <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
costruzione del movimento nell’opera Metaphysischen Anfangsgründe der<br />
Naturwissenschaft del 1786. Nel corso <strong>dell</strong>’analisi di questo secondo capitolo, emerge,<br />
in primo luogo, la possibilità per l’idealismo trascendentale di ammettere l’algebra<br />
lineare per la costituzione di spazi vettoriali di cui si serve la meccanica classica. In<br />
secondo luogo, viene posta attenzione alla definizione <strong>dell</strong>o spazio fisico kantiano,<br />
paragonandolo a quello geometrico, al fine di mostrare come non vi sia una perfetta<br />
corrispondenza tra spazio geometrico e spazio fisico, ma anche come possa essere<br />
distinto uno spazio comune alla geometria e alla meccanica. Per Kant non è possibile,<br />
però, una riduzione <strong>dell</strong>o spazio fisico, inteso in termini dinamici, a una pura<br />
rappresentazione geometrica di esso.<br />
Nell’opera del 1786 l’assunzione <strong>dell</strong>’idealismo trascendentale è quanto mai<br />
necessaria non solo per la distinzione tra moto relativo e assoluto, tra attrazione<br />
43
universale e parziale, ma è anche il fondamento per l’applicazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> matematica alla<br />
<strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>.<br />
Queste osservazioni permettono anche di gettare una luce sull’Opus postumum,<br />
in quanto chiariscono la concezione di uno spazio relativo e funzionale alla dinamica, su<br />
cui Kant intende fondare la trattazione meccanica <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia e <strong>dell</strong>e sue forze,<br />
definendo lo spazio assoluto come un’idea <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione. 1<br />
Dopo aver preso in esame la concezione <strong><strong>dell</strong>a</strong> matematica che Kant traccia <strong>nella</strong><br />
Prefazione all’opera del 1786, si procede alla trattazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> costruzione del<br />
movimento <strong>nella</strong> metafisica <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>, prendendo in esame le sezioni <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
Foronomia e <strong><strong>dell</strong>a</strong> Fenomenologia. Nel §2.4 si discutono alcune <strong>dell</strong>e tesi fondamentali<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> letteratura critica, come quelle di B. Tuschling e M. Friedman, che hanno visto un<br />
elemento fondamentale per la comprensione <strong><strong>dell</strong>a</strong> filosofia kantiana <strong>nella</strong><br />
chiarificazione del legame tra i Principi metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> e il<br />
progetto del Passaggio dai principi metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> alla fisica.<br />
Tra gli obiettivi di questo capitolo c’è quello di mostrare come nel Passaggio dai<br />
principi metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> alla fisica rimanga sì la compresenza <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
trattazione foronomica e fenomenologica del movimento, come afferma Friedman, ma<br />
si apra anche il panorama per una diversa e nuova definizione di fenomeni chimici,<br />
legati alla cristallizzazione o di quelli elettrici e magnetici, che, agli occhi di Kant,<br />
necessitavano di una fondazione <strong>dell</strong>e forze motrici derivative <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia e di una<br />
teoria dinamica <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia. Da questo punto di vista l’opera <strong>dell</strong>’86 non sembra<br />
costituire un fallimento, secondo quanto invece ha sostenuto B. Tuschling, 2<br />
ma la<br />
premessa di fondo che soggiace non solo alla trattazione del movimento, ma<br />
indirettamente anche a quella <strong>dell</strong>e forze fondamentali <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia secondo la<br />
meccanica classica.<br />
In sostanza senza i Metaphysischen Anfangsgründe der Naturwissenschaft non ci<br />
potrebbe essere un fondamento per l’applicazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> matematica alla fisica.<br />
Quest’opera, dunque, assume il ruolo di un importante punto di passaggio, capace di<br />
1<br />
Di questo Kant tratta estesamente <strong>nella</strong> sezione Fenomenologia. Inoltre, a questo proposito, un<br />
paragrafo si incentra sull’analisi <strong>dell</strong>’impenetrabilità, che per Kant è il fenomeno fisico che meglio<br />
esprime la distinzione tra una concezione meccanica e una dinamica <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia. Non mancano, però,<br />
esempi di questa distinzione proprio a fronte <strong><strong>dell</strong>a</strong> spiegazione dei fenomeni legati alla coesione,<br />
all’elettricità e al magnetismo. Sull’importanza del concetto kantiano di impenetrabilità, cfr. E. Watkins,<br />
Kant on extension and force: critical appropriations of Leibniz and Newton, in Between Leibniz, Newton<br />
and Kant. Philosophy of science in the Eighteenth century, a cura di W. Lefévre, Dordrecht 2001, pp.<br />
111-127.<br />
2<br />
B. Tuschling, Metaphysiche und transzendentale Dynamik in Kants Opus postumun, Berlin, Walter de<br />
Gruyter, 1971, pp. 60 segg.<br />
44
legare l’uso <strong>dell</strong>e funzioni logiche nei giudizi e l’idealismo trascendentale con l’ultima<br />
fase <strong><strong>dell</strong>a</strong> produzione kantiana, incentrata alla fondazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica come <strong>scienza</strong>.<br />
2.1 La Prefazione ai Metaphysische Anfangsgrunde der Naturwissenschaft: il<br />
ruolo <strong><strong>dell</strong>a</strong> matematica<br />
Sin dalle prime battute dei Metaphysischen Anfangsgründe der<br />
Naturwissenschaft, Kant stabilisce la relazione tra matematica e metafisica per la<br />
costituzione <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>. E’ opportuno ora tracciare le premesse che Kant<br />
individua per raggiungere questo scopo.<br />
La prima osservazione da svolgere concerne il concetto di <strong>natura</strong> che Kant<br />
propone e che ha una serie di implicazioni <strong>epistemologiche</strong> di non poco conto. In prima<br />
istanza per Kant:<br />
La <strong>natura</strong>, d’altra parte viene considerata anche in senso materiale, non come una<br />
proprietà costitutiva, ma come il complesso di tutte le cose in quanto possono essere oggetto dei<br />
sensi – dunque anche <strong>dell</strong>’esperienza – con cui perciò si intende la totalità dei fenomeni, cioè il<br />
mondo sensibile, con l’esclusione di tutti gli oggetti non sensibili. 3<br />
È presente qui una posizione epistemologica secondo la quale non esiste una<br />
definizione univoca di <strong>natura</strong>. Quest’ultima può essere intesa in senso formale<br />
(formaliter) e materiale (materialiter). Nel caso <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> in senso materiale, Kant<br />
propone una visione <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> come totalità dei fenomeni sia del senso esterno sia di<br />
quello interno, costituendo, così, una dottrina dei corpi e una <strong>dell</strong>’anima. 4<br />
La concezione kantiana di “<strong>natura</strong>” racchiude, dunque, in sé una duplicità di<br />
significato, ma soprattutto un’articolazione secondo la quale essa può essere definita<br />
attraverso l’indissolubile compresenza dei fenomeni del senso esterno e di quello<br />
interno: non si potrebbe dare <strong>natura</strong>, in senso materiale, senza considerare il soggetto<br />
pensante e senziente, da un lato, e gli oggetti <strong>dell</strong>’esperienza, dall’altro, riuniti in un<br />
sistema capace di svelare la possibilità <strong><strong>dell</strong>a</strong> loro connessione.<br />
3 I. Kant, Metaphysische Anfangsgrunde der Naturwissenschaft, KGS IV (MAN); trad. it. P. Pecere (a<br />
cura di), Principi metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>, Milano 2003, p. 467. Accolgo qui la traduzione<br />
adottata da Pecere “Principi metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>”, anziché “Primi principi metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
<strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>”.<br />
4 Proprio a partire da questa distinzione alcuni, tra cui D. Drivet, hanno prospettato un’interpretazione per<br />
la collocazione all’interno del sistema kantiano del Passaggio dai principi metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
<strong>natura</strong> alla fisica, che rappresenterebbe uno sviluppo <strong><strong>dell</strong>a</strong> parte dedicata alla Dottrina <strong>dell</strong>’anima. Cfr. D.<br />
Drivet, La genesi <strong>dell</strong>’Opus Postumum di Kant. Un dato filologico importante, in Studi Kantiani, XV,<br />
Pisa 2002, pp. 127-163. Per il momento si noti la congruenza con quanto si legge in Opus postumum,<br />
KGS XXI, p. 458.<br />
45
Questa sfida presenta una difficoltà: laddove si pensi la <strong>natura</strong> come totalità, si<br />
deve pensare anche l’intelligenza inserita in essa. Tuttavia, qualsiasi analisi del<br />
complesso di tutte le cose compiuta dalla ragione umana è pur sempre compresa entro la<br />
totalità stessa. Come si è anticipato nel capitolo precedente, a proposito <strong>dell</strong>’oggetto<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica, si pone qui un problema circa la possibilità di conoscere la <strong>natura</strong> e di poter<br />
dire qualcosa su di essa secondo giudizi sintetici a priori da parte del soggetto inserito<br />
entro un sistema di forze e nessi causali.<br />
A questa difficoltà Kant risponde con una divisione <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> in<br />
una parte pura e in una empirica. La parte pura di essa corrisponde alla metafisica <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
<strong>natura</strong> che viene delineata come <strong>scienza</strong> che procede a priori per giudizi analitici<br />
secondo leggi necessarie. 5<br />
Alla parte empirica è lasciato il compito di arricchire e di<br />
condurre indagini sulla <strong>natura</strong> puramente secondo leggi empiriche, che prendono in<br />
considerazione concetti empirici, in particolare quello di movimento, attraverso cui può<br />
essere data, sotto un certo rispetto, l’esibizione nell’intuizione del concetto <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
metafisica <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>.<br />
In tal modo, in conformità alla concezione kantiana di sistema come un tutto<br />
che può accrescersi dall’interno, la <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> propriamente detta presuppone,<br />
dunque, una parte pura esposta senza alcuna mescolanza con quella empirica, così da<br />
poter determinare fino a che punto la ragione possa spingersi e dove cominci ad aver<br />
bisogno <strong>dell</strong>’aiuto di principi empirici.<br />
6<br />
Secondo Kant, infatti:<br />
La <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> che debba propriamente dirsi tale presuppone prima di tutto una<br />
metafisica <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>; infatti le leggi, cioè i principi <strong><strong>dell</strong>a</strong> necessità di ciò che appartiene<br />
all’esistenza di una cosa, si occupano di un concetto che non si lascia costruire, perché<br />
l’esistenza non può essere rappresentata a priori in nessuna intuizione. 7<br />
Questa distinzione introduce una discriminante perché si dia <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
<strong>natura</strong>: la presenza <strong><strong>dell</strong>a</strong> matematica <strong>nella</strong> sua costituzione. Quest’ultima supplisce alla<br />
mancanza <strong><strong>dell</strong>a</strong> costruzione diretta del concetto di materia in generale. La metafisica,<br />
grazie al processo divisorio e all’applicazione dei concetti di riflessione, accompagnata<br />
alla matematica, fornisce la base per la costruzione di un concetto di un oggetto le cui<br />
leggi necessarie <strong>dell</strong>e proprietà <strong><strong>dell</strong>a</strong> sua esistenza procedono solo da concetti.<br />
5<br />
Cfr. Falkenburg (1987), p. 50: “Kant ist oft vorgeworfen worden, diese Konstruktion des<br />
Materiebegriffs sei nicht synthetisch, sondern analytisch, weil er aus der empirischen Beschaffenheit der<br />
Materie (z. B. ihrer Undurchdringlichkeit und Schwere) die entsprechenden begrifflichen Prädikate<br />
deduziere […]“.<br />
6<br />
Cfr. MAN, KGS IV, p. 469.<br />
7<br />
MAN, KGS IV, p. 469.<br />
46
Per distinguere il ruolo <strong><strong>dell</strong>a</strong> matematica, in prima istanza per via negativa, e per<br />
gettare luce su aspetti epistemologici presenti sia nei Metaphysische Anfangsgründe der<br />
Naturwissenschaft che nell’Opus postumum, è necessario chiarire se la filosofia<br />
kantiana consenta che la metafisica determini a priori concetti che sono rivolti<br />
all’esperienza, cioè che trovano applicazione a casi occorrenti nell’esperienza.<br />
La trattazione del problema epistemologico <strong>dell</strong>’esibizione del nesso o del<br />
passaggio dall’a priori all’empirico è un percorso obbligato nel quadro <strong><strong>dell</strong>a</strong> filosofia di<br />
Kant, oltre che rappresentare un buon filo conduttore per affrontare le pagine<br />
manoscritte <strong>dell</strong>’Opus postumum.<br />
Nella Kritik der Urtheilskraft, i principi trascendentali vengono confrontati con i<br />
principi metafisici, i quali svelano una <strong>natura</strong> differente rispetto ai primi ed assumono<br />
una rilevanza sistematica nel pensiero kantiano:<br />
Un principio trascendentale è quel principio con il quale è rappresentata la condizione<br />
universale a priori sotto di cui, soltanto, le cose possono diventare oggetti <strong><strong>dell</strong>a</strong> nostra<br />
conoscenza in genere. Un principio si chiama invece metafisico, se esso rappresenta la<br />
condizione a priori sotto di cui, soltanto, possono essere ulteriormente determinati a priori<br />
oggetti il cui concetto deve essere dato empiricamente. 8<br />
Un particolare aspetto di questo problema investe la possibilità da parte <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
filosofia trascendentale di fondare una metafisica <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> capace, a sua volta, di una<br />
classificazione dei fenomeni e <strong>dell</strong>e leggi empiriche <strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica.<br />
Se <strong>nella</strong> filosofia kantiana non si può parlare di una costruzione filosofica dei<br />
concetti vera e propria, non si può d’altra parte ignorare che, nel dominio per eccellenza<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione, cioè <strong>nella</strong> metafisica, vi sia un metodo di determinazione ed esibizione di<br />
un concetto dato in una intuizione a priori: nel caso <strong><strong>dell</strong>a</strong> metafisica <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> si<br />
ritrova l’intento di costruire il concetto di materia in generale (Materie überhaupt).<br />
Sebbene Kant, infatti, non abbia esplicitato una dottrina o un metodo per<br />
costruire filosoficamente il concetto di un oggetto in generale, la sua metafisica mostra<br />
come egli abbia voluto perseguire una esibizione <strong><strong>dell</strong>a</strong> forma del contenuto dei concetti,<br />
come quello <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia, attraverso la costruzione del movimento, nell’ambito <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
metafisica <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>, o quello di diritto nell’alveo <strong><strong>dell</strong>a</strong> metafisica dei costumi.<br />
La costruzione metafisica del concetto di materia in generale costituisce la pietra<br />
<strong>dell</strong>o scandalo <strong><strong>dell</strong>a</strong> filosofia critica laddove è proprio il procedere discorsivo <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
8 Cfr. KdU , KGS V, p. 181.<br />
47
filosofia ad escludere dal suo dominio la costruzione, che invece è il metodo proprio<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> matematica. 9<br />
La letteratura secondaria sull’argomento ormai concorda sul fatto che la<br />
costruzione metafisica del concetto di materia nei Metaphysische Anfangsgründe der<br />
Naturwissenschaft non è altro che una esibizione di rapporti tra predicati contenuti in<br />
alcuni concetti dati alla ragione che mira alla fondazione di primi principi metafisici e<br />
che, dunque, deve basarsi sugli elementi a priori del giudicare.<br />
Il primo aspetto da considerare circa la costruzione del concetto di materia è il<br />
fatto che Kant ricorra alla determinazione del concetto empirico di movimento, che è un<br />
predicabile. Il secondo aspetto riguarda la determinazione sul piano ontologico del<br />
concetto di materia attraverso lo strumento <strong><strong>dell</strong>a</strong> matematica. Proprio questa è la ragione<br />
plausibile per cui Kant scelse di definire in termini di ‘costruzione’ l’esibizione del<br />
concetto di materia.<br />
Una <strong>dell</strong>e prime interpretazioni più note <strong>dell</strong>’argomento è stata proposta da P.<br />
Plaass in Kants Theorie der Naturwissenschaft. Plaass ritiene che la concezione<br />
kantiana <strong><strong>dell</strong>a</strong> costruzione metafisica (metaphysische Konstruktion) abbia giocato un<br />
ruolo fondamentale per la costruzione <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia, proprio attraverso il concetto di<br />
movimento. 10 Questa particolare costruzione non sarebbe altro, infatti, che una<br />
esibizione (Darstellung) di rapporti specifici legati al moto, sebbene Kant non li abbia<br />
mai definiti chiaramente. 11<br />
Anche B. Falkenburg si è soffermata sulla costruzione metafisica del concetto di<br />
materia e propone una tesi particolarmente interessante circa l’esistenza di un legame<br />
profondo e sistematico tra concetti di riflessione di forma e materia e la costruzione<br />
12<br />
metafisica del concetto di materia.<br />
Il problema con cui si misura Kant nel 1786 è, secondo Falkenburg, quello di<br />
provare la fondazione dei principi a priori che la fisica può solamente postulare. Per<br />
risolvere questo problema, Kant ricorre alla costruzione del concetto di materia in<br />
generale, che passa per la costruzione del movimento secondo le funzioni logiche nei<br />
giudizi:<br />
9<br />
Cfr. KrV, A713/B741 segg.<br />
10<br />
P. Plaass, Kants Theorie der Naturwissenschaft, Göttingen 1965; trad. ingl. Kant’s theory of <strong>natura</strong>l<br />
science, a cura di A. e M. Miller; Introduzione di Carl Friedrich von Weizsacker, Boston 1994, p. 63.<br />
11<br />
Plaass (1994), pp. 67e segg.<br />
12<br />
Falkenburg (1987), pp. 49-51; 54-55.<br />
48
Foronomia secondo Quantità<br />
Dinamica secondo Qualità<br />
Meccanica secondo Relazione<br />
Fenomenologia secondo Modalità<br />
Rispetto a questa lettura di Falkenburg, 13<br />
Il predicato <strong><strong>dell</strong>a</strong> mobilità nello<br />
spazio secondo la sua quantità è la<br />
velocità relativa. La materia è<br />
considerata come un punto materiale.<br />
I predicati <strong>dell</strong>’impenetrabilità e<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> pesantezza vengono determinati<br />
attraverso la forza di attrazione e<br />
repulsione che riempie lo spazio. La<br />
materia ha dimensioni,<br />
impenetrabilità e pesantezza.<br />
Il predicato di una forza motrice<br />
attraverso cui diversi corpi materiali<br />
agiscono esternamente l’uno<br />
sull’altro. Qui viene inserito il<br />
concetto di massa e la discussione<br />
<strong>dell</strong>e leggi di Newton.<br />
I predicati di possibilità, realtà e<br />
necessità<br />
relativi.<br />
di diversi movimenti<br />
la presente ricerca tenta un passo<br />
ulteriore: mostrare come Kant segua tutti i concetti di riflessione <strong>nella</strong> determinazione<br />
del concetto di materia in generale.<br />
Il legame che questa ricerca istituisce tra il metodo divisorio e l’applicazione dei<br />
concetti di riflessione si basa non solamente sull’importanza che la trattazione dei<br />
concetti i riflessione ricopre <strong>nella</strong> Critica <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione pura, ma anche sul riscontro di<br />
numerosi passi riferiti esplicitamente all’anfibolia dei concetti di riflessione che sono<br />
contenuti nel Passaggio dai principi metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> alla fisica.<br />
In queste occorrenze Kant ritiene indispensabile tale richiamo per evitare che si tratti la<br />
materia cosmica meccanicamente, come ad esempio fece Eulero, bensì dinamicamente.<br />
13 Falkenburg (1987), pp. 49-50. Falkenburg ritiene che la divisione riportata segua le categorie, in realtà<br />
si vede che sono le funzioni logiche nei giudizi a determinare la qudripartizione. All’interno <strong>dell</strong>e sezioni<br />
è poi riscontrabile un riferimento alle categorie.<br />
14 Cfr. Opus postumum, KGS XXI, pp. 43; 545; 637; 643; KGS XXII, pp. 556; 105; 565; 558; 570; 489;<br />
321; 326; 343; 353; 331; 339; 322-323; 313; 315; 291; 295; 290; 285-286; 308.<br />
14<br />
49
Risulta, dunque, di una certa rilevanza affrontare in via preliminare questi argomenti<br />
prima di accedere alla metafisica <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> vera e propria.<br />
Tuttavia, se si analizza più da vicino la costituzione dei principi metafisici, si<br />
scorge l’insufficienza di considerare solamente il loro legame con i concetti di<br />
riflessione, occorre affrontare e sciogliere il nodo <strong><strong>dell</strong>a</strong> possibilità di una determinazione<br />
a priori di concetti, il cui oggetto non può essere dato direttamente nell’intuizione,<br />
eppure essi devono avere un riscontro empirico, grazie a un predicabile. Per tale ragione<br />
oltre che ai concetti di riflessione, la metafisica kantiana segue un metodo, quello <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
divisione metafisica dei concetti (metaphysische Eintheilung) per la promozione <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
completezza e <strong><strong>dell</strong>a</strong> sistematicità <strong><strong>dell</strong>a</strong> conoscenza.<br />
Nel caso <strong><strong>dell</strong>a</strong> divisione metafisica, Kant utilizza concetti tra loro opposti<br />
contraddittoriamente. Questo accade in virtù del fatto che la divisione metafisica ha una<br />
pretesa di determinazione <strong>dell</strong>e relazioni che riguardano la realtà dei predicati del<br />
concetto diviso, che ha un oggetto corrispondente. 15<br />
Della divisione (Eintheilung) Kant parla esplicitamente nelle sue lezioni di<br />
16<br />
logica, nell’ambito <strong><strong>dell</strong>a</strong> Dottrina generale del metodo:<br />
Ogni concetto contiene sotto di sé un molteplice, in quanto molteplice di elementi<br />
concordanti, ma anche in quanto molteplice di elementi discordanti. La determinazione di un<br />
concetto rispetto a tutto il possibile che è contenuto sotto di esso, <strong>nella</strong> misura in cui gli<br />
elementi del possibile sono opposti fra loro, cioè si distinguono fra loro, si chiama divisione<br />
logica del concetto. Il concetto superiore si chiama concetto diviso (divisuum) e i concetti<br />
inferiori si chiamano membri <strong><strong>dell</strong>a</strong> divisione (membra dividentia). 17<br />
Differenti divisioni di un concetto possono essere codivisioni o suddivisioni e<br />
possono entrambe procedere all’infinito. 18<br />
Quando però la divisione assume una forma<br />
a due o più membri Kant diventa più esplicito circa lo statuto del metodo divisorio:<br />
Una divisione in due membri si chiama dicotomia, ma se ha più di due membri si dice<br />
politomia. 1. Ogni politomia è empirica; la dicotomia è l’unica divisione basata su principi a<br />
priori, quindi è l’unica divisione primitiva. Infatti i membri <strong><strong>dell</strong>a</strong> divisione devono essere<br />
opposti tra loro, e l’opposto di ogni A non è altro che non A. 2. La politomia non può essere<br />
15<br />
Si noti che, <strong>nella</strong> misura in cui il concetto metafisico deve essere rivolto all’esperienza o fenomenica,<br />
come nel caso <strong>dell</strong>e forze <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia, o noumenica, laddove <strong>nella</strong> dimensione <strong><strong>dell</strong>a</strong> morale entri in<br />
gioco il Faktum der Vernunft, la libertà, il riferimento alla realitas noumenon non viene precluso ai<br />
concetti di riflessione, purché non si attui un’anfibolia di essi, ovvero non si scambi la fonte conoscitiva<br />
da cui sorge il concetto di un oggetto e si rispetti la distinzione tra fenomeno e noumeno sulla base<br />
<strong>dell</strong>’idealismo trascendentale.<br />
16<br />
Cfr. Kant, Logik Jäsche, KGS IX, pp. 146-147; trad. it., Logica. Un manuale per lezioni, a cura di M.<br />
Capozzi, Napoli 1990.<br />
17<br />
Logik Jäsche, KGS IX, p.146.<br />
18<br />
Logik Jäsche, KGS IX, p. 147.<br />
50
insegnata in logica perché per questo occorre una conoscenza <strong>dell</strong>’oggetto. Ma la dicotomia ha<br />
bisogno solo del principio di contraddizione, senza conoscere quanto a contenuto il concetto che<br />
si vuole dividere. La politomia ha bisogno di intuizione, o a priori, come in matematica (ad<br />
esempio la divisione <strong>dell</strong>e sezioni coniche), o di intuizione empirica, come <strong>nella</strong> descrizione<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>. Tuttavia la divisione condotta a partire dal principio <strong><strong>dell</strong>a</strong> sintesi a priori presenta<br />
una tricotomia, cioè: 1) il concetto come condizione, 2) il condizionato e 3) la derivazione del<br />
secondo dal primo. 19<br />
Nella Rechstslehre Kant definisce la divisione metafisica (metaphysische<br />
Eintheilung) come una politomia, che indica la divisione di un concetto <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione.<br />
Questa divisione è una politomia del concetto a quattro termini, cioè è una tetracotomia,<br />
in cui si trovano i primi due termini derivati da una divisione analitica primitiva o logica<br />
e altri due che esibiscono le condizioni di possibilità per la connessione dei due<br />
predicati compresi sotto il concetto.<br />
Ora i predicati vengono connessi secondo un rapporto di fondamentoconseguenza<br />
(Grund-Folge), per esibire la condizione di possibilità che sta a<br />
fondamento <strong><strong>dell</strong>a</strong> realtà <strong>dell</strong>’oggetto del concetto. Tale realtà è una posizione di <strong>natura</strong><br />
relativa e dinamica, mai assoluta, e la metafisica purificata da ogni dogmatismo ha il<br />
compito di esibire i rapporti reciproci di fondamento e conseguenza da cui scaturisce la<br />
determinazione del concetto. Il primo passo, dunque, per costruire un concetto in<br />
metafisica non consiste nell’esibire immediatamente i predicati in esso contenuti, bensì<br />
nel ricondurre il fondamento <strong><strong>dell</strong>a</strong> realtà di quei predicati sotto principi di possibilità<br />
<strong>dell</strong>’esperienza in modo da costruire l’accordo tra questo fondamento e il concetto<br />
stesso:<br />
Come noi, <strong>nella</strong> matematica pura, non deduciamo immediatamente dal concetto le<br />
proprietà del suo oggetto, ma possiamo scoprirle solo attraverso la costruzione del concetto, così<br />
non è il concetto del diritto, ma piuttosto la coazione assolutamente reciproca ed uguale,<br />
ricondotta sotto leggi universali e che si accordi con esso, quella che permette l’esibizione di<br />
tale concetto. Poiché però <strong>nella</strong> matematica pura (ad esempio <strong>nella</strong> geometria) a fondamento di<br />
questo concetto dinamico ne sta ancora uno semplicemente formale, la ragione ha avuto cura di<br />
provvedere per quanto possibile anche l’intelletto di intuizioni a priori, per la costruzione del<br />
concetto di diritto. 20<br />
Agli occhi di Kant non sarebbe possibile alcuna costruzione di concetti in<br />
metafisica, pena il ricadere nel dogmatismo, senza la dottrina <strong>dell</strong>’idealismo<br />
trascendentale e il presupposto filosofico kantiano, secondo cui la realtà non è mai una<br />
posizione assoluta, ma relativa, ed è possibile esibirla per noi solamente se tradotta in<br />
19 Logik Jäsche, KGS IX, pp. 147-148.<br />
20 Kant, Metaphysische Anfangsgründe der Rechtslehre (RL), KGS VI, p. 233; trad. it. Primi principi<br />
metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong> dottrina del diritto, a cura di F. Gonnelli, Bari 2005.<br />
51
termini relazionali, ovvero sotto leggi universali <strong>dell</strong>’azione reciproca tra i corpi.<br />
Proprio questa comunanza costituita da rapporti reciproci attivi ed effettivi è il<br />
presupposto metafisico per eccellenza <strong><strong>dell</strong>a</strong> filosofia kantiana, rintracciabile sia negli<br />
scritti morali che teoretici.<br />
Qualsiasi concetto posto ad oggetto <strong>dell</strong>’indagine metafisica deve comprendere<br />
in sé una sintesi che appartiene alla possibilità <strong>dell</strong>’esperienza, cioè deve comprendere<br />
l’articolazione dei rapporti reciproci attivi da cui il suo oggetto o il suo corrispettivo<br />
nell’intuizione può sorgere e che costituiscono le sue condizioni di possibilità sotto un<br />
principio universale e necessario <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione.<br />
L’esplicazione del rapporto di fondamento-conseguenza tra questi rapporti<br />
reciproci e i principi universali <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione costituisce l’unica via possibile per una<br />
costruzione indiretta e filosofica di concetti. A tale scopo, Kant si serve di un tipo<br />
particolare di metodo divisorio.<br />
Al contrario di quelle divisioni del concetto, che Kant chiama trascendentali o<br />
tricotomiche, di <strong>natura</strong> sintetica, 21 la divisione metafisica ha una <strong>natura</strong> analitica e<br />
sintetica insieme, cioè chiarisce i rapporti reciproci attivi tra i predicati contenuti sotto il<br />
concetto diviso e guarda anche al contenuto, alla materia di esso. Proprio per la sua<br />
funzione di chiarire non semplicemente l’appartenenza o meno di predicati a un<br />
concetto, ma i rapporti reciproci tra essi, la divisione metafisica si differenzia quindi<br />
dalla divisione logica o dicotomica, 22 in quanto prevede una conoscenza indiretta<br />
<strong>dell</strong>’oggetto del concetto, con il ricorso ad una intuizione a priori o empirica, 23<br />
e<br />
l’ampliamento del contenuto concettuale, grazie alla determianzioni di rapporti che non<br />
sono immediatamente contenuti sotto di esso.<br />
La divisione metafisica esibisce, quindi, i predicati dei rapporti reciproci attivi<br />
reali, compresi sotto il concetto <strong>dell</strong>’oggetto, a cui non corrisponde un’intuizione<br />
sensibile, se non negli effetti che tale oggetto produce nel mondo. Riguardo alla<br />
divisione metafisica del concetto di diritto, ad esempio, Kant si esprime come segue:<br />
Ma la partizione di cui qui si tratta, ossia la partizione metafisica, può essere anche una<br />
tetracotomia; perché, oltre ai due membri semplici <strong><strong>dell</strong>a</strong> partizione, si aggiungono ancora due<br />
rapporti, ossia quelli <strong>dell</strong>e condizioni limitative del diritto, sotto le quali l’un diritto entra in<br />
connessione con l’altro; rapporti la cui possibilità richiede una indagine particolare. 24<br />
21 KdU, KGS V, p. 198 nota.<br />
22 Logik Jäsche, pp. 147-148.<br />
23 KdU, KGS V, 198 nota; Logik Jäsche, KGS IX, p. 147.<br />
24 RL, KGS VI, pp. 357-358.<br />
52
Da una parte la garanzia di questo procedimento divisorio risiede <strong>nella</strong> logica e<br />
nei suoi principi. 25<br />
Per altro verso la garanzia <strong>dell</strong>’oggettività dei predicati dipende<br />
dall’atto <strong><strong>dell</strong>a</strong> riflessione trascendentale e dall’applicazione dei concetti di riflessione.<br />
In altre parole, la garanzia <strong><strong>dell</strong>a</strong> correttezza <strong><strong>dell</strong>a</strong> costruzione del concetto di<br />
materia in generale risiede <strong>nella</strong> logica a parte priori, mentre la garanzia <strong><strong>dell</strong>a</strong> possibile<br />
corrispondenza tra le relazioni dei predicati e la realtà fenomenica (cioè tra a priori ed<br />
empirico) viene fornita dal confronto tra le rappresentazioni e la co<strong>scienza</strong> del<br />
fenomeno mediante l’atto <strong><strong>dell</strong>a</strong> riflessione trascendentale e il rispetto <strong>dell</strong>e condizioni di<br />
possibilità <strong>dell</strong>’esperienza, secondo un principio metafisico <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione.<br />
I concetti, che diventano concetti metafisici, grazie a questo procedimento e al<br />
metodo divisorio metafisico, trovano un corrispettivo nell’intuizione, che deve essere<br />
pensato secondo un principio <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione. Per la metafisica è possibile una costruzione<br />
dei concetti, ovvero un’esibizione del concetto in una intuizione a priori, come emerge<br />
dal passo seguente tratto dalla Rechtslehre:<br />
La legge di una coazione reciproca che si accordi con la libertà di ciascuno, sotto il<br />
principio <strong><strong>dell</strong>a</strong> libertà universale, è in certo qual modo la costruzione di quel concetto, ossia la<br />
sua esibizione in una intuizione pura a priori, secondo l’analogia <strong><strong>dell</strong>a</strong> possibilità del moto<br />
libero dei corpi sotto la legge <strong><strong>dell</strong>a</strong> eguaglianza di azione e reazione. 26<br />
Questo passaggio fornisce un’indicazione importante sul metodo kantiano per la<br />
costituzione <strong><strong>dell</strong>a</strong> metafisica <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>. Sebbene la ragione umana utilizzi la<br />
matematica come strumento per la costituzione <strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica come <strong>scienza</strong>, il fondamento<br />
per la sua realizzazione è di <strong>natura</strong> filosofica.<br />
Nel caso <strong><strong>dell</strong>a</strong> costruzione del concetto <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia in generale ci si trova di<br />
fronte ad una esibizione in una intuizione a priori (quella <strong>dell</strong>o spazio) del fondamento<br />
contenuto <strong>nella</strong> sua conseguenza empirica, come è il moto libero dei corpi, ovvero il<br />
rapporto reciproco attivo <strong>dell</strong>e forze motrici. L’esibizione nell’intuizione pura <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
possibilità del moto libero dei corpi, secondo il principio <strong>dell</strong>’azione e reazione, è<br />
possibile solamente attraverso la matematica.<br />
La metafisica, perciò, deve essere in grado di servirsi <strong><strong>dell</strong>a</strong> matematica per dare<br />
certezza apodittica ai principi <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>. Tuttavia la <strong>scienza</strong> dei principi<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione assume ad oggetto concetti supremi del conoscere umano, la cui<br />
25 Logik Jäsche, KGS IX, pp. 146-147.<br />
26 RL, KGS VI, p. 232.<br />
53
determinazione deve tener conto <strong>dell</strong>e condizioni di possibilità <strong>dell</strong>’esperienza. I<br />
principi metafisici devono rispondere a questa necessità.<br />
Sebbene la trattazione kantiana non sia immediatamente chiara sulla possibilità<br />
di un metodo proprio <strong><strong>dell</strong>a</strong> metafisica, è possibile riscontrare come ci sia un’intima<br />
connessione tra i concetti di riflessione, l’attività del giudicare e la divisione metafisica<br />
dei concetti. Ciò che permette la realizzazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> divisione metafisica, diversa da<br />
quella logica, che è sempre analitica e dicotomica, sono proprio i concetti di<br />
riflessione, 27<br />
infatti:<br />
che svelano la loro <strong>natura</strong> di canone per la metafisica. Secondo Kant<br />
Poiché tuttavia quando si tratta non già <strong><strong>dell</strong>a</strong> forma logica, bensì del contenuto dei<br />
concetti – cioè, di vedere se le cose siano identiche oppure diverse, in accordo oppure in<br />
contrasto, ecc. – le cose possono avere una duplice relazione con la nostra facoltà conoscitiva,<br />
ossia possono essere in rapporto con la sensibilità e con l’intelletto, e poiché d’altronde il modo<br />
in cui esse debbono appartenere l’una all’altra dipende da questa posizione, in cui rientrano, in<br />
tal caso la riflessione trascendentale – cioè il rapporto di rappresentazioni date con l’uno o<br />
l’altro modo di conoscenza – potrà essa sola determinare la relazione reciproca [corsivo mio ]<br />
di tali rappresentazioni. 28<br />
I rapporti reciproci attivi <strong>dell</strong>e rappresentazioni contenute nel concetto di ragione<br />
possono essere determinati <strong>nella</strong> costruzione del concetto esclusivamente attraverso la<br />
riflessione trascendentale. 29<br />
Un atto, quest’ultimo, che Kant definisce come “dovere da cui nessuno può<br />
30<br />
esimersi, quando si vuol formulare un qualche giudizio a priori sulle cose”.<br />
27 Alcuni studi sulla teoria kantiana dei concetti di riflessione sono stati condotti da P. Reuter, Kants<br />
Theorie der Reflexionbegriffe, eine Untersuchung zum Amphiboliekapitel der Kritik der reinen Vernunft,<br />
Würzburg 1989, e da von Stefan Heßbrüggen, Topik, Reflexion und Vorurteilskritik: Kants Amphibolie<br />
der Reflexionsbegriffe im Kontext, in Archiv für Geschichte der Philosophie, 2004, pp. 146-175. Oltre a<br />
sostenere l’oscurità <strong><strong>dell</strong>a</strong> sezione <strong>dell</strong>’Anfibolia e le difficoltà da parte <strong><strong>dell</strong>a</strong> critica di spiegare i concetti<br />
di riflessione, von Stefan Heßbrüggen lega la riflessione trascendentale e i concetti di riflessione alla<br />
teoria logica dei pregiudizi, affermando che questo è l’unico modo per comprenderne la <strong>natura</strong>.<br />
In primo<br />
luogo, questo atto contiene il fondamento <strong><strong>dell</strong>a</strong> possibilità <strong><strong>dell</strong>a</strong> comparazione oggettiva<br />
<strong>dell</strong>e rappresentazioni tra loro e fornisce di fatto un canone per la determinazione dei<br />
concetti metafisici. In secondo luogo, la riflessione trascendentale permette la<br />
correttezza di una topica trascendentale, la quale contiene le quattro coppie dei concetti<br />
28 KrV, A262/B318.<br />
29 Cfr. KrV, A262-263/B318-319. In questo luogo, Kant distingue la riflessione trascendentale (reflexio)<br />
da quella logica, affermando che quest’ultima è una semplice comparazione (comparatio), dato che in<br />
essa si astrae dalla facoltà conoscitiva, cui appartengono le rappresentazioni date, che vanno considerate<br />
come omogenee. Invece, la riflessione trascendentale contiene il fondamento <strong><strong>dell</strong>a</strong> possibilità <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
comparazione oggettiva <strong>dell</strong>e rappresentazioni tra loro, che appartengono a una diversa facoltà<br />
conoscitiva.<br />
30 KrV, A264/B319.<br />
54
di riflessione. Questi titoli (Titeln) si differenziano dalle categorie “per il fatto che<br />
mediante essi non viene presentato l’oggetto secondo ciò che costituisce il suo concetto<br />
(quantità, realtà), ma viene presentato soltanto, in tutta la sua varietà, il confronto <strong>dell</strong>e<br />
rappresentazioni che precede il concetto <strong>dell</strong>e cose”. 31<br />
Dunque, prima di costituire qualunque giudizio su un oggetto <strong>dell</strong>’esperienza<br />
possibile, Kant invoca il ricorso ai concetti di riflessione. La loro trattazione fornisce un<br />
indizio in più sulla possibile fondazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> metafisica come <strong>scienza</strong>. La riflessione<br />
trascendentale e i concetti di riflessione, infatti, sono la pietra di paragone per il corretto<br />
uso <strong>dell</strong>’intelletto e orientano la corretta determinazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> relazione <strong>dell</strong>e<br />
rappresentazioni con la co<strong>scienza</strong>, conducendo alla modalità del sapere <strong><strong>dell</strong>a</strong> Gewissheit<br />
32<br />
indispensabile <strong>nella</strong> dimensione <strong><strong>dell</strong>a</strong> metafisica <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> e <strong>nella</strong> fisica, ma anche<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> storia degli uomini. 33<br />
31 KrV, A269/B325. Cfr. M. Kugelstadt, Synthetische Reflexion: zur Stellung einer nach Kategorien<br />
reflektierenden Urteilskraft in Kants theoretischer Philosophie , in Kant-Studien.132 Berlin 1998.<br />
32 La certezza logica (logische Gewissheit) incarna la perfezione logica secondo modalità, essa possiede<br />
dunque un intrinseco legame col giudicare, in quanto ne costituisce il fondamento. Per la definizione dei<br />
diversi modi di Gewissheit cfr. Logik Jäsche, KGS IX, pp. 70-73. Cfr. M. Capozzi, Kant e la logica,<br />
Napoli 2002, pp. 571-573; sulle diverse modalità del tener per vero, cfr. KdU, KGS V, pp. 467 segg.;<br />
sull’applicazione <strong>dell</strong>e diverse modalità del sapere alla <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> in rapporto all’analogia, cfr.<br />
M. Capozzi, Matematica e metafisica <strong>nella</strong> “Naturgeschichte” di Kant, in Studi filosofici 1977-78, Siena<br />
1978, pp. 87-130; sull’importanza di questo argomento per l’epistemologia kantiana cfr. P. Grillenzoni,<br />
Kant e la <strong>scienza</strong>, Milano 1998, pp. 301-302.<br />
33 Nel passo <strong><strong>dell</strong>a</strong> Reflexion che segue, Kant fa riferimento a Bacone non solo come il sostenitore del<br />
metodo scientifico, basato sull’osservazione e l’esperimento, ma anche come colui che ha inaugurato<br />
l’epoca moderna <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> attraverso lo strumento <strong>dell</strong>’analogia. In questo contesto Kant poi traccia i<br />
caratteri fondamentali <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong>, astraendo da una <strong>scienza</strong> particolare. L’essenza <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> consiste<br />
nel suo distanziarsi dalla mera opinione attraverso la certezza (Gewissheit) che consiste nell’immutabilità<br />
del tener per vero, che, nel caso <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>, assume un carattere oggettivo, accompagnato<br />
dalla co<strong>scienza</strong>, divenendo sapere (Wissen). Cfr. Handschriftlicher Nachlaß, KGS XVIII, pp. 287-288:<br />
“Unser Zeitalter ist das Zeitalter der Kritik, d.i. einer (scharfen) Beurteilung des Fundaments aller<br />
Behauptungen, zu welcher uns die Erfahrenheit langer Zeiten, vielleicht auch die durch den berühmten<br />
Baco von Verulam in Gang gebrachte behutsame Nachforschung der Natur durch Beobachtung und<br />
Experiment nicht allein in den Behauptungen der Naturwissenschaft, sondern nach der Analogie auch in<br />
allen übrigen gebracht hat, von welcher die Alten nichts wussten und so an schwankende Meinungen<br />
gewohnt waren. Hierin kann uns schwerlich ein künftiges Zeitalter übertreffen, wen wir gleich von diesen<br />
Prinzipien der Sicherlich übertrifft uns hierin kein Vergangenes (Zeitalter), und dieses kann also der<br />
(wissenschaftliche) Charakter des unsrigen genannt werden. In aller Wissenschaft ist, wenn wir von<br />
Menge von Kenntnissen abstrahieren, ist die Wesentliche Absicht, dass sie sich von der bloßen Meinung<br />
unterscheide, mithin die Gewissheit. Die Methode, deren man sich in ihr bedient, ist bloß das Mittel, zu<br />
dieser zu gelangen. Gewissheit ist die Unveränderlichkeit der Vorwarhaltens. Unveränderlich aber ist das<br />
Vorwarhalten entweder objektiv: wenn wir erkennen, dass kein überwiegender Grund zum Gegenteil an<br />
sich möglich sei, oder subjektiv: wenn wir überzeugt sind, dass weder wir noch irgend ein Mensch jemals<br />
größerer Gründe zum Gegenteil habhaft werden könne. Das (mit Bewusstsein) unveränderliche<br />
Vorwarhalten ist Wissen, das subjektiv unveränderliche Vorwarhalten Glauben. Das zwar Vorwarhalten<br />
mit dem Bewusstsein seiner Veränderlichkeit ist Meinen. Beispiel an der Geschichte. Das Wort Glauben<br />
kann entweder in Ansehung die Quelle unserer Erkenntnis oder die Art und den Grad des Vorwarhaltens<br />
derselben bedeuten. In der ersteren Bedeutung kann keine Erkenntnis durch der Geschichte anders als<br />
durch ein Zutrauen zu Zeugnissen anderer, d.i. dadurch, dass wir anderen Glauben, entspringen. In der<br />
zweiten Bedeutung kann eine Geschichtskunde allerdings ein Wissen sein und bedarf es nicht, dem Grade<br />
des Vorwarhaltens nach von der eigenen Erfahrung, der sie den Namen des Wissens nicht streiten,<br />
unterschieden zu durch die Benennung des Glaubens unterschieden zu werden. So weiß man, dass ein<br />
55
La dimensione fortemente storica <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> e del suo metodo, di ispirazione<br />
baconiana, non preclude a Kant la possibilità di rinvenire gli elementi a priori sulle cui<br />
fondamenta può costruirsi una solida metafisica <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>.<br />
Il famoso passo kantiano secondo cui “in ogni dottrina particolare <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> si<br />
può trovare tanta <strong>scienza</strong> propriamente detta, quant’è la matematica che vi si trova”, 34<br />
richiede che venga data a priori l’intuizione corrispondente al concetto di materia in<br />
generale, cioè che esso venga costruito.<br />
La metafisica, infatti, permette che sia possibile la conoscenza di alcuni oggetti<br />
solo in base al loro semplice concetto, ma <strong>nella</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> si ha a che fare con<br />
leggi che si riferiscono a oggetti fisici esistenti. Per questo non può darsi una dottrina<br />
dei corpi in base alla sola metafisica, ma questa è possibile solo attraverso la<br />
35<br />
matematica, ovvero a quanta parte di essa può essere applicata <strong>nella</strong> dottrina <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
<strong>natura</strong> (Naturlehre).<br />
Nonostante questi passi siano stati tra i più commentati <strong><strong>dell</strong>a</strong> produzione<br />
kantiana, non è stato rilevato, neppure da K. Pollok, che più che del rapporto tra <strong>scienza</strong><br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> e matematica, in queste pagine Kant si occupa <strong><strong>dell</strong>a</strong> differenza, ma anche<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> medesima origine, <strong><strong>dell</strong>a</strong> matematica e <strong><strong>dell</strong>a</strong> metafisica.<br />
Solo a partire da questa osservazione si può dare conto del perché gli scienziati<br />
usino concetti e principi metafisici per la costituzione <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>. Il<br />
sostrato comune alla metafisica e alla matematica risiede, secondo Kant, <strong>nella</strong> capacità<br />
di rappresentare le intuizioni formali di spazio e tempo come quanta, come due<br />
grandezze omogenee e continue: in ciò risiede la condizione di possibilità per la loro<br />
discretizzazione, 36<br />
per una distinzione <strong>dell</strong>o spazio geometrico da quello fisico e per una<br />
duplice trattazione dei fenomeni <strong>natura</strong>li legati al moto, ovvero la trattazione statica e<br />
quella dinamica.<br />
Su questo punto, che ha evidenti ricadute sullo statuto <strong><strong>dell</strong>a</strong> matematica, si snoda<br />
la sotterranea e potente critica a Newton. Come si mostrerà nei prossimi paragrafi, la<br />
differenza fondamentale con la visione newtoniana <strong><strong>dell</strong>a</strong> matematica consiste in prima<br />
istanza nel fatto che, per Kant, la geometria non era una branca speciale <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
Ludwig XIV. gelebt hat, ebenso sicher als ob er ihn selbst gesehen hätte, und so ist ein guter Teil der<br />
Geschichte wahre Wissenschaft; das Vorwarhalten ist darin objektiv unveränderlich. Es ist unmöglich,<br />
dass jemals hinreichende Gründe zum Gegenteil desselben”.<br />
34<br />
MAN, KGS IV, p. 470.<br />
35<br />
MAN, KGS IV, p. 470.<br />
36<br />
Cfr. K. Pollok, Kants „Metaphysische Anfangsgrunde der Naturwissenschaft“. Ein kritischer<br />
Kommentar , Hamburg 2001, pp. 219 segg.; cfr. KrV, B207-208; cfr. Infra, §2.3.<br />
56
e, in secondo luogo, nel fatto che la matematica traeva la sua fondazione<br />
su principi a priori <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione umana.<br />
meccanica, 37<br />
La differenza con Newton è però evidente, laddove Kant attua un rovesciamento<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> sua posizione, indicando la Foronomia come una <strong>scienza</strong> “ponte” tra la<br />
matematica e la fisica. Questa è, cioè, la dottrina pura <strong><strong>dell</strong>a</strong> quantità del movimento che<br />
può essere universalmente applicata al moto dei corpi grazie alla geometria e<br />
all’algebra. Pollok suggerisce che la Foronomia, occupandosi del movimento come<br />
quantum, abbia per oggetto un composto omogeneo, a cui poi verrebbero applicate<br />
grandezze determinate, cosicché le quantità algebriche impiegate in meccanica<br />
presuppongono un quantum come condizione <strong><strong>dell</strong>a</strong> loro realtà oggettiva.<br />
Del fatto che a Kant premesse in via preliminare una distinzione tra matematica<br />
e metafisica si ha evidenza dal passo dedicato alla definizione <strong><strong>dell</strong>a</strong> metafisica e al suo<br />
carattere di completezza, che invece la matematica non può avere.<br />
Nella Prefazione, quindi, Kant ribadisce l’infinita possibilità di estensione per la<br />
matematica e la <strong>scienza</strong> empirica <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>, di contro alla completezza <strong><strong>dell</strong>a</strong> logica.<br />
Questa premessa risulta di grande importanza al fine di comprendere la strategia<br />
kantiana per la costituzione <strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica come <strong>scienza</strong> e per la definizione <strong><strong>dell</strong>a</strong> possibile<br />
interazione tra filosofia e <strong>scienza</strong>.<br />
Come lo stesso Kant sostiene nei Principi metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>,<br />
in particolare <strong>nella</strong> Dinamica, la determinazione di alcuni caratteri specifici <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
materia, come la sua divisibilità, è un compito <strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica che poggia però su principi<br />
metafisici e non matematici. Il prossimo paragrafo offre l’esempio concreto di questa<br />
fondazione che rende possibile l’applicazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> matematica alla fisica e del ruolo<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> Dialettica trascendentale come catartico <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione, nonché <strong><strong>dell</strong>a</strong> logica come<br />
canone <strong><strong>dell</strong>a</strong> filosofia.<br />
37 Cfr. Jammer (1993), pp. 96-97. Cfr. F. Cajori, Sir Isaac Newton’s Mathematical principles of <strong>natura</strong>l<br />
philosophy and his System of the World, Berkeley 1934, p. xvii: “Therefore geometry is founded in<br />
mechanical practice, and is nothing but that part of universal mechanics which accurately proposes and<br />
demonstrates the art of measuring”. Ancora più avanti, p. xvii, si legge: “For the description of right lines<br />
and circles, upon which geometry is founded, belongs to mechanics. Geometry does not teach us to draw<br />
these lines, but requires them to be drawn, for it requires that the learner should first be taught to describe<br />
these accurately before he enters upon geometry, then it shows how by these operations problems may be<br />
solved. To describe right lines and circles are problems, but not geometrical problems. The solution of<br />
these problems is required from mechanics, and by geometry the use of them, when so solved, is shown”.<br />
57
2.2 Il progresso in infinitum, ad infinitum, in indefinitum. Matematica e<br />
metafisica per la <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong><br />
Nell’Estetica trascendentale Kant offre la seguente definizione <strong>dell</strong>o spazio,<br />
come risultato di una sintesi ad infinitum esercitata per rappresentare l’intuizione del<br />
senso esterno:<br />
Lo spazio è rappresentato come un’infinita grandezza data. Orbene è vero che si deve<br />
pensare ogni concetto come una rappresentazione, la quale è contenuta in un numero infinito di<br />
differenti rappresentazioni possibili (come la loro caratteristica comune), e quindi comprende<br />
sotto di sé tali rappresentazioni, ma nessun concetto in quanto tale, può essere pensato come se<br />
contenesse in sé un numero infinito di rappresentazioni. Eppure lo spazio viene pensato a questo<br />
modo (poiché tutte le parti <strong>dell</strong>o spazio, sino ad un numero infinito, sussistono<br />
simultaneamente). La rappresentazione originaria <strong>dell</strong>o spazio è dunque un’intuizione a priori, e<br />
non un concetto. 38<br />
Lo spazio è determinato <strong>nella</strong> sua specifica <strong>natura</strong> di essere intuizione formale e<br />
forma <strong>dell</strong>’intuizione, caratterizzato, in quanto intuizione, da una particolare<br />
articolazione del rapporto tra il tutto e le sue parti, secondo un ordine <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
composizione sintetica. Lo spazio, però, non può essere oggetto di conoscenza diretta.<br />
La sintesi ad infinitum che lo caratterizza, quando lo si consideri <strong>nella</strong> forma <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
connessione tra le sue parti e il suo essere una singolarità, cioè un unicum, non è la<br />
stessa che ci si trova di fronte nel processo conoscitivo del movimento e dei fenomeni<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>.<br />
Per costituirsi a sistema, la <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> deve rispondere a principi di<br />
unità <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione e, soprattutto, essendo un sistema, deve poter trattare leggi empiriche<br />
e a priori <strong>dell</strong>’intelletto come sue parti a cui applica una sintesi regressiva o progressiva<br />
tra condizione e condizionato. Tale sintesi, che costituisce una serie (Reihe), segue una<br />
regola che è distinta da quella <strong><strong>dell</strong>a</strong> matematica. Di questo Kant ci da un chiaro esempio<br />
<strong>nella</strong> Dialettica trascendentale, in particolare quando parla <strong>dell</strong>e Antinomie <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
ragione pura, che di fatto si occupano <strong>dell</strong>’idea che più preme in sede di metafisica<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>, quella di Mondo:<br />
A questo scopo, orbene, occorre anzitutto determinare esattamente la sintesi di una<br />
serie, in quanto non è mai completa. Ci si serve comunemente a questo proposito di due<br />
espressioni che vogliono distinguere qualcosa, senza che si sappia indicare chiaramente il<br />
fondamento di tale distinzione. I matematici parlano unicamente di un progressus in infinitum.<br />
38 KrV, B40.<br />
58
Gli indagatori dei concetti (filosofi) ammettono invece soltanto l’espressione: progressus in<br />
indefinitum. 39<br />
Siamo di fronte a tre tipi di sintesi: quella che riguarda la rappresentazione di un<br />
dato, cioè di una condizione (lo spazio come forma <strong>dell</strong>’intuizione), procede ad<br />
infinitum; quella che riguarda il progresso <strong>nella</strong> serie dal condizionato che può essere<br />
dato (dabile) e che può essere definita sia in indefinitum che in infinitum; infine quella<br />
che ascende dal condizionato alle condizioni che può essere un regresso all’infinito (in<br />
infinitum) o che si può estendere indefinitamente (in indefinitum). 40<br />
Sebbene non sia possibile trattare il Mondo (die Welt) come un tutto, secondo<br />
quantità, è però possibile trattare le leggi <strong>dell</strong>’intelletto sul Mondo secondo quantità. In<br />
sostanza è possibile applicare principi di ragione alle leggi del moto di Newton e, in<br />
virtù <strong><strong>dell</strong>a</strong> possibilità di trattare sia come quantum che come quantità il movimento dal<br />
punto di vista matematico, è altresì possibile una <strong>scienza</strong> come la Foronomia posta alla<br />
base <strong><strong>dell</strong>a</strong> Meccanica. Ma questa possibilità risiede in ultima analisi sulla peculiare<br />
costituzione <strong>dell</strong>o spazio e del tempo e sul legame intrinseco che queste forme<br />
intrattengono con il predicabile <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia, ovvero il concetto empirico di<br />
movimento. Nel caso <strong><strong>dell</strong>a</strong> metafisica <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> questo legame, proprio in virtù <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
doppia <strong>natura</strong> di intuizioni formali e forme <strong>dell</strong>’intuizione <strong>dell</strong>o spazio e del tempo,<br />
traccia la differenza fra il corpo fisico e quello matematico:<br />
Ein physischer Körper ist der welcher nur durch Erfahrung erkennbar ist. Ein<br />
mathematischer der a priori als beschränkter Raum nach den 3 Abmessungen erkannt wird. Der<br />
erstere setzt den letzteren voraus. 41<br />
Laddove si voglia conoscere completamente a priori un oggetto matematico, si<br />
deve considerare la forma che l’intuizione spaziale assume, secondo le tre dimensioni.<br />
Se ci si pone il problema <strong><strong>dell</strong>a</strong> possibile rappresentazione di un corpo in generale, in<br />
base alla sua semplice possibilità, allora è grazie alla matematica che ciò avviene,<br />
mentre la possibilità di conoscere la sua realtà riposa sull’esperienza e sui principi<br />
<strong>dell</strong>’intelletto puro. Da un punto di vista puramente matematico, un corpo fisico può<br />
essere determinato a priori, come parte <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia divisa. Per chiarire questo punto<br />
Kant propone un esempio:<br />
39 KrV, A510-11/B538-39.<br />
40 KrV, A511-12/B539-40.<br />
41 Opus postumum, XXI, p. 575.<br />
59
Riguardo alla divisione di una materia data entro i suoi limiti (un corpo), occorre così<br />
dire che essa procede all’infinito. In effetti, questa materia è data totalmente – e quindi assieme<br />
a tutte le sue parti possibili – nell’intuizione empirica. 42<br />
Questo significa che se la condizione è data come totalità, la sintesi <strong>dell</strong>e sue<br />
parti procede all’infinito (in infinitum), senza trovare un incondizionato <strong>nella</strong> serie <strong>dell</strong>e<br />
condizioni che sono parti di questo tutto. Al contrario, se ci si trova di fronte ad una<br />
sintesi regressiva dal condizionato alla condizione, e la serie non è data <strong>nella</strong> sua<br />
totalità, tale sintesi procederà in indefinitum. 43<br />
A questo ragionamento Kant aggiunge:<br />
In nessuno dei due casi, né nel regressus in infinitum, né nel regressus in indefinitum, la<br />
serie <strong>dell</strong>e condizioni viene considerata come data nell’oggetto in quanto infinita. Non si tratta<br />
di cose, che vengano date in se stesse, ma si tratta soltanto di apparenze le quali sono date<br />
soltanto nel regresso stesso come condizioni l’una <strong>dell</strong>’altra. 44<br />
Come si nota immediatamente è solo nel caso <strong>dell</strong>’intuizione <strong>dell</strong>o spazio che si<br />
ha una sintesi ad infinitum, perché lo spazio è una forma <strong>dell</strong>’intuizione e non un<br />
concetto. 45 Infatti, poiché il mondo non può essere dato totalmente, il concetto <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
quantità del mondo è dato solamente mediante il regresso, e non può essere dato, in<br />
un’intuizione collettiva prima di questo regresso. Così tale regresso si stende<br />
indeterminatamente, per dare una quantità <strong>dell</strong>’esperienza, che diventa reale soltanto<br />
mediante questo regresso. 46 In sostanza, un progresso <strong><strong>dell</strong>a</strong> sintesi all’infinito, per<br />
esempio <strong>nella</strong> divisione, procede finché la si può condurre. 47<br />
Dunque non è la divisione<br />
di un corpo in sé, ma la sintesi attuata dal soggetto a poter procedere all’infinito:<br />
Ogni spazio intuito nei suoi limiti è un tutto cosiffatto, le cui parti, nonostante ogni<br />
decomposizione, sono ancor sempre spazi. Ogni spazio intuito nei suoi limiti è perciò divisibile<br />
all’infinito. Di qui segue altresì, in modo del tutto <strong>natura</strong>le, la seconda applicazione, quella cioè<br />
ad un’apparenza esterna racchiusa nei suoi limiti (corpo). La divisibilità di un corposi fonda<br />
sulla divisibilità <strong>dell</strong>o spazio, il quale costituisce la possibilità del corpo come un tutto esteso.<br />
Un corpo è quindi divisibile all’infinito, senza che per questo debba constare di un numero<br />
infinito di parti. Può sembrare, a dire il vero, che un corpo, in quanto dev’essere rappresentato<br />
come sostanza nello spazio, differirà da quest’ultimo, per quanto riguarda la legge <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
divisibilità <strong>dell</strong>o spazio. 48<br />
42<br />
KrV, B541.<br />
43<br />
KrV, A513/B541.<br />
44<br />
KrV, A514/B542.<br />
45<br />
Di per sé sembra prevedere un infinito attuale, che il nostro intelletto non è in grado di cogliere.<br />
46<br />
KrV, A 523-24/B551-52.<br />
47<br />
Tale aspetto ha evidenti ricadute sulla teoria <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia. la divisibilità di essa non le appartiene<br />
ontologicamente, così come da un punto di vista epistemologico la si può pensare costituita da particelle<br />
elementari, finché non si trova un membro ulteriore <strong><strong>dell</strong>a</strong> divisione. Questa posizione affonda le sue<br />
origini già in F. Bacon, Novum Organum, II, p. 8. Cfr. infra, capitolo V.<br />
48<br />
KrV, A525/B553.<br />
60
Tuttavia il ragionamento kantiano non esclude assolutamente la possibilità di<br />
pensare uno spazio fisico diverso da quello geometrico, né la possibilità di determinare<br />
e di conoscere un corpo fisico, non determinandolo secondo le sole proprietà <strong>dell</strong>o<br />
spazio geometrico. La soluzione kantiana si presenta così in queste pagine <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
Dialettica trascendentale:<br />
La divisione infinita designa soltanto l’apparenza come quantum continuum, ed è<br />
inseparabile dal riempimento <strong>dell</strong>o spazio, poiché è proprio in tale riempimento che si trova la<br />
ragione <strong><strong>dell</strong>a</strong> divisibilità infinita. Ma non appena un qualcosa viene assunto come quantum<br />
discretum, la moltitudine <strong>dell</strong>e unità è in esso determinata, e quindi sempre uguale a un numero.<br />
Sino a che punto possa giungere l’organizzazione in un corpo articolato, può dunque essere<br />
stabilito solo dall’esperienza. 49<br />
Storicamente parlando è importante ricordare che questo approccio è corretto se<br />
si pensa alla fisica matematica <strong>dell</strong>’epoca. In fondo Kant non fa altro che tentare una<br />
fondazione del metodo scientifico che convalidava o meno le leggi fisiche attraverso la<br />
geometria euclidea e l’algebra. È anzi molto significativa la puntualizzazione di Kant.<br />
Quello che deve essere rappresentato su base geometrica è lo spazio-tempo <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
Foronomia, il movimento di un corpo fisico, inteso come punto materiale, ma non certo<br />
il corpo fisico stesso, che necessita invece di un altro tipo di approccio per essere<br />
conosciuto, quello che ricorre all’osservazione e all’esperimento, che considera le<br />
qualità interne <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia, nonché l’interazione tra le forze motrici.<br />
C’è una corrispondenza per Kant tra la divisibilità matematica <strong>dell</strong>o spazio e la<br />
divisibilità <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia, mentre per il corpo fisico le cose stanno diversamente. Se si<br />
esaminano alcuni passaggi <strong><strong>dell</strong>a</strong> Dinamica, questo discorso appare più perspicuo. In<br />
questa sezione Kant afferma:<br />
Perciò fin dove si estende la divisibilità matematica <strong>dell</strong>o spazio, si estende anche la<br />
possibilità <strong><strong>dell</strong>a</strong> separazione fisica <strong><strong>dell</strong>a</strong> sostanza che lo riempie. Ma la divisibilità matematica<br />
procede all’infinito, di conseguenza anche quella fisica: la materia cioè è divisibile all’infinito e<br />
ciascuna <strong>dell</strong>e parti risultanti dalla divisione è a sua volta materia. 50<br />
Tuttavia è lo stesso Kant ad ammettere che la dimostrazione <strong>dell</strong>’infinita<br />
divisibilità <strong>dell</strong>o spazio non permette affatto di provare quella <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia. L’unica<br />
condizione per dimostrarne la divisibilità infinita consiste <strong>nella</strong> premessa che in ogni<br />
49 KrV, A526/B554.<br />
50 MAN, KGS IV, p. 504.<br />
61
parte <strong>dell</strong>o spazio c’è sostanza materiale e che vi si trovano parti di per sé mobili.<br />
Questo significa che bisogna porre a fondamento <strong><strong>dell</strong>a</strong> prova <strong>dell</strong>’infinita divisibilità<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> materia sia il suo essere mobile nello spazio sia il suo essere dotata, in ogni suo<br />
punto o parte, di forze motrici, 51<br />
che sono poi i principi <strong><strong>dell</strong>a</strong> Foronomia e <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
Dinamica.<br />
Questo significa che, nell’ambito <strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica, la divisione matematica <strong>dell</strong>o<br />
spazio materiale, comunque, presuppone una teoria dinamica <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia,<br />
rappresentata come un continuo, la cui espansione fa sì che le sue parti si allontanino<br />
52<br />
con una distanza tra loro infinitamente piccola. Nella Fenomenologia, infatti, per<br />
determinare e giustificare l’ipotesi di un plenum materiale, Kant ricorre ad<br />
argomentazioni che vanno ben oltre il piano logico, sebbene lo presuppongano.<br />
L’insostenibilità <strong>dell</strong>o spazio vuoto come cosa in sé trova il suo fondamento sul piano<br />
fisico e il principio logico di non contraddizione non è condizione sufficiente per<br />
provare la sua impossibilità.<br />
Questa posizione kantiana trae la sua origine sia dalla risoluzione <strong>dell</strong>e<br />
Antinomie <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione pura che dalla Dinamica, in cui compare il dilemma se lo<br />
spazio sia infinitamente divisibile o meno. La risoluzione consiste nell’applicare<br />
l’idealismo trascendentale, cioè nel negare lo statuto di cosa in sé <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia e<br />
nell’affermare il suo carattere di totalità <strong><strong>dell</strong>a</strong> sostanza nel fenomeno la cui forma è lo<br />
spazio. Così che si può solo concludere che:<br />
[…] Di quei fenomeni la cui divisione va all’infinito si può dire solamente che hanno<br />
tante parti quante ne distinguiamo, fin tanto che vogliamo continuare a dividere. Le parti che<br />
appartengono all’esistenza di un fenomeno, infatti, esistono solo nel pensiero, cioè <strong>nella</strong><br />
divisione stessa. Ora, sebbene la divisione vada all’infinito, essa non è mai data come infinita:<br />
perciò dal fatto che la divisione va avanti all’infinito non consegue che l’oggetto <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
suddivisione, in se stesso e al di fuori <strong>dell</strong>e nostre rappresentazioni, contenga una quantità<br />
infinita di parti. 53<br />
In conclusione la fisica contempla oggetti che possono essere determinati e<br />
costruiti nell’intuizione grazie alla matematica, 54<br />
che può fornire loro la necessità <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
51<br />
MAN, KGS IV, p. 504.<br />
52<br />
MAN, KGS IV, p. 505.<br />
53<br />
MAN, KGS IV, p. 507.<br />
54<br />
La quantità di moto e di materia sono esempi classici di cui si serve Kant per chiarire il suo approccio.<br />
Un altro esempio è fornito dal caso <strong><strong>dell</strong>a</strong> quiete, che per trovare un corrispettivo matematico deve essere<br />
considerata come una mera condizione di permanenza nello stesso luogo e non come proprietà dei corpi<br />
fisici. Solo così è possibile, agli occhi di Kant, assegnare un dato valore finito o infinitesimale in ogni<br />
istante ai corpi in quiete e dunque applicare la matematica anche a questi fenomeni fisici.<br />
62
<strong>scienza</strong> <strong>natura</strong>le. Tuttavia è solamente la prassi scientifica accompagnata dalle ipotesi e<br />
dall’analogia che può fornire un risultato concreto per la conoscenza dei corpi fisici.<br />
Questa osservazione è importante ancor più se si tiene presente che Kant<br />
elaborò, così, il suo tentativo di inquadrare i fenomeni fisici <strong>dell</strong>’elettricità e del<br />
magnetismo dentro lo stesso sistema di riferimento dei principi newtoniani. Sul piano<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> storia <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> siamo evidentemente di fronte al tentativo di unificare secondo<br />
principi comuni la fisica teorica classica con quella sperimentale.<br />
2.3 L’applicabilità <strong><strong>dell</strong>a</strong> matematica <strong>nella</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>: il<br />
movimento e la trattazione dei corpi fisici su base geometrica<br />
Dopo aver gettato luce sul metodo che Kant individua per la trattazione<br />
metafisica dei concetti e sul carattere dinamico che spazio e tempo assumono con<br />
l’idealismo trascendentale, in questo paragrafo si traccia la differenza tra le sintesi<br />
progressive compiute dalla ragione, così da mostrarne le implicazioni <strong>nella</strong> metafisica<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>. Questo approccio, infatti, rivela la possibilità di diverse costruzioni del<br />
movimento, che sono state trattate da Kant nei Principi metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
<strong>natura</strong>. Il movimento come mutamento di luogo è possibile solo attraverso la<br />
rappresentazione di tempo che di fatto è il modo in cui il soggetto si rappresenta come<br />
oggetto. 55<br />
Dunque, la diversa trattazione del movimento dipende dai diversi tipi di<br />
sintesi che il soggetto attua <strong>nella</strong> determinazione del tempo.<br />
La sintesi progressiva che soggiace alla costruzione di concetti e alla possibilità<br />
di rappresentare spazio e tempo come intuizioni formali è chiamata da Kant<br />
Zusammenstellung e questa ricopre un ruolo importante per la definizione <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
concezione kantiana <strong>dell</strong>’algebra. Nella misura in cui sia la geometria che la Foronomia<br />
descrivono uno spazio, rappresentano un’intuizione formale. La loro differenza<br />
sostanziale è posta circa la possibilità di rappresentare anche il tempo e la quantità in<br />
modo diverso. Secondo Kant, questa differenza è posta dall’algebra. Si consideri questo<br />
aspetto come Kant lo ha sviluppato negli anni’90:<br />
Infatti <strong>nella</strong> valutazione intellettuale <strong>dell</strong>e grandezze (quella <strong>dell</strong>’aritmetica) si arriva<br />
altrettanto lontano, sia che si spinga la comprensione <strong>dell</strong>e unità al numero 10 (nel sistema<br />
decimale), sia solo fino al 4 (nel sistema tetradico); ma l’ulteriore produzione di grandezze <strong>nella</strong><br />
composizione, ovvero nell’apprensione, essendo il quantum dato nell’intuizione, viene eseguita<br />
solo progressivamente (non comprensivamente) secondo il principio di progressione che è stato<br />
55 KrV, A37/B54.<br />
63
assunto. L’intelletto in questa valutazione matematica <strong><strong>dell</strong>a</strong> grandezza è altrettanto ben servito e<br />
soddisfatto, sia che l’immaginazione scelga per unità una grandezza che si può cogliere in<br />
un’occhiata, per esempio un piede o una pertica, sia un miglio tedesco o addirittura un diametro<br />
terrestre, di cui è, sì, possibile l’apprensione, ma non la comprensione in una intuizione<br />
<strong>dell</strong>’immaginazione (non mediante la comprehensio aesthetica, sebbene, certo, mediante<br />
comprehensio logica in un concetto numerico). In entrambi i casi la valutazione logica <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
grandezza procede senza ostacoli all’infinito. 56<br />
L’algebra è l’arte (Kunst) che determina il principio <strong><strong>dell</strong>a</strong> progressione in<br />
matematica ed essa può trovare nuovi tipi di regole empiricamente. 57 Questo lascia<br />
aperta la possibilità di uno spazio “flessibile” per la filosofia trascendentale e di infinite<br />
configurazioni <strong>dell</strong>o spazio geometrico. Secondo il passo citato in precedenza, non è<br />
possibile generare una grandezza (Größe) in composizione attraverso la comprensione,<br />
in quanto per Kant questo significherebbe conoscere qualcosa attraverso l’intuizione. 58<br />
Al contrario il principio <strong><strong>dell</strong>a</strong> progressione, che è un’illimitata successione nel tempo,<br />
rende possibile una conoscenza discorsiva che fonda il processo di costruzione di<br />
concetti nell’intuizione.<br />
Questo processo è la comprehensio logica attraverso cui le rappresentazioni<br />
intuitive immediate possono essere tradotte o apprese in un concetto numerico<br />
attraverso uno schema, una regola.<br />
Nel caso <strong><strong>dell</strong>a</strong> divisibilità <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia possono essere seguite due regole<br />
possibili che determinano una sintesi in indefinitum o in infinitum. Infatti spazio e<br />
tempo come intuizioni possono essere considerati sia da un punto di vista quantitativo<br />
che qualitativo. Da un lato, Kant considera lo spazio e il tempo come grandezze<br />
estensive, cioè come mere forme <strong>dell</strong>e relazioni tutto-parti che seguono una sintesi<br />
secondo un principio di progressione in infinitum. 59 Dall’altro, da un punto di vista<br />
qualitativo, spazio e tempo sono composti come quanta continua, 60<br />
il cui processo di<br />
composizione procede in indefinitum.<br />
Questo approccio permette evidentemente una connessione tra filosofia e fisica,<br />
attraverso lo strumento <strong><strong>dell</strong>a</strong> matematica, e getta luce sul fatto che sia la matematica che<br />
la filosofia presuppongono l’assioma <strong>dell</strong>’unicità <strong>dell</strong>o spazio-tempo. La sintesi che<br />
56<br />
KdU, KGS V, pp. 251-52.<br />
57<br />
I. Kant, Reflexionen zur Mathematik, KGS XIV, pp. 58-59: “Würde man es nicht a priori beweisen<br />
können, dass ( in einem solchen Falle ) die mittlere proportional Größe eine Irrationalgröße sei, sondern<br />
fände sich dieses bloß empirisch: so musste man auf einen besonderen, im Zahlbegriffe ( des Verstandes )<br />
nicht enthaltenen, mithin subjektiven Grund in einer unerforschten Natur der Einbildungskraft raten,<br />
deren Natur das hervorbrächte, was dem der Verstand selbst im Denken nicht gleich kommen kann”.<br />
58<br />
Cfr. I. Kant, KGS XXIV, p. 845.<br />
59<br />
Cfr. KrV, A161/B203.<br />
60<br />
Cfr KrV, A 169/B212.<br />
64
ende possibile la trattazione <strong>dell</strong>e intuizioni formali da un punto di vista qualitativo è la<br />
sintesi oggettiva <strong><strong>dell</strong>a</strong> composizione, che presuppone sempre la sintesi soggettiva o<br />
Zusammestellung. Questo aspetto poco investigato dalla letteratura critica appare invece<br />
essenziale per comprendere le ricadute <strong>dell</strong>’applicazione alle intuizioni formali del<br />
principio <strong><strong>dell</strong>a</strong> progressione all’infinito, 61<br />
come il passo seguente suggerisce:<br />
Se la sintesi del molteplice <strong>dell</strong>’apparenza è interrotta, si ha allora un aggregato di molte<br />
apparenze (e non propriamente un’apparenza intesa come quantum), il quale non viene<br />
costituito dalla semplice continuazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> sintesi produttiva di una certa specie, bensì dalla<br />
ripetizione di una sintesi sempre troncata. […] Orbene, dato che a fondamento di ogni numero<br />
deve stare comunque l’unità, così l’apparenza, in quanto unità, è un quantum, e come tale, è<br />
sempre un continuum. 62<br />
Ma l’aspetto più degno di nota è che questo principio di progressione può<br />
presentare differenti configurazioni <strong>dell</strong>e determinazioni <strong>dell</strong>o spazio, in quanto la sua<br />
regola può essere scelta, 63<br />
come Kant puntualizza <strong>nella</strong> Critica <strong><strong>dell</strong>a</strong> facoltà di giudizio:<br />
In quanto semplice fenomeno, l’infinito del mondo dei sensi viene interamente<br />
compreso sotto un concetto <strong>nella</strong> valutazione intellettuale pura <strong><strong>dell</strong>a</strong> grandezza, sebbene esso<br />
non possa mai essere pensato interamente <strong>nella</strong> valutazione matematica mediante concetti<br />
numerici. […] Ora però, per la valutazione matematica <strong><strong>dell</strong>a</strong> grandezza, l’immaginazione è<br />
all’altezza di ogni oggetto al fine di darne una misura sufficiente, dato che i concetti numerici<br />
<strong>dell</strong>’intelletto, mediante la progressione, possono rendere adeguata ogni misura a qualsiasi<br />
grandezza data. 64<br />
E’ interessante notare che senza la sintesi <strong>dell</strong>’immaginazione, gli oggetti<br />
matematici non potrebbero essere dati. In secondo luogo, si noti come l’algebra 65<br />
renda<br />
possibile l’applicazione del principio <strong><strong>dell</strong>a</strong> progressione <strong>nella</strong> costruzione, in quanto è<br />
l’arte di produrre grandezze dalla misura indipendentemente da ogni numero reale, ma<br />
semplicemente attraverso relazioni date che devono essere ordinate sotto una regola.<br />
Come scrive Kant nel 1790:<br />
Wenn wir nicht Begriffe vom Raum hatten, so würde die Große √2 für uns keine<br />
Bedeutung haben, weil man sich alsdann jede Zahl als Menge untheilbarer Einheiten vorstellen<br />
könnte. Nun stellen wir uns eine Linie als durch fluxion, mithin in der Zeit erzeugt vor, in der<br />
wir nichts Einfaches vorstellen, und können 1/10, 1/100 etc. etc. von der gegebenen Einheit<br />
denken. 66<br />
61<br />
Cfr. KdU, KGS V, p. 255.<br />
62<br />
KrV, A170/B212.<br />
63<br />
I. Kant, Reflexionen zur Mathematik, KGS XIV, p. 54.<br />
64<br />
KdU, KGS V, p. 256.<br />
65<br />
Per la definizione di algebra, cfr. I. Kant, Reflexionen zur Mathematik, KGS XIV, p. 54.<br />
66<br />
I. Kant, Reflexionen zur Mathematik, KGS XIV, p. 55. Cfr. KrV A170/B212.<br />
65
Pertanto solamente nel processo di costruzione del concetto di un particolare<br />
spazio (come una linea prodotta da un punto che si muove), una grandezza può essere<br />
prodotta nel tempo grazie alla posizione reiterata del tempo stesso, che diventa così<br />
intuizione formale. Inoltre è solamente <strong>nella</strong> costruzione di un particolare spazio che<br />
può essere pensata un’infinita progressione all’interno 67 <strong>dell</strong>’unità data. 68<br />
In matematica la relazione reciproca di spazio e tempo, come intuizioni formali è<br />
chiarificata con l’algebra, in quanto essa produce grandezze seguendo una regola di<br />
misura che determina la quantità procedendo da una pluralità fuori dall’unità (spazio) e<br />
dall’unità alla pluralità successivamente entro l’unità stessa (tempo). L’esibizione <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
69<br />
misura e dunque il risultato <strong><strong>dell</strong>a</strong> costruzione di equazioni è possibile per Kant solo<br />
ricorrendo alla geometria, ma senza aritmetica e algebra non si potrebbe avere alcun<br />
concetto di grandezza, come quella <strong><strong>dell</strong>a</strong> diagonale di un quadrato. 70<br />
Inoltre, senza l’esibizione nello spazio, anche il tempo, come intuizione formale<br />
non potrebbe venir rappresentato, cioè rappresentato oggettivamente. Questo aspetto, di<br />
mutua interdipendenza di spazio e tempo, e non la <strong>natura</strong> soggettiva <strong>dell</strong>e forme<br />
<strong>dell</strong>’intuizione, è veramente l’indizio in base al quale collocare la concezione kantiana<br />
<strong>dell</strong>o spazio e del tempo rispetto alla rivoluzione <strong>dell</strong>e geometrie non euclidee e <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
fisica contemporanea. Come spiega chiaramente Jammer in Concepts of Space:<br />
Reichenbach in his systematic study of space and time similarly claimed that space<br />
measurements are reducible to time measurements. In fact he stated explicitly: “Time<br />
is…logically prior to space”. […] Finally, also in Basri’s recently published theory of space and<br />
time – in spite of the order in which these concepts appear in the title of his book – time<br />
precedes space in the order of constructing the foundations of theoretical physics. All these<br />
attempts to derive spatiality or extension from pure temporality, conceived as one-dimensional<br />
order of succession, seem, however, to be open to two serious objections […]. Only if time may<br />
be regarded, not as one-dimensional continuum of instants as conceived in the classical way, but<br />
rather as being endowed with a certain transversal extent, as intimated by Čapek, who followed<br />
in this context Bergson’s philosophy of extensive becoming and Whitehead’s idea of the<br />
creative advance of nature – only then does it seem to be possible to derive spatiality from<br />
temporality. But these similar metaphysical conceptions have not yet been absorbed by science:<br />
Geometry, in the sense of a science of space, has not yet been logically subordinated to<br />
chronometry, the science of time and its measurement. Finally, as far as classical conceptions of<br />
space are concerned, we may safely regard the concept of space as an elementary and primary<br />
notion. 71<br />
67<br />
In quanto il tempo è definito come “Intussusception” grazie alla sintesi <strong><strong>dell</strong>a</strong> Zusammenstellung.<br />
68<br />
Brittan (2006), pp. 232-33.<br />
69<br />
I. Kant, Reflexionen zur Mathematik, KGS XIV, p. 58.<br />
70<br />
I. Kant, Reflexionen zur Mathematik, KGS XIV, p. 54.<br />
71<br />
Jammer (1993), pp. 5-6.<br />
66
Poiché sarebbe oltre lo scopo di questo paragrafo continuare a discutere la<br />
relazione tra algebra, 72 aritmetica e geometria, 73<br />
si consideri quanto segue come una<br />
prospettiva auspicabile di studi futuri che possano chiarire al meglio la concezione<br />
kantiana <strong>dell</strong>o spazio e del tempo e saperla valutare alla luce sia <strong>dell</strong>’attuale progresso<br />
scientifico sia del quadro filosofico.<br />
Dal momento che l’algebra, in quanto aritmetica universale, espande se stessa e<br />
determina la regola <strong><strong>dell</strong>a</strong> progressione <strong><strong>dell</strong>a</strong> sintesi <strong><strong>dell</strong>a</strong> composizione in modi<br />
differenti, allora, per Kant, essa mostra differenti possibili configurazioni <strong><strong>dell</strong>a</strong> misura:<br />
lo schema di numero, legato alla dimensione temporale, può essere esibito in concreto<br />
nell’intuizione attraverso la determinazione del numero <strong>dell</strong>e dimensioni <strong>dell</strong>o spazio.<br />
Per riprendere le parole di Kant:<br />
L’aritmetica universale (algebra) è una <strong>scienza</strong> talmente auto-espansiva che non si può<br />
menzionare nessuna <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione che sin qui abbia fatto ciò, così che persino le altre<br />
parti restanti <strong><strong>dell</strong>a</strong> mathesis pura guardano allo sviluppo <strong>dell</strong>e proprie parti più importanti<br />
attraverso l’ampliamento di questa dottrina universale <strong>dell</strong>e grandezze. 74<br />
La possibile applicazione <strong>dell</strong>’algebra <strong>nella</strong> geometria è la chiave di volta per la<br />
comprensione dei Principi metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>, in quanto è solo con la<br />
possibile costituzione di spazi, che noi oggi definiamo vettoriali, che la meccanica<br />
classica trova una rappresentazione adeguata <strong>dell</strong>e leggi del moto. Consideriamo, infatti,<br />
le caratteristiche di uno spazio vettoriale.<br />
72 Per il ruolo euristico <strong>dell</strong>’algebra si veda anche I. Kant, Logik Jäsche, KGS IX, p. 20.<br />
73 La lettera a Rehberg (Settembre 1790) spiega questa relazione. Cfr. I. Kant, Briefwechsel, KGS XI, p.<br />
206. Su questo anche Friedman (1992), pp. 110-14.<br />
74 Si veda la lettera a Schultz (1788). Cfr. I. Kant, Briefwechsel, KGS X, p. 555: “Die allgemeine<br />
Arithmetik (Algebra) ist eine der maßen sich erweiternde Wissenschaft, dass man keine der<br />
Vernunftwissenschaften nennen kann, die es ihr hierin gleich täte, so gar, dass die übrige Theile der<br />
reinen Mathesis ihren Wachsthum größtenteils von der Erweiterung jener allgemeinen Größenlehre<br />
erwarten“. Il passo poi prosegue: “Bestände diese nun aus bloß analytischen Urteilen, so wäre wenigstens<br />
die Definition der letzteren unrichtig, dass sie bloß erläuternde Urteile wären und denn wäre es ein<br />
wichtiges, schwer zu beantwortendes Problem: Wie ist Erweiterung des Erkenntnisses durch bloß<br />
analytische Urteile möglich”.<br />
67
Figura 2.1 Esempio di spazio vettoriale<br />
Lo spazio vettoriale è descritto dalla combinazione di assi cartesiani che<br />
rappresentano la direzione di vettori in un dato sistema di riferimento che deve<br />
essere preso come insieme, cioè come unità.<br />
Per quanto riguarda la sezione <strong><strong>dell</strong>a</strong> Foronomia, Kant fornisce una descrizione<br />
<strong>dell</strong>o spazio-tempo come oggetto, cioè come intuizione formale, proprio grazie<br />
all’algebra lineare. La Foronomia prende in considerazione solamente velocità e<br />
direzione come caratteristiche fisiche <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia e non le sue proprietà interne o le<br />
sue forze motrici. Infine, non solo la Foronomia prevede un sistema di riferimento per<br />
la valutazione del movimento che è considerato come unità, cioè come composto<br />
omogeneo, come quantum, ma osservando il procedere <strong>nella</strong> trattazione, si trova inoltre<br />
che è solo attraverso la composizione o somma di movimenti, 75 secondo le regole <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
congruenza, 76 che la Foronomia può dare conto di movimenti composti rettilinei. Per<br />
tale ragione sulla Foronomia, in quanto questa è alla base per la comprensione <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
composizione <strong>dell</strong>e forze in fisica, si basa la Meccanica. 77<br />
Che la Foronomia sia alla<br />
base <strong><strong>dell</strong>a</strong> costruzione di spazi vettoriali attraverso l’algebra, è evidente dall’esempio<br />
kantiano di interpretazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> regola del parallelogramma. L’unico Teorema <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
Foronomia è il seguente:<br />
La composizione di due movimenti <strong>dell</strong>o stesso punto si può pensare solo in modo tale<br />
che uno dei due venga rappresentato nello spazio assoluto, mentre, invece nell’altro movimento,<br />
75 Cfr. MAN, KGS IV, p. 486: “Costruire il concetto di un movimento composto significa rappresentare a<br />
priori nell’intuizione un movimento, in quanto risulta dal congiungimento in un solo mobile di due o più<br />
movimenti dati”.<br />
76 Cfr. MAN, KGS IV, pp. 493; 494-495: “La composizione dei movimenti, allo scopo di determinare il<br />
loro rapporto reciproco in quanto grandezze, deve avvenire secondo le regole <strong><strong>dell</strong>a</strong> congruenza, il che in<br />
tutti e tre i casi è possibile solo mediante il movimento <strong>dell</strong>o spazio congruente con uno dei due<br />
movimenti dati, di modo che entrambi i movimenti siano congruenti con quello composto”.<br />
77 MAN, KGS IV, p. 487.<br />
68
viene rappresentato, come ad esso equivalente, un movimento <strong>dell</strong>o spazio relativo che abbia la<br />
stessa velocità, ma direzione opposta. 78<br />
L’obiettivo di Kant è quello di mostrare come le dimostrazioni <strong>dell</strong>’epoca di<br />
questo teorema, non fossero altro che dimostrazioni meccaniche e non foronomiche.<br />
Secondo Kant le soluzioni meccaniche ricorrevano a <strong>dell</strong>e cause motrici, “mediante le<br />
quali un movimento dato congiunto con un altro ne produceva un terzo, senza fornire la<br />
prova che questi due movimenti sono identici al terzo e come tali si lasciano<br />
rappresentare a priori nell’intuizione pura”. 79 Nella definizione del teorema, infatti, con<br />
la parola composizione (Zusammensetzung) si intende che entrambi i movimenti dati<br />
siano contenuti in un terzo, cioè che siano identici ad esso, e non che ne producano un<br />
terzo in quanto l’uno modifica l’altro. 80<br />
Nell’esame del terzo caso <strong>nella</strong> Dimostrazione al Teorema Kant prende in esame<br />
il caso in cui due movimenti di uno stesso punto, lungo direzioni che racchiudono un<br />
angolo, vengano rappresentati congiuntamente, come mostra la seguente figura:<br />
Fig. 2.2 Immagine tratta dai MAN<br />
Per dimostrare che la diagonale AD esprime sia la direzione che la velocità del<br />
movimento composto, l’argomento mostra che nell’ultimo istante di tempo il corpo A si<br />
trova nel punto D e che nel corso del tempo si trova su tutti i punti <strong><strong>dell</strong>a</strong> diagonale AD.<br />
Per giungere a questa conclusione Kant presuppone che tale costruzione del movimento<br />
78 MAN, KGS IV, p. 490.<br />
79 Cfr. MAN, KGS IV, p. 493.<br />
80 Cfr. MAN, KGS IV, p. 492.<br />
69
è possibile solo mediante la congiunzione del movimento del corpo col movimento<br />
<strong>dell</strong>o spazio: 81<br />
Si supponga che il movimento AC proceda nello spazio assoluto e al movimento AB si<br />
sostituisca il movimento <strong>dell</strong>o spazio relativo <strong>nella</strong> direzione opposta. Si divida la linea AC in<br />
tre parti uguali AE, EF, FC. Ora, mentre il corpo A percorre la linea AE nello spazio assoluto, lo<br />
spazio relativo, insieme al punto E, percorre lo spazio Ee = MA; mentre il corpo percorre le due<br />
parti che insieme sono uguali ad AF, lo spazio relativo, insieme al punto F, descrive la linea Ff<br />
= NA; mentre infine il corpo percorre l’intera linea AC, lo spazio, insieme al punto C percorre<br />
la linea Cc = BA; tutto ciò è lo stesso che se il corpo A, in questi tre intervalli di tempo, avesse<br />
percorso le linee Em, Fn e CD, rispettivamente uguali ad AM, AN, AB e, nell’intero tempo<br />
impiegato a percorrere AC, avesse percorso la linea CD = AB. 82<br />
Nella dimostrazione Kant tiene presente la costruzione del moto rettilineo e non<br />
di quello curvilineo, che è invece oggetto <strong><strong>dell</strong>a</strong> Meccanica. Questo significa, al<br />
contrario di quello che M. Friedman sostiene, 83 e che riporta fedelmente P. Pecere<br />
nell’edizione italiana, che Kant si distacca da Newton sul modo di costruzione del<br />
movimento, proprio in virtù <strong><strong>dell</strong>a</strong> diversa concezione <strong>dell</strong>o spazio-tempo e <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
geometria che sviluppa negli anni immediatamente successivi alla Dissertazione del<br />
1770. Questo è evidente non appena si consideri la figura, che Newton impiega nei<br />
Principia, e i corollari che l’accompagnano. 84<br />
Nel Corollario 4 al Lemma 3 Newton<br />
afferma:<br />
E per conseguenza queste ultime figure (quanto ai loro perimetri acE) non sono<br />
rettilinee, ma sono limiti curvilinei di figure rettilinee. 85<br />
Questo conseguentemente impone nel Corollario 86<br />
che, se due quantità qualsiasi<br />
sono divise in egual numero di parti qualsiasi, e che, se queste parti hanno fra di loro<br />
ordinatamente una ragione, allorché il loro numero aumenta e la loro grandezza<br />
diminuisce all’infinito, anche le quantità stesse avranno lo stesso rapporto.<br />
81<br />
Cfr. MAN, KGS IV, p. 494.<br />
82<br />
MAN, KGS IV, p. 493.<br />
83<br />
Cfr. I. Kant, Metaphysical Foundations of Natural Science, trad. ingl. a cura di M. Friedman,<br />
Cambridge 2004, p. 29 nota.<br />
84<br />
I. Newton, Principi di filosofia <strong>natura</strong>le. Teoria <strong><strong>dell</strong>a</strong> gravitazione, (Principia), a cura di F. Enriques e<br />
U. Forti, Roma 1990, pp. 84-85.<br />
85<br />
Newton, Principia, p. 85.<br />
86<br />
Newton, Principia, p. 86.<br />
70
Fig. 2.3 Regola <strong><strong>dell</strong>a</strong> somma dei parallelogrammi di Newton<br />
Questa concezione di Newton è sottoscritta da Kant <strong>nella</strong> Meccanica, ma non<br />
<strong>nella</strong> Foronomia, in quanto quest’ultima deve svolgere la funzione di rendere possibile<br />
la rappresentazione del movimento e <strong>dell</strong>e leggi <strong><strong>dell</strong>a</strong> meccanica classica fondate<br />
sull’idealismo trascendentale di spazio e tempo. Il movimento preso in considerazione<br />
dai Principi metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>, infatti, è quello che può venir<br />
costruito e che costituisce la descrizione di uno spazio:<br />
Il movimento di un oggetto nello spazio non appartiene ad una <strong>scienza</strong> pura, e quindi<br />
neppure alla geometria: in effetti, che un qualcosa sia mobile può essere conosciuto non già a<br />
priori, bensì solo attraverso l’esperienza. Il movimento come descrizione di uno spazio, invece,<br />
è un atto puro <strong><strong>dell</strong>a</strong> successiva sintesi del molteplice <strong>dell</strong>’intuizione esterna in generale,<br />
attraverso la capacità produttiva <strong>dell</strong>’immaginazione, ed appartiene non soltanto alla geometria,<br />
ma anche alla filosofia trascendentale. 87<br />
Questa concezione kantiana del movimento implica una visione <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia<br />
come il mobile nello spazio, cioè, affinché lo spazio venga descritto si deve considerare<br />
il movimento, cioè occorre che vi sia materia, che lo spazio sia riempito di essa, perché<br />
possa avvenire una descrizione dei fenomeni. 88<br />
Per il momento, dunque, ci si limiterà all’analisi <strong>dell</strong>e possibili sintesi che<br />
soggiacciono al processo di costruzione del movimento e dunque ai possibili modi di<br />
descrivere lo spazio <strong>nella</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>. Questo di riflesso getterà luce anche sulla<br />
trattazione kantiana <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia. Sin dalle prime battute <strong><strong>dell</strong>a</strong> Foronomia si trova la<br />
89<br />
distinzione capitale per la possibilità di pensare il movimento come relativo, che<br />
87<br />
KrV, B155 nota.<br />
88<br />
Tuttavia é possibile considerare il movimento da più punti di vista, non solo da quello foronomico,<br />
come Kant indica <strong>nella</strong> sezione <strong><strong>dell</strong>a</strong> Fenomenologia.<br />
89<br />
MAN, KGS IV, p. 562: “Non si ha dunque movimento assoluto neanche se si pensa un corpo che si<br />
muove nello spazio vuoto rispetto ad un altro corpo; in questo caso, il movimento dei due corpi non viene<br />
71
poggia sulla distinzione tra spazio assoluto e spazio relativo. Quest’ultimo è lo spazio<br />
che si muove o spazio materiale, mentre lo spazio assoluto è definito come “ogni<br />
ulteriore spazio relativo che io posso sempre pensare al di fuori di quello dato”, 90<br />
o<br />
anche come spazio puro, non empirico.<br />
Il punto di vista kantiano tende ad una definizione operativa <strong>dell</strong>o spazio<br />
91<br />
assoluto, che poi <strong>nella</strong> Fenomenologia ricoprirà un ruolo puramente regolativo e non<br />
certo costitutivo per la costruzione del concetto di materia e per la fondazione <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
<strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>.<br />
Questa osservazione porta alla conclusione che Kant mostrava un aspetto di<br />
continuità con la concezione relazionale <strong>dell</strong>o spazio di Leibniz. Del fatto che Kant non<br />
abbracciasse ciecamente la dottrina newtoniana se ne trae un esempio dal fatto che sin<br />
dall’epoca precritica, la prova accettata da Kant <strong><strong>dell</strong>a</strong> forza centrifuga era quella<br />
92<br />
geometrica di Huygens e non quella formulata da Newton. La ragione di questo rifiuto<br />
sta nel fatto che la formulazione newtoniana non prevedeva una definizione di spazio<br />
assoluto, che noi oggi chiameremo “operativa”, ma una sua definizione ontologica e<br />
metafisica, come risulta evidente dall’enunciato del teorema sulle forze centripete:<br />
Le aree che i corpi spinti da forze descrivono durante un movimento curvilineo attorno<br />
ad un centro immobile, giacciono in un piano immobile, e sono proporzionali ai tempi. 93<br />
Tuttavia un’analisi più attenta svela anche un aspetto di differenza con Leibniz:<br />
la premessa fondamentale <strong><strong>dell</strong>a</strong> Foronomia è che questa dottrina definisce il concetto di<br />
materia grazie a quello di movimento e prescinde da quello di estensione, cosicché la<br />
materia possa essere considerata come un punto materiale e il movimento possa essere<br />
definito come “il cambiamento dei rapporti esterni di una cosa rispetto a uno spazio<br />
dato”. 94 Questo costituisce il sistema di riferimento secondo cui la materia è, in quanto<br />
mobile, unità, per cui il movimento di una cosa è differente dal movimento <strong>nella</strong> cosa. 95<br />
considerato relativamente allo spazio circostante, ma solo rispetto allo spazio che li separa, inteso come<br />
spazio assoluto, il quale però determina solo il loro rapporto reciproco: di nuovo, dunque, il movimento<br />
non è che un relativo”.<br />
90<br />
MAN, KGS IV, p. 481.<br />
91<br />
Per ulteriori spunti cfr. Jammer (1993), p. 140. La critica di Kant allo spazio assoluto di Newton è un<br />
oggetto di indagine interessante se messo in relazione con la teoria di Maxwell e il superamento del<br />
concetto di spazio assoluto in fisica.<br />
92<br />
Cfr. infra, Capitolo IV.<br />
93<br />
Newton, Principia, p. 99.<br />
94<br />
MAN, KGS IV, p. 483.<br />
95<br />
MAN, KGS IV, p. 483. Si noti come queste affermazioni siano in linea col principio <strong><strong>dell</strong>a</strong> relatività<br />
classica.<br />
72
Lo sviluppo <strong><strong>dell</strong>a</strong> molteplice trattazione del movimento, svelata <strong>nella</strong> sezione<br />
Fenomenologia, prende le mosse dalla prima sezione, la Foronomia, che può essere<br />
letta come una dichiarazione di intenti da parte di Kant di volersi distinguere dalla<br />
posizione di Newton e da quella di Leibniz.<br />
Attraverso la costruzione foronomica Kant vuole classificare i movimenti<br />
rotatori e traslatori. In questi ultimi sono inclusi i movimenti rettilinei e curvilinei e<br />
quelli circolari o oscillatori. 96<br />
Direzione e velocità (V=S/T) sono i due momenti che<br />
intervengono <strong>nella</strong> considerazione del movimento, se si astrae dalle altre proprietà <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
materia:<br />
Nella Foronomia, noi impieghiamo la parola velocità nel solo significato spaziale<br />
V=S/T. 97<br />
Con questa formula Kant ritiene che si possa dar conto del moto rettilineo<br />
uniforme e uniformemente accelerato, ma non di movimenti rotatori il cui grado di<br />
velocità è preso in esame, invece, <strong>nella</strong> Meccanica. Ma è rispetto al concetto fisico di<br />
quiete che Kant elabora una posizione interessante:<br />
Non si deve dunque definire la quiete come la mancanza di movimento, dato che questa,<br />
in quanto velocità uguale a zero, non è affatto suscettibile di costruzione, ma come la presenza<br />
persistente nello stesso luogo, dato che questo concetto si può costruire in un tempo finito anche<br />
per mezzo <strong><strong>dell</strong>a</strong> rappresentazione di un movimento con velocità infinitamente piccola, e quindi<br />
può essere impiegato per la successiva applicazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> matematica alla <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>. 98<br />
La Foronomia ha il compito di determinare a priori la costruzione dei<br />
movimenti in generale in quanto grandezze, sia secondo la loro velocità che secondo la<br />
loro direzione e dunque anche secondo la loro composizione (Zusammensetzung). Il<br />
concetto determinato di una grandezza è il concetto <strong><strong>dell</strong>a</strong> produzione <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
rappresentazione di un oggetto mediante la composizione <strong>dell</strong>’omogeneo e, dunque,<br />
oggetto <strong><strong>dell</strong>a</strong> Foronomia è il movimento stesso e la composizione dei movimenti. 99<br />
Riguardo alla composizione del movimento Kant sostiene che:<br />
96 MAN, KGS IV, p. 483.<br />
97 MAN, KGS IV, p. 484.<br />
98 MAN, KGS IV, p. 486.<br />
99 MAN, KGS IV, p. 489.<br />
73
Costruire il concetto di un movimento composto significa rappresentare a priori<br />
nell’intuizione un movimento, in quanto risulta dal congiungimento in un solo mobile di due o<br />
più movimenti dati. 100<br />
Tuttavia una domanda legittima sorge, laddove ci si interroghi sull’effettiva<br />
differenza tra Foronomia e Meccanica. A questa domanda Kant risponde come segue:<br />
Nella Foronomia, dunque, in cui tratto solo del movimento di un corpo rispetto allo<br />
spazio (sulla quiete o sul movimento del quale il corpo non ha alcun influsso), è in sé del tutto<br />
indeterminato e arbitrario, se e in che misura io voglia attribuire al corpo o allo spazio la<br />
velocità del movimento dato; in seguito, <strong>nella</strong> Meccanica, poiché si dovrà trattare <strong>dell</strong>’azione<br />
effettiva di un corpo che si muove sugli altri corpi presenti nello spazio del suo movimento, la<br />
cosa non sarà più così indifferente. 101<br />
Nella Meccanica, infatti, occorre prendere in considerazione la causa del<br />
movimento che viene prodotto come effetto. Ma c’è un’ulteriore e importante<br />
distinzione da compiere prima di procedere. Altro aspetto fondamentale per questa<br />
ricerca consiste, infatti, nell’esplicitare la distinzione tra la geometria e la Foronomia,<br />
per poter indagare la possibile duplice trattazione fisica <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia e la possibilità per<br />
la matematica di descrivere infiniti spazi. Nei Principi metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
<strong>natura</strong> si legge:<br />
Nella Foronomia […] posso considerare il movimento soltanto come descrizione di uno<br />
spazio, in modo tale però da prendere in considerazione non solo lo spazio che viene descritto,<br />
come <strong>nella</strong> geometria, ma anche il tempo impiegato e dunque la velocità con cui il punto<br />
descrive lo spazio. 102<br />
Sulla base di questa premessa, Kant ritiene che la Foronomia sia la dottrina pura<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> quantità (mathesis) dei movimenti e in particolare non contiene nient’altro che il<br />
teorema <strong><strong>dell</strong>a</strong> composizione del movimento che riguarda la possibilità del solo<br />
movimento rettilineo. 103 La composizione del movimento curvilineo ha bisogno, infatti,<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> considerazione di forze agenti sulla direzione del movimento ed è preso in esame<br />
dalla Meccanica. La composizione dei movimenti si basa per Kant sulla congruenza,<br />
richiamandosi alla costruzione geometrica, secondo cui essa è la completa similitudine e<br />
uguaglianza, in quanto può venire riconosciuta <strong>nella</strong> sola intuizione. 104<br />
100 MAN, KGS IV, p. 486.<br />
101 MAN, KGS IV, p. 488.<br />
102 MAN, KGS IV, p. 489.<br />
103 MAN, KGS IV, p. 495.<br />
104 MAN, KGS IV, p. 493.<br />
74
Poiché la Foronomia riguarda la costruzione del concetto di velocità, in quanto<br />
grandezza, prevede la congiunzione del movimento del corpo con il movimento <strong>dell</strong>o<br />
spazio. Dal momento che la velocità è una grandezza intensiva, il suo concetto si può<br />
costruire solamente con la composizione indiretta di due movimenti equivalenti (quello<br />
del corpo e quello <strong>dell</strong>o spazio relativo <strong>nella</strong> direzione opposta). 105<br />
La prima sezione dei<br />
Principi metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> si chiude con un’osservazione preziosa:<br />
Poiché il concetto di una grandezza in generale contiene sempre quello <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
composizione <strong>dell</strong>’omogeneo, la dottrina <strong><strong>dell</strong>a</strong> composizione dei movimenti coincide con la loro<br />
dottrina pura <strong><strong>dell</strong>a</strong> quantità, e precisamente secondo tutti e tre i momenti che ci fornisce lo<br />
spazio: l’unità di linea e direzione, la molteplicità <strong>dell</strong>e direzioni su una stessa linea e infine la<br />
totalità <strong>dell</strong>e direzioni e <strong>dell</strong>e linee secondo cui può avvenire il movimento. 106<br />
Si vede da questo passo che <strong>nella</strong> metafisica <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> le categorie di unità,<br />
molteplicità e totalità possono venir applicate allo spazio come intuizione formale, che<br />
può venir descritto secondo la determinazione del tempo. Mediante questa operazione è<br />
altresì possibile la dottrina <strong><strong>dell</strong>a</strong> composizione dei movimenti su base foronomica e<br />
dunque una resa del tempo in termini spaziali.<br />
Leggendo approfonditamente le pagine <strong><strong>dell</strong>a</strong> Foronomia e <strong>dell</strong>e altre tre sezioni<br />
<strong>dell</strong>’opera, risulta di estremo interesse confrontarsi con l’interpretazione <strong>dell</strong>e<br />
determinazioni del movimento di B. Falkenburg esposta nel paragrafo precedente. E’<br />
possibile infatti mostrare come la determinazione del predicabile del movimento esposta<br />
da Falkenburg possa essere integrata anche con una ricostruzione <strong><strong>dell</strong>a</strong> presenza dei<br />
concetti di riflessione corrispondenti alle singole sezioni <strong>dell</strong>’opera, segno <strong>dell</strong>’attività<br />
che soggiace alla rappresentazione oggettiva <strong>dell</strong>o spazio e del tempo. Prima di esporre<br />
questa ricostruzione si tratta brevemente il presupposto interpretativo alla base di essa.<br />
***<br />
Per comprendere meglio quanto anticipato nel Capitolo I e quanto si è detto in<br />
merito alla costruzione del concetto di materia nell’opera del 1786, una digressione<br />
sull’origine dei concetti di riflessione si presenta come un utile strumento di<br />
approfondimento. Kant compie l’analisi dei concetti di riflessione nell’Appendice<br />
all’Analitica trascendentale e nei Prolegomena. Partendo dall’assunto kantiano secondo<br />
cui i concetti <strong>dell</strong>’intelletto presuppongono sempre un’attività (anche le categorie<br />
105 MAN, KGS IV, p. 494.<br />
106 MAN, KGS IV, p. 495.<br />
75
presuppongono per essere trovate un’attività, che è quella del giudicare), si può<br />
mostrare come sorgano i concetti di riflessione da un atto <strong><strong>dell</strong>a</strong> spontaneità e come siano<br />
necessariamente connessi alla dimensione <strong>dell</strong>’appercezione empirica:<br />
Ciò che rende oltremodo utile questa critica <strong>dell</strong>e conclusioni dedotte dai semplici atti<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> riflessione, è il fatto che essa mostra chiaramente la nullità di tutte le conclusioni su<br />
oggetti confrontati tra loro unicamente nell’intelletto, e conferma al tempo stesso quello che noi<br />
abbiamo messo principalmente in rilievo, ossia che le apparenze, sebbene non siano comprese<br />
come cose in sé tra gli oggetti <strong>dell</strong>’intelletto puro, sono tuttavia i soli oggetti, rispetto a cui la<br />
nostra conoscenza possa avere una realtà oggettiva, rispetto a cui cioè corrisponda ai concetti<br />
un’intuizione. 107<br />
I concetti di identità/diversità, interno/esterno, accordo/contrasto, forma/materia<br />
sono il risultato dei differenti modi di relazione possibili tra la co<strong>scienza</strong> e le proprie<br />
rappresentazioni. Tutta la metafisica kantiana ha bisogno di questi concetti per<br />
determinare a priori il luogo (Ort) del contenuto rappresentativo di qualsiasi concetto<br />
(anche quello di materia) in relazione alla co<strong>scienza</strong>, “in uno stato <strong>dell</strong>’animo”. 108<br />
Da un punto di vista logico, questi concetti, sono il risultato <strong><strong>dell</strong>a</strong> complessa<br />
attività <strong>dell</strong>’astrazione, comparazione e riflessione che la co<strong>scienza</strong> compie nel<br />
confrontare le proprie rappresentazioni con le proprie fonti conoscitive a prescindere da<br />
un contenuto empirico dato. Non stupisce, perciò, che Kant leghi indissolubilmente i<br />
concetti di riflessione all’attività del giudicare in un primo momento attraverso la<br />
spiegazione <strong>dell</strong>’attività <strong><strong>dell</strong>a</strong> riflessione logica:<br />
Prima di costituire un qualsiasi giudizio oggettivo, noi confrontiamo i concetti, per<br />
giungere all’identità (di molte rappresentazioni subordinatamente ad un solo concetto), in vista<br />
di giudizi universali, o alla diversità di tali rappresentazioni, per la produzione di giudizi<br />
particolari; all’accordo, onde possono risultare giudizi affermativi, e al contrasto, onde possono<br />
risultare giudizi negativi. 109<br />
L’attività <strong><strong>dell</strong>a</strong> riflessione logica di confronto tra le rappresentazioni e la<br />
co<strong>scienza</strong>, secondo le categorie (per esempio nel caso dei giudizi universali interviene la<br />
funzione <strong>dell</strong>’unità di molte rappresentazioni sotto un concetto), è però diversa dalla<br />
riflessione trascendentale, che contiene, invece, il fondamento <strong><strong>dell</strong>a</strong> possibilità <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
comparazione oggettiva <strong>dell</strong>e rappresentazioni tra loro e che soggiace alla<br />
determinazione di concetti dati alla ragione attraverso concetti di riflessione.<br />
107 KrV, A278-9/B334-5.<br />
108 KrV, A261/B317.<br />
109 KrV, A262/B317-8.<br />
76
Il riferimento che Kant fa esplicitamente ai Topici di Aristotele 110 non implica<br />
che la genesi dei concetti di riflessione sia da rinvenire <strong>nella</strong> pura dimensione <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
tradizione logica, come invece tra gli altri ha sostenuto B. Falkenburg. 111 Sebbene<br />
Baumgarten tratti <strong>nella</strong> sua Metaphysica le dicotomie dei concetti di identità/diversità,<br />
interno/esterno, non li connette all’atto <strong><strong>dell</strong>a</strong> riflessione trascendentale, bensì all’essenza<br />
e all’ordine <strong>dell</strong>e sostanze. 112<br />
Invece per Kant, perché si diano i concetti di riflessione, deve essere presupposta<br />
solamente l’unità <strong>dell</strong>’autoco<strong>scienza</strong>, in quanto tali concetti soggiacciono alla<br />
113<br />
formulazione dei giudizi, sono in vista di essi. Sebbene i concetti di riflessione siano<br />
posti all’interno del dominio <strong><strong>dell</strong>a</strong> metafisica, per originarli è presupposta una<br />
dimensione trascendentale o meta-teoretica, come la definisce Natterer, 114<br />
quella<br />
<strong>dell</strong>’appercezione trascendentale.<br />
Il nesso tra quelli che Kant indica come concetti di riflessione appartenenti alla<br />
topica trascendentale e il processo di determinazione dei rapporti reciproci tra predicati<br />
era già stato trattato da Aristotele nei Topici, come mostra il passo seguente:<br />
110 Cfr. Aristotele, Topici, in Organon, Milano 2003, pp. 405-643. In particolare per i concetti di identitàdiversità,<br />
pp. 411-412; per quelli di accordo e contrasto, pp. 425-426; Cfr. KrV, A268-269/B324-325:<br />
“Ogni concetto, ogni titolo sotto cui rientrino molte conoscenze può essere chiamato luogo logico. Su ciò<br />
si fonda la topica logica di Aristotele”. Quest’ultima, si deve assolutamente distinguere dalla topica<br />
trascendentale. Tuttavia ciò che accomuna l’indagine aristotelica dei topici a quella kantiana è<br />
sicuramente la costruzione di un sistema di orientamento, di un metodo di definizione e determinazione<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> materia <strong><strong>dell</strong>a</strong> conoscenza secondo principi, che, però secondo Kant, Aristotele avrebbe rinvenuto per<br />
induzione e non attraverso una deduzione, riscontrando non poche difficoltà nel dover dimostrare perché<br />
quei principi e non altri erano a fondamento <strong><strong>dell</strong>a</strong> conoscenza e <strong>dell</strong>’ontologia. Ciò che è interessante<br />
notare a livello di storia <strong><strong>dell</strong>a</strong> logica è il fatto che <strong>nella</strong> Critica <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione pura Kant afferma che la<br />
topica aristotelica ha finito per diventare funzionale alle diatribe sofistiche, sebbene fosse nata con<br />
l’intento opposto di preservare le conoscenze da esse. Per Kant la topica trascendentale è l’unica dotata di<br />
una rilevanza scientifica. Tuttavia, nell’ultima parte <strong><strong>dell</strong>a</strong> sua produzione e nelle tarde lezioni logiche,<br />
Kant ritorna esplicitamente sulla questione <strong><strong>dell</strong>a</strong> topica e anzi torna ad esaltare il ruolo che essa può<br />
giocare nell’ambito di proposizioni fondamentali euristiche, <strong>nella</strong> classificazione dei concetti, predicabili<br />
<strong>dell</strong>’intelletto: la topica va a costituirsi come la disciplina, la tecnica che dà i titoli ai predicabili.<br />
Chiaramente Kant non arriva a tali osservazioni perché aveva in mente una combinatoria come quella<br />
leibniziana, ma se di una sorta di combinatoria bisogna parlare, essa assume un carattere definito nel<br />
numero, in quanto la tavola <strong><strong>dell</strong>a</strong> topica avrà come base le dodici categorie, così da produrre un ulteriore<br />
incasellamento dei predicabili. Questi ultimi che sono concetti originari <strong>dell</strong>’intelletto, ma derivati dalle<br />
categorie, vanno a costituire una griglia di classificazione dei concetti, secondo i titoli <strong>dell</strong>e categorie,<br />
assecondando, in tal modo, una fortissima esigenza di completezza sistematica. Tale progetto è già<br />
presente nei Prolegomena zu einer jeden künftigen Metaphysik, die als Wissenschaft wird auftreten<br />
können, KGS IV, pp. 322-327 e <strong>nella</strong> nota relativa redatta da Kant, in KGS IV, p. 326.<br />
111 Falkenburg (1987), p. 43.<br />
112 Cfr. Baumgarten, Metaphysica, §37: “Relationes possibilium sunt eorundem DETERMINATIONES<br />
EXTERNAE (relativae, ad extra, extrinsecae), reliquae omnes, INTERNAE”; cfr. §38: “Si in A sunt,<br />
quae in B, A et B sunt EADEM. Non eadem sunt DIVERSA (alia)”.<br />
113 KrV , A262/B317-8.<br />
114 P. Natterer, Systematischer Kommentar zur Kritik der reinen Vernunft, Berlin 2003, p. 368.<br />
77
Dato che i contrari si connettono l’uno all’altro in sei modi – ma ad un’opposizione<br />
danno luogo se congiunti in quattro di questi modi – occorre assumere i contrari <strong>nella</strong> forma in<br />
cui sia utile, tanto per chi demolisce quanto per chi consolida un’affermazione. Che dunque si<br />
connettano in sei modi, è evidente. In primo luogo infatti potrà avvenire che ciascuna <strong>dell</strong>e due<br />
determinazioni contrarie si congiunga a ciascuno dei due oggetti contrari; questo poi accade in<br />
due modi: ad esempio, far del bene agli amici e far del male ai nemici, o inversamente, far del<br />
male agli amici e far del bene ai nemici. In secondo luogo, potrà darsi che entrambe le<br />
determinazioni contrarie vengano attribuite ad un unico oggetto; anche questo avviene in due<br />
modi: ad esempio, far del bene agli amici e far del male agli amici, oppure, far del bene ai<br />
nemici e far del male ai nemici. In terzo luogo, potrà avvenire che un’unica determinazione sia<br />
riferita ad entrambi gli oggetti contrari; anche questo infine accade in due modi: ad esempio, far<br />
del bene agli amici e far del bene ai nemici, oppure far del male agli amici e far del male ai<br />
nemici. 115<br />
E’ possibile che Kant avesse presente i Topici di Aristotele. Tuttavia, Kant se ne<br />
discosta, in primo luogo, perché designa i concetti di riflessione e la divisione<br />
metafisica come gli strumenti per orientarsi <strong>nella</strong> costituzione sistematica <strong><strong>dell</strong>a</strong> “nuova”<br />
metafisica. In secondo luogo, Kant non lega i concetti di riflessione alle categorie, bensì<br />
alle funzioni logiche nei giudizi (quantità, qualità, relazione e modalità).<br />
L’aspetto cruciale <strong><strong>dell</strong>a</strong> distinzione kantiana tra categorie e funzioni logiche nei<br />
giudizi è stato analizzato da S. Marcucci in Funzioni logiche e categorie in Kant, 116 in<br />
cui le categorie e le funzioni logiche si muovono su due piani diversi, anche se tra loro<br />
strettamente connessi. 117 Le funzioni logiche sono viste da Marcucci come quel ponte<br />
che rende possibile l’Übergang tra logica formale e logica trascendentale. 118<br />
Ora, proprio sulla base degli studi di Marcucci e <strong>dell</strong>’interpretazione di Natterer<br />
si può procedere nel proporre un esame di tutte le dicotomie dei concetti di riflessione<br />
secondo l’ipotesi <strong><strong>dell</strong>a</strong> loro derivazione dall’attività <strong><strong>dell</strong>a</strong> spontaneità, cercando di<br />
mostrare come la stessa appercezione trascendentale sia determinata attraverso di essi<br />
realizzando il passaggio dall’appercezione pura a quella empirica.<br />
Quella che segue è l’ipotesi circa la genesi sul piano trascendentale dei concetti<br />
di riflessione:<br />
QUANTITÀ<br />
1. Identità/diversità. Questa prima coppia di concetti deriva dall’atto<br />
immediato del soggetto di porsi come identico nel diverso, dall’atto di differenziazione<br />
115 Aristotele, Topici, in Organon, Milano 2003, pp. 448-449.<br />
116 S. Marcucci, Funzioni logiche e categorie in Kant, in AA.VV. Kant und sein Jahrhundert, a cura di C.<br />
Cesa e N. Hinske, Frankfurt am Main-Berlin-Bern-New York, 1993, pp. 123-146.<br />
117 Marcucci (1993), p. 127.<br />
118 Marcucci (1993), p. 130.<br />
78
tra sé e le sue rappresentazioni. Lo scorrere <strong>dell</strong>e rappresentazioni nel senso interno<br />
viene riconosciuto come altro da sé e la co<strong>scienza</strong> si riconosce come identica in ogni<br />
singolo e dunque diverso istante.<br />
QUALITÀ<br />
2. Accordo/contrasto. Questa diade presuppone la precedente e un esame<br />
attento rivela che essa è il frutto del confronto <strong>dell</strong>e rappresentazioni <strong><strong>dell</strong>a</strong> co<strong>scienza</strong><br />
con altre rappresentazioni. Esse possono accordarsi o meno tra loro e con la co<strong>scienza</strong>,<br />
ma questo presuppone, comunque, una connessione con la co<strong>scienza</strong> <strong>dell</strong>e<br />
rappresentazioni esterne tra loro (diverse numericamente). 119<br />
RELAZIONE<br />
3. Interno/esterno. La terza coppia di concetti presuppone le prime due, in<br />
quanto nell’attività <strong><strong>dell</strong>a</strong> sintesi intellettuale la co<strong>scienza</strong> riconosce le sue<br />
rappresentazioni come distinte da sé. Questa coppia di concetti svela come le<br />
rappresentazioni singolari di spazio e tempo, ovvero come le intuizioni pure, ci possono<br />
essere date in termini di forme del senso esterno ed interno prima di qualsiasi sintesi<br />
<strong>dell</strong>’immaginazione. Infatti la co<strong>scienza</strong> riconosce come sue, rappresentazioni che sono<br />
altro da sé e si relaziona ad esse compiendo un continuo movimento interno/esterno per<br />
appropriarsene. Non solo le rappresentazioni sono diverse dalla co<strong>scienza</strong>, ma sono<br />
119 Cfr. KdU, KGS V, p. 203 nota: “La definizione del gusto, messa qui a fondamento, è che esso sia la<br />
facoltà di giudicare il bello. Ma ciò che è richiesto per dire bello un oggetto, deve rivelarlo l’analisi dei<br />
giudizi del gusto. Ho messo insieme i momenti, che concernono questa facoltà di giudicare <strong>nella</strong> sua<br />
riflessione, seguendo la guida <strong>dell</strong>e funzioni logiche del giudicare (poiché nei giudizi di gusto è contenuto<br />
pur sempre un riferimento all’intelletto). Ho trattato in primo luogo la funzione <strong><strong>dell</strong>a</strong> qualità perché il<br />
giudizio estetico sul bello la riguarda in primo luogo”. Cfr. Erste Einleitung in die Kritik der<br />
Urtheilskraft, KGS XX, pp. 225-6. I concetti di accordo e contrasto <strong>nella</strong> loro applicazione sono legati<br />
all’esempio di un piacere che controbilancia un dolore. Di questo esempio si ha traccia anche in epoca<br />
tarda proprio in relazione all’anfibolia dei concetti di riflessione, cfr. Opus postumum, KGS XXI, p. 461.<br />
Questa osservazione assume rilevanza nel quadro del dibattito sullo statuto del principio di conformità a<br />
scopi del giudizio riflettente, ma ancor di più in quello <strong><strong>dell</strong>a</strong> teoria kantiana del sublime. Se il piacere è<br />
infatti ciò che colpisce i sensi immediatamente e il piacevole è ciò che piace al gusto mediante<br />
sensazione, un discorso particolare vale per il piacere sublime che l’uomo prova dinnanzi alla grandezza e<br />
alla potenza <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>. Se lette con la lente dei concetti di riflessione, le pagine dedicate al sublime<br />
svelano questo continuo gioco <strong>dell</strong>e rappresentazioni <strong>nella</strong> sensazione legate ai concetti di accordo e<br />
contrasto con la co<strong>scienza</strong> che suscitano un sentimento di piacere o dispiacere. Il molteplice <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong><br />
non viene determinato, quanto è il rapporto di queste rappresentazioni con la co<strong>scienza</strong> e poi con le<br />
facoltà <strong>dell</strong>’animo a generare il sentimento, che svela così una <strong>natura</strong> mediata rispetto all’immediatezza<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> sensazione.<br />
79
diverse o uguali tra loro. Sono l’una esterna all’altra, ma <strong>nella</strong> stessa dimensione unica,<br />
il tempo. 120<br />
La co<strong>scienza</strong> si riconosce in relazione ad esse e le pensa in relazione a sé.<br />
MODALITÀ<br />
4. Forma/materia. L’ultima coppia rappresenta il momento più alto <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
riflessione e onnicomprensivo. La co<strong>scienza</strong> riflette se stessa come identica con le sue<br />
rappresentazioni, che ne costituiscono la materia, ma si riconosce anche come unità<br />
superiore ad esse (diventa autoco<strong>scienza</strong>). La co<strong>scienza</strong> si riflette come forma capace di<br />
ricomprendere le sue parti (il determinabile) sotto una più alta unità. La co<strong>scienza</strong> è<br />
forma (determinazione) che si fa materia (determinabile) e può diventare oggetto a se<br />
stessa.<br />
Questa lettura <strong><strong>dell</strong>a</strong> genesi dei concetti di riflessione permette di chiarire sia la<br />
<strong>natura</strong> del rapporto <strong><strong>dell</strong>a</strong> spontaneità (innere Handlung) con i suoi prodotti sia cosa<br />
comporti la doppia modalità in cui Kant determina l’Io-penso quanto alla forma,<br />
distinguendolo dal possibile contenuto materiale (Stoff) del molteplice <strong>dell</strong>e<br />
rappresentazioni. In secondo luogo, la lettura <strong><strong>dell</strong>a</strong> genesi dei concetti di riflessione<br />
sopra proposta, si può fondare proprio sull’attività <strong><strong>dell</strong>a</strong> spontaneità capace di dare vita<br />
a un concetto, come si evince dall’Anthropologie in Pragmatischer Hinsicht:<br />
Se noi ci rappresentiamo l’azione interna (spontaneità) per cui è possibile un concetto<br />
(un pensiero), cioè la riflessione, e la sensibilità (recettività), per cui è possibile una percezione<br />
(perceptio) o un’intuizione empirica, cioè l’apprensione, come ambedue fornite di co<strong>scienza</strong><br />
allora la co<strong>scienza</strong> di se stesso (apperceptio) si può dividere in quella <strong><strong>dell</strong>a</strong> riflessione e quella<br />
<strong>dell</strong>’apprensione. La prima è una co<strong>scienza</strong> <strong>dell</strong>’intelletto, la seconda è il senso interno; quella è<br />
chiamata l’appercezione pura, questa la empirica, e quindi quella è definita erroneamente come<br />
il senso interno. – Nella psicologia noi indaghiamo noi stessi secondo le rappresentazioni del<br />
nostro senso interno, <strong>nella</strong> logica invece secondo ciò che la co<strong>scienza</strong> intellettuale ci offre. –<br />
Qui dunque l’io ci appare doppio (il che sarebbe contraddittorio): 1) l’io come soggetto del<br />
pensiero (<strong>nella</strong> logica), a cui si riferisce l’appercezione pura (l’io che soltanto riflette), e di cui<br />
nulla più si può dire fuor che è una rappresentazione del tutto semplice; 2) l’io come oggetto<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> percezione e quindi del senso interno, che include una molteplicità di determinazioni, le<br />
quali rendono possibile un’esperienza interna. La questione, se nelle diverse alterazioni interne<br />
<strong>dell</strong>’animo ( <strong><strong>dell</strong>a</strong> memoria o dei principi ammessi da lui) l’uomo, quando è cosciente di tali<br />
alterazioni, possa ancora dire di essere il medesimo (in ciò che concerne l’anima), è assurda;<br />
perché egli può essere cosciente di tali alterazioni solo per il fatto che egli si rappresenta nelle<br />
120 Una possibile applicazione di questi concetti di riflessione è presente nei Principi metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
<strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>, laddove Kant non solo impiega la coppia di concetti di materia e forma, ma anche di<br />
interno ed esterno per la definizione metafisica di materia. Cfr. MAN, KGS IV, p. 481.<br />
80
diverse condizioni come un solo e medesimo soggetto, e l’io <strong>dell</strong>’uomo è sì duplice quanto alla<br />
forma (al modo di rappresentarsi), ma non quanto alla materia ( al contenuto). 121<br />
***<br />
E’ possibile, date queste premesse, mostrare ora il rinvenimento<br />
<strong>dell</strong>’applicazione dei concetti di riflessione per la costituzione <strong><strong>dell</strong>a</strong> metafisica <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
<strong>natura</strong>, nell’ambito <strong>dell</strong>e quattro sezioni dei Principi metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
<strong>natura</strong>:<br />
1. Identità/diversità <strong>nella</strong> Foronomia<br />
La composizione del movimento è la rappresentazione del movimento di un punto come<br />
identico a due o più movimenti del punto congiunti in uno solo. 122<br />
2. Accordo/contrasto <strong>nella</strong> Dinamica<br />
La forza attrattiva è la forza motrice per cui una materia può essere causa del fatto che<br />
un’altra materia le si avvicini (o, il che è lo stesso, per cui l’una si oppone all’allontanamento<br />
<strong>dell</strong>’altra). La forza repulsiva è quella per cui una materia può essere causa del fatto che altre se<br />
ne allontanino(o, che è lo stesso, per cui l’una oppone resistenza all’avvicinamento <strong>dell</strong>e altre).<br />
Quest’ultima la chiameremo talvolta anche la forza respingente, la prima forza traente. 123<br />
3. Interno/esterno <strong>nella</strong> Meccanica<br />
121<br />
I. Kant, Anthropologie in pragmatischer Hinsicht, KGS VII, p. 134 nota: “Wenn wir uns die innere<br />
Handlung (Spontaneität), wodurch ein Begriff (ein Gedanke) möglich wird, die Reflexion, die<br />
Empfänglichkeit (Rezeptivität), wodurch eine Wahrnehmung ( perceptio ), d.i. empirische Anschauung,<br />
möglich wird, die Apprehension, beide Acte aber mit Bewusstsein vorstellen, so kann das Bewusstsein<br />
seiner selbst ( apperceptio ) in das der Reflexion und das der Apprehension eingeteilt werden. Das erstere<br />
ist ein Bewusstsein des Verstandes, das zweite der innere Sinn; jenes die reine, dieses die empirische<br />
Apperzeption, da dann jene fälschlich der innere Sinn genannt wird. - In der Psychologie erforschen wir<br />
uns selbst nach unseren Vorstellungen des inneren Sinnes; in der Logik aber nach dem, was das<br />
intellektuelle Bewusstsein an die Hand giebt. - Hier scheint uns nun das Ich doppelt zu sein (welches<br />
widersprechend wäre): 1) das Ich als Subjekt des Denkens (in der Logik), welches die reine Apperzeption<br />
bedeutet (das bloß reflektierende Ich), und von welchem gar nichts weiter zu sagen, sondern das eine<br />
ganz einfache Vorstellung ist; 2)das Ich als das Objekt der Wahrnehmung, mithin des inneren Sinnes, was<br />
eine Mannigfaltigkeit von Bestimmungen enthält, die eine innere Erfahrung möglich machen. Die Frage,<br />
ob bei den verschiedenen inneren Veränderungen des Gemüts (seines Gedächtnisses oder der von ihm<br />
angenommenen Grundsätze) der Mensch, wenn er sich dieser Veränderung bewusst ist, noch sagen<br />
könne, er sei ebenderselbe (der Seele nach), ist eine ungereimte Frage; denn er kann sich dieser<br />
Veränderungen nur dadurch bewusst sein, dass er sich in den verschiedenen Zuständen als ein und<br />
dasselbe Subjekt vorstellt, und das ich des Menschen ist zwar der Form (der Vorstellungsart) nach, aber<br />
nicht der Materie (dem Inhalte) nach zwiefach”. Cfr. trad. it. Antropologia pragmatica, a cura di G.<br />
Vidari e A. Guerra, Bari 1969, pp. 16-17 nota.<br />
122<br />
MAN, KGS IV, p. 489.<br />
123<br />
MAN, KGS IV, p. 498.<br />
81
Che la quantità di materia possa essere pensata solo come l’insieme di ciò che si muove<br />
(composto di parti reciprocamente esterne), come afferma la definizione, è una notevole<br />
proposizione fondamentale <strong><strong>dell</strong>a</strong> meccanica generale. Essa, infatti, mostra che la materia non ha<br />
altra grandezza che quella consistente nell’insieme del molteplice <strong>dell</strong>e sue parti reciprocamente<br />
esterne, e di conseguenza, data una certa velocità, non possiede alcun grado di forza motrice che<br />
non dipenda da questo insieme e che si possa trattare semplicemente come una grandezza<br />
intensiva. 124<br />
4. Materia/forma <strong>nella</strong> Fenomenologia<br />
Il mobile, dunque, diviene come tale oggetto <strong>dell</strong>’esperienza quando un particolare<br />
oggetto (in questo caso una cosa materiale) viene pensato come determinato rispetto al predicato<br />
del movimento. 125<br />
Si nota che, grazie ai concetti di riflessione, il concetto di materia può essere<br />
costruito attraverso il concetto empirico di movimento, che presuppone una relazione<br />
con la co<strong>scienza</strong>. Per Kant la materia deve da un punto di vista teorico, a) essere un<br />
punto mobile nello spazio o punto materiale, b) essere dotata di forza attrattiva e<br />
repulsiva, c) non avere altra grandezza che quella consistente nell’insieme del<br />
molteplice <strong>dell</strong>e sue parti reciprocamente esterne, d) avere come forma il movimento, in<br />
quanto solo attraverso di esso può essere conosciuta nel fenomeno.<br />
Queste osservazioni, oltre a confermare l’analisi svolta nei paragrafi precedenti<br />
sull’idealismo trascendentale di spazio e tempo, ribadiscono l’appartenenza <strong>dell</strong>e<br />
funzioni logiche nei giudizi, <strong><strong>dell</strong>a</strong> sintesi soggettiva <strong><strong>dell</strong>a</strong> composizione, <strong>dell</strong>e forme<br />
<strong>dell</strong>o spazio e del tempo a una dimensione comune che fonda la possibilità <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
matematica, così come <strong><strong>dell</strong>a</strong> metafisica. 126<br />
2.4 Metaphysische Anfangsgründe der Naturwissenschaft: un “fallimento”?<br />
Il movimento <strong>nella</strong> Fenomenologia<br />
L’ultima sezione dei Principi metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> è alla base<br />
non solo <strong><strong>dell</strong>a</strong> comprensione <strong>dell</strong>e sezioni precedenti, ma offre anche una spiegazione<br />
effettiva <strong><strong>dell</strong>a</strong> possibilità <strong>dell</strong>’esperienza, gettando luce sul ruolo <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione e dei suoi<br />
principi.<br />
E’ <strong>nella</strong> Fenomenologia, cioè <strong>nella</strong> <strong>scienza</strong> del fenomeno, che Kant afferma che<br />
l’unico modo per rendere effettiva l’esperienza del fenomeno del movimento è quella di<br />
124 MAN, KGS IV, pp. 539-540.<br />
125 MAN, KGS IV, p. 554.<br />
126 La metafisica così come la matematica, sebbene differiscano nel loro metodo, hanno però un oggetto<br />
comune come punto di partenza, quello di grandezza. Cfr. Falkenburg (1987), pp. 49 segg.<br />
82
pensare un particolare oggetto come determinato rispetto al predicato del movimento. 127<br />
Nella Fenomenologia si dispiega uno dei più alti compiti <strong><strong>dell</strong>a</strong> filosofia, quello di<br />
trasformare il fenomeno in esperienza. 128<br />
Questo si traduce <strong>nella</strong> consapevolezza <strong><strong>dell</strong>a</strong> differenziazione <strong>dell</strong>e modalità di<br />
movimento dei corpi e <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia, che possono essere riguardati da un punto di vista<br />
più alto, ovvero quello dei principi di ragione per il suo uso empirico. Il movimento nel<br />
fenomeno può essere attribuito da un punto di vista foronomico sia a un corpo che allo<br />
spazio relativo indifferentemente e la quantità del movimento è composta come un<br />
omogeneo, matematicamente. Al contrario se si pensa il mobile nello spazio come<br />
determinato in quanto tale, secondo il suo movimento e in vista di un’esperienza<br />
possibile, è necessario indicare a quali condizioni l’oggetto (la materia) possa essere<br />
determinato con il predicato di movimento.<br />
In una lunga nota <strong>nella</strong> sezione <strong><strong>dell</strong>a</strong> Meccanica Kant compara quest’ultima con<br />
la Foronomia. La Foronomia considera il movimento di un corpo solo rispetto allo<br />
spazio, cioè la quantità di movimento <strong>dell</strong>o spazio è soltanto velocità, così come quella<br />
del corpo. Per questa ragione lo spazio relativo e il corpo possono essere rappresentati<br />
come punti materiali in movimento. Al contrario Kant sottolinea che:<br />
Nella Meccanica, dato che un corpo viene considerato in movimento verso un altro<br />
corpo, rispetto al quale, mediante questo movimento, sta in un rapporto causale […], non è più<br />
indifferente attribuire il movimento opposto a uno di questi corpi o allo spazio. Infatti qui entra<br />
in gioco un diverso concetto <strong><strong>dell</strong>a</strong> quantità di movimento: non si tratta più di quella che viene<br />
pensata solo in rapporto allo spazio e che consiste <strong>nella</strong> semplice velocità, ma di quella in cui si<br />
deve prendere in considerazione anche la quantità di sostanza (in quanto causa motrice); in<br />
questo caso dunque non è più indifferente, ma necessario ammettere che entrambi i corpi siano<br />
in moto e dotati <strong><strong>dell</strong>a</strong> stessa quantità di movimento in direzioni opposte. 129<br />
In primo luogo, Kant esplicita nel Teorema III <strong><strong>dell</strong>a</strong> Fenomenologia che ogni<br />
movimento con cui un corpo esercita un’azione motrice su un altro corpo è associato<br />
necessariamente a un movimento uguale ed opposto a quest’ultimo. In secondo luogo,<br />
la realtà di questo movimento deriva immediatamente dal concetto <strong><strong>dell</strong>a</strong> relazione tra il<br />
corpo che si muove nello spazio e ogni altro corpo che può essere mosso dal precedente:<br />
di conseguenza, il movimento di quest’ultimo corpo è necessario. 130<br />
Questo teorema<br />
determina la modalità del movimento rispetto alla Meccanica.<br />
127<br />
MAN, KGS IV, pp. 554-555.<br />
128<br />
MAN, KGS IV, p. 555.<br />
129<br />
MAN, KGS IV, p. 548.<br />
130<br />
MAN, KGS IV, p. 558.<br />
83
Ma <strong>nella</strong> Fenomenologia, anche il movimento rispetto alla Dinamica viene<br />
differenziato, per cui il movimento circolare di una materia, diversamente da quello<br />
opposto <strong>dell</strong>o spazio, è un predicato reale <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia. 131<br />
sostenendo che:<br />
Kant giustifica questo<br />
Un movimento che non può aver luogo senza l’influsso di una forza motrice esterna che<br />
agisca con continuità, dà prova, mediatamente o immediatamente, <strong>dell</strong>’azione di forze motrici<br />
originarie <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia, sia <strong>dell</strong>’attrazione sia <strong><strong>dell</strong>a</strong> repulsione. 132<br />
A questo punto, individuato il ruolo fondamentale <strong><strong>dell</strong>a</strong> Fenomenologia e il suo<br />
legame profondo con la Dinamica, può essere avanzata un’ipotesi interpretativa<br />
alternativa circa l’Opus postumum a quella di M. Friedman e B. Tuschling.<br />
Secondo Friedman, Kant tratterebbe ancora negli ultimi manoscritti la materia su<br />
base foronomica, mentre secondo Tuschling i Principi metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
<strong>natura</strong> sarebbero un “fallimento” che ha indotto Kant alla stesura di un Passaggio dai<br />
Principi metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> alla fisica e a una diversa trattazione in<br />
esso <strong><strong>dell</strong>a</strong> Dinamica.<br />
In realtà, se si tengono presenti le osservazioni svolte in questo capitolo, risulta<br />
chiaro che la trattazione foronomica non fonda tutta la “<strong>scienza</strong> del fenomeno”, ma solo<br />
la Meccanica e che la trattazione del movimento nell’Opus postumum è differente da<br />
quella dei Principi metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>, in quanto per questi ultimi<br />
l’oggetto <strong><strong>dell</strong>a</strong> costruzione è il movimento <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia secondo diverse modalità,<br />
mentre nel secondo caso si è di fronte alla costituzione di un sistema di forze motrici<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> materia per spiegare le sue proprietà intrinseche e dunque la trattazione<br />
foronomica del movimento non viene più posta a fondamento <strong><strong>dell</strong>a</strong> Meccanica, la quale<br />
invece è esplicitamente fondata sulla Dinamica:<br />
Risulta evidente, poi, che più che di un “fallimento” <strong>dell</strong>’opera del 1786, occorre<br />
parlare di un’insufficienza di prove dirette <strong><strong>dell</strong>a</strong> realtà <strong>dell</strong>e forze di attrazione e<br />
repulsione inerenti alla materia.<br />
Su questo punto si tornerà nel paragrafo successivo, ma in questo contesto è<br />
sufficiente puntualizzare che questo elemento non è condizione per parlare di un<br />
fallimento <strong><strong>dell</strong>a</strong> costruzione del movimento secondo la Dinamica: si è semplicemente di<br />
fronte ad una prova per modus tollens <strong>nella</strong> Nota Generale alla Dinamica e al tentativo<br />
131 MAN, KGS IV, p. 556.<br />
132 MAN, KGS IV, p. 557.<br />
84
di costituzione di un tipo speciale di prova, quella <strong>dell</strong>’esistenza <strong>dell</strong>’etere, nell’Opus<br />
postumum.<br />
Dunque, per sintetizzare questa breve analisi sul rapporto tra metafisica e<br />
<strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> nei Principi metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>, è necessario<br />
ricordare che Foronomia, Dinamica e Meccanica, dal punto di vista <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
Fenomenologia corrispondono alle categorie di possibilità, realtà e necessità, in quanto<br />
non sono altro che tre modi diversi di rapportare le rappresentazioni contenute nel<br />
giudizio con la co<strong>scienza</strong>, cioè con la determinazione di essa nel tempo. Per questo le<br />
tre sezioni dei Principi metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> corrispondono ai giudizi<br />
alternativi, disgiuntivi e distributivi:<br />
Nella stessa Fenomenologia, però, laddove il movimento non viene considerato in<br />
maniera solo foronomica, ma in maniera dinamica, la proposizione disgiuntiva va presa in senso<br />
oggettivo: cioè, io non posso sostituire la rotazione di un corpo con la sua quiete e ammettere in<br />
suo luogo il movimento opposto <strong>dell</strong>o spazio. 133<br />
A questo punto Kant ritiene opportuno introdurre la seguente considerazione.<br />
Mentre la formula “o…o…”, in logica, designa sempre la forma di un giudizio<br />
disgiuntivo, <strong>nella</strong> <strong>scienza</strong> del fenomeno, le determinazioni di “alternativo”,<br />
“disgiuntivo” e “distributivo” di un concetto, rispetto a predicati opposti, indicano<br />
diverse maniere di considerare il movimento.<br />
Nell’opera del 1786, dunque, la logica viene confermata nel suo statuto di<br />
canone <strong><strong>dell</strong>a</strong> filosofia. In secondo luogo, l’elemento soggettivo <strong><strong>dell</strong>a</strong> conoscenza e del<br />
giudicare, inserito <strong>nella</strong> Foronomia e da essa contemplato per la determinazione <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
quantità del movimento come velocità, deve essere accompagnato da quello oggettivo<br />
<strong>nella</strong> Fenomenologia. Secondo quest’ultimo momento <strong><strong>dell</strong>a</strong> modalità, il movimento va<br />
considerato foronomicamente, dinamicamente e meccanicamente, perciò il giudizio di<br />
forma disgiuntiva si deve necessariamente riferire all’oggetto in modo distributivo, in<br />
quanto i principi <strong><strong>dell</strong>a</strong> meccanica prevedono che il movimento venga ripartito tra due<br />
corpi in pari quantità. Agli occhi di Kant, per riuscire in questo intento, è necessario<br />
però riconoscere che le leggi matematiche <strong><strong>dell</strong>a</strong> composizione del movimento devono<br />
essere presupposte alla Meccanica.<br />
In sostanza la terza legge newtoniana del moto, quella di azione e reazione, deve<br />
essere enunciata, presupponendo la trattazione meccanica del movimento e ancor prima<br />
la sua trattazione foronomica, ma per divenire esperienza, cioè per trovare un<br />
133 MAN, KGS IV, pp. 559-560 nota.<br />
85
corrispettivo empirico, ed essere al tempo stesso un principio metafisico <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong><br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>, deve essere inquadrata dalla ragione sulla base <strong><strong>dell</strong>a</strong> trattazione dinamica<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> materia, attraverso un sistema di forze derivative di essa. Questo intento, che sarà<br />
più esplicito nell’Opus postumum, è già presente nei Principi metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong><br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>:<br />
Infatti le regole <strong><strong>dell</strong>a</strong> connessione dei movimenti mediante cause fisiche, cioè mediante<br />
le forze, non si possono esporre rigorosamente senza aver posto a fondamento in modo<br />
puramente matematico i principi <strong><strong>dell</strong>a</strong> loro composizione in generale. 134<br />
Piú in generale, l’aspetto veramente degno di nota di questi passaggi e che rende<br />
Kant apprezzabile ancora oggi, consiste nel fatto che egli non veda affatto come<br />
incompatibili l’approccio statico e quello dinamico, bensì, grazie al punto di vista <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
Fenomenologia, Kant ha ammesso la possibilità di una loro compresenza, e il fatto che<br />
nessuno dei due approcci, preso di per se stesso, possa dare conto esaurientemente del<br />
movimento dei corpi fisici e del nostro modo di rappresentarlo matematicamente.<br />
2.5 La materia cosmica e l’universo in espansione<br />
La ricostruzione di M. Jammer <strong>dell</strong>’intrinseco legame tra concetti di spazio e<br />
tempo e le teorie fisiche considera questi come costituenti originari del pensiero fisico.<br />
Analizzando la crescente importanza che la concezione relazionale <strong>dell</strong>o spazio ha<br />
rivestito negli ultimi cinquanta anni per lo sviluppo <strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica, Jammer osserva che:<br />
In fact, pure relationalism, by defining spatio-temporal properties as relations among<br />
bodies, already renounces the primacy as well as ontological autonomy of these notions and<br />
argues that any statement about topological or metrical properties of space and space-time are<br />
testable only by recourse to the behaviour of physical objects. […] the conclusion that the<br />
traditional concepts of space and time are applicable only to macroscopic systems prompted E.<br />
J. Zimmerman to suggest that these concepts, “arise from, but do not have analogs in, the<br />
properties of microscopic particles, in the same way that thermodynamic properties arise as a<br />
result of interactions among the many actually existing particles of the universe”. 135<br />
Nel campo d’indagine <strong><strong>dell</strong>a</strong> presente ricerca, l’approccio storico ed<br />
epistemologico di Jammer può essere tradotto <strong>nella</strong> trattazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> concezione<br />
kantiana <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia e <strong>dell</strong>’universo in espansione.<br />
134 MAN, KGS IV, p. 487.<br />
135 Jammer, (1993), pp. 237-238.<br />
86
Sin dal periodo precritico, la visione kantiana <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> ha subito<br />
l’influenza sia <strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica newtoniana sia <strong><strong>dell</strong>a</strong> metafisica leibniziana. Nonostante<br />
alcuni mutamenti dovuti allo sviluppo del sistema <strong><strong>dell</strong>a</strong> filosofia trascendentale, negli<br />
anni ’90 Kant confermò molti degli aspetti teorici presenti <strong>nella</strong> sua opera cosmologica<br />
e cosmogonica del 1755, Allgemeine Naturgeschichte und Theorie des Himmels. Kant<br />
confermò, ancora nel 1791, i passaggi fondamentali sulla costituzione <strong>dell</strong>’universo e<br />
sulla sua espansione. 136<br />
Nell’Opus postumum è rintracciabile il continuo tentativo di Kant di ampliare la<br />
sua teoria cosmologica e cosmogonica, enfatizzando, da un lato, il ruolo <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
matematica e la sua applicabilità alla fisica, e, dall’altro, concentrandosi sulla<br />
determinazione <strong>dell</strong>e proprietà fondamentali <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia e <strong>dell</strong>e sue forze, attraverso<br />
una fondazione metafisica.<br />
Il dibattito contemporaneo sulla concezione kantiana <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong><br />
cerca di mettere in luce le ragioni per cui si rese necessario il riempimento di un gap<br />
attraverso un passaggio alla fisica interno alla filosofia trascendentale. Per un verso, si<br />
ritrovano interpretazioni, come quella di E. Förster, il quale in Kant’s Final Synthesis ha<br />
sottolineato il ruolo fondamentale <strong><strong>dell</strong>a</strong> tarda riflessione kantiana sulla matematica per<br />
una nuova fondazione filosofica <strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica come <strong>scienza</strong>. 137<br />
D’altro canto è necessario ricordare la tesi di M. Friedman, secondo cui le nuove<br />
scoperte <strong><strong>dell</strong>a</strong> chimica e <strong>dell</strong>’astronomia nel quadro epistemologico <strong><strong>dell</strong>a</strong> terza Critica<br />
avrebbero generato e motivato la scelta di Kant di tornare su vecchi temi risalenti al<br />
138<br />
primo periodo precritico. La maggior parte <strong>dell</strong>e interpretazioni tendono in ogni caso<br />
a rappresentare i manoscritti <strong>dell</strong>’Opus postumum come un tentativo di rivisitare la<br />
filosofia trascendentale, soprattutto per quanto concerne l’idealismo trascendentale o la<br />
concezione kantiana <strong>dell</strong>’oggettività, facendo leva sulla presenza <strong><strong>dell</strong>a</strong> prova<br />
<strong>dell</strong>’esistenza <strong>dell</strong>’etere e sul suo fallimento.<br />
Tuttavia un altro approccio potrebbe forse essere più utile, anche per includere<br />
parti di queste differenti interpretazioni. Occorre considerare, innanzitutto, la<br />
concezione kantiana <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia e il problema epistemologico che Kant si trovava di<br />
136 Nel 1791 Gensichen curò l’edizione di un Auszug del testo kantiano del 1755. Si veda W. Herschel,<br />
Über den Bau des Himmels. Drei Abhandlungen aus dem Englischen übersetzt von Michael Sommer.<br />
Nebst einem authentischen Auszug aus Kants allgemeiner Naturgeschichte und Theorie des Himmels, a<br />
cura di J. F. Gensichen, Königsberg 1791. Possediamo anche uno scambio epistolare tra Gensichen e<br />
Kant, in cui quest’ultimo da indicazioni editoriali circa il contenuto da pubblicare. Cfr. Kant,<br />
Briefwechseln, KGS, XI, 252-3. Cfr. infra, Capitolo IV.<br />
137 E. Förster, Kant’s Final Synthesis. An Essay on the Opus postumum, Cambridge-London 2000.<br />
138 M. Friedman, Kant and the Exact Sciences, Cambridge-London 1992.<br />
87
fronte nel formulare la sua cosmologia a seguito <strong><strong>dell</strong>a</strong> svolta copernicana <strong><strong>dell</strong>a</strong> Critica<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione pura. Questo problema, infatti, coinvolge il concetto metafisico di forza,<br />
che è necessario sia alla fondazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica sia, in particolare, di una teoria dinamica<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> materia, nonché alla possibile applicazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> matematica alla fisica. La<br />
concezione kantiana <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia nell’Opus postumum va inquadrata all’interno <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
costituzione di un Sistema del Mondo e dunque all’interno di un quadro epistemologico<br />
di una spiegazione unitaria di fenomeni fisici, secondo una prospettiva <strong><strong>dell</strong>a</strong> totalità<br />
propria <strong><strong>dell</strong>a</strong> cosmologia.<br />
Si procederà ora tenendo presente le opere in cui Kant ha discusso le proprietà<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> materia sia nel periodo pre-critico che in quello critico. In secondo luogo, si<br />
analizzeranno gli argomenti, di cui Kant si serve nei Principi metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong><br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> del 1786, per la determinazione <strong>dell</strong>’universo in espansione.<br />
a) Il periodo precritico<br />
Sin dal primo scritto sulla vera valutazione <strong>dell</strong>e forze vive del 1747, Kant ha<br />
mostrato un forte interesse per l’indagine filosofica 1) <strong><strong>dell</strong>a</strong> relazione tra metafisica,<br />
matematica e fisica, 2) <strong><strong>dell</strong>a</strong> definizione <strong>dell</strong>o spazio, <strong><strong>dell</strong>a</strong> forza e del movimento, 3)<br />
<strong>dell</strong>’esplicazione <strong>dell</strong>e proprietà fondamentali <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia.<br />
Dal 1754 al 1756 Kant pubblicò lavori sulla rotazione assiale <strong><strong>dell</strong>a</strong> terra, sulla<br />
teoria del fuoco, sulla composizione <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia e la <strong>natura</strong> <strong>dell</strong>o spazio, sulla<br />
definizione di forza e moto. 139<br />
Tutti questi argomenti, centrali <strong>nella</strong> prima fase <strong><strong>dell</strong>a</strong> produzione di Kant<br />
possono essere rintracciati in Allgemeine Naturgeschichte und Theorie des Himmels<br />
(1755).<br />
Si possono fare rilevanti osservazioni a partire da quest’opera, che è classificata<br />
come esemplare <strong><strong>dell</strong>a</strong> teoria cosmologica e cosmogonica di Kant. Quest’ultima si<br />
colloca a metà strada tra quella newtoniana e leibniziana e mostra anche elementi di<br />
forte critica nei confronti del materialismo. Kant criticava, infatti, sia la spiegazione<br />
newtoniana <strong><strong>dell</strong>a</strong> creazione e <strong>dell</strong>’azione di ordinamento di Dio sulla materia, sia la<br />
teodicea leibniziana e l’armonia prestabilita.<br />
139 Nella Nova dilucidatio Kant sviluppa anche una critica esplicita dei principi filosofici e logici di Wolff<br />
e Crusius, mostrando come la riflessione metafisica sulla causalità dovesse essere rivisitata e posta a<br />
fondamento <strong><strong>dell</strong>a</strong> spiegazione dei fenomeni fisici. Se si considera questo “cluster” di opere precritiche<br />
non può sfuggire ad un osservatore attento che è dalla riflessione sulla <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> e sulle leggi<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> materia che Kant prende le mosse per una critica alla metafisica tradizionale.<br />
88
Per Kant, sebbene Dio abbia creato la materia, il primo movimento <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia<br />
e l’inizio <strong><strong>dell</strong>a</strong> storia <strong>dell</strong>’universo era qualcosa che doveva riguardare la <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
<strong>natura</strong> e la metafisica, e doveva essere tenuta ben separata dal dominio <strong><strong>dell</strong>a</strong> teologia.<br />
La storia <strong>dell</strong>’universo inizierebbe, dunque, da un primo movimento originato a<br />
partire da un punto materiale medio, che possiede il più alto grado di densità e su cui<br />
viene esercitata una causa materiale, ovvero il maximum di gravità e forza attrattiva:<br />
Se quindi in uno spazio molto vasto si può trovare un punto in cui gli elementi<br />
esercitano un’attrazione più forte che altrove, allora tutto il materiale di base <strong>dell</strong>e particelle<br />
elementari diffuso in quello spazio cadrà su di esso. Il primo effetto di questa caduta generale è<br />
la formazione in questo punto centrale di attrazione, di un corpo, il quale, per così dire, da un<br />
seme infinitamente piccolo cresce molto velocemente, ma <strong>nella</strong> misura in cui questa massa<br />
aumenta, aumenta anche la forza con cui attira a sé le particelle che la circondano. 140<br />
La scelta di Kant di rappresentare l’inizio del mondo come un intero processo di<br />
materia in espansione e originata da un punto materiale necessita di un’ulteriore analisi:<br />
Assumo, dunque, che tutte le materie di cui consistono le sfere, le comete e tutti i corpi<br />
che appartengono al nostro sistema solare fossero dissolte in origine nel loro materiale di base e<br />
occupassero l’intero spazio in cui adesso ruotano i corpi formatisi da esse. Questo stato <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
<strong>natura</strong>, anche se non lo si considera in vista di un sistema, ma in sé e per sé, sembra essere il più<br />
semplice che sia potuto seguire al nulla. Allora non c’era ancora niente di formato. La<br />
formazione dei corpi celesti a una determinata distanza l’uno dall’altro, le loro distanze<br />
proporzionate alle forze d’attrazione, la loro configurazione derivante dall’equilibrio <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
materia raccoltasi, appartengono tutti a uno stato successivo. La <strong>natura</strong>, immediatamente dopo<br />
la creazione, era il più possibile grezza e informe. 141<br />
Con l’assunzione di un caos originario, ovvero di una materia inerte e caotica,<br />
Kant riteneva che il suo movimento dovesse essere inteso come una conseguenza del<br />
gioco tra forza attrattiva e repulsiva. Queste forze producono calore, movimento e<br />
differenti condizioni di aggregazione, ovvero differenti masse e volumi, dunque<br />
differenti gradi di densità <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia.<br />
Sul piano cosmogonico sembra, dunque, che Kant tenda già dal 1755 a fondare<br />
la spiegazione meccanica su una concezione dinamica <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia. Infatti, c’è un’altra<br />
premessa da considerare che consiste <strong>nella</strong> varietà degli elementi di cui la materia è<br />
composta all’inizio <strong><strong>dell</strong>a</strong> storia <strong>dell</strong>’universo:<br />
140<br />
I. Kant, Allgemeine Naturgeschichte und Theorie des Himmels (TH), trad. It. a cura di G. Scarpelli e S.<br />
Velotti,Roma 2009, p. 83.<br />
141<br />
TH, p. 81.<br />
89
Ma la varietà dei generi degli elementi contribuisce in maniera determinante al<br />
movimento <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia e all’organizzazione del caos, sia rompendo la quiete che, nel caso di<br />
un’omogeneità universale degli elementi dispersi, regnerebbe indisturbata, sia iniziando a dar<br />
forma al caos in quei punti dove si concentrano particelle dotate <strong>dell</strong>’attrazione più forte. I<br />
generi di questo materiale di base, a giudicare dalla smisuratezza che caratterizza la <strong>natura</strong> in<br />
tutti i suoi aspetti, sono senza dubbio infinitamente vari. 142<br />
Questi elementi hanno forze essenziali, attrattive e repulsive, con cui si mettono<br />
in moto reciprocamente e dunque sono essi stessi una fonte di vita, 143 in quanto la<br />
materia inizia a tendere a formarsi da se stessa. 144<br />
seguenti termini:<br />
Kant descrive la sua ipotesi nei<br />
Ma la <strong>natura</strong> possiede altre forze di riserva che si manifestano specialmente quando la<br />
materia è diluita in particelle sottili, inducendo queste ultime a respingersi reciprocamente, e<br />
producendo, mediante il loro conflitto con l’attrazione, quel movimento che in certo qual modo<br />
costituisce la vita perenne <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>. Mediante tale forza di repulsione, che si manifesta<br />
nell’elasticità dei gas, negli efflussi dei corpi odorosi e nell’espansione di tutte le materie<br />
volatili – e che è un fenomeno <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> indiscusso – gli elementi che cadono verso i loro<br />
punti d’attrazione vengono deviati dal proprio moto rettilineo, così che la loro caduta verticale<br />
si trasforma in un moto rotatorio attorno al centro. 145<br />
Pertanto secondo la cosmologia kantiana la materia è disseminate nell’universo<br />
mostrando differenti gradi di densità. Questa varietà influenza la distribuzione <strong>dell</strong>e<br />
strutture galattiche sorte da strutture nebulari.<br />
Il sistema solare è la più piccola di queste strutture ed è incluso insieme ad altri<br />
sistemi solari in una struttura più ampia, la galassia <strong><strong>dell</strong>a</strong> via Lattea. Quest’ultima a sua<br />
volta non è altro che una <strong>dell</strong>e altre galassie incluse in un sistema rotante più grande.<br />
L’universo come un tutto, perciò, consiste in una sequenza indefinitamente<br />
estesa di strutture galattiche rotanti che sono incluse in una sequenza ancora più grande<br />
di strutture nebulose.<br />
Perciò per pensare la rotazione e le posizioni relative di tutti questi sistemi deve<br />
essere pensato un centro di gravità comune di tutta la materia, in relazione a cui tutti i<br />
movimenti nel cosmo, concepito come un tutto, possono essere determinati.<br />
Questo centro <strong>dell</strong>o spazio in cui converge la sequenza di spazi relativi è stata<br />
interpretata da M. Friedman come un’idea regolativa <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione:<br />
142 TH, p. 81.<br />
143 TH, p. 82.<br />
144 TH, p. 82.<br />
145 TH, p. 82.<br />
90
What Kant calls the “common center of gravity of all matter”, relative to which all the<br />
motions in the cosmos as a whole can now be determinately considered, is never actually<br />
reached in this sequence; it is rather to be viewed as a forever unattainable regolative idea of<br />
reason towards which our sequence of (always empirically accessibile) relative spaces is<br />
converging. 146<br />
Tuttavia, tenendo presente la concezione kantiana, secondo cui la materia<br />
riempie lo spazio, in quanto mobile in esso, e possiede in sé le due forze fondamentali<br />
di attrazione e repulsione, dovrebbe anche essere considerato che il punto materiale<br />
intermedio da cui si origina l’universo è determinato come il punto massimo di densità e<br />
come punto su cui è esercitato il massimo di forza attrattiva. In secondo luogo, Kant<br />
stesso ipotizza che la densità <strong>dell</strong>’intero universo possa essere valutata sulla base di una<br />
sorta di legge statica.<br />
Quella di un punto di massima densità non sembra essere una mera idea<br />
regolativa, piuttosto, un’ipotesi cosmogonica meccanica fondata su una teoria dinamica<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> materia. Questa tesi è suffragata, peraltro, dal fatto che l’origine di una visione<br />
<strong>dell</strong>’universo, dei differenti gradi di densità <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia, si ritrova anche nel Systema<br />
cosmicum di Galilei, che Kant possedeva <strong>nella</strong> sua biblioteca personale. 147<br />
L’universo è<br />
concepito da Kant proprio in termini dinamici secondo due forze inerenti alla materia<br />
che le permettono di muoversi e riempire lo spazio.<br />
Ad ogni modo, l’obiettivo di Kant consisteva nel fornire una spiegazione<br />
meccanica <strong>dell</strong>’origine <strong>dell</strong>’universo, che senza una visione dinamica <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia<br />
148<br />
sarebbe impossibile.<br />
L’acquisizione dei principi fisici di Newton è evidente in quest’opera del 1755,<br />
sebbene Kant rimanga scettico sulla possibilità <strong>dell</strong>’azione a distanza nello spazio<br />
vuoto. Come è noto, Newton stesso era conscio di questa difficoltà, tanto che<br />
nell’Ottica e <strong>nella</strong> seconda edizione dei Principia, ricorse all’etere, alla materia sottile,<br />
come medium per la propagazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> gravità.<br />
Proprio a queste riflessioni di Newton sembra ispirarsi Kant, sebbene egli<br />
rigettasse non solo la concezione newtoniana di spazio assoluto e l’esistenza <strong>dell</strong>o<br />
146 M. Friedman, Introduction, p. xiii, in I. Kant, Metaphysical Foundations of Natural Science,<br />
Cambridge 2004. Questa posizione di Friedman più che essere un errore è la conseguenza del suo<br />
pensiero di filosofo <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong>, favorevole ad una concezione relazionale <strong>dell</strong>o spazio-tempo e alla<br />
rivalutazione del sistema di Leibniz per questo fine. Per tale motivo M. Friedman tende ad enfatizzare la<br />
vicinanza tra Newton e Kant e il distacco di quest’ultimo da Leibniz circa la concezione <strong>dell</strong>o spazio<br />
fisico e metafisico. Cfr. M. Jammer (1993), pp. 215-230.<br />
147 Cfr. A. Warda, Immanuel Kants Bücher, Berlin 1922.<br />
148 Grazie alla teoria dinamica <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia e alla nozione di densità apparente, Kant è stato in gradi di<br />
sviluppare peraltro una spiegazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> rappresentazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> Via Lattea e conseguentemente <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
struttura sistematica del cosmo.<br />
91
spazio vuoto, ma anche la sua dimostrazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> forza centrifuga. Per la<br />
formalizzazione di quest’ultima Kant tenne presente Huygens. Correntemente, infatti, la<br />
formula <strong><strong>dell</strong>a</strong> forza centrifuga esprime una forza fittizia, mentre Huygens e gli scienziati<br />
<strong>dell</strong>’epoca ritenevano che essa fosse una forza reale.<br />
Della forza centrifuga Huygens costruì una dimostrazione geometrica 149<br />
che<br />
anticipava la teoria newtoniana, in particolare la seconda legge del moto. Nella formula<br />
F = mv²/r, v denota la velocità e m la massa <strong><strong>dell</strong>a</strong> particella e r il radio del suo percorso<br />
circolare. Se la particella cade a una distanza s = r/2, cioè a ¼ del diametro, la sua<br />
velocità sarà v = 2gs<br />
= gr e conseguentemente la sua forza centrifuga sarà mg.<br />
H<br />
A<br />
C<br />
G<br />
B<br />
F<br />
E D I<br />
Figura 4.4 Metodo geometrico di Huygens per la misura <strong><strong>dell</strong>a</strong> forza centrifuga<br />
Huygens, studiando le proprietà <strong><strong>dell</strong>a</strong> forza centrifuga, realizzò la possibilità che<br />
questa forza potesse controbilanciare la forza di gravitazione esercitata dal Sole sugli<br />
altri pianeti, facendogli mantenere le proprie orbite. L’intensità <strong><strong>dell</strong>a</strong> forza centrifuga<br />
può essere misurata dalla distanza in cui il corpo si deflette, entro una piccola unità di<br />
tempo, dalla direzione tangenziale in cui questo si sarebbe mosso in assenza di questa<br />
forza.<br />
Dall’opera del 1755 ci viene consegnata, dunque, una cosmologia con un<br />
background newtoniano legato alla fisica sperimentale e con la chiara influenza <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
concezione <strong><strong>dell</strong>a</strong> forza di Leibniz e Huygens.<br />
149 C. Huygens, Oeuvres complète, vol. 16 (1929), p. 316.<br />
92
Proprio grazie ad una concezione <strong><strong>dell</strong>a</strong> forza di stampo leibniziano, Kant voleva<br />
dar conto <strong>dell</strong>’elasticità e <strong><strong>dell</strong>a</strong> forza espansiva <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia, senza accogliere<br />
l’equilibrio dinamico come unica chiave di lettura per la spiegazione del cosmo. 150<br />
Questo è il filo rosso che lega la prima parte <strong><strong>dell</strong>a</strong> produzione kantiana agli<br />
ultimi manoscritti <strong>dell</strong>’ Opus postumum, in cui Kant elabora una soluzione secondo cui<br />
la rarefazione <strong>dell</strong>’etere può essere misurata dal calcolo differenziale.<br />
L’etere riempie lo spazio esercitando una forza viva tale da considerare lo spazio<br />
“come se fosse vuoto”, cioè con un grado di riempimento che tende a zero. 151 Questo<br />
significa che le molecole o sfere <strong>dell</strong>’etere oltre che una densità, seppure la più piccola<br />
possibile, possiedono una forza repulsiva che esercitano reciprocamente e sulle<br />
molecole di altri corpi. Questa forza istante per istante viene esercitata su un corpo con<br />
una funzione ε = lim→ 0. 152<br />
In questo modo Kant pensava di mantenere sia le conquiste di Newton che l’idea<br />
<strong>dell</strong>’universo come un tutto materiale in espansione, le cui conseguenze sono tra le più<br />
153<br />
suggestive.<br />
L’ipotesi nebulare di Kant trovò, infatti, nuova vita nel 1944, quando Karl F. von<br />
154<br />
Weizsäcker e Hannes Alfvén, tentarono di perfezionarla. Von Weizsäcker, nel 1944,<br />
propose un suo mo<strong>dell</strong>o detto “<strong><strong>dell</strong>a</strong> turbolenza”, che dimostrava che una nebulosa<br />
originariamente sferica, 155<br />
sotto l’azione combinata di gravità e attrito interno, avrebbe<br />
assunto la forma di un disco con un addensamento centrale, che lentamente avrebbe<br />
150<br />
TH, pp. 82-87.<br />
151<br />
In sostanza per Kant la quiete è qualcosa che non può essere nel fenomeno, bensì solo nell’istante e<br />
dunque non può esserci esperienza <strong><strong>dell</strong>a</strong> quiete, così come <strong>dell</strong>o spazio assoluto o <strong>dell</strong>’azione a distanza.<br />
Queste sono idee <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione di cui si sono serviti i fisici per applicare la matematica alla fisica.<br />
Tuttavia l’ingegnosità del ragionamento kantiano consiste nell’aver “salvato” una concezione del<br />
fenomeno fisico istantanea e dinamica insieme, così da ricomprendere la meccanica e la dinamica <strong>nella</strong><br />
<strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>.<br />
152<br />
Cfr. Newton, Principia, pp. 88-90.<br />
153<br />
Nella Fenomenologia Kant afferma che il movimento assoluto sarebbe solo quello che appartenesse a<br />
un corpo indipendentemente da qualunque altra materia e che tale movimento sarebbe solo quello<br />
rettilineo <strong>dell</strong>’universo intero, cioè del sistema di tutta la materia. Cfr. MAN, KGS IV, p. 562. questa<br />
concezione crea però il problema <strong>dell</strong>’instabilità del cosmo che sposterebbe continuamente il centro<br />
comune di gravità di tutta la materia. D’altra parte secondo Kant non comporta nessun vantaggio neanche<br />
il pensare solamente l’universo in rotazione intorno al proprio asse. Quello che Kant vuole però ribadire è<br />
che in qualsiasi modo l’universo si espanda comunque lo fa in rispetto <strong><strong>dell</strong>a</strong> legge <strong>dell</strong>’antagonismo in<br />
ogni reciprocità di movimento <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia. cfr. MAN, KGS IV, p. 563.<br />
154<br />
Weizsäcker formula anche un’interpretazione del concetto di materia in Kant, confrontandosi con le<br />
tesi di Plaass, cfr. C. F. von Weizsäcker, Die Einheit der Natur, München 1974, pp. 405-427. In secondo<br />
luogo, ancor prima, riprese nelle sue lezioni del 1948 il mo<strong>dell</strong>o kantiano <strong>dell</strong>e Antinomie <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione<br />
pura per la trattazione dei problemi epistemologici e ontologici aperti dalla fisica quantistica, cfr. C. F.<br />
von Weizsäcker, Der begriffliche Aufbau der theoretischen Physik, Leipzig 2004, pp. 240-242. Sulla<br />
teoria cosmologica, cfr. C. F. von Weizsäcker, Die Geschichte der Natur, Stuttgart 1948.<br />
155<br />
Cfr. M. Capozzi, La sfera infinita <strong>dell</strong>’universo <strong>nella</strong> Naturgeschichte di Kant, in Sphaera. Forma,<br />
Immagine e Metafora tra Medioevo ed Età Moderna, a cura di P. Totaro e L. Valente, Firenze (in corso di<br />
stampa).<br />
93
potuto evolvere verso la formazione di una stella, mentre alla periferia si sarebbero<br />
create <strong>dell</strong>e turbolenze secondarie che avrebbero sviluppato vortici e sottovortici<br />
ciascuno dei quali avrebbe successivamente dato vita a pianeti e satelliti. 156<br />
L’ipotesi cosmogonica <strong><strong>dell</strong>a</strong> nebulosa, oggi nota come ipotesi di Kant e Laplace,<br />
ha dunque esercitato notevole influsso <strong>nella</strong> cosmologia moderna. Spesso citati insieme,<br />
i nomi di Kant e Laplace celano però due diverse assunzioni di partenza.<br />
L’ipotesi formulata da Kant prospettava un universo inizialmente riempito di gas<br />
freddi e dotati di movimenti interni disordinati in cui le regioni di maggiore densità<br />
avrebbero agito da centri di aggregazione formando le stelle.<br />
A distanze diverse, i nuclei più piccoli avrebbero dato origine ai pianeti e ai<br />
satelliti che oggi ruotano nel senso del movimento che si sarebbe originato,<br />
spontaneamente, all’interno <strong><strong>dell</strong>a</strong> nebulosa.<br />
Questa ipotesi si differenzia da quella di Laplace, che nel 1796 avanzò l’ipotesi<br />
che una nube calda di gas e polvere in via di contrazione fosse dotata, fin dall’inizio, di<br />
regolare movimento di rotazione. Più essa si contraeva e più aumentava la sua velocità.<br />
Questo fenomeno è dovuto alla conservazione del momento angolare. 157<br />
La critica più seria al mo<strong>dell</strong>o di Kant e Laplace, tuttavia, riguarda proprio la<br />
conservazione del momento angolare. I pianeti, i quali rappresentano solo lo 0,13%<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> massa di tutto il sistema solare, possiedono invece il 98% del momento angolare<br />
complessivo. In altre parole, se il Sole e i pianeti si fossero formati dalla stessa nube di<br />
156 Il mo<strong>dell</strong>o di Weizsäcker esposto in Die Geschichte der Natur fu completato e arricchito<br />
dall’astronomo statunitense di origine olandese Gerard Pieter Kuiper (1905-1973), il quale osservava che<br />
il sistema solare potrebbe essere il risultato di una stella doppia degenerata in cui la seconda massa,<br />
anziché condensarsi in una singola stella, si sarebbe sbriciolata in frammenti; a ciò sarebbe seguito un<br />
processo di aggregazione che avrebbe portato alla formazione di pianeti e satelliti. Secondo Kuiper, la<br />
compagna degenerata del Sole avrebbe formato, in un primo momento, dei protopianeti la cui massa<br />
doveva essere molto maggiore di quella posseduta dagli attuali pianeti e solo successivamente, quando<br />
questi protopianeti si raffreddarono e si condensarono, si sarebbe verificato un processo di<br />
sedimentazione che avrebbe trasferito i materiali più pesanti al centro lasciando quelli più leggeri in<br />
superficie. I gas più leggeri (come H e He) che formavano quella che potrebbe essere definita l’atmosfera<br />
primordiale dei pianeti in formazione, si dispersero perché la forza di gravità non era sufficiente per<br />
trattenerli. Quelli che sarebbero diventati i pianeti si liberarono quindi di una quantità di materia<br />
proporzionale alla loro massa.<br />
157 Generalmente si definisce momento angolare (o più precisamente momento <strong><strong>dell</strong>a</strong> quantità di moto) di<br />
un corpo in rotazione (sia esso un pianeta che gira intorno al Sole, o semplicemente una particella di un<br />
oggetto qualsiasi in rotazione) il prodotto <strong><strong>dell</strong>a</strong> massa m di questo corpo per la sua velocità v e per la<br />
distanza d dall’asse di rotazione (il momento angolare vale quindi m·v·d). Ebbene, una legge<br />
fondamentale <strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica impone che il momento angolare totale di un sistema isolato in rotazione (ad<br />
esempio proprio il sistema solare) debba restare costante nel tempo. Pertanto, qualora aumentasse la<br />
distanza di un pianeta dal Sole dovrebbe diminuire la sua velocità (la massa non cambia) per compensare<br />
l’aumento del primo fattore e viceversa. Questo è esattamente ciò che si verifica per la Terra nel suo moto<br />
intorno al Sole. La Terra gira più velocemente quando si trova in perielio, ossia quando è più vicina al<br />
Sole e più lentamente quando si trova in afelio, cioè quando è più lontana dal Sole: questa variazione di<br />
velocità a distanze diverse dall’asse di rotazione è una conseguenza <strong><strong>dell</strong>a</strong> conservazione del momento<br />
angolare.<br />
94
gas in rotazione il momento angolare <strong><strong>dell</strong>a</strong> nube dovrebbe essersi ripartito equamente<br />
fra i componenti del sistema stesso e non nel modo che appare. Si è osservato, infatti,<br />
che il Sole, nel quale è concentrata la quasi totalità <strong><strong>dell</strong>a</strong> massa, gira molto lentamente<br />
intorno al proprio asse. Viceversa i pianeti, che hanno una massa di poco più di un<br />
millesimo <strong><strong>dell</strong>a</strong> massa del Sole, possiedono quasi il 98% del momento angolare<br />
complessivo. Viene da chiedersi pertanto per quale ragione quasi tutto il momento<br />
angolare sia stato trasferito a quegli esigui anelli di materia che si staccarono dal corpo<br />
centrale, e solo in così piccola misura esso sia rimasto legato al Sole. 158<br />
A causa <strong><strong>dell</strong>a</strong> rotazione sempre più veloce, secondo l’ipotesi di Laplace, la<br />
nebulosa primordiale subì un appiattimento fino al punto che all’equatore la forza<br />
centrifuga superò la forza di gravità che agisce verso il centro: dalla massa centrale si<br />
staccò allora un anello di materia che si portò con sé anche una parte del momento<br />
angolare e da questo anello si formò poi per condensazione un pianeta. Con la perdita di<br />
parte <strong><strong>dell</strong>a</strong> sua materia la nube rallentò il proprio moto che tuttavia, con il protrarsi del<br />
processo di contrazione, conseguente all’azione gravitazionale che continuava ad<br />
operare su di esso, riprese ad accelerare, raggiungendo nuovamente una velocità tale da<br />
causare l’allontanamento di un secondo anello di materia. L’ipotesi di Laplace si<br />
differenzia da quella di Kant per la nebulosa di partenza e per il modo in cui si sono<br />
formati i pianeti del sistema solare: tutti insieme e quindi coevi, secondo Kant, uno per<br />
volta, per cui quelli esterni sarebbero stati più vecchi di quelli interni, secondo<br />
159<br />
Laplace.<br />
Nella sua opera del 1755, Kant sostiene, infatti, che tutti i pianeti fossero in<br />
origine disciolti in un unico materiale di base riempiente lo spazio, che ancora oggi<br />
occuperebbe il sistema solare:<br />
La formazione dei pianeti in questo sistema, fra tutte quelle possibili, poggia<br />
innanzitutto su questa concezione: l’origine <strong>dell</strong>e masse è simultanea all’origine dei pianeti e<br />
alla posizione <strong>dell</strong>e orbite; in tal modo si chiariscono subito sia la concordanza, sia le deviazioni<br />
rispetto all’estrema precisione di questo sistema. I pianeti si formano da particelle che,<br />
all’altezza in cui sono sospese, si muovono esattamente in orbite circolari: quindi le masse da<br />
158 Il fisico svedese Hannes Olaf Alfvén (1908-1995) ha avanzato l’ipotesi che atomi ionizzati possano<br />
essere stati catturati dal Sole nel loro viaggio attraverso lo spazio, fino a formare anelli di gas col<br />
momento angolare richiesto. Poiché la Galassia contiene numerose nuvole di gas e polveri, non è da<br />
escludere l’eventualità che sistemi planetari possano essersi formati raccogliendo questo materiale attorno<br />
alle stelle. Se così fosse, potrebbero essere molti i sistemi solari, anche qualora si ammetta che solo una<br />
piccola parte <strong>dell</strong>’enorme quantità di gas presente <strong>nella</strong> Via Lattea possa essere stata attratta dalle stelle e<br />
trasformata in pianeti.<br />
159 Il mo<strong>dell</strong>o di Laplace si ispirava alla nebulosa di Andromeda che si pensava fosse una nube di polvere<br />
e gas in rotazione e non un ammasso di stelle. Per questo motivo la proposta di Laplace prese il nome di<br />
“ipotesi <strong><strong>dell</strong>a</strong> nebulosa”.<br />
95
esse composte seguiranno proprio i medesimi movimenti, sia nel grado che <strong>nella</strong> direzione. […]<br />
Ma quando la formazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> massa di un pianeta è dovuta al materiale di base sottile,<br />
disperso in uno spazio celeste molto ampio, la differenza <strong>dell</strong>e distanze dal Sole, e, di<br />
conseguenza, quella <strong>dell</strong>e loro velocità non è più trascurabile. 160<br />
Questa concezione sembra avere <strong>dell</strong>e ricadute disastrose nell’ambito <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
teoria <strong><strong>dell</strong>a</strong> conoscenza di Kant. Apparentemente, infatti, si crea una contraddizione con<br />
quanto affermato nelle Antinomie <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione pura, ovvero che è impossibile<br />
conoscere partendo dalla serie del condizionato la condizione ultima nel tempo<br />
<strong>dell</strong>’origine del Mondo. Questa posizione è attestata già negli anni ’70, come mostra la<br />
seguente Reflexion:<br />
Bewegung der Welt im leeren Raum und die Veränderung des Anfangs der Welt in der<br />
leeren Zeit sind leere Vorstellungen, indem sie eine Beziehung auf nichts ausdrücken. 161<br />
In realtà, come si nota nel periodo critico e, poi, dalle pagine <strong>dell</strong>’Opus<br />
postumum, Kant ritorna necessariamente su questo punto, per spiegare la compatibilità<br />
con la sua posizione teoretica e la possibilità stessa di una cosmogonia.<br />
La soluzione di questa contraddizione sta <strong>nella</strong> doppia considerazione kantiana<br />
del tempo. Per un verso, in relazione alla categoria di causa, esso può essere<br />
determinato come istantaneo, simultaneo o in successione. Ovverosia nel primo caso, il<br />
tempo, rappresentato come quantità intensiva, può essere ipostatizzato nell’istante.<br />
Questo significa che per Kant non è possibile conoscere direttamente con l’osservazione<br />
e l’esperimento il processo di formazione dei pianeti passati, sebbene certamente sia<br />
possibile farlo per quelli futuri, ma è necessario ricorrere a strumenti epistemologici<br />
quali l’analogia e ad una posizione epistemica fondata sulla negazione <strong>dell</strong>o spazio<br />
vuoto. Già nel 1755, del resto, Kant riteneva che l’azione a distanza <strong>dell</strong>’attrazione<br />
newtoniana non passasse per lo spazio vuoto. Per chiarire questo punto, Kant ricorse,<br />
piuttosto, alle leggi ordinarie <strong><strong>dell</strong>a</strong> combinazione:<br />
Il principio dei pianeti in formazione non è da rintracciare soltanto nell’attrazione<br />
newtoniana. Questa sarebbe troppo debole e lenta per particelle così sottili. È meglio dire che, in<br />
questo spazio, la prima formazione avviene per il concorrere di elementi che si uniscono<br />
secondo le leggi ordinarie <strong><strong>dell</strong>a</strong> combinazione, finché quegli agglomerati che ne scaturiscono<br />
non diventano grandi abbastanza da consentire alla forza d’attrazione newtoniana di esercitare<br />
un’azione a distanza capace di accrescersi. 162<br />
160<br />
TH, pp. 85-86.<br />
161<br />
Reflexionen zur Physik und Chemie, KGS XIV, p. 270 (1773-1775).<br />
162<br />
TH, p. 85 nota.<br />
96
Ciò significa che è possibile pensare, senza contraddizione, una formazione<br />
simultanea dei pianeti discendente da un’unica causa, la materia cosmica originaria<br />
(Urstoff), composta di particelle, in grado di combinarsi fra loro, e avente in sé le forze<br />
di attrazione e repulsione. Inoltre questo materiale cosmico deve essere pensato in un<br />
movimento continuo oscillatorio. Di questo parere Kant rimarrà anche nell’Opus<br />
postumum:<br />
Eine Bewegung die dazu geeignet ist von selbst anzufangen muss auch die bewegende<br />
Kraft haben sie gleichförmig und immerwährend fortzusetzen denn im widrigen Fall müsste<br />
eine Ursache des Aufhörens der Bewegung sein welches ohne entgegen wirkende Kraft nicht<br />
denkbar ist. Soll dieser Urstoff der Körperwelt also gleichförmig und unaufhörlich bewegend<br />
sein so muss, weil alle uranfängliche aktive Bewegung von einer Agitation durch Anziehung<br />
und Abstoßung herrührt dieser sich innerlich selbst bewegende Urstoff als in einer beständig<br />
oszillierenden Bewegung begriffen gedacht werden und kann so allein wenn gleich nur<br />
mittelbar ein Gegenstand möglicher Erfahrung sein. 163<br />
L’importanza capitale di questa concezione <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia e la sua stretta<br />
connessione con la teoria <strong><strong>dell</strong>a</strong> conoscenza si evince anche dal passo che segue:<br />
Das Denken eines Elementarsystems der bewegenden Kräfte der Materie (cogitatio)<br />
geht notwendig vor der Wahrnehmung derselben (perceptio) voraus und ist als subjektives<br />
Prinzip der Verbindung dieser Elementartheile derselben in einem Ganzen a priori durch die<br />
Vernunft im Subjekt gegeben (Forma dat eße rei). — Das Ganze als Gegenstand möglicher<br />
Erfahrung welches also nicht aus der Zusammensetzung des Leeren mit dem Vollen atomistisch<br />
und also nicht mechanisch sondern muss als Verbindung von äußerlich wechselseitig<br />
einander agitierenden Kräften (durch uranfanglich einander durch Anziehung und Abstoßung<br />
des im Raume durchgängig und gleichförmig verbreiteten Elementarstoffs als alle Bewegung<br />
zuerst anhebend und so ins unendliche gleichmäßig fortsetzend) dynamisch hervor gehen. —<br />
Dieser Satz gehört noch zu den metaphysischen Anf. Gr. der N. W. in Beziehung auf das Ganze<br />
Einer möglichen Erfahrung; denn Erfahrungen können nur als Theile einer gesamten nach<br />
Einem Prinzip vereinigten Erfahrung zusammen gedacht werden. 164<br />
Questo significa che 1) il concetto di forza repulsiva ha acquisito sempre<br />
maggior importanza nel sistema cosmologico e <strong>nella</strong> cosmogonia kantiana, passando<br />
per l’opera del 1786 e la KrV; 2) un presupposto come la doppia trattazione del tempo e,<br />
dunque, di una simultanea formazione dovuta all’azione istantanea <strong>dell</strong>’attrazione e<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> repulsione dei pianeti, fosse concepibile nel quadro di una forte giustificazione<br />
teoretica, che solo la KrV e i MAN potevano offrire; 3) Kant non era affatto estraneo ad<br />
una concezione secondo cui le forze repulsive e quelle attrattive <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia, agenti sul<br />
163 Opus postumum, KGS XXI, p. 561.<br />
164 Opus postumum, KGS XXI, pp. 552-553.<br />
97
piano elementare e microscopico, sarebbero state in grado di modificare lo spazio-<br />
tempo, il movimento e l’organizzazione dei corpi fisici. 165<br />
b) Il periodo critico<br />
Nei Principi metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> del 1786 Kant annuncia già<br />
dalla Prefazione l’intento di costruire il concetto di materia secondo la linea guida <strong>dell</strong>e<br />
funzioni logiche nei giudizi, così da avere una definizione completa <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia e <strong>dell</strong>e<br />
sue proprietà da un punto di vista metafisico. 166<br />
Questa impresa è indicata da Kant come<br />
un desideratum per i fisici e i matematici, perché definirebbe i principi metafisici di cui<br />
essi si servono <strong>nella</strong> fisica generale. La definizione kantiana <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia è possibile<br />
attraverso il concetto empirico di movimento: l’esperienza che noi facciamo di<br />
fenomeni <strong>natura</strong>li sono dovute al cambiamento di stato, all’attività e alla trasformazione<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> materia che riempie lo spazio in quanto possiede una forza motrice. Questo è il<br />
fondamento teorico kantiano per una possibile fondazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> meccanica sulla<br />
dinamica.<br />
Tuttavia <strong>nella</strong> Nota generale alla Dinamica si presenta la sfida per la metafisica<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> di Kant: l’impossibilità di dimostrare la realtà <strong><strong>dell</strong>a</strong> forza di attrazione e<br />
repulsione, bensì solo la loro possibilità. Al fine di definire la varietà <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia, che<br />
è il compito vero e proprio <strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica, devono essere presupposte forze originarie e<br />
primitive <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia. A questo segue un tentativo di fondazione dinamica <strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica<br />
e il rigetto <strong>dell</strong>’impenetrabilità assoluta e <strong>dell</strong>o spazio assoluto. In particolare, <strong>nella</strong> nota<br />
alla Definizione 5 del Teorema 3 <strong>nella</strong> Dinamica, grazie al concetto di impenetrabilità<br />
167<br />
relativa o dinamica, Kant costruisce un sillogismo per provare l’esistenza <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
materia e la sua intima costituzione dinamica.<br />
Il sillogismo è il seguente:<br />
- Maior<br />
165 Opus postumum, KGS XXI, p. 301 (Settembre-Ottobre 1798): “Alle Materien die jetzt vest sind, sind<br />
vorher geflossen gewesen. Das sieht man an Metallen, Steinen, vegetabilischen Produkten als Holtz<br />
Flachs, Hanf, oder animalischen Seide, Fleischfasern Knochen etc. Zum flüssigen Zustande aber ward<br />
vorher Wärmestoff erfordert. Also ist alle Materie in welcher Relation die Theile derselben auch unter<br />
einander stehen mögen in solche doch immer zuerst durch jenen bewegenden Urstoff gesetzt worden”.<br />
Processo spiegato ancora meglio in Opus postumum, KGS XXI, p. 501.<br />
166 Come sottolineato <strong>nella</strong> prima sezione, il metodo per la costituzione metafisica di cui Kant si serve<br />
parte dall’assunzione di un concetto empirico (come quello di movimento o di materia) e poi procede a<br />
priori nel determinare il concetto <strong>dell</strong>’oggetto che non può essere esibito a priori nell’intuizione.<br />
167 Cfr. MAN, KGS IV, p. 502.<br />
98
Il concetto di sostanza designa il soggetto ultimo <strong>dell</strong>’esistenza.<br />
- Minor<br />
Ora, la materia è il soggetto di tutto ciò che nello spazio può essere attribuito<br />
all’esistenza <strong>dell</strong>e cose.<br />
- Conclusio<br />
La materia, dunque, in quanto mobile nello spazio, costituisce in esso la<br />
sostanza.<br />
La conclusione di Kant implica che “la mobilità propria <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia, o di una<br />
sua parte qualsiasi, costituisce immediatamente una prova che questo mobile, e una<br />
qualunque parte mobile di esso, sono sostanze”. 168<br />
Si presenta, dunque, agli occhi di Kant, la necessità di fondare una cosmogonia e<br />
una cosmologia meccanica sulla spiegazione dinamica <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia, come<br />
intrinsecamente mobile e dotata di forze. A questo punto, però, è necessario porre<br />
l’accento sul fatto che l’intrinseca necessità di forze inerenti alla materia, come<br />
attrazione e repulsione, non viene provata direttamente. Per Kant, non è possibile avere<br />
un’esperienza o una conoscenza diretta <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia, ma solo una indiretta, ovvero si<br />
può solamente misurare e fare esperienza degli effetti <strong>dell</strong>e forze e del movimento dei<br />
corpi fisici. Per questa ragione, rimane la possibilità di una prova apagogica <strong><strong>dell</strong>a</strong> forza<br />
attrattiva e di quella repulsiva, attraverso la negazione <strong>dell</strong>o spazio assoluto e <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
169<br />
visione atomistica <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia.<br />
Per gettare luce su questo punto, si deve tenere presente che <strong>nella</strong> Nota generale<br />
alla Dinamica Kant accosta la trattazione meccanica del movimento con quella<br />
geometrica. Nel rappresentare un corpo che si muove da A a B ci si rappresenta il<br />
movimento di un punto matematico, piuttosto che di un corpo fisico. Questo approccio<br />
pone l’esigenza di una fondazione dinamica <strong><strong>dell</strong>a</strong> considerazione meccanica <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
materia, grazie al punto di vista <strong><strong>dell</strong>a</strong> Fenomenologia. Questo approccio, cioè, propone<br />
quello che secondo Kant è il più alto scopo <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>:<br />
168 Cfr. MAN, KGS IV, p. 503.<br />
169 Proprio la presupposizione <strong>dell</strong>’esistenza <strong>dell</strong>’etere come medium per la propagazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> luce e del<br />
calore permise a Kant di legare i fenomeni <strong>dell</strong>’elettricità e del magnetismo all’attrazione. Nel contesto<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> trattazione <strong>dell</strong>’elettricità e del magnetismo Kant parla di spazio vuoto e azione a distanza, ma<br />
intendendo sempre la presenza <strong>dell</strong>’etere con un riempimento <strong>dell</strong>o spazio che tende a zero.<br />
99
Ora per quanto riguarda il procedimento che la <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> deve adottare per<br />
risolvere il più importante dei suoi compiti, quello cioè di spiegare la diversità specifica <strong>dell</strong>e<br />
materie, che potrebbe essere infinita, si possono seguire solo due vie: il metodo meccanico, che<br />
spiega ogni diversità <strong>dell</strong>e materie mediante la combinazione del pieno e del vuoto assoluti, e il<br />
metodo dinamico, ad esso opposto, che la spiega mediante la sola diversità nell’azione<br />
congiunta <strong>dell</strong>e forze originarie <strong>dell</strong>’attrazione e <strong><strong>dell</strong>a</strong> repulsione. 170<br />
Ma che tipo di conseguenze ha questo approccio sulla concezione <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia e<br />
<strong>dell</strong>’universo in espansione? Sia <strong>nella</strong> Nota generale alla Dinamica che <strong>nella</strong><br />
Fenomenologia, Kant propone la tesi di un plenum materiale e l’impossibilità <strong>dell</strong>o<br />
spazio vuoto. Questa concezione è lontana dall’azione a distanza newtoniana nello<br />
spazio vuoto, ma richiama la visione del Newton legato all’idea <strong>dell</strong>’etere nell’Ottica e<br />
<strong>nella</strong> seconda edizione dei Principia. 171<br />
Quindi Kant è un sostenitore <strong><strong>dell</strong>a</strong> gravitazione universale come forza generata<br />
dalla forza attrattiva primitiva <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia e che agisce per contatto in uno spazio<br />
riempito dall’etere. Quest’ultimo possiede secondo Kant il più alto grado di intensità di<br />
forza repulsiva, il maximum di rarefazione e di elasticità. Questa concezione permette<br />
un modo di spiegazione meccanico di alcuni fenomeni e il calcolo dei moti orbitali dei<br />
pianeti, in quanto la densità <strong>dell</strong>’etere non è solo la minore in tutto l’universo, ma tende<br />
a zero. In altri termini, la quantità di movimento <strong>dell</strong>’etere e la sua densità possono<br />
essere considerati come una grandezza infinitesimale attraverso il calcolo differenziale.<br />
Perciò nei Principi metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> Kant propone l’ipotesi<br />
<strong>dell</strong>’etere e il suo uso, per giustificare l’espansione <strong>dell</strong>’universo e la critica al concetto<br />
di spazio assoluto e di assoluta impenetrabilità.<br />
Nella Dinamica sulla base del Teorema 3, Kant afferma che la forza originaria<br />
con cui una materia tende ad espandersi in tutte le direzioni, al di là del dato spazio che<br />
occupa, se viene racchiusa in uno spazio minore deve essere maggiore e, se viene<br />
compressa in uno spazio infinitamente piccolo, deve essere infinita. 172 Proprio in questa<br />
sezione, inoltre, Kant ritiene possibile postulare una forza elastica <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia, cioè<br />
una forza espansiva esercitata da ogni punto materiale in ogni direzione, 173<br />
in grado di<br />
definirne una forma specifica, quella <strong><strong>dell</strong>a</strong> sfera.<br />
La confutazione di Kant <strong><strong>dell</strong>a</strong> filosofia <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> corpuscolare e <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
spiegazione meccanica <strong><strong>dell</strong>a</strong> varietà <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia procede nel mostrarne il dogmatismo<br />
170<br />
MAN, KGS IV, p. 532.<br />
171<br />
Sulla preponderanza degli studi in Germania, e in particolare all’Albertina, all’epoca <strong><strong>dell</strong>a</strong> formazione<br />
di Kant, cfr. R. Pozzo, M. Oberhausen, The Place of Science in Kant’s University, in History of Science ,<br />
40, 2002, pp. 353-68.<br />
172<br />
MAN, KGS IV, p. 501.<br />
173<br />
MAN, KGS IV, pp. 501-502.<br />
100
di presupporre come necessità inevitabile lo spazio vuoto per spiegare le differenze<br />
specifiche di densità <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia. 174<br />
Perciò Kant rifiuta il postulato del modo meccanico di spiegazione, avanzando<br />
una prospettiva che spieghi le differenze specifiche di densità <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia senza<br />
175<br />
interposizione di spazi vuoti. La possibilità di questa soluzione risiede nel fatto che la<br />
materia non deve essere concepita come ciò che riempie lo spazio grazie ad una assoluta<br />
impenetrabilità, ma piuttosto grazie alla forza repulsiva che ha un grado che può essere<br />
differente in differenti materiali.<br />
Dal momento che non ha nulla in comune, ma è anzi opposta alla forza<br />
attrattiva, che dipende dalla quantità di materia, la forza repulsiva può essere<br />
originariamente differente per grado in diversi materiali, la cui forza attrattiva è però la<br />
stessa. Pertanto il grado di espansione di questi materiali, anche quando la loro quantità<br />
sia la stessa, e la quantità <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia occupi lo stesso volume, cioè abbia la stessa<br />
densità, è in grado di ammettere un gran numero di differenze specifiche:<br />
Allo stesso modo non sembrerebbe impossibile pensare una materia (come ci si<br />
rappresenta l’etere) che riempia lo spazio senza alcun vuoto e tuttavia con una quantità di<br />
materia che a parità di volume sia incomparabilmente minore di quella di ogni altro corpo che si<br />
possa sottoporre ai nostri esperimenti. 176<br />
Sebbene possano essere ammessi spazi vuoti <strong>nella</strong> loro possibilità, nessuna<br />
esperienza può giustificare l’assunzione <strong><strong>dell</strong>a</strong> realtà di spazi vuoti. Così Kant conclude<br />
la sua argomentazione:<br />
Ogni esperienza, infatti, ci fa conoscere soltanto spazi relativamente vuoti, e questi si<br />
possono perfettamente spiegare, quale che sia il loro grado, grazie alla proprietà che ha la<br />
materia di riempire lo spazio con una forza espansiva che può crescere o diminuire all’infinito,<br />
senza bisogno di ammettere spazi vuoti. 177<br />
Questa conclusione comporta una domanda più generale sull’universo preso<br />
come un tutto e sulla sua forza espansiva. Cosa succede quando si considera il<br />
movimento <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia cosmica come un tutto e la relazione tra le sue parti? Per<br />
rispondere a questa domanda e sostenere una visione di un universo in espansione, Kant<br />
si serve ancora di prove apagogiche attraverso la negazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> realtà <strong>dell</strong>o spazio<br />
vuoto, svelando la <strong>natura</strong> dogmatica di tale concetto.<br />
174 MAN, KGS IV, p. 533.<br />
175 MAN, KGS IV, p. 533.<br />
176 MAN, KGS IV, p. 533.<br />
177 MAN, KGS IV, pp. 534-535.<br />
101
Nella Fenomenologia Kant afferma che “ai diversi concetti del movimento e<br />
<strong>dell</strong>e forze motrici sono collegati anche i diversi concetti <strong>dell</strong>o spazio vuoto”, 178<br />
perciò<br />
ci sono quattro sensi in cui il concetto di spazio vuoto può essere inteso e questi quattro<br />
sensi corrispondono a quello foronomico, dinamico, meccanico e fenomenologico. In<br />
questa sezione Kant conferma l’impossibilità di negare gli spazi vuoti nell’universo<br />
attraverso il mero principio logico di non contraddizione.<br />
Per provare la loro impossibilità, infatti, Kant ricorre ad un altro tipo di<br />
argomento, laddove viene avanzata la possibilità di un vacuum extramundanum, cioè di<br />
uno spazio vuoto fuori dalla materia cosmica, progressivamente riempito dall’etere.<br />
Kant rigetta fermamente questa possibilità, negando l’esistenza e la realtà sia di un<br />
vacuum mundanum che di uno extramundanum.<br />
Questa visione implica che l’universo sia un tutto di materia in espansione,<br />
sebbene la sua forza espansiva possa tendere a diminuire infinitamente. 179<br />
Per questa<br />
ragione la realtà di uno spazio vuoto fuori dal mondo è impossibile da un punto di vista<br />
fisico:<br />
Uno spazio vuoto fuori del mondo – se con mondo si intende il complesso di tutte le<br />
materie attrattive per eccellenza (dei grandi corpi celesti) – sarebbe impossibile per le stesse<br />
ragioni: infatti, <strong>nella</strong> misura in cui cresce la distanza da questi corpi, decresce in proporzione<br />
inversa l’attrazione da essi esercitata sull’etere (che racchiude tutti quei corpi e, venendone<br />
attratto, ne mantiene la densità comprimendoli), per cui la densità di quest’ultimo non farebbe<br />
che diminuire all’infinito, senza mai lasciare lo spazio del tutto vuoto. 180<br />
Come lo stesso Kant ammette, la confutazione <strong>dell</strong>o spazio vuoto procede<br />
ipoteticamente, in quanto non vi sono ragioni sufficienti per sostenere la realtà <strong>dell</strong>o<br />
spazio vuoto e l’impossibilità <strong>dell</strong>o spazio pieno.<br />
Ma questa difficoltà riposa in generale su una specifica questione, assai ardua da<br />
risolvere, circa la <strong>natura</strong> di una forza espansiva elastica inerente alla materia cosmica, su<br />
cui Kant lavorerà nell’ultima fase <strong><strong>dell</strong>a</strong> sua produzione:<br />
Per quanto riguarda infine lo spazio vuoto in senso meccanico, esso è il vuoto che si<br />
concentra all’interno <strong>dell</strong>’universo in modo da permettere ai corpi di muoversi liberamente. Si<br />
vede subito che la sua possibilità o impossibilità non si basa su leggi metafisiche, ma sul vero e<br />
proprio mistero <strong>natura</strong>le, difficilmente risolubile, del modo in cui la material pone dei limiti alla<br />
sua propria forza espansiva. Ciononostante, se si concede quanto è stato detto <strong>nella</strong> Nota<br />
generale alla Dinamica, a proposito del fatto che l’estensione di materiali specificamente<br />
diversi, dotati di una stessa quantità di materia (secondo il peso), può crescere all’infinito,<br />
178<br />
MAN, KGS IV, p. 563.<br />
179<br />
Da questo punto di vista Kant concepisce un universo elastico, in grado di espandersi e contrarsi.<br />
180<br />
MAN, KGS IV, p. 564.<br />
102
potrebbe allora non essere necessario uno spazio vuoto, come condizione del movimento libero<br />
e durevole dei corpi celesti, perché la resistenza del mezzo, anche nel caso di uno spazio del<br />
tutto pieno, potrebbe essere pensata arbitrariamente piccola. 181<br />
Da questo passo risulta chiaro che Kant assegna un valore infinitesimale al<br />
calcolo <strong><strong>dell</strong>a</strong> quantità di moto con l’introduzione <strong>dell</strong>’etere, per poter pensare la<br />
resistenza in un grado piccolo quanto si vuole e, dunque, per pensare lo spazio come<br />
riempito di materia attraverso le sue forze motrici che possono essere così misurate.<br />
L’etere si presenta, quindi, come un postulato che permette l’applicazione <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
matematica, quella leibniziana, alla fisica, sebbene resti ancora da provarne l’intrinseca<br />
forza espansiva.<br />
c) L’ultima produzione<br />
Si tratta ora di vedere come Kant mantenga le premesse introdotte <strong>nella</strong> sua<br />
produzione precedente anche nei manoscritti <strong>dell</strong>’Opus postumum, sviluppando questa<br />
visione <strong>dell</strong>’universo in espansione. L’assunzione <strong>dell</strong>’etere diffuso in tutto l’universo<br />
come materia onnipenetrante e semovente è necessaria per l’identificazione di una base<br />
(Basis) <strong>dell</strong>e forze di attrazione e repulsione che, a loro volta, sono l’origine <strong>dell</strong>e forze<br />
motrici <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia. Da queste ultime si originano fenomeni <strong>natura</strong>li legati al<br />
magnetismo, alla cristallizzazione o alla refrazione.<br />
La grande questione che Kant lasciò aperta nel 1786 consisteva nel dare un<br />
fondamento in termini dinamici alla coesione (Zusammenhang). Vi era, infatti, un<br />
insieme di fenomeni che mostravano differenti livelli di coesione che potevano essere<br />
spiegati solo con l’identificazione di un fondamento <strong><strong>dell</strong>a</strong> coesione in una forza<br />
fondamentale inerente alla materia come la forza attrattiva.<br />
Da un punto di vista metafisico ancora nel 1786 Kant è molto vicino a Leibniz,<br />
laddove ritiene possibile dare una spiegazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> coesione attraverso l’assunzione di<br />
una forza primitiva che la generi. Questa forza non è dipendente dall’esistenza di<br />
particelle dure, piuttosto i corpi e altre forze di impatto sono il risultato <strong>dell</strong>’esistenza di<br />
questa forza primitiva.<br />
Per Kant la coesione si basa sull’attrazione parziale, mentre la gravitazione<br />
newtoniana si basa sulla forza attrattiva universale. Al contrario l’impenetrabilità e la<br />
181 MAN, KGS IV, p. 564.<br />
103
esistenza dipendono dalla forza repulsiva che può agire come forza di superficie, per<br />
contatto.<br />
Si presenta così nelle pagine manoscritte <strong>dell</strong>’Opus postumum una visione <strong>dell</strong>e<br />
forze di attrazione e repulsione inerenti all’etere, come materia cosmica, <strong>nella</strong> misura in<br />
cui esse sono concepite come forze supreme che governano la struttura <strong>dell</strong>’universo.<br />
Tuttavia, la repulsione è la forza in grado di determinare differenti gradi di<br />
riempimento <strong>dell</strong>o spazio e dunque differenti gradi di densità e composizione dei<br />
materiali. In questo modo Kant vuole spiegare la coesione <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia ponderabile, la<br />
varietà <strong>dell</strong>’aggregazione, il fenomeno <strong><strong>dell</strong>a</strong> capillarità e la stessa gravitazione,<br />
attraverso il postulato <strong>dell</strong>’etere le cui modificazioni sono la luce e il calore. 182<br />
Questa visione implica una concezione dinamica <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia che sottolinea una<br />
presa di distanza dalla visione atomistica <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia, specialmente riguardo alla<br />
spiegazione <strong>dell</strong>’impenetrabilità, <strong>dell</strong>’elasticità, <strong><strong>dell</strong>a</strong> variazione sia <strong><strong>dell</strong>a</strong> densità sia<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> massa, e, infine, <strong><strong>dell</strong>a</strong> coesione.<br />
Considerando che la forza repulsiva originaria e interna alla materia, è il cuore<br />
<strong>dell</strong>’argomento kantiano, è possibile sintetizzare la sua visione dinamica <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia<br />
nel passaggio che segue:<br />
Man kann eine im Innern einer Materie bloß durch innere repulsive Kräfte (die also<br />
durch eine äußere begrenzt werden muss) weder flüssig noch fest nennen denn zu beiden wird<br />
Zusammenhang erfordert dadurch sich die Materie von sich selbst begrenzt (ein tropfbar<br />
flüssiges), sondern sie kann nur eine Materie sein welche ins Unendliche des Raumes expansiv<br />
ist aber auch durch eben diese Unendlichkeit allein attraktiv und dadurch ein sich selbst<br />
begrenzendes Quantum ist d. i. den Äther als die Basis aller den Weltraum erfüllenden Materie<br />
dessen innere von dem ersten stoß in ewige Zitterungen gesetzte Bewegung eine lebendige<br />
Kraft (nicht tote durch den Druck) ist, ausmacht. 183<br />
L’eco di Leibniz è fortissima e la sua influenza sulla concezione kantiana <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
materia e <strong><strong>dell</strong>a</strong> forza permette anche di chiarire questa visione cosmogonica determinata<br />
da un primo movimento <strong>dell</strong>’universo che segue le leggi <strong>dell</strong>’impatto.<br />
Questo primo movimento è l’effetto <strong>dell</strong>’impatto tra porzioni di materia che a<br />
sua volta è generato dall’interazione di attrazione e repulsione. Sebbene sia evidente il<br />
182 Alcuni interpretazioni tendono a vedere qui una ripresa <strong><strong>dell</strong>a</strong> concezione <strong><strong>dell</strong>a</strong> sostanza di Spinoza,<br />
autore molto citato nei fogli manoscritti. Il rapporto tra le modificazioni e la sostanza materiale sarebbe<br />
accostato da Kant a quello che intercorre tra la sostanza e le sue modificazioni <strong>nella</strong> filosofia di Spinoza.<br />
Cfr. J. Edwards, Spinozism, Freedom, and Transcendental Dynamics in Kant’s Final System of<br />
Transcendental Idealism, in S. Sedgwick (ed.), The Reception of Kant’s Critical Philosophy, Cambridge<br />
2000, pp. 54-77; P. Guyer, The Unity of Nature and Freedom:Kant’s Conception of the System of<br />
Philosophy, Oxford 2005. Guyer è contrario all’ipotesi, in quanto i riferimenti in cui Kant cita Spinoza<br />
segnalano una presa di distanza e non un accordo, pp. 278-279.<br />
183 Opus postumum, KGS XXI, p. 380.<br />
104
ichiamo all’opera del 1755, si deve sottolineare come Kant abbia sviluppato la sua<br />
concezione <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia e l’aspetto <strong>dell</strong>’ineludibile compresenza <strong>dell</strong>e forze di<br />
attrazione e repulsione, grazie a cui la materia può essere considerata come un quanto<br />
(Quantum) auto-limitante, ma anche come materia espansiva all’infinito.<br />
Dunque, per fornire una spiegazione meccanica e una stima matematica <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
materia, è ancor prima necessaria una sua trattazione dinamica, che assuma l’esistenza<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> materia cosmica come mobile nello spazio indefinitamente e in continua<br />
espansione, così da poter determinare il moto relativo <strong>dell</strong>e galassie o dei pianeti del<br />
sistema solare. Grazie a questa analisi e a quella svolta nel capitolo precedente sulla<br />
<strong>natura</strong> <strong>dell</strong>o spazio e del tempo, si è ora in grado di comprendere le premesse <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
prova <strong>dell</strong>’esistenza <strong>dell</strong>’etere, di cui si tratta estesamente nel Capitolo V.<br />
E’ evidente che l’argomentazione kantiana doveva poggiare su un presupposto<br />
unico nel suo genere e che caratterizzava anche l’unicità <strong><strong>dell</strong>a</strong> prova stessa: la visione<br />
dinamica <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia e il sistema <strong>dell</strong>e sue forze motrici erano la strada che poteva<br />
condurre alla possibilità di concepire l’universo come un tutto per completare un<br />
Sistema del Mondo (Weltsystem).<br />
La concezione kantiana <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia, non solo si lega con una visione di un<br />
universo in espansione, ma anche con la questione epistemologica sollevata dalla Kritik<br />
der Urtheilskraft sullo statuto dei corpi organici nel campo <strong>dell</strong>’indagine scientifica. 184<br />
La prospettiva kantiana di unificare principi <strong><strong>dell</strong>a</strong> possibilità <strong>dell</strong>’esperienza in<br />
un sistema del mondo arriva nell’ultima fase a rispecchiarsi <strong>nella</strong> costituzione di un<br />
sistema <strong>dell</strong>e forze motrici <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia.<br />
Attraverso questo sistema, Kant voleva permettere alla fisica di diventare una<br />
<strong>scienza</strong> compiuta e di colmare lo iato tra metafisica e fisica. Il gap che l’Übergang<br />
voleva colmare risiedeva <strong>nella</strong> spiegazione del nesso reale e causale tra la forza, che è<br />
un concetto metafisico, e i corpi fisici reali, che mostrano anche una finalità interna.<br />
La stima matematica <strong>dell</strong>e forze e la sua applicazione ai fenomeni <strong>natura</strong>li sono<br />
possibili solo attraverso la spiegazione di questo passaggio e allo stesso tempo<br />
garantiscono la certezza e la necessità per il giudicare determinante. 185<br />
Il progetto <strong>dell</strong>’Übergang passa, dunque, attraverso la fondazione del giudizio<br />
riflettente e su una rivisitazione <strong>dell</strong>’ontologia critica in chiave epistemologica, ovvero,<br />
su un arricchimento <strong><strong>dell</strong>a</strong> nozione di realtà che include come cose di fatto i prodotti<br />
184 Cfr. infra, Capitolo III.<br />
185 Cfr. infra, Capitolo IV.<br />
105
<strong><strong>dell</strong>a</strong> costruzione matematica. Per questo il prossimo capitolo si occuperà di questi<br />
argomenti salienti <strong>dell</strong>’opera del 1790.<br />
106
PARTE II<br />
EPISTEMOLOGIA E ONTOLOGIA:<br />
LA SCIENZA DELLA NATURA NEGLI ANNI ‘90
CAPITOLO III<br />
LA PROSPETTIVA EPISTEMOLOGICA APERTA DALLA<br />
Premessa<br />
CRITICA DELLA FACOLTÀ DI GIUDIZIO<br />
Il quadro epistemologico entro il quale si inserisce la costituzione del Sistema<br />
del Mondo del Passaggio dai principi metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> alla fisica<br />
è quello aperto dalla Critica <strong><strong>dell</strong>a</strong> facoltà di giudizio. Questa parte <strong><strong>dell</strong>a</strong> ricerca ha la<br />
funzione di esaminare alcuni elementi fondamentali per la comprensione del<br />
problema che Kant si pose, ovvero il problema epistemologico <strong><strong>dell</strong>a</strong> totalità in<br />
<strong>natura</strong>, del suo statuto ontologico, da un lato, e <strong><strong>dell</strong>a</strong> possibile comprensione di essa,<br />
dall’altro. Se la Critica <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione pura ha posto un limite alla possibilità di<br />
conoscere il mondo <strong>nella</strong> totalità <strong><strong>dell</strong>a</strong> serie dei fenomeni, la Critica <strong><strong>dell</strong>a</strong> facoltà di<br />
giudizio ha imposto la necessità di pensare processi organici come parte di un<br />
sistema <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>. Quest’ultimo, inteso come totalità, fa sorgere l’esigenza di dare<br />
conto <strong><strong>dell</strong>a</strong> possibile interazione tra il giudicare secondo un nexus effectivus e quello<br />
secondo un nexus finalis. Si dischiude, così, a) l’orizzonte epistemologico <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
capacità del giudizio riflettente e del ricorso al concetto di tecnica <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>; b)<br />
una posizione che presuppone un certo accordo tra ragione e <strong>natura</strong>; c)<br />
l’armonizzarsi <strong>dell</strong>e facoltà, secondo un principio soggettivo, ma necessario, quello<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> conformità interna a scopi <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>.<br />
108
A questo orizzonte si contrappone la mancanza sul piano ontologico di un<br />
principio unitario e sistematico <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>, concepita come serie di processi fisici e<br />
organici. Quello che resta poco discusso, se non lasciato da parte, <strong>nella</strong> terza Critica,<br />
è proprio il problema <strong>dell</strong>’individuazione di un corrispettivo materiale che garantisca<br />
la continuità e, dunque, la reciproca dipendenza <strong>dell</strong>e parti di una totalità: quello che<br />
manca ancora, nel 1790, è una prova <strong>dell</strong>’esistenza <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia cosmica.<br />
Come si è mostrato <strong>nella</strong> sezione precedente, i Principi metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
<strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> del 1786 avevano presentato una cosmologia basata sull’idea di<br />
un tutto materiale in espansione, ma rappresentavano anche la spina nel fianco per la<br />
fondazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> secondo la prospettiva trascendentale: le forze<br />
di attrazione e repulsione erano presupposti metafisici che non potevano essere<br />
provati direttamente <strong>nella</strong> loro necessità, ma solo attraverso la negazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> loro<br />
impossibilità. Questa sezione ha, dunque, lo scopo di mostrare come gradualmente<br />
Kant abbia avanzato l’esigenza di pronunciarsi sulla fondazione metafisica e<br />
ontologica <strong>dell</strong>e forze originarie <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia, fino ad elaborare una prova<br />
<strong>dell</strong>’esistenza <strong>dell</strong>’etere.<br />
L’analisi, dunque, parte dalla prospettiva epistemologica aperta dalla Critica<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> facoltà di giudizio, tenendo presenti le interpretazioni di P. Kitcher e M.<br />
Friedman, per tracciare il rapporto, seppur negativo e di pietra di paragone, che la<br />
teleologia kantiana intrattiene con la <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>. In secondo luogo, è<br />
necessario chiarire in che modo Kant abbia voluto risolvere sul piano epistemologico<br />
la compresenza del giudicare riflettente e determinante attraverso il concetto di<br />
tecnica <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>. Il capitolo termina con l’indagine <strong><strong>dell</strong>a</strong> trattazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia<br />
e <strong><strong>dell</strong>a</strong> forza <strong>nella</strong> terza Critica e apre alla sezione successiva dedicata agli scritti<br />
tardi e all’Opus postumum.<br />
3.1 La prospettiva epistemologica<br />
La centralità <strong><strong>dell</strong>a</strong> fondazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> Naturwissenschaft emersa <strong>nella</strong> Critica <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
ragione pura e nei Principi metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> ritorna <strong>nella</strong> terza<br />
Critica. In quest’opera Kant mette in luce il ruolo di pietra di paragone <strong><strong>dell</strong>a</strong> telelologia<br />
per la <strong>scienza</strong> teoretica <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>:<br />
La teleologia come <strong>scienza</strong> non appartiene dunque ad alcuna dottrina, ma solo alla<br />
critica, e precisamente alla critica di una speciale facoltà conoscitiva, cioè <strong><strong>dell</strong>a</strong> facoltà di<br />
109
giudizio. Ma in quanto contiene principi a priori, essa può e deve addurre il metodo in base al<br />
quale si deve giudicare <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> secondo il principio <strong>dell</strong>e cause finali, e così la dottrina del<br />
metodo ha almeno un influsso negativo sul procedimento <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> teoretica <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>,<br />
nonché sul rapporto che questa, in quanto propedeutica, può avere <strong>nella</strong> metafisica con la<br />
teologia. 1<br />
La classificazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> teleologia come <strong>scienza</strong> limita la <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong><br />
teoretica (Theoretische Naturwissenschaft). Allo stesso tempo il metodo del giudicare la<br />
<strong>natura</strong> secondo scopi appartiene alla descrizione <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> (Naturbeschreibung) e<br />
fornisce un filo conduttore per l’attività del <strong>natura</strong>lista. Tenendo presente la Critica<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> facoltà di giudizio, si mostra come non possa darsi “una via dall'alto” e “una via<br />
dal basso” nel giudicare la <strong>natura</strong>, indipendentemente dal problema <strong><strong>dell</strong>a</strong> costituzione<br />
sistematica <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>. Da un punto di vista epistemologico, infatti, si<br />
determina un ruolo di primo piano del principio <strong><strong>dell</strong>a</strong> conformità a scopi <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong><br />
(Zweckmässigket) per la pratica scientifica, per l’ampliamento <strong><strong>dell</strong>a</strong> conoscenza e per lo<br />
sviluppo <strong><strong>dell</strong>a</strong> dottrina <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> come sistema.<br />
Nella misura in cui il principio teleologico soggettivo e universale <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
conformità a scopi si presenta come la pietra di paragone per la <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong><br />
teoretica, esso viene assunto come criterio per la determinazione dei limiti del dominio<br />
di questa. La facoltà di giudizio si deve esercitare, secondo Kant, <strong>nella</strong> prassi scientifica,<br />
nel continuo confronto con ciò che l’esperienza fornisce per la Naturbeschreibung,<br />
procurando un principio adeguato 1) all’orientamento <strong>dell</strong>'attività <strong>dell</strong>o scienziato di<br />
fronte alla contingenza dei fenomeni <strong>natura</strong>li, 2) all’ordinamento <strong>dell</strong>e diverse leggi<br />
empiriche sotto principi <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione, 3) all'uso di strumenti epistemologici necessari<br />
per l’ampliamento <strong>dell</strong>e conoscenze e per la ricerca di una possibile coesistenza fra il<br />
nexus effectivus e il nexus finalis riscontrati nei nostri giudizi sulla <strong>natura</strong>.<br />
Tutti gli strumenti metodologici, come l’analogia, l’induzione e l’ipotesi, che<br />
Kant considera indispensabili per la Naturbeschreibung, sono tali perché vi è un<br />
principio a priori, quello <strong><strong>dell</strong>a</strong> conformità <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> a scopi, che funge da pietra di<br />
paragone per il loro uso nel giudicare:<br />
Questa analogia <strong>dell</strong>e forme, in quanto, al di là di ogni diversità, sembrano essere<br />
generate conformemente ad un archetipo comune, rafforza la congettura di una loro affinità<br />
reale <strong>nella</strong> generazione da una comune madre originaria mediante il graduale avvicinamento di<br />
una specie animale all'altra, a partire da quelle in cui il principio degli scopi sembra essersi<br />
maggiormente affermato, cioè dall'uomo fino al polipo, da questo addirittura fino ai muschi ei<br />
licheni, e infine ai gradi più bassi <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> da noi apprezzabili, fino alla materia bruta, da cui<br />
e dalle cui forze sembra discendere, secondo leggi meccaniche (come quelle secondo le quali la<br />
1 KdU, KGS V, p. 417.<br />
110
<strong>natura</strong> agisce nelle generazioni cristalline), l'intera tecnica <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>, che è per noi così<br />
incomprensibile negli esseri organizzati che ci crediamo obbligati a pensare per essi a un<br />
principio diverso. 2<br />
Considerando questo passo ci sono diverse <strong>questioni</strong> che si presentano, alcune<br />
<strong>dell</strong>e quali meritano particolare attenzione prima di svolgerne altre di <strong>natura</strong> puramente<br />
epistemologica. In primo luogo, si osservi come Kant traduca nel contesto <strong>dell</strong>’indagine<br />
<strong>natura</strong>le la legge di continuità specificazione e affinità, che sono principi regolativi <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
ragione pura per l’unità sistematica. Essi assumono il carattere di congettura<br />
nell’esercizio <strong><strong>dell</strong>a</strong> ricerca e svolgono una funzione orientativa, permettendo di<br />
rinvenire un loro corrispettivo reale: la varietà <strong>dell</strong>e specie, l’affinità tra le forme di<br />
esse, la loro comune generazione. In secondo luogo, si noti il riferimento che Kant fa<br />
alle forze <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia che saranno prese in esame nel Passaggio dai principi metafisici<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> alla fisica. Non è un caso, infatti, che Kant abbia inserito nel<br />
sistema elementare <strong>dell</strong>e forze motrici <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia anche quelle organiche. Questo è<br />
uno degli influssi fondamentali <strong><strong>dell</strong>a</strong> Critica <strong><strong>dell</strong>a</strong> facoltà di giudizio sull’ultima fase<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> produzione kantiana.<br />
Dare conto, secondo principi costitutivi e a priori, anche <strong>dell</strong>e forze che<br />
agiscono nei corpi organici, in quanto corpi materiali, diviene un obiettivo necessario<br />
nell’Opus postumum. Da tali forze discende ciò che Kant chiama tecnica <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>,<br />
vale a dire l’unità <strong>dell</strong>’auto-produzione, interna alla <strong>natura</strong>, di varietà di forme viventi e<br />
vegetali. Questo concetto, che gioca un ruolo importante <strong>nella</strong> terza Critica, permetterà<br />
a Kant di prendere in esame nell'Opus postumum anche il fondamento <strong><strong>dell</strong>a</strong> generazione<br />
<strong>natura</strong>le, che richiede alla base una materia, individuata nell’etere, e una particolare<br />
forma di organizzazione e di relazione tra le parti <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia.<br />
La Critica <strong><strong>dell</strong>a</strong> facoltà di giudizio rappresenta un punto di svolta nel sistema<br />
kantiano, oltre ad essere una <strong>dell</strong>e fonti più ricche per individuare le <strong>questioni</strong><br />
<strong>epistemologiche</strong> con cui Kant si è misurato. 3 Uno studio sul ruolo <strong>dell</strong>’induzione, come<br />
quello condotto da P. Kitcher <strong>nella</strong> KdU può fornire un primo spunto per l’ulteriore<br />
analisi che in questo paragrafo si vuole sviluppare. Kitcher in Unity of Science and the<br />
Unity of Nature 4<br />
ha restituito un'immagine <strong><strong>dell</strong>a</strong> Critica <strong><strong>dell</strong>a</strong> facoltà di giudizio come<br />
un’opera che porta con sé lo sviluppo degli elementi metodologici del sistema kantiano.<br />
Il limite riscontrato da Kitcher nelle interpretazioni più diffuse del kantismo risiede<br />
2<br />
KdU, KGS V, pp. 418-19.<br />
3<br />
Cfr. E. Garroni, Estetica ed epistemologia. Riflessioni sulla Critica del Giudizio, Roma 1976.<br />
4<br />
P. Kitcher, Unity of Science and the Unity of Nature, in Kant and Contemporary Epistemology, a cura di<br />
P. Parrini Dordrecht 1994, pp. 253–272.<br />
111
nell’aver enfatizzato il carattere <strong>dell</strong>’a priori, nell’aver scelto, cioè, di prediligere “la via<br />
dall’alto” per la costituzione sistematica <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>. Il Kant che Kitcher<br />
vuole far emergere, o meglio, gli elementi del sistema kantiano che occupano il suo<br />
studio, si identificano con una “via dal basso” che tiene conto <strong><strong>dell</strong>a</strong> centralità<br />
<strong>dell</strong>’empirico, piuttosto che <strong>dell</strong>’a priori:<br />
These last remarks are highly speculative and incomplete. Nevertheless, they might<br />
provide some motivation for thinking that Kant's ideas about scientific inquiry are not entirely<br />
irrelevant to contemporary concerns about law, explanation, inference, and the growth of<br />
knowledge. In his route from below, I find, in embryo, an attractive way of responding to some<br />
of our current epistemological problems about science. [...] Yet, for all the interest of his<br />
complex and ingenious derivations, I wonder whether our focus on the aprioristic Kant has not<br />
blinded us to some of his most pertinent insights. 5<br />
Kitcher prende in esame una conseguenza <strong>dell</strong>’induzione, quello <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
generalizzazione e la sua approssimazione all’universalità (“approximate to<br />
universality”) come congettura che nel tempo può essere adottata e garantire il<br />
permanere di uno schema <strong><strong>dell</strong>a</strong> nostra sistematizzazione. 6 Secondo Kitcher, infatti,<br />
“[…] we encounter Kant's acknowledgment source of contingency. However, if we<br />
presuppose the principle of purposiveness, then currently adopted explanatory<br />
dependences will be approximations to those that would emerge in the limit of<br />
L'aspetto asintotico <strong>dell</strong>’esperienza, che gioca un ruolo fondamentale<br />
nell’Opus postumum, come del resto in tutto il sistema kantiano, è legato a parte<br />
inquiry”. 7<br />
posteriori alla costituzione di fronte alla contingenza di un’universalità (Allgemeinheit)<br />
come generalità, piuttosto che alla costituzione <strong>dell</strong>’universalità logica. Tale generalità è<br />
raggiunta attraverso l’induzione, ma il processo <strong><strong>dell</strong>a</strong> generalizzazione e la ricognizione<br />
di leggi empiriche è suscettibile di un orientamento a fini da parte <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione.<br />
Le inferenze <strong><strong>dell</strong>a</strong> facoltà di giudizio sono definite, dal punto di vista logico,<br />
come mediate e sono guidate da un principio, che come si vedrà, gioca un ruolo<br />
fondamentale <strong>nella</strong> definizione del rapporto tra la costituzione <strong>dell</strong>e nostre facoltà<br />
umane e quelle di un intelletto archetipo. In base a tale rapporto, infatti, Kant<br />
giustificherà l’intero impianto <strong><strong>dell</strong>a</strong> Critica <strong><strong>dell</strong>a</strong> facoltà teleologica del giudizio.<br />
Il principio che soggiace alle inferenze in questione è il seguente:<br />
5 Kitcher (1994), p. 268.<br />
6 Kitcher (1994), p. 268.<br />
7 Kitcher, (1994), p. 268.<br />
112
Sind die Schlüsse der Urteilskraft unmittelbare Schlüsse? Nein, es liegt ihnen ein Prinzip der<br />
Urtheilskraft zum Grunde: dass nämlich vieles nicht ohne Gemeinschaftlichen Grund in einem<br />
Zusammenstimmen werde, dass also das, was ihm so zukommt, aus einem gemeinschaftlichen<br />
Grunde werde notwendig sein. (-- Analogie, Induktion). 8<br />
Questo principio, secondo cui ogni molteplicità empirica, se ricondotta ad unità,<br />
deve avere a fondamento un principio generale e comune, soggiace all’analogia e<br />
all’induzione, ovverosia al metodo empirico per eccellenza.<br />
Kant ha, quindi, concesso uno statuto autonomo al metodo che procede<br />
dall’empirico, ma tale autonomia trova una garanzia nell’unità sistematica <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione.<br />
La tesi di M. Friedman secondo cui una “via dall’alto” non può essere separata da una<br />
“via dal basso”, e viceversa, è stata parzialmente criticata da Kitcher, che invece<br />
sostiene una netta separazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> “via dal basso” <strong>nella</strong> metodologia scientifica, al fine<br />
di stabilire un “dialogo” tra la filosofia kantiana e i problemi epistemologici<br />
contemporanei.<br />
La posizione di Kitcher, che per certi versi è complementare a quella di<br />
Friedman, sebbene spesso i due siano posti in antitesi, non mostra un punto<br />
fondamentale: la spiegazione dei fenomeni <strong>natura</strong>li, per Kant, non può prescindere da<br />
principi a priori. La nostra conoscenza, fosse anche il prodotto <strong>dell</strong>’osservazione o<br />
<strong>dell</strong>’induzione, è comunque condotta sulla base di principi a priori, a cui Kant<br />
attribuisce diverse funzioni (principi regolativi o costitutivi), ma che di fatto sono<br />
necessari perché si dia la materia per una forma di sistematizzazione, anche di carattere<br />
provvisorio.<br />
L'assetto sistematico <strong><strong>dell</strong>a</strong> terza Critica non lascia dubbio sul fatto che il<br />
giudicare secondo conformità a scopi <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> ci presenta come problema per la<br />
<strong>scienza</strong> <strong>natura</strong>le il dare conto di un “contingente necessario”, su cui si giudica<br />
provvisoriamente, ma con una pretesa di certezza e oggettività. Kant è, però, molto<br />
chiaro circa lo statuto <strong>dell</strong>’induzione che produce proposizioni generali, ma non<br />
necessarie. La certezza di tali proposizioni è empirica e, dunque, non è in grado di<br />
fondare la <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> pura, ma senz’altro è in grado di ampliare la <strong>scienza</strong><br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> applicata.<br />
La concezione del giudicare provvisorio, legato profondamente all’induzione e<br />
all’analogia, è un punto teorico fondamentale su cui Kant prende posizione, seguendo le<br />
orme di Bacone. La ricerca scientifica non potrebbe avanzare senza quelli che Kant<br />
chiama giudizi previi e che include <strong>nella</strong> sua dottrina logica, assegnando ad essi un<br />
8 I. Kant, Reflexion 3200, KGS XVI, p. 709.<br />
113
valore e una dignità conoscitiva che, agli occhi di Kant, la logica tradizionale wolffiana<br />
avrebbe negato:<br />
Um etwas zu entdecken (was entweder in uns selbst oder anderwärts verborgen liegt),<br />
dazu gehört in vielen Fällen ein besonderes Talent, Bescheid zu wissen, wie man gut suchen<br />
soll: eine Naturgabe vorläufig zu urteilen ( iudicii praevii ), wo die Wahrheit wohl möchte zu<br />
finden sein; den Dingen auf die Spur zu kommen und die kleinsten Anlässe der Verwandtschaft<br />
zu benutzen, um das Gesuchte zu entdecken oder zu erfinden. Die Logik der Schulen lehrt uns<br />
nichts hierüber. Aber ein Baco von Verulam gab ein glänzendes Beispiel an seinem Organon<br />
von der Methode, wie durch Experimente die verborgene Beschaffenheit der Naturdinge könne<br />
aufgedeckt werden. Aber selbst dieses Beispiel reicht nicht zu, eine Belehrung nach bestimmten<br />
Regeln zu geben, wie man mit Glück suchen solle, denn man muss immer hierbei etwas zuerst<br />
voraussetzen (von einer Hypothese anfangen), von da man seinen Gang antreten will, und das<br />
muss nach Prinzipien gewissen Anzeigen zu Folge haben, und daran liegt eben, wie man diese<br />
auswittern soll. 9<br />
Dal punto di vista epistemologico, la terza Critica apre la prospettiva di uno iato<br />
tra a priori ed empirico e di una loro possibile conciliazione all’interno <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
Naturwissenschaft. Questo problema fondamentale è la cornice entro cui si inseriscono i<br />
seguenti aspetti epistemologici, di cui Kant tiene conto <strong>nella</strong> fase matura del suo<br />
pensiero:<br />
1. In prima battuta la prassi <strong>dell</strong>’indagine scientifica procede attraverso<br />
inferenze induttive. L’induzione ricopre un ruolo fondamentale per la scoperta e,<br />
dunque, per l’avanzamento e l’ampliamento <strong><strong>dell</strong>a</strong> nostra conoscenza <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>.<br />
L’inquadramento di una Urtheilskraft in un suo dominio e il rinvenimento di un suo<br />
principio trovano nel sistema kantiano una loro controparte nell’ambito <strong><strong>dell</strong>a</strong> logica. Le<br />
inferenze <strong><strong>dell</strong>a</strong> facoltà di giudizio, l’induzione e l’analogia, ricoprono un ruolo centrale<br />
anche <strong>nella</strong> produzione logica di Kant. La loro classificazione rompe, infatti, con tutta la<br />
tradizione logica precedente. Queste inferenze non sono sillogismi, hanno un Grund del<br />
tutto differente dalle inferenze proprie <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione e sono definite da Kant come<br />
“presunzioni” logiche, che danno vita a proposizioni, piuttosto che a giudizi. Sia<br />
l’induzione che l’analogia seguono un proprio principio:<br />
L’induzione, dunque, inferisce dal particolare all’universale (a particulari ad<br />
universale) secondo il principio <strong><strong>dell</strong>a</strong> generalizzazione: ciò che conviene a molte cose di un<br />
genere, conviene anche alle rimanenti. 10<br />
Per l’analogia le cose stanno in modo diverso:<br />
9 I. Kant, Anthropologie in pragmatischer Hinsicht, KGS VII, p. 223.<br />
10<br />
Logik Jäsche, p. 154.<br />
114
L'analogia inferisce dalla parziale alla totale somiglianza di due cose secondo il<br />
principio <strong><strong>dell</strong>a</strong> specificazione: cose di un genere, <strong>dell</strong>e quali si sa che concordano su molto,<br />
concordano anche nel rimanente, ossia quello che noi conosciamo in alcune cose di questo<br />
genere, ma non percepiamo in altre. 11<br />
La Gewissheit <strong>dell</strong>e inferenze <strong><strong>dell</strong>a</strong> facoltà di giudizio ha uno statuto<br />
completamente differente da quello dei giudizi sintetici a priori dei Principi<br />
<strong>dell</strong>’intelletto puro: tale certezza è, infatti, empirica. Questo elemento ha <strong>dell</strong>e ricadute<br />
notevoli sul modo di procedere nell’indagine <strong>natura</strong>le. In primo luogo, Kant sottolinea<br />
anche <strong>nella</strong> Critica <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione pura come l’induzione sia lo strumento che può<br />
condurre proposizioni all’universalità generale o correlativa, ma non a quella<br />
universalità necessaria e assoluta di cui godono invece i giudizi sintetici a priori <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
nostra conoscenza. Effettivamente di fronte alla varietà dei fenomeni <strong>natura</strong>li, di fronte<br />
al contenuto empirico contingente di cui è carica l’esperienza, l’indagine <strong>natura</strong>le<br />
necessita di strumenti che raccolgano tale varietà sotto un’unità più alta. Questa è, però,<br />
un’unità solamente relativa, non assoluta, essa è un’universalità correlativa, una<br />
generalizzazione il cui limite tende a spostarsi quanto più l’esperienza continua ad<br />
arricchirsi di una quantità e di qualità di varietà di fenomeni. Nella Logik si legge:<br />
Uno in molti, dunque in tutti: induzione; molto in uno (che è anche in altri), dunque<br />
anche il rimanente nello stesso uno: analogia. [...] Nell'inferenza per analogia però si richiede<br />
solo l’identità del fondamento (par ratio). 12<br />
Senza induzione e analogia non potrebbe essere alla nostra portata<br />
l’ampliamento <strong><strong>dell</strong>a</strong> nostra conoscenza empirica, verrebbe meno sia la possibilità del<br />
progresso e <strong>dell</strong>’arricchimento <strong><strong>dell</strong>a</strong> conoscenza come sistema sia il sistema<br />
<strong>dell</strong>’esperienza in genere. Il progressivo assorbimento del contingente nel sistema<br />
<strong>dell</strong>’esperienza avviene a parte priori, così come a parte posteriori, seguendo principi<br />
per l’uso del giudicare. Nel caso <strong>dell</strong>’induzione e <strong>dell</strong>’analogia ci si trova di fronte a uno<br />
strumento potente di riduzione a unità e generalizzazione indispensabile per l’indagine<br />
scientifica e che però necessita di un principio <strong><strong>dell</strong>a</strong> facoltà di giudizio, un principio<br />
regolativo, appunto, in grado di orientare questa attività. Inoltre l’induzione e l’analogia<br />
sono anche lo strumento che fornisce un grado di probabilità ad un’ipotesi, come<br />
sottolineato <strong>nella</strong> Logik:<br />
11 Logik Jäsche, p. 154.<br />
12 Logik Jäsche, p. 154.<br />
115
Ciò nondimeno, la probabilità di un'ipotesi può anche crescere ed elevarsi a un<br />
analogon <strong><strong>dell</strong>a</strong> certezza, è cioè quando tutte le conseguenze che ci si sono presentate finora<br />
possono essere spiegate derivandole dal fondamento supposto. In tal caso, infatti, non v'è<br />
ragione per cui non dovremmo ammettere che si potranno spiegare tutte le possibili<br />
conseguenze derivandole da esso. In questo caso, allora, noi ci affidiamo all'ipotesi come se<br />
fosse del tutto certa, sebbene lo sia solo per induzione. 13<br />
2. A questo punto la distinzione kantiana tra principi regolativi e<br />
costitutivi, tracciata <strong>nella</strong> prima Critica, assume un particolare connotato. Una volta<br />
colti gli strumenti <strong>dell</strong>’attuazione <strong>dell</strong>e regole <strong><strong>dell</strong>a</strong> generalizzazione, così come quelle<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> specificazione, che stanno alla base <strong><strong>dell</strong>a</strong> ricerca scientifica, si presenta una<br />
scommessa per la filosofia kantiana, quella <strong>dell</strong>’armonizzazione del risultato di questo<br />
processo con i principi universali e necessari a priori che determinano la nostra<br />
esperienza. La grande sfida <strong>nella</strong> terza Critica viene tracciata da Kant nei termini di un<br />
giudicare riflettente e di uno determinante da combinare insieme <strong>nella</strong> formazione del<br />
sistema <strong>dell</strong>’esperienza, come suggerisce il §61:<br />
[Il giudicare teleologico] appartiene quindi alla facoltà riflettente di giudizio, non a<br />
quella determinante. Il concetto di legami e forme <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> secondo scopi è però almeno un<br />
principio in più per portare sotto regole i fenomeni <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> quando le leggi <strong><strong>dell</strong>a</strong> causalità<br />
secondo il suo semplice meccanismo non bastano.<br />
L’interazione tra empirico e a priori si incontra, laddove, attraverso induzione e<br />
analogia, la facoltà di giudizio ha già compiuto il processo di generalizzazione<br />
necessario per il rinvenimento di leggi empiriche. Tali leggi come ha sottolineato M.<br />
Friedman <strong>nella</strong> sua analisi in Kant and the Exact Sciences, sebbene esprimano una<br />
generalizzazione empirica, sono pur sempre leggi, e possono assumere una validità a<br />
priori nel progredire <strong>dell</strong>’indagine scientifica, qualora sia indicato un loro fondamento<br />
certo o ritenuto tale per induzione e per assenza di prove del suo contrario.<br />
È proprio al livello <strong>dell</strong>e leggi empiriche che si può riscontrare l’incontro tra<br />
empirico e a priori, tra il giudicare riflettente e quello determinante. Le leggi empiriche<br />
stesse diventano l’oggetto di una comprensione sistematica secondo i principi regolativi<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione. La comprensione sistematica riesce a dare conto a parte priori <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
compresenza di due diversi modi del giudicare, necessari alla costituzione <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
Naturwissenschaft. D’altro canto, a parte posteriori, Kant definisce come segue il<br />
processo epistemologico che soggiace alla condizione del giudicare sugli scopi <strong>natura</strong>li<br />
sul piano <strong>dell</strong>’indagine scientifica:<br />
13 Logik Jäsche, p. 100.<br />
116
Infatti, noi chiamiamo in causa un principio teleologico quando attribuiamo al concetto<br />
di un oggetto, come se si trovasse <strong>nella</strong> <strong>natura</strong> (non in noi), una causalità rispetto all'oggetto, o<br />
piuttosto ci rappresentiamo la possibilità <strong>dell</strong>'oggetto, secondo l'analogia di una tale causalità<br />
(quale noi troviamo in noi stessi), e con ciò pensiamo la <strong>natura</strong> come tecnica in ragione di una<br />
sua propria capacità, mentre, se non le attribuiamo un tal modo di avere effetti, la sua causalità<br />
dovrebbe essere rappresentata come cieco meccanismo. 14<br />
Non si tratta, dunque, per Kant di stabilire la preminenza dei principi costitutivi<br />
su quelli regolativi o del giudicare determinante su quello riflettente. Si tratta piuttosto<br />
di dare conto <strong><strong>dell</strong>a</strong> reale interazione tra principi di <strong>natura</strong> diversa, frutto di diversi modi<br />
del giudicare e del pensare la causalità. Il punto epistemologico importante che emerge<br />
dalla terza Critica risiede dunque nell’aver previsto la possibilità per il giudizio<br />
riflettente di subentrare nel corso <strong>dell</strong>’indagine scientifica al giudizio determinante. La<br />
complessità <strong>dell</strong>’esperienza e, in particolare <strong><strong>dell</strong>a</strong> conoscenza scientifica, viene così<br />
salvaguardata, ne vengono limitati la validità e i confini attraverso una subordinazione<br />
<strong>dell</strong>e leggi empiriche ad un’unità sistematica grazie all’armonizzarsi del principio <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
conformità a scopi con i principi <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione. Il giudicare riflettente, sebbene non<br />
determini l’oggetto in alcun modo, inferisce da concetti particolari a concetti universali<br />
e dunque riflette sull’oggetto “per ottenerne la conoscenza”. Pertanto i due modi di<br />
inferire del giudizio, l’induzione e l’analogia, “consegnano” e preparano rapporti di<br />
concordanza secondo un principio: i molti non concorderanno in uno senza un<br />
fondamento comune, ma ciò che conviene in questo modo ai molti sarà necessario a<br />
partire da un fondamento comune, sebbene indeterminato. 15<br />
3. Il principio di conformità <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> a scopi nel giudicare riflettente<br />
produce però <strong>dell</strong>e conseguenze <strong>epistemologiche</strong> profonde. Occorre essere chiari su un<br />
punto imprescindibile: il giudicare riflettente ha, sì, a fondamento un principio<br />
soggettivo, quello <strong><strong>dell</strong>a</strong> conformità <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> a scopi, tuttavia, la pretesa di oggettività<br />
che lo scienziato avanza si basa sulla presupposizione di un principio interno alla <strong>natura</strong>,<br />
di un corrispettivo di questo principio soggettivo, da cui derivano gli effetti come scopi<br />
<strong>natura</strong>li. In altre parole, il concetto chiave di tecnica <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> permette di poter<br />
pensare gli organismi come scopi <strong>natura</strong>li, generati secondo principi interni alla <strong>natura</strong><br />
stessa, senza cadere <strong>nella</strong> teleologia assoluta e oggettiva. È un dato però che vi siano dei<br />
particolari oggetti che non si lasciano spiegare da pure leggi meccaniche e che anzi<br />
richiedano un’idea del tutto per spiegare il rapporto tra le loro parti (si pensi alle<br />
14 KdU, KGS V, p. 360.<br />
15 KdU, KGS V, pp. 317-18.<br />
117
cellule). Per Kant non è possibile una coesistenza del nexus effectivus e del nexus finalis<br />
in <strong>natura</strong> a partire dalla distinzione del giudicare tra erklären e darstellen, sebbene sia<br />
impossibile conoscere il fondamento <strong><strong>dell</strong>a</strong> loro compresenza, che sul piano oggettivo<br />
viene ricondotto alla tecnica <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>. Compare, dunque, da un lato una<br />
corrispondenza tra pensiero ed essere laddove il giudicare, riconoscendo connessioni<br />
causali (meccaniche o finali) di <strong>natura</strong> differente, è in grado di ordinarle secondo forme<br />
e scopi altrettanto differenti. Tale capacità del soggetto è “alienata” <strong>nella</strong> <strong>natura</strong>, viene<br />
attribuita ad essa una capacità produttiva di forme, come se esse fossero state ordinate<br />
da un intelletto sebbene non il nostro. Riscontrata <strong>nella</strong> <strong>natura</strong> una conformità a scopi<br />
che si armonizza con i principi <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione, è possibile dare conto <strong><strong>dell</strong>a</strong> contingenza in<br />
modo necessario. La soddisfazione di fronte a questa corrispondenza stupefacente è<br />
però sempre messa in discussione dall’ampliamento <strong><strong>dell</strong>a</strong> conoscenza, dal continuo<br />
confronto con il contingente.<br />
In questo senso, per riprendere P. Kitcher, la via dal basso che Kant ha<br />
tracciato per l’ampliamento <strong><strong>dell</strong>a</strong> conoscenza empirica non è una via, ma è la via<br />
maestra per il progredire <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong>. Nella Critica <strong><strong>dell</strong>a</strong> facoltà di giudizio si<br />
affronta il nodo del progressivo assorbimento <strong>dell</strong>'empirico nel sistema <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong>,<br />
grazie al filo conduttore del principio <strong><strong>dell</strong>a</strong> conformità a scopi. Tuttavia, è solo la<br />
costituzione sistematica, possibile attraverso principi a priori che affondano le loro<br />
radici <strong>nella</strong> dottrina logica kantiana, che può realizzarsi la connessione fra empirico e<br />
a priori.<br />
È dal reciproco limitarsi <strong><strong>dell</strong>a</strong> teleologia come <strong>scienza</strong>, cioè la<br />
Naturbeschreibung, e <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> teoretica (theoretische Naturwissenschaft)<br />
che è possibile trovare una pietra di paragone per la Naturwissenschaft. Ma è anche<br />
vero che il loro limitarsi reciproco lascia intravedere come una fondazione <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
<strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> sia indispensabile per definire la pretesa del giudicare teleologico.<br />
Dopo aver tracciato la via dal basso alle leggi empiriche e il dominio <strong><strong>dell</strong>a</strong> teleologia,<br />
Kant si pone il problema di costituire un ponte o un passaggio dall’a priori<br />
all’empirico, dai principi trascendentali, non più solo a quelli metafisici, ma a quelli<br />
empirici. Di qui la necessità di prendere in esame non più la materia come mobile<br />
nello spazio, ma le forze motrici <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia e di dare una certezza apodittica,<br />
attraverso la matematica, ai giudizi che legano metafisica e fisica. È questa la ragione<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> costituzione del Passaggio dai Principi metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> alla<br />
fisica, questa la ragione <strong>dell</strong>o iato da colmare che impegnerà Kant nell’opera postuma.<br />
118
3.2 Il concetto di tecnica <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong><br />
Per rendere perspicuo uno degli aspetti principali <strong><strong>dell</strong>a</strong> teleologia kantiana,<br />
ovvero la relazione a livello epistemologico tra <strong>natura</strong> e ragione, è necessario<br />
sottolineare l’importanza del concetto di tecnica <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> di cui Kant si serve <strong>nella</strong><br />
Critica <strong><strong>dell</strong>a</strong> facoltà di giudizio. In primo luogo, si deve tenere presente la relazione tra<br />
la tecnica <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> e le leggi di ragione per rappresentare l’accordo tra i principi<br />
trascendentali <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione con la <strong>natura</strong>. In secondo luogo, occorre mostrare che la<br />
possibilità di questo accordo riposa sulla mediazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> facoltà di giudizio tra la<br />
ragione umana e la contingenza riscontrata in <strong>natura</strong>.<br />
È chiaro dalle pagine <strong><strong>dell</strong>a</strong> terza Critica, infatti, che il concetto di tecnica <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
<strong>natura</strong> assume un ruolo fruttuoso esponendo, attraverso un’analogia con le facoltà<br />
umane, l’attività produttiva <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>, come se la sua attività fosse orientata a fini.<br />
Pensare la <strong>natura</strong> in termini di produzione spontanea orientata a fini è qualcosa di<br />
richiesto per rendere intelligibili i suoi prodotti e le sue leggi. Questo obiettivo, che è<br />
poi fondamentale per l’approccio <strong><strong>dell</strong>a</strong> ricerca scientifica, può essere perseguito<br />
assumendo il concetto di conformità a scopi come il filo conduttore <strong><strong>dell</strong>a</strong> capacità<br />
riflettente del giudizio.<br />
In sostanza, il concetto di tecnica <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> è la chiave per rispondere alla<br />
domanda che Kant si pone sulla possibile relazione tra nexus effectivus e nexus finalis,<br />
in quanto attraverso questo concetto può essere dato un riferimento e un significato<br />
unitario alla finalità oggettiva <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>. Quest’ultima, come è noto, non può essere<br />
oggetto di conoscenza attraverso un principio o di esibizione diretta nell’intuizione.<br />
Eppure non può essere esclusa dall’indagine filosofica, in quanto vi è un particolare<br />
fenomeno, quello <strong><strong>dell</strong>a</strong> riproduzione umana, che risponde a uno schema di finalità<br />
oggettiva, esterna e necessaria. Il concetto di tecnica <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> è pensato da Kant<br />
proprio per risolvere il possibile contrasto tra nexus effectivus e nexus finalis e per dar<br />
conto di processi produttivi e riproduttivi basati evidentemente su un’organizzazione<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> materia rispondente a degli scopi interni alla <strong>natura</strong> stessa. 16<br />
Per sostenere questo<br />
16 Nella terza Critica Kant afferma che esiste una sola forma di finalità esterna, incarnata dalla coppia. Il<br />
maschile e il femminile sono, infatti, finalizzati necessariamente allo scopo riproduttivo e la loro stessa<br />
forma coincide con il loro scopo. L’aspetto più degno di nota è che questa definizione <strong>dell</strong>o statuto<br />
“eccezionale” <strong><strong>dell</strong>a</strong> coppia, ritorna nelle sue conseguenze nell’alveo <strong><strong>dell</strong>a</strong> Rechtslehre kantiana, là dove<br />
Kant tratta del matrimonio e sostiene una sospensione del diritto, dunque <strong><strong>dell</strong>a</strong> libertà, nell’attuazione<br />
<strong>dell</strong>o scambio degli organi sessuali maschili e femminili finalizzato alla procreazione. Questa concezione<br />
119
argomento viene considerato in via preliminare il carattere <strong><strong>dell</strong>a</strong> capacità teleologica di<br />
giudizio unitamente a quello <strong><strong>dell</strong>a</strong> finalità oggettiva.<br />
a) Come sorge il concetto di tecnica <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>?<br />
Numerosi tentativi di analizzare i §§36-41 e i §§76-78 <strong><strong>dell</strong>a</strong> terza Critica hanno<br />
cercato di rilevare la distinzione tra capacità del giudizio estetico e di quello teleologico,<br />
nonchè il ruolo di quest’ultimo come un medium tra ragione e sensibilità. 17<br />
L’attenzione posta sugli elementi empirici considerati nel §36 ritorna in primo<br />
piano <strong>nella</strong> parte dedicata alla facoltà di giudizio teleologico. Secondo Kant, i giudizi<br />
propri <strong><strong>dell</strong>a</strong> Naturforschung, che riguardano fenomeni chimici, fisici e biologici,<br />
18<br />
dovrebbero essere fondati su fini prodotti dalla <strong>natura</strong> stessa. La distinzione generale<br />
tra giudizi estetici e teleologici è così tracciata:<br />
Su ciò si fonda la divisione <strong><strong>dell</strong>a</strong> critica <strong><strong>dell</strong>a</strong> facoltà di giudizio in critica <strong><strong>dell</strong>a</strong> facoltà<br />
estetica e in critica <strong><strong>dell</strong>a</strong> facoltà teleologica, intendendosi con la prima la facoltà di giudicare la<br />
conformità a scopi formale (detta altrimenti anche soggettiva) mediante il sentimento del<br />
piacere o del dispiacere, e con la seconda la facoltà di giudicare la conformità a scopi reale<br />
(oggettiva) <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> mediante l’intelletto e la ragione. 19<br />
Prima di procedere è bene chiarire su quale fondamento possa poggiare questa<br />
distinzione. È un fatto che l’eccessiva molteplicità <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> nelle sue forme conduce<br />
a un’altra rappresentazione di oggetto <strong>natura</strong>le, 20 e che “il concetto di legami e forme<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> secondo scopi è però almeno un principio in più per portare sotto regole i<br />
fenomeni <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> quando le leggi <strong><strong>dell</strong>a</strong> causalità secondo il suo semplice<br />
meccanismo non bastano”. 21<br />
Perciò, secondo Kant, lo scopo (Zweck) è determinato<br />
come l’elemento capace di soddisfare il bisogno di universalità da due punti di vista:<br />
uno formale soggettivo e uno reale oggettivo. Nel primo caso, quello <strong><strong>dell</strong>a</strong> capacità<br />
estetica di giudizio, l’universalità è fondata sulla pretesa del Gusto, senza che ad esso<br />
sia adeguato alcun concetto. Nel secondo caso, quello riscontrato nell’ambito <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
di Kant svela sia quanto la terza Critica sia fondamentale per la dottrina del diritto kantiana, ma<br />
soprattutto svela l’importanza e il legame profondo tra il principio <strong><strong>dell</strong>a</strong> conformità a scopi, l’esercizio del<br />
nostro giudicare e la libertà, intesa come Faktum der Vernunft e non come arbitrio. Il fatto che<br />
giudichiamo la <strong>natura</strong> secondo scopi e secondo una finalità interna, piuttosto che una finalità esterna,<br />
dispiega la <strong>natura</strong> <strong>dell</strong>e nostre facoltà, una <strong>natura</strong> libera e intelligibile.<br />
17<br />
Per quanto riguarda l’analisi su questo punto, cfr. A. Nuzzo, Kant and the Unity of Reason, West<br />
Lafayette, 2005.<br />
18<br />
Nuzzo (2005), p. 89.<br />
19<br />
KdU, KGS V, p. 193.<br />
20<br />
KdU, KGS V, p. 193.<br />
21<br />
KdU, KGS V, p. 360.<br />
120
facoltà del giudizio teleologico, deve essere seguito il filo conduttore (Leitfaden) <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
Zweckmäßigkeit, ovvero <strong><strong>dell</strong>a</strong> conformità a scopi <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>, come se (als ob) fosse un<br />
concetto, attraverso il quale nel giudizio é possibile riferire universalità agli organismi.<br />
Oltre a ciò, si noti come <strong>nella</strong> Critica <strong><strong>dell</strong>a</strong> facoltà del giudizio estetico non è<br />
indicato alcun concetto per determinare la relazione tra le rappresentazioni e i predicati<br />
nel giudizio, mentre <strong>nella</strong> parte dedicata alla facoltà di giudizio teleologico le<br />
rappresentazioni sono riferite alla conformità a scopi. Perciò la conformità a scopi è<br />
presentata da Kant come fondamento per i giudizi teleologici, perché la loro<br />
costituzione ha bisogno di pensare questo principio oggettivamente nel riferire predicati<br />
a particolari oggetti di esperienza, quali sono gli organismi.<br />
Horstmann in Why Must There Be a Transcendental Deduction in Kant’s<br />
Critique of Judgment? ha sostenuto che “we can see why Kant always emphasizes that<br />
there is a structural difference between aesthetic and teleological judgments in relation<br />
to the faculty of judgment”. 22 Sebbene si possa affermare che la conformità a scopi sia<br />
un principio trascendentale per la facoltà di giudizio estetico, è più difficile definirne lo<br />
statuto nell’ambito <strong><strong>dell</strong>a</strong> facoltà di giudizio teleologico, in quanto la possibilità del<br />
giudicare teleologico sembra dipendere dalla possibilità di applicare ad un oggetto <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
<strong>natura</strong> il concetto di scopo inteso come un concetto di ragione. 23 Questo punto conduce<br />
al ruolo fondamentale <strong><strong>dell</strong>a</strong> concezione kantiana di tecnica <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>: 24<br />
come può<br />
essere compresa in un sistema la varietà di fenomeni <strong>natura</strong>li, non solo chimici e<br />
biologici, ma anche fisici? In secondo luogo, com’è possibile, nel fare esperienza,<br />
riuscire anche a connettere il nexus effectivus con il nexus finalis, se il principio di<br />
conformità a scopi è trascendentale, ma sembra fondare l’universalità dei giudizi<br />
teleologici <strong>nella</strong> <strong>natura</strong> stessa?<br />
Una risposta a questo problema è stata, ad esempio, quella di M. Morrison, che<br />
sostiene la presupposta unità di <strong>natura</strong> e ragione <strong>nella</strong> terza Critica come conditio sine<br />
25<br />
qua non per pensare l’universalità e l’unità dei giudizi <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>.<br />
Tuttavia, da un punto di vista epistemologico, il nodo da sciogliere è rappresentato dalla<br />
22 Cfr. R. P. Horstmann, Why Must There Be a Transcendental Deduction in Kant’s Critique of<br />
Judgment?, in Kant's Transcendental Deductions: The Three Critiques and the Opus Postumum, a cura di<br />
E. Förster, Stanford 1989, pp. 173-175. Cfr. KdU, pp. 24-30.<br />
23 Horstmann (1989), p. 174.<br />
24 L’argomento precedente riguarda la ragione per cui Kant presentò lo stesso concetto <strong>nella</strong> Prima<br />
Introduzione alla Critica <strong><strong>dell</strong>a</strong> facoltà di giudizio, ma strettamente legato alla tecnica <strong><strong>dell</strong>a</strong> facoltà di<br />
giudizio. Cfr. I. Kant, Erste Einleitung in die Kritik der Urtheilskraft, (AA:XX, 204-5; 215; 219-21; 228-<br />
9; 248-51).<br />
25 M. Morrison, Reduction, Unity and the Nature of Science: Kant's Legacy?, in Kant and Philosophy of<br />
Science Today, a cura di M. Massimi, Royal Institute of Philosophy Supplement, 83, Cambridge 2008, pp.<br />
37-62. In particolare, p. 39.<br />
121
domanda sulla possibilità o meno di combinare esibizione (Darstellung) e spiegazione<br />
(Erklärung) di fronte al processo cognitivo <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>. È chiaro che la funzione che<br />
Kant attribuisce alla facoltà del giudizio teleologico è essenziale per l’orientamento<br />
nell’esperienza, 26<br />
in particolare nel contesto di una esperienza determinata, che, messa a<br />
confronto con altri casi, é capace di unificare diverse leggi empiriche sotto un principio<br />
comune.<br />
Da questo punto di vista, non si può non vedere in questa funzione come Kant<br />
abbia cercato di fornire l’esibizione del ruolo effettivo <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione come facoltà <strong>dell</strong>e<br />
regole di unificazione e organizzazione dei principi <strong>dell</strong>’intelletto, orientati verso<br />
27<br />
l’esperienza possibile. L’uso empirico <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione trova in quello <strong><strong>dell</strong>a</strong> facoltà del<br />
giudizio teleologico la sua incarnazione nel particolare, <strong>nella</strong> prassi scientifica, nel<br />
confronto diretto con l’esperienza determinata. Dal punto di vista epistemologico, il<br />
concetto di tecnica <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> svolge più funzioni, proprio per permettere una<br />
rappresentazione <strong>dell</strong>’origine <strong><strong>dell</strong>a</strong> generazione interna alla <strong>natura</strong> e soprattutto per dare<br />
un significato all’unità <strong><strong>dell</strong>a</strong> generazione <strong>natura</strong>le.<br />
b) Tecnica <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> e leggi di ragione<br />
Brandt ha analizzato la relazione tra tecnica <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> e leggi di ragione in The<br />
Deductions in the Critique of Judgment: Comments on Hampshire an Horstmann. 28<br />
Brandt rivolge la sua attenzione ai principi di ragione e, come fa anche Morrison,<br />
sostiene che vi sia un accordo presupposto tra i principi logici di unità, specificazione e<br />
affinità con la <strong>natura</strong> stessa, così che questi possono anche diventare principi<br />
trascendentali nel loro uso.<br />
Brandt rileva qui una doppia difficoltà: da un lato, c’è un’oscillazione <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
prospettiva da cui sono visti i principi di ragione e, dall’altro, l’esposizione kantiana<br />
tende a enfatizzare la relazione tra la convenienza <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> con le facoltà umane e la<br />
29<br />
conformità a scopi tra le parti stesse <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>. Considerando che questo accordo tra<br />
26<br />
Cfr. KdU, KGS V, p. 194.<br />
27<br />
Su questo punto si riprendono le interpretazioni di chi ha sostenuto una continuità tra la terza Critica e<br />
Il Canone <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione pura, visto come l’origine per lo sviluppo <strong><strong>dell</strong>a</strong> tematica del 1790.<br />
28<br />
R. Brandt, The Deductions in the Critique of Judgment: Comments on Hampshire an Horstmann, in<br />
Kant's Transcendental Deductions: The Three Critiques and the Opus Postumum, a cura di E. Förster,<br />
Stanford 1989.<br />
29<br />
Brandt (1989), p. 180. Brandt sottolinea come l’origine di questi problemi sia da trovarsi già <strong>nella</strong><br />
Dissertatio del 1770. Concordo, però, con l’interpretazione di Guyer, secondo cui il problema sopra<br />
esposto può essere rinvenuto ancor prima e con chiarezza nel Beweisgrund. Per ulteriori dettagli si veda<br />
P. Guyer, Kant’s System of Nature and Freedom, Oxford 2005, pp. 89-92. Inoltre riporto l’interessante<br />
122
agione e <strong>natura</strong> garantisce la verità di un sistema strutturato di conoscenze empiriche,<br />
Brandt afferma che la Critica <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione pura e la Critica <strong><strong>dell</strong>a</strong> facoltà di giudizio<br />
mostrano una continuità, tolti alcuni shifts come accade in tutta la produzione kantiana<br />
tra il 1781 e il 1790. Inoltre Brandt sostiene che “the Judgment presents reason with no<br />
goals for its maximal use, but rather supplies with the concept of purposiveness a<br />
fundamental possibility: to think as unity something that, for the understanding, would<br />
remain only accidental and incomprehensible”. 30 Tuttavia Brandt argomenta che “in the<br />
final introduction to the Critique of Judgment and in the work itself (with one exception<br />
in CJ §23, 5:246), Kant has abandoned the concept of a technique of nature in the<br />
principle of suitability of nature to our cognitive faculty; it is now applied only to<br />
organic bodies, that is where nature itself shows the form of a system”. 31<br />
A questa considerazione di Brandt va però fatta una critica, proprio perché, se si<br />
32<br />
considera il concetto di tecnica <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>, può essere mostrato che esso non si<br />
riferisce solo ai corpi organici, ma anche alle forme geometriche che si riconoscono in<br />
<strong>natura</strong> (strutture dei cristalli, simmetrie anatomiche). 33<br />
La funzione propria del concetto di tecnica <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> consiste nel porre la<br />
questione di un altro genere di generazione, quello secondo cause finali, al fine di<br />
fondare l’unità <strong><strong>dell</strong>a</strong> contingenza riscontrata in <strong>natura</strong> e di permettere che essa sia<br />
compatibile con la necessità <strong><strong>dell</strong>a</strong> spiegazione meccanica <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> secondo cause<br />
efficienti.<br />
Pertanto il primo passo da compiere riguarda l’identificazione del filo conduttore<br />
da seguire per inquadrare il problema, così come Kant lo presenta <strong>nella</strong> Critica <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
facoltà di giudizio:<br />
Finora nessuno ha messo in dubbio la giustezza del principio che su certe cose <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
<strong>natura</strong> (esseri organizzati) e la loro possibilità si debba giudicare secondo il concetto <strong>dell</strong>e cause<br />
finali, anche se soltanto si vuole trovare il filo conduttore per imparare a conoscere mediante<br />
l’osservazione la loro costituzione, senza osare di spingersi fino alla ricerca sulla loro prima<br />
origine. 34<br />
Kant chiarisce che il concetto di cause finali deve essere “un certo presentimento<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> nostra ragione o un cenno che, per così dire, la <strong>natura</strong> ci da, il fatto che noi per<br />
osservazione di Nuzzo (2005), p. 342, per cui il nucleo problematico circa la fondazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> produzione<br />
<strong>natura</strong>le e la sua conformità al nostro giudicare trae origine nell’Allgemeine Naturgeschichte del 1755.<br />
30<br />
Brandt (1989), p. 187.<br />
31<br />
Su questo punto l’analisi di Brandt sembra corretta. Cfr. Brandt (1989), pp. 186-187.<br />
32<br />
Cfr. KdU, KGS V, pp. 360-61.<br />
33<br />
Cfr. KdU,KGS V, pp. 418-19.<br />
34<br />
KdU, KGS V, pp. 389-90.<br />
123
mezzo di quel concetto di cause finali ci si possa spingere addirittura oltre la <strong>natura</strong> e<br />
fissarla essa stessa al punto più alto <strong>nella</strong> serie <strong>dell</strong>e cause, solo che si abbandoni la<br />
ricerca <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> […] e, prima si tenti di appurare dove conduce quel forestiero <strong>nella</strong><br />
<strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>, vale a dire il concetto di scopi <strong>natura</strong>li”. 35<br />
Sotto un certo punto di<br />
vista è possibile concludere che le cause finali possono essere pensate attraverso il<br />
concetto di tecnica <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>.<br />
Certamente il concetto di cause finali può essere usato come massima, in vista<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> conoscenza <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>, sebbene comporti contraddizioni e notevoli problemi, se<br />
considerato come mezzo per andare al di là <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> stessa, ovvero se è preso come<br />
fondamento del giudicare determinante sulla <strong>natura</strong>. Così come Kant ha rilevato<br />
l’impossibilità di conoscere qualcosa, circa il fondamento del principio <strong><strong>dell</strong>a</strong> conformità<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> a scopi, e, dunque, di conoscere la ragione <strong><strong>dell</strong>a</strong> conformazione <strong>dell</strong>e<br />
facoltà umane, allo stesso modo ritiene impossibile determinare la tecnica <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong><br />
in se stessa, sebbene egli affermi che questo concetto sia di importanza capitale per<br />
pensare un’altra causalità, cioè la Wirkungsart <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>, come suggerisce il passo<br />
seguente:<br />
Infatti, noi chiamiamo in causa un principio teleologico quando attribuiamo al concetto<br />
di un oggetto, come se si trovasse <strong>nella</strong> <strong>natura</strong> (non in noi), una causalità rispetto all’oggetto, o<br />
piuttosto ci rappresentiamo la possibilità <strong>dell</strong>’oggetto, secondo l’analogia di una tale causalità<br />
(quale troviamo in noi stessi), e con ciò pensiamo la <strong>natura</strong> come tecnica in ragione di una sua<br />
propria capacità, mentre, se non le attribuiamo un tal modo di avere effetti, la sua causalità<br />
dovrebbe essere rappresentata come un cieco meccanismo. 36<br />
Kant configura qui un doppio problema. Da un lato sorge la domanda<br />
trascendentale circa la possibilità di connettere fini riconosciuti in <strong>natura</strong> con principi<br />
oggettivi.<br />
Dall’altro deve essere trovato un fondamento in un tipo speciale di causalità per i<br />
nostri asserti circa alcuni fenomeni <strong>natura</strong>li e connessioni finali. Questo tipo speciale di<br />
causalità deve però accordarsi con le leggi di <strong>natura</strong>, così che sia attuabile una<br />
connessione tra nexus effectivus e nexus finalis. Questa connessione è resa pensabile<br />
solo grazie al concetto di tecnica <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>:<br />
35 KdU, KGS V, pp. 390-91.<br />
36 KdU, KGS V, p. 360.<br />
124
Dal momento che, a causa di ciò che di simile a scopi troviamo nei suoi prodotti,<br />
chiamiamo tecnica il procedimento (causalità) <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>, vogliamo dividerla in intenzionale<br />
(technica intentionalis) e inintenzionale (technica <strong>natura</strong>lis). 37<br />
Alla luce dei passi presi in esame e <strong>dell</strong>’intento più generale <strong><strong>dell</strong>a</strong> terza Critica,<br />
l’analisi di Brandt dovrebbe essere rigettata nelle sue premesse. Occorre piuttosto<br />
indagare la questione che riguarda l’intenzionalità secondo scopi, ovvero il rapporto che<br />
intercorre fra realtà e facoltà umane, secondo un rapporto <strong><strong>dell</strong>a</strong> conseguenza (Folge)<br />
con il suo fondamento (Grund).<br />
c) Cosa significa pensare il mondo come prodotto di<br />
un’intelligenza?<br />
Sul piano ontologico il concetto di tecnica <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> introduce la domanda<br />
sulla possibilità di un principio comune che rappresenti l’azione, secondo intenzioni. Il<br />
concetto di una conformità oggettiva a scopi è un principio <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione per la facoltà<br />
del giudizio riflettente, una massima che la ragione prescrive:<br />
Non posso giudicare altrimenti sulla possibilità di quelle cose e la loro generazione,<br />
secondo la peculiare costituzione <strong>dell</strong>e mie facoltà conoscitive, se non penso per esse una causa<br />
che agisce secondo intenzioni, e quindi a un essere che, secondo l’analogia con la causalità di un<br />
intelletto, è produttivo. 38<br />
In questo caso la ragione determina l’uso di facoltà cognitive secondo il loro<br />
speciale carattere e con le condizioni essenziali così come i limiti del loro dominio.<br />
Perciò il giudicare teleologico è introdotto giustamente nell’indagine <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>, ma<br />
solo problematicamente, per favorire l’osservazione, in analogia con una causalità<br />
secondo fini, senza presumere di spiegarli. Questa seconda funzione <strong><strong>dell</strong>a</strong> spiegazione<br />
(Erklärung) è propriamente quella del giudicare determinante, mentre la massima<br />
prescritta dalla ragione per la facoltà del giudizio risponde a uno speciale bisogno. Del<br />
resto, è necessario sottoporre la <strong>natura</strong> al concetto di un’intenzione, se si vuole portare a<br />
compimento la ricerca sui suoi prodotti organizzati attraverso una continua<br />
osservazione. Questo concetto di intenzione è perciò già una massima assolutamente<br />
necessaria per l’uso <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione in vista <strong>dell</strong>’esperienza, cioè per il suo uso empirico.<br />
37 KdU, KGS V, pp. 390-91.<br />
38 KdU, KGS V, p. 398.<br />
125
Se si devono connettere leggi di <strong>natura</strong> in accordo con ciò che è garantito<br />
conoscere alla <strong>natura</strong> umana – secondo i limiti e le condizioni di possibilità <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
ragione –, “non possiamo assolutamente porre a fondamento <strong><strong>dell</strong>a</strong> possibilità di quegli<br />
scopi <strong>natura</strong>li nient’altro che un essere intelligente, il che è l’unico fondamento<br />
conforme alla massima <strong><strong>dell</strong>a</strong> nostra facoltà riflettente di giudizio, conforme di<br />
conseguenza a un fondamento soggettivo, ma irremissibilmente inerente al genere<br />
umano”. 39<br />
Questa posizione kantiana assume una sua originalità, senza abbracciare lo<br />
spinozismo o l’ilozoismo, e senza tornare indietro alla teleologia esterna wolffiana. Il<br />
concetto di conformità a scopi <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>, usato come massima in vista <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
conoscenza <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>, conduce tuttavia ad una questione controversa che consiste<br />
<strong>nella</strong> coesistenza nel giudicare dei fenomeni <strong>natura</strong>li secondo un nexus effectivus e un<br />
nexus finalis, <strong>nella</strong> coesistenza cioè di diverse causalità in <strong>natura</strong>. L’appello a un<br />
fondamento soprasensibile per dare unità a questi principi rispondenti a un nexus<br />
effectivus o a un nexus finalis implica che deve esserci un substratum indeterminato e<br />
inconoscibile che renda possibile la loro combinazione. La questione ontologica, se il<br />
mondo sia ordinato in sé secondo una causa finale, viene risolta da Kant affermando la<br />
possibilità di definire questo fondamento (Grund) o substratum nei suoi effetti (Folgen),<br />
che sono giudicati secondo il concetto di conformità a scopi. Allo stesso tempo però<br />
l’intelletto procede nel giudicare l’esistenza attraverso la determinazione <strong>dell</strong>’azione<br />
(Wirkungsart):<br />
Se parliamo ora dei sistemi di spiegazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> in termini di cause finali, si deve<br />
osservare che nel complesso essi sono dogmaticamente in conflitto tra di loro, cioè sui principi<br />
oggettivi <strong><strong>dell</strong>a</strong> possibilità <strong>dell</strong>e cose, vale a dire in forza di cause che agiscono intenzionalmente<br />
oppure soltanto inintenzionalmente, non però sulla massima soggettiva di giudicare<br />
semplicemente sulla causa di tali prodotti conformi a scopi: in quest’ultimo caso I principi<br />
disparati potrebbero ancora essere riuniti, mentre nel primo caso principi opposti<br />
contraddittoriamente si eliminano l’un l’altro e non possono sussistere l’uno vicino all’altro. 40<br />
Perciò è possibile pensare una connessione di principi spiegati da un nexus<br />
effectivus con quelli di un nexus finalis, solo considerandoli come principi disparati e<br />
presupponendo un loro principio comune intelligibile, senza di cui sarebbe impossibile<br />
pensare il concetto di conformità a scopi <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> e la libera azione umana nel<br />
mondo o l’origine spontanea di una serie.<br />
39 KdU, KGS V, pp. 400-1.<br />
40 KdU, KGS V, p. 391.<br />
126
In sostanza, la possibilità di essere orientati nell’esperienza, soprattutto in quella<br />
che investe gli organismi, e di riconoscere le leggi empiriche generali <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong><br />
risiede <strong>nella</strong> presupposizione di questo fondamento intelligibile, anche se esso va<br />
considerato come un filo conduttore e non può essere ulteriormente determinato o<br />
provato <strong>nella</strong> sua realtà oggettiva. Questo aspetto si traduce poi nel rigetto da parte di<br />
Kant di ogni teologia fisica e, di contro, <strong>nella</strong> fondazione di una fisiologia sul principio<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> facoltà teleologica del giudizio.<br />
È chiaro che il concetto di tecnica <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> assume, nell’ambito <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
fisiologia, una funzione necessaria per fornire un certo riferimento oggettivo all’origine<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> generazione in <strong>natura</strong>: è il substratum <strong><strong>dell</strong>a</strong> forza produttiva inerente alla <strong>natura</strong><br />
stessa, mentre il substratum soggettivo fornisce un riferimento universale e soggettivo<br />
alle leggi <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione per accordarle con la conformità a scopi.<br />
Dal momento che il concetto di tecnica <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> assume un ruolo <strong>nella</strong><br />
fondazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> possibilità <strong><strong>dell</strong>a</strong> contingenza nel mondo, si può concludere come fa A.<br />
Nuzzo che “we must assume that nature proceeds as if it were producing its form<br />
technically, precisely because we are ourselves beings who belong to nature and who<br />
are able to act in a purposive way”. 41<br />
Dunque, le conseguenze <strong><strong>dell</strong>a</strong> posizione kantiana<br />
possono essere determinate in un duplice senso: da un lato emerge una forte istanza<br />
epistemologica e dall’altro si apre la dimensione pratica <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione, là dove la<br />
fisiologia può trovare un momento superiore nell’eticoteologia, sebbene quest’ultima e<br />
la teologia morale siano nettamente distinti dalla dimensione <strong><strong>dell</strong>a</strong> vecchia teologia<br />
fisica.<br />
d) La relazione tutto-parti: la costituzione <strong>dell</strong>e facoltà<br />
La possibilità di pensare un substratum intelligibile conduce Kant alla questione<br />
epistemologica dei modi possibili di concepire la relazione tra il tutto e le sue parti, in<br />
altre parole, alla questione <strong><strong>dell</strong>a</strong> costituzione <strong>dell</strong>’unità sistematica secondo le nostre<br />
facoltà.<br />
La domanda circa la costituzione <strong>dell</strong>e facoltà (Vermögen) implica la divisione<br />
tra intelletto e intuizione. Secondo Kant queste fonti conoscitive sono complementari e,<br />
secondo combinazioni differenti, rendono possibile la distinzione ontologica tra<br />
41 Nuzzo (2005), p. 253.<br />
127
possibilità e realtà <strong>dell</strong>e cose. Dunque, il piano ontologico e quello epistemologico sono<br />
profondamente legati <strong>nella</strong> terza Critica:<br />
Esso [il concetto di un essere assolutamente necessario] vale però per l’uso <strong>dell</strong>e nostre<br />
facoltà conoscitive, secondo la loro peculiare costituzione, e quindi non per l’oggetto e dunque<br />
non per ogni essere conoscente, perchè non posso presupporre in ognuno di essi il pensiero e<br />
l’intuizione come due distinte condizioni <strong><strong>dell</strong>a</strong> possibilità e <strong><strong>dell</strong>a</strong> realtà <strong>dell</strong>e cose. Per un<br />
intelletto in cui non si desse questa distinzione vorrebbe dire che tutti gli oggetti che conosco<br />
sono (esistono) e che la possibilità di alcuni che non esistessero, cioè la loro contingenza<br />
qualora non esistano, e quindi anche la necessità che deve essere distinta da essa, non<br />
potrebbero affatto entrare <strong>nella</strong> rappresentazione di un tale essere. 42<br />
Come risultato, la definizione che Kant da di intelletto intuitivo dipende dalla<br />
costituzione particolare <strong>dell</strong>e nostre facoltà e il concetto di un essere assolutamente<br />
necessario è un’idea indispensabile <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione, ma rimane un concetto problematico<br />
per l’intelletto umano. Questa sembra essere la premessa necessaria per la fondazione<br />
<strong>dell</strong>’unificabilità del nexus effectivus con il nexus finalis insieme alla distinzione che<br />
Kant attua tra l’universale analitico e quello sintetico del concetto di causa come<br />
prodotto (Wirkugsart):<br />
Ne va dunque del rapporto tra il nostro intelletto e la facoltà di giudizio, cioè del fatto<br />
che in ciò rinveniamo una certa contingenza <strong><strong>dell</strong>a</strong> costituzione del nostro intelletto per farne un<br />
contrassegno <strong><strong>dell</strong>a</strong> peculiarità di esso a differenza degli altri intelletti possibili. 43<br />
Il carattere peculiare <strong><strong>dell</strong>a</strong> contingenza <strong>dell</strong>’intelletto umano è assunto come<br />
contrassegno attraverso la prassi del giudicare, poiché è proprio nel giudicare e<br />
nell’osservare la <strong>natura</strong> che:<br />
Questa contingenza si trova del tutto <strong>natura</strong>lmente nel particolare che la facoltà di<br />
giudizio deve portare sotto l’universale dei concetti <strong>dell</strong>’intelletto; infatti, mediante l’universale<br />
del nostro (umano) intelletto il particolare non è determinato; ed è contingente in quanti vari<br />
modi possano presentarsi alla nostra percezione cose diverse che pure convengono in una nota<br />
comune. 44<br />
Per pensare un possibile accordo di un certo prodotto <strong>natura</strong>le con la facoltà del<br />
giudizio si deve pensare un altro intelletto, sebbene non il nostro, in relazione al quale<br />
può essere rappresentato l’accordo <strong>dell</strong>e leggi <strong>natura</strong>li con la facoltà di giudizio. Come<br />
si è anticipato, questo problema è risolto <strong>nella</strong> fisiologia dall’uso del concetto di tecnica<br />
42 KdU, KGS V, pp. 402-3.<br />
43 KdU, KGS V, p. 406.<br />
44 KdU, KGS V, p. 406.<br />
128
<strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> come chiave di volta per unificare il molteplice nel tutto <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> senza<br />
dover attribuire un’esistenza esterna al concetto di cause finali:<br />
Il nostro intelletto ha, infatti, la proprietà di dover andare nelle sue conoscenze, per<br />
esempio <strong><strong>dell</strong>a</strong> causa di un prodotto, dall’universale analitico (dai concetti) al particolare<br />
(<strong>dell</strong>’intuizione empirica data); con il che quindi non determina nulla riguardo alla molteplicità<br />
del particolare, ma deve aspettare questa determinazione, attraverso la facoltà di giudizio, dalla<br />
sussunzione <strong>dell</strong>’intuizione empirica (se l’oggetto è un prodotto <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>) sotto il concetto. 45<br />
Per Kant è necessario porre la differenza tra un intelletto discorsivo e quello<br />
intuitivo (determinato solo negativamente come non discorsivo), posseduto da un<br />
mo<strong>dell</strong>o archetipo di intelletto, per poter pensare la <strong>natura</strong> su due livelli, e per concepire<br />
la contingenza che è allo stesso tempo necessaria per l’intelletto discorsivo. L’altro<br />
intelletto, quello intuitivo, procede dal tutto alle parti, cioè, dall’universalità sintetica al<br />
particolare, in cui non si ritrova alcuna contingenza <strong>dell</strong>e parti. Queste sono concepite<br />
come fondamenti di differenti forme possibili che sono conseguenze da sussumere<br />
semplicemente. Inoltre l’intelletto intuitivo può concepire la possibilità <strong>dell</strong>e parti come<br />
dipendenti dal tutto, solo rappresentando un tutto contenente in sé il fondamento per la<br />
possibilità <strong><strong>dell</strong>a</strong> sua forma e per la connessione tra le sue parti.<br />
Tuttavia l’intelletto umano procede nel considerare l’azione e nel determinare la<br />
relazione tra causa ed effetto, secondo possibili modi rappresentativi, ovvero concepisce<br />
un tutto reale <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>, visto però solo come effetto <strong>dell</strong>e forze motrici concorrenti<br />
fra le parti:<br />
È solo una conseguenza <strong><strong>dell</strong>a</strong> particolare costituzione del nostro intelletto se noi ci<br />
rappresentiamo prodotti <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> come possibili secondo un tipo di causalità diverso da<br />
quello <strong>dell</strong>e leggi <strong>natura</strong>li <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia, cioè solo secondo quella degli scopi e <strong>dell</strong>e cause finali,<br />
e che questo principio non riguarda la possibilità di queste cose stesse (anche considerate come<br />
fenomeni) secondo questo tipo di generazione, ma solo il giudicar di esse che è possibile al<br />
nostro intelletto. 46<br />
Perciò le cause finali non devono essere considerate come connesse al modo di<br />
generare o essere generate <strong>dell</strong>e cose in se stesse, ma sono connesse solo al nostro modo<br />
di giudicare l’unità dei fenomeni. Se tra gli oggetti esterni, come fenomeni, non può<br />
essere trovata una ragione sufficiente, allora questo fondamento deve essere cercato<br />
ancora solamente in un sostrato soprasensibile <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>. Poiché è assolutamente<br />
impossibile ricavare dalla <strong>natura</strong> stessa un fondamento di spiegazione di connessioni<br />
45 KdU, KGS V, p. 406.<br />
46 KdU, KGS V, p. 408.<br />
129
finali e, secondo la costituzione <strong>dell</strong>e facoltà conoscitive umane, è necessario ricercare il<br />
fondamento di certe connessioni in un intelletto originario come causa del mondo. 47<br />
Questa è la conseguenza più importante <strong><strong>dell</strong>a</strong> risoluzione kantiana<br />
<strong>dell</strong>’antinomia <strong><strong>dell</strong>a</strong> facoltà teleologica del giudizio.<br />
Kant sottolinea che il fondamento per connessioni finali deve essere ritrovato in<br />
un sostrato inconoscibile, che, laddove si consideri la <strong>natura</strong> come un tutto, deve essere<br />
visto come un intelletto originario, causa del mondo. Tuttavia, proprio considerando la<br />
tecnica <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> dentro la <strong>natura</strong> stessa e sviluppando lo strumento <strong>dell</strong>’analogia,<br />
Kant è lontano dall’abbracciare una soluzione teologica. Al contrario, egli traccia una<br />
conseguenza coerente <strong>dell</strong>’approccio trascendentale alla conoscenza e all’esperienza,<br />
attraverso una critica alla fisicoteologia.<br />
Infatti, l’unico modo per fondare la finalità a scopi <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>, consiste nel<br />
riflettere questo nexus finalis nei giudizi come se (als ob) fosse un prodotto di<br />
un’intelligenza superiore capace di pensare la <strong>natura</strong> come un sistema e di creare serie<br />
di eventi che vengono giudicati secondo fini. Questo permette la coesistenza nello<br />
stesso mondo <strong>dell</strong>e leggi <strong>natura</strong>li meccaniche e <strong><strong>dell</strong>a</strong> libertà. Per rappresentare questa<br />
funzione Kant sceglie il concetto di tecnica <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> come l’agente che è capace di<br />
attuare la corrispondenza tra una sostanza inconoscibile e il modo umano di<br />
rappresentare e giudicare specifici eventi e prodotti <strong>natura</strong>li. Tuttavia, nel procedere<br />
<strong>dell</strong>’argomentazione, Kant non si ferma all’uso del “come se” per giustificare questa<br />
corrispondenza, ma aggiunge che essa dipende dalla costituzione <strong>dell</strong>e facoltà e dalla<br />
capacità degli esseri umani di concepire la loro azione libera secondo fini razionali, cioè<br />
secondo un’intenzionalità libera, di cui deve esserci un Grund <strong>nella</strong> misura in cui la<br />
libertà diviene una verità di fatto capace di darsi nel Mondo.<br />
e) Explicatio ed Expositio: come connettere nexus effectivus e<br />
nexus finalis?<br />
Come sottolineato in precedenza, la connessione tra nexus effectivus e nexus<br />
finalis rivela il legame tra ragione e facoltà di giudizio. In secondo luogo, questo legame<br />
da una risposta analogica alla molteplicità e all’accordo di molti generi in <strong>natura</strong>. Uno<br />
dei passi più dibattuti dalla critica è quello del §78, dove Kant si concentra su un<br />
47 Cfr. KdU, KGS V, p. 410. La domanda circa l’elemento che permette il fondamento per la possibilità<br />
degli organismi, rappresentato come “Basis” <strong><strong>dell</strong>a</strong> possibilità <strong>dell</strong>e sue parti è posta da Kant anche<br />
nell’Opus postumum. Cfr. Förster (2000); Edwards (2000); Friedman (1992); Emundts (2004).<br />
130
possibile fondamento comune di unificazione di nexus effectivus e nexus finalis,<br />
attraverso la necessaria subordinazione del principio del meccanismo al principio<br />
teleologico <strong>nella</strong> spiegazione <strong>dell</strong>’organismo. 48<br />
L’unificazione del principio del meccanismo universale <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia con il<br />
principio <strong><strong>dell</strong>a</strong> giudizio teleologico è realizzato attraverso il concetto di tecnica <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
<strong>natura</strong>. Da qui nascono <strong>dell</strong>e difficoltà, in quanto entrambi i concetti che rendono<br />
possibile questa unità, quello di spiegazione e quello di esposizione, lasciano <strong>dell</strong>e<br />
ambiguità. In altre parole è possibile unificare effetti sotto cause finali attraverso una<br />
49<br />
Darstellung, che è l’unico modo che noi abbiamo per rappresentare la possibilità degli<br />
oggetti <strong>natura</strong>li, mentre l’esposizione (Expositio), grazie all’analogia, permette alle<br />
cause finali di essere rappresentate indirettamente nell’intuizione.<br />
Questa è la ragione sostanziale per cui il concetto di tecnica <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> è<br />
determinato solo considerando e giudicando gli effetti che la <strong>natura</strong> produce, in quanto<br />
sarebbe impossibile rendere conoscibile un sostrato intelligibile <strong><strong>dell</strong>a</strong> generazione<br />
<strong>natura</strong>le, senza riceverlo nell’intuizione. Non si può, dunque, definire in cosa consista la<br />
tecnica <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>, sebbene solo attraverso questo concetto si possa ammettere<br />
l’unificazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> contingenza con la necessità in <strong>natura</strong>:<br />
Ma, se accade che si presentino oggetti <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> che non possono essere da noi<br />
pensati <strong>nella</strong> loro possibilità secondo il principio del meccanismo (che sempre, riguardo a un<br />
essere <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> avanza diritti) senza appoggiarci su principi teleologici, possiamo supporre<br />
che sia solo lecito indagare tranquillamente le leggi <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> conformemente a entrambi<br />
[…], senza turbarsi <strong><strong>dell</strong>a</strong> parvente contraddizione che si manifesta tra i principi per giudicarlo,<br />
poiché almeno la possibilità che entrambi possano essere accordati anche oggettivamente in un<br />
principio (in quanto essi concernono fenomeni che presuppongono un fondamento<br />
soprasensibile) è assicurata. 50<br />
Tuttavia è possibile ottenere, secondo l’uso <strong><strong>dell</strong>a</strong> facoltà di giudizio, il principio<br />
universale <strong><strong>dell</strong>a</strong> capacità riflettente del giudizio per il tutto <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>, rendendo<br />
compatibili nexus effectivus e nexus finalis, senza confonderli:<br />
Perché la ragione di questa compatibilità sta in ciò che non è né l’uno né l’altro (né<br />
meccanismo, né legame secondo scopi), ma è il sostrato soprasensibile <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>, di cui non<br />
conosciamo nulla, i due modi rappresentativi <strong><strong>dell</strong>a</strong> possibilità di tali oggetti, per la nostra<br />
(umana) ragione, non debbono essere fusi insieme, ma non possiamo giudicarli altrimenti che<br />
fondati, secondo il collegamento <strong>dell</strong>e cause finali, in un intelletto superiore, con il che dunque<br />
non si toglie nulla al tipo di spiegazione teleologico. 51<br />
48<br />
Per la definizione di scopo (Zweck), cfr. KdU, KGS V, p. 408.<br />
49<br />
Per altri dettagli sulla relazione tra Darstellung e tecnica <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>, cfr. Nuzzo (2005), pp. 239-41.<br />
50<br />
KdU, KGS V, pp. 412-13.<br />
51<br />
KdU, KGS V, p. 414.<br />
131
L’autorizzazione e l’obbligo di dare una spiegazione meccanica di tutti i prodotti<br />
e gli eventi <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> sono possibili perché questi sono suscettibili di indagine solo<br />
sotto il concetto di fine <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione, cioè sono, in ultima analisi, subordinati alla<br />
causalità <strong><strong>dell</strong>a</strong> libertà.<br />
Non è un caso, infatti, che la parte conclusiva del §78 è volta a determinare il<br />
carattere pratico <strong>dell</strong>’attività teoretica. L’orizzonte pratico <strong><strong>dell</strong>a</strong> terza Critica è la<br />
dimensione propria degli esseri razionali: questa sembra essere la vera considerazione<br />
da cui parte l’idea e il progetto di un forte impianto antropologico presente nel sistema<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> filosofia trascendentale.<br />
L’attività (Handlung) <strong><strong>dell</strong>a</strong> sintesi è il fondamento originario che influenza la<br />
costituzione <strong>dell</strong>e nostre facoltà. 52<br />
Secondo una premessa di questo tipo, il concetto di<br />
tecnica <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> permette la rappresentazione di una causa interna <strong><strong>dell</strong>a</strong> generazione<br />
in <strong>natura</strong> compatibile con la costituzione <strong>dell</strong>e facoltà umane. Inoltre il concetto di<br />
tecnica <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> assume un ruolo fruttuoso agli occhi di Kant per determinare la<br />
relazione fra ragione e facoltà di giudizio nel processo cognitivo di fronte alla<br />
contingenza, sia nel campo <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> sia dei processi storici. Dunque anche <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
storia <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong>. Questa concezione kantiana lascia spazio, infine, ad uno schema<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> tendenza, ovvero ad un’idea di organizzazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> che dipende da un<br />
principio o da una forza immateriale, intelligibile, che rappresenta il limite a cui la<br />
ragione teoretica deve tendere e che la ragione pratica deve presupporre:<br />
L’ammirazione invece è una meraviglia che sempre ritorna […]. Di conseguenza<br />
quest’ultima è un effetto del tutto <strong>natura</strong>le di quella conformità a scopi osservata nell’essenza<br />
<strong>dell</strong>e cose (in quanto fenomeni), che pure non può essere biasimata, in quanto la compatibilità<br />
con quella forma <strong>dell</strong>’intuizione sensibile (che si chiama spazio) con la facoltà dei concetti<br />
(intelletto), non solo ci è inspiegabile perché sia proprio questa e non un’altra, ma oltre a ciò è<br />
anche qualcosa che estende l’animo in modo, per così dire, da far presentire qualcosa che sta<br />
oltre, al di là di quelle rappresentazioni sensibili, in cui potrebbe essere trovato il fondamento<br />
ultimo, sebbene a noi sconosciuto di quell’accordo. 53<br />
3.3 Forza e materia <strong>nella</strong> Critica <strong><strong>dell</strong>a</strong> facoltà di giudizio<br />
Il tema centrale del giudicare teleologico sorge nell’ambito <strong>dell</strong>’Antinomia tra le<br />
massime <strong><strong>dell</strong>a</strong> facoltà di giudizio che vengono trasformate in principi costitutivi:<br />
52 Per un’analisi su questo punto nell’ambito <strong>dell</strong>’antropologia kantiana e il suo background storico, si<br />
veda H. Caygill, Kant's Apology for Sensibility, in Essays on Kant's Anthropology, Cambridge 2003, pp.<br />
164-193.<br />
53 KdU, KGS V, p. 365.<br />
132
La prima massima <strong><strong>dell</strong>a</strong> facoltà di giudizio è la seguente tesi: Ogni generazione di cose<br />
materiali e <strong>dell</strong>e loro forme deve essere giudicata come possibile secondo leggi solo<br />
meccaniche. La seconda massima è l’antitesi: Alcuni prodotti <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> non possono essere<br />
giudicati come possibili secondo leggi solo meccaniche (il loro giudizio richiede una legge del<br />
tutto diversa <strong><strong>dell</strong>a</strong> causalità, vale a dire quella <strong>dell</strong>e cause finali). Se si trasformano questi<br />
principi regolativi <strong><strong>dell</strong>a</strong> ricerca in principi costitutivi, cioè <strong><strong>dell</strong>a</strong> possibilità degli oggetti stessi,<br />
essi suonerebbero così: Tesi: Ogni generazione di cose materiali è possibile secondo leggi solo<br />
meccaniche. Antitesi: Alcune generazioni di quelle stesse cose non sono possibili secondo leggi<br />
solo meccaniche. 54<br />
Alla risoluzione <strong>dell</strong>’Antinomia seguono importanti considerazioni sulla<br />
causalità, in base a cui il concetto di forza può essere strutturato. Si nota, infatti, una<br />
corrispondenza fra la maggiore complessità del tema <strong><strong>dell</strong>a</strong> causalità, affrontato <strong>nella</strong><br />
terza Critica, e la trattazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> forza e <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia negli anni ‘90.<br />
La prima osservazione da compiere consiste nel fatto che, tanto il concetto di<br />
forza, quanto quello di materia, sono legati alla trattazione dei corpi organici. Sebbene<br />
Kant indichi una contraddizione nell’espressione “materia vivente”, è un fatto che <strong>nella</strong><br />
Critica <strong><strong>dell</strong>a</strong> facoltà di giudizio si ponga il problema <strong><strong>dell</strong>a</strong> coesistenza di un modo di<br />
spiegazione meccanico dei corpi fisici e di uno teleologico per i corpi organici che<br />
interagiscono con la materia inerte e che ne sono parte. Di ciò si ha evidenza nel passo<br />
che segue:<br />
Ma la possibilità di una materia vivente (il cui concetto contiene una contraddizione,<br />
perché l’assenza di vita, inertia, costituisce il suo carattere essenziale) non può neanche essere<br />
pensata; la possibilità di una materia viva e <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> nel suo insieme come di un animale può<br />
essere usata come estrema risorsa (in funzione di un’ipotesi <strong><strong>dell</strong>a</strong> conformità <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> a<br />
scopi, in grande) solo <strong>nella</strong> misura in cui ci viene rivelata nell’esperienza riguardo<br />
all’organizzazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>, in piccolo, ma in nessun modo essere compresa a priori secondo<br />
la sua possibilità. Si deve essere incorsi in un circolo <strong>nella</strong> definizione, se si intende derivare la<br />
conformità <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> a scopi negli esseri organizzati dalla vita <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia e a sua volta non<br />
si riconosce questa vita se non negli esseri organizzati e, senza tal esperienza, non ci si può fare<br />
quindi alcun concetto <strong><strong>dell</strong>a</strong> loro possibilità. 55<br />
È da questa prima osservazione che si sviluppa per Kant la necessità di indagare<br />
il rapporto tra figura (Figur) e organismo, corrispondenti rispettivamente, a quello di<br />
testura o configurazione strutturale interna (Textur) e a quello di materia. Il concetto di<br />
figura legato all’organismo ha <strong>dell</strong>e ricadute fondamentali per la filosofia <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> di<br />
Kant. Come la materia, infatti, occupa con le forze motrici uno spazio e assume una<br />
diversa composizione <strong>dell</strong>e sue parti, che vengono orientate, a seconda <strong>dell</strong>e forze<br />
54 KdU, KGS V, p. 387.<br />
55 KdU, KGS V, p. 394.<br />
133
esercitate, così l’organismo ha una particolare configurazione, cioè una particolare<br />
struttura che gli permette di occupare lo spazio in modo differente dalla “materia bruta”.<br />
L’organizzazione <strong>dell</strong>e parti nello spazio e <strong>dell</strong>e loro funzioni in un rapporto di<br />
mezzo-fine con il tutto, costituisce la cifra per la definizione degli organismi come<br />
sistemi chiusi, come strutture che occupano lo spazio in modo del tutto diverso da<br />
quello dei corpi inorganici. Di questo si ha evidenza non solo a partire dal testo del ’90,<br />
ma anche nell’Opus postumum, laddove Kant ritiene necessario inserire le forze<br />
organiche nel Sistema elementare <strong>dell</strong>e forze motrici e pensa i corpi fisici come oggetto<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica, di cui fanno parte anche i corpi organici. 56<br />
Questa riflessione può far<br />
comprendere come il fattore <strong>dell</strong>’occupazione <strong>dell</strong>o spazio, caratteristica propria dei<br />
corpi organici ed inorganici, non sia la discriminante per distinguerli, quanto invece sia<br />
la causa, in base alla quale essi occupano in un certo modo lo spazio, a costituire il vero<br />
discrimine.<br />
Nel caso <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia tale causa è da far coincidere con le forze di attrazione e<br />
repulsione, nel caso dei corpi organici le forze organiche non sono altro che funzioni<br />
differenti attribuite alle parti di un sistema che è il loro fine. Per comprendere<br />
pienamente la concezione kantiana è bene entrare nello specifico degli esempi di cui si<br />
serve <strong>nella</strong> terza Critica, traendo spunto da diversi casi, appartenenti ai corpi organici e<br />
a quelli inorganici. Prendiamo ad esempio il caso del fenomeno <strong><strong>dell</strong>a</strong> cristallizzazione.<br />
Nel §58 Kant discute la necessità di porre a fondamento <strong>dell</strong>’indagine <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
<strong>natura</strong> la massima <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione contro la moltiplicazione dei principi. In questo<br />
contesto si colloca la seguente affermazione:<br />
[…] La <strong>natura</strong> mostra dappertutto nelle sue libere formazioni una forte tendenza<br />
meccanica alla generazione di forme che, per così dire, sembrano fatte per l’uso estetico <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
nostra facoltà di giudizio, senza fornirci la minima ragione in favore <strong><strong>dell</strong>a</strong> presunzione che<br />
occorre ancora,per ciò, qualcosa di più del suo meccanismo, semplicemente come <strong>natura</strong>, per<br />
cui quelle formazioni, senza alcuna idea che stia a loro fondamento, possano essere conformi a<br />
scopi per il nostro giudicare. 57<br />
Qui per libera formazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> Kant intende un processo di aggregazione<br />
o solidificazione improvvisa di un fluido in quiete assimilato alla cristallizzazione. Ora,<br />
questo fenomeno è reso possibile dalla volatilizzazione o separazione del calorico:<br />
Ma per libera formazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> intendo quella per cui a partire da un fluido in<br />
quiete, mediante volatilizzazione o separazione di una sua parte (talora solo del calorico), il<br />
56 Cfr. infra, Capitolo I.<br />
57 KdU, KGS V, p. 347.<br />
134
esto assume <strong>nella</strong> solidificazione una determinata configurazione o trama (figura o testura), che<br />
è diversa secondo la specifica diversità <strong>dell</strong>e materie, ma in ciascuna di esse esattamente la<br />
medesima. 58<br />
In questo passo, dunque, Kant si serve <strong><strong>dell</strong>a</strong> teoria del calorico per dar conto<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> causa da cui scaturisce il fenomeno <strong><strong>dell</strong>a</strong> cristallizzazione. La materia che si separa<br />
istantaneamente <strong>nella</strong> solidificazione è un quantum di calorico e questo processo<br />
soggiace alla trasformazione <strong>dell</strong>’acqua in ghiaccio o alla formazione di sali e pietre.<br />
Anche la generazione di cristallizzazioni minerali viene spiegata da Kant in questi<br />
termini e a questa si aggiunge che il criterio per giudicarle, ovvero per classificarle, si<br />
basa sulla particolare testura interna che mostrano. 59<br />
Come si vedrà anche nel prossimo capitolo, dedicato in parte alla ricostruzione<br />
del quadro storico scientifico <strong>dell</strong>’epoca kantiana, l’importanza <strong>dell</strong>’influsso <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
cristallografia e degli studi sull’elettricità e il magnetismo, è determinante per la stesura<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> terza Critica e per l’elaborazione <strong>dell</strong>’epistemologia kantiana. Il termine chiave<br />
Textur, utilizzato in queste pagine <strong><strong>dell</strong>a</strong> KdU è, infatti, preso dal vocabolario scientifico<br />
<strong>dell</strong>’epoca. Nella <strong>scienza</strong> dei materiali, questo indica la distribuzione degli orientamenti<br />
cristallografici di policristalli. Quando in alcuni minerali o metalli, formati da molteplici<br />
cristalli, l’orientamento cristallografico non è casuale, ma mostra un ordine con un<br />
orientamento preferenziale, allora questo possiede una testura, cioé una strutturazione<br />
preferenziale interna orientata. La testura è stata spesso rappresentata geometricamente<br />
usando una figura ad assi, in cui uno specifico asse o polo cristallografico è tradotto in<br />
una proiezione stereografica, lungo tutte le direzioni utili a definire la storia del<br />
processo del materiale.<br />
La perfezione e l’ordine che mostra la distibuzione degli assi dei cristalli, tanto<br />
da poter essere tradotti graficamente dalla geometria, conduce Kant a sostenere che,<br />
sebbene le formazioni minerali siano conosciute in base al processo meccanico che le ha<br />
generate, eppure esse ammettono anche un giudizio estetico, proprio in virtù <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
perfezione che mostrano, ad esempio, <strong>nella</strong> perfetta proporzione matematica eseguita<br />
58 KdU, KGS V, p. 348.<br />
59 Per argomentare questo punto Kant si serve anche di un esempio che riguarda la siderurgia, in<br />
particolare Kant si riferisce all’esperimento <strong><strong>dell</strong>a</strong> spillatura, usato nel processo di lavorazione <strong>dell</strong>’acciaio.<br />
Nel XVIII secolo la spillatura iniziava ad essere utilizzata nel Continente. Questa è la tecnica utilizzata<br />
per l’estrazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> ghisa fusa. La ghisa è una lega ferro-carbonio prodotta da una serie di processi<br />
chimici e termici. Grazie alla formazione di monossido di carbonio (CO), avviene una reazione di<br />
FeO+CO, e si separa l’ossigeno dal ferro presente nei minerali. Durante il processo di lavorazione<br />
l’ossido di carbonio si scinde in anidride carbonica e in carbonio libero (C), producendo molto calore.<br />
Questi processi di lavorazione venivano considerati cruciali in chimica, per la teoria del calorico e per<br />
quella del flogisto. Cfr. KdU, KGS V, p. 349: “In taluni metalli, che esternamente si erano induriti dopo la<br />
fusione, mentre all’interno erano ancora fluidi, si é osservato qualcosa di simile grazie alla spillatura”.<br />
135
<strong>nella</strong> formazione del ghiaccio dai piccoli raggi che si connettono tra loro secondo angoli<br />
di 60 gradi. 60<br />
Fig. 3.1 Wulff net usato <strong>nella</strong> descrizione geometrica<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> testura.<br />
Così cristalli, come l’aragonite o l’ematite “danno spesso configurazioni<br />
estremamente belle, come solo l’arte potrebbe mai escogitare” e “la magnificenza <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
grotta di Antiparo è semplicemente il prodotto di acqua che filtra attraverso uno strato di<br />
gesso”. 61<br />
È a questo punto che il discorso kantiano acquista un notevole interesse:<br />
In generale, secondo ogni apparenza, il fluido è più antico del solido e le piante, così<br />
come i corpi animali, sono costituite di materia nutritiva fluida, in quanto questa si forma in<br />
quiete. 62<br />
Salta subito agli occhi che Kant vorrebbe applicare la teoria del calorico anche<br />
agli esseri viventi così da unificare il regno animale, vegetale e minerale sotto un<br />
medesimo principio fisico di spiegazione: la legge universale <strong>dell</strong>’affinità <strong>dell</strong>e<br />
materie. 63<br />
Qui si ha evidenza di due criteri per la classificazione degli esseri viventi. In<br />
primo luogo, essi devono possedere un interno e un esterno, che possano costituire un<br />
sistema di riferimento al cui interno un fluido è in quiete, così da garantire una<br />
trasformazione <strong>dell</strong>o stato di aggregazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia. In secondo luogo, è bene<br />
notare che Kant sta qui proponendo un criterio storico per giudicare i processi <strong>natura</strong>li e<br />
che riguardano non solo la storia del pianeta Terra, che si sarebbe formato da una massa<br />
fluida successivamente raffreddata e solidificata, ma anche gli organismi sarebbero<br />
soggetti a questo processo di perdita di calorico. Il filo rosso <strong>dell</strong>’argomentazione<br />
kantiana conduce ad una duplice considerazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> generazione <strong>natura</strong>le, una<br />
meccanica e una tecnica, come ha sostenuto C. Ferrini in L’organizzazione<br />
60 KdU, KGS V, p. 349.<br />
61 KdU, KGS V, p. 349.<br />
62 KdU, KGS V, p. 349.<br />
63 KdU, KGS V, p. 349.<br />
136
<strong>dell</strong>’inorganico. 64 In sostanza, di fronte alla questione di come sia possibile che la<br />
materia allo stato fluido possa essere ritenuta dotata di un principio interno di<br />
autorganizzazione, Kant avrebbe trovato una soluzione nel significato materiale di<br />
organizzazione, 65 <strong>nella</strong> sua composizione chimica rispondente a principi empirici che<br />
dessero conto <strong><strong>dell</strong>a</strong> varietà <strong>dell</strong>e materie l’una in relazione alle altre. 66<br />
Ma c’è una precisazione da fare sul piano epistemologico e che lo stesso Kant<br />
compie in queste pagine. Risulta di capitale importanza la distinzione tra una posizione<br />
che chiameremo di idealismo estetico (IE) e quella di realismo teleologico (RT) nel<br />
giudicare la <strong>natura</strong> e i suoi prodotti. Questa differenza acquista valore se si pensa anche<br />
all’attuale modalità di scelta di mo<strong>dell</strong>i scientifici di spiegazione che tengono conto non<br />
solo <strong>dell</strong>’efficacia applicativa di strumenti matematici, ma anche <strong><strong>dell</strong>a</strong> bellezza, <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
simmetria e <strong>dell</strong>’eleganza che un mo<strong>dell</strong>o esprime.<br />
Senz’altro Kant lega il giudicare estetico con l’attività scientifica secondo un<br />
principio di IE:<br />
Ora, come i vapori acquei disciolti in un’atmosfera, che è una miscela di diversi tipi di<br />
gas, generano, quando quelli si separano da questi per perdita di calore, figure di neve che,<br />
secondo la diversità <strong><strong>dell</strong>a</strong> precedente miscela di gas, hanno spesso figura estremamente bella<br />
che spesso appare fatta proprio ad arte, così si può ben pensare, senza nulla togliere al principio<br />
teleologico del giudicare <strong>dell</strong>’organizzazione, che per ciò che riguarda la bellezza dei fiori, <strong>dell</strong>e<br />
penne degli uccelli, <strong>dell</strong>e conchiglie, sia <strong>nella</strong> loro forma che nel loro colore, questa possa essere<br />
ascritta alla <strong>natura</strong> e alla sua capacità di formarsi, pur in modo esteticamente a scopi, <strong>nella</strong> sua<br />
libertà, senza scopi determinati a ciò diretti, secondo leggi chimiche, mediante la deposizione<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> materia richiesta per l’organizzazione. 67<br />
Questo approccio connota la posizione IE come quella secondo cui si pone a<br />
fondamento del giudizio estetico il principio <strong>dell</strong>’idealità <strong><strong>dell</strong>a</strong> conformità a scopi nel<br />
bello <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>, come principio soggettivo che riposa sul libero gioco<br />
<strong>dell</strong>’immaginazione e che considera il modo in cui apprendiamo la <strong>natura</strong> e le sue<br />
forme.<br />
Come si nota immediatamente dal passo precedente questa posizione<br />
epistemologica di IE permette la coesistenza del giudicare estetico, secondo conformità<br />
a scopi, con una spiegazione meccanica attraverso leggi empiriche <strong><strong>dell</strong>a</strong> chimica per<br />
quel che riguarda gran parte dei processi organici ed inorganici osservabili.<br />
64<br />
C. Ferrini, L’organizzazione <strong>dell</strong>’inorganico: Naturzweck e affinità chimica negli sviluppi del pensiero<br />
kantiano, in Filosofia e scienze, a cura di G. Gembillo e G. Cotroneo, Cosenza 2005, pp. 240-257. In<br />
particolare, pp. 244-245.<br />
65<br />
Ferrini (2005), pp. 256-257.<br />
66<br />
Cfr. Lettera di Kant a Sömmering, 10 agosto 1795.<br />
67<br />
KdU, KGS V, p. 349.<br />
137
A questa posizione si accosta quella di RT, più difficile da conciliare con un<br />
modo di spiegazione meccanico, nel senso che questa giudica teleologicamente,<br />
secondo un principio del realismo, una certa predisposizione originaria diretta a scopi<br />
presente negli organismi e nei vegetali. 68<br />
La posizione di RT nasce dalla seguente<br />
premessa che investe la concezione kantiana di causalità e il concetto di scopo <strong>natura</strong>le<br />
(che non ha alcuna realtà oggettiva), a cui non possiamo non ricorrere nel giudicare<br />
riflettente:<br />
[…] Non solo non si può stabilire se cose <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>, considerate come scopi <strong>natura</strong>li,<br />
richiedono per la loro generazione una causalità di tipo del tutto speciale (quella secondo<br />
intenzioni), oppure no, ma non si può neppure porre la questione, perché il concetto di uno<br />
scopo <strong>natura</strong>le non è attestabile secondo la sua realtà oggettiva mediante la ragione (cioè non è<br />
costitutivo per la facoltà determinante di giudizio, ma è solo regolativo per quella riflettente).<br />
Che non lo sia è però chiaro per il fatto che esso, come concetto di un prodotto <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>,<br />
comprende in sé, proprio <strong>nella</strong> stessa cosa come scopo, e necessità <strong>natura</strong>le e però nello stesso<br />
tempo una contingenza <strong><strong>dell</strong>a</strong> forma <strong>dell</strong>’oggetto (relativamente a semplici leggi <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>). 69<br />
La posizione di RT assume il concetto <strong><strong>dell</strong>a</strong> conformità <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> a scopi nei<br />
suoi prodotti, senza guardare alla determinazione degli oggetti stessi. RT rispecchia un<br />
principio soggettivo <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione per la facoltà di giudizio e non per l’intelletto (per<br />
questo può sorgere l’apparente conflitto tra giudicare riflettente e determinate). In<br />
quanto regolativo, questo principio vale per la facoltà umana di giudizio, come se (als<br />
ob) fosse un principio oggettivo. Dunque, si vede che il “necessario contingente”, di cui<br />
si parla continuamente nelle pagine <strong><strong>dell</strong>a</strong> terza Critica, in fondo non riguarda<br />
direttamente gli organismi come prodotti <strong>natura</strong>li, bensì la costituzione stessa <strong>dell</strong>e<br />
facoltà umane. 70<br />
Quale elemento in <strong>natura</strong> mostra una conformità interna a scopi più<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> nostra capacità intellettiva e razionale di proiettare fini e di agire secondo idee?<br />
Come si è sottolineato nel paragrafo precedente, Kant ricorre al concetto di<br />
tecnica <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> e di sostrato intelligibile per trattare unitariamente la <strong>natura</strong> <strong>nella</strong><br />
sua generazione di diverse specie e prodotti:<br />
Quindi il <strong>natura</strong>lista per non lavorare in pura perdita, deve sempre porre a fondamento,<br />
nel giudicare le cose il cui concetto come scopi <strong>natura</strong>li è indebitamente fondato (cioè gli esseri<br />
organizzati), una qualche organizzazione originaria che utilizza quello stesso meccanismo per<br />
produrre altre forme organizzate o per sviluppare le proprie in nuove configurazioni (che però<br />
conseguono sempre da quello scopo e conformemente ad esso). 71<br />
68 KdU, KGS V, p. 350.<br />
69 KdU, KGS V, p. 396.<br />
70 Cfr. KdU, KGS V, pp. 420-21.<br />
71 KdU, KGS V, p. 418.<br />
138
Ora, lo stesso concetto di scopo <strong>natura</strong>le e quello di conformità <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> a<br />
scopi, in quanto sono principi regolativi, 72<br />
non hanno altra funzione che quella di<br />
svelare la contingenza del nostro intelletto, ma anche la libertà, l’autonomia del giudizio<br />
secondo principi supremi a priori <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione:<br />
Questo elemento distintivo sta però nel fatto che l’idea citata [quella di scopo <strong>natura</strong>le] è<br />
un principio <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione non per l’intelletto, ma per la facoltà di giudizio, ed è quindi solo<br />
l’applicazione di un intelletto in genere a oggetti possibili <strong>dell</strong>’esperienza; e precisamente: là<br />
dove il giudizio può essere non determinante, ma solo riflettente, l’oggetto è quindi dato, sì,<br />
nell’esperienza, ma su di esso, conformemente all’idea, neanche si può giudicare<br />
determinatamente (per non dire in modo completamente adeguato), ma ci si può solo riflettere.<br />
Si tratta dunque di una peculiarità del nostro (umano) intelletto riguardo alla facoltà di giudizio,<br />
<strong>nella</strong> riflessione di questa su cose <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>. 73<br />
È a questo punto che Kant svela la sua strategia per una determinazione per via<br />
negativa <strong>dell</strong>e facoltà. In questo senso acquista valore la critica che Salomon Maimon<br />
aveva rivolto a Kant proprio sulla mancanza di un fondamento per la determinazione<br />
<strong>dell</strong>e fonti conoscitive. In effetti, non c’è un fondamento oggettivo e positivo per la<br />
determinazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> costituzione <strong>dell</strong>’intelletto e <strong><strong>dell</strong>a</strong> sensibilità. La “deduzione”<br />
kantiana poggia su un principio negativo, sulla possibilità di comparare il modo di<br />
procedere nel giudicare la causalità in <strong>natura</strong> del nostro intelletto, limitato, discorsivo e<br />
contingente con un altro intelletto diverso, e superiore al nostro:<br />
Ma, se le cose stanno così, allora deve stare a fondamento l’idea di un intelletto<br />
possibile diverso da quello umano (così come <strong>nella</strong> Critica <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione pura dovevamo pensare<br />
un’altra intuizione possibile, se si doveva ritenere la nostra come una specie particolare, cioè<br />
quella per cui gli oggetti valgono solo come fenomeni), in modo che si possa dire: certi prodotti<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> debbono, secondo la particolare costituzione del nostro intelletto, essere considerati<br />
da noi, <strong>nella</strong> loro possibilità, generati intenzionalmente e come scopi, senza per questo<br />
pretendere che realmente ci sia una causa particolare che ha la rappresentazione di uno scopo<br />
come suo principio di determinazione, e quindi senza contestare che un intelletto diverso<br />
(superiore) da quello umano potrebbe trovare il fondamento <strong><strong>dell</strong>a</strong> possibilità di tali prodotti<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> anche nel meccanismo <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>, cioè in un legame causale per il quale non viene<br />
non viene assunto in modo esclusivo un intelletto come causa. Ne va qui dunque del rapporto tra<br />
il nostro intelletto e la facoltà di giudizio, cioè del fatto che in ciò rinveniamo una certa<br />
contingenza <strong><strong>dell</strong>a</strong> costituzione del nostro intelletto per farne un contrassegno <strong><strong>dell</strong>a</strong> peculiarità di<br />
esso a differenza degli altri intelletti possibili. 74<br />
Il fondamento profondo di questa argomentazione risiede <strong>nella</strong> dottrina logica di<br />
Kant e ha <strong>dell</strong>e ricadute sulla visione <strong>dell</strong>’empirico come fonte continua di materiale per<br />
l’esperienza.<br />
72 KdU, KGS V, p. 404.<br />
73 KdU, KGS V, p. 405.<br />
74 KdU, KGS V, pp. 405-6.<br />
139
La contingenza del nostro intelletto coincide con la contingenza dei vari modi<br />
con cui si possono presentare alla percezione cose diverse che possono “convenire in<br />
una nota comune”, 75 cioè che possono essere concettualizzate. Il modo di procedere<br />
<strong>dell</strong>’intelletto <strong>nella</strong> determinazione del particolare, laddove entra in gioco la facoltà di<br />
giudizio assume il carattere secondo cui il particolare non viene determinato mediante<br />
l’universale, sebbene questo particolare debba “armonizzarsi” con l’universale per<br />
essere sussunto sotto leggi e concetti. Tale armonia “deve essere assai contingente e, per<br />
la facoltà di giudizio, senza un principio determinato”. 76<br />
L’armonizzarsi <strong><strong>dell</strong>a</strong> facoltà di giudizio con le leggi <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> è<br />
rappresentabile dall’intelletto solamente grazie al “connettivo” (Verbindungsmittel)<br />
costituito dagli scopi e il modo di procedere <strong>dell</strong>’intelletto – riguardo per esempio alla<br />
causa di un prodotto – va dall’universale analitico (da concetti) al particolare<br />
<strong>dell</strong>’intuizione empirica data. Sulla base di questa premessa, infatti, Kant prosegue:<br />
Secondo la costituzione del nostro intelletto, invece, un tutto reale <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> deve<br />
essere considerato solo come effetto <strong>dell</strong>e concorrenti forze motrici <strong>dell</strong>e parti. […] Ora poiché<br />
però il tutto sarebbe solo un effetto (un prodotto) la cui rappresentazione considerata la causa<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> sua possibilità, e il prodotto di una causa, il cui principio di determinazione è solo la<br />
rappresentazione del suo effetto, si chiama scopo, da ciò segue che è solo una conseguenza <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
particolare costituzione del nostro intelletto se noi ci rappresentiamo prodotti <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> come<br />
possibili secondo un tipo di causalità diverso da quello <strong>dell</strong>e leggi <strong>natura</strong>li <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia, cioè<br />
solo secondo quella degli scopi e <strong>dell</strong>e cause finali, e che questo principio non riguarda la<br />
possibilità di queste cose stesse (anche considerate come fenomeni) secondo questo tipo di<br />
generazione,ma solo il giudicare di esse che è possibile al nostro intelletto. 77<br />
Questo aspetto può essere tradotto dal piano logico a quello epistemologico e ha<br />
<strong>dell</strong>e ricadute evidenti sulla concezione <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>, laddove si pensa al<br />
problema cosmologico di un tutto <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia o agli studi condotti sugli organismi.<br />
È lo stesso Kant, sulla scorta di queste considerazioni, infatti, che riconosce il<br />
limite nelle scienze <strong>natura</strong>li <strong><strong>dell</strong>a</strong> spiegazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>, mediante una causalità<br />
secondo scopi. L’esempio a cui Kant si richiama è proprio quello del tutto <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia,<br />
che apre la via al problema dei manoscritti <strong>dell</strong>’Opus postumum. Nella terza Critica si<br />
legge:<br />
Ora, se consideriamo un tutto <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia, secondo la sua forma, come un prodotto<br />
<strong>dell</strong>e parti e <strong>dell</strong>e sue forze, e <strong><strong>dell</strong>a</strong> capacità di legarsi da sé (pensandovi anche altre materie che<br />
75 KdU, KGS V, p. 406.<br />
76 KdU, KGS V, p. 407.<br />
77 KdU, KGS V, p. 407.<br />
140
esse si scambiano l’un l’altra), allora ci rappresentiamo un tipo di generazione meccanico di<br />
quel tutto. 78<br />
Ma lo scopo del Passaggio dai principi metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> alla<br />
fisica sarà anche quello di mostrare questa affermazione kantiana, che non poteva essere<br />
data per scontata nel 1790. Ciò significa, come verrà mostrato nel dettaglio nel Capitolo<br />
V, che la prova <strong>dell</strong>’esistenza <strong>dell</strong>’etere, corrisponde alla prova <strong>dell</strong>’esistenza di un<br />
oggetto di ragione che è reale, in quanto universale e necessario sostrato del tutto <strong>dell</strong>e<br />
forze motrici <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia.<br />
In sostanza, da un punto di vista epistemologico, Kant lega l’etere e le forze<br />
motrici <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia attraverso il concetto di scopo. Così, il regno dei corpi organici e<br />
quello dei corpi inorganici sono unificati dalla materia cosmica, secondo principi <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
ragione, 79<br />
in vista <strong>dell</strong>’unità <strong>dell</strong>’esperienza, sebbene da un punto di vista ontologico<br />
non possa essere dimostrata e conosciuta direttamente l’esistenza di tale materia. È<br />
infatti evidente che <strong>nella</strong> Critica <strong><strong>dell</strong>a</strong> facoltà di giudizio Kant distingue il piano del<br />
giudicare <strong>dell</strong>’esistenza, come prodotto di una causalità, dalla causalità stessa.<br />
Nel secondo caso è il principio di spiegazione meccanico che deve essere<br />
impiegato per dare conto dei fenomeni fisici, mentre nel primo caso Kant ritiene che<br />
possa esserci la possibilità <strong><strong>dell</strong>a</strong> coesistenza del giudicare secondo conformità a scopi e<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> spiegazione meccanica. Quest’ultima può e deve essere perseguita nelle scienze<br />
<strong>natura</strong>li, laddove si voglia spiegare il processo esterno <strong><strong>dell</strong>a</strong> generazione di un corpo o<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> in generale, ma laddove si voglia rinvenire il fondamento, come causa<br />
interna, alla base <strong><strong>dell</strong>a</strong> generazione, allora si deve presupporre un fondamento reale<br />
soprasensibile e un principio <strong><strong>dell</strong>a</strong> causalità mediante scopi.<br />
Quando si pensa alla rappresentazione di qualcosa che contiene il fondamento<br />
dei movimenti nel mondo (essere soprasensibile come primo motore) e la relazione di<br />
questo fondamento con questi movimenti, in quanto loro causa, non si conosce<br />
minimamente questo essere soprasensibile, rappresentabile con l’idea di Dio. Come<br />
risultato si ha solo uno schema vuoto di causa.<br />
Di questo Kant aveva già trattato sia <strong>nella</strong> Deduzione trascendentale <strong>nella</strong><br />
Critica <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione pura sia <strong>nella</strong> Critica <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione pratica. Il rapporto di<br />
78 KdU, KGS V, p. 408.<br />
79 Cfr. KdU, KGS V, p. 409: “Allora, infatti, l’unità che costituisce il fondamento <strong><strong>dell</strong>a</strong> possibilità <strong>dell</strong>e<br />
formazioni <strong>natura</strong>li, sarebbe semplicemente l’unità <strong>dell</strong>o spazio, che però non è il fondamento reale <strong>dell</strong>e<br />
generazioni, ma solo la condizione formale di esse, sebbene abbia una qualche somiglianza con il<br />
fondamento reale che cerchiamo nel fatto che in esso nessuna parte può essere determinata senza un<br />
rapporto al tutto (la cui rappresentazione sta dunque a fondamento <strong><strong>dell</strong>a</strong> possibilità <strong>dell</strong>e parti)”.<br />
141
fondamento e conseguenza, non può essere determinante per il giudizio di un contenuto<br />
empirico, se non c’è appunto un contenuto intuitivo corrispondente <strong>nella</strong> percezione,<br />
tanto che un essere soprasensibile non può essere né spazializzato né temporalizzato. Al<br />
contrario:<br />
Quando attribuisco forza motrice a un corpo e quindi lo penso mediante la categoria<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> causalità, nello stesso tempo in questo modo lo conosco, cioè determino il suo concetto in<br />
quanto oggetto in genere mediante ciò che gli spetta per sé (quale condizione di possibilità di<br />
quella relazione) in quanto oggetto dei sensi. Infatti, se la forza motrice che gli attribuisco è una<br />
forza repulsiva, gli spetta (sebbene io non gli ponga ancora accanto un altro corpo contro cui<br />
esso la eserciti) un luogo nello spazio e inoltre un’estensione, cioè uno spazio in esso stesso,<br />
oltre a ciò il riempimento di questo spazio mediante le forze repulsive <strong>dell</strong>e sue parti, e infine<br />
anche la legge di questo riempimento (che il grado <strong><strong>dell</strong>a</strong> repulsione <strong>dell</strong>e parti debba diminuire<br />
<strong>nella</strong> stessa proporzione in cui l’estensione del corpo cresce e aumenta lo spazio che esso<br />
riempie con queste stesse parti mediante quella forza). 80<br />
La trattazione del concetto di forza rispecchia, per ciò che riguarda la<br />
spiegazione meccanica, quanto Kant aveva già affermato nei Principi metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
<strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> e <strong>nella</strong> Critica <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione pura.<br />
Vi è però un ampliamento <strong>dell</strong>’analisi come <strong>natura</strong>le conseguenza <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
trattazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> facoltà del giudizio e del principio di conformità a scopi. Oltre alle<br />
forze motrici e meccaniche <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia, Kant introduce la legittimità del concetto di<br />
forza formativa per i corpi organici e per la spiegazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> generazione <strong>dell</strong>e specie,<br />
purché non venga pretesa l’unità del fondamento del legame degli elementi esterni gli<br />
uni agli altri in questi prodotti. Il concetto di forza non solo deve assumere una valenza<br />
fisica, secondo cui è esercitata o si esercita su un corpo, ma anche una valenza<br />
teleologica, ovvero essa è produttiva formativa e determina lo sviluppo, la produzione e<br />
la riproduzione <strong>dell</strong>e specie. La posizione di Kant su questo punto è inquadrabile in<br />
modo più adeguato se si tengono presenti le teorie <strong><strong>dell</strong>a</strong> sua epoca circa i processi<br />
formativi dei corpi organici.<br />
In particolare, è opportuno trattare brevemente l’idea di Buffon, che a<br />
fondamento materiale <strong><strong>dell</strong>a</strong> vita poneva le molecole organiche, una sorta di atomi vitali<br />
indistruttibili che si aggregano e disgregano formando gli organismi. In base a questa<br />
teoria, Buffon sviluppa una concezione biologica generale che, pur apparendo<br />
speculativa, contribuì al superamento <strong><strong>dell</strong>a</strong> concezione preformista <strong><strong>dell</strong>a</strong> generazione e<br />
condusse a una nuova teoria epigenetica <strong>dell</strong>o sviluppo. Buffon, elaborando una<br />
concezione già proposta da Pierre-Luis Moureau de Maupertuis, pensa che le molecole<br />
80 KdU, KGS V, p. 483.<br />
142
organiche contenute nel cibo vengano assimilate dai vari organi, dove subiscono<br />
l’effetto di un’impronta, di uno stampo interno tipico di ciascuna specie. Le molecole<br />
sovrabbondanti, raccolte negli organi genitali e quindi nel seme maschile e femminile,<br />
si mescolano nel concepimento e ognuna si dispone a costituire l’organo corrispondente<br />
a quello da cui deriva, spiegando in tal modo sia la somiglianza di un figlio con<br />
ambedue i genitori sia i processi di rigenerazione.<br />
Benché sostenitore <strong><strong>dell</strong>a</strong> generazione spontanea, Buffon riteneva che il preciso<br />
ordine <strong>dell</strong>e molecole organiche e <strong>dell</strong>e forze ad esse inerenti comportasse una costante<br />
riproduzione <strong><strong>dell</strong>a</strong> specie e concepva la specie come l’unico concetto valido nello studio<br />
<strong>dell</strong>e forme viventi. Buffon respinse, quindi, come artificiali tutte le categorie introdotte<br />
per la classificazione, polemizzando in particolare con Linneo, che pose divisioni<br />
arbitrarie <strong>nella</strong> <strong>natura</strong>, per sé caratterizzata da una continuità completa di tutte le forme<br />
e di tutti i processi. Pur sostenendo questa continuità, che lega tutti i viventi alla<br />
trasformazione storica <strong><strong>dell</strong>a</strong> Terra, Buffon non accettò la concezione evoluzionistica,<br />
proposta in particolare da Maupertuis; riteneva, infatti, che soltanto alcune specie<br />
fossero derivate da altre, in genere per un processo degenerativo, e pensava che varietà e<br />
razze fossero sorte per effetto del clima e <strong>dell</strong>e condizioni ambientali. Così <strong>nella</strong><br />
Histoire naturelle de l'homme, e in altri scritti, sostenne l’unità <strong><strong>dell</strong>a</strong> specie umana posta<br />
in dubbio da vari contemporanei che tendevano a fare di ogni razza una specie distinta.<br />
Nel §81 Kant dedica spazio alla discussione critica <strong>dell</strong>e teorie <strong>dell</strong>’epoca<br />
<strong>dell</strong>’occasionalismo, del prestabilismo e del preformismo. Riferendosi esplicitamente a<br />
J. F. Blumenbach, però, Kant rivolge particolare attenzione alla teoria epigenetica, che<br />
sembra meglio avvicinarsi all’approccio alla <strong>scienza</strong> <strong>natura</strong>le <strong><strong>dell</strong>a</strong> terza Critica.<br />
Infatti, agli occhi di Kant, la teoria <strong>dell</strong>’epigenesi considerava gli enti <strong>natura</strong>li<br />
rappresentati originariamente come possibili solo secondo la causalità degli scopi –<br />
come nel caso <strong><strong>dell</strong>a</strong> procreazione – , ovvero come produttivi e non solo come<br />
sviluppanti se stessi (autopoietici), senza appello all’azione divina. Per Kant l’epigenesi<br />
affidava alla <strong>natura</strong> tutto ciò che segue il primo inizio, che la fisica fallisce nel<br />
determinare attraverso pure forze meccaniche. In questo contesto, il concetto di forza<br />
viene connotato come impulso, per meglio rendere l’idea di uno scopo formale a cui è<br />
diretto lo sviluppo di certi caratteri ed elementi <strong>dell</strong>’organizzazione. Sulla teoria<br />
epigenetica di Blumenbach, Kant si pronuncia come segue:<br />
[Blumenbach] inizia ogni tipo di spiegazione fisica di queste formazioni a partire dalla<br />
materia organizzata. Infatti, a buon diritto dichiara contrario alla ragione che la materia bruta si<br />
143
sia originariamente formata da sé secondo leggi meccaniche, che dalla <strong>natura</strong> di ciò che è senza<br />
vita sia potuta sorgere la vita e che la materia si sia potuta comporre da sé <strong>nella</strong> forma di una<br />
conformità a scopi che si auto conserva; ma nello stesso tempo, sotto questo per noi<br />
inesplorabile principio di un’organizzazione originaria, lascia al meccanismo <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> una<br />
parte indeterminabile e però nello stesso tempo non disconoscibile, per cui la capacità <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
materia (a differenza <strong><strong>dell</strong>a</strong> forza formativa semplicemente meccanica universalmente presente in<br />
essa) in un corpo organizzato (che sta per così dire sotto la superiore guida e istruzione di quella<br />
organizzazione) è da lui chiamata impulso formativo. 81<br />
Come anticipato nel primo capitolo <strong><strong>dell</strong>a</strong> ricerca, nell’Opus postumum Kant<br />
modificherà ancora il concetto di forza, tentando di unificare forze organiche e<br />
meccaniche <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia connotando tale concetto come forza produttiva, segnando<br />
l’abbandono definitivo del concetto di forma per la definizione di forza organica e<br />
dunque svincolando la nascente biologia, ma anche parte <strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica dal fattore spaziale<br />
per la determinazione <strong>dell</strong>e caratteristiche <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia organica.<br />
Sarà proprio nell’Opus postumum, infatti, che Kant ricorrerà al concetto di<br />
energia (Energie), oltre che a quello di forza (Kraft), di fronte alla necessità di una<br />
spiegazione di fenomeni elettrici e magnetici, che venivano rilevati all’epoca per via<br />
sperimentale e attraverso la presupposizione di determinate proprietà <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia.<br />
81 KdU, KGS V, p. 425.<br />
144
PARTE III<br />
LA COSMOLOGIA E LA FISICA DEGLI ANNI ’90
CAPITOLO IV<br />
IL PROBLEMA DELLA MEDIAZIONE: LA FISICA<br />
Premessa<br />
SPERIMENTALE E IL CONCETTO DI FORZA<br />
Seguendo il percorso tracciato nei capitoli precedenti, si può passare ora<br />
all’analisi <strong>dell</strong>e fonti e <strong>dell</strong>’influsso esercitato su Kant dagli scienziati a lui<br />
contemporanei. Attraverso questo capitolo si giunge alla parte conclusiva di questa<br />
ricerca, ovvero alla trattazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> prova <strong>dell</strong>’esistenza <strong>dell</strong>’etere <strong>dell</strong>’Opus postumum<br />
passando per la filosofia <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> degli anni ’90.<br />
Spesso si è indagata la <strong>natura</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> ripresa da parte di Kant in epoca tarda di<br />
temi squisitamente precritici. L’interpretazione proposta nei capitoli precedenti ha<br />
voluto evidenziare la forte connessione tra la fase precritica e quella degli anni ’90<br />
attraverso i concetti chiave di forza e materia, inquadrati nel problema cosmogonico e<br />
cosmologico che, infatti, come un fiume carsico pervade le opere di Kant fino agli<br />
ultimi anni di vita. In questo capitolo, verranno presi in considerazione innanzitutto<br />
alcuni scritti critici minori kantiani – Über die Vulkane im Monde (1785) e Etwas über<br />
den Einfluss des Mondes auf die Witterung (1794) – e alcuni manoscritti del Passaggio<br />
dai principi metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> alla fisica. Cercheremo così di<br />
argomentare che proprio lo sviluppo <strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica sperimentale, <strong>dell</strong>’astronomia e <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
chimica hanno condotto Kant a lavorare, ancora negli anni ’90, sulla materia e ad<br />
146
implementare la sua teoria cosmologica e cosmogonica, indicando <strong>nella</strong> matematica lo<br />
strumento <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione per l’inverarsi di principi metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>.<br />
4.1 Il contesto di riferimento<br />
J. L. Heilbron in Elements of Early Modern Physics ha sostenuto che nel XVIII<br />
secolo si diffuse un nuovo valore semantico del termine “fisica”, grazie all’opera di<br />
Voltaire in Francia e di ‘sGravesande in Olanda. A questo termine, in contrasto con il<br />
punto di vista aristotelico dominante, venne dato il significato di “filosofia <strong>natura</strong>le<br />
confermata da esperimenti”. 1<br />
Ancora <strong>nella</strong> prima metà del secolo, diversi approcci si contendevano la<br />
diffusione del sapere scientifico. In particolare, in Germania, si riscontrava l’originalità<br />
2<br />
<strong>dell</strong>’approccio di Hamberger e la rigidità e il dogmatismo <strong>dell</strong>’impostazione di Wolff e<br />
Krüger, che davano pochissimo spazio alla fisica sperimentale e alla biologia. Gli<br />
Anfangsgründe der Naturlehre di Erxleben (1772) furono il punto di riferimento per due<br />
generazioni che si formarono in Germania. 3<br />
Questo manuale, che venne adottato anche<br />
da Kant, era il più completo e trattava le materie allora considerate standard: il moto, la<br />
gravità, l’elasticità, la coesione, l’idrostatica, la pneumatica, l’ottica, il calore,<br />
l’elettricità, il magnetismo, l’astronomia elementare e la geofisica.<br />
Come ricorda giustamente Heilbron, in Germania fu di fatto Lichtenberg ad<br />
introdurre l’uso sistematico <strong>dell</strong>’esperimento nell’insegnamento <strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica nelle<br />
università, ad aver promosso il testo di Erxleben, incoraggiando così indirettamente<br />
anche la diffusione dei dizionari fisici <strong>dell</strong>’epoca, quello di Gehler, prima, e quello di<br />
Fischer, poi.<br />
Il sistema newtoniano si era diffuso in Europa e, sebbene la seconda legge del<br />
moto avesse incontrato diverse resistenze in Germania, lo stesso Kant non poté esimersi<br />
dal confrontarsi con essa sin dalla sua tesi di laurea. L’idea di Newton, come ricorda<br />
Heilbron, era la seguente:<br />
The whole business of philosophy seems to consists in this – from the phenomena of<br />
motions to investigate the forces of nature, and then from these forces to demonstrate the other<br />
1 J. L. Heilbron, Elements of Early Modern Physics, Berkeley-Los Angeles 1982, p. 6.<br />
2 Heilbron (1982), p. 7. Heilbron ritiene che gli Elementa Physicae di Hamberger fossero il luogo dove<br />
rintracciare lo shift semantico proprio perché si ripudiava un concetto di fisica come studio di tutte le cose<br />
<strong>natura</strong>li. Il 1700 è il secolo in cui la fisica si apprestava a divenire <strong>scienza</strong> in senso proprio, distinguendo<br />
il suo dominio.<br />
3 Heilbron (1982), p. 8.<br />
147
phenomena. […] To investigate the forces of nature means to infer mathematical propositions<br />
about forces, somehow known to exist; to demonstrate the other phenomena means to compare<br />
quantitative data with logical consequences of the propositions. If the procedure succeeds, the<br />
propositions, according to Newton, must be regarded as true; for (they) are deduced from<br />
phenomena and made general by induction: which is the highest evidence that a proposition can<br />
have in this philosophy. 4<br />
Questo procedimento newtoniano era quanto di più distante dall’impostazione<br />
filosofica dominante in Germania e, di fatto, il Newton che si studiava al tempo era<br />
quello legato alla fisica sperimentale <strong>dell</strong>’Ottica, nonché mediato dai fisici olandesi,<br />
‘sGravesande e Musschenbroek. In ogni caso le leggi del moto e la formula <strong><strong>dell</strong>a</strong> gravità<br />
erano perfettamente conosciute da Kant, ma all’inizio egli non trasse le sue conoscenze<br />
dalla prima e dalla terza edizione dei Principia, né attinse direttamente da essi per la sua<br />
formazione fisica. L’influenza <strong><strong>dell</strong>a</strong> metafisica leibniziana, <strong>dell</strong>’Ottica di Newton, <strong>dell</strong>e<br />
riviste scientifiche, <strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica sperimentale legata alla pneumatica, agli studi sul calore<br />
e sui fluidi hanno giocato un ruolo di primo piano <strong>nella</strong> gestazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> teoria kantiana<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> materia. Di questo si possono vedere gli effetti <strong>nella</strong> produzione precritica.<br />
Tuttavia, il quadro di riferimento che qui si vuole sviluppare mira<br />
all’identificazione di alcuni grandi temi scientifici che hanno inevitabilmente<br />
influenzato la riflessione kantiana di epoca critica e di cui si ha traccia fino alle ultime<br />
pagine manoscritte.<br />
a) Dalla termologia alla termodinamica<br />
Nella prima metà del Settecento vi furono numerosi studi sul perfezionamento di<br />
strumenti come il termometro per la misurazione dei gradi del calore. Quest’ultimo<br />
concetto riuniva genericamente sia la sensazione termica che il calore. Mentre i fisici si<br />
occupavano <strong><strong>dell</strong>a</strong> misura del calore, i chimici si occupavano <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> del calore.<br />
Le due teorie dominanti erano quella cinetica (sostenuta da Bacone e Keplero e<br />
ripresa da Eulero nel 1738) e quella sostanziale che associava il calore all’elemento<br />
“fuoco”. 5<br />
Daniel Bernoulli propugnò la teoria cinetica dei fluidi elastici, o gas, <strong>nella</strong> quale<br />
il calore interveniva come un acceleratore di molecole gassose, ma senza spiegarne bene<br />
il meccanismo. Da Bernoulli trasse spunto Lomonosov per la sua teoria, che sì<br />
4 Heilbron (1982), pp. 38-39.<br />
5 Cfr. M. Gliozzi (2005), Storia <strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica, Torino 2005, p. 416. Kant a volte sembra abbracciare una<br />
teoria complementare, che ammette cioè sia una posizione sostanzialista che cinematica, cfr. Kant, Opus<br />
postumum, trad. it. a cura di V. Mathieu, Bari 2004, p. 112.<br />
148
affermava gli urti elastici bernoulliani, ma come fenomeno secondario, conseguente<br />
all’attrazione newtoniana e al moto rotatorio degli atomi. Con la teoria di Bernoulli era<br />
possibile indicare che il meccanismo che consente di percepire il moto è il calore. 6<br />
7<br />
Nell’Hydrodynamica, che Kant possedeva, Bernoulli sosteneva che le particelle<br />
dei gas sono in rapido movimento in tutte le direzioni 8 e che gli spazi che un fluido<br />
elastico occupa sono in ragione inversa <strong><strong>dell</strong>a</strong> forza elastica del gas, confermando la<br />
legge di Boyle. Secondo Bernoulli, inoltre, la temperatura aumenta la velocità <strong>dell</strong>e<br />
particelle e la forza espansiva del gas risulta proporzionale al quadrato <strong>dell</strong>’aumento<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> velocità, perché con l’aumentare <strong><strong>dell</strong>a</strong> temperatura aumentano sia il numero di<br />
urti, sia l’intensità di ciascuno. Gli studi sull’elasticità dei fluidi compiuti da Bernoulli<br />
sono rilevanti per la comprensione <strong><strong>dell</strong>a</strong> visione kantiana <strong>dell</strong>’elasticità <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia<br />
cosmica e del suo grado di rarefazione, che lo porterà a rievocare in epoca tarda il<br />
concetto di forza viva. 9<br />
Per ora è sufficiente aggiungere che la ripresa del termine “forza<br />
viva”, in epoca tarda, non ha nulla a che fare con l’uso che Leibniz ne faceva e che Kant<br />
discusse nel periodo precritico. Nell’Opus postumum questo termine va ad indicare<br />
l’energia (Energie) e, come si vedrà nei prossimi paragrafi, risulta un concetto chiave<br />
per la spiegazione di taluni comportamenti <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia.<br />
Ma nel XVIII secolo la teoria cinetica fu offuscata da quella fluidistica di più<br />
facile e immediata comprensione e che trovò un ‘felice connubio’ con la teoria del<br />
flogisto di Stahl (1660-1734). Il flogisto era concepito come un fluido speciale presente<br />
nei corpi combustibili e nei metalli, il quale all’atto <strong><strong>dell</strong>a</strong> combustione o <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
calcinazione, cioè <strong>dell</strong>’ossidazione, si libera dal corpo e si manifesta sotto forma di<br />
calore. La riduzione, invece, consiste <strong>nella</strong> restituzione al corpo del flogisto di cui era<br />
stato privato. Il flogisto non era calore, ma quando si liberava dai corpi produceva<br />
calore. La teoria perciò non si identificava con la teoria sostanziale del calore.<br />
Lavoisier fece tramontare la teoria del flogisto, ma diede maggior vigore alla<br />
teoria sostanziale del calore, ponendo il calorico tra gli elementi. 10<br />
Nel suo trattato di<br />
meteorologia del 1786, De Luc aveva condotto esperimenti sul calore latente e aveva<br />
modificato, sulla scorta <strong>dell</strong>e osservazioni di Black e Watt, la teoria di Le Roy:<br />
l’evaporazione non è una soluzione di acqua in aria, ma una soluzione di acqua in<br />
6<br />
Gliozzi (2005), p. 419.<br />
7<br />
Questo è testimoniato da Warda.<br />
8<br />
D. Bernoulli, Hydrodynamica, sive de viribus et motionibus fluidorum commentarii, Argentorati 1738,<br />
pp. 200-203.<br />
9<br />
Cfr. infra, Capitolo II, §2.5.<br />
10<br />
Fu Lavoisier che diffuse la teoria e la nomenclatura del calorico nel suo Traité elementare de chimie.<br />
149
Lavoisier prendendo spunto da queste affermazioni di De Luc sostenne nel<br />
Traité elementare de chimie, présenté dans un ordre nouveau, et après les découvertes<br />
modernes del 1789 che l’evaporazione è una soluzione di liquido parzialmente in aria e<br />
parzialmente in calorico. Mentre l’evaporazione di un liquido in ebollizione è un<br />
fenomeno differente, nel senso che la parte di liquido disciolta in aria è quasi<br />
trascurabile rispetto alla parte di liquido disciolta nel calorico. Lavoisier pertanto<br />
propose di chiamare il primo fenomeno evaporazione e il secondo vaporizzazione.<br />
calore. 11<br />
Proprio sul fenomeno <strong><strong>dell</strong>a</strong> vaporizzazione Kant si era da sempre documentato,<br />
come traspare dalle opere precritiche, con il riferimento agli esperimenti di chimica di<br />
Boyle, e come viene ribadito nel breve saggio del 1785 Über die Vulkane im Monde,<br />
dove il fenomeno è esplicitamente legato all’attrazione chimica che soggiace alla<br />
12<br />
formazione dei pianeti per attrazione cosmologica.<br />
Tra il 1750 e il 1781 la fisica era riuscita a distinguere il concetto di calore da<br />
quello di temperatura, aveva scoperto e misurato il calore di fusione e di evaporazione,<br />
aveva formulato il concetto di capacità termica e aveva introdotto due metodi di misura<br />
tutt’ora utilizzati. Eppure, scienziati come Black, De Luc, Laplace e Lavoisier<br />
lamentavano la mancanza di un linguaggio specialistico condiviso che permettesse di<br />
evitare gli equivoci.<br />
Di questo si trova conferma nel fatto che l’uso, che Kant stesso fa, del termine<br />
“calore” o “calorico” (Wärmestoff) non è univoco e le tesi che spesso vengono riportate<br />
sulla sua aderenza alla teoria di Lavoisier sono inesatte. Si consideri uno degli esempi<br />
trattati nel Capitolo III: <strong>nella</strong> terza Critica Kant parla <strong><strong>dell</strong>a</strong> perdita <strong>nella</strong> cristallizzazione<br />
di “un quantum di calorico”. Si nota come Kant avesse sì presente la teoria fluidistica di<br />
Lavoisier, ma confrontando questi passaggi con i manoscritti più tardi, lo stesso Kant<br />
ondeggiava tra una posizione sostanzialista e una non sostanzialista. Inoltre, come<br />
mostrano numerosi passaggi, per spiegare l’elasticità <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia, Kant aderì anche<br />
alla spiegazione di Bernoulli, che sosteneva invece la teoria cinetica anziché quella<br />
fluidistica.<br />
Un dato è però certo: la fisica sperimentale e la chimica hanno largamente<br />
influenzato la produzione kantiana, tanto che si può trovare un sincretismo <strong>nella</strong> sua<br />
posizione mediatrice tra l’impostazione sostanzialista e quella cinetica, a dimostrazione<br />
11 De Luc, Idées sur la Météorologie, London 1786-1787, vol. I, p. 83.<br />
12 Ci sono numerosi riferimenti alla teoria di Lavoisier <strong>nella</strong> tarda produzione kantiana che lasciano<br />
intendere la sua adesione alla nuova proposta <strong>dell</strong>o scienziato francese. Cfr. Kant, Die Metaphysik der<br />
Sitten, KGS VI, p. 207.<br />
150
del fatto che la concezione kantiana <strong>dell</strong>o spazio-tempo e <strong><strong>dell</strong>a</strong> forza mirava ad una<br />
possibile fondazione per entrambe queste impostazioni.<br />
Sebbene non fosse ancora una <strong>scienza</strong> sistematica, la chimica era la disciplina da<br />
cui poteva provenire il materiale per l’adempimento del più alto compito <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong><br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>: la spiegazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> molteplice varietà <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>. Per questa ragione è<br />
molto probabile che Kant si aggiornasse costantemente sugli studi di chimica e che<br />
avesse letto, oltre a Vegetable Staticks di S. Hales, già in epoca precritica, il Mémoire<br />
sur le chaleur di Lavoisier e Laplace, pubblicato nel 1780 e riedito nel 1784. Vale la<br />
pena in questa sede avanzare l’ipotesi che proprio da quest’opera Kant trasse spunto per<br />
modificare ed approfondire alcuni aspetti <strong><strong>dell</strong>a</strong> sua teoria <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia. 13<br />
Il quarto<br />
articolo del Mémoire è intitolato “Della combustione e <strong><strong>dell</strong>a</strong> respirazione”, ed è quasi<br />
del tutto opera di Lavoisier. In questo articolo l’autore riprende un suo precedente<br />
lavoro sulla combustione intitolato Mémoire sur la combustion en général (1779), in cui<br />
aveva criticato la teoria del flogisto e, come testimoniano i riferimenti a Crawford negli<br />
scritti minori, Kant mostrava vivo interesse per le teorie sulla respirazione e la<br />
combustione per una definizione del ruolo giocato dai processi chimici sia sui corpi<br />
inorganici che organici.<br />
Proprio al Mémoire occorre dedicare particolare attenzione, anche per un’altra<br />
ragione: i principi <strong><strong>dell</strong>a</strong> negazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> logica leibniziana sono utilizzati da Lavoisier in<br />
relazione all’approccio empirico ed euristico del metodo <strong><strong>dell</strong>a</strong> “nuova chimica”. In<br />
particolare la struttura argomentativa ed espositiva mostra l’uso costante del principio<br />
14<br />
leibniziano “non est non est est non”, che si differenzia dall’uso <strong><strong>dell</strong>a</strong> negazione nel<br />
procedimento probatorio che invece usa Laplace. Lavoisier impiega principi logici<br />
come “non est non est est non” per assecondare la sua attenzione all’empirico e<br />
all’euristica. Attenzione che assecondò anche Leibniz, il quale, come Lavoisier, aveva<br />
avuto una formazione nell’ambito <strong><strong>dell</strong>a</strong> giurisprudenza.<br />
Non si può escludere che Kant avesse letto il Mémoire, che oltre a vantare un<br />
linguaggio chimico, permetteva un’agile consultazione e soprattutto fu l’opera che sancì<br />
l’inizio, sebbene come fallimento, di un percorso di unificazione <strong>dell</strong>e teorie del calore<br />
in un’unica teoria del calore. Il punto cruciale consiste nel fatto che in quest’opera i due<br />
13 Lavoisier-Laplace, Mémoire sur la Chaleur, in Histoire et Mémoires de l’Académie Royale de<br />
Sciences, Paris 1784, pp. 355-408. Cfr. Opus postumum, KGS XXI, pp. 243; 406; 625 ; KGS XXII, pp.<br />
205-206. In queste pagine ci sono chiari riferimenti allo scienziato francese.<br />
14 Per la teoria leibniziana <strong><strong>dell</strong>a</strong> negazione cfr. W. Lenzen, 'Non est' non est 'est non'. Zu Leibnizens<br />
Theorie der Negation, in Studia Leibnitiana, 18, 1986, pp. 1-37 (1986); W. Lenzen, 'Unbestimmte<br />
Begriffe' bei Leibniz, in Studia Leibnitiana, 16, 1984, pp. 1-26. Cfr. W. Lenzen, Calculus universalis :<br />
Studien zur Logik von G. W. Leibniz, Paderborn 2004.<br />
151
scienziati proposero con forza la matematizzazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> teoria fluidistica sulla base<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> semplice osservazione che qualunque sia la causa che produce la sensazione di<br />
caldo, essa può aumentare o diminuire di grado, e perciò essere soggetta al calcolo.<br />
Non deve stupire, leggendo queste pagine, la forte analogia con quanto Kant<br />
scrisse <strong>nella</strong> Critica <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione pura, circa le Anticipazioni <strong><strong>dell</strong>a</strong> percezione: il grado<br />
è lo schema del tempo di un qualcosa <strong>nella</strong> sensazione accompagnato da co<strong>scienza</strong> e<br />
suscettibile di essere valutato come grandezza intensiva.<br />
Soprattutto alla luce di questa impostazione dominante <strong>nella</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> fine<br />
del XVIII secolo, non deve stupire che nell’Opus postumum, nel formulare la prova<br />
<strong>dell</strong>’esistenza <strong>dell</strong>’etere, Kant intendesse unificare il sistema del tutto <strong>dell</strong>e percezioni<br />
del senso esterno e del senso interno con quello <strong>dell</strong>e forze motrici <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia, grazie<br />
allo strumento <strong><strong>dell</strong>a</strong> matematica, capace sia di discretizzare la materia sia di<br />
rappresentarla come un continuo. 15<br />
Il Passaggio dai principi metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong><br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> alla fisica, se pubblicato, sarebbe stato assolutamente in linea con il<br />
dibattito che riguardava le scienze sperimentali e la chimica <strong>dell</strong>’epoca.<br />
Il Mémoire riveste una grande importanza storica per vari motivi: è l’indice di un<br />
lento avvicinamento <strong><strong>dell</strong>a</strong> nuova chimica di Lavoisier alla fisica; è interessante da un<br />
punto di vista sperimentale, perché descrive apparati fondamentali per la storia <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
calorimetria; è importante anche dal punto di vista teorico, perché confronta le due<br />
ipotesi sulla <strong>natura</strong> del calore che erano alla base di due teorie antagoniste, e sulle quali<br />
i due autori avevano opinioni differenti. Sulla base degli studi di A. Drago e A. Venezia<br />
condotti sul testo di Laplace e Lavoisier, si possono comprendere le ragioni che<br />
spingeranno Kant a una rivisitazione del concetto di forza viva nell’Opus postumum.<br />
La prima ipotesi sulla <strong>natura</strong> del calore presa in considerazione da Lavoisier e<br />
Laplace, viene introdotta dicendo che “la maggior parte dei fisici 16 credono che il calore<br />
sia un fluido che è distribuito in <strong>natura</strong> e penetra in maniera diversa tutti i corpi a<br />
secondo <strong><strong>dell</strong>a</strong> loro temperatura e <strong><strong>dell</strong>a</strong> loro capacità a trattenerlo”. 17 La seconda ipotesi<br />
è presentata dicendo che “altri [fisici] invece credono che il calore altro non sia che il<br />
moto invisibile <strong>dell</strong>e molecole <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia”. 18<br />
L’esposizione di questa ipotesi alternativa, nota oggi come teoria cinetica del<br />
calore, è da attribuirsi a Laplace e probabilmente riflette la sua preferenza a quel tempo.<br />
15 Cfr. infra, Capitolo V.<br />
16 Tra cui si riconosceva anche Lavoisier.<br />
17 Mémoire, p. 10.<br />
18 Mémoire, p. 10.<br />
152
Tutti i corpi, così come sostenuto anche da Newton nell’Ottica, sono pieni di vuoti e<br />
questo vuoto è di gran lunga superiore alla materia del corpo stesso. Questo spazio<br />
vuoto permette alle particelle dei corpi di muoversi (oscillando solamente) in tutte le<br />
direzioni.<br />
Per sviluppare questa ipotesi, secondo Laplace e Lavoisier, esiste una legge<br />
generale, che i “geometri” chiamano principio di conservazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> forza viva,<br />
secondo la quale in un sistema di corpi interagenti la forza viva, cioè il prodotto di<br />
ciascuna massa per il quadrato <strong><strong>dell</strong>a</strong> velocità, è costante. Se due corpi a differente<br />
temperatura sono messi a contatto, all’inizio la forza viva <strong>dell</strong>e rispettive molecole non<br />
è la stessa, ma gradualmente la forza viva <strong>dell</strong>e molecole del corpo più freddo aumenta,<br />
mentre quella <strong>dell</strong>e molecole del corpo più caldo diminuisce, fino a che le molecole di<br />
entrambi i corpi raggiungono mediamente la stessa velocità. In questa formulazione<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> teoria del calore, come suggeriscono Drago e Venezia, Laplace avrebbe applicato<br />
allo studio del moto <strong>dell</strong>e particelle microscopiche i concetti basilari <strong><strong>dell</strong>a</strong> meccanica<br />
dei corpi celesti.<br />
In realtà la teoria cinetica del calore era stata già proposta da Huygens e Leibniz.<br />
Laplace potrebbe essere stato influenzato in questa scelta da questi o dalla lettura <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
già menzionata Hydrodinamica di D. Bernoulli, in cui l’autore ipotizza che il calore sia<br />
associato con il moto <strong>dell</strong>e particelle per dimostrare che in un fluido, a volume costante,<br />
la pressione è proporzionale alla temperatura.<br />
Lavoisier e Laplace, in un passo del loro articolo, dichiarano di voler evitare<br />
scientemente di decidere quale <strong>dell</strong>e due ipotesi sia quella giusta:<br />
Noi non decideremo tra le due ipotesi precedenti; molti fenomeni sembrano favorevoli<br />
alla seconda; per esempio, quello del calore prodotto dallo strofinio di due corpi solidi; ma ci<br />
sono altri fenomeni a cui si applica più semplicemente la prima ipotesi; può anche essere che<br />
esse hanno luogo tutte e due alla volta. 19<br />
Quindi, secondo Lavoisier e Laplace, gli esperimenti non permettono di<br />
scegliere univocamente tra le due ipotesi, ma, “poiché non si possono formulare sulla<br />
<strong>natura</strong> del calore altre ipotesi che non siano le due menzionate, si devono ammettere<br />
quei principi che ad esse sono comuni; allora, seguendo sia l’una che l’altra, in una<br />
miscela semplice di corpi la quantità di calore libero resta sempre la stessa. [Questo<br />
principio] è evidente se il calore è visto come un fluido che tende a portarsi<br />
all’equilibrio [termico], mentre se il calore è visto come la forza viva risultante dal<br />
19 Mémoire, p. 12.<br />
153
movimento interno <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia, questo principio è una conseguenza di quello <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
conservazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> forza viva”. 20<br />
Quindi, compatibile con entrambe le ipotesi è un principio di conservazione di<br />
carattere generale: la quantità totale di calore di un sistema di corpi isolato<br />
termicamente si conserva, sia che il calore sia visto come una sostanza materiale, che<br />
non si crea e non si distrugge, sia che sia visto come risultante <strong>dell</strong>e forze vive, che si<br />
conservano. Questo principio, secondo Lavoisier e Laplace, è in primo luogo<br />
indipendente dalle due ipotesi sul calore e può essere generalmente ammesso da tutti i<br />
fisici.<br />
In secondo luogo, “esso si può esprimere in una forma ancora più generale<br />
[dicendo che] tutte le variazioni di calore, sia reali che apparenti, alle quali è sottoposto<br />
un sistema di corpi nei cambiamenti di stato, se riprodotte nell’ordine inverso, fanno sì<br />
che il sistema ritorni nello stato iniziale”. 21<br />
A conclusione di questa sezione Lavoisier e Laplace affermano che, data<br />
l’ignoranza sulla <strong>natura</strong> del calore, questo non può essere valutato che in base<br />
all’osservazione dei suoi effetti.<br />
Il modo con cui Lavoisier e Laplace hanno affrontato il problema <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong><br />
del calore offre alcuni spunti di riflessione riguardo il rapporto tra la componente<br />
sperimentale e i principi di una teoria scientifica.<br />
Infatti, una questione fondamentale sollevata dal Mémoire, è quella<br />
<strong>dell</strong>’indecidibilità tra due tesi, ovvero che in certi casi è impossibile decidere tra due<br />
principi antagonisti (le due ipotesi sulla <strong>natura</strong> del calore in questo caso) attraverso la<br />
sola componente sperimentale. Questa impossibilità di decidere con un esperimento tra<br />
due ipotesi antagoniste si è proposta <strong>nella</strong> storia <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> anche nel caso <strong>dell</strong>e due<br />
ipotesi, quella ondulatoria e corpuscolare, circa la <strong>natura</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> luce, che nel XVII secolo<br />
stavano alla base di due distinte teorie ottiche, quella di Huygens e quella di Newton:<br />
entrambe mostravano una validità da un punto di vista sperimentale.<br />
Come rilevano anche Drago e Venezia, alla fine del XIX secolo, Poincaré,<br />
prendendo spunto proprio da queste due teorie, ha formulato una riflessione generale sul<br />
rapporto tra gli esperimenti e i principi fisici, attribuendo all’incertezza del metodo<br />
20<br />
Mémoire, p. 12.<br />
21<br />
Mémoire, p. 13. Oggi si sa che questa affermazione è valida solo per sistemi di corpi soggetti a forze<br />
conservative e a fenomeni reversibili.<br />
154
induttivo l’impossibilità di avere un’unica soluzione teorica, a partire da meri risultati<br />
sperimentali: da qui sarebbe sorta la sua “soluzione” convenzionalista. 22<br />
Infatti, quando in un esperimento, oltre alla legge fisica da verificare, sono<br />
coinvolte ulteriori assunzioni o ipotesi aggiuntive, se il test sperimentale è negativo, lo<br />
scienziato può scegliere se rifiutare la legge fisica, oppure accettare la legge fisica e<br />
rifiutare le ipotesi aggiuntive. In altri termini, secondo Poincaré, non esiste<br />
l’esperimento cruciale, che da solo sia sufficiente a verificare la teoria.<br />
Oltre alle osservazioni di Poincaré, la constatazione di Lavoisier e Laplace,<br />
secondo cui “può essere che [le due ipotesi] hanno luogo tutte e due alla volta”, 23<br />
richiama, secondo Drago e Venezia, anche un’altra teoria fisica in cui questa<br />
impossibilità sperimentale di decidere tra due ipotesi antagoniste è stata assorbita <strong>nella</strong><br />
teoria come un dualismo <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>: l’ipotesi corpuscolare e quella ondulatoria che ha<br />
trovato <strong>nella</strong> Meccanica Quantistica una formulazione in termini di un principio più<br />
generale, quello di complementarietà. Lavoisier e Laplace avrebbero risolto il problema<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> del calore con una strategia molto simile, formulando un principio<br />
matematico più generale e astratto (il principio di conservazione del calore libero), che<br />
risultava compatibile con entrambe le ipotesi formulate. In altre parole, la parte<br />
informale <strong><strong>dell</strong>a</strong> teoria resta sperimentalmente indecisa; Lavoisier e Laplace, pur<br />
sostenendo ognuno un’ipotesi diversa, anche per motivi di carattere filosofico, sono,<br />
però, d’accordo sulla formalizzazione del problema: la parte formale <strong><strong>dell</strong>a</strong> teoria, quella<br />
matematica, è in grado di smussare le differenze filosofiche di partenza.<br />
A questo punto è opportuno domandarsi se Lavoisier e Laplace fossero<br />
veramente d’accordo sulla formalizzazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> teoria. Per risolvere questo problema<br />
storico, posto dal Mémoire, è utile seguire il filo conduttore di due elementi<br />
fondamentali per l’interpretazione di una teoria scientifica. Il primo riguarda la scelta<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> logica, che soggiace all’organizzazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> teoria. In tre articoli del Mémoire gli<br />
enunciati fondamentali <strong><strong>dell</strong>a</strong> teoria del calore e <strong>dell</strong>e sue proprietà vengono presentati<br />
attraverso una doppia negazione, seguendo palesemente il principio non est non est est<br />
non.<br />
L’altro elemento fondamentale riguarda la matematica che può essere basata<br />
sull’infinito in atto, ad esempio gli infinitesimi del calcolo differenziale di Newton, o<br />
22 H. Poincaré, La Scienza e l'Ipotesi (1902). Trad. it. a cura di G. Porcelli, Bari 1989; Il Valore <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
Scienza (1905). Trad. it. a cura di F. Albergàmo, Firenze 1994; Scienza e metodo (1908). Trad. it. a cura<br />
di C. Bartocci, Torino 1997.<br />
23 Mémoire, p. 12.<br />
155
costruttiva, basata solo sull’infinito potenziale, ad esempio la matematica “elementare”<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> termodinamica di Carnot, oppure quella <strong><strong>dell</strong>a</strong> chimica. Seguendo questo tipo di<br />
interpretazione, le due ipotesi sulla <strong>natura</strong> del calore, su cui divergono Lavoisier e<br />
Laplace, possono essere distinte utilizzando l’opzione sul tipo di logica adottata.<br />
Infatti, l’analisi linguistica del Mémoire rivela la presenza di alcune frasi<br />
doppiamente negate in tre dei quattro articoli pubblicati:<br />
− Articolo I:<br />
I.1) “Altri fisici pensano che il calore non può non essere<br />
che il risultato del<br />
movimento insensibile <strong>dell</strong>e molecole” (Mémoire, p. 10).<br />
I.2) “ Non si possono formare altre ipotesi sulla <strong>natura</strong> del calore che non siano<br />
le due menzionate” (Mémoire, p. 12).<br />
I.3) “[Il calore] non può essere che la forza viva che risulta dal movimento<br />
interno <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia” (Mémoire, p. 12).<br />
I.4) “ Non vi è alcuna cosa che non indichi<br />
a priori che il calore libero sia lo<br />
stesso prima e dopo la combinazione” (Mémoire, p. 13).<br />
I.5) “Data l’ignoranza che abbiamo sulla <strong>natura</strong> del calore, non possiamo fare<br />
altro che non sia osservarne<br />
− Articolo III:<br />
gli effetti” (Mémoire, p. 14).<br />
III.1) “Per costruire una teoria completa del calore, occorrerebbe avere un<br />
termometro… che può misurare tutti i gradi di temperatura possibile. Occorrerebbe<br />
conoscere la legge che esiste tra il calore <strong>dell</strong>e diverse sostanze e i gradi corrispondenti<br />
del termometro… sarebbe inoltre necessario conoscere il calore assoluto contenuto in<br />
un corpo ad una data temperatura. Infine occorrerebbe sapere la quantità di calore libero<br />
che si forma o si perde in una combinazione o decomposizione. Con questi dati sarebbe<br />
possibile risolvere tutti i problemi relativi al calore;…ma questi dati non si possono<br />
ottenere se non con un numero quasi infinito di esperimenti molto delicati e fatti a<br />
gradi molto diversi di temperatura” (Mémoire, p. 40-41).<br />
III.2) “Gli esperimenti <strong>dell</strong>’articolo precedente non danno i rapporti di quantità<br />
assolute [=non relative] del calore dei corpi [⎺danno rapporti relativi].<br />
156
III.3) [Gli esperimenti] non fanno conoscere altro che non sia<br />
III.4) “Occorrerebbe supporre che queste quantità siano proporzionali alle loro<br />
differenze; ma questa ipotesi è alquanto precaria, e<br />
il rapporto di<br />
quantità di calore necessarie per elevare di uno stesso numero di gradi la temperatura”<br />
(Mémoire, p. 42).<br />
dopo numerose esperienze” (Mémoire, p. 42).<br />
− Articolo IV:<br />
non può essere ammessa se non<br />
IV.1) “Fino a poco tempo fa, sul fenomeno del calore <strong>nella</strong> combustione e la<br />
respirazione non si avevano idee che non fossero vaghe e molto imperfette ” (Mémoire,<br />
p. 57).<br />
IV.2) “L’esperienza ha mostrato che i corpi non possono bruciare e gli animali<br />
respirare se non per mezzo <strong>dell</strong>’aria atmosferica” (Mémoire, p. 58).<br />
IV.3) “l’opinione più generalmente diffusa non attribuisce a questo fluido<br />
[l’aria] altri compiti che non siano quello di rinfrescare il sangue” (Mémoire, p. 58).<br />
IV.4) “L’aria non agisce affatto in questi fenomeni [combustione e respirazione]<br />
come una semplice causa meccanica [=non chimica], ma come principio di nuove<br />
combinazioni.” (Mémoire, p. 58).<br />
IV.5) “Tutto ciò che riguarda la combustione e la respirazione si spiega, sotto<br />
queste ipotesi [l’aria come agente], in una maniera così <strong>natura</strong>le e così semplice che non<br />
esiterò a proporla, se non come una verità dimostrata, almeno come una congettura<br />
molto verosimile e degna <strong>dell</strong>’attenzione dei fisici.” (Mémoire, p. 58-59).<br />
In questi tre articoli la parte sperimentale è introdotta da considerazioni generali,<br />
di carattere speculativo: è solo in queste parti che si trovano enunciati con doppia<br />
negazione. Nei paragrafi introduttivi, invece, si formulano ipotesi e principi per i quali<br />
non è detto ci sia una verifica sperimentale diretta; per questo motivo non è detto che la<br />
doppia negazione affermi.<br />
Una seconda osservazione riguarda l’uso <strong>dell</strong>e doppie negazioni fatto da<br />
Lavoisier e da Laplace. Nell’articolo IV, che Guerlac attribuisce interamente a<br />
Lavoisier, si trova la proposizione IV.1 che è la definizione, mediante una doppia<br />
negazione, di due problemi operativamente fondati e centrali <strong>nella</strong> teoria del calore, cioè<br />
la combustione e la respirazione. La frase IV.2 è un principio metodologico mediante il<br />
157
quale Lavoisier cerca di risolvere i due problemi posti <strong>nella</strong> IV.1. L’autore non asserisce<br />
che “I corpi possono bruciare e gli animali respirare per mezzo <strong>dell</strong>’aria atmosferica”. In<br />
questo stadio <strong><strong>dell</strong>a</strong> sua trattazione, Lavoisier non ha ancora l’evidenza sperimentale per<br />
poter affermare questo principio in generale; per poter avanzare però <strong>nella</strong> ricerca e<br />
trovare un metodo di soluzione per il suo problema principale ricorre alla doppia<br />
negazione.<br />
Le frasi successive sono altri principi metodologici che specificano il principio<br />
IV.2, il quale non poteva essere reso vero sopprimendo semplicemente le due negazioni.<br />
Nella proposizione IV.4, posta a conclusione di questa linea di ragionamento, Lavoisier<br />
rifiuta esplicitamente, per il fenomeno <strong><strong>dell</strong>a</strong> combustione e <strong><strong>dell</strong>a</strong> respirazione, il<br />
mo<strong>dell</strong>o meccanico basato sul concetto di causa (che era invece alla base <strong><strong>dell</strong>a</strong> teoria dei<br />
moti celesti di Newton e di Laplace).<br />
Il risultato, che non ha alcuna evidenza sperimentale, è una “congettura<br />
verosimile”, a favore <strong><strong>dell</strong>a</strong> quale l’autore può addurre, provvisoriamente, solo motivi<br />
logici. Con essa si riesce ad esprimere in maniera “<strong>natura</strong>le e semplice”, così come è<br />
espresso <strong>nella</strong> IV.5, ogni fenomeno riguardante la combustione e la respirazione. La<br />
IV.4 non è dunque un assioma, a partire dalla quale vengono dedotte altre proposizioni.<br />
Lavoisier ammette la IV.4, anche se non la può dimostrare, e prosegue ad analizzare<br />
mediante questo principio alcuni esperimenti, mostrando che essi non lo contraddicono.<br />
In questo modo ne verifica indirettamente la validità.<br />
Nell’articolo III, che secondo Guerlac, è interamente frutto di Laplace, si nota<br />
invece un uso differente <strong>dell</strong>e doppie negazioni. Nella III.1 vengono enumerate quattro<br />
condizioni astratte e generalissime, indispensabili per risolvere tutti i problemi relativi<br />
al calore. Nella proposizione c’è l’elenco dei requisiti che dovrebbe possedere una<br />
teoria “completa” del calore. In questo caso Laplace tenta di proporre un’organizzazione<br />
totalmente deduttiva <strong><strong>dell</strong>a</strong> teoria del calore. I requisiti citati da Laplace sono dei veri e<br />
propri postulati, riguardanti l’esistenza di un termometro universale, la conoscenza di<br />
una relazione generale tra la temperatura misurata da un termometro e il calore<br />
posseduto dal corpo, la conoscenza del calore assoluto di ogni sostanza ad una data<br />
temperatura e la conoscenza del calore scambiato in qualsivoglia composizione o<br />
decomposizione di corpi.<br />
L’organizzazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> teoria presa a mo<strong>dell</strong>o consiste nel voler far discendere<br />
tutta la teoria da pochi postulati generalissimi. C’è una sostanziale differenza tra l’uso<br />
<strong>dell</strong>e doppie negazioni da parte di Lavoisier e da parte di Laplace. In Lavoisier la doppia<br />
158
negazione sta all’inizio <strong><strong>dell</strong>a</strong> trattazione e serve ad esprimere un principio<br />
metodologico, che <strong>nella</strong> forma affermativa è operativamente non verificabile. Per<br />
Laplace la doppia negazione è posta al termine di una tentata assiomatizzazione <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
teoria e serve a sancire l’impossibilità sperimentale di tale formulazione; l’autore ricorre<br />
ad un ragionamento per assurdo (III.1) di fronte all’impossibilità di proseguire la<br />
trattazione con la deduzione classica.<br />
Nel Mémoire, il progetto di Lavoisier e Laplace di rifondare la chimica mediante<br />
il metodo assiomatico, “il metodo dei geometri”, è lontano dall’essere realizzato. La<br />
formalizzazione matematica <strong><strong>dell</strong>a</strong> teoria del calore è ancora limitata ad un principio di<br />
conservazione su cui i due autori convergono, ma con le ambiguità precedentemente<br />
esaminate riguardo all’oggetto che si conserva.<br />
Per le parti restanti del Mémoire, Lavoisier e Laplace organizzano la teoria in<br />
due modi sostanzialmente diversi.<br />
Il Mémoire fu, quindi, una collaborazione riuscita solo sul piano sperimentale,<br />
mentre fallì sul piano teorico, essendo troppo eterogeneo nelle sue parti. Invece di<br />
segnare l’incontro <strong><strong>dell</strong>a</strong> nuova chimica con la fisica, come sostenuto da Guerlac, 24<br />
esso<br />
rappresentava solo un tentativo, non riuscito, di Laplace di riorganizzare la chimica<br />
secondo il mo<strong>dell</strong>o newtoniano, quindi, secondo quella che <strong>nella</strong> Francia del XVIII<br />
secolo era considerata la <strong>scienza</strong> per eccellenza. Guerlac sostiene che a questo progetto<br />
abbia continuato a lavorare lo stesso Lavoisier anche negli anni seguenti al 1784, non<br />
riuscendo a portare a termine i suoi studi.<br />
Tuttavia, sembra proprio la consapevolezza del fallimento del programma del<br />
Mémoire a guidare Lavoisier ad un progetto di teoria alternativo a quello tradizionale di<br />
Laplace.<br />
Infatti, a seguito del Mémoire, non vi sono altre collaborazioni sperimentali tra<br />
Laplace e Lavoisier. Inoltre dopo il 1784 Lavoisier abbandonerà il progetto di una teoria<br />
chimico-fisica, sia legata alla matematica <strong><strong>dell</strong>a</strong> meccanica, sia basata sul mo<strong>dell</strong>o<br />
deduttivo. 25<br />
24 H. Guerlac, Chemistry as a branch of Physics. Laplace’s collaboration with Lavoisier, in Historical<br />
Studies of Physical Sciences, vol. 7, pp. 193-276, 1976; H. Guerlac, Quantification in Chemistry, in Isis,<br />
52 (168), 1961, pp. 194-214.<br />
Nel suo Traité élémentaire de chimie egli esprime esplicitamente dei dubbi<br />
25 Laplace, invece, nel 1796, due anni dopo la morte di Lavoisier, scrive Exposition du système du monde,<br />
in cui nel capitolo XVIII intitolato De l’attraction moleculaire dichiara che tutte le combinazioni<br />
chimiche sono il risultato di forze; la forza molecolare attrattiva è la causa <strong>dell</strong>’aggregazione <strong>dell</strong>e<br />
molecole; lo studio di queste forze è l’obiettivo principale <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> chimica. In sostanza, il<br />
programma di Laplace è che tutti i problemi chimici possono e devono ridursi a quelli meccanici <strong>nella</strong><br />
scala del microscopico. In una breve nota egli avverte, però, le difficoltà sperimentali che ancora sono<br />
presenti per la completa attuazione di questo programma. Le varie forze attrattive, infatti, dovrebbero<br />
159
sulla possibilità di poter spiegare tutta la chimica in termini di affinità e forze<br />
molecolari, così come sosteneva invece Laplace.<br />
L’assunto di fondo <strong><strong>dell</strong>a</strong> nuova chimica di Lavoisier è espresso da una frase<br />
doppiamente negata che non afferma: “Non è vero che la materia è divisibile<br />
all’infinito”. Usando la logica classica, in cui la doppia negazione equivale ad una<br />
affermazione, si dovrebbe poter dire: “La materia è divisibile al finito.”<br />
Questa proposizione non è operativamente giustificata. Tuttavia, la negazione<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> stessa frase, cioè “La materia non è divisibile al finito” è evidentemente falsa,<br />
perché l’esistenza <strong>dell</strong>e analisi chimiche non concorda con l’enunciato.<br />
Solo la doppia negazione definisce bene il concetto alla base <strong><strong>dell</strong>a</strong> nuova<br />
chimica e, <strong>nella</strong> forma di un principio metodologico, indica come risolvere il problema<br />
di quali siano i costituenti <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia. Lavoisier, dunque, punto di riferimento del<br />
Kant maturo, esce fuori dallo schema deduttivo classico, ma soprattutto sembra meglio<br />
incarnare la posizione kantiana, riportata nel Capitolo II, secondo cui la divisione <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
materia procede sin dove arriva il processo divisorio.<br />
In conclusione, tornando al Mémoire, come osserva Gliozzi, 26<br />
i due scienziati,<br />
che avevano due visioni differenti – Lavoisier era un sostenitore <strong><strong>dell</strong>a</strong> teoria fluidista e<br />
Laplace di quella meccanicista – giunsero a una conclusione di sintesi secondo cui, in<br />
condizione di equilibrio termico, i raggi luminosi hanno impulso inapprezzabile<br />
(proporzionale alla semplice velocità), mentre producono calore proporzionale al<br />
quadrato <strong><strong>dell</strong>a</strong> velocità. In queste pagine è in nuce l’applicazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> forza viva come<br />
ciò che lega calore, temperatura e movimento, dunque, come la base per il passaggio<br />
dalla termologia alla termodinamica e premessa per lo sviluppo del concetto di<br />
“lavoro”.<br />
Il fatto che ancora nelle pagine <strong>dell</strong>’Opus postumum, Kant ripresenti il concetto<br />
di forza viva, sebbene sotto altre spoglie, è sicuramente anche il segno del suo effettivo<br />
27<br />
confronto con la termologia <strong>dell</strong>’epoca e con la fisica sperimentale. In secondo luogo,<br />
il confronto di Kant con Lavoisier non inizia certamente solo nel 1789, bensì proprio a<br />
seguito <strong><strong>dell</strong>a</strong> pubblicazione del Mémoire e <strong><strong>dell</strong>a</strong> diffusione <strong>dell</strong>e teorie di Crawford, che,<br />
come si vedrà in seguito, Kant aveva presenti almeno dal 1785.<br />
dipendere dalla forma e dalla posizione <strong>dell</strong>e molecole, in modo tale che tutti i fenomeni chimici possano<br />
essere spiegati in termini <strong><strong>dell</strong>a</strong> legge fisica <strong>dell</strong>’attrazione universale. Ancora una volta Laplace considera<br />
una limitazione essenziale: l’impossibilità sperimentale di conoscere forma e distanza tra le molecole<br />
rende la fisica dei corpi terrestri ancora lontana dal grado di perfezione raggiunta dalla fisica celeste con<br />
la legge di gravitazione universale.<br />
26 Cfr. M. Gliozzi (2005), p. 429.<br />
27 Cfr. infra, §4.5.<br />
160
) Gli studi di Lichtenberg ed Aepinus<br />
Uno dei primi fisici, in Germania, ad introdurre sistematicamente esperimenti<br />
nelle sue lezioni, fu Lichtenberg, una <strong>dell</strong>e figure più conosciute e rispettate nei circoli<br />
europei <strong>dell</strong>’epoca. 28 Lichtenberg intrattenne rapporti con Kant, 29 ma anche con Goethe<br />
e Volta. Nel 1777 Lichtenberg costruì un elettroforo 30 per generare elettricità statica con<br />
l’induzione. Con questo strumento scoprì il principio che è alla base <strong><strong>dell</strong>a</strong> moderna<br />
xerografia e viene anche ricordato oggi come uno dei precursori <strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica del plasma.<br />
Scaricando un punto di alto voltaggio vicino a un isolante, Lichtenberg rilevò uno<br />
schema particolare a tre rami <strong>nella</strong> polvere fissata: queste figure di Lichtenberg sono<br />
considerati oggi come i primi esempi di frattali. 31<br />
Con esperimenti condotti<br />
all’università di Gottinga (1777), Lichtenberg osservò la formazione di figure diverse in<br />
diverse condizioni di carica. Anche Alessandro Volta volle osservare i suoi esperimenti,<br />
tra l’altro contemporanei a quelli di Franklin sui fulmini. Tali figure si possono<br />
facilmente ottenere usando talco in polvere su lastre isolanti con diverse configurazioni<br />
elettrodiche.<br />
Le figure risultano ramificate e diversificate. La forma e l’estensione <strong>dell</strong>e figure<br />
può rivelare la presenza di un campo elettrico, la sua intensità, la posizione e la polarità<br />
di elettrodi a punta. Il fatto che le figure fossero orientate lasciava intravedere il legame<br />
tra gli studi sull’elettricità e il magnetismo con la cristallografia.<br />
28 Fu anche uno dei docenti di Karl Friedrich Gauss. La sua fama gli valse nel 1793 l’elezione a membro<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> Royal Society. Come fisico si ricorda oggi per la sua indagine sull’elettricità che lo condusse alla<br />
scoperta di quelle che oggi sono chiamate ‘figure di Lichtenberg’.<br />
29 Numerosi sono i riferimenti a Lichtenberg <strong>nella</strong> produzione kantiana. Di lui Kant parlava anche a<br />
lezione, come testimoniano le pagine <strong><strong>dell</strong>a</strong> DanzikerPhysik, KGS XXIX, vol. 1.1, p. 98. cfr. Opus<br />
postumum, KGS XXI, pp. 6; 30; 39; 41; 43; 45; 52; 69; 7; 96; 98; 127; 130; 131; 135; KGS XXII, pp. 55;<br />
126.<br />
30 Uno dei più grandi mai costruiti: aveva un diametro di 2 metri e poteva produrre scintille di 38 cm.<br />
31 Le figure di Lichtenberg sono descritte dettagliatamente <strong>nella</strong> sua memoria Super nova methodo motum<br />
ac <strong>natura</strong>m fluidi electrici investigandi, in Göttinger Novi Commentarii, Göttingen 1777.<br />
161
Figura 4.1. Esempio di figura di Lichtenberg in 3D.<br />
Figura 4.2. Esempio di figura di Lichtenberg in 2D.<br />
Lichtenberg oltre ad essere stato uno dei primi docenti universitari a introdurre<br />
gli studi di Benjamin Franklin in Germania, nel 1784 curò la ripubblicazione del<br />
manuale di J. C. Erxleben, Anfangsgründe der Naturlehre. Kant conosceva i risultati<br />
<strong>dell</strong>e ricerche di Lichtenberg e apprezzava i suoi studi. Il suo interesse era motivato dal<br />
fatto che le figure di Lichtenberg mostravano la possibilità di aprire una via alla<br />
geometrizzazione dei fenomeni elettrici e alla prova <strong>dell</strong>’esistenza <strong>dell</strong>e forze di<br />
attrazione e repulsione.<br />
Come mostrano le Figure 4.1 e 4.2, gli studi di Lichtenberg, proprio come gli<br />
studi di cristallografia, a cui Kant fa riferimento <strong>nella</strong> terza Critica, fornivano ancora<br />
una prova di come la <strong>natura</strong> sia organizzata non solo in forme ordinate e misurabili, ,ma<br />
anche in forme armoniche e simmetriche.<br />
La matematizzazione dei fenomeni elettrici era un tema caro anche a U. T.<br />
Aepinus (1724-1802), che già nel Tentamen theoriae electricitatis et magnetismi (1759)<br />
162
cercò di dare una veste matematica alla sua teoria, senza però ottenere particolari<br />
successi. 32<br />
Tuttavia di Aepinus restano le sue osservazioni e i suoi esperimenti: un vero<br />
e proprio patrimonio per la fisica <strong>dell</strong>’epoca.<br />
Aepinus fece diverse riflessioni molto proficue per l’avanzamento degli studi dei<br />
fenomeni elettrici. In particolare scoprì nel 1756 quello che in epoca più tarda si sarebbe<br />
33<br />
chiamata la piroelettricità.<br />
Alla base dei primi esperimenti di Aepinus c’era l’impiego <strong><strong>dell</strong>a</strong> tormalina, una<br />
pietra che, se scaldata su carboni, attira e respinge alternativamente le ceneri circostanti.<br />
Sebbene anche Eulero avesse avuto il sospetto che si trattasse di un fenomeno di <strong>natura</strong><br />
elettrica, fu di Aepinus la scoperta che tale fenomeno elettrico si produceva per<br />
riscaldamento e la tormalina elettrizzata mostrava sempre una sua estremità elettrizzata<br />
34<br />
positivamente e l’altra negativamente.<br />
Nel 1759 nel Tentamen dimostrò attraverso un esperimento che anche i metalli si<br />
elettrizzano per strofinio, sebbene ancora non avesse stabilito che la distinzione tra<br />
conduttori e non conduttori non è la triboelettricità inerente ai metalli, ma<br />
semplicemente la loro conduttività.<br />
Come sottolinea Gliozzi “le modalità del fenomeno di influenza elettrostatica<br />
rilevate da Aepinus potevano prestarsi, oltre ogni intenzione <strong>dell</strong>o scienziato, come<br />
valido argomento alla teoria dei due fluidi, proposta nello stesso anno da Symmer”. 35<br />
Questa polemica divise gli scienziati e diede linfa vitale agli studi sui fenomeni<br />
elettrostatici. Grazie alle osservazioni di Cigna, che aveva preso parte alla polemica,<br />
Volta inventò l’elettroforo, prototipo <strong><strong>dell</strong>a</strong> macchina a influenza e in grado di rilevare<br />
piccole cariche.<br />
Quest’ultima invenzione, tra l’altro, indusse Lichtenberg a compiere le sue<br />
prime ricerche sui semiconduttori e alla costruzione <strong>dell</strong>e famose figure.<br />
Ma andiamo ad analizzare i principi che Aepinus pose alla base <strong><strong>dell</strong>a</strong> sua<br />
trattazione matematica:<br />
1) Ogni corpo possiede nel suo stato <strong>natura</strong>le una ben determinata<br />
quantità di elettricità.<br />
2) Le particelle del fluido elettrico si respingono tra loro e sono attratte<br />
dalla materia ordinaria.<br />
32<br />
Gliozzi (2005), p. 459.<br />
33<br />
Cfr. Gliozzi (2005), p. 456. La scoperta di Aepinus fu possibile in base a diverse osservazioni ed<br />
esperimenti ripetuti sulla base di quelli di Nollet e Franklin.<br />
34<br />
Sulla polemica suscitata da queste osservazioni, cfr. Gliozzi (2005), p. 458.<br />
35<br />
Gliozzi (2005), p. 461.<br />
163
3) I fenomeni elettrici si manifestano quando un corpo possiede fluido<br />
elettrico in più o in meno di quello che gli compete allo stato <strong>natura</strong>le.<br />
Analoghi principi valgono per il magnetismo. Aepinus era infatti sostenitore, al<br />
contrario di Volta, di una teoria “unitaria” di elettricità e magnetismo.<br />
Aepinus supponeva che le forze tra le cariche elettriche fossero proporzionali<br />
alle cariche stesse, ma indipendenti dalla loro distanza e dalla loro distribuzione nei<br />
conduttori. Per Aepinus le forze dipendevano sì dalla distanza, ma, ignorando la legge<br />
di variazione, non ne volle tenere conto. Dunque ammise come postulato quello che<br />
anche Coulomb più tardi sostenne: la forza tra due cariche elettriche è proporzionale al<br />
loro prodotto.<br />
L’ipotesi di Aepinus fu tenuta in considerazione da Cavendish, che nel 1771<br />
sostenne che l’attrazione tra le cariche elettriche è inversamente proporzionale a una<br />
potenza di una distanza, non specificata.<br />
Questa ipotesi implicava che l’azione elettrica si estendesse a distanza infinita,<br />
mentre le concezioni teoriche del tempo prevedevano l’esistenza di “atmosfere” e che<br />
l’azione elettrica si manifestasse entro il breve spazio del corpo elettrizzato.<br />
Aepinus rifiutò la teoria <strong>dell</strong>e “atmosfere” e più tardi Cavendish concluse che le<br />
forze elettriche devono potersi esplicare con una forza inversamente proporzionale a<br />
una potenza <strong><strong>dell</strong>a</strong> distanza di esponente minore di 3.<br />
Riguardo al magnetismo invece il panorama <strong>dell</strong>e teorie <strong>dell</strong>’epoca si<br />
configuravano così: la teoria cartesiana dei vortici, 36<br />
ormai screditata, a cui però aderì<br />
Eulero, subiva l’avanzamento <strong><strong>dell</strong>a</strong> teoria unitaria di Aepinus e <strong><strong>dell</strong>a</strong> contrapposta teoria<br />
dualistica.<br />
La teoria unitaria sosteneva l’unicità del fluido elettrico, mentre la teoria<br />
dualistica ammetteva l’esistenza di due fluidi magnetici che si separerebbero<br />
37<br />
all’estremità nell’atto <strong><strong>dell</strong>a</strong> calamitazione. Osservazioni, che Coulomb condusse<br />
successivamente, mostrarono che l’esperienza contraddiceva entrambe le teorie, se esse<br />
fossero state prese di per sé, dogmaticamente.<br />
36<br />
Cfr. Heilbron (1982), pp. 25-26.<br />
37<br />
Cfr. Gliozzi (2005), p. 495. In particolare, anche se Gliozzi non lo ricorda, si noti come queste<br />
esperienze di fatto mostravano la possibilità di un monopolo e di un dipolo elettrico e l’impossibilità<br />
invece di trovare un monopolo magnetico, sfida ancora aperta per la fisica contemporanea.<br />
164
di Franklin. 38<br />
W. Bonsiepen ricorda le modifiche che Aepinus e Volta apportarono alla teoria<br />
In particolare, preme sottolineare come Aepinus credeva che anche ai<br />
fenomeni <strong>dell</strong>’elettricità soggiacesse una legge come quella newtoniana per cui sia il<br />
magnetismo che l’elettricità agiscono in proporzione inversa al quadrato <strong><strong>dell</strong>a</strong> distanza.<br />
Kant cita Aepinus in più luoghi <strong><strong>dell</strong>a</strong> sua produzione, sebbene vi sia uno studio<br />
di A. Nordmann, che sostiene l’influenza di Aepinus su Kant già nel saggio del 1763,<br />
Versuch den Begriff der negativen Größen in die Weltweisheit einzuführen:<br />
To be sure, KANT (1763), pp. 33 f. deals with polarity and electricity without referring<br />
to Symmer. Instead, he takes his cue from Aepinus’s “unitarian” assumptions (see above, end of<br />
§ II) which maintain the universality of repulsion between all particles of matter. 39<br />
Aepinus assume un ruolo di primo piano per lo studio <strong><strong>dell</strong>a</strong> teoria <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia<br />
di Kant, in quanto pone notevole interesse ed attenzione alla forza repulsiva nei<br />
fenomeni elettrici. 40<br />
Se già nel 1756 Kant parlava <strong><strong>dell</strong>a</strong> sfera <strong>dell</strong>e monadi fisiche e <strong>dell</strong>’azione<br />
esercitata dalla repulsione con una misura proporzionale all’inverso del cubo <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
distanza, è nel saggio del 1763 che Kant riconosce effettivamente il merito<br />
<strong>dell</strong>’approccio di Aepinus nel voler unificare magnetismo e elettricità, ma soprattutto<br />
ritiene che dai fenomeni elettrici e magnetici possa essere trovata la legge che esprime<br />
in termini matematici la repulsione.<br />
Kant, inoltre, mostrava interesse per la teoria di Aepinus, perché questa era<br />
compatibile con la presupposizione di un medium materiale, ovvero l’etere, capace di<br />
spiegare molteplici fenomeni in <strong>natura</strong>. 41<br />
Kant era fermo sostenitore, infatti, non solo <strong>dell</strong>’esigenza di un’unità sistematica<br />
dei fenomeni <strong>natura</strong>li, ma anche che questa passasse sia attraverso principi<br />
trascendentali, sia attraverso un loro corrispettivo materiale.<br />
38<br />
W. Bonsiepen, Die Begründung einer Naturphilosophie bei Kant, Schelling, Fries und Hegel, Frankfurt<br />
am Main 1997, p. 236.<br />
39<br />
A. Nordmann, From “Electricity Minus” to “-E”: Attempts to Introduce the Concept of Negative<br />
Magnitude into Worldly Wisdom, in Nuova Voltiana, Pavia 2003, p. 8 nota.<br />
40<br />
Nordmann, p. 4: “The second, empirical difficulty is more straightforward and had to be addressed. It<br />
concerns the mutual repulsion of negatively charged bodies, a phenomenon unaccounted for by Franklin’s<br />
theory: why should the mere lack of electrical fire give rise to a very definite repulsive force? Franz<br />
Ulrich Aepinus showed in 1759 that, for this and more principled reasons, Franklin’s theory had to be<br />
amended by the assumption that negatively electrified matter will repel similar matter. Though Franklin’s<br />
view as appended by Aepinus’s assumption is said to have currency even today, there is something<br />
obviously awkward and inelegant, if not ad hoc about this assumption”.<br />
41<br />
Kant, Versuch den Begriff der negativen Größen in die Weltweisheit einzuführen, KGS II, pp. 185-187.<br />
165
Di questa esigenza kantiana si ha traccia in epoca critica anche in uno scritto<br />
minore, ma che riveste grande importanza: Über die Vulkane im Monde.<br />
4.2 L’influenza <strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica e <strong><strong>dell</strong>a</strong> chimica in Über die Vulkane im Monde<br />
Über die Vulkane im Monde è un breve saggio specialistico del 1785, scritto un<br />
anno prima <strong><strong>dell</strong>a</strong> pubblicazione dei Metaphysische Anfangsgrunde der<br />
Naturwissenschaft. Possono essere svolte importanti considerazioni a partire dall’analisi<br />
del breve trattato sulla <strong>natura</strong> e l’origine dei crateri riscontrati dalle osservazioni<br />
telescopiche sul satellite terrestre. Si nota, infatti, che Kant si teneva costantemente<br />
aggiornato sui risultati <strong>dell</strong>e ricerche contemporanee in ambito astronomico, sugli studi<br />
<strong>dell</strong>’elettricità e <strong><strong>dell</strong>a</strong> chimica dei gas.<br />
In questo scritto Kant si confronta con Herschel e Buffon, oltre che con<br />
Beccaria, Aepinus, Crawford e Lichtenberg.<br />
In particolare Kant era a conoscenza dei risultati <strong><strong>dell</strong>a</strong> scoperta di Herschel di un<br />
cratere lunare, pubblicati nel 1783 e basati sulle osservazioni del nipote di Beccaria e di<br />
Don Antonio de Ulloa (1716-1795). Lo scritto kantiano è pervaso da una vena polemica<br />
nei confronti di Herschel e <strong><strong>dell</strong>a</strong> sua spiegazione sui dati raccolti. Kant, dopo aver<br />
riportato le dimensioni dei dati osservati, nota che la lunghezza del diametro del cratere<br />
lunare osservato è notevolmente inferiore a quella dei crateri terrestri. La critica di Kant<br />
parte da un assunto metodologico: se il sistema osservato, la Luna, diviene oggetto di<br />
indagine per analogia con la Terra, allora i dati riscontrati sul satellite devono essere<br />
commisurati ai fenomeni <strong><strong>dell</strong>a</strong> crosta terrestre, sia per <strong>natura</strong> che per dimensioni.<br />
Le dimensioni del cratere osservato da Herschel sono incommensurabilmente<br />
più grandi di quelle del cratere del Vesuvio, il cui diametro fu misurato da Della<br />
Torre. 42<br />
Si rivela così la profonda osservazione critica di Kant nei confronti di Herschel,<br />
non senza una punta di sarcasmo:<br />
Alsdann aber hat Hrn. Herschel Beobachtung zwar die Idee von Vulkanen im Monde<br />
bestätig, aber nur von solchen, deren Krater weder von ihm noch von jemand anders gesehen<br />
worden ist, noch gesehen werden kann; hingegen hat sie nicht die Meinung bestätig, dass sie<br />
sichtbaren ringförmigen Konfigurationen auf der Mondsflache vulkanische Kraters waren.<br />
Denn das sind sie (wenn man hier nach er Analogie mit ähnlichen großen Bassins auf der Erde<br />
urteilen soll) aller Wahrscheinlichkeit nach nicht. 43<br />
42 Giovanni Maria <strong><strong>dell</strong>a</strong> Torre pubblicò nel 1755 Storia e fenomeni del Vesuvio.<br />
43 I. Kant, Über die Vulkane im Monde, KGS VIII, p. 71.<br />
166
Secondo Kant, dunque, a partire non solo dal parametro <strong><strong>dell</strong>a</strong> forma (Gestalt) ma<br />
anche da quello <strong><strong>dell</strong>a</strong> grandezza (Grösse), è necessario precisare che non c’è alcuna<br />
prova diretta per stabilire che i crateri osservati da Herschel siano di <strong>natura</strong> vulcanica.<br />
L’osservazione di Kant è quanto mai pertinente.<br />
La causa che avrebbe generato una tale conformazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> crosta lunare non<br />
risiede in un’eruzione vulcanica e sulla base degli attuali studi sappiamo che sono<br />
entrati in gioco altri fattori <strong>nella</strong> determinazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> crosta lunare. Kant avanza<br />
un’ipotesi in linea con la teoria fluidistica:<br />
Ich denke: dass, wenn man sich die Erde ursprünglich als ein im Wasser aufgelöstes<br />
Chaos vorstellt, die ersten Eruptionen, die allerwärts, selbst aus der größten Tiefe entspringen<br />
mussten, atmosphärisch (im eigentlichen Sinn des Worts) gewesen sein werden. Denn man kann<br />
sehr wohl annehmen: dass unser Luftmeer (Aerosphäre), das sich jetzt über der Erdfläche<br />
befindet, vorher mit den übrigen Materien der Erdmasse in einem Chaos vermischt gewesen;<br />
dass es zusamt vielen andern elastischen Dünsten aus der erhitzten Kugel gleichsam in großen<br />
Blasen ausgebrochen; in diese Ebullition (davon kein Teil der Erdfläche frei war) die Materien,<br />
welche die ursprünglichen Gebirge ausmachen, kraterförmig ausgeworfen und dadurch die<br />
Grundlage zu allen Bassins der Ströme, womit als den Maschen eines Netzes das ganze feste<br />
Land durchwirkt ist, gelegt habe. 44<br />
La terra viene rappresentata originariamente come un caos di materiali disciolti<br />
in acqua e le eruzioni verificatesi in questo stadio iniziale devono essere classificate<br />
come eruzioni atmosferiche:<br />
Also war die erste bildende Ursache der Unebenheiten der Oberfläche eine<br />
atmosphärische Ebullition, die ich aber lieber chaotisch nennen möchte, um den ersten Anfang<br />
derselben zu bezeichnen. 45<br />
In questo stadio primordiale di ebollizione in cui le sostanze <strong>dell</strong>’atmosfera<br />
terrestre erano mescolate con altre sostanze <strong><strong>dell</strong>a</strong> crosta si verificarono eruzioni da cui si<br />
sarebbero formati sia le montagne che i bacini acquiferi. A questo punto Kant si<br />
confronta con la tesi di Buffon, 46<br />
secondo cui i bacini d’acqua sarebbero sorti a seguito<br />
44<br />
Über die Vulkane im Monde, KGS VIII, p. 72<br />
45<br />
Über die Vulkane im Monde, KGS VIII, p. 73.<br />
46<br />
L'opera di Buffon diede un contributo decisivo alla geologia, alla biologia e alla filosofia <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong><br />
del Settecento. Alle descrizioni minuziose dei <strong>natura</strong>listi del primo Settecento che ricercavano <strong>nella</strong><br />
<strong>natura</strong> la perfezione meccanica del disegno divino, ricostruito nei termini di una <strong>scienza</strong> e di una filosofia<br />
di derivazione cartesiana, Buffon contrappose una visione plastica e immediata degli animali,<br />
specialmente quadrupedi e uccelli, più vicini all'esperienza applicata e quotidiana <strong>dell</strong>'uomo, e nello<br />
stesso tempo elaborò una nuova concezione <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> e <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>, superando, sulla scorta di<br />
Newton e Locke, la concezione meccanicistica cartesiana: la materia non è passiva, ma attiva. La <strong>natura</strong><br />
non deve quindi essere riportata a un disegno statico e prestabilito, ma a un ordine autonomo di leggi, a<br />
un processo continuo di interazione fra cause ed effetti che deve essere seguito risalendo al passato. In tal<br />
modo la storia <strong>natura</strong>le diviene storia <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>. La sua grande opera inizia infatti con una Histoire et<br />
théorie de la Terre, una trattazione geologica e cosmologica (integrata nel 1778 con le Époques de la<br />
167
di alluvioni e grandi perturbazioni atmosferiche. L’idea di Kant è quella di avvalorare<br />
un’ipotesi secondo cui alcune montagne si sarebbero formate a seguito di eruzioni.<br />
Tuttavia le eruzioni vulcaniche non possono essere le uniche cause <strong><strong>dell</strong>a</strong> conformazione<br />
idrogeologica <strong><strong>dell</strong>a</strong> terra e devono avere una datazione più tarda. 47<br />
Nonostante la vena polemica e le critiche di Kant alle tesi di Herschel e Buffon,<br />
dal testo emerge l’importanza che essi ricoprono per l’elaborazione di una teoria<br />
cosmogonica unitaria:<br />
Der Nutzen nun, den der Gedanke obgedachter berühmter Männer haben kann, und den<br />
die Herschelsche Entdeckung, obzwar nur indirekt, bestätigt, ist in Ansehung der Kosmogonie<br />
von Erheblichkeit: dass nämlich die Weltkörper ziemlich auf ähnliche Art ihre erste Bildung<br />
empfangen haben. Sie waren insgesamt anfänglich in flüssigem Zustande; das beweiset ihre<br />
kugelrunde und, wo sie sich beobachten lässt, auch nach Maßgabe. 48<br />
In questo contesto Kant abbraccia la teoria fluidistica per spiegare l’origine <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
terra e dei corpi celesti e questo si traduce, come si è visto nelle pagine <strong><strong>dell</strong>a</strong> terza<br />
Critica, anche nell’applicazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> teoria del calorico alle formazioni cristalline e ai<br />
composti chimici. Stabilita la medesima origine <strong><strong>dell</strong>a</strong> formazione dei corpi celesti da<br />
uno stato fluido generato dal calore, Kant afferma la necessaria esistenza di un elemento<br />
originario (Wärmestoff) da cui potesse essere innescato il processo di formazione dei<br />
pianeti. 49 Si nota facilmente, dunque, che la presupposizione <strong>dell</strong>’esistenza di una<br />
materia cosmica diffusa nell’universo non è certo una tematica pertinente ai manoscritti<br />
<strong>dell</strong>’Opus postumum, 50<br />
ma permea tutta la produzione kantiana e ricopre un’ importanza<br />
nature) <strong>nella</strong> quale Buffon rompe con la cosmogonia mosaica e suppone che la Terra abbia ca. 75.000<br />
anni e che la causa più importante <strong>dell</strong>e sue trasformazioni non sia stato il diluvio biblico, ma l'insieme di<br />
fattori <strong>natura</strong>li che agiscono lentamente e tuttora, come il calore e l'erosione <strong>dell</strong>e acque. Qui, tra l'altro,<br />
espone la nota ipotesi sull'origine <strong><strong>dell</strong>a</strong> Terra staccatasi dalla materia incandescente del Sole per l'urto di<br />
una cometa e sulla cui superficie, raffreddatasi in epoche successive, la vita è sorta per effetto <strong>dell</strong>e sole<br />
forze <strong>natura</strong>li.<br />
47 Über die Vulkane im Monde, KGS VIII, p. 74: “Unter einem allgemeinen Ozean, wie Buffon will, und<br />
durch Seeströme im Grunde desselben lässt sich eine Wegwaschung nach einer solchen Regel gar nicht<br />
denken: weil unter dem Wasser kein Abfluss nach der Abschüssigkeit des Bodens, die doch hier das<br />
Wesentlichste ausmacht, möglich ist. Die vulkanischen Eruptionen scheinen die spätesten gewesen zu<br />
sein, nämlich nachdem die Erde schon auf ihrer Oberfläche fest geworden war. Sie haben auch nicht das<br />
Land mit seinem hydraulisch regelmäßigen Bauwerk zum Ablauf der Ströme, sondern etwa nur einzelne<br />
Berge gebildet, die in Vergleichung mit dem Gebäude des ganzen festen Landes und seiner Gebirge nur<br />
eine Kleinigkeit sind”.<br />
48 Über die Vulkane im Monde, KGS VIII, p. 74.<br />
49 Si noti qui la variante che, però, è solo in forma di approfondimento <strong>dell</strong>e tesi del 1755 in cui Kant<br />
parlava di affinità tra le molecole degli elementi e ascriveva la forza repulsiva e non attrattiva a tali<br />
processi chimici. In questo contesto Kant sta muovendo una forte critica a Buffon, accusandolo, sebbene<br />
implicitamente, di non spingere alle estreme conseguenze e di non dare un fondamento alla sua posizione.<br />
Buffon, infatti, faceva generare il calore che fluidificava la massa dei pianeti in formazione al calore del<br />
sole, ma non spiegava da dove derivasse il calore prodotto dal sole stesso.<br />
50 Cfr. Opus postumum, KGS XXI, p. 301: “Alle Materien die jetzt fest sind, sind vorher geflossen<br />
gewesen. Das sieht man an Metallen, Steinen, vegetabilischen Produkten als Holtz Flachs, Hanf, oder<br />
animalischen Seide, Fleischfasern Knochen etc. Zum flüssigen Zustande aber ward vorher Wärmestoff<br />
168
capitale per fondare la cosmologia kantiana. Dal 1755 Kant non aveva smesso di<br />
interrogarsi sulla <strong>natura</strong> <strong>dell</strong>e forze agenti in <strong>natura</strong> e si era interessato alla letteratura<br />
scientifica che studiava per via sperimentale il comportamento elastico dei corpi, alla<br />
teoria fluidistica, a quella <strong>dell</strong>’elettricità e alla chimica, poiché vedeva in queste la<br />
possibilità di ritrovare una spiegazione <strong>dell</strong>e molteplici forze <strong>natura</strong>li da unificare.<br />
Kant puntualizza, infatti, che l’elemento originario, presente in forma di vapore<br />
diffuso in tutto l’universo, ha formato i pianeti dapprima grazie all’attrazione chimica e<br />
poi soprattutto grazie a quella cosmologica, generando un calore diffuso:<br />
Wenn man annimmt (welches auch aus andern Gründen sehr wahrscheinlich ist), dass<br />
der Urstoff aller Weltkörper in dem ganzen weiten Raume, worin sie sich jetzt bewegen,<br />
Anfangs dunstförmig verbreitet gewesen, und sich daraus nach Gesetzen zuerst der chemischen,<br />
hernach und vornehmlich der kosmologischen Attraktion gebildet haben: so geben Crawfords<br />
Entdeckungen einen Wink, mit der Bildung der Weltkörper zugleich die Erzeugung so großer<br />
Grade der Hitze, als man selbst will, begreiflich zu machen. Denn wenn das Element der Wärme<br />
für sich im Weltraum allerwärts gleichförmig ausgebreitet ist, sich aber nur an verschiedene<br />
Materien in dem Maße hängt, als sie es verschiedentlich anziehen; wenn, wie er beweiset,<br />
dunstförmig ausgebreitete Materien weit mehr Elementarwärme in sich fassen und auch zu einer<br />
dunstförmigen Verbreitung bedürfen, als sie halten können, sobald sie in den Zustand dichter<br />
Massen übergehen, d. i. sich zu Weltkugeln vereinigen: so müssen diese Kugeln ein Übermaß<br />
von Warmmaterie über das natürliche Gleichgewicht mit der Warmmaterie im Raume, worin sie<br />
sich befinden, enthalten; d. i. ihre relative Wärme in Ansehung des Weltraums wird<br />
angewachsen sein. 51<br />
E’ evidente in questo passaggio il riferimento ad A. Crawford. Fisico e<br />
professore di chimica a Londra, Crawford (1749-1795) scrisse nel 1779 Experiments<br />
and Observations on Animal and Heat and the Inflamation of Combustible Bodies ...<br />
etc. 52<br />
Crawford è tra i precursori <strong><strong>dell</strong>a</strong> termodinamica e apparteneva agli esponenti <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
teoria fluidistica. Questo approccio qualitativo al meccanismo di formazione dei corpi<br />
viene ripreso da Kant nel testo, laddove afferma che la rarefazione originaria deve<br />
dipendere dal grado di attrazione che unisce la materia diffusa nell’universo. Ma questa<br />
attrazione a sua volta dipende dalla quantità <strong><strong>dell</strong>a</strong> sostanza che forma il corpo. In sintesi<br />
Kant concordava con Crawford che quanto più calore viene prodotto, tanto più è<br />
erfordert. Also ist alle Materie in welcher Relation die Theile derselben auch unter einander stehen mögen<br />
in solche doch immer zuerst durch jenen bewegenden Urstoff gesetzt worden“.<br />
51<br />
Über die Vulkane im Monde, KGS VIII, pp. 74-75.<br />
52<br />
A. Crawford, Experiments and Observations on Animal and Heat and the Inflamation of Combustible<br />
Bodies ... etc London, 1779. Su questo si veda anche la nota di Adickes, KGS VIII, p. 477). Uscì anche<br />
una traduzione italiana Del calore animale e <strong><strong>dell</strong>a</strong> combustione. Sperienze ed osservazioni di A.<br />
Crawford, trad. a cura di G. Venturoli, Bologna 1800; ristampa Bibliobazaar 2008. In particolare si veda<br />
in quest’ultima edizione per la composizione <strong>dell</strong>’atmosfera e le eruzioni vulcaniche p. 420; per<br />
l’attrazione chimica, pp. 256; 307-309.<br />
169
presente la quantità di sostanza a cui il calorico può legarsi: il calore è direttamente<br />
proporzionale alla quantità <strong><strong>dell</strong>a</strong> sostanza. 53<br />
Oltre ad essere utile per comprendere la posizione kantiana nel panorama a lui<br />
contemporaneo, questo breve testo svela uno dei principali intenti <strong>dell</strong>’indagine<br />
kantiana. Kant intende perseguire un obiettivo che ritiene imprescindibile per la <strong>scienza</strong>,<br />
ovvero, quello di fornire un principio di derivazione e spiegazione universale <strong>dell</strong>e<br />
eruzioni terrestri, ma anche lunari e solari:<br />
Auch würde uns die gebirgichte Bildung der Oberflächen der Weltkörper, auf welche<br />
unsere Beobachtung reicht, der Erde, des Mondes und der Venus, aus atmosphärischen<br />
Eruptionen ihrer ursprünglich erhitzten chaotisch = flüssigen Masse als ein ziemlich<br />
allgemeines Gesetz erscheinen. Endlich würden die vulkanischen Eruptionen aus der Erde, dem<br />
Monde und sogar der Sonne (deren Kraters Wilson in den Flecken derselben sah, indem er ihre<br />
Erscheinungen, wie Huygens die des Saturnringes sinnreich untereinander verglich) ein<br />
allgemeines Prinzip der Ableitung und Erklärung bekommen. 54<br />
Nell’ultima parte del saggio, la critica a Buffon si sposta sul piano <strong>dell</strong>’ipotesi di<br />
derivazione idrografica del pianeta terra al suo metodo. Questa è una notevole<br />
differenza rispetto allo scritto del 1755, in cui Kant consacrava le intuizioni <strong><strong>dell</strong>a</strong> teoria<br />
di Buffon, sia a livello <strong>natura</strong>listico che cosmologico, come una <strong>dell</strong>e più grandi che<br />
l’umanità avesse conosciuto. Secondo Kant un approccio metodologico come quello di<br />
Buffon non garantisce alcun avanzamento per la ricerca perché pone a fondamento di<br />
processi <strong>natura</strong>li l’azione divina:<br />
Wollte man hier den Tadel, den ich oben in Buffons Erklärungsart fand, auf mich<br />
zurückschieben und fragen: woher kam denn die erste Bewegung jener Atomen im Weltraume?<br />
So würde ich antworten: dass ich mich dadurch nicht anheischig gemacht habe, die erste aller<br />
Naturveränderungen anzugeben, welches in der Tat unmöglich ist. 55<br />
Lo scritto si conclude nel pieno <strong>dell</strong>o spirito <strong><strong>dell</strong>a</strong> Critica <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione pura e<br />
<strong>dell</strong>e conquiste <strong><strong>dell</strong>a</strong> filosofia trascendentale. Grazie al catartico <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione, alla<br />
Dialettica trascendentale, Kant aveva rivelato che la <strong>natura</strong> come un tutto, sebbene mai<br />
direttamente conoscibile, costituisce il problema da cui si origina il bisogno stesso <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
ragione di ricercare l’origine, seguendo catene causali, di processi di volta in volta<br />
53 Über die Vulkane im Monde, KGS VIII, p. 75: “Da die letztere nun auf den Grad der Anziehung, die<br />
den zerstreuten Stoff vereinigte, diese aber auf die Quantität der Materie des sich bildenden Weltkörpers<br />
ankommt: so musste die Größe der Erhitzung der letzteren auch proportionirlich sein. Auf die Weise<br />
würden wir einsehen, warum der Zentralkörper (als die größte Masse in jedem Weltsystem) auch die<br />
größte Hitze haben und allerwärts eine Sonne sein könne; im gleichen mit einiger Wahrscheinlichkeit<br />
vermuten, dass die höhern Planeten, weil sie teils meistens größer sind, teils aus verdünnterem Stoffe<br />
gebildet worden als die niedrigern, mehr innere Wärme als diese haben können, welche sie auch (da sie<br />
von der Sonne beinahe nur Licht genug zum sehen bekommen) zu bedürfen scheinen”.<br />
54 Über die Vulkane im Monde, KGS VIII, p. 75.<br />
55 Über die Vulkane im Monde, KGS VIII, pp. 75-76.<br />
170
considerati dalla storia degli uomini e dalla storia <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>, che si trasforma<br />
inevitabilmente in storia <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong>:<br />
Dennoch aber halte ich es für unzulässig, bei einer Naturbeschaffenheit, z. B. der Hitze<br />
der Sonne, die mit Erscheinungen, deren Ursache wir nach sonst bekannten Gesetzen<br />
wenigstens mutmaßen können, Ähnlichkeit hat, stehen zu bleiben und verzweifelter Weise die<br />
unmittelbare göttliche Anordnung zum Erklärungsgrunde herbei zu rufen. Diese letzte muss<br />
zwar, wenn von Natur im Ganzen die Rede ist, unvermeidlich unsere Nachfrage beschließen;<br />
aber bei jeder Epoche der Natur, da keine derselben in einer Sinnenwelt als die schlechthin erste<br />
angegeben werden kann, sind wir darum von der Verbindlichkeit nicht befreit, unter den<br />
Weltursachen zu suchen, so weit es uns nur möglich ist, und ihre Kette nach uns bekannten<br />
Gesetzen, so lange sie aneinander hängt, zu verfolgen. 56<br />
Come mostra il prossimo paragrafo, a questo scritto fa da pendant un altro breve<br />
saggio, Etwas über den Einfluß des Mondes auf die Witterung del 1794, in cui Kant<br />
riprende alcune osservazioni sull’origine e la <strong>natura</strong> <strong>dell</strong>’atmosfera terrestre e lunare, ma<br />
con un impianto teorico molto più interessante ai fini di questa ricerca, perché teso a<br />
risolvere il problema epistemologico di un gap tra teoria ed esperienza <strong>nella</strong> pratica<br />
scientifica applicata ad un caso specifico.<br />
4.3 La conferma <strong>dell</strong>’ipotesi cosmologica: il confronto con Herschel<br />
A seguito <strong>dell</strong>o sviluppo di ricerche cosmologiche come quella di W. Herschel<br />
(1738-1822), negli anni ’90 Kant ritorna a confrontarsi direttamente con la sua ipotesi<br />
cosmologica presentata in Allgemeine Naturgeschichte und Theorie des Himmels<br />
(1755). William Herschel è passato alla storia anche come colui che fu in grado di<br />
costruire più di 400 telescopi, di cui il più famoso è quello dotato di una lente focale di<br />
12 m e un’apertura di 126 cm di diametro [figura 4.3]. 57<br />
Grazie a questo strumento <strong>nella</strong><br />
sua carriera Herschel scoprì due lune di Saturno, Mimas and Enceladus (1789), e due<br />
lune di Urano Titania e Oberon.<br />
56<br />
Über die Vulkane im Monde, KGS VIII, p. 76.<br />
57<br />
Cfr. E. S. Holden, Sir William Herschel: His Life and Works. New York 1881; J. B. Sidgwick, William<br />
Herschel: Explorer of the Heavens. London 1953; B. Lovell, Herschel's Work on the Structure of the<br />
Universe; in Notes and Records of the Royal Society of London, Vol. 33, n.1, 1978, pp. 57-75.<br />
171
Figura 4.3 Immagine del telescopio (12 m) di Herschel.<br />
Lavorò, inoltre, alla creazione di un catalogo esteso <strong>dell</strong>e nebulose e sulle stelle<br />
doppie: fu il primo a scoprire che la maggior parte <strong>dell</strong>e stelle doppie non sono illusioni<br />
ottiche, ma vere e proprie stelle binarie e, dunque, diede una prima evidenza <strong><strong>dell</strong>a</strong> legge<br />
di gravitazione di Newton applicata al di fuori del sistema solare. 58<br />
Herschel elaborò un metodo per scoprire se vi fosse un legame tra l’attività<br />
solare e il clima terrestre, ovvero collezionare le variazioni di prezzo del grano poteva<br />
essere una misurazione indiretta <strong>dell</strong>e condizioni meteorologiche. Herschel teorizzò che<br />
il prezzo del grano fosse connesso al raccolto e dunque alle condizioni climatiche di<br />
ogni anno.<br />
Questo tentativo non ebbe successo, perché mancavano osservazioni precedenti<br />
del sole con cui comparare il prezzo del grano, sebbene tecniche simili furono usate<br />
successivamente con successo. I riferimenti in Etwas über den Einfluß des Mondes auf<br />
die Witterung ai vantaggi che la navigazione e l’agricoltura possono trarre dagli studi<br />
sull’influenza <strong><strong>dell</strong>a</strong> luna sulle condizioni atmosferiche lasciano intravedere che Kant<br />
avesse ben presente il tentativo di Herschel di studiare tale influenza attraverso la<br />
ricostruzione <strong>dell</strong>’andamento del prezzo del grano, istituendo un legame forte tra ciclo<br />
economico produttivo, fenomeni <strong>natura</strong>li e sperimentazione scientifica.<br />
In secondo luogo, Herschel spinse le sue speculazioni fino a ritenere che ogni<br />
pianeta fosse abitato, anche il Sole. egli credeva, infatti, che il Sole avesse una<br />
superficie solida fredda protetta dalla sua atmosfera calda, coperta da una coltre di nubi<br />
e che essa fosse abitata da esseri con una testa di proporzioni superiori a quella <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
58 Famosi sono anche gli studi di Herschel sul moto <strong>dell</strong>e stelle. In On the Proper Motion of the Solar<br />
System in Space (1783) affermò che il sistema solare si muoveva nello spazio e determinò la direzione<br />
approssimativa di questo movimento. Herschel concluse, inoltre, dagli studi sulla Via Lattea, che questa<br />
avesse la forma di un disco.<br />
172
azza umana. Herschel riteneva che tali creature avessero una testa così grande perché<br />
fu calcolato che una testa come quella umana a quelle condizioni atmosferiche sarebbe<br />
esplosa. Le ipotesi che riguardavano la vita sul Sole traevano origine dall’osservazione<br />
del movimento <strong>dell</strong>e macchie solari sulla sua superficie. 59<br />
Su questi argomenti Herschel<br />
non incontrò il favore di Kant, il quale aveva sì trattato <strong><strong>dell</strong>a</strong> possibilità <strong><strong>dell</strong>a</strong> vita su<br />
altri pianeti nel 1755, ma non riteneva possibile, almeno in età matura, l’esistenza <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
vita su ogni pianeta del sistema Solare. Tuttavia, in comune con Herschel, Kant aveva<br />
un’idea dinamica <strong>dell</strong>o sviluppo dei pianeti del sistema Solare.<br />
In terzo luogo, un confronto con l’opera di Herschel può essere fruttuoso<br />
tenendo presente la sua scoperta <strong><strong>dell</strong>a</strong> radiazione infrarossa. Nel 1800 osservando<br />
macchie solari usò dei filtri e quando usava quello rosso trovò molto calore prodotto.<br />
Herschel scoprì la radiazione infrarossa facendo passare la luce solare attraverso un<br />
prisma e posizionando un termometro proprio dopo la fine del rosso alla fine <strong>dell</strong>o<br />
spettro visibile.<br />
Questo termometro doveva controllare la misura <strong><strong>dell</strong>a</strong> temperatura <strong>dell</strong>’aria<br />
circostante. Herschel vide che la temperatura più alta si registrava dopo lo spettro<br />
visibile. Ulteriori esperimenti condussero Herschel a concludere che doveva esserci una<br />
forma invisibile di luce oltre lo spettro visibile. Le ricerche di Herschel non erano un<br />
caso isolato in Europa, soprattutto in Inghilterra. L’esperimento di Young, capace di<br />
mostrare la <strong>natura</strong> ondulatoria <strong><strong>dell</strong>a</strong> luce, fu realizzato nel 1801, ma esperimenti con<br />
lamelle per studiare i fenomeni <strong>dell</strong>’interferenza erano assai noti, anche a Kant, come<br />
testimoniano alcuni passi <strong>dell</strong>’Opus postumum. 60<br />
Forse è proprio grazie a queste scoperte che Kant arrivò alla metà degli anni ’90<br />
a pensare la possibilità di corpi oscuri (dunkele Körpern) che si sottraggono<br />
all’osservazione e la cui esistenza avrebbe spiegato deviazioni e apparenti anomalie dei<br />
movimenti di corpi celesti remoti.<br />
L’occasione diretta, però, del confronto con Herschel sorge dalla pubblicazione<br />
di Über den Bau des Himmels di Herschel, la cui edizione tedesca era stata curata da J.<br />
F. Gensichen e che Kant aveva ben presente. Sia A. Cozzi che P. Grillenzoni ricordano<br />
le parole di Kant, riportate nell’edizione <strong>dell</strong>e opere kantiane curata da Hartenstein. Nel<br />
1791 Kant avrebbe dichiarato:<br />
59<br />
Cfr. W. Soon, S. H. Yaskell, The Maunder Minimum and the variable sun-earth connection, Singapore<br />
2003, pp. 88-89.<br />
60<br />
Opus postumum, KGS XXI, p. 339; XXII, pp. 185-186.<br />
173
Grande è la probabilità <strong><strong>dell</strong>a</strong> mia teoria sull’anello di Saturno, la cui origine devesi a<br />
materia gassosa emanata dal pianeta e mossa secondo le leggi <strong>dell</strong>e forze centrali.<br />
L’osservazione spiega e conferma questa mia teoria estendendola anche alla formazione dei<br />
grandi astri, da me, del resto, dedotta in base alle stesse leggi, con la sola differenza che questi<br />
traggono la loro forza d’impulso dalla caduta <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia primitiva sotto il dominio del peso<br />
universale, e non dalla rotazione assiale del corpo di centro. La probabile verità di questa teoria<br />
diventa ancora più certa, se si tiene conto di un complemento aggiunto più tardi e che vanta<br />
l’approvazione <strong>dell</strong>’aulico Consigliere Lichtenberg: il vapore originariamente diffuso nello<br />
spazio, che conteneva allo stato elastico, le infinite varietà <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia, ha dato origine agli<br />
astri sotto l’esclusiva azione <strong>dell</strong>’affinità chimica. Quando cioè le molecole dotate di tale<br />
affinità venivano ad incontrarsi cadendo, annientavano reciprocamente la propria elasticità e si<br />
combinavano in masse più dense. Il calore risultante dalla combinazione dava vita ai corpi<br />
maggiori <strong>dell</strong>’universo, ai soli per irradiazione luminosa all’esterno, e ai corpi minori, i pianeti,<br />
per il calore interno. 61<br />
Gensichen 62<br />
La lettera del 19 aprile 1791, conservata in lingua inglese, fu inviata da Kant a<br />
e può essere un primo indizio per ricostruire la visione kantiana<br />
<strong>dell</strong>’universo <strong>nella</strong> sua tarda produzione. Le osservazioni di Kant sono state inserite<br />
nell’edizione da Gensichen come note di chiusura e con l’aggiunta di una<br />
considerazione sul ruolo <strong><strong>dell</strong>a</strong> cosmologia kantiana. Ma andiamo a vedere più da vicino<br />
che cosa preme a Kant puntualizzare:<br />
In primo luogo che la rappresentazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> Via Lattea, come un sistema di soli che si<br />
muovono, molto simile al nostro sistema planetario, è stata data da me sei anni prima di quella<br />
simile pubblicata da Lambert nelle sue lettere cosmologiche. 63<br />
Innanzitutto Kant vuole puntualizzare la priorità <strong><strong>dell</strong>a</strong> sua ipotesi sulla<br />
costituzione <strong><strong>dell</strong>a</strong> via Lattea, rispetto a quella proposta nelle Kosmologische Briefe über<br />
die Einrichtung des Weltbaues di J. H. Lambert nel 1761, sei anni dopo la pubblicazione<br />
kantiana. In particolare Kant si sta riferendo alle lettere X e XI 64<br />
in cui Lambert fornisce<br />
una spiegazione non dissimile da quella che Kant aveva dato nell’opera del 1755 sulla<br />
costituzione <strong><strong>dell</strong>a</strong> nebulosa come struttura costituita da sistemi solari rotanti attorno a un<br />
61 Cfr. Storia universale <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> e teoria del cielo, a cura di A. Cozzi, p. 81 nota; P. Grillenzoni,<br />
Kant e la <strong>scienza</strong>, vol. I, Milano 1998, p. 383 nota. Grillenzoni segnala qui uno shift, secondo cui a<br />
distanza di trentasei anni Kant avrebbe riletto in chiave chimica la sua teoria. Sulla base di quanto<br />
argomentato nel paragrafo precedente, è chiaro invece che Kant tenesse in considerazione questo aspetto<br />
già dai primi anni ’80 e anche nel periodo precritico, sebbene in forma più embrionale, presentava la<br />
predilezione per l’interazione e l’integrazione tra fisica e chimica, tra spiegazione dinamica e meccanica<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> materia e <strong>dell</strong>e sue forze.<br />
62 Kant, Briefwechsel, 446, KGS, XI, pp. 252-3.<br />
63 Briefwechsel, 446, KGS, XI, p. 252: “1st that the representation of the milky way, as a system of<br />
moving suns, resembling our planetary system, is given by me, six years before the similar one, published<br />
by Lambert in his cosmological letters.”<br />
64 Lambert, Kosmologische Briefe über die Einrichtung des Weltbaues, Augsburg 1761, pp. 145-6; 158.<br />
174
centro comune di attrazione. 65<br />
Nella lettera di Kant a Gensichen, compare una seconda<br />
puntualizzazione:<br />
In secondo luogo che la rappresentazione <strong>dell</strong>e stelle nebulose, come un numero<br />
qualsivoglia di galassie remote, in conformità a quanto riporta Erxleben <strong>nella</strong> sua filosofia<br />
<strong>natura</strong>le del 1772, p. 540, e come ancora compare <strong>nella</strong> nuova edizione, argomentata dal<br />
consigliere Lichtenberg, non è un’idea di Lambert, il quale piuttosto suppose che esse (o al<br />
massimo una di esse) fossero corpi oscuri. 66<br />
In questo passo invece Kant prende le distanze dall’interpretazione di Erxleben<br />
(Anfangsgründe der Naturlehre, 1772) e Lichtenberg <strong>dell</strong>’opera di Lambert. Secondo<br />
Kant, infatti, entrambi riportano in modo scorretto l’ipotesi che Lambert propugnava<br />
circa la <strong>natura</strong> <strong>dell</strong>e nebulose. Per Lambert questi non erano altro che corpi oscuri,<br />
illuminati da altri soli, mentre per Kant erano galassie remote proprio come la via<br />
Lattea. Kant tende a rivendicare con forza questo punto che segna un maggior distacco<br />
dalla teoria cosmologica di Lambert. 67<br />
Se la prima parte <strong><strong>dell</strong>a</strong> lettera a Gensichen può<br />
essere vista come una presa di distanza da Lambert e una rivendicazione di una teoria<br />
cosmologica indipendente, la seconda parte <strong><strong>dell</strong>a</strong> lettera è una chiara presa di posizione<br />
di Kant sul valore <strong>dell</strong>e sue ipotesi cosmologiche. Kant, in effetti, riuscì a svolgere già<br />
nel 1755 importanti riflessioni sulla costituzione di Saturno, in particolare sulla struttura<br />
e il comportamento dei suoi anelli:<br />
In terzo luogo, che io abbia rappresentato molto tempo fa, in modo molto vicino a<br />
quello che le osservazioni hanno insegnato, la produzione e la conservazione <strong>dell</strong>’anello di<br />
Saturno, secondo la sola legge <strong><strong>dell</strong>a</strong> forza centripeta, che sembra ora essere ben confermata,<br />
ovvero: una polvere che si muove attorno al suo centro (che è al tempo stesso quello di<br />
Saturno), che è composta di particelle, non regolari, ma rotanti indipendentemente e che<br />
compiono le loro orbite in tempi differenti secondo la loro distanza dal centro; in base a ciò<br />
sembrano essere sanciti una volta per tutte il tempo di rotazione sul suo asse, che io ho inferito<br />
da ciò, e la sua superficie piana. 68<br />
65 Anche di questo Lambert parla diffusamente. Cfr. Lambert (1761), p. 219.<br />
66 Briefwechsel, 446, KGS, XI, p. 252: “2nd That the representation of the foggy stars, as a like number<br />
remote milky ways is not, as Erxleben says in his <strong>natura</strong>l philosophy 1772, p. 540, and as is still extant in<br />
the new edition, augmented by the counsellor Lichtenberg an idea, ventured by Lambert, who rather<br />
supposed them (at least one of them) to be obscure bodies”.<br />
67 Cfr. Lambert (1761), p. 243; 258.<br />
68 Briefwechsel, 446, KGS, XI, p. 253: “3 rd That I have represented a long time ago, very nearly to that,<br />
what recent observations have taught, the production and conservation of the ring of Saturn, according to<br />
the mere laws of the centripetal force, which appears now to be so well confirmed, viz: a mist, moving<br />
round its centre (which in the same time is that of Saturn), which is composed of particles, not steady, but<br />
independently revolving and performing their orbits in times, different according to their distance from<br />
the centre; whereby at once the time of Saturn’s revolution on its axis, which I inferred from it, and its<br />
flatness, seem to be ratified.”<br />
175
Come si evince dal terzo punto <strong><strong>dell</strong>a</strong> lettera, soltanto con le osservazioni<br />
astronomiche più recenti si era potuta osservare la <strong>natura</strong> degli anelli di Saturno e il<br />
fatto che anch’essi ruotassero attorno all’asse del pianeta. Ma già nel 1755 Kant<br />
prevedeva la conferma <strong><strong>dell</strong>a</strong> sua teoria costruita attraverso la considerazione del<br />
rapporto tra forza centrifuga e forza peso, così come elaborato da Huygens in De vi<br />
centrifuga e nell’Horologium oscillatorium (1659). 69<br />
Sulla base <strong>dell</strong>e dimostrazioni<br />
matematiche e <strong>dell</strong>e osservazioni astronomiche, Kant affermò già nel 1755:<br />
[…] Non vorrei illudermi, ma l’astronomia, che specie per quanto riguarda i suoi mezzi<br />
d’osservazione va perfezionandosi continuamente, un giorno sarà forse in grado di rilevare, con<br />
l’aiuto di quegli stessi strumenti, questa proprietà tanto singolare di Saturno.[…] Prendendo<br />
spunto dal modo di prodursi <strong>dell</strong>’anello di Saturno, abbiamo osato determinare il suo tempo di<br />
rotazione servendoci solo del calcolo, non potendo usufruire a questo scopo del cannocchiale.<br />
Permettendoci ora di appoggiare questa predizione fisica con un’altra riguardante lo stesso<br />
pianeta, la quale deve attendere la conferma <strong><strong>dell</strong>a</strong> sua correttezza dal futuro perfezionamento<br />
degli strumenti. 70<br />
La riflessione più rilevante, però, è quella che riguarda la conferma per via<br />
sperimentale <strong><strong>dell</strong>a</strong> formazione degli anelli da cui Kant trae le più importanti conclusioni<br />
nel punto 4:<br />
In quarto luogo, che questo accordo <strong><strong>dell</strong>a</strong> teoria <strong><strong>dell</strong>a</strong> produzione <strong>dell</strong>’anello da una<br />
materia vaporosa, che si muove secondo le leggi <strong><strong>dell</strong>a</strong> forza centripeta, è un punto a favore <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
teoria <strong><strong>dell</strong>a</strong> produzione dei grandi globi secondo le stesse leggi, eccetto che la loro proprietà di<br />
rotazione è originariamente prodotta dalla caduta di questa sostanza dispersa dalla gravità<br />
generale. La materia primordiale, vaporizzata e sparsa in tutto l’universo, che conteneva tutti i<br />
materiali di una varietà innumerevole in uno stato elastico, formando i globi, ha prodotto effetti<br />
solo in questo modo: che i materiali di una certa affinità chimica, se <strong>nella</strong> loro traiettoria si<br />
aggregano secondo la legge di gravitazione, distrussero vicendevolmente la loro elasticità,<br />
produssero da ciò i corpi e in essi quel calore, appartenente ai globi più grandi (i soli)<br />
esternamente, con le proprietà illuminanti, in quelli più piccoli (i pianeti), con il calore interno. 71<br />
Queste considerazioni rappresentano lo sbocco <strong>natura</strong>le che già dagli anni ’80 si<br />
poteva intravedere nello scritto Über die Vulkane im Monde e poi nel 1790 con la<br />
69 Cfr. infra, Capitolo II, §2.5.<br />
70 TH, pp. 117-118.<br />
71 Briefwechsel, 446, KGS, XI, p. 253: “4 th That this agreement of the theory of the production of yon ring<br />
from a vaporous matter, moving after the laws of the centripetal force, is somewhat favourable to the<br />
theory of the production of the great globes themselves according to the same laws, except that their<br />
property of rotation is originally produced by the fall of this dispersed substance by the general gravity.<br />
Yon prime matter, vaporously dispersed through the universe, which contained all stuffs of an<br />
innumerable variety in an elastic state, forming the globes, effected it only in this manner, that the matters<br />
of any chemical affinity, if in their course, they met together according to the laws of gravitation,<br />
destroyed mutually their elasticity, produced by it bodies and in them that heat, joined in the larger<br />
globes, (the suns) externally with the illuminated property, in the smaller ones (the planets) with the<br />
interior heat”.<br />
176
Critica <strong><strong>dell</strong>a</strong> facoltà di giudizio, quando Kant mostrava l’esigenza di trovare un<br />
principio di affinità <strong>nella</strong> <strong>natura</strong>.<br />
In riferimento a ciò, si può prendere in esame lo scritto del 1794 Etwas über den<br />
Einfluß des Mondes auf die Witterung.<br />
In generale si nota come vi sia un duplice approccio da parte di Kant alla <strong>scienza</strong><br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>: da un lato si ha un approccio fondativo <strong>nella</strong> prima Critica e nei Principi<br />
metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>, dall’altro si ha un approccio applicativo, immerso<br />
<strong>nella</strong> <strong>scienza</strong> <strong>natura</strong>le sperimentale, come si evince dagli scritti minori e dall’Opus<br />
postumum.<br />
Già <strong>nella</strong> produzione precritica, Kant aveva mostrato questa duplicità di intenti,<br />
nel voler trattare <strong>questioni</strong> squisitamente metafisiche e nell’affrontare sulla base degli<br />
studi e degli esperimenti più recenti la composizione <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia e la <strong>natura</strong> <strong>dell</strong>e<br />
sostanze. Di fatto sembra essere stata una costante del suo pensiero la preoccupazione di<br />
integrare i più alti principi logici e metafisici con l’empirico in senso stretto, con<br />
l’esperienza e le osservazioni direttamente ricavate da essa. Tuttavia, come ribadito nel<br />
Capitolo II e come si vedrà specificamente nel prossimo paragrafo, il fine <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione<br />
di unificare questi due regni per fondare la <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> in tutti i suoi rami non<br />
può essere raggiunto per Kant senza lo strumento <strong><strong>dell</strong>a</strong> matematica.<br />
Procedendo per gradi, occorre prendere in considerazione in prima battuta<br />
l’appendice pubblicata nel 1791 e poi lo scritto del 1794 così da entrare nel vivo <strong>dell</strong>e<br />
pagine <strong>dell</strong>’Opus postumum.<br />
Nell’Appendice del 1791 si trova la ripresa <strong>dell</strong>e tesi contenute in Allgemeine<br />
Naturgeschichte und Theorie des Himmels. Kant sceglie di ripubblicare dopo trentasei<br />
anni la Parte II del testo del 1755 e il capitolo V sull’origine <strong>dell</strong>’anello di Saturno. Il<br />
ruolo primario <strong>dell</strong>’attrazione, il fatto che i sistemi solari siano omogenei, cioè, siano<br />
regolati dalle stesse leggi fisiche e che le stelle possono avere un movimento rotatorio<br />
attorno a un centro medio comune o possono averne di più, 72 sono solo alcuni punti che<br />
Kant conferma. Anche l’ipotesi sulla genesi del movimento dei pianeti, l’importanza del<br />
fattore densità per la definizione <strong><strong>dell</strong>a</strong> struttura <strong>dell</strong>’universo 73 e la teoria sulle forze di<br />
attrazione e repulsione che permeano intimamente la materia, 74<br />
costituiscono elementi<br />
di continuità con la produzione precedente.<br />
72 W. Herschel, Über den Bau des Himmels. Drei Abhandlungen aus dem Englischen übersetzt von<br />
Michael Sommer. Nebst einem authentischen Auszug aus Kants allgemeiner Naturgeschichte und Theorie<br />
des Himmels, a cura di J. F. Gensichen, Königsberg 1791 (Anhang), p. 165.<br />
73 Anhang, p. 181.<br />
74 Anhang, p. 171.<br />
177
Uno dei due aspetti di novità da prendere in considerazione riguarda l’effetto<br />
<strong>dell</strong>’attrazione chimica:<br />
Wenn demnach ein Punkt in einem sehr großen Raum befindlich ist, wo die Anziehung<br />
der daselbst befindlichen Elemente stärker, als in allen andern Orten um sich wirkt; so wird der<br />
in dem ganzen Umfange ausgebreitete Grundstoff elementarischer Partikeln sich zu diesem<br />
hinsenken. Die erste Wirkung dieser allgemeinen Senkung ist die Bildung eines Körpers in<br />
diesem Mittelpunkte der Attraktion, welcher so zu sagen von einem unendlich kleinen Keime<br />
anfänglich langsam (durch die chemische Anziehung), darauf aber in schnellen Graden (durch<br />
die so genannte Newtonische) fort wachset, aber in eben dem Verhältnis, als diese Masse sich<br />
vermehrt, auch mit stärkerer Kraft die umgebenden Teilen zu seiner Vereinigung bewegt. 75<br />
Il secondo aspetto di novità da osservare concerne l’ipotesi sulla formazione<br />
degli anelli di Saturno, come chiarisce una nota:<br />
In der Theorie des Himmels selbst nimmt der Hr. Verfasser an, Saturn habe ehemals mit<br />
einer der kosmetischen ähnlichen Bewegung etliche Umläufe mit größeren Exzentrizität<br />
zurückgelegt, und durch die Hisse, welche sich ihm in seiner Sonnennahe einverleibt, sei der<br />
leichte Stoff von seiner Oberflache erhoben worden, oder er habe eine kosmetische Atmosphäre<br />
um sich ausgebreitet. – In der Folge aber ist er auf die sich noch mehr empfehlende Vorstellung<br />
gekommen, dass durch die Vermischung der Materien, die bei der Bildung der Planeten<br />
vorgegangen ist, eine Warme in ihrem Innern erzeugt worden sei, und diese habe beim Saturn<br />
die angezeigte Wirkung gehabt. 76<br />
Come anticipato, Gensichen aggiunge <strong>dell</strong>e note di chiusura in cui<br />
sostanzialmente riprende le osservazioni che Kant aveva scritto nell’aprile del 1791 e a<br />
cui aggiunge la seguente riflessione:<br />
Die höchst wahrscheinliche Richtigkeit der Theorie der Erzeugung dieses Ringes aus<br />
dunstförmigem Stoffe, der sich nach Zentralengesetzen bewegte, wirkt zugleich ein sehr<br />
verteiltes Licht auf die Theorie von der Entstehung der großen Weltkörper selbst, nach eben<br />
denselben Gesetzen, nur dass ihre Wurstkraft durch den von der allgemeinen Schwere<br />
verursachten fall des zerstreuten Grundstoffs, nicht durch die Achsendrehung des<br />
Zentralkörpers, erzeugt worden; vornehmlich, wenn man (ich bediene mich hier eigener Worte<br />
des H. Prof. Kant) die durch H. Hofr. Lichtengergs wichtigsten Beifall gewürdigte spätere, als<br />
Supplement zur Theorie des Himmelshinzugekommene Meinung damit verbindet: dass nämlich<br />
jener dunstförmig im Weltraum verbreitete Urstoff, der alle Materien von unendlich<br />
verschiedener Art im elastischen Zustande in sich enthielt, indem er die Weltkörper bildete, es<br />
nur dadurch tat, dass die Materien , welche von chemischen Affinität waren, wenn sie in ihrem<br />
Fall nach Gravitationsgesetzen auf einander trafen, wechselseitig ihre Elastizität vernichteten,<br />
dadurch aber dichte Massen, und in diesen diejenige Hitze hervorbrachten, welche in den<br />
größten Weltkörpern (den Sonnen) äußerlich mit der leuchtenden Eigenschaft, an den kleinern<br />
aber (den Planeten) mit inwendiger warme verbunden ist. 77<br />
75 Anhang, p. 173.<br />
76 Anhang, pp. 189-190.<br />
77 Anhang, pp. 203-204.<br />
178
Gensichen illustra qui il peso degli studi di Lichtenberg per la teoria kantiana<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> materia e per l’affermazione <strong>dell</strong>’esistenza di un materiale elastico originario,<br />
universalmente diffuso. Ma <strong>dell</strong>’influenza di Lichtenberg c’è ancora un’altra traccia.<br />
Nel 1794 Kant scrive Über den Einfluss des Mondes auf die Witterung,<br />
prendendo spunto proprio dagli studi contemporanei e dalle considerazioni di<br />
Lichtenberg.<br />
Proprio in apertura Kant dichiara di voler discutere la celebre affermazione di<br />
Lichtenberg secondo cui “la luna non dovrebbe avere un influsso sulle condizioni<br />
climatiche; eppure ne ha uno”. 78<br />
Kant costruisce questo saggio sotto forma di antinomia in cui si mettono a<br />
confronto la tesi secondo cui la luna non dovrebbe avere influsso (A) e quella secondo<br />
cui la luna di fatto avrebbe di fatto un influsso sulle condizioni climatiche (B). Per<br />
comprendere i termini <strong><strong>dell</strong>a</strong> questione si propone il seguente schema:<br />
(A) La luna non dovrebbe<br />
influire<br />
1- Sulla superficie terrestre<br />
attraverso la luce che riflette.<br />
2- Sul peso <strong>dell</strong>’atmosfera<br />
attraverso la sua forza attrattiva<br />
(troppo piccola perché sia<br />
rilevata dal barometro).<br />
(B) La luna influisce<br />
1- Sul vento<br />
2- Sul clima<br />
Questa antinomia da vita ad un conflitto apparentemente irrisolvibile:<br />
Hier ist nun zwischen der Theorie, die dem Monde ein Vermögen abspricht, und der<br />
Erfahrung, die es ihm zuspricht, ein Widerstreit. 79<br />
La soluzione <strong>dell</strong>’antinomia gioca sui concetti di influenza diretta e indiretta che<br />
la luna esercita sulle condizioni atmosferiche:<br />
78 I. Kant, Über den Einfluss des Mondes auf die Witterung, KGS VIII, p. 317.<br />
79 Über den Einfluss des Mondes auf die Witterung, KGS VIII, p. 321.<br />
179
A TESI B ANTITESI<br />
L’attrazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> luna con la sua<br />
forza motrice, attraverso cui può<br />
avere un’influenza sull’atmosfera<br />
e sulle condizioni climatiche,<br />
agisce direttamente sull’aria<br />
secondo leggi statiche, in quanto<br />
l’aria è un fluido ponderabile. Ma<br />
in tal caso la luna non da vita ad<br />
una sostanziale alterazione <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
posizione del barometro.<br />
Per avere un effetto reale<br />
sull’atmosfera, deve essere<br />
presupposta allora la presenza<br />
di una materia imponderabile (o<br />
di sostanze materiali). Questa<br />
materia si estende di molto oltre<br />
l’altezza <strong>dell</strong>’aria ponderabile,<br />
ricopre l’atmosfera ed è mossa<br />
dall’attrazione lunare. La<br />
materia imponderabile, sia<br />
mescolata che separata dall’aria,<br />
è capace grazie ad un’affinità<br />
chimica con essa sia di<br />
aumentare che diminuire la sua<br />
elasticità e così mediatamente di<br />
alterare il peso <strong>dell</strong>’aria<br />
determinando il deflusso o<br />
l’afflusso <strong>dell</strong>e colonne di aria.<br />
Si vede così che la luna<br />
influisce indirettamente sulle<br />
condizioni atmosferiche,<br />
secondo leggi chimiche. 80<br />
Così facendo, tra la tesi, la luna non esercita un’influenza diretta sulle condizioni<br />
atmosferiche, e l’antitesi, la luna ha un’influenza indiretta su di esse, non c’è alcuna<br />
contraddizione. Il breve testo si chiude con una critica a De Luc 81<br />
e con la prospettiva<br />
80<br />
Kant propone anche di considerare l’etere come materia incoercibile, che non può, cioè, mescolarsi o<br />
essere racchiusa da altre sostanze, se non da quelle con cui si trova in affinità chimica.<br />
81<br />
Jean-André De luc (1727-1817) ha compiuto studi nel campo <strong><strong>dell</strong>a</strong> geologia e <strong><strong>dell</strong>a</strong> meteorologia. In<br />
particolare si interessò alle proprietà <strong>dell</strong>’atmosfera e alla misurazione <strong>dell</strong>e altitudini. Secondo il parere<br />
di Georges Cuvier, De Luc fu uno tra i primi e capaci geologi <strong>dell</strong>’epoca. La sua opera principale di<br />
geologia, Lettres physiques et morales sur les montagnes et sur l'histoire de la terre et de l'homme, fu<br />
pubblicata nel 1778. In questa, De Luc tratta la conformazione <strong>dell</strong>e montagne e l’ancestrale origine <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
razza umana attraverso il racconto biblico <strong><strong>dell</strong>a</strong> creazione cui corrisponderebbero sei epoche precedenti lo<br />
stato attuale <strong><strong>dell</strong>a</strong> terra e attribuì il diluvio al riempimento <strong>dell</strong>e cavità supposte di essere state lasciate<br />
vuote all’interno <strong><strong>dell</strong>a</strong> terra. Pubblicò poi serie di volumi, tradotti anche in inglese, sui viaggi geologici in<br />
180
aperta di studi futuri che spieghino più nel dettaglio l’influenza <strong><strong>dell</strong>a</strong> luna sull’atmosfera<br />
e i vantaggi che la meteorologia può trarre dalla chimica applicata.<br />
4.4 Principi matematici <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> nell’Opus postumum<br />
Alla luce <strong>dell</strong>’analisi sviluppata nei precedenti paragrafi, è evidente che Kant<br />
ponesse particolare attenzione agli studi sulla fluidità e l’elasticità, i quali, grazie a<br />
Lavoisier e a Laplace, stavano avanzando <strong>nella</strong> loro matematizzazione.<br />
A questo punto <strong><strong>dell</strong>a</strong> ricerca si vuole mettere in luce come la matematica<br />
nell’Opus postumum giochi un ruolo decisivo per la costituzione <strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica come<br />
<strong>scienza</strong>. Per raggiungere questo obiettivo è necessario prendere in considerazione<br />
l’evoluzione <strong><strong>dell</strong>a</strong> concezione <strong><strong>dell</strong>a</strong> matematica nei manoscritti.<br />
Che la matematica per Kant ricoprisse un ruolo privilegiato per la <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
<strong>natura</strong>, è storicamente in linea con il tentativo di fondare la fisica grazie al connubio di<br />
matematica e metafisica.<br />
Il problema epistemologico centrale a cui ci si trova di fronte nel Passaggio dai<br />
principi metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> alla fisica riguarda la possibilità di<br />
connettere principi a priori e principi empirici. Nel titolo stesso <strong>dell</strong>’opera, dunque,<br />
risiede l’enunciazione del problema teoretico di fondo per la cui soluzione è richiesto un<br />
particolare approccio, quello del passaggio, <strong><strong>dell</strong>a</strong> connessione tra a priori ed empirico<br />
Europa settentrionale (1810), in Inghilterra (1811), e in Francia, Svizzera e Germania (1813). Gli<br />
esperimenti di De Luc riguardarono la meteorologia e furono molto apprezzati dai <strong>natura</strong>listi, poiché<br />
scoprì numerosi fatti importanti che legavano il calore e l’umidità. Notò, infatti, la scomparsa di calore<br />
nello scioglimento del ghiaccio nello stesso periodo in cui Joseph Black fondò su questo fenomeno la sua<br />
ipotesi sul calore latente. De Luc accertò che l’acqua era più densa a 40º F, più che alla temperatura di<br />
congelamento, espandendosi omogeneamente per ogni lato del maximum; inoltre fu l’ideatore <strong><strong>dell</strong>a</strong> teoria<br />
che poi fu aggiornata e rivista da John Dalton, secondo cui la quantità di vapore acque contenuta in ogni<br />
spazio è indipendente dalla presenza o dalla densità <strong>dell</strong>’aria o di qualsiasi altro fluido elastico. Le sue<br />
Recherches sur les modifications de l'atmosphere (1772 ;1784) contengono esperimenti accurati<br />
sull’umidità, l’evaporazione e le indicazioni <strong>dell</strong>’igrometri e dei termometri applicati al barometro<br />
impiegato per determinare l’altitudine. In Philosophical Transactions del 1773, comparve la nuova<br />
struttura del suo igrometro, che sembrava un termometro a mercurio, con un bulbo d’avorio che si<br />
espandeva con l’aumentare <strong>dell</strong>’umidità e causava la diminuzione del mercurio. Tra le altre opere si<br />
ricordi Lettres sur l'histoire physique de la terre (1798), indirizzata a Johann Friedrich Blumenbach, e che<br />
contiene alcuni passaggi sulle sue conversazioni con Voltaire e Rousseau. Da un punto di vista teorico De<br />
Luc era un ardente ammiratore di Bacone, su cui pubblicò due opera, Bacon tel quil est (1800) e Précis de<br />
la philosophie de Bacon (1802), in cui fornisce una lettura affascinante del progresso <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
<strong>natura</strong>. Nelle Lettres sur le Christianisme (1803), invece emerge con forza la controversia con il Dottor<br />
Teller di Berlino circa la cosmogonia Mosaica, che De Luc difese anche nel Traté elementaire de<br />
geologie (1809), per confutare James Hutton e John Playfair, i quali giustamente sostenevano che la<br />
geologia era influenzata dall’operazione del calore interno alla terra e all’erosione. Proprio su<br />
quest’ultimo punto anche Kant è in netto disaccordo con De Luc. Nell’Opus postumum si trovano<br />
riferimenti diretti in KGS XXI, pp. 70; 85;195-197; 299; 338; 501; KGS XXII, pp. 224;418; 427-428.<br />
181
che si configura come tendenza, come trasformazione e divenire da una posizione del<br />
pensiero ad un’altra, mediante concetti:<br />
Aber diese Tendenz im Übergange von der Metaph. zur Physik kann nicht unmittelbar<br />
und durch einen Sprung geschehen denn die Begriffe welche von dem System einer gewissen<br />
Art zu einem anderen herüber führen müssen einerseits Prinzipien a priori anderenteils aber<br />
auch empirische bei sich führen welche weil sie komparative Allgemeinheit enthalten auch<br />
gleich den allgemeinen zum System der Physik benutzt werden können. — Es ist also zwischen<br />
den Metaphys. Anfangs. Gr. d. N. W. u. der Physik noch eine Lücke auszufüllen deren<br />
Ausfüllung ein Übergang von der einen zur anderen genannt wird. 82<br />
Da questo passo si evince che Kant ha confermato, ancora in epoca tarda, quanto<br />
sostenuto <strong>nella</strong> seconda introduzione alla Critica <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione pura, che porta con sé il<br />
segno lasciato dai Principi metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>. Quando Kant, infatti,<br />
afferma, <strong>nella</strong> Prefazione alla seconda edizione <strong><strong>dell</strong>a</strong> prima Critica, che l’esperienza<br />
non conferisce mai ai suoi giudizi vera e rigorosa “universalità”, ma solo presunta o<br />
comparativa (mediante induzione), si riferisce ai giudizi che caratterizzano la<br />
conoscenza <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>, 83<br />
in particolare quelli <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> sperimentale.<br />
Se un giudizio è pensato in forma rigorosamente universale, cioè in modo che<br />
non sia ammessa la possibilità di nessuna eccezione, allora esso non è ricavato<br />
dall’esperienza, ma valido assolutamente a priori.<br />
L’universalità empirica è, dunque, un’elevazione arbitraria di validità, da quella<br />
che vale <strong>nella</strong> maggior parte dei casi a quella che vale in tutti.<br />
Quello che Kant propone nel Passaggio è un metodo per far assurgere<br />
l’universalità empirica a universalità a priori: la matematica, in quanto strumento <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
ragione, può dare universalità e necessità nell’ambito <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> ai<br />
giudizi la cui universalità è comparativa. Come analizzato nel §5.1, questa posizione<br />
kantiana era in linea con gli studi <strong><strong>dell</strong>a</strong> termologia e con la visione <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> di<br />
Lavoisier.<br />
Si tratta ora di vedere, sulla scorta <strong>dell</strong>e considerazioni avanzate <strong>nella</strong> Critica<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> facoltà di giudizio, come si delinea il rapporto tra metafisica e fisica, attraverso lo<br />
strumento <strong><strong>dell</strong>a</strong> matematica nell’ultima fase <strong><strong>dell</strong>a</strong> produzione kantiana. 84<br />
Il problema<br />
82<br />
Opus postumum, KGS XXI, p. 482.<br />
83<br />
Tanto che si deve dire, propriamente, secondo Kant, che “per quanto noi abbiamo fin qui percepito, non<br />
si trova eccezione a questa o a quella regola”.<br />
84<br />
Cfr. Opus postumum, KGS XXI, p. 123: “Alles unser Erkenntnis ist entweder empirisch oder<br />
Erkenntnis a priori (Sinnen, oder Vernunfterkenntnis). Das letztere ist entweder systematisch<br />
(wissenschaftlich szientifisch.) — Das Vernunft (nicht bloß wissenschaftliche//) Erkenntnis als<br />
Wissenschaft ist entweder Philosophie oder Mathematik. Die Philosophie hat aber noch einen Größeren<br />
Umfang der Wissenschaft a priori denn man kann auch über die Mathematik philosophieren wenn sie<br />
182
<strong>dell</strong>’unificazione tra empirico e a priori viene sollevato con chiarezza <strong>nella</strong> terza<br />
Critica:<br />
Solo che ci sono così molteplici forme <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>, per così dire così tante<br />
modificazioni dei concetti trascendentali universali <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>, le quali sono lasciate<br />
indeterminate da quelle leggi che l’intelletto puro dà a priori […] che perciò debbono esserci<br />
anche leggi che, in quanto empiriche, possono, sì, essere considerate contingenti secondo il<br />
modo di intendere del nostro intelletto, e che però, se le si debbono chiamare leggi […] debbono<br />
essere considerate necessarie a partire da un principio, sebbene a noi sconosciuto, <strong>dell</strong>’unità del<br />
molteplice. 85<br />
Nelle pagine manoscritte del Passaggio dai principi metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong><br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> alla fisica si legge:<br />
La filosofia trascendentale è la dottrina a priori in cui matematica e filosofia sono<br />
dipendenti completamente in rapporto reciproco di fondamento e conseguenza secondo un<br />
principio <strong><strong>dell</strong>a</strong> conoscenza. 86<br />
La concezione kantiana <strong><strong>dell</strong>a</strong> matematica come strumento <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione per il<br />
raggiungimento <strong>dell</strong>’applicazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> metafisica alla fisica è nota, in quanto non si<br />
discosta di molto da quanto sostenuto nei Principi metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong><br />
e <strong>nella</strong> Critica <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione pura. Tuttavia, c’è uno scarto rispetto alla fase critica del<br />
rapporto tra filosofia e matematica. La matematica si rende essa stessa filosofia se<br />
conferisce certezza apodittica alle conoscenze <strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica, ovvero se la costituisce come<br />
<strong>scienza</strong>.<br />
È opportuno indagare, dunque, perché proprio la matematica sia in grado di<br />
compiere il passaggio dai giudizi dotati di universalità empirica a quelli dotati di<br />
universalità a priori. In primo luogo, la matematica, in quanto può trattare lo spazio e il<br />
tempo come intuizioni formali, cioè li rappresenta come oggetto, è lo strumento di cui la<br />
filosofia deve servirsi per costituire l’oggetto <strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica, la materia (corporea e non il<br />
suo concetto in generale), dunque per rendere percepibile lo spazio. Quest’ultimo, se si<br />
tiene presente quanto sostenuto nel Capitolo I, non è altro che l’oggetto in generale<br />
secondo quantità, cioè forma senza contenuto, d’altra parte, esso è anche determinabile<br />
bloß als Mittel (Instrument) zu einer anderen Absicht nämlich zur Philosophie gebraucht wird und ihr in<br />
so fern untergeordnet wird u. ist Handwerk indem sie auf Raumes und Zeitanschauung beschrankt ist<br />
wodurch der Philosoph nicht beschränkt wird.”<br />
85 KdU, KGS V, p. 179.<br />
86 Opus postumum, KGS XXI, p. 133. La matematica è conseguenza <strong>dell</strong>’appercezione trascendentale, ma<br />
è anche la prova <strong>dell</strong>’appercezione empirica. Sul reciproco rapporto fondativo di matematica e filosofia,<br />
cfr. G. Banham, Kant’s Transcendental Imagination, London-New York, Palgrave Macmillan, 2006.<br />
183
attraverso i concetti di riflessione – appartenenti alla metafisica – e dalla sintesi <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
Zusammenstellung. Se si esamina il passo seguente, si rende perspicuo l’intento di Kant:<br />
Es giebt eine Philosophie (und diese ist die Metaphysik) welche die Mathematik bloß<br />
als Instrument braucht um die empirische Sinnenvorstellungen (nach) einem Prinzip a<br />
priori (also nicht wiederum selbst empirisch) unter zu ordnen und welche den Schematismus<br />
der Reflexionsbegriffe zuerst in einem System darzustellen die reine Anschauungen (der Form<br />
nach) klassifiziert und zwar a priori. 87<br />
Come secondo aspetto <strong>nella</strong> determinazione <strong>dell</strong>’oggetto in generale, lo spazio,<br />
(così come il tempo) deve contenere un Etwas, un qualcosa, ma in primo luogo, in<br />
quanto esso stesso si rende oggetto determinabile per l’intuizione, mentre il tempo per<br />
la sensazione. Così Kant arriva formulare il connubio tra filosofia e matematica per la<br />
fondazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica come <strong>scienza</strong>:<br />
Die Prinzipien der Natur//Wissensch. machen also eine szientifische Wissenschaft als<br />
System welches 1. philosophisch ist aus Begriffen a priori 2 durch Mathematik als Instrument<br />
der Sinnenvorstellung als reine Anschauung gegeben ist. Der Raum selbst muss zuerst als<br />
äußerer und die Zeit als innerer Gegenstand der Sinne (jener für die Anschauung diese für die<br />
Empfindung) gegeben sein und Gemeinschaft der Substanzen hat erstlich mathematische<br />
Verhältnisse der Bewegung durch äußere Raumesverhältnisse welche mechanisch dann aber<br />
auch dynamisch der Qualität nach welche zur Physik eine Tendenz haben. Stoffe als<br />
besondere bewegende Kräfte der Materie. Jene sind Anziehung u. Abstoßung. 88<br />
Ora, per costruire un sistema <strong>dell</strong>e forze motrici <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia, non occorre<br />
solamente la determinazione <strong>dell</strong>e relazioni interne del loro concetto, cioè del concetto<br />
di movimento, che ha un corrispettivo empirico, ma <strong>dell</strong>e relazioni interne ed esterne da<br />
loro prodotte. Kant afferma la possibilità che le forze producano effetti interni ed<br />
esterni, che la matematica può esibire, in quanto rappresenta come oggetto lo spazio e il<br />
tempo:<br />
Die Stellen für die bewegende Kräfte im Raum äußerlich und die Grade ihrer Wirkung<br />
in der Zeit innerlich enthalten die Prinzipien a priori zu Einem System derselben und der<br />
Übergang der nicht mehr eine Metaphysik aber auch noch nicht Physik enthält den<br />
Verhältnisbegriff der quantitativen und qualitativen Einheit eines Systems in der Reziprozität<br />
(Wechselseitigkeit) ihrer Bestimmungen. Der Raum ist in der allgemeinen Anziehung zugleich<br />
bestimmend und bestimmt. 89<br />
87 Opus postumum, KGS XXII, p. 490.<br />
88 Opus postumum, KGS XXII, p. 531.<br />
89 Opus postumum, KGS XXII, pp. 532-33<br />
184
Si comprende così sia l’importanza <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> flessibile <strong>dell</strong>o spazio, su cui si è<br />
incentrata parte <strong><strong>dell</strong>a</strong> presente ricerca, sia l’attenzione posta da Kant allo sviluppo <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
riflessione sull’algebra negli anni ‘90.<br />
Il passo seguente, d’altra parte, si presta molto bene a chiarire la funzione <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
sintesi soggettiva <strong><strong>dell</strong>a</strong> composizione (Zusammenstellung) <strong>dell</strong>o spazio e del tempo per<br />
l’applicazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> matematica alla fisica:<br />
Was erstlich die Verhältnisse der bewegenden Kräfte (im Raume) betrifft so<br />
bediente sich Newton des Begriffs der Attraktion aller Weltkörper im unendlichen Raume<br />
und deren Bewegungen durch jene Kräfte in der Zeit. Zweitens der Repulsion aller Teile der<br />
Materie die sich nach eben demselben Gesetz im Weltraum durchs Licht und dessen<br />
Bewegungsgesetze in Farben (imponderabel, incoërcibel, incohäsibel, inexhaustibel) wobei<br />
durchgängig Mathematik ist: dann aber auch der Flüssigkeit und Festigkeit. Wir haben es nicht<br />
mit Materien sondern der Materie ebenso wenig mit Erfahrungen sondern der Erfahrung zu tun.<br />
Die Körper aber als sich selbst durch innere Kräfte der Materie beschränkende Teile der Materie<br />
sind eine Menge. Auch nicht mit Räumen u. Zeiten sondern dem Raum u. der Zeit zu tun und<br />
nicht Teilen des Raumes und der Zeit sondern Stellen (positus) im Raum u. der Zeit. Gestalten<br />
und Reihen die immer fortschreitend sind subjektiv in der Zeitbestimmung. 90<br />
In secondo luogo, la matematica è presentata come <strong>scienza</strong> autonoma dalla<br />
filosofia e allo stesso tempo passibile di un uso in vista di un fine (Zweck): la fisica<br />
come <strong>scienza</strong>. I principi metafisici, infatti, per essere orientati alla fondazione <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
fisica e per essere connessi ad essa, non possono non servirsi <strong><strong>dell</strong>a</strong> matematica. Per<br />
questa ragione la matematica si fa strumento per eccellenza <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione:<br />
Perciò la matematica è il più potente strumento per la fisica e per tutte le conoscenze<br />
(per il modo sensibile di conoscere) coinvolte, ma pur sempre solo strumento in vista di un altro<br />
intento […]. E’ filosofia la matematica come strumento da usarsi <strong>nella</strong> <strong>scienza</strong> per la fisica, ma<br />
la matematica non è essa stessa un principio <strong><strong>dell</strong>a</strong> filosofia e non contiene i suoi concetti. 91<br />
Ma la matematica è autonoma dalla filosofia, tanto che i Mathematische<br />
Anfangsgründe der Naturwissenschaft sono ciò che permette la determinabilità <strong>dell</strong>e tre<br />
dimensioni <strong>dell</strong>o spazio e di quella del tempo:<br />
Die Quantität der Materie kann nur die Anziehung (Gravitation) in eben derselben<br />
Weite von dem ziehenden Weltkörper (durch Wägen) und dem umgekehrten Verhältnis des<br />
Quadrats der Entfernung gemessen werden und die Kräfte haben ihre Stellen die a priori für<br />
einen Körper bestimmbar sind ohne dass dieser darin gegenwärtig ist. Das gehört zu den<br />
mathem. Anf. Gr. der NW. durch welche der Raum nach seinen drei Dimensionen und die<br />
Zeit für Eine (der Empfindung als Grad der Wahrnehmung) bestimmbar ist von einer Größe = 0<br />
ins Unendliche wachsen oder abnehmen oder durch a - a verschwinden kann. 92<br />
90 Opus postumum, KGS XXII, p. 517.<br />
91 Opus postumum, KGS XXII, p. 490.<br />
92 Opus postumum, KGS XXII, pp. 533-4.<br />
185
La <strong>natura</strong> del rapporto tra filosofia e matematica può essere specificato,<br />
servendosi del confronto con la fisica di Newton. E’ dal confronto con quest’ultimo che<br />
Kant integra la fisica nel quadro <strong><strong>dell</strong>a</strong> sua teoria <strong><strong>dell</strong>a</strong> conoscenza, e poi delinea il piano<br />
metodologico di confronto con Newton.<br />
La <strong>scienza</strong> del Passaggio, cioè <strong><strong>dell</strong>a</strong> composizione <strong>dell</strong>e forze motrici <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
materia è lo schematismo <strong><strong>dell</strong>a</strong> composizione <strong>dell</strong>e forze motrici in quanto costituiscono<br />
un sistema rispondente alla forma <strong><strong>dell</strong>a</strong> classificazione a priori e dunque l’architettonica<br />
<strong>dell</strong>’indagine <strong>natura</strong>le.<br />
Spetta ai principi a priori <strong><strong>dell</strong>a</strong> possibilità <strong>dell</strong>’esperienza, all’indagine <strong>natura</strong>le,<br />
cioè al principio soggettivo <strong>dell</strong>o schematismo <strong><strong>dell</strong>a</strong> facoltà di giudizio (secondo il<br />
principio <strong><strong>dell</strong>a</strong> conformità <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> a scopi), classificare in generale le forze motrici<br />
empiricamente date e passare alla fisica come sistema <strong><strong>dell</strong>a</strong> varietà degli effetti di forze.<br />
Tale composto non può mai come tale essere conosciuto mediante la mera intuizione,<br />
ma solo mediante il comporre con co<strong>scienza</strong> <strong>dell</strong>’unità di questa connessione. Questo<br />
comporre, pertanto, precede quello ed è pensabile a priori; col che il concetto prodotto<br />
si qualifica come schematismo dei concetti, cioè del composto in generale.<br />
Tradotto in termini fisici ciò significa che nel considerare un corpo A, che si<br />
muove su una traiettoria B, si inserisce un concetto intermedio, quello di forza. Così non<br />
si considera il fenomeno secondo le semplici leggi <strong><strong>dell</strong>a</strong> cinematica, ma lo si inquadra in<br />
una configurazione complessa o costellazione di corpi C, D, ecc…i quali possono<br />
gravitare, essere carichi elettricamente o magnetizzati. 93<br />
Quello che viene composto è<br />
proprio la costellazione dei corpi, ma indirettamente, attraverso la composizione <strong>dell</strong>e<br />
forze motrici <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia. Questo assunto era presente anche nel 1786, laddove Kant<br />
ha distinto la Foronomia dalla Meccanica.<br />
Secondo il seguente schema può essere visualizzato il progetto del Passaggio<br />
dai principi metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> alla fisica:<br />
***<br />
93 Cfr. M. Jammer, Concepts of Force, New York, 1957; II edizione 1999, p. 244.<br />
186
Le forze motrici primitive <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia per Kant sono quelle di attrazione e<br />
repulsione, mentre le forze meccaniche sono derivative: la prima forza motrice è quella<br />
<strong>dell</strong>’attrazione esterna, in quanto essa non è limitata da repulsione, ovvero la<br />
gravitazione; la seconda è quella <strong><strong>dell</strong>a</strong> repulsione interna, in quanto essa è limitata<br />
dall’attrazione.<br />
Entrambe formano corpi, i quali determinano da sé il loro spazio secondo<br />
quantità e qualità. 94<br />
In tal senso si ha una determinazione come limitazione reciproca <strong>dell</strong>e forze di<br />
attrazione e repulsione, la cui origine storicamente può essere fatta risalire a Keplero e il<br />
cui sviluppo formale fu compiuto da Newton con la terza legge del moto.<br />
Questa limitazione dialettica assume la forma <strong>dell</strong>’opposizione, di una dicotomia<br />
intrinseca alla materia, dunque di un’opposizione non semplicemente logica, bensì<br />
reale.<br />
Vi è poi la distinzione fondamentale tra la trattazione dinamica e quella<br />
meccanica <strong>dell</strong>e forze, che ne svela la <strong>natura</strong> molteplice:<br />
Wenn Anziehung eines Körpers außerhalb dem kein anderer Körper als existierend<br />
gedacht wird doch bewegende Kräfte in Verschiedenen Entfernungen in dem Raum gesetzt<br />
werden so würden diese wiederum in aktiven Verhältnisse im leeren Raum gegen einander<br />
stehend vorgestellt werden und der Raum selber eine bewegende Kraft seiner Teile gegen<br />
einander enthalten müssen. Es ist also nicht eine Vorstellung der Räume als Sachen (dieser<br />
Anziehung) sondern ein bloßer Verhältnisbegriff möglicher Anziehungen der Körper — —<br />
nicht durch Zentrifugal u. Zentripetal Kraft sondern durch Anziehung und Abstoßung bewegend<br />
zu sein Stoffe sind radikal oder direkt bewegende Kräfte der Materie in welchen die Basis<br />
d.i. der Vereinigungspunkt dieser Kräfte angetroffen wird. Der Stoff (materia ex qua).<br />
Verschiedene Elemente der Materie sind Stoffe nicht verschiedene Momente der<br />
Bewegung der ersteren. 95<br />
94 Opus postumum, trad. it. A cura di V. Mathieu, pp. 114-5.<br />
95 Opus postumum, KGS XXII, pp. 533-34.<br />
187
Ma vediamo più nel dettaglio in che senso le forze derivative svelano quelle<br />
primitive. Kant fornisce alcuni esempi di ciò:<br />
Alla ponderabilità meccanica <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia si richiede che essa sia dinamicamente<br />
imponderabile, perché senza questa forza motrice interna (non locomotiva) anche il pesare<br />
sarebbe impensabile. Del pari, perché la materia con la sua forza motrice sia coercibile è<br />
necessaria una materia incoercibile e cioè dinamicamente: la materia del calore.<br />
Originariamente fluida è la materia che rende fluide tutte le altre, permeandole: pertanto essa è<br />
incoercibile. 2) <strong><strong>dell</strong>a</strong> forza motrice <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia mediante la coercibilità del calorico, in quanto<br />
forza agente meccanicamente o dinamicamente. L’una è il fenomeno <strong>dell</strong>’altra, o il mezzo per la<br />
esibizione <strong>dell</strong>’altra. I principi oggettivi <strong>dell</strong>e leggi per le forze motrici <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia sono quelli<br />
che vengono dati a priori dalla divisione razionale di tutti questi rapporti attivi possibili,<br />
secondo il formale. I principi soggettivi sono quelli <strong><strong>dell</strong>a</strong> meccanica, secondo i quali poniamo in<br />
moto (action) queste forze, e sono di origine empirica, e pertanto a propri <strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica. I primi<br />
sono propri del passaggio dai principi metafisici alla fisica. 96<br />
Qui Kant sta parlando <strong><strong>dell</strong>a</strong> possibilità di calcolare la forza peso (mg)<br />
meccanicamente come una grandezza scalare, ma perché ciò sia possibile, la forza peso<br />
deve essere prodotta dall’azione di una forza interna, la quale non è soggetta alla forza<br />
peso stessa, la gravità.<br />
Si comprende, dunque, in che senso il sistema <strong>dell</strong>e forze motrici <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia<br />
arrivi a determinare le proprietà fondamentali <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia: tali proprietà non sono<br />
conoscibili direttamente, ma esprimono il punto di contatto (Vereinigungspunkt) <strong>dell</strong>e<br />
relazioni tra le forze primitive e quelle derivative.<br />
Kant voleva, dunque, costituire una <strong>scienza</strong>, quella del Passaggio, che avrebbe<br />
unificato in un unico sistema, capace di fondare la fisica, “la via all’in su” (dal<br />
particolare al generale) e quella “all’in giù” (dall’universale al particolare), per usare le<br />
espressioni di P. Kitcher.<br />
Al pari <strong>dell</strong>e cause efficienti, anche le cause finali sono inserite nel sistema <strong>dell</strong>e<br />
forze motrici <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia, e il Passaggio deve mostrare se e come ciò avvenga,<br />
secondo il principio di conformità a scopi <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>. 97<br />
L’idea di ragione verso cui è diretto il processo di ordinamento <strong>dell</strong>e leggi<br />
empiriche è quella di tendenza (Tendenz) <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> ad organizzarsi sulla base di un<br />
96 Opus postumum, trad. it, p. 115.<br />
97 Cfr. Opus postumum, trad. it., a cura di V. Mathieu, p. 120: “La divisione <strong>dell</strong>e forze motrici <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
materia, in quanto questa ha la tendenza a formare corpi organici ed inorganici, appartiene, dunque anche<br />
alla forma del loro collegamento in un sistema, ma è soltanto un principio <strong>dell</strong>’indagine <strong>natura</strong>le , il quale<br />
precede a priori l’empirico, come idea che, nel passaggio dai principi metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong><br />
alla fisica, non può mancare <strong>nella</strong> divisione completa, sebbene essa sia semplicemente problematica e non<br />
costituisca alcuna attestazione, secondo proposizioni d’esperienza <strong><strong>dell</strong>a</strong> esistenza o non esistenza di tali<br />
corpi o forze”.<br />
188
principio di affinità di tutta la materia per analogia con l’assunzione di un intelletto<br />
indipendente dalla materia, che sia architettonico rispetto a tali forme. Questa<br />
limitazione reciproca originaria è esplicitata nel sistema <strong>dell</strong>e idee trascendentali dal<br />
1801 con le idee di Mondo e di Dio. 98<br />
Ma ciò che attrae più attenzione è come Kant configuri la possibilità di un via<br />
all’empirico a parte priori, grazie alla matematica. Prendiamo il caso <strong><strong>dell</strong>a</strong> forza<br />
99<br />
primitiva <strong>dell</strong>’attrazione che fonda la gravitazione. Quest’ultima, che concettualmente<br />
è una forza centrale, viene espressa secondo la formula:<br />
Ora, essa determina non solo un moto circolare, ma indica anche una certa<br />
determinazione <strong>dell</strong>o spazio e del tempo come intuizioni formali.<br />
E’ solo grazie alla matematica che concetti metafisici, come quelli di attrazione,<br />
repulsione o di forza centrale possono essere inverati in un Sistema del Mondo<br />
(Weltsystem) e, dunque, come in questo caso, è solo grazie alla matematica, che é<br />
possibile l’applicazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> forza centrifuga al moto dei pianeti per calcolarne le<br />
orbite.<br />
Come Kant precisa, l’espressione matematica <strong><strong>dell</strong>a</strong> gravitazione è soggettiva,<br />
possiede cioè un grado di arbitrarietà come tutta la matematica che procede per<br />
costruzione di concetti:<br />
Aber wie können Kräfte im Raum den die reine Anziehung beherrscht als koexistierend<br />
in welchen die Körper gesetzt werden können um Bewegung der Körper zu bewirken<br />
angetroffen werden ohne dass Dinge (Substanzen) Stellen in demselben einnehmen und<br />
gleichsam sie erwarten Denn die Anziehung wirkt im ganzen Weltraum nach jenem<br />
mathematischen Verhältnis in allen Punkten desselben. — Die Abstoßung da sie in der<br />
Berührung wirkend sein kann, kann die Kräfte fortpflanzend an verschiedenen Orten fortsetzen<br />
wo die Wirkung nicht mehr ist? Das mathematische Prinzip der allgemeinen Attraktion ist<br />
eigentlich nicht objektiv sondern nur subjektiv ein Prinzip des Verstandes in Ansehung der<br />
bewegenden Kräfte im Raum nicht mechanisch sondern dynamisch den Raum zu bestimmen. —<br />
Die mechanische Bestimmung der bewegenden Kräfte durch Zentripetalkräfte u.<br />
98 Cfr. infra, Capitolo V.<br />
99 Cfr. R. Feynman, The Character of Physical Law, London 1965; trad. it, La legge fisica, a cura di L.A.<br />
Radicati, Torino 1971. In maniera esemplare Feynman descrive la legge di gravità nel primo capitolo di<br />
quest’opera e propone una lettura del terzo principio <strong><strong>dell</strong>a</strong> dinamica, che viene considerato, al pari <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
legge di gravitazione universale, una <strong>dell</strong>e due sole cose sulla <strong>natura</strong> <strong>dell</strong>e forze che Newton disse.<br />
Secondo Feynman, Newton caratterizzò il concetto di forza tramite l'enunciazione di un principio<br />
generale (il terzo principio <strong><strong>dell</strong>a</strong> dinamica, appunto) e tramite la formulazione di una legge di forza<br />
particolare (quella gravitazionale).<br />
189
Zentrifugalkräfte wie sie durch einen Schleuderstein bewirkt wird setzt schon Bewegungen und<br />
Erfahrungsobjekt der Kräfte voraus. Die dynamische durch den leeren Raum ist ein<br />
Kräftenprinzip der Bewegung der Materie durch Anziehung u. Abstoßung in der Entfernung<br />
Körper zu bewegen (gravitatio et sensatio in distans: lux). 100<br />
Tuttavia, secondo Kant, proprio perché la matematica è solo strumento <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
ragione, il ruolo centrale per la costituzione <strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica come sistema è giocato dalla<br />
filosofia:<br />
Wo die Bewegungen vorhergehen müssen wenn bewegende Kräfte statt finden sollen<br />
sind die Prinzipien mathematisch wo aber diese vorhergehen müssen wenn jene statt haben<br />
sollen sind die Kräfte für die Physik welche eine Erfahrungswissenschaft ist geeignet. — Beide<br />
sind philosophische Wissenschaften die eine direkt auf die Naturwissenschaft unmittelbar<br />
bezogen die andere indirekt vermittelst des Gebrauchs den die Mathematik als Instrument von<br />
den Begriffen der bewegenden Kräfte machen kann. Wenn aber gleich die Mathematik direk t<br />
philosophische Prinzipien der Mathematik aufzustellen hat so wirkt sie doch indirekt durch<br />
Aufstellung von Aufgaben welche zur Physik (mithin auch zur Philosophie) und den<br />
bewegenden Kräften der Materie hinweisen und die drei berühmte Analogien Kepler's<br />
führten zu einem Machtstreich Newtons Gravitationsanziehung durch eine kühne aber<br />
unumgängliche Hypothese für die Physik auszurufen wodurch die Mathematik zum Behuf der<br />
Naturwissenschaft mit einem Vermögen bewaffnet wurde a priori der Natur Gesetze<br />
vorzuschreiben die sie ohne jenes Organ schlechterdings nicht für die Philosophie hätte<br />
benutzen können und doch war dieser Übergang ein Schritt. Man kann zwar nicht durch<br />
Mathematik aber doch über sie und die Anknüpfung mit ihr philosophieren. Durch Philosophie<br />
also nicht durch Mathematik hat Newton die wichtigste Eroberung gemacht. 101<br />
In particolare merita attenzione il paragone che Kant compie tra le leggi di<br />
Keplero e quelle di Newton. 102<br />
Kant sostiene che le tre leggi di Keplero, senza quelle<br />
newtoniane, non sarebbero state altro che analogie.<br />
È solo presupponendo la nozione metafisica di forza centrale, di cui la forza di<br />
gravitazione universale è un esempio, che è possibile l’applicazione e la giustificazione<br />
<strong>dell</strong>e leggi kepleriane.<br />
103<br />
Secondo Kant non si può giungere con la matematica ad una conoscenza<br />
filosofica, al contrario, però, occorre postulare in vista dei fenomeni una connessione<br />
causale, quella <strong>dell</strong>’attrazione e <strong><strong>dell</strong>a</strong> repulsione <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia, attraverso un concetto<br />
intermedio, quello <strong>dell</strong>e sue forze motrici.<br />
Pertanto, agli occhi di Kant, Newton è colui che ha portato sulla scena una<br />
nuova forza, non dedotta da quella centrifuga e centripeta, ma ha dedotto la gravitazione<br />
100 Opus postumum, KGS XXII, p. 533.<br />
101 Opus postumum, KGS XXII, p. 513.<br />
102 Cfr. Opus postumum, KGS XXII, pp. 513-4.<br />
103 La prima legge di Keplero può essere collegata alla conservazione del momento <strong><strong>dell</strong>a</strong> quantità del<br />
moto o impulso angolare. La seconda legge implica che sul pianeta venga esercitata una forza centrale, di<br />
cui quella gravitazionale è un esempio.<br />
190
dalle forze attrattive e repulsive (forze primarie) <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia, la cui fondazione è<br />
filosofica prima che matematica.<br />
Piuttosto la matematica (incarnata nelle tre leggi di Keplero e nei i principi <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
forza centrifuga e di quella centripeta) è strumento per l’inverarsi di principi filosofici<br />
sulla costituzione ultima <strong>dell</strong>’universo.<br />
La visione di Kant, almeno in epoca tarda, implica una metodologia scientifica<br />
che vede l’interazione di filosofia e matematica, dove quest’ultima è organon per la<br />
scoperta di forze primarie <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia e <strong><strong>dell</strong>a</strong> sua costituzione.<br />
La matematica è una Instrumentalwissenschaft, un mero strumento in vista di<br />
altro, ma è anche saggezza intesa come Weltweisheit attraverso il raffinamento del<br />
talento (Talent) in generale. 104<br />
Rispetto agli anni ’80 si nota un avanzamento nel delineare il rapporto tra<br />
matematica e filosofia, se si tiene presente l’enfasi che Kant pose nel 1790 sul ruolo<br />
<strong>dell</strong>’immaginazione, sull’ampliamento <strong>dell</strong>’algebra e <strong><strong>dell</strong>a</strong> sua applicabilità alla<br />
105<br />
fisica.<br />
Kant ritiene che la matematica applicata alla fisica, unita all’affinamento del<br />
talento, conduca ad un miglioramento <strong><strong>dell</strong>a</strong> tecnica applicata alla vita umana, allo stare<br />
nel mondo, al progettare la costruzione non solo di mo<strong>dell</strong>i teorici, ma anche<br />
<strong>dell</strong>’abitare il mondo.<br />
La concezione dinamica <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia influenza anche il modo di considerare la<br />
matematica applicata alla fisica. Kant, in particolare, è stato in grado di tracciare lo<br />
sviluppo <strong>dell</strong>e macchine. Da un punto di vista tecnico, infatti, la fisica applicata alle<br />
macchine ne svelava la diversa <strong>natura</strong> e finalità.<br />
Si prenda in considerazione il caso <strong><strong>dell</strong>a</strong> critica a Kästner e Gehler. 106<br />
La loro rappresentazione meccanica <strong><strong>dell</strong>a</strong> leva celava non solo il rifiuto <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
107<br />
repulsione come fenomeno universale dei corpi, ma anche la negazione che le forze<br />
meccaniche siano fondate su quelle dinamiche <strong>dell</strong>’etere. Nei manoscritti <strong>dell</strong>’Opus<br />
postumum si legge:<br />
104<br />
Opus postumum, KGS XX1, p. 120.<br />
105<br />
Tentativo ad esempio che Desaguliers perseguì anche con l’applicazione del calcolo leibniziano alla<br />
fisica.<br />
106<br />
Cfr. Gehler, Physikalisches Wörterbuch, Leipzig 1787-1796; ed. a cura di W. Bonsiepen, Stuttgart<br />
1995, vol. II, pp. 565 e segg. In questa sede Gehler ricostruisce la teoria <strong><strong>dell</strong>a</strong> leva fino agli ultimi<br />
sviluppi del XVIII secolo. Riferimenti espliciti a Gehler si trovano anche nell’Opus postumum. Cfr. Opus<br />
postumum, KGS XXI, pp. 161;257;303;327;339;381;480; KGS XII, p. 212. Cfr. B. Tuschling,<br />
Metaphysische und Transzendentale Dynamik in Kants Opus Postumum, Berlin 1971, pp. 29-30<br />
107<br />
Cfr. Opus postumum, trad. it., a cura di V. Mathieu, p. 180 nota.<br />
191
Si abbia ad esempio una sbarra ab, di spessore cd, e si supponga caricato ciascun<br />
braccio, in a e in b con lo stesso peso. Codesta leva, per il peso attaccato, o per il suo proprio, si<br />
spezzerà <strong>nella</strong> sezione mediana, se a quei pesi non resiste una sufficiente attrazione <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
materia nelle direzioni ad e bd. La teoria <strong><strong>dell</strong>a</strong> leva, per quanto elegantemente il sig. Kästner<br />
l’abbia sviluppata, non si può spiegare solo matematicamente, assumendo semplicemente la<br />
leva come una linea inflessibile; poiché quest’assunzione è fisicamente impossibile; infatti se il<br />
braccio db non resistesse sulla linea (o superficie) grazie a una particolare forza (di attrazione) a<br />
quella separazione in cd, o se, in luogo <strong><strong>dell</strong>a</strong> sbarra ab, di un certo spessore, la leva diviene una<br />
semplice linea (sparendo lo spessore <strong><strong>dell</strong>a</strong> sbarra), invano postulo un’attrazione dei due bracci<br />
che resistono alla flessione, poiché a ciò si richiede una forza che agisca dinamicamente; e se la<br />
leva si assottigliasse fino alla tenuità di un filo, penderebbe, per il suo stesso peso, dalle due<br />
parti, dando luogo a un altro tipo di macchina, e cioè al movimento su un rullo mediante fune e<br />
puleggia (trochlea e polyspastus). 108<br />
Figura 4.5 Leva disegnata da Kant<br />
Se si rappresentasse la leva come una linea non si darebbe conto <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
generazione del momento dato dalla trazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> superficie superiore e <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
compressione di quella inferiore.<br />
Nell’esempio di Kant, in sostanza, si ritrova la seguente tesi: non si può dare<br />
ragione del comportamento fisico di equilibrio <strong><strong>dell</strong>a</strong> leva, se non la si rappresenta con<br />
uno spessore e se non si rappresentano così due forze uguali e opposte che si esercitano<br />
da a verso d e da d verso a e, parimenti, da b verso d e da d verso b.<br />
Al contrario, se si rappresenta una linea cui sono attaccati due pesi e la si<br />
considera in condizione di sforzo normale, allora si ha una condizione di equilibrio in<br />
configurazione deformata: la linea rappresenterebbe un filo che si deforma e genera non<br />
la leva, ma simula il movimento di fune e puleggia su un rullo.<br />
Kant aveva ben presente, dunque, che la rappresentazione matematica dei<br />
fenomeni fisici non è altro che un’astrazione del comportamento fisico dei corpi.<br />
Allo stesso tempo Kant non negava la possibilità di una rappresentazione<br />
matematica dei fenomeni fisici, ma le negava capacità fondativa <strong>nella</strong> spiegazione del<br />
comportamento dei corpi, rivendicando la supremazia di un approccio dinamico alla<br />
base di quello matematico-meccanico, che noi oggi definiamo statico.<br />
108 Opus postumum, KGS XXI, p. 607. Cfr. Opus postumum, KGS XXII, p. 228.<br />
192
tecnologia.<br />
Queste osservazioni risultano chiare alla luce <strong><strong>dell</strong>a</strong> riflessione kantiana sulla<br />
A questo aspetto la letteratura secondaria non ha dedicato spazio, seppure Kant<br />
tenne un atteggiamento particolare nei confronti <strong><strong>dell</strong>a</strong> tecnologia, rintracciabile non solo<br />
<strong>nella</strong> terza Critica, ma anche in altri scritti minori, nell’antropologia e nell’Opus<br />
postumum. Per Kant la matematica come strumento <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione trova<br />
nell’applicazione tecnica una sua realizzazione e la tecnologia, incarnata in macchine<br />
come la leva o la puleggia, non è altro che la realizzazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> rappresentazione fisica<br />
di fenomeni costruiti matematicamente.<br />
4.5 Il problema del concetto metafisico di forza<br />
La concezione dinamica <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia presuppone una costruzione <strong>dell</strong>e forze<br />
motrici di essa, così che per l’applicazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> matematica alla fisica si rende<br />
necessaria una valutazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> forza. Ora, Kant distinse il concetto metafisico di forza<br />
già nel suo primo scritto sulla valutazione <strong>dell</strong>e forze vive (1747), attribuendo al<br />
concetto di forza leibniziano un carattere prettamente metafisico, come causa del<br />
movimento, in quanto vis activa.<br />
Questo carattere metafisico del concetto di forza accompagna tutta la produzione<br />
kantiana, anche quando, nel 1786, Kant sembra avvicinarsi alla visione newtoniana<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> forza.<br />
In generale, occorre tenere presente che, non solo, come è ovvio, questo concetto<br />
rappresenta un cardine per la filosofia <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> di Kant, ma anche che questo<br />
rappresenta un nodo problematico di non poco conto.<br />
Tra l’altro, se si prende in esame un manuale come il Physikalisches Wörterbuch<br />
di Gehler, alla voce “Kraft”, 109<br />
si trova immediatamente un problema che questa<br />
ricerca vuole discutere: come e perché <strong>nella</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> si ricorre al concetto<br />
metafisico di forza? Gehler colse perfettamente il problema, di cui era cosciente lo<br />
stesso Kant:<br />
Noi ci aiutiamo col concetto di forza per definire il movimento e il mutamento in certi<br />
fenomeni, sebbene la sua <strong>natura</strong> resti per noi un segreto non svelabile (unerforschliches<br />
Geheimnis). 110<br />
109 Gehler (1787-1796), vol. II, pp. 796 e segg.<br />
110 Gehler (1787-1796), vol. II, p. 797.<br />
193
A questo atteggiamento di Gehler, che riconosceva il problema, ma non offriva<br />
una soluzione o una spiegazione, si contrappone l’approccio di Kant.<br />
Kant pensava che il concetto di forza fosse problematico e che esso fosse un<br />
concetto metafisico. Non vedeva, però, un che di negativo nell’uso di tale concetto <strong>nella</strong><br />
fisica. Anzi, lo reputava il concetto per eccellenza sulla base del quale costruire il<br />
Passaggio dai principi metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> alla fisica.<br />
Se si mettono a confronto le definizioni e le partizioni <strong>dell</strong>e forze, che ha dato<br />
Gehler, con quelle di Kant, presenti nel sistema elementare <strong>dell</strong>e forze motrici <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
materia, salta agli occhi il tentativo di quest’ultimo di riduzione e di unificazione <strong>dell</strong>e<br />
forze come via per una loro più facile valutazione su basi dinamiche.<br />
Le forze del sistema elementare kantiano sono forze derivate da quelle primitive,<br />
dall’attrazione e dalla repulsione, inerenti alla materia.<br />
Gehler invece, sostenendo un approccio meccanico alla trattazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia<br />
e <strong>dell</strong>e sue forze, si limita di fatto a compilare un elenco <strong>dell</strong>e forze conosciute, o<br />
presunte tali, e dei loro effetti.<br />
Proprio contro questa tendenza <strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica alla compilazione, tendenza molto<br />
diffusa all’epoca di Kant, si sarebbe dovuto contrapporre il Passaggio dai principi<br />
metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> alla fisica.<br />
Secondo Gehler, una forza motrice è “die ganze in eine gewisse Masse wirkende<br />
Kraft, welche sich durch das Produkt der beschleunigenden Kraft f in die Masse oder<br />
Anzahl der Theile, also durch Mf ausdrücken lässt, und dem Drücke P gleich ist, den sie<br />
ausübt, wenn keine Bewegung erfolgen kann“. 111<br />
112<br />
Ma Gehler segnala anche un altro uso, quello di potenze, e un altro significato<br />
di forza motrice:<br />
In einer andern Bedeutung hat man das Wort: bewegende Kraft für dasjenige Bestreben<br />
genommen, mit welchem ein ruhender Körper das Hindernis, auf das er drückt, oder ein<br />
bewegter Körper den andern, dem er begegnet, in Bewegung zu setzen sucht. 113<br />
Si noterà subito la differenza tra la valutazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> forza di Gehler da quella di<br />
Kant, tenendo presente lo schema seguente:<br />
111 Gehler (1787-1796), vol. II, p. 802.<br />
112 Gehler (1787-1796), vol. II, p. 811.<br />
113 Gehler (1787-1796), vol. II, p. 802-803.<br />
194
Forze motrici <strong>dell</strong>e macchine<br />
di Gehler<br />
Forze motrici <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia di<br />
Kant 114 (KGS XXII, p. 308 )<br />
Kraft der Menschen Mechanisch<br />
Kräfte der Thiere Dynamisch<br />
Kraft des Wassers Organisch<br />
Kraft des Windes Willenskraft<br />
Kraft des Feuers<br />
Kraft der Gewichte<br />
Kraft der Federn (Elasticitatät)<br />
Max Jammer, in Concepts of Force, propone una tesi che va attentamente<br />
valutata, in quanto non solo chiama in gioco la concezione kantiana <strong><strong>dell</strong>a</strong> forza, ma<br />
riesce a sintetizzare con eleganza un problema che né la fisica né la filosofia sono state<br />
ancora in grado di risolvere.<br />
Il concetto di forza, infatti, oltre ad essere stato soggetto nei secoli ad una<br />
polisemantica, ha subito una profonda mutazione con il passaggio dalla fisica di<br />
impianto newtoniano alla teoria <strong><strong>dell</strong>a</strong> relatività: da concetto metafisico che indicava un<br />
114 Cfr. Opus postumum, KGS XXII, p. 308 : “1. Mechanisch//bewegende Kräfte der Materie durch einen<br />
andern Körper z. B. vectis 2. Dieses sein inneres Bewegungsvermögen dynamisch die Steifigkeit des<br />
Hebels die Zähigkeit des Seils und der Rolle, und die Gegenwirkungen der Affinität 3. Organisch durch<br />
ein immaterielles Prinzip der inneren Zweckmäßigkeit, dazu die Tiere gehören. Zu No 3. gehört das<br />
Prinzip der Einteilung a priori wo das Individuum vergeht, die Spezies bleibt 4. Die Willenskraft d.i. die<br />
mit Bewusstsein bewegende Kräfte des Menschen. Die mechanisch//dynamisch//organisch// und durch<br />
die Willenskraft eines Sinnenobjekts (Subjekts) des Menschen bewegende Kräfte der Materie enthalten<br />
alle aktive Verhältnisse der bewegenden Kräfte welche die Physik auf das Objekt ausübt u. worauf das<br />
Subjekt derselben reagiert”. Secondo Karen Gloy la politomia qui riportata ha un significato relativo<br />
rispetto al complesso <strong>dell</strong>’opera, ma riconosce che è il frutto di una divisione che segue la tavola <strong>dell</strong>e<br />
categorie, cfr. K. Gloy, Die Kantische Theorie der Naturwissenschaft, p. 199 nota. Se si assume la tesi di<br />
Gloy, non è però immediatamente comprensibile perché Kant abbia attuato una politomia di questo tipo<br />
anche in KGS XXII, pp. 299, 315 e 375, dal momento che la divisione dovrebbe procedere a priori da<br />
concetti e configurarsi come una dicotomia. Una risposta a nostro avviso plausibile, a seguito del<br />
confronto con altre opere kantiane, può essere quella per cui la distinzione presente nell’opera tra dabilis<br />
e cogitabilis dia vita a una divisione <strong>dell</strong>’eterogeneo e una <strong>dell</strong>’omogeneo secondo le forze motrici <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
materia che va a configurarsi come qui riportato, in base ai rapporti reciproci attivi tra di esse. I mo<strong>dell</strong>i<br />
topici <strong><strong>dell</strong>a</strong> divisione presenti nell’Opus postumum mirano sostanzialmente a mostrare come cogitabile il<br />
tutto <strong><strong>dell</strong>a</strong> sintesi possibile dei rapporti tra i corpi materiali da un punto di vista esterno ed interno,<br />
oggettivo e soggettivo. Tali punti di vista corrispondono a principi metafisici specifici dotati di necessità<br />
tali da permettere un passaggio alla fisica generale come mo<strong>dell</strong>o sistematico per la ricerca scientifica nel<br />
campo <strong>dell</strong>’empirico. La divisione di ciò che è dabilis solo attraverso (durch) e non per (für) l’esperienza,<br />
dovrà presentarsi necessariamente come una politomia, procedente all’infinito poiché la fisica come<br />
<strong>scienza</strong> sperimentale può e deve sempre essere ampliata dal punto di vista del suo contenuto. Inoltre, Kant<br />
riserva un posto speciale al quarto termine di questa divisione metafisica, Willenskraft, come se esso fosse<br />
membro interno <strong><strong>dell</strong>a</strong> divisione, ma anche esterno ad essa, mediatore a sua volta per una superiore<br />
unificazione <strong>dell</strong>e forze.<br />
195
agente esterno sulla materia si è trasformato in una funzione matematica che indica un<br />
trasferimento di momento. 115<br />
La strada che vale la pena tentare è di vedere come Kant avesse colto il carattere<br />
problematico del concetto metafisico di forza e come lo avesse declinato nell’ultima<br />
fase <strong><strong>dell</strong>a</strong> sua produzione.<br />
Sulla ricostruzione <strong>dell</strong>’origine e <strong><strong>dell</strong>a</strong> formazione del concetto di forza in<br />
generale, Jammer propone una lettura secondo cui questo sarebbe stato pensato in<br />
analogia con la volontà umana, con l’influenza spirituale o con lo sforzo muscolare, 116<br />
mentre avrebbe poi assunto le vesti di una nozione puramente relazionale. Il problema<br />
che il concetto di forza presentò agli scienziati del XVIII secolo fu sintetizzato da<br />
d’Alembert <strong>nella</strong> Prefazione al Traité de dynamique del 1743, anno in cui gli si<br />
attribuisce la risoluzione <strong><strong>dell</strong>a</strong> disputa fra i sostenitori <strong><strong>dell</strong>a</strong> forza viva leibniziana e la<br />
forza, intesa come momento, dei cartesiani. Per d’Alembert la disputa poteva essere<br />
risolta, individuando un fraintendimento che soggiaceva alla definizione di “forza”, ma<br />
lo stesso Kant si pose criticamente nei suoi confronti, riuscendo a cogliere già nel 1747<br />
che il problema <strong><strong>dell</strong>a</strong> valutazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> forza non si basava su un misunderstanding, ma<br />
su due diverse visioni del mondo, su due sistemi, quello leibniziano e quello cartesiano<br />
che si scontravano per la supremazia sul Continente. Senza contare che questo scontro<br />
investiva molto di più che la definizione di forza, investiva la fisica e la metafisica. Di<br />
questo aspetto Jammer sembra tener conto quando afferma: “Force has a unique<br />
position among all possible basic concepts in physical science since it may be regarded<br />
as having a direct relation to the concept of cause. Indeed many students of the problem<br />
and foremost among these the Kantian school of thought, consider “force” the exact<br />
physical formulation of “cause” and causality”. 117<br />
Proprio sulla base di questa considerazione metafisica <strong><strong>dell</strong>a</strong> forza, Kant<br />
abbracciava un’idea secondo cui non è mai possibile una conoscenza diretta <strong><strong>dell</strong>a</strong> forza.<br />
La forza non era un fenomeno osservabile o valutabile direttamente nell’esperienza, ma<br />
solo indirettamente e andava valutato esclusivamente nei suoi effetti. La lettura che<br />
Jammer propone di Kant è pertinente, ma ha il limite di non prendere in considerazione<br />
la Critica <strong><strong>dell</strong>a</strong> facoltà di giudizio e il Passaggio dai principi metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong><br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> alla fisica, risultando manchevole di un tassello fondamentale per la<br />
ricostruzione <strong><strong>dell</strong>a</strong> concezione kantiana <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia e dunque <strong><strong>dell</strong>a</strong> forza.<br />
115 Cfr. Jammer (1957), vi.<br />
116 Jammer (1957), p. 7.<br />
117 Jammer (1957), p. 15.<br />
196
Ma il vero scarto si ha, chiedendosi che tipo di concezione formale <strong><strong>dell</strong>a</strong> forza<br />
avesse Kant. In sostanza occorre chiedersi se Kant ritenesse le forze motrici <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
materia fossero esistenti fisicamente.<br />
Secondo una prima impressione la risposta dovrebbe essere affermativa. L’idea<br />
kantiana di forze inerenti alla materia, come attrazione e repulsione, richiama una<br />
visione simile <strong><strong>dell</strong>a</strong> forza simile a quella di Musschenbroek, ‘sGravesande e Leibniz,<br />
mentre per alcuni versi ricordano quella di Keplero 118 e Huygens. 119 Ma il confronto più<br />
fruttuoso deve essere attuato con Newton. Jammer nota come Newton intendesse il<br />
concetto di forza impressa secondo un principio metafisico <strong><strong>dell</strong>a</strong> Scolastica: Cessante<br />
causa cessat effectus. 120 Alcuni passi dei Principia lasciano intuire che il concetto di<br />
forza sia di <strong>natura</strong> intuitiva, in analogia con la forza muscolare umana, ma allo stesso<br />
tempo le forze fisiche debbano essere considerate matematicamente. Newton si<br />
muoveva nell’ambito di un’indecidibilità sulla <strong>natura</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> forza e puntava<br />
all’irriducibilità nel suo sistema <strong><strong>dell</strong>a</strong> forza gravitazionale, la cui <strong>natura</strong> profonda<br />
restava sconosciuta. 121<br />
Tuttavia, i seguaci di Newton, come J. Keill, tornarono ad<br />
un’accezione metafisica <strong><strong>dell</strong>a</strong> forza di gravità, ma non è solo questa la recezione che<br />
Kant ebbe del problema. Kant conosceva anche i tentativi di Newton di dedurre il<br />
fenomeno <strong><strong>dell</strong>a</strong> gravità da due assunti: una stratificazione <strong>dell</strong>e particelle <strong>dell</strong>’etere<br />
elastico che variavano continuamente sottilità e che permeavano la terra e la loro<br />
irriducibile tendenza alla dilatazione.<br />
Sia in una lettera a Oldenburg del 1675 che in una a Boyle del Febbraio 1678,<br />
Newton afferma la possibilità di spiegare la gravità attraverso un medium materiale,<br />
l’etere. Nella lettera a Boyle si legge:<br />
I shall set down on conjecture more…it is about the cause of gravity. For this end I will<br />
suppose aether to consist of parts differing from one another in subtility by indefinite degrees:<br />
that in the pores of bodies, there is less of the grosser aether in proportion to the finer, than in<br />
open spaces; and consequently, that in the great body of the earth there is much less of the<br />
grosser aether, in proportion to the finer, than in the regions of the air. 122<br />
In sostanza Newton non rigettò la possibile esistenza <strong>dell</strong>’etere, strumento<br />
essenziale per una teoria cinetica <strong><strong>dell</strong>a</strong> gravità che non riusciva a provare l’azione a<br />
118<br />
Jammer (1957), pp. 85-91. In particolare, Keplero insisteva sulla reciprocità <strong><strong>dell</strong>a</strong> forza e sulla<br />
presupposizione di una forza regolativa, che andava costruita per legare matematica e fenomeni <strong>natura</strong>li.<br />
119<br />
Jammer (1957), pp. 110-114.<br />
120<br />
Jammer (1957), p. 121.<br />
121<br />
Jammer (1957), p. 141.<br />
122<br />
Isaaci Newton Opera, ed. S. Horsley, vol. IV, London 1779-1785, p. 385.<br />
197
distanza. Come è noto Newton oscillò, senza mai dare una risposta definitiva, tra la<br />
posizione secondo cui la gravità era il frutto di un’azione a distanza e quella che ne<br />
rintracciava la causa nell’azione contigua tra le particelle di etere. Newton non<br />
intendeva prendere una decisione definitiva, anche perché, metodologicamente, per<br />
Newton la forza e la gravitazione erano un fatto irriducibile di esperienza. 123<br />
Nel quadro <strong>dell</strong>’analisi svolta da Jammer emerge che, prima che per Newton,<br />
anche per Keplero il concetto di forza ha svolto una funzione di convenienza per la<br />
spiegazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> connessione tra i cambiamenti di velocità del moto dei pianeti e le<br />
variazioni di distanza. Fu grazie al lavoro di Mach, Kirchhoff e Hertz che si completò il<br />
processo di eliminazione del concetto di forza dalla meccanica e questo fu possibile<br />
grazie allo sviluppo <strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica matematica.<br />
Ora, quello che vale la pena considerare alla luce <strong>dell</strong>’analisi compiuta da<br />
Jammer, è il fatto che Kant attribuì al concetto di forza e alle relazioni possibili tra le<br />
forze proprio un ruolo di mediazione nel contesto <strong>dell</strong>’Übergang. Jammer indica nelle<br />
sue conclusioni come la forza non sia altro che uno strumento metodologico che<br />
permette lo studio di aspetti cinematici, prima e indipendentemente da ogni particolare<br />
situazione fisica dei corpi che sono presi in considerazione:<br />
The concept of force in contemporary physics plays the role of a methodological<br />
intermediate comparable to the so called middle term in the traditional syllogism. In order to<br />
show that “Socrates is mortal”, we introduce the middle term “man” and state the two premises:<br />
(I) All men are mortal; (2) Socrates is a man. In our final conclusion, “Socrates is mortal” the<br />
middle term “man” drops out. Likewise, to show or to predict that a certain body A moves on a<br />
certain trajectory B, when surrounded by a given constellation of bodies C, D,…, which may be<br />
gravitating, electrically charged, magnetized, and so forth, we introduce the middle term “force”<br />
and state the two “premises”: (I) the constellation C, D,…gives rise to a force F (according to<br />
the laws of motion) makes the body A move on the trajectory B. In our final conclusion, “Body<br />
A surrounded by C, D,…under the given circumstances, moves along trajectory B”, the middle<br />
term “force” again drops out. Instead of connecting directly the cinematic behaviour of body A<br />
with the arbitrarily given configuration C, D, …we are splitting the situation up, so to say, into<br />
two parts. 124<br />
Per Jammer, la particolarità <strong><strong>dell</strong>a</strong> formula ma = Φ (X) consiste nello svelare la<br />
doppia <strong>natura</strong> del concetto di forza.<br />
Da un lato una <strong>natura</strong> a priori, legata alla sua definizione, dall’altro lato<br />
empirica legata al fatto che ma, in quanto funzione di X, denota la configurazione come<br />
123 Cfr. Pecere (2009), pp. 293-294.<br />
124 Jammer (1957), p. 244.<br />
198
somma <strong>dell</strong>e masse gravitazionali, come cariche elettriche, come momenti magnetici,<br />
così come costellazioni geometriche. 125<br />
Di fatto però non esiste un unico corrispettivo empirico <strong><strong>dell</strong>a</strong> forza, anzi tale<br />
concetto abbraccia un composto da determinare e da costruire matematicamente.<br />
Quanto più questo composto viene via via determinato, arricchito di caratteri che ne<br />
spiegano i nessi interni, tanto meno si rende necessario il concetto di forza.<br />
A questo punto si può avanzare un’ipotesi epistemologica e interpretativa<br />
<strong>dell</strong>’ultima produzione kantiana: l’esigenza <strong><strong>dell</strong>a</strong> matematizzazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> forza è<br />
pienamente rispondente all’obiettivo perseguito nel Passaggio dai principi metafisici<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> alla fisica.<br />
Kant colse perfettamente sia il problema <strong><strong>dell</strong>a</strong> mediazione, <strong><strong>dell</strong>a</strong> necessità di<br />
leggi ponte <strong>nella</strong> fisica, sia <strong><strong>dell</strong>a</strong> fondazione <strong>dell</strong>’applicazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> matematica ad essa.<br />
Kant, dunque, sosteneva la <strong>natura</strong> parzialmente metafisica del concetto di forza,<br />
ma anche la necessità di considerarlo uno strumento per la spiegazione di fenomeni<br />
fisici colti dalla meccanica e, per attuare questo passaggio dalla sfera metafisica alla<br />
fisica, designò la matematica come lo strumento che poteva “tradurre” il concetto di<br />
forza <strong>nella</strong> <strong>natura</strong>.<br />
L’altro aspetto su cui vale la pena riflettere concerne il concetto di energia e il<br />
suo legame con quello di forza. A questo proposito Jammer sostiene che il concetto di<br />
forza era il comune denominatore di tutti i fenomeni fisici e sembrava un promettente<br />
strumento per ridurre tutti gli eventi fisici ad un’unica legge fondamentale. Poi<br />
aggiunge:<br />
But more important, perhaps, is that the concept of force was instrumental in the<br />
construction of the concept of energy, a notion whose contribution to a unified conception of<br />
physical phenomena is unquestioned. 126<br />
Il processo che ha portato alla trasformazione del concetto di forza <strong>nella</strong><br />
relatività ha condotto anche alla riduzione <strong><strong>dell</strong>a</strong> gravità a forza fittizia, come accadde<br />
nel caso <strong><strong>dell</strong>a</strong> forza centrifuga. La tesi di Jammer è anche un auspicio per la fisica,<br />
ovvero quello di sottoporre forze elettromagnetiche e nucleari allo stesso trattamento<br />
che Einstein riservò alla gravità, così da trovare una “unified field theory”. 127<br />
125 Jammer (1957), pp. 244-245.<br />
126 Jammer (1957), p. 243.<br />
127 Cfr. Jammer (1957), pp. 263-264.<br />
199
Questo coinciderebbe con la fine del concetto di forza <strong>nella</strong> fisica, che sebbene<br />
usato come un membro intermedio, ma necessario dalla meccanica classica, cesserebbe<br />
di occupare anche questa posizione in una teoria di campi unificata.<br />
Nonostante Kant non perseguisse certo un programma per una teoria unificata di<br />
campi e di forze, come ha sottolineato M. Morrison, 128 riconosceva però uno schema<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> tendenza (Tendenz) all’unificazione dei sistemi e <strong>dell</strong>e teorie e dunque anche <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
fisica come <strong>scienza</strong>. 129<br />
A fronte del problema epistemologico <strong><strong>dell</strong>a</strong> totalità che si è analizzato nel<br />
capitolo precedente, e <strong>dell</strong>o sviluppo storico <strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica <strong>dell</strong>’epoca, risulta plausibile<br />
l’idea che Kant sia ricorso al concetto di energia, perché in grado di sintetizzare in fisica<br />
quel concetto di leibniziana memoria di “intensità” <strong><strong>dell</strong>a</strong> forza, la cui differenza di grado<br />
determinava una differenziazione infinita <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia continua:<br />
Wenn alle Ursache der Bewegung bloß mathematisch nicht auch dynamisch geschätzt<br />
werden sollte so würde weil die bewegende Kraft = MC ist ob ich C vermindere und M um<br />
ebenso viel vermehre das facit ebenso ausfallen als ob ich C vermehrt und M um ebenso viel<br />
vermindert hätte. — Nun aber hört die Bewegung eines gegen die Richtung der Schwere<br />
bewegten Körpers mit einem Moment auf womit der Körper immer noch bewegende Kraft<br />
obgleich noch keine Bewegung hat wenn ich aber das Volumen desselben verringere so hört er<br />
mit dem gänzlichen Verschwinden des Volumens mit Nichts auf. Also muss die Quantität der<br />
Materie was das Reale derselben betrifft nicht nach dem Volumen sondern der energie der<br />
bewegenden Kraft geschatzt werden und alle Materialität hat einen Grad der äußer der Menge<br />
der Materie noch hinzu gedacht werden kann und die letztere kann in stetigen Materien<br />
unendlich verschieden sein weil die Materien der Qualität nach nämlich nach der Intensität ihrer<br />
Kraft verschieden sein können. — Oder man müsste annehmen keine Materie könne ein<br />
continuum sein müsse leere Zwischenräume in sich enthalten. 130<br />
La quantità <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia deve essere misurata per Kant secondo l’energia <strong>dell</strong>e<br />
forze motrici che sono differenti infinitamente nel continuo, poiché le materie possono<br />
essere diverse secondo l’intensità <strong>dell</strong>e forze che sprigionano. In base a quanto detto nel<br />
capitolo II, nell’Opus postumum Kant non basa la meccanica solo sulla Foronomia, ma<br />
anche e soprattutto sulla Dinamica.<br />
In più luoghi <strong>dell</strong>’Übergang Kant utilizza il termine “energia” (Energie)<br />
ponendolo alla base per la spiegazione <strong>dell</strong>’attività <strong>dell</strong>e forze motrici sia dei corpi che<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> materia cosmica.<br />
128 Morrison, (2008), pp.37-62.<br />
129 Morrison, (2008), pp. 37 segg.<br />
130 Opus postumum, KGS XXI, p. 466.<br />
200
In un primo passaggio Kant sostiene che le forze motrici <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia possono<br />
essere considerate da un punto di vista foronomico o secondo la loro energia come<br />
cause efficienti degli spostamenti dei corpi.<br />
Ci si trova di fronte, dunque, ad una specificazione del concetto di forza,<br />
attraverso il concetto di energia, ancora una volta legato alla causalità:<br />
Die bewegende Kräfte der Materie und mit dieser auch der Körper können nach dem<br />
Förmlichen den Gesetzen der Bewegung derselben als Veränderungen ihrer Örter im Raum<br />
(phoronomisch) oder auch nach ihrer Energie als wirkende Ursachen dieser Veränderungen d. i.<br />
ihrem Gehalte nach erwogen werden welcher wenn er nur durch Erfahrung erkennbar ist<br />
physisch//dynamische Anfangsgründe enthält; da dann diese von den mathematischen als<br />
welche gänzlich auf Prinzipien a priori beruhen (z. B. Newtons Philosophiae <strong>natura</strong>lis principia<br />
mathematica) abzusondern sind indem sie bloß das Formale der bewegenden Kräfte<br />
enthalten. 131<br />
Kant specifica la compatibilità di questo duplice approccio <strong>nella</strong> valutazione<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> quantità di materia, in quanto essa può essere considerata come grandezza<br />
estensiva, ma anche intensiva:<br />
Ebenso die letztere Quantität soweit ich will verkleinern u. jenes Moment vergrößern.<br />
Die Quantität der Materie ist also so wohl extensiv als intensiv zu schätzen und wenn in<br />
gleicher Höhe vom attraktionspunkt das Volumen mag sein welches es wolle die bewegende<br />
Kraft an demselben Hebelarm größer ist so ist die Quantität der Materie mathematisch für<br />
dieselben anzunehmen obzwar es möglich wäre dass auch die Qualität derselben nämlich<br />
größere Energie der einen über die Andere nicht die bloße Menge die Ursache davon wäre. 132<br />
Ma l’analisi di Kant si spinge oltre, quando lega esplicitamente il concetto di<br />
energia alla materia cosmica per rappresentarne meglio il carattere universale e per<br />
svelare il carattere strumentale anche del concetto di contatto (Berührung), che va<br />
pensato come determinazione <strong>dell</strong>o spazio:<br />
Die Attribute dieses Stoffes (weil er allbefassend einzeln (unica) und die Basis aller<br />
zur Einsicht des Objects der (einen) Erfahrung ist) sind nun nach dem Satz der Identität gegeben<br />
nämlich dass er allverbreitet, alldurchdringend und allbewegend ist (nicht aber<br />
dass er selbst in seinem Platze beweglich (locomotiva d. i. Ortverändernd) und es als ein solcher<br />
notwendig d. i. auch alldaurend ist. Denn Sempiternitas est neceßitas phaenomenon. Mann<br />
nennt diesen Stoff Wärmestoff; nicht darum dass er Wärme um sich verbreitet denn diese<br />
kann bei aller jener Energie desselben in Beziehung auf die Körper in die er wirkt ganz mangeln<br />
wie sie denn auch eine Wirkung ist die sich nur aufs Gefühl subjektiv nicht auf das Objekt<br />
der Vorstellung bezieht sondern weil eine seiner Tätigkeiten darin besteht diesen Zustand<br />
zu bewirken anstatt dessen man das Vermögen Körper die er durchdringt auszudehnen diese<br />
Materie besser in völliger Allgemeinheit bezeichnen würde. Daher denkt man sich a priori in<br />
einem erwärmten Raum könne kein Teil desselben kalt bleiben und jene Materie müsse diese<br />
131 Opus postumum, KGS XXI, p. 352.<br />
132 Opus postumum, KGS XXI, p. 436.<br />
201
Wirksamkeit notwendig außerhalb mittheilen, wenn außer ihr etwas ist was mit ihr eine<br />
gemeinschaftliche Grenze hat. Das Wort Berührung findet hiebei nicht statt (weil es schon<br />
eine bewegende Kraft in seinem Begriffe enthält): es müsste denn wie der angulus contactus in<br />
der Geometrie eine bloße Raumesbestimmung nicht Naturbestimmung einer Materie gedacht<br />
werden Eine andere Benennung würde eben dieselbe auch am Lichtstoffe erhalten der auch<br />
gewisse Körper durchdringend angetroffen wird, und eben so Gemeinschaft der bewegenden<br />
Kräfte der Materie der Weltkörper bewirkt; alle diese Begriffe aber zwecken darauf ab um ein<br />
materielles Prinzip der Einheit möglicher Erfahrung welche alle Erfahrungen zu Einer<br />
verbindet, zu haben ohne welche und deren Form kein Zusammenhangendes Ganze der<br />
Erfahrung die alsdann nur Aggregat der Wahrnehmungen nicht Erfahrung als System sein<br />
würde statt findet. 133<br />
Questo passo merita un’attenta valutazione, perché è in grado di fornire la<br />
ragione del ricorso all’etere per fondare la cosmologia dinamica di epoca tarda.<br />
In primo luogo, la presupposizione <strong>dell</strong>’etere serve per poter pensare a priori le<br />
parti di uno spazio non soggette a completo raffreddamento, perché questa materia<br />
cosmica è in grado di trasferire calore e luce ai corpi.<br />
Se pensato come riempiente tutto lo spazio cosmico, l’etere e le forze motrici<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> materia insieme, formano un principio materiale <strong>dell</strong>’unità <strong>dell</strong>’esperienza<br />
possibile 134<br />
che riunisce tutte le esperienze in una sola esperienza, vale a dire in un<br />
sistema <strong>dell</strong>’unità e <strong>dell</strong>’universalità collettiva.<br />
In secondo luogo, l’universo kantiano non risponde solamente alle forze di<br />
attrazione e repulsione, come i suoi immediati successori e numerosi interpreti hanno<br />
ritenuto.<br />
È evidente che Kant avesse fatto propri gli studi sulla convezione e li avesse<br />
inseriti nel quadro <strong><strong>dell</strong>a</strong> sua cosmologia e di uno spazio cosmico.<br />
Questo si evince sia dal fatto che Kant fornisce una definizione del concetto<br />
fisico e geometrico di contatto, sia dal fatto che già nel 1755 aveva definito l’esistenza<br />
di una legge fisica statica (o idrostatica) <strong>dell</strong>’universo per determinare i diversi gradi di<br />
densità <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia, accompagnandola ad una visione <strong>dell</strong>e leggi <strong>dell</strong>’interazione<br />
chimica e <strong><strong>dell</strong>a</strong> forza repulsiva capace di creare diversi stati di aggregazione. Non<br />
stupisce, poi, che Kant attribuisca all’etere caratteri chimici tipici dei fluidi e dei gas e<br />
utilizzi il nome Basis per classificarla.<br />
Infatti, il fenomeno <strong><strong>dell</strong>a</strong> convezione termica<br />
contatto con un corpo la cui temperatura è maggiore <strong><strong>dell</strong>a</strong> propria.<br />
si ha quando un fluido entra in<br />
Aumentando la temperatura, il fluido a contatto con l'oggetto si espande e<br />
diminuisce di densità, e sale verso l’alto ( principio di Archimede)<br />
dal momento che,<br />
133<br />
Opus postumum, KGS XXI, pp. 584-5.<br />
134<br />
Principio che Kant si augurava di rinvenire già <strong>nella</strong> terza Critica. Cfr. infra, Capitolo III.<br />
202
essendo meno denso, pesa anche di meno. In questo modo si generano dei moti<br />
convettivi in cui il fluido caldo sale verso l’alto e quello freddo scende verso il basso.<br />
Sarà ora il fluido sceso in basso a scaldarsi perché a contatto con il corpo più caldo e<br />
quello migrato verso l’alto a raffreddarsi di nuovo, dando vita ad un nuovo scambio. 135<br />
C’è un aspetto <strong><strong>dell</strong>a</strong> convezione che merita considerazione, cioè quello <strong><strong>dell</strong>a</strong> sua<br />
determinabilità sotto l’azione <strong><strong>dell</strong>a</strong> gravitazione.<br />
Poiché il fenomeno <strong><strong>dell</strong>a</strong> convezione necessita di un orientamento nello spazio,<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> definizione di un sopra e un sotto e di una superficie di contatto, questo fenomeno<br />
non si da al di fuori di un campo gravitazionale. All’epoca di Kant non c’era evidenza<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> consapevolezza di questo aspetto.<br />
Tuttavia, risulta molto interessante che la cosmologia di epoca tarda mantenga la<br />
definizione <strong>dell</strong>e regioni <strong>dell</strong>o spazio cosmico a partire dall’orizzonte del piano <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
Via Lattea e, in secondo luogo, che, per Kant, uno spazio in espansione dovesse essere<br />
pensato come riempito di materia per poter trasferire luce, calore ed energia.<br />
Questa visione implicava chiaramente sul piano teoretico una filosofia<br />
<strong>dell</strong>’Übergang, del passaggio o del transito.<br />
Nell’Opus postumum si ritrova un passo rilevante per questo, sebbene di<br />
significato oscuro e quasi pittoresco, se non si collega ad un quadro più generale:<br />
Principium continui Logicum Leibnitzii suppositio geometrica. Qvicqvid valet de<br />
corore in aliud molem impingens qvarunqve hoc celeritate moventis valet etiam si hoc vt<br />
qviescens aßumseris. Nam quies est motus infinite parvus. Haec regula autem ipsum redarguit<br />
auctorem in quaestione de omnibus vivis. Princip. continui transßc. Non datur progreßus a<br />
ratione data ad realiter oppositam secundum regulam nisi per intermedium determinationis quae<br />
aeqvivalet ziphoni s. nullitati vtriuspve h.e. indifferens, e.g. in oscillatione — in magnete — (in<br />
transitu a vitio ad virtutem —) in transitu a voluptate ad taedium. 136<br />
L’universo può essere così determinato anche attraverso le leggi <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
termodinamica, che avrebbero svelato l’importanza fondamentale <strong><strong>dell</strong>a</strong> teoria <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
135 Per esempio all’interno del Sole, il calore si propaga soprattutto per convezione. La temperatura al<br />
centro può raggiungere livelli tali <strong>nella</strong> fase protostellare da determinare l’innesco <strong><strong>dell</strong>a</strong> fusione del<br />
deuterio, che mantiene caldo il centro <strong><strong>dell</strong>a</strong> protostella e produce lo sviluppo del fenomeno <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
convezione. La convezione agisce attraverso lo sviluppo di movimenti di masse di gas che producono sia<br />
il livellamento <strong><strong>dell</strong>a</strong> temperatura <strong>nella</strong> regione interessata dal fenomeno, che il rimescolamento <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
materia e la omogeneizzazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> composizione chimica <strong>nella</strong> stessa zona. Anche se il processo di<br />
fusione del deuterio si esaurisce in breve tempo, la convezione invece prosegue, favorita dal fatto che la<br />
stella in formazione, è capace di emettere una intensa radiazione, che si propaga verso l’esterno dalla sua<br />
superficie. Per questo motivo la superficie <strong><strong>dell</strong>a</strong> stella si raffredda rapidamente; in tal modo è il dislivello<br />
di temperatura, che si crea tra gli strati esterni e quelli interni <strong><strong>dell</strong>a</strong> stella divenuta ormai visibile, a<br />
mantenere attiva la convezione.<br />
136 Opus Postumum, KGS XXI, p. 461.<br />
203
forza viva di Leibniz, come nucleo concettuale e matematico di base per la definizione<br />
<strong>dell</strong>’energia cinetica.<br />
A questo punto si possiedono sufficienti elementi per procedere all’analisi <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
prova <strong>dell</strong>’esistenza <strong>dell</strong>’etere, evidenziando le <strong>questioni</strong> <strong>epistemologiche</strong> che ne<br />
costituiscono il sostrato e la ragione per cui Kant volle dedicare ad essa così tanta<br />
attenzione.<br />
204
CAPITOLO V<br />
LA PROVA DELL’ESISTENZA DELL’ETERE: IL<br />
CONCETTO DI “ESPERIENZA” TRA EPISTEMOLOGIA E<br />
Premessa<br />
METAFISICA<br />
Nel corso <strong>dell</strong>’analisi svolta dalla ricerca si è tentato di dare un quadro<br />
complessivo <strong>dell</strong>e <strong>questioni</strong> <strong>epistemologiche</strong> aperte dalla Critica <strong><strong>dell</strong>a</strong> facoltà del<br />
giudizio e <strong><strong>dell</strong>a</strong> risposta che Kant ha cercato di elaborare in un’opera, che, seppure<br />
postuma, ha assunto ormai un’importanza capitale per gli studi kantiani.<br />
Il Passaggio dai principi metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> alla fisica è<br />
capace, infatti, di racchiudere in sé i risultati del criticismo e di applicarli concretamente<br />
alla scienze <strong>natura</strong>li, grazie alla prospettiva epistemologica aperta dalla terza Critica.<br />
In questa parte conclusiva <strong><strong>dell</strong>a</strong> ricerca si prende in esame la prova <strong>dell</strong>’esistenza<br />
<strong>dell</strong>’etere, il significato che essa assume e le sue eventuali ricadute sull’intero sistema<br />
kantiano e il suo oggetto.<br />
I fenomeni legati al calore, in particolare alla sensazione del calore, alla<br />
dilatazione e all’espansione dei corpi, furono presi in grande considerazione dalla<br />
<strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> moderna. Vi erano in particolare due alternative che si<br />
contendevano la spiegazione di questi fenomeni. La prima, sostenuta anche da<br />
Gassendi, presupponeva l’azione di una materia del calore (Wärmematerie) sottile ed<br />
205
elastica. La seconda, abbracciata da Bacone, spiegava tali fenomeni attraverso il<br />
movimento di parti microscopiche dei corpi.<br />
Nella letteratura scientifica tedesca del XVIII secolo, dominava la teoria <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
materia del calore (Stofftheorie), supportata tra gli altri da Wolff, Eberhard, Erxleben e<br />
Karsten. 1 Tutte fonti che Kant aveva presenti. Oltre a queste, già in epoca precritica,<br />
Kant prese in grande considerazione gli studi sul fuoco di Boerhaave, contenuti in<br />
Elementa chemiae del 1732. 2<br />
L’uso del termine Wärmestoff come sinonimo del temine francese “calorique” è<br />
3<br />
di epoca più tarda ed è attestato verso la fine degli anni ’80 del XVIII secolo. Sino ad<br />
allora si erano alternati termini come Elementarfeuer, Feuerelement e Materie des<br />
Feuers, a cui si attribuivano diversi significati, proprio in mancanza di una teoria del<br />
calore unificata, per la quale si doveva aspettare lo studio di Lavoisier e Laplace e la sua<br />
conseguente diffusione nel Continente. Questi termini potevano indicare o un fluido<br />
sottile che soggiaceva a specifici fenomeni del calore o un materiale capace di dar conto<br />
anche dei fenomeni <strong><strong>dell</strong>a</strong> luce, finanche a identificarsi con l’etere stesso.<br />
È importante notare come prima del 1770 questo materiale o Elementarfeuer non<br />
fosse ritenuto una sostanza che permettesse il legame chimico con altre sostanze e si<br />
distinguesse così dal flogisto, che invece era considerato una sostanza chimica a tutti gli<br />
effetti capace di contenere il materiale del fuoco.<br />
Con gli sviluppi <strong><strong>dell</strong>a</strong> chimica di Black e De Luc successivi al 1770 e ai loro<br />
studi sul calore libero e il calore latente, dominò per un decennio la teoria del materiale<br />
del calore in generale, da cui il fenomeno del calore latente venne inteso in analogia alla<br />
neutralizzazione dei legami chimici e, dunque, l’elemento del fuoco di regola venne<br />
concepito come una sostanza chimica. 4<br />
A questa fase ne seguì una posteriore agli studi di De Luc e Black. Il calorico<br />
venne inteso come una materia sottile che con il suo movimento ondulatorio poteva<br />
spiegare i fenomeni del calore. Questa visione si distingue però ancora dall’accezione<br />
1<br />
C. Wolff, Vernünftige Gedanken von den Wirkungen der Natur. Physik I, Halle 1723, §§ 72 segg.; J. P.<br />
Eberhard, Erste Gründe der Naturlehre, Halle 1753, §§ 311 segg.; J. C. Erxleben, Anfangsgründe der<br />
Naturlehre, Göttingen 1772, §§ 449 segg.; 478; W. J. Karsten, Anleitung zur gemeinnuetzlichen<br />
Kenntniss der Natur besonders für angehende Ärzte, Kameralisten und Oeconomen, Halle 1783 §§<br />
15;137.<br />
2 Come riporta anche E. Adickes, Zur Lehre von der Wärme von Fr. Bacon bis Kant, in Kant-Studien, 27,<br />
1922, pp. 328-368.<br />
3<br />
Guyton de Morveau, Lavoisier, Berthollet, Fourcroy, Méthode de nomenclature chimique, Paris 1787. Il<br />
testo venne tradotto in tedesco nel 1793.<br />
4<br />
Cfr. F. Rosenberger, Die Geschichte der Physik in Grundzügen : mit synchronistischen Tabellen der<br />
Mathematik, der Chemie und beschreibenden Naturwissenschaften sowie der allgemeinen Geschichte,<br />
Braunschweig 1882 – 1890, vol. II, pp. 345 segg.<br />
206
più tarda di Wärmestoff: attraverso la mera accumulazione di riscaldamento e sulla base<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> forza repulsiva <strong>dell</strong>e sue particelle si riteneva capace di causare la dilatazione dei<br />
corpi riscaldati, così come il mutamento degli stati di aggregazione. 5<br />
Kant ha abbracciato nel De Igne e nel Tentativo per introdurre <strong>nella</strong> filosofia il<br />
concetto <strong>dell</strong>e quantità negative la teoria di Gassendi di una Wärmematerie, perché<br />
identificava l’Elementarfeuer con l’etere e con la materia <strong><strong>dell</strong>a</strong> luce e del calore, in vista<br />
anche <strong><strong>dell</strong>a</strong> spiegazione dei fenomeni elettrici e magnetici. 6<br />
Alla fine degli anni ’70, invece, Kant tende a distinguere l’etere e la materia del<br />
calore (calorico). Quest’ultima viene designata come un materiale ipotetico, di cui gli<br />
scienziati si servono per la spiegazione di certi fenomeni. Sulla <strong>natura</strong> <strong>dell</strong>’etere, invece,<br />
l’elaborazione tarda <strong><strong>dell</strong>a</strong> posizione kantiana troverà sbocco nei tentativi <strong><strong>dell</strong>a</strong> prova<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> sua esistenza nel Passaggio dai primi principi metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong><br />
alla fisica.<br />
Come si è anticipato, <strong>nella</strong> produzione kantiana l’ipotesi <strong>dell</strong>’etere è sempre<br />
stata al centro <strong>dell</strong>e riflessioni sulla fisica. In Meditationum quarundam de igne<br />
succincta delineatio, Kant presenta l’etere come ipotesi, simile a quello ammesso da<br />
Eulero, e teorizzato dal Newton <strong><strong>dell</strong>a</strong> Query 31 <strong>dell</strong>’Ottica, costituito di particelle<br />
microscopiche discrete.<br />
Figura 5.1 Immagine tratta dal De Igne (1755)<br />
In Allgemeine Naturgeschichte und Theorie des Himmels, Kant pone alla base<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> sua ipotesi cosmologica l’esistenza di una materia originaria, diffusa in tutto lo<br />
spazio, in cui l’interazione <strong>dell</strong>e forze newtoniane produce la formazione dei corpi<br />
celesti.<br />
5<br />
Cfr. R. Fox, The caloric theory of gases: from Lavoisier to Regnault, Oxford 1971, Cap. I.<br />
6<br />
Cfr. De igne, KGS I, p. 377; Versuch den Begriff der negativen Größen in die Weltweisheit einzuführen,<br />
KGS II, p. 187.<br />
207
Ma la ricerca newtoniana sull’etere trovava un illustre predecessore. Infatti, il<br />
problema fisico <strong><strong>dell</strong>a</strong> prova <strong>dell</strong>’esistenza di una materia cosmica onnipenetrante e<br />
semovente compare già <strong>nella</strong> riflessione di Francis Bacon. Il filosofo <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong><br />
inglese, molto apprezzato da Kant, come testimonia l’esergo <strong><strong>dell</strong>a</strong> Critica <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione<br />
pura, è definito come il primo e il più grande scienziato <strong><strong>dell</strong>a</strong> modernità nell’edizione<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> Logik Jäsche. 7<br />
L’idea di una materia cosmica e la negazione del vuoto, così come la critica<br />
all’atomismo, sono i caratteri salienti del sistema del mondo di Bacone:<br />
Neque propterea res deducetur ad Atomum, qui praesupponit vacuum et materiam non<br />
fluxam (quorum utrumque falsum est), sed ad particulas veras, quales inveniuntur. 8<br />
La letteratura secondaria ha esplorato il legame tra Kant e Bacone e, in virtù di<br />
numerosi studi, è possibile mostrare come questa influenza abbia lasciato il segno anche<br />
nelle pagine <strong>dell</strong>’Opus postumum. In Bacon und Kant, Kim ha ricostruito il rapporto di<br />
Kant con le opere e il pensiero di Bacone. 9 L’aspetto che risulta di particolare interesse,<br />
consiste nel fatto che Kant sembra essere ispirato da Bacone, laddove per provare<br />
l’esistenza <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia cosmica, ricorre alla negazione del vuoto ed assume il carattere<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> fluidità (Flüssigkeit) come primario per la determinazione di essa. Anche la<br />
polemica con l’atomismo, sostenuta in più pagine manoscritte, riprende le<br />
argomentazioni baconiane. 10<br />
Sebbene Bacone sia stato senza dubbio fonte di ispirazione per Kant, in<br />
generale, la riflessione sull’etere attraversa un’evoluzione che rispecchia lo stato di<br />
11<br />
incertezza <strong>dell</strong>e ipotesi dominanti <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> del tempo. Come si è visto nel caso<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> storia <strong><strong>dell</strong>a</strong> teoria del calore, così che <strong>nella</strong> produzione kantiana si riscontrano<br />
diversi modi di definirne lo statuto.<br />
7<br />
Logik Jäsche, KGS IX, p. 32.<br />
8<br />
F. Bacon, Novum Organon, II, p. 8. Cfr. infra, Capitolo II, §2.2.<br />
9<br />
Shi-Hyong Kim, Bacon und Kant. Ein erkenntnistheoretischer Vergleich zwischen dem "Novum<br />
Organum" und der "Kritik der reinen Vernunft", Berlin 2008.<br />
10<br />
Cfr. Kim (2008), pp. 65-66, in cui ricostruisce la posizione di Adickes sul rapporto di Kant con Bacone;<br />
pp.132-133 per la trattazione del rapporto tra materia e intuizione nei due autori; pp. 149-150 per il<br />
rapporto tra intuizione e oggetto del senso esterno; pp. 235 e segg. per la relazione tra fisica e metafisica<br />
in Bacone. Nel 1790 Maimon scrisse un piccolo saggio sull’argomento. Cfr. S. Maimon, Baco und Kant,<br />
1790, in Gesammelte Werke, vol. II, a cura di V. Verra, Hildesheim 1965-1976, pp. 499-522.<br />
11<br />
Cfr. Heilbron, pp. 44-45.<br />
208
Nella Critica <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione pura sono presenti dei riferimenti inequivocabili alla<br />
materia onnipenetrante che fonda a livello cosmico l’azione <strong>dell</strong>e forze motrici <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
materia e la possibilità di conoscerle 12<br />
. Anche <strong>nella</strong> Kritik der Urtheilskraft si legge:<br />
Così l’etere dei nuovi fisici, un fluido elastico che penetra tutte le altre materie (con esse<br />
internamente mescolato), è solo una cosa <strong>dell</strong>’opinione, ma pur sempre del tipo per cui, se i<br />
sensi esterni fossero acuiti in sommo grado, esso potrebbe essere percepito, e che però non mai<br />
può essere esibito in una qualsiasi osservazione o esperimento. 13<br />
Nelle pagine manoscritte <strong>dell</strong>’Übergang von den Metaphysischen<br />
Anfangsgründen der Naturwissenschaft zur Physik merita un’analisi attenta la prova<br />
<strong>dell</strong>’esistenza <strong>dell</strong>’etere, 14 che Kant individua come il principio materiale (Urstoff o<br />
Weltstoff), su cui basare il sistema <strong>dell</strong>e forze motrici per la <strong>scienza</strong> del Passaggio dai<br />
principi metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> alla fisica. 15<br />
Si tratta di vedere se Kant non contravvenga con la prova <strong>dell</strong>’esistenza<br />
<strong>dell</strong>’etere ad uno degli assunti fondamentali del criticismo, secondo cui la<br />
determinazione completa di un concetto non implica l’esistenza <strong>dell</strong>’oggetto<br />
corrispondente ad esso. Ma se anche si dimostrasse che la prova <strong>dell</strong>’esistenza <strong>dell</strong>’etere<br />
fosse congruente con l’idealismo trascendentale, comunque ci viene riconsegnata la<br />
filosofia di Kant sotto una luce diversa.<br />
La letteratura che si è confrontata sull’argomento e le posizioni che emergono<br />
non sono ancora riuscite a concordare su alcuni punti centrali. 16<br />
In primo luogo sulla<br />
valenza che la prova <strong>dell</strong>’esistenza <strong>dell</strong>’etere assume per la metafisica e per la filosofia<br />
trascendentale, in quanto prova indiretta, ipotetica e unica nel suo genere. In secondo<br />
luogo, occorre stabilire se Kant sia autorizzato o meno a postulare l’esistenza <strong>dell</strong>’etere<br />
e, infine, su quale base Kant possa parlare <strong>dell</strong>’etere come concetto <strong>dell</strong>’unità collettiva<br />
<strong>dell</strong>’esperienza. Più in generale, l’intento di questo capitolo consiste nell’affrontare<br />
l’analisi di alcuni passaggi salienti <strong><strong>dell</strong>a</strong> prova <strong>dell</strong>’esistenza <strong>dell</strong>’etere, tentando di<br />
offrire <strong>dell</strong>e risposte sui punti esposti, collocandoli all’interno di una riflessione e di una<br />
12<br />
Cfr. KrV, A 649-50/B 677-78.<br />
13<br />
KdU, p. 299.<br />
14<br />
Nell’Opus postumum appaiono numerose versioni <strong><strong>dell</strong>a</strong> trattazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> prova <strong>dell</strong>’esistenza <strong>dell</strong>’etere.<br />
I passi più significativi e completi nell’argomentazione sono contenuti in KGS XXI, pp. 582-610.<br />
15<br />
Cfr. Opus postumum, KGS XXI, p. 600.<br />
16<br />
Fondamentali sono da considerarsi gli studi di P. Guyer, Kant’s System of Nature and Freedom, Oxford<br />
2005; M. Friedman, Kant and the Exact Sciences, Cambridge-London 1992; J. Edwards, Substance,<br />
Force and the Possibility of Knowledge: On Kant’s Philosophy of Material Nature, Berkeley 2000; S.<br />
Marcucci, Kant e la conoscenza scientifica, Lucca 1988; V. Mathieu, La filosofia trascendentale e<br />
l’“Opus postumum” di Kant, Torino 1958; B. Tuschling, Metaphysische und Transzendentale Dynamik<br />
in Kants Opus postumum, Berlin 1971.<br />
209
icostruzione più ampia <strong><strong>dell</strong>a</strong> filosofia kantiana, che tenga conto sia <strong><strong>dell</strong>a</strong> configurazione<br />
del rapporto <strong>dell</strong>’Io con la materia, sia <strong><strong>dell</strong>a</strong> visione <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>. In<br />
secondo luogo, il concetto stesso di esperienza (Erfahrung) viene modificato dallo<br />
scopo <strong>dell</strong>’ultima opera e con esso si configura un’idea <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> molto più<br />
complessa di quello che le pagine <strong><strong>dell</strong>a</strong> Critica <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione pura avevano proposto.<br />
L’universalità collettiva <strong>dell</strong>’esperienza, da un lato, e la strategia kantiana <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
costruzione di mo<strong>dell</strong>i scientifici, dall’altro, sono la cornice entro cui la prova<br />
<strong>dell</strong>’esistenza <strong>dell</strong>’etere vuole essere inquadrata, al fine di mettere a fuoco da un punto<br />
di vista epistemologico i concetti di materia e <strong>dell</strong>e sue forze motrici. 17<br />
Questa cornice,<br />
come anticipato nel capitolo IV, non è quella <strong><strong>dell</strong>a</strong> vulgata: le forze di attrazione e<br />
repulsione non sono la sola ragione per spiegare il mondo, ad esse vanno unite in un<br />
unico sistema le leggi <strong><strong>dell</strong>a</strong> termologia e il principio di continuità.<br />
5.1 La prova <strong>dell</strong>’esistenza <strong>dell</strong>’etere: una prova apagogica<br />
Nell’Übergang, in virtù <strong><strong>dell</strong>a</strong> tendenza asintotica tra metafisica e fisica, si ha<br />
uno sdoppiamento di piani da cui può essere considerato l’etere, così che esso è assunto<br />
come un postulato 18 per il passaggio dalla metafisica alla fisica, ma costituisce una mera<br />
ipotesi per lo scienziato che procede mediante osservazione e ed esperimento. 19<br />
Questa duplicità di piani si riferisce al duplice modo <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione di trattare<br />
oggetti del pensiero o in relazione tra loro o in relazione alle facoltà umane.<br />
E’ lo stesso Kant a dire, infatti, che trattato direttamente l’etere sarebbe provato<br />
<strong>nella</strong> sua esistenza solo ipoteticamente, come la <strong>scienza</strong> contemporanea stava cercando<br />
di fare. 20<br />
17<br />
Cfr. Friedman (1992), pp. 213 segg.; Edwards (2000), pp. 93 segg. ; Förster (2000), pp. 75-147; Pecere<br />
(2009), pp. 730-774, per la trattazione <strong>dell</strong>e forze motrici <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia con un approccio storico e di<br />
ricostruzione <strong>dell</strong>e diverse fasi di elaborazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> prova <strong>dell</strong>’esistenza <strong>dell</strong>’etere.<br />
18<br />
Opus postumum, KGS XXI, p. 219: “Der empfindbare Raum, der Gegenstand der empirischen<br />
Anschauung desselben ist der Inbegriff der bewegenden Kräfte der Materie ohne welche er kein<br />
Gegenstand möglicher Erfahrung und als leer gar kein Sinnenobjekt sein würde. Dieser Urstoff der bloß<br />
in Gedanken da ist mit der Eigenschaft die wir ihm beilegen müssen uranfänglich bewegend zu sein ist<br />
nun kein hypothetisches Ding auch nicht ein Erfahrungsobjekt denn da würde dieser zur Physik gehören<br />
hat aber doch Realität und seine Existenz kann postuliert werden weil ohne die Annahme eines solchen<br />
Weltstoffs und der bewegenden Kräfte desselben der Raum kein Sinnenobjekt sein und Erfahrung über<br />
dasselbe weder bejahend noch verneinend statt finden würde. — Von einem solchen formlosen alle<br />
Räume durchdringenden nur durch die Vernunft zu bewährenden Urstoffe von welchem wir nichts mehr<br />
als bloß im Raume verbreitete und alldurchdringende bewegende Kräfte denken lässt sich seine<br />
Wirklichkeit auch vor der Erfahrung mithin a priori zum Behuf möglicher Erfahrung postulieren”.<br />
19<br />
Cfr. KrV, A 613-14/B 641-42. In queste pagine Kant sostiene che l’etere rimanga un fondamento<br />
insondabile per lo scienziato <strong>natura</strong>le.<br />
20<br />
Cfr. M. Gliozzi, Storia <strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica, pp. 420; 448.<br />
210
Ma non è certo da un punto di vista empirico che Kant pretende di provare<br />
l’esistenza <strong>dell</strong>’etere: non si tratta affatto di provare l’esistenza quoad materiale di esso.<br />
L’etere trattato indirettamente, cioè quoad formale, secondo principi a priori,<br />
possiede lo statuto di una cosa (Ding), la cui esistenza viene presupposta nel pensiero,<br />
in favore <strong>dell</strong>’esperienza, attraverso una prova di <strong>natura</strong> ipotetica e secondo principi a<br />
priori:<br />
[…] Eine Materie annehmen deren Gegenstand das Ganze aller möglichen Erfahrung d.<br />
i. ein alldurchdringender allverbreiteter und allbewegender Weltstoff ist der zwar direkt<br />
betrachtet bloß ein hypothetischer Stoff ist (Wie etwa die welcher man den Nahmen des<br />
Wärmestoffs gibt) denn seine Annahme soll nicht auf Erfahrung gegründet sein wird aber auch<br />
nicht zum Prinzip der Erklärung gewisser Phänomene willkürlich verwandt: — indirekt aber ist<br />
er als formales Prinzip der Möglichkeit des Ganzen der Erfahrung überhaupt ein zum System<br />
der bew. Kr. notwendig mithin a priori gegebener Stoff der allen bewegenden Kräften der<br />
Materie im Elementarsystem derselben zur Basis dient. 21<br />
L’etere non è quindi trattato come ipotesi, bensì come principio formale <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
possibilità del tutto materiale <strong>dell</strong>’esperienza in generale. Questo viene considerato<br />
come la materia (il mobile nello spazio) posta a priori e necessaria al sistema <strong>dell</strong>e forze<br />
motrici <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia stessa, diventando quindi la loro base (Basis) nell’Elementar<br />
System.<br />
L’analisi di queste pagine manoscritte, tra le più complesse e commentate<br />
<strong>dell</strong>’intero corpus kantiano, non può non partire, pertanto, dalla domanda sullo statuto<br />
di questa prova, che Kant stesso definisce in primo luogo come “indiretta e unica nel<br />
suo genere”. L’unicità di questa prova deriva dal fatto che per Kant il ricorso a prove<br />
apagogiche in filosofia é sconsigliato. Le prove indirette o apagogiche procedono per<br />
modus tollens, il cui modo di inferire procede tramite la falsificazione del<br />
contraddittorio, partendo dalle premesse “se p allora q” e “non-q” facendo seguire la<br />
conclusione “non-p”. 22<br />
Nel caso <strong><strong>dell</strong>a</strong> prova <strong>dell</strong>’esistenza <strong>dell</strong>’etere, Kant ritiene necessario giungere<br />
alla verità <strong><strong>dell</strong>a</strong> proposizione <strong>dell</strong>’esistenza <strong>dell</strong>’etere mediante le sue conseguenze e<br />
secondo una <strong>dell</strong>e regole formali del modo di inferire indiretto o apagogico, enunciata<br />
anche <strong>nella</strong> Logik:<br />
21 Opus postumum, KGS XXI, p. 543.<br />
22 Cfr. Logik Jäsche, KGS IX, p. 106; KrV, A 791/B819; M. Capozzi, Kant e la logica, vol. I, Napoli<br />
2002, pp. 437-438, in particolare p. 438, in cui si nota come “Kant non solo distingue fra il modus tollens<br />
e la prova indiretta che ne fa uso, ma pone in luce che <strong>nella</strong> prova indiretta: 1) si assume la contraddittoria<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> proposizione da provare, 2) se ne trae una conseguenza, 3) si mostra che tale conseguenza è falsa, 4)<br />
si conclude applicando il modus tollens – che la contraddittoria <strong><strong>dell</strong>a</strong> proposizione assunta è falsa, 5) per<br />
il principio del terzo escluso si prova apagogicamente che la proposizione che si voleva provare è vera”.<br />
211
Dalla verità <strong><strong>dell</strong>a</strong> conseguenza si può inferire la verità <strong><strong>dell</strong>a</strong> conoscenza come<br />
fondamento, ma solo negativamente: se da una conoscenza segue una conseguenza falsa, la<br />
conoscenza stessa è falsa. 23<br />
L’esistenza <strong>dell</strong>’etere, come materia onnipenetrante, riempiente completamente<br />
lo spazio cosmico, è ottenuta negando l’esistenza del suo opposto contraddittorio,<br />
ovvero che lo spazio vuoto esista in senso assoluto, poiché il non essere non può essere<br />
percepito e, dunque, non può essere conosciuto.<br />
Il cuore <strong>dell</strong>’argomentazione è costituito dalla convinzione di Kant che se lo<br />
spazio non fosse riempito di materia non ci potrebbe essere esperienza:<br />
Vom leeren Raum kann es keine Erfahrung, auch keinen Schluss auf das Objekt<br />
derselben geben. Von der Existenz einer Materie belehrt zu sein dazu bedarf ich Einfluss einer<br />
Materie auf meine Sinne. Der Satz also: es gibt leere Räume kann nie ein weder mittelbarer<br />
noch unmittelbarer Erfahrungssatz sein: sondern ist bloß vernünftelt. 24<br />
L’esistenza <strong>dell</strong>o spazio vuoto assoluto, in sostanza, non può essere un giudizio<br />
d’esperienza né direttamente, né indirettamente, e, sebbene Kant ne avesse indicato<br />
<strong>nella</strong> Fenomenologia la funzione regolativa, non può certo essere un principio<br />
determinante in vista <strong>dell</strong>’esperienza e <strong><strong>dell</strong>a</strong> metafisica <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>. 25<br />
Ma la prova indiretta non si arresta all’uso del modus tollens. Essa procede nel<br />
provare la verità <strong><strong>dell</strong>a</strong> proposizione che asserisce l’esistenza <strong>dell</strong>’etere secondo il<br />
principio del terzo escluso.<br />
Ovviamente tale principio è un criterio puramente formale dotato di una <strong>natura</strong><br />
logica e, come anche nel caso del principio di ragion sufficiente, non intrattiene alcun<br />
rapporto con la realtà effettiva <strong>dell</strong>e cose, ma riguarda la loro semplice possibilità in<br />
base a concetti. Nel caso in questione, infatti, l’etere viene intesa come Ding, come cosa<br />
del pensiero, e non come Sache o Erscheinung, tanto che Kant giunge a sostenere che il<br />
nome ad esso attribuito (etere o calorico) potrebbe anche essere diverso, e che deve<br />
solamente essere assunta la <strong>natura</strong> direttamente impercettibile di esso.<br />
Ora, per Kant, la prova <strong>dell</strong>’esistenza di una cosa che non è immediatamente<br />
percepibile può essere indiretta secondo principi <strong>dell</strong>’accordo (Zusammenstimmung o<br />
23 Logik Jäsche, KGS IX, p. 52.<br />
24 Opus postumum, KGS XXI, p. 600.<br />
25 Questa posizione emerge già nell’ultima sezione dei Metaphysische Anfangsgründe der<br />
Naturwissenschaft del 1786. Kant ammette però, nell’ultima fase <strong><strong>dell</strong>a</strong> sua produzione, che sia dato un<br />
vuoto di materia, o meglio un’impercettibilità <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia per spiegare certi fenomeni fisici, dal punto di<br />
vista meccanico.<br />
212
Zusammenhang) del concetto di questa esistenza con le sole determinazioni<br />
<strong>dell</strong>’esperienza possibile:<br />
Beweise der Existenz eines Dinges welches nicht unmittelbar als Sinnenobjekt<br />
perceptibel ist können auf zweierlei Art geführt werden: entweder direkt aus Gründen der<br />
Erfahrung oder indirekt aus Prinzipien der Zusammenstimmung des Begriffs dieser Existenz<br />
bloß mit den Bedingungen möglicher Erfahrung. Im ersteren Falle ist er empirisch begründet im<br />
zweiten stützt er sich auf Begriffen a priori. 26<br />
L’esistenza <strong>dell</strong>’etere non è certamente provata a partire dall’esperienza, ma<br />
neppure è sufficiente ricorrere esclusivamente a criteri formali di verità per conferire<br />
oggettività ed effettualità al concetto di etere. Per porre adeguatamente le premesse<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> prova occorre ricordare che per Kant l’esistenza secondo il principio di identità è<br />
contenuta già nel concetto di materia semovente e che essa non può essere solo un<br />
oggetto del pensiero, ma un oggetto esistente <strong>dell</strong>’esperienza possibile che è reale anche<br />
fuori dalla rappresentazione che ne ha il soggetto, sebbene la sensazione del soggetto<br />
stesso dipenda da esso:<br />
Dieser in seiner Art einzige Fall aber tritt alsdann doch ein wenn die subjektive<br />
Möglichkeit eine Erfahrung zu machen sie mag nun in Ansehung des Objekts und seiner<br />
Existenz bejahend oder Verneinend sein zugleich der Grund des Erfahrungssatzes selbst ist.<br />
Nun kann man im leeren (im gleichen in einem zum Teil leeren zum Teil vollen) Raume keine<br />
Erfahrung machen als nur in so fern er ein mit Materie erfüllter Raum ist und dieser also nicht<br />
bloßes Gedankending sondern ein existierendes Objekt möglicher Erfahrung und außer der<br />
Vorstellung wirklich ist. — Alle Erfahrungen aber sind unter einander verknüpft und das Objekt<br />
derselben macht die Materie aus, ist also ein Objekt aller vereinigten möglichen Erfahrung. —<br />
Nach der Regel der Identität also und a priori aus bloßen Begriffen ohne eine Hypothese zum<br />
Grunde zu legen ist die Basis aller äußeren Sinnenvorstellungen d. i. des allerfüllenden Stoffs<br />
als Gegenstand für alle mögliche bewegende Kräfte der Materie gegeben. 27<br />
A questa professione di realismo empirico, segue l’osservazione, però, che il<br />
sostrato capace di generare l’affezione <strong><strong>dell</strong>a</strong> sensazione non è altro che lo spazio<br />
rappresentato ipostaticamente. Perciò di questo fondamento si può pensare la sua<br />
esistenza come già posta nel suo concetto (in esso contenuta), in accordo con le<br />
condizioni di possibilità <strong>dell</strong>’esperienza. Poiché lo spazio esiste come forma<br />
<strong>dell</strong>’intuizione e intuizione formale, come forma del tutto <strong>dell</strong>’esperienza del senso<br />
esterno, solamente attraverso di esso è possibile pensare il rapporto tutto-parti<br />
26 Opus postumum, KGS XXI, p. 546.<br />
27 Opus postumum, KGS XXI, p. 538. Questo passo risulta di notevole rilevanza, poiché denota come<br />
Kant non avesse assunto affatto anche nell’ultima fase <strong><strong>dell</strong>a</strong> sua produzione una posizione in favore<br />
<strong>dell</strong>’idealismo di Schelling o Fichte, ma avesse mantenuto la fondazione <strong>dell</strong>’impianto critico<br />
<strong>dell</strong>’idealismo trascendentale.<br />
213
<strong>dell</strong>’esperienza – ovvero le molteplici esperienze come raccolte in una sola esperienza –<br />
come un unicum, tanto che da questo punto di vista l’esistenza <strong>dell</strong>’etere può, secondo<br />
Kant, venir postulata.<br />
L’ipostatizzazione <strong>dell</strong>o spazio è il fondamento per postulare la necessità<br />
<strong>dell</strong>’etere, sebbene tale necessità sia inscritta nell’alveo di un modo di provarne<br />
l’esistenza che ha un fondamento <strong><strong>dell</strong>a</strong> prova soggettivo, cioè quello <strong>dell</strong>e condizioni di<br />
possibilità <strong>dell</strong>’esperienza che pone le forze motrici in un sistema:<br />
Diese Beweisart der Existenz eines eigenen alle Körper durchdringenden und sie<br />
innerlich beharrlich durch Anziehung und Abstoßung agitierenden Weltstoffs hat etwas<br />
befremdliches in sich; denn der Beweisgrund ist subjektiv, von den Bedingungen der<br />
Möglichkeit der Erfahrung hergenommen, welche bewegende Kräfte voraussetzt und das Leere<br />
ausschließt um den Raum mit einer immer regen Materie zu erfüllen welche allenfalls<br />
Wärmestoff oder Äther etc. genannt werden mag und dieser Satz a priori ohne Hypothese auf<br />
Begriffe zu gründen. — Nicht bloß die Befugnis dazu sondern auch die Notwendigkeit<br />
dergleichen allgemein verbreiteten Stoff zu postulieren hat ihren Grund in dem Begriffe<br />
desselben als hypostatisch gedachten Raumes. — Der Raum (wie auch die Zeit) ist eine Größe<br />
die nicht existieren kann ohne bloß als Teil eines noch größeren Ganzen. Da es aber ungereimt<br />
ist dass da Teile notwendig Gründe der Möglichkeit eines Ganzen sind ein Ding an sich bloß als<br />
Teil existieren könne denn das Ganze muss zuerst gegeben sein damit das Mannigfaltige in ihm<br />
als Teil gedacht werde 28<br />
.<br />
Alla luce dei capitoli precedenti, si può formulare l’ipotesi che la fondazione<br />
kantiana <strong>dell</strong>’Übergang ammetta la presupposizione <strong>dell</strong>’esistenza di una materia<br />
riempiente lo spazio, poiché mira all’unificazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> trattazione meccanica e<br />
dinamica <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia attraverso l’uso <strong><strong>dell</strong>a</strong> matematica, 29<br />
così che deve poter esserci<br />
un solo oggetto <strong><strong>dell</strong>a</strong> possibile esperienza esterna nel campo <strong><strong>dell</strong>a</strong> causalità <strong>dell</strong>e<br />
percezioni <strong>dell</strong>e cose esterne:<br />
Diese indirekte Beweisart der Existenz eines Dinges ist einzig in ihrer Art und darum<br />
auch befremdlich; aber sie wird weniger befremden, wenn man bedenkt dass der Gegenstand<br />
derselben auch einzeln und kein Begriff ist der mehreren gemein ist. Denn so wie es nur Einen<br />
Raum und nur Eine Zeit (als Objekte der reinen Anschauung) gibt so gibt es auch nur einen<br />
Gegenstand möglicher äußerer Erfahrung im Felde der Kausalität der Wahrnehmung von<br />
Außendingen; denn alle so genannte Erfahrungen sind immer nur als Teile einer Erfahrung<br />
vermöge des allverbreiteten unbeschränkten Wärmestoffs welcher alle Weltkörper in einem<br />
System verbunden und in Gemeinschaft der Wechselwirkung versetzt. 30<br />
L’etere (Wärmestoff) è unico e il suo non è un concetto comune a molti. Proprio<br />
come le intuizioni pure di spazio e tempo hanno per oggetto un solo spazio e un solo<br />
28 Opus postumum, KGS XXI, p. 221.<br />
29 Cfr. Opus postumum, KGS XXII, pp. 84-85. E’ spiegabile anche da questo punto di vista perché Kant<br />
definisca l’etere come un concetto intermedio (Mittelbegriff), che in qualità di spazio ipostatizzato è sia<br />
fondamento per la costruzione di concetti, ma anche oggetto <strong><strong>dell</strong>a</strong> costruzione.<br />
30 Opus postumum, KGS XXII, p. 554.<br />
214
tempo, vi può essere solo un oggetto <strong><strong>dell</strong>a</strong> possibile esperienza esterna nel campo <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
causalità <strong><strong>dell</strong>a</strong> percezione <strong>dell</strong>e cose esterne in generale.<br />
Proprio a partire da questa unicità del concetto del solo oggetto <strong><strong>dell</strong>a</strong> possibile<br />
esperienza esterna si chiarisce la seconda caratteristica <strong><strong>dell</strong>a</strong> prova <strong>dell</strong>’esistenza<br />
<strong>dell</strong>’etere, quella <strong>dell</strong>’unicità. La prova è unica nel suo genere, e può essere impiegata in<br />
una trattazione filosofica, perché il suo oggetto è un unicum, nel senso che è un concetto<br />
da considerare come genere sommo. Così le esperienze non sono altro che parti di una<br />
esperienza resa possibile dall’infinito e perenne etere che connette tutti i corpi cosmici<br />
in un sistema e li pone <strong>nella</strong> comunanza di azione reciproca attraverso <strong>dell</strong>e forze:<br />
Also nur die Erscheinung des Ganzen der bewegenden Kräfte der Materie das<br />
Formale wie das Subjekt afficirt wird giebt a priori ein Prinzip an die Hand durch das<br />
Subjektive sie durch Einteilung ihrer aktiven und reaktiven realen Verhältnisse zu spezifizieren<br />
(nach den Axiomen der Anschauung, den Antizipationen der Wahrnehmung den Analogien der<br />
Erfahrung und der Affinität (Beigesellung, Koordination) der empirischen Vorstellung zur<br />
Einheit der Erfahrung) nicht fragmentarisch sondern das Materiale der Sinnenvorstellung<br />
systematisch zur collectiven Einheit des Bewusstseins vermittelst der Naturforschung zu<br />
verknüpfen. (denn das letztere enthält allein das formale Prinzip derselben was a priori zur<br />
empirischen Erkenntnis eines Ganzen der bewegenden Kräfte konform der Einheit des Raumes<br />
und der Zeit wodurch was analytisch dem Begriffe nach synthetisch in der empirischen<br />
Anschauung verbunden wird. 31<br />
Ci si trova di fronte ad un’altra configurazione <strong>dell</strong>o spazio come intuizione<br />
formale, uno spazio diverso da quello geometrico, compatibile con uno spazio-tempo<br />
relazionale. 32<br />
Questa rappresentazione <strong>dell</strong>’unità materiale spazio-temporale, secondo i<br />
principi <strong>dell</strong>’intelletto puro, rende possibile la conoscenza empirica, nel fenomeno, di un<br />
tutto <strong>dell</strong>e forze motrici <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia, la cui azione può essere localizzata attraverso la<br />
composizione di esse e secondo una coordinazione <strong>dell</strong>e parti reciprocamente agenti,<br />
anche in base all’uso dei concetti di riflessione di identità, diversità, interno, esterno,<br />
accordo, contrasto, materia e forma.<br />
Perciò, quando Kant parla <strong>dell</strong>’etere come materia riempiente tutto lo spazio<br />
cosmico, e dunque di una materia che coincide con esso, si riferisce allo spazio<br />
ipostatizzato, che riempie di contenuto l’intuizione pura del senso esterno, ovvero<br />
conferisce ad esso oggettività secondo regole formali. Lo spazio ipostatizzato viene in<br />
questo modo pensato come fondamento, come sostanza, come ciò che soggiace alle<br />
proprietà percepibili <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia, viste come sue conseguenze.<br />
31 Opus postumum, KGS XXII, p. 338.<br />
32 Cfr. infra, Appendice.<br />
215
Ora, se queste non sono altro che il sistema dei rapporti reciproci attivi di forze<br />
derivate da attrazione e repulsione, se ne deduce che il loro fondamento, il loro sostrato,<br />
non sia altro che loro condizione di possibilità reale, oggettiva, che noi possiamo<br />
accogliere, sebbene indirettamente, nel senso esterno, e ciò non può essere lo spazio<br />
vuoto, in cui il movimento non sarebbe trasferibile con continuità da un corpo ad un<br />
altro, bensì lo spazio completamente riempito, che da un punto di vista formale deve<br />
essere pensato come una materia riempiente lo spazio, continua, onnipenetrante e<br />
semovente.<br />
5.2 L’esistenza <strong>dell</strong>’etere provata ipoteticamente<br />
Prima di procedere è necessario spiegare perché e in che senso la prova sia di<br />
<strong>natura</strong> ipotetica, cioè abbia non solo il carattere di una prova indiretta e soggettiva la cui<br />
verità procede a priori dal principio <strong><strong>dell</strong>a</strong> possibilità <strong>dell</strong>’esperienza in generale, ma<br />
anche da un fondamento negativo <strong>dell</strong>’accordo del concetto di un’esistenza di una<br />
materia con le condizioni <strong><strong>dell</strong>a</strong> possibilità <strong>dell</strong>’esperienza. Nell’Übergang si legge:<br />
Der Wärmestoff ist also kein hypothetischer Stoff: der Beweis aber seiner Wirklichkeit<br />
ist ein hypothetischer Beweis weil seine Wahrheit auf dem Prinzip der Übereinstimmung<br />
desselben mit der Möglichkeit der Erfahrung von dem Gegenstande desselben beruht. Der<br />
Beweis hat einen negativen Grund […]. Die Existenz eines gewissen Stoffs den man sich denkt<br />
steht unter dem negativen Prinzip der Einstimmung des Begriffs von ihm „mit den Bedingungen<br />
der Möglichkeit der Erfahrung von demselben“. 33<br />
Il concetto di una materia onnipenetrante, perennemente oscillante e semovente,<br />
trae il suo fondamento negativo dal fatto che se lo spazio non fosse percepito allora non<br />
sarebbe un oggetto 34<br />
. E lo spazio vuoto è un non ente, perciò il suo contrario secondo il<br />
principio di identità è necessario da un punto di vista logico. Ma dal punto di vista<br />
trascendentale la negazione <strong>dell</strong>o spazio vuoto svela un principio sintetico a priori a<br />
fondamento <strong><strong>dell</strong>a</strong> posizione <strong>dell</strong>’etere:<br />
33 Opus postumum, KGS XXI, p. 545; 547; 216: “Diese indirekte Beweisart nicht objektiv aus Erfahrung<br />
(empirisch) sondern aus dem Prinzip der Möglichkeit der Erfahrung überhaupt (a priori) folglich<br />
subjektiv Beweis zu führen hat etwas Befremdliches an sich; denn eine solche Schlussart scheint überall<br />
nicht folgerecht und möglich zu sein. — Man will wissen ob so etwas als der im Universum verbreitete<br />
alldurchdringende Stoff (er heiße nun Wärmestoff oder Äther oder sonst wie) existiere und bekommt zur<br />
Antwort dass wenn er nicht existierte selbst die Möglichkeit der Erfahrung von einem solchen unstatthaft<br />
sein würde welche doch a priori feststehend nicht bezweifelt werden kann“.<br />
34 Opus postumum, KGS XXII, p. 421.<br />
216
Das Subjektive der Bestimmung meiner selbst ist zugleich objektiv nach der Regel der<br />
Identität nach einem Prinzip der synthetischen Erkenntnis a priori u. es ist nur Ein Raum u.<br />
Eine Zeit welche jede ein unbedingtes Ganze der Anschauung in der Anschauung d.i. als<br />
unendlich vorgestellt werden und mein synthetisches Erkenntnis a priori ist als Trans: Phil. ein<br />
Überschritt von den metaphysischen A. Gr. der N. W. zur Physik d.i. zur Möglichkeit der<br />
Erfahrung. 35<br />
Secondo le parole di Kant è possibile risalire dalla realtà effettiva <strong>dell</strong>e<br />
conseguenze – le relazioni reciproche <strong>dell</strong>e proprietà <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia – alla realtà effettiva<br />
del fondamento – la materia come etere –, che è in grado non solo di unificare il sistema<br />
oggettivo <strong>dell</strong>e forze motrici <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia, ma anche il sistema soggettivo <strong>dell</strong>e forze<br />
motrici da cui il soggetto è affetto, così da accordarsi con le condizioni di possibilità<br />
<strong>dell</strong>’esperienza.<br />
Se si possono percepire, ordinare e conoscere gli effetti dei rapporti reciproci<br />
attivi <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia, allora ciò significa, per Kant, che anche il loro fondamento ha un<br />
grado di realtà. Se il complesso <strong>dell</strong>e percezioni dei rapporti reciproci attivi <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
materia può trarre il suo fondamento di determinazione completa dall’etere, allora<br />
quest’ultimo esiste perché in accordo con le condizioni <strong>dell</strong>’esperienza possibile ed è<br />
per questo completamente determinato. Le pagine <strong><strong>dell</strong>a</strong> Critica <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione pura<br />
possono gettare luce sulla prova <strong>dell</strong>’esistenza <strong>dell</strong>’etere, soprattutto se si considera la<br />
sezione riguardante i postulati del pensiero empirico in generale, sotto l’aspetto <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
conoscibilità <strong><strong>dell</strong>a</strong> realtà oggettiva dei concetti e <strong>dell</strong>’esistenza di una cosa la cui<br />
percezione possa precederne il concetto. Sul primo punto Kant è esplicito e lega la<br />
nozione di verità trascendentale agli schemi <strong><strong>dell</strong>a</strong> relazione (le analogie<br />
<strong>dell</strong>’esperienza):<br />
E’ quindi solo dal fatto che questi concetti esprimano a priori i rapporti <strong>dell</strong>e percezioni<br />
in ogni esperienza, che si conosce la loro realtà oggettiva, ossia la loro verità trascendentale, e<br />
ciò, senza dubbio, indipendentemente dall’esperienza, ma non indipendentemente da ogni<br />
relazione con la forma di un’esperienza in generale, e con l’unità sintetica in cui soltanto<br />
possono venir conosciuti empiricamente gli oggetti. 36<br />
E veniamo al paradosso <strong><strong>dell</strong>a</strong> prova <strong>dell</strong>’esistenza <strong>dell</strong>’etere: come è possibile<br />
provarne l’esistenza a priori e secondo concetti, se “nel semplice concetto di una cosa,<br />
non si può affatto ritrovare alcun carattere <strong><strong>dell</strong>a</strong> sua esistenza”? 37<br />
Peraltro anche <strong>nella</strong> Critica <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione pura Kant ribadisce che l’esistenza è<br />
toccata soltanto dalla questione se una cosa ci sia data in modo che la percezione <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
35 Opus postumum, KGS XXII, p. 85.<br />
36 KrV, A221-222/B269.<br />
37 KrV, A225/B272.<br />
217
cosa possa precedere il concetto. Dunque, la percezione è il carattere originario ed<br />
autentico <strong><strong>dell</strong>a</strong> realtà.<br />
L’etere, di cui è impossibile una percezione immediata, è tuttavia esistente <strong>nella</strong><br />
misura in cui la sua esistenza si connette con le percezioni in un’esperienza possibile,<br />
secondo le proposizioni fondamentali <strong><strong>dell</strong>a</strong> loro connessione empirica, ossia le analogie<br />
<strong>dell</strong>’esperienza. Il connettivo in questione, l’elemento che media tra ragione e <strong>natura</strong>, è<br />
rappresentato dalle forze motrici <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia, che influiscono sull’affezione sensibile<br />
del soggetto e sul movimento dei corpi fisici.<br />
5.3 Ricostruzione <strong>dell</strong>’argomentazione e il problema <strong>dell</strong>’esibizione<br />
Come si è anticipato, esistono diversi lavori di ricostruzione <strong>dell</strong>e molte versioni<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> prova <strong>dell</strong>’esistenza <strong>dell</strong>’etere, tra cui quelli di Pecere, in Italia, e quelli di Förster,<br />
Edwards e Friedman nell’ambito anglosassone. Grazie a questo materiale, e a quello<br />
raccolto da I. Heidemann <strong>nella</strong> sua edizione <strong>dell</strong>’Übergang von den metaphysischen<br />
Anfangsgründen der Naturwissenschaft zur Physik del 1996, è possibile accedere al<br />
cuore <strong>dell</strong>’argomentazione kantiana. Questa ricerca, tenendo presente l’importanza del<br />
ruolo giocato dalla logica nello sviluppo del pensiero kantiano, attribuisce alla ragione<br />
la capacità di compiere il Passaggio dai principi <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> alla fisica.<br />
La ragione, infatti, come facoltà dei principi e <strong>dell</strong>e idee, compie, assecondando<br />
la sua <strong>natura</strong> sistematica e totalizzante, il seguente sillogismo:<br />
1- Il tutto <strong>dell</strong>e percezioni appartiene all’unità <strong>dell</strong>’esperienza come effetto <strong>dell</strong>e<br />
forze motrici impressionanti il soggetto.<br />
2- L’omnitudo collettiva <strong>dell</strong>e forze motrici è l’effetto del tutto <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia che<br />
influisce sul soggetto.<br />
3- Il tutto <strong>dell</strong>e percezioni è esibizione (Darstellung) <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia che è Basis<br />
del sistema <strong>dell</strong>e forze motrici.<br />
Il principio che soggiace a questa catena di inferenze <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione afferma che<br />
ciò che appartiene all’esperienza, che è solo una, come suo fondamento di<br />
determinazione, è reale.<br />
218
Ora, le interpretazioni che hanno additato la prova <strong>dell</strong>’esistenza <strong>dell</strong>’etere come<br />
segno di forte discontinuità con la prima Critica, di fronte a questa osservazione,<br />
possono essere accantonate, in quanto questo principio non sembra essere in alcun<br />
modo contrario al più genuino criticismo. Il principio ontologico di matrice wolffiana<br />
Omnimoda determinatio est existentia et existentia est omnimoda determinatio viene<br />
trattato approfonditamente da Kant sia nelle lezioni di metafisica che <strong>nella</strong> KrV a<br />
proposito <strong><strong>dell</strong>a</strong> prova ontologica <strong>dell</strong>’esistenza di Dio. E’ noto che Kant avesse ripreso<br />
principi ontologici e metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong> scolastica (come il principio forma dat esse rei) e<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> tradizione tedesca, declinandoli però nell’alveo <strong><strong>dell</strong>a</strong> filosofia trascendentale. Nel<br />
caso <strong><strong>dell</strong>a</strong> determinazione completa Kant fa valere l’impossibilità del passaggio dalla<br />
possibilità alla realtà (a posse ad esse non valet consequentia) e riduce la definizione<br />
wolffiana a existentia est omnimoda determinatio:<br />
Wenn nun ein gewisser zwar anfangs nur hypothetisch angenommener Stoff als<br />
Gegenstand möglicher Erfahrung gedacht wird so ist die Zusammenstimmung seiner Reqvisite<br />
wenn der Begriff davon zugleich die durchgängige Bestimmung desselben nach dem Satz der<br />
Identität enthält zugleich ein Beweis seiner Wirklichkeit (existentia est omnimoda determinatio)<br />
und da diese auf das All der mit einander Verbundenen Kräfte geht seiner Einzigkeit (vnicitas)<br />
dass nämlich jedes Ganze desselben im Raumesverhältnis zu anderen Systemen mit diesen<br />
relativ auf die bewegende Kräfte der Materie ein absolutes Ganze und absolute Einheit aller<br />
möglicher Gegenstände der Erfahrung hiermit aber zugleich die Existenz eines solchen Ganzen<br />
ausmacht, dessen Erkennbarkeit mithin Möglichkeit das Dasein einer solchen a priori (als<br />
notwendig) darzutun davon die Folge ist. 38<br />
Nel Passaggio dai principi metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> alla fisica, Kant<br />
ricorre al principio <strong><strong>dell</strong>a</strong> determinazione completa, attribuendo quest’ultima all’etere. In<br />
primo luogo, perché esso è una materia (come vi è uno spazio, un tempo e una sola<br />
esperienza) ed è per questa unicità completamente determinato nel suo concetto, in cui è<br />
posta anche l’esistenza. Vale a dire: la sua possibilità é posta solo se esso viene inteso<br />
come un unicum continuo:<br />
So ist die erste Frage ist jener Satz analytisch oder synthetisch — Im ersteren Falle ist<br />
das Dasein im Begriffe enthalten im zweiten kommt es über den Begriff als Bestimmung<br />
desselben hinzu. Beides aber ist falsch so wohl dass ein Dasein im Begriffe enthalten sei oder<br />
dass das Dasein etwas sei was als Bestimmung eines Dinges über den Begriff desselben zu ihm<br />
hinzukommt. Denn der Begriff des Dinges wird hierdurch nicht erweitert sondern das Ding<br />
selbst nur gesetzt. Also enthalt diese Frage nur ein Verhältnis der Dinge zum Denken aber nicht<br />
zu einander: Ob mein Denken (setzen oder aufheben) notwendig oder zufällig ist. 39<br />
38 Opus postumum, KGS XXI, pp. 577-578.<br />
39 Loses Blatt, KGS XX, p. 350.<br />
219
L’esistenza <strong>dell</strong>’etere è posta, nel senso che l’etere stesso come Ding (come cosa<br />
del pensiero) è posto, 40<br />
ma solo in relazione al pensiero stesso ed il suo esser posto<br />
come esistente mantiene col pensiero una relazione di necessità. In primo luogo, infatti,<br />
senza una materia, che con le sue forze generi impressioni nel soggetto, la sensazione<br />
non sarebbe possibile. Il fatto che essa contenga un grado e che <strong>nella</strong> percezione sia<br />
coinvolta una co<strong>scienza</strong> è una prova, sebbene indiretta, <strong>dell</strong>’esistenza di una materia. In<br />
secondo luogo, l’etere, in quanto unico, è il fondamento di determinazione per l’unità<br />
collettiva <strong>dell</strong>’esperienza come sistema <strong>dell</strong>e percezioni che vengono rappresentate<br />
come un tutto connesso:<br />
Dieser indirekte Beweis ist einzig in seiner Art welches nicht befremden darf, da er<br />
auch einen einzelnen Gegenstand welcher nicht logische sondern reale Allgemeinheit bei sich<br />
führt, betrifft. — Es ist hier eine Gestammtheit (omnitudo collectiva) der Gegenstände Einer<br />
Erfahrung statt der verteilbaren (omnitudo distributiva) welche bloß logisch ist und von der<br />
Existenz des Objekts abstrahiert, vorhanden. Was mit jener zusammenstimmt ist wirklich<br />
(existentia est determinatio omnimoda heißt es in der Ontologie); aber diese durchgängige<br />
Bestimmung empirisch (wie im Übergange von den metaphys. Anf. Gr. zur Physik beabsichtigt<br />
wird) zu Stande zu bringen ist schlechterdings unmöglich; wohl aber in Beziehung auf die<br />
absolute Einheit möglicher Erfahrung überhaupt in so fern das Objekt dieses Begriffs Eines und<br />
Alles der äußeren Sinnenobjekte ist und die Deduktion des Wärmestoffs als der Basis jenes<br />
Systems bewegender Kräfte hat ein Prinzip a priori nämlich das der notwendigen Einheit in<br />
dem Gesammtbegriffe der Möglichkeit Einer Erfahrung zum Grunde liegen welche zugleich die<br />
Wirklichkeit dieses Objekts identisch also nicht synthetisch sondern analytisch mithin zu Folge<br />
einem Prinzip a priori bei sich führt. — Es kommt nicht darauf an auszumachen welche<br />
Objekte uns für die Erfahrung gegeben sind sondern wie die Erfahrungen beschaffen sein<br />
müssen um diese Objekte zu geben. 41<br />
L’universalità collettiva (omnitudo collectiva) cioè l’universalità reale 42<br />
contenuta nell’oggetto <strong><strong>dell</strong>a</strong> prova. Poiché l’oggetto di questo concetto è uno, in quanto<br />
tutto degli oggetti del senso esterno. Infatti, lo spazio ipostatizzato può essere<br />
rappresentato come tutto (unico), oppure come diviso in un’infinità di parti, secondo il<br />
principio <strong><strong>dell</strong>a</strong> sua rappresentazione, che è la singolarità. Proprio per il suo carattere di<br />
forma <strong>dell</strong>’intuizione, lo spazio consente di procedere dalle parti al tutto e viceversa dal<br />
tutto alle parti secondo il principio di identità.<br />
La ragione fornisce un’ipostatizzazione <strong>dell</strong>’idea <strong><strong>dell</strong>a</strong> somma di tutto il reale<br />
(etere come somma <strong><strong>dell</strong>a</strong> realtà materiale), ovvero lo spazio (forma pura del senso<br />
40 Si noti come l’Erläuterung, il chiarimento, abbia a che fare con il porre. Questo passaggio può aprire<br />
una riflessione sul significato in Kant di “analitico”.<br />
41 Opus postumum, KGS XXI, p. 586.<br />
42 Opus postumum, KGS XXI, pp. 582-83: “Es ist äußere Erfahrung als collectives Ganze aller<br />
Wahrnehmungen d. i. als Eine allbefassende mögliche Erfahrung Es existiert ein Sinnenobjekt außer uns<br />
zu dessen Wahrnehmung äußerlich bewegende Kräfte der Materie erfordert werden deren empirische<br />
Vorstellung in einem Subjekt verbunden die Basis aller Erscheinungen ist die zusammen die Einheit der<br />
Erfahrung ausmachen“.<br />
è<br />
220
esterno) ipostatizzato o realizzato, in cui sono inclusi i rapporti reciproci interni tra<br />
soggetto, forze motrici e materia:<br />
Ein Ganzes zugleich existierender äußerer Sinnenobjekte ist gegeben (wenn man nicht<br />
den Idealismus adoptieren will dessen Behauptung zu einem anderen Fache der Philosophie<br />
gehört, von dem hier nicht die Rede ist). — Das Prinzip der Zusammenstimmung aller<br />
Wahrnehmungen mit den Bedingungen der Möglichkeit der Erfahrung schließt alles Leere aus<br />
weil es kein Gegenstand möglicher Erfahrung ist — Erfahrung aber von Außendingen kann was<br />
das Materiale betrifft nur als Wirkung der Sinnenobjekte auf das anschauende Subjekt gedacht<br />
werden. — Also kann der Allgemeinheit dieses Satzes halber nicht die Erfahrung selbst<br />
(objektiv) sondern muss die Bedingung der Möglichkeit der Erfahrung überhaupt (d. i. subjektiv<br />
für das Erkenntnisvermögen) also kann es auch nur indirekt die Existenz eines solchen<br />
allgemein verbreiteten Weltstoffs und zwar nach Prinzipien a priori beweisen; daher auch dieser<br />
Beweis der einzige seiner Art ist weil die Idee von der distributiven Einheit aller möglichen<br />
Erfahrung überhaupt hier mit der collectiven in einen Begriff zusammenfällt. 43<br />
Solo nel concetto di un oggetto <strong>dell</strong>’esperienza possibile, che non è dedotto da<br />
alcuna esperienza, ma anzi la rende possibile, viene rinvenuta la realtà oggettiva, non<br />
sinteticamente, ma analiticamente, secondo il principio di identità e l’omnimoda<br />
determinatio ne prova la necessità (perché il suo contrario, ovvero il concetto <strong>dell</strong>o<br />
spazio vuoto, è impossibile e non è in accordo con i principi <strong>dell</strong>’esperienza possibile).<br />
L’esistenza <strong>dell</strong>’etere è un postulato, ottenuto mediante una prova indiretta,<br />
asseconda un compito necessario, ma è anche un principio dotato di necessità<br />
soggettiva, in quanto é un principio formale <strong><strong>dell</strong>a</strong> possibilità del tutto <strong>dell</strong>’esperienza in<br />
generale, necessario per costituire un sistema <strong>dell</strong>e forze motrici. 44<br />
Kant gioca con dei concetti chiave che in realtà visti da punti di vista diversi<br />
rispondono ad un rapporto di fondamento-conseguenza (Grund-Folge): esperienza,<br />
materia, forza e percezioni devono essere unificati secondo l’universalità collettiva <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
loro connessione grazie ad un fondamento (Basis) o etere.<br />
Ciò che fa problema è stabilire se effettivamente questo fondamento possa<br />
rendere conto di tutte le conseguenze possibili in vista <strong>dell</strong>’esperienza, ovvero come<br />
siano possibili giudizi sintetici a priori e dunque l’esperienza stessa, intesa come<br />
complesso <strong>dell</strong>e percezioni e dei rapporti reciproci attivi fra le forze motrici <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
materia in un tutto sistematico.<br />
43 Opus postumum, KGS XXI, p. 552.<br />
44 Si noti qui la differenza con la Critica <strong><strong>dell</strong>a</strong> facoltà di giudizio, in cui il sostrato soprasensibile invocato<br />
da Kant è inscritto in una fondazione trascendentale, per risolvere un problema epistemologico<br />
<strong>dell</strong>’esibizione <strong><strong>dell</strong>a</strong> conformità a scopi. Nell’Opus postumum invece la fondazione del tutto<br />
<strong>dell</strong>’esperienza possibile ricorre ad una fondazione logica e metafisica che mira all’esibizione<br />
(Darstellung) del suo concetto determinando un corrispettivo, per così dire costruito a priori: l’etere.<br />
221
E’ necessario mostrare dunque se possa essere mantenuta la validità<br />
<strong>dell</strong>’Idealismo trascendentale e del Sistema dei principi <strong>dell</strong>’intelletto puro, come<br />
scaturenti dal medesimo fondamento. Questo tipo di analisi darebbe conto di uno dei<br />
passaggi più controversi, presenti nell’Opus postumum, quello concernente quella che<br />
Vittorio Mathieu ha chiamato “la Dottrina <strong>dell</strong>’auto-posizione”. Essa non è altro che la<br />
riformulazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> deduzione <strong>dell</strong>’unità sintetica <strong>dell</strong>’appercezione, <strong>dell</strong>’Io,<br />
rispondente allo scopo di essere sempre legata alla dimensione spazio-temporale ed<br />
essere condizione di possibilità dei principi intelletto puro.<br />
La deduzione è però posta in un rapporto di fondamento-conseguenza con la<br />
prova <strong>dell</strong>’esistenza <strong>dell</strong>’etere. Sebbene il concetto di ragione di quest’ultimo sia trattato<br />
in modo particolare, sicuramente non viene trattato come l’idea di Dio, 45 ma come<br />
quella <strong>dell</strong>’Io, con una differenza specifica che riguarda la sua <strong>natura</strong> di principio di<br />
determinazione del complesso <strong>dell</strong>e percezioni del senso esterno. 46<br />
5.4 Il postulato del principio del Passaggio dai principi metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong><br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> alla fisica<br />
L’aspetto che più colpisce nelle sezioni <strong>dell</strong>’Opus postumum sulla deduzione<br />
<strong>dell</strong>’etere è quello per cui esso sembra diventare un postulato, costitutivo del Sistema<br />
elementare <strong>dell</strong>e forze motrici e del Sistema del Mondo in un tutto 47 , così che deve<br />
essere necessariamente esistente. Kant giunge ad attribuirgli in parte proprietà di<br />
un’ipotesi necessaria, dall’altra di postulato, ricalcando il mo<strong>dell</strong>o seguito <strong>nella</strong><br />
costituzione <strong><strong>dell</strong>a</strong> proposizione “Dio esiste”. Questa è problematica, se presa per sé<br />
stante, ma non è tenuta per vera problematicamente, in quanto oggetto di una fede<br />
razionale morale. 48<br />
Nella KdU, Kant scrive in riferimento ad un essere di ragione (ens<br />
rationis ratiocinatae):<br />
Di quest’ultimo è possibile provare sufficientemente la realtà oggettiva del suo<br />
concetto, almeno per l’uso pratico <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione, poiché questo uso, che ha a priori i suoi<br />
principi peculiari e apoditticamente certi, perfino lo esige (lo postula) 49<br />
.<br />
45<br />
Questa tesi è invece sostenuta da M. Friedman (1992).<br />
46<br />
Cfr. Opus postumum, KGS XXII, pp. 554-555, 420, 84-85.<br />
47<br />
A tale proposito Mathieu ha sviluppato l’ipotesi che sia proprio la prova <strong>dell</strong>’esistenza <strong>dell</strong>’etere ciò<br />
che permette il passaggio dal sistema elementare <strong>dell</strong>e forze motrici al sistema del mondo.<br />
48<br />
Per una chiara esposizione <strong><strong>dell</strong>a</strong> deduzione <strong>dell</strong>’etere cfr, Michael Friedman, Kant and the Exact<br />
Sciences, Cambridge-London 1992, pp. 220-222 e 290-341; Vittorio Mathieu, L’Opus postumum di Kant,<br />
Napoli 1991, pp. 117 e segg. Per la comparazione tra la proposizione che afferma l’esistenza di Dio e<br />
quella <strong>dell</strong>’etere, cfr. M. Capozzi, Kant e la logica, vol. I, pp. 684-685.<br />
49<br />
KdU, KGS V, p. 468.<br />
222
E’ questa l’anomalia che non convince. L’esistenza <strong>dell</strong>’etere è per il<br />
cosmotheoros non per il cosmopolites. L’anomalia risiede nel fatto che la prova<br />
<strong>dell</strong>’esistenza <strong>dell</strong>’etere procede come se il suo concetto potesse essere oggetto <strong>dell</strong>’uso<br />
pratico <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione. Nella KdU si legge:<br />
Oggetti per concetti la cui realtà oggettiva può essere provata (…) sono cose di fatto<br />
(res facti). 50<br />
Lo scarto tra l’idea di Dio è il concetto <strong>dell</strong>’etere è che di quest’ultimo ci può<br />
essere esibizione nell’ambito <strong>dell</strong>’Übergang, cioè il suo concetto può venir costruito<br />
secondo principi metafisici, seguendo il filo conduttore <strong>dell</strong>e funzioni logiche nei<br />
giudizi, e può essere tradotto nel dominio <strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica grazie alla valutazione matematica<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> forza.<br />
Il concetto di etere deve essere presupposto e costruito a priori secondo le<br />
proprietà fondamentali <strong>dell</strong>e forze motrici <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia, ovvero è necessaria la<br />
presupposizione <strong>dell</strong>’esistenza di esso per poter procedere alla costituzione <strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica<br />
come sistema. Come accadeva nel caso del concetto <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia in generale, l’etere<br />
non è conoscibile direttamente e la divisione <strong>dell</strong>e forze motrici <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia non serve<br />
per conoscere l’etere, bensì per darne un’esibizione (Darstellung), a partire dalla quale<br />
il filosofo <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> pensa la connessione tra metafisica e fisica.<br />
Il problema che può essere sollevato, dunque, circa la trattazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> prova<br />
<strong>dell</strong>’esistenza <strong>dell</strong>’etere, ovvero che questo concetto, in quanto fondamento, sia trattato<br />
similmente a quello di Dio, cioè venga postulato, in realtà può essere risolto se si<br />
considera il legame con l’agire, cioè da un lato con l’uso <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> del Passaggio,<br />
che viene fatto dal filosofo <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>, dall’altro con la peculiare capacità<br />
<strong>dell</strong>’intelletto di fare concetti e <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione di escogitare principi <strong><strong>dell</strong>a</strong> forma <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
connessione sistematica e del rapporto reciproco <strong>dell</strong>e nostre conoscenze 51<br />
.<br />
Non è un caso, infatti, che Kant in queste pagine manoscritte, abbia insistito così<br />
tanto sul fatto che non sia sufficiente il talento di un bravo matematico, fisico, chimico o<br />
poeta, perché un uomo sia “degno” <strong><strong>dell</strong>a</strong> Menschheit, occorre altresì che lo scienziato<br />
50 KdU, KGS V, p. 468.<br />
51 Cfr. Opus postumum, KGS XXI, p. 226: “Dass ein Stoff im Weltraume existiere der die Basis aller<br />
bewegenden Kräfte der Materie ausmache kann a priori schon nach dem Prinzip der Identität schon<br />
daraus gefolgert werden weil selbst die Wirklichkeit (actualitas) des leeren Raums ohne Begrenzung<br />
durch den vollen kein Gegenstand möglicher Erfahrung sein würde. Die Materie wirkt Die Willkür<br />
handelt Der nach Zwecken (artificialiter) handelnde operiert. agere, facere, operari.”<br />
223
abbia non solo il talento (Talent), ma anche un legame con la dimensione etico-pratica,<br />
non solo tecnico-pratica <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione e che subordini quest’ultima alla prima.<br />
Il soggetto <strong>dell</strong>’Übergang è connotato chiaramente: è il cosmotheoros, colui che<br />
contempla il mondo, colui che è in grado di averne una rappresentazione e di darne una<br />
esibizione che tenda alla completezza e alla sistematicità, che sa vedere le connessioni<br />
che si danno in esso e che sa escogitare nuove forme di comprensione <strong><strong>dell</strong>a</strong> molteplicità<br />
secondo principi <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione. 52<br />
Come è possibile, infatti, mantenere la conquista <strong><strong>dell</strong>a</strong> separazione tra fenomeno<br />
e noumeno, seppure ce ne può essere un’unificazione nel soggetto che pensa la<br />
relazione reciproca sia del dabile che del cogitabile, e dunque come mantenere in piedi<br />
la filosofia trascendentale senza contravvenire al criticismo, avanzando la pretesa<br />
<strong>dell</strong>’esistenza (omnimoda determinatio) di ciò che è dato a priori con una prova<br />
analitica? Il grande tentativo di Kant risiede nell’operazione di voler conseguire il<br />
fondamento del reale <strong>dell</strong>’etere, come condizione di possibilità per la rappresentazione<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> totalità <strong>dell</strong>e forze motrici <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia, dal punto di vista soggettivo secondo il<br />
principio Forma dat esse rei.<br />
Si vede così che non è l’etere in sé ad essere postulato, ma, sviluppando elementi<br />
già presenti <strong>nella</strong> Critica <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione pura <strong>nella</strong> dottrina <strong>dell</strong>’autoposizione, è<br />
postulato il formale <strong><strong>dell</strong>a</strong> connessione del reale <strong><strong>dell</strong>a</strong> percezione, a cui l’etere come<br />
concetto reale può conformarsi. Nella prima Critica si legge:<br />
L’unità <strong>dell</strong>’universo, nel quale debbono essere connesse tutte le apparenze, è<br />
evidentemente una semplice deduzione dalla proposizione fondamentale – tacitamente assunta –<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> comunanza di tutte le sostanze che sono simultanee. In effetti, se tali sostanze fossero<br />
isolate, esse non costituirebbero, come parti, un tutto; e se la loro connessione (azione reciproca<br />
del molteplice) non fosse già necessaria in vista <strong><strong>dell</strong>a</strong> simultaneità, che è una relazione<br />
semplicemente ideale, dedurre quella connessione, che è una relazione reale. Tuttavia, noi, in<br />
luogo opportuno, abbiamo mostrato che la comunanza è davvero il fondamento <strong><strong>dell</strong>a</strong> possibilità<br />
di una conoscenza empirica <strong><strong>dell</strong>a</strong> coesistenza e che perciò si può concludere propriamente dalla<br />
coesistenza alla comunanza, solo intendendo quest’ultima come condizione. 53<br />
A fronte di queste considerazioni è possibile comprendere al meglio l’attributo<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> realtà <strong>dell</strong>’etere, in sede di Passaggio dai principi metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
52 Ancora nell’ultima fase <strong><strong>dell</strong>a</strong> produzione kantiana ci si trova di fronte al rafforzamento del ruolo<br />
architettonico <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione e <strong><strong>dell</strong>a</strong> sua capacità di costruire sistemi, il che viene confermato dalla<br />
costituzione di ciò che Kant chiama il punto di vista supremo <strong><strong>dell</strong>a</strong> filosofia nel sistema <strong>dell</strong>e idee<br />
trascendentali: Dio, Mondo e Uomo nel Mondo. Da questo sistema viene esclusa la materia cosmica, ma<br />
al contrario di ciò che appare, Kant non abbraccia per questo una posizione idealista, anzi, il fatto che la<br />
materia <strong>dell</strong>’Übergang non sia inserita in un sistema <strong>dell</strong>e idee trascendentali è il sintomo del profondo<br />
legame tra questa e la percezione.<br />
53 KrV, B 266 nota.<br />
224
<strong>natura</strong> alla fisica. L’etere é determinato completamente come condizione di possibilità<br />
<strong>dell</strong>’esperienza sia soggettiva che oggettiva <strong><strong>dell</strong>a</strong> percezione, in quanto questa<br />
esperienza è l’effetto <strong>dell</strong>’azione di forze motrici sugli organi dei sensi ed anche<br />
un’anticipazione, come effetto <strong>dell</strong>’attività <strong>dell</strong>’autoco<strong>scienza</strong>, che si pone come<br />
fenomeno nello spazio e nel tempo. La condizione perché si possa formulare la<br />
proposizione “vi sono corpi fisici” poggia sulla condizione di una materia che per sé<br />
forma un tutto come base (Basis) di tutte le altre materie dotate di movimento e per se<br />
stesso forma il tutto cosmico di un elemento che designa universalmente l’esistenza di<br />
una materia, l’etere appunto, in perenne movimento. Questo aspetto esprime l’esigenza<br />
trascendentale di uno spazio pieno, a fronte <strong><strong>dell</strong>a</strong> proposizione del problema, in nuce già<br />
<strong>nella</strong> Critica <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione pura, <strong><strong>dell</strong>a</strong> possibilità <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> come totalità dinamica,<br />
ammettendo l’influsso fisico tra le sostanze come fondamento <strong><strong>dell</strong>a</strong> loro comunanza in<br />
una totalità reale. Per questa ragione l’etere deve assumere il carattere <strong><strong>dell</strong>a</strong> totalità <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
materia, dotata a priori del movimento originario.<br />
Nell’ultima fase di elaborazione del Passaggio dai principi metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
<strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> alla fisica, Kant considera lo spazio stesso come una posizione del<br />
soggetto, e l’azione del soggetto sull’oggetto sensibile esterno rappresenta tale oggetto<br />
nel fenomeno, e precisamente con le forze motrici dirette sul soggetto, le quali sono la<br />
causa <strong><strong>dell</strong>a</strong> percezione. Pertanto l’affezione mediante forze motrici risulta come una<br />
situazione anticipata a priori in vista <strong>dell</strong>’esperienza e come azione del soggetto su se<br />
stesso. 54<br />
L’io penso trova in sé il suo fondamento di determinazione agendo su un<br />
materiale (Stoff), e la deduzione presente nel Passaggio è necessaria per unire filosofia<br />
e fisica. Questo materiale da determinare non è la materia in generale, ma<br />
l’anticipazione di un materiale universalmente diffuso nello spazio. Kant pone l’etere<br />
come condizione materiale <strong>dell</strong>’esperienza, a fondamento del tutto collettivo <strong>dell</strong>e<br />
percezioni basate sull’azione <strong>dell</strong>e forze, così che il sistema <strong>dell</strong>e forze motrici sia il<br />
55<br />
fondamento del sistema <strong>dell</strong>e percezioni fisiche:<br />
54 Cfr. Opus postumum, pp. 232-233: “La cosa sta così: la percezione è rappresentazione empirica con<br />
co<strong>scienza</strong> che essa è tale, e non semplicemente intuizione spaziale pura. Ora l’azione del soggetto<br />
sull’oggetto sensibile esterno rappresenta tale oggetto nel fenomeno, e precisamente con le forze motrici<br />
dirette sul soggetto, le quali sono la causa <strong><strong>dell</strong>a</strong> percezione. Si possono dunque determinare a priori<br />
queste forze, che pongono in atto la percezione, come anticipazioni <strong>dell</strong>e rappresentazioni sensibili<br />
nell’intuizione empirica, purché si esibisca in generale a priori, secondo principi del movimento, l’azione<br />
e la reazione <strong>dell</strong>e forze motrici (tra le quali forze van compresi anche l’intelletto e il desiderio), la cui<br />
rappresentazione è identica con la percezione; queste come potenze dinamiche, sono specificate e<br />
classificate dall’intelletto secondo le categorie”.<br />
55 Cfr. Opus postumum, KGS XXII, p. 614.<br />
225
E’ strano: pare affatto impossibile esibire a priori percezioni in favore <strong>dell</strong>’esperienza;<br />
eppure senza di ciò non si avrebbe punto una fisica, la quale è un loro sistema. Bisogna poter<br />
enumerare queste forze reagenti. Ciò interessa il problema dei principi <strong><strong>dell</strong>a</strong> indagine <strong>natura</strong>le.<br />
Solo quelle forze che noi possiamo porre nei fenomeni, possiamo trarle dall’empirico in favore<br />
<strong>dell</strong>’esperienza. Non l’osservare, ma lo sperimentare è il mezzo per scoprire la <strong>natura</strong> e le sue<br />
forze. Gli assiomi <strong>dell</strong>’intuizione possono e debbono essere fondati a priori. Ma qui sono<br />
anticipazioni di concetti empirici quelle che vengono elevate a principi, e, pertanto, anche a<br />
principi <strong><strong>dell</strong>a</strong> conoscenza a priori. 56<br />
Pertanto, è solamente a partire dalla necessità di un’universalità collettiva posta<br />
a fondamento <strong><strong>dell</strong>a</strong> possibilità di pensare l’etere e dalla distinzione effettuata tra dabilis<br />
e cogitabilis, 57<br />
che può essere formulata l’ammissione a priori di uno spazio<br />
continuamente riempito e ipostatizzato, come principio del sistema elementare <strong>dell</strong>e<br />
forze:<br />
Assumere l’esistenza di una materia diffusa ovunque, onnipenetrante e che muove ogni<br />
cosa (e per ciò che concerne il tempo, si può ancora aggiungere: che è l’inizio primo di tutti i<br />
movimenti), la quale riempie lo spazio cosmico, è un’ipotesi che non è bensì – né può essere –<br />
appoggiata su alcuna esperienza, e che, quindi se ha un fondamento, dovrebbe risultare a priori,<br />
come un’idea, dalla ragione: o che serva a spiegare certi fenomeni (nel qual caso quella materia<br />
è solo pensata come un elemento semplicemente ipotetico), o che la si postuli, perché in un<br />
qualsiasi movimento le forze motrici <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia devono pur cominciare ad agitare, oppure se<br />
quell’elemento debba essere considerato assolutamente come oggetto <strong>dell</strong>’esperienza (dato).<br />
[…] Ma soggettivamente, le percezioni esterne (…) prima ancora che si chieda quali oggetti dei<br />
sensi possano o non possano essere oggetti <strong>dell</strong>’esperienza, esse vengono postulate, sempre che<br />
si parli <strong><strong>dell</strong>a</strong> forma <strong><strong>dell</strong>a</strong> loro connessione, cioè del formale d’una esperienza possibile, e ci si<br />
domandi se l’oggetto sia ad essa conforme o no (Forma dat esse rei): nel qual caso ci si riferisce<br />
all’unità collettiva <strong>dell</strong>’esperienza e alle sue condizioni. La loro unità <strong>nella</strong> determinazione<br />
completa <strong>dell</strong>’oggetto è, al tempo stesso, la realtà di esso. 58<br />
Una volta stabilito a) il duplice statuto <strong>dell</strong>o spazio come fenomeno secondo il<br />
formale, come forma pura <strong>dell</strong>’intuizione, 59 e b) che lo spazio possa essere oggetto<br />
sensibile solo mediatamente, 60 il principio sulla base del quale risulta possibile questa<br />
configurazione <strong>dell</strong>o spazio è quello del Forma dat esse rei, capace di rendere il<br />
complesso <strong>dell</strong>’esperienza come un tutto assoluto, e di presentare mediante la<br />
postulazione <strong>dell</strong>o spazio ipostatizzato, il concetto del rapporto col fondamento del<br />
reale: 61<br />
56 Opus postumum, trad. it., a cura di V. Mathieu, p. 232.<br />
57 Cfr. Opus postumum, trad. it., a cura di V. Mathieu, p. 258.<br />
58 Opus postumum, trad. it., a cura di V. Mathieu, pp. 167-169.<br />
59 Opus postumum, KGS XXI, p. 271.<br />
60 Opus postumum, KGS XXI, p. 272.<br />
61 Cfr. Opus postumum, KGS XXI, pp. 261-270 per il principio di determinazione completa.<br />
226
L’x come intelligibile che impressiona il soggetto non è una cosa data, esistente per sé,<br />
o un oggetto sensibile, bensì l’ens rationis che si trova nell’intelletto, e che è semplicemente il<br />
rapporto del fondamento del reale. 62<br />
Si torna così ai fondamenti teorici analizzati nel Capitolo I, in merito all’oggetto<br />
= X e all’idealismo trascendentale di spazio e tempo. Lo schematismo <strong>dell</strong>o spazio<br />
assoluto è possibile, se e solo se lo si considera come un Gedankending. Infatti, il tempo<br />
presuppone sempre lo spazio e che questo sia un continuum, divisibile all’infinito e,<br />
dunque, mai completamente determinato, ma solo determinabile. Lo spazio può essere<br />
sia forma pura <strong><strong>dell</strong>a</strong> sensibilità, dunque elemento soggettivo <strong><strong>dell</strong>a</strong> conoscenza, sia<br />
rappresentabile come oggetto, sebbene solamente cogitabilis, come intuizione formale.<br />
Lo spazio diviene pensabile come oggetto d’esperienza, in quanto riempito totalmente<br />
di materia, per rispondere all’esigenza di continuità percettiva <strong>dell</strong>’esperienza.<br />
Resta, in ultima analisi, da affrontare l’ultimo passaggio inerente alla deduzione<br />
<strong>dell</strong>’etere, ovvero quello <strong>dell</strong>’inferirne l’esistenza mediante una prova secondo il<br />
principio di identità, in base alla considerazione del fatto che il modo di essere di una<br />
condizione materiale percettiva <strong>dell</strong>’esperienza è l’esistenza, così che ammettere che lo<br />
spazio pieno è condizione <strong>dell</strong>’esperienza significa ammetterne l’esistenza: l’etere<br />
diventa senz’altro un materiale cosmico posto dalla ragione. 63<br />
Le interpretazioni che non scelgono di indagare il campo <strong><strong>dell</strong>a</strong> metafisica aperto<br />
dalla filosofia trascendentale considerano l’esito <strong><strong>dell</strong>a</strong> prova <strong>dell</strong>’esistenza <strong>dell</strong>’etere<br />
nell’Opus postumum altamente problematico e fallimentare dal punto di vista <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
64<br />
storia <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong>.<br />
Nonostante l’evidente fallimento sul piano scientifico, accompagnato però<br />
all’elaborazione di un sistema di forze e a una classificazione dei corpi <strong>natura</strong>li più<br />
avanzate per l’epoca, questa ricerca sostiene anche che l’esito e lo svolgimento <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
prova mostrano una continuità con gli elementi precedenti <strong><strong>dell</strong>a</strong> filosofia kantiana e<br />
certo rappresentano un arricchimento <strong><strong>dell</strong>a</strong> filosofia trascendentale. Gli appunti<br />
<strong>dell</strong>’Opus postumum lasciano spazio a considerazioni di più ampio respiro sulla<br />
65<br />
filosofia trascendentale stessa e sulla concezione kantiana di Naturphilosophie. Dal<br />
62<br />
Opus postumum, KGS XXI, p. 266.<br />
63<br />
Opus postumum, KGS XXII, p. 554: “Il calorico è esistente, perché il concetto di esso (insieme agli<br />
attributi che noi ascriviamo ad esso) rende possibile la totalità <strong>dell</strong>’esperienza”.<br />
64<br />
Si veda a proposito del fallimento <strong><strong>dell</strong>a</strong> deduzione <strong>dell</strong>’etere l’analisi condotta da M. Friedman, Kant<br />
and the Exact Sciences, pp. 325-328 e per la ricostruzione <strong><strong>dell</strong>a</strong> prova <strong>dell</strong>’etere E. Forster, Kant’s Final<br />
Synthesis, p. 89.<br />
65<br />
Cfr. S. Marcucci, Kant e la conoscenza scientifica, Lucca 1988.<br />
227
passo seguente, ad esempio, si deduce che Kant abbia ripensato il concetto di<br />
“analitico”:<br />
Es ist aber in der reinen Anschauung des Raumes und der Zeit a priori auch der Begriff<br />
der Einheit der durchgängigen Verbindung der Materie d. i. eines beweglichen und bewegenden<br />
Stoffs enthalten welcher ein Elementarsystem der bewegenden Kräfte der Materie<br />
notwendigerweise, doch nur in der Idee, darstellt welches ein Gegenstand möglicher Erfahrung<br />
ist in welchem ihre bewegende Kräfte im Akt der Bewegung d. i. als agitierend (wirklich<br />
bewegend) sind denn ohne das wären sie nicht Gegenstände möglicher Erfahrung weil sie gar<br />
nicht auf äußere Sinne wirkten und es kann subjektiv d. i. für die äußere Sinne in der Welt kein<br />
schlechthin leerer Raum (und eine dergleichen leere Zeit) sein ohne dass beide durch Materie<br />
und ihre bewegende Kräfte erfüllet würden, ein Satz der seinen Beweis von keiner Erfahrung<br />
entlehnt sondern nach dem Prinzip der Identität schon im Begriffe der Materie als eines<br />
agitierenden Stoffs enthalten ist. — Die Frage ist ob jener Satz analytisch oder synthetisch das<br />
letztere aber nur indirekt sei? 66<br />
La <strong>scienza</strong> del Passaggio dai principi metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> alla<br />
fisica si costituisce a partire dal suo principio supremo, la materia nel suo concetto<br />
collettivo, che è in grado di garantire l’unità del sistema soggettivo (dabile) quoad<br />
materiale <strong>dell</strong>e forze motrici e di quello oggettivo (cogitabile) quoad formale <strong>dell</strong>e<br />
forze motrici, cioè <strong>dell</strong>e sue proprietà in cui il soggetto è inserito, in quanto affetto<br />
dall’azione <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia, sebbene indirettamente.<br />
E’ ora utile richiamare la distinzione kantiana tra l’ appercezione pura e quella<br />
empirica come fondamento <strong><strong>dell</strong>a</strong> distinzione <strong>dell</strong>’azione esercitata dalla materia sul<br />
soggetto stesso, il quale a sua volta compie un atto di determinazione a priori <strong>dell</strong>e<br />
proprietà fondamentali <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia.<br />
Il gap che colma il Passaggio dai principi metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong><br />
alla fisica è quello tra fondamento di determinazione <strong>dell</strong>’esperienza e conseguenze<br />
determinate-determinabili (il tutto <strong>dell</strong>’esperienza stessa) in rapporto tra loro <strong>nella</strong><br />
forma sistematica, tra fondamento <strong><strong>dell</strong>a</strong> composizione e tutto del composto grazie ad<br />
uno schema del composto stesso. 67<br />
66 Opus postumum, KGS XXI, p. 539.<br />
67 Per ulteriori chiarimenti sull’importanza di questo concetto in epoca tarda, si veda la lettera di Kant a<br />
Tieftrunk del dicembre 1797, cfr. KGS XII, pp. 222-223: “Der Begriff des Zusammengesetzten überhaupt<br />
ist keine besondere Kategorie, sondern in allen Kategorien (als synthetische Einheit der Apperzeption)<br />
enthalten. Das Zusammengesetzte nämlich kann, als ein solches, nicht angeschaut werden; sondern der<br />
Begriff oder das Bewusstsein des Zusammensetzens (einer Funktion die allen Kategorien als<br />
synthetischer Einheit der Apperzeption zum Grunde liegt) muss vorhergehen, um das mannigfaltige der<br />
Anschauung gegebene sich in einem Bewusstsein verbunden, d. i. das Objekt sich als etwas<br />
Zusammengesetztes zu denken, welches durch den Schematismus der Urteilskraft geschieht indem das<br />
Zusammensetzen mit Bewusstsein zum innern Sinn, der Zeitvorstellung gemäß einerseits, zugleich aber<br />
auch auf das Mannigfaltige in der Anschauung gegebene Andererseits bezogen wird. - Alle Kategorien<br />
gehen auf etwas a priori Zusammengesetztes und enthalten, wenn dieses gleichartig ist, mathematische<br />
Funktionen, ist es aber ungleichartig dynamische Funktionen z.B. was die ersten betrifft: die Kategorie<br />
228
Il rapporto reciproco di fondamento e conseguenza alla base di questa<br />
operazione è quello tra materia e appercezione, che è in grado di unificare il soggettivo<br />
e l’oggettivo in un unico sistema. Questa problematica si apre <strong>nella</strong> KrV, nel Canone<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione pura e viene spiegata <strong>nella</strong> KdU, senza trovare una soluzione definitiva<br />
nelle opere pubblicate. Kant non ha mai pensato alla determinazione <strong>dell</strong>’esistenza<br />
materiale <strong>dell</strong>’etere, né a sostituire la materia in generale dei Principi metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
<strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> con esso.<br />
La posizione kantiana raggiunta <strong>nella</strong> terza Critica <strong>dell</strong>’affermazione di un<br />
fondamento interno alla <strong>natura</strong> di cui noi determiniamo l’unità <strong><strong>dell</strong>a</strong> forma viene ripreso<br />
largamente nell’Übergang, tanto che quest’ultimo assume inevitabilmente anche i<br />
caratteri di una fisiologia.<br />
Per Kant, <strong>nella</strong> <strong>scienza</strong> di mezzo e di connessione sistematica <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
<strong>natura</strong>, in quel territorio dove le rive <strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica e <strong><strong>dell</strong>a</strong> metafisica si toccano e dove la<br />
filosofia e la matematica procedono parallelamente <strong>nella</strong> medesima direzione, occorre<br />
trovare, determinare e provare l’esistenza di un fondamento per l’unità collettiva<br />
<strong>dell</strong>’esperienza, in cui il soggetto stesso è inserito e si rende oggetto a se stesso. In<br />
questo contesto, l’a priori e la dimensione legata all’empirico <strong>dell</strong>’appercezione, così<br />
come quella <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia, devono poter essere riuniti secondo un’unità collettiva in<br />
vista <strong>dell</strong>’esperienza.<br />
Le considerazioni che possono essere svolte su questo argomento devono tener<br />
presente il carattere ideale <strong>dell</strong>’etere che però è allo stesso tempo fondamento <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
condizione materiale <strong><strong>dell</strong>a</strong> sintesi <strong>dell</strong>e relazioni <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia in un sistema, sulla base<br />
del quale poter costituire la fisica come <strong>scienza</strong>. L’impressione che si ha leggendo il<br />
corpus degli appunti postumi è quella di un estremo tentativo di raggiungere questo<br />
obiettivo proprio in virtù <strong>dell</strong>’ordinamento sistematico dato dalla ragione alla materia<br />
del Passaggio, che non mira alla determinazione di come la <strong>natura</strong> debba essere, né alla<br />
sua mera descrizione.<br />
Piuttosto, il fine sembra quello di costituire un sistema <strong>dell</strong>e condizioni di<br />
possibilità originarie e secondarie, ma pur sempre a priori, espresse dai principi<br />
metafisici, appunto di ciò che sta alla base dei fenomeni <strong>natura</strong>li e del nostro modo di<br />
der extensiven Größe betrifft: Eines in Vielen; was die Qualität oder intensive Größe betrifft Vieles in<br />
Einem. Jenes die Menge des Gleichartigen (z. B. der Quadratzolle in einer Fläche); dieses der Grad (z.B.<br />
der Erleuchtung eines Zimmers). Was aber die dynamische angeht, die Zusammensetzung des<br />
Mannigfaltigen, sofern es entweder einander im Dasein untergeordnet ist (die Kategorie der Kausalität)<br />
oder eine der andern zur Einheit der Erfahrung beigeordnet ist (der Modalität als notwendige<br />
Bestimmung des Daseins der Erscheinungen in der Zeit.).”<br />
229
conoscerli <strong>nella</strong> loro molteplicità, giungendo ad esibire il sistema dei concetti e dei<br />
principi senza di cui qualsiasi ipotesi scientifica o mo<strong>dell</strong>o sarebbe privo di un orizzonte<br />
necessario e completo dei nessi <strong>dell</strong>e forze motrici anticipati a priori a cui rifarsi,<br />
risultando un mero aggregato.<br />
5.5 L’unità collettiva <strong>dell</strong>’esperienza e il principio Forma dat esse rei<br />
La complessità <strong><strong>dell</strong>a</strong> trattazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> prova <strong>dell</strong>’esistenza <strong>dell</strong>’etere, dovuta alla<br />
frammentarietà dei manoscritti, non preclude la possibilità di una comprensione<br />
<strong>dell</strong>’Opus postumum nel suo legame con la produzione precedente di Kant.<br />
Parte <strong><strong>dell</strong>a</strong> letteratura secondaria, ispirata dall’interpretazione di Adickes, ha<br />
avuto la tendenza di liquidare i manoscritti kantiani, attribuendo ad essi la debolezza<br />
teoretica frutto <strong><strong>dell</strong>a</strong> malattia e <strong><strong>dell</strong>a</strong> vecchiaia di Kant. 68<br />
69 70<br />
Numerosi studi, invece, alcuni recenti, altri meno, come quelli di Mathieu,<br />
hanno avuto il pregio di voler collocare l’opera postuma e di volerla connettere con altre<br />
opere del sistema kantiano, cercando di rinvenire l’origine <strong><strong>dell</strong>a</strong> necessità di una prova a<br />
priori <strong>dell</strong>’esistenza <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia.<br />
L’Übergang costituisce, infatti, un’opera sistematica, almeno nell’intento di<br />
Kant, sebbene sia rimasta sconosciuta al pubblico <strong>dell</strong>’epoca. Questa avrebbe dovuto<br />
costituire un particolare sistema <strong>dell</strong>’esperienza, fondato su una prova unica nel suo<br />
genere, <strong><strong>dell</strong>a</strong> cui necessità Kant, però avvertiva il bisogno, anche per ragioni legate alla<br />
sua cosmologia e alla sua teoria <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia.<br />
Per chiarire questo punto è opportuno mostrare, in primo luogo, che tipo di<br />
sistema <strong>dell</strong>’esperienza si configura nell’Opus postumum. In secondo luogo, si deve<br />
chiarire l’origine del problema <strong>dell</strong>’esistenza <strong>dell</strong>’etere, anche sul piano fisico, che<br />
come si vedrà, trae la sua giustificazione su un piano trascendentale, grazie al principio<br />
forma dat esse rei.<br />
Il sistema <strong>dell</strong>’esperienza che Kant presenta nell’Opus postumum assume il<br />
carattere <strong>dell</strong>’unità collettiva. Compito che solamente un sistema <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione può<br />
68 E. Adickes, Kant als Naturforscher, vol. II, Berlin 1925.<br />
69 Friedman (1992); Edwards (2000); E. Förster, Kant’s Selbstsetzungslehre in Kant’s Transcendental<br />
Deductions. The Three Critiques and the Opus postumum, Stanford, 1989, pp. 217-238; Die Idee des<br />
Übergangs. Überlegungen zum Elementarsystem der bewegenden Kräfte, in Übergang. Untersuchungen<br />
zum Spätwerk Immanuel Kants, Frankfurt 1991, pp. 28-48; Zwei neu aufgefundene Lose Blätter zum Opus<br />
postumum, in Kant-Studien, 95, 2004, pp. 21-28.<br />
70 V. Mathieu Kants Opus postumum, Frankfurt am Main 1989.<br />
230
adempiere e che evidentemente rappresenta un punto di vista metafisico mancante nel<br />
resto <strong><strong>dell</strong>a</strong> produzione kantiana.<br />
Procedendo per gradi, è opportuno mostrare dove e in che modo Kant abbia<br />
trattato <strong>dell</strong>’unità collettiva in più luoghi <strong><strong>dell</strong>a</strong> sua produzione.<br />
Nella Critica <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione pura, infatti, la nozione di unità collettiva di un tutto<br />
<strong>dell</strong>’esperienza costituisce la surrezione trascendentale <strong>dell</strong>’unità distributiva <strong>dell</strong>’uso<br />
empirico <strong>dell</strong>’intelletto. Tale surrezione origina la dialettica <strong><strong>dell</strong>a</strong> terza idea di ragione,<br />
per cui una cosa (Ding) che contiene in sé tutta la realtà empirica, cioè il tutto dei<br />
fenomeni, viene tradotta nel concetto di una cosa che é somma di tutte le realtà, Dio:<br />
D’altro canto la ragione per cui noi ipostatizziamo in seguito questa idea <strong>dell</strong>’insieme di<br />
ogni realtà, è la seguente. L’unità distributiva <strong>dell</strong>’uso di esperienza <strong>dell</strong>’intelletto, noi la<br />
trasformiamo dialetticamente nell’unità collettiva di un tutto di esperienza, e questo tutto<br />
<strong>dell</strong>’apparenza noi lo pensiamo come una cosa singola, che contiene in sé ogni realtà empirica.<br />
Tale cosa poi viene scambiata – mediante la già ricordata surrezione trascendentale – con il<br />
concetto di una cosa, che sta al vertice <strong><strong>dell</strong>a</strong> possibilità di tutte le cose, fornendo le condizioni<br />
reali per la loro completa determinazione. 71<br />
Sebbene in questo contesto l’unità collettiva <strong>dell</strong>’esperienza sia impossibile da<br />
determinare secondo i principi <strong>dell</strong>’intelletto, è però vero che la ragione si serve di<br />
questo tipo di unità per dirigere le operazioni <strong>dell</strong>’intelletto. L’unità collettiva è una<br />
funzione del metodo <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione, imprescindibile per la sua <strong>natura</strong> architettonica:<br />
La ragione quindi ha propriamente come oggetto soltanto l’intelletto e l’impiego di<br />
questo in conformità di un fine. E allo stesso modo che l’intelletto riunisce il molteplice<br />
nell’oggetto mediante concetti, così la ragione riunisce dal canto suo il molteplice dei concetti<br />
mediante idee, ponendo una certa unità collettiva come scopo <strong>dell</strong>’attività <strong>dell</strong>’intelletto, la<br />
quale altrimenti riguarda soltanto l’unità distributiva. 72<br />
Kant distingue, così, un duplice modo di guardare all’esperienza, che altrimenti<br />
non sarebbe altro che un molteplice di esperienza, un aggregato e mai un sistema. Dire<br />
ogni esperienza è diverso dal dire il tutto <strong>dell</strong>’esperienza, come risulta chiaramente dalla<br />
Reflexion che segue:<br />
Distributive oder collective Einheit der Erfahrungen überhaupt. Alle Erfahrung ist nicht<br />
das All der Erfahrung, und das ganze möglicher Erfahrung ist kein Gegenstand der Erfahrung.<br />
Aber hierbei kommt doch das vor, wodurch was die Bedingung der Möglichkeit eines Ganzen<br />
ist. 73<br />
71 KrV A582-583/B610-611.<br />
72 KrV A644/B672.<br />
73 Reflexion, KGS XVIII, p. 246 (1780-1783 circa).<br />
231
Ora, il punto centrale da comprendere e che segna uno scarto rispetto alla Critica<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione pura, è che nell’Opus postumum è possibile designare l’etere come il tutto<br />
<strong>dell</strong>’esperienza possibile, che resta non passibile di esperienza diretta, ma diviene<br />
oggetto di una prova che, almeno soggettivamente, ne fa conseguire la realtà:<br />
Wenn bewiesen werden kann dass die Einheit des Ganzen möglicher Erfahrung auf der<br />
Existenz eines solchen Stoffs (mit den genannten Eigenschaften desselben) beruhe so ist auch<br />
die Wirklichkeit desselben zwar nicht durch Erfahrung sondern a priori, bloß aus Bedingungen<br />
der bloßen Möglichkeit derselben für die Erfahrung bewiesen. Denn die bewegende Kräfte der<br />
Materie können zur collectiv//allgemeinen Einheit der Wahrnehmungen in einer möglichen<br />
Erfahrung nur zusammenstimmen in sofern das Subjekt durch sie äußerlich und innerlich in<br />
Einen Begriff vereinigt sich selbst afficirt. 74<br />
Come emerge da questo passo, l’unità del tutto <strong>dell</strong>’esperienza possibile deve<br />
poter discendere dall’esistenza <strong>dell</strong>’etere. Qui Kant usa il termine Existenz che designa<br />
una posizione del pensiero. Ma subito dopo specifica che anche l’effettiva realtà<br />
<strong>dell</strong>’etere deve essere provata a priori dalle semplici condizioni di possibilità in vista di<br />
e per (für) l’esperienza. E’ a questo punto che risulta ancora più chiara la connessione<br />
tra il sistema <strong>dell</strong>e forze motrici <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia e quello <strong>dell</strong>e percezioni nell’Opus<br />
postumum. L’unità collettiva <strong>dell</strong>e percezioni equivale all’unità collettiva<br />
<strong>dell</strong>’esperienza, così che una volta provata la connessione reale tra percezioni e forze<br />
motrici <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia, l’esistenza <strong>dell</strong>’etere è a fondamento e prova l’unità e<br />
l’universalità del tutto <strong>dell</strong>’esperienza:<br />
Äußere Wahrnehmungen aber zur möglichen Erfahrung (denen nur noch die Form<br />
der Verknüpfung derselben mangelt) sind selbst nichts anders als Wirkung agitierender Kräfte<br />
der Materie auf das wahrnehmende Subjekt und ehe noch gefragt wird welche Objekte der<br />
Sinne Gegenstände der Erfahrung sein oder nicht sein mögen ist nur von der Form ihrer<br />
Verknüpfung d. i. vom Formalen möglicher Erfahrung die Rede und die Frage ob es dieser<br />
gemäß sei oder nicht (Forma dat eße rei), wo von der collectiven Einheit der Erfahrung und den<br />
Bedingungen derselben gehandelt wird Die Einheit derselben in der durchgängigen<br />
Bestimmung des Objekts ist zugleich die Wirklichkeit desselben. 75<br />
L’unità collettiva va nettamente distinta dall’universalità collettiva, sebbene<br />
siano trattate insieme nell’ambito <strong>dell</strong>’Übergang e <strong><strong>dell</strong>a</strong> cosmologia. L’unità e il totale<br />
(das All) <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia sono i caratteri del problema epistemologico <strong><strong>dell</strong>a</strong> totalità <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
materia, che in quanto spazio ipostatizzato, è la realizzazione di un concetto singolare<br />
da una rappresentazione singolare, che è quella <strong>dell</strong>’intuizione <strong>dell</strong>o spazio:<br />
74 Opus postumum, KGS XXI, p. 572.<br />
75 Opus postumum, KGS XXI, p. 577.<br />
232
„Es existiert ein Absolut//Ganzes als System der bewegenden Kräfte der Materie denn<br />
der Begriff von einem solchen ist objektiv ein Erfahrungsbegriff mithin ist ein solcher gedachte<br />
Gegenstand wirklich” (hier, aber auch nur in diesem einzigen Fall, kann gesagt werden a<br />
poße ad esse valet consequentia) Dieser Begriff ist einzig in seiner Art (vnicus), darum weil<br />
sein Objekt auch einzeln (conceptus singularis) ist; denn das All der Materie bezeichnet<br />
nicht eine distributive sondern collective Allgemeinheit der Gegenstände die zur Absoluten<br />
Einheit aller möglichen Erfahrung gehören. 76<br />
Il rapporto tra universalità collettiva e distributiva dei principi <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione si<br />
configura come quello che intercorre <strong>nella</strong> Kritik der Urtheilskraft tra il nexus effectivus<br />
e il nexus finalis. Pertanto l’universalità collettiva può essere connessa con quella<br />
distributiva, sottoponendo quest’ultima alla prima in un sistema di principi <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong><br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>.<br />
Dieses System der Grundsätze der NW. ist keine Propädeutik als für sich bestehende<br />
Präliminarlehre sondern collective Allgemeinheit der Prinzipien, Erfahrung anzustellen mit<br />
distributiver Allgemeinheit verbunden. 77<br />
Questo aspetto è chiarito, se si considera una riflessione di Kant sul concetto di<br />
volontà, in cui nel sistema <strong>dell</strong>’eticità è racchiusa la triplice unità <strong><strong>dell</strong>a</strong> volontà, secondo<br />
tre facce <strong>dell</strong>’universalità, le prime due distributive e la terza collettiva:<br />
Die Sittlichkeit ist die praktische allgemeine Bedingung der Glückseeligkeit, und sie ist<br />
ein System derselben aus Freiheit sich der Glückseeligkeit würdig zu machen; dreifache Einheit<br />
der Willkür aus dreifacher Allgemeinheit: 1, Unbedingte Allgemeinheit gegen jedermann und<br />
allezeit. 2. Bedingte nach dem Maas des Vermögens und eignen Glücks gegen einen oder<br />
andern. 3. Collective Allgemeinheit gegen die universalitatem (diese ist etwas Einzelnes). 78<br />
Per ogni idea, cioè per ogni concetto di ragione esiste un punto di vista<br />
<strong>dell</strong>’universalità collettiva, perché esiste una premessa, sul piano logico, che consiste<br />
<strong>nella</strong> determinazione <strong>dell</strong>’universalità dei concetti singolari, come è ad esempio quello<br />
di verità. In questo caso Kant mostra che l’universalità collettiva dei principi è in grado<br />
di unificare l’unità collettiva insieme a quella distributiva, iscrivendo in una totalità,<br />
intesa come sistema o come singolarità, le determinazioni del concetto di ragione, che,<br />
in quanto idea, non è passibile di un grado:<br />
76 Opus postumum, KGS XXI, p. 592.<br />
77 Opus postumum, KGS XXII, p. 288.<br />
78 Loses Blatt, KGS XIX, p. 286.<br />
233
Wahrheit hat keine Grade. Mehr als, allzu wahr. Die distributive, die collective<br />
Allgemeinheit der Wahrheit. 1. es ist etwas Falsches in einem übrigens wahren Erkenntnis. 2.<br />
oder: nicht alle Wahrheit, die ganze Wahrheit. 79<br />
Ora, proprio nell’alveo <strong><strong>dell</strong>a</strong> riflessione kantiana sulla totalità si apre la<br />
possibilità di stabilire una connessione sistematica tra ontologia e metafisica.<br />
Questo accade in virtù del fatto che il problema ontologico <strong>dell</strong>’esistenza, risolto<br />
in epoca critica grazie all’idealismo trascendentale e alla logica, ritorna sotto un’altra<br />
veste, coinvolgendo la teoria <strong><strong>dell</strong>a</strong> conoscenza kantiana a livello del sistema <strong>dell</strong>e<br />
percezioni. Dunque l’effettualità su un piano metafisico, ovvero il sistema dei rapporti<br />
reciproci attivi, si ricongiunge al piano ontologico ed epistemologico, attraverso il<br />
concetto di materia, come etere (Wärmestoff). Quest’ultimo è legato intimamente con<br />
l’affezione, in quanto sostrato <strong>dell</strong>e forze motrici.<br />
Per comprendere questo punto, ancor più che la letteratura secondaria, è di aiuto<br />
la corrispondenza che Kant intrattenne con C. F. Hellwag. In una lettera del dicembre<br />
1790, quest’ultimo pone a Kant <strong>dell</strong>e domande cruciali sulla sua visione <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia<br />
cosmica e sul principio di azione e reazione reciproca, che venne esposto da Kant nei<br />
Metaphysische Anfangsgünde der Naturwissenschaft.<br />
Hellwag, autore di studi sulla teoria dei suoni e dei colori, nonché sul<br />
linguaggio, presuppose l’esistenza di una materia universalmente diffusa, un medium<br />
continuo reale, sulla cui esistenza e consistenza chiede parere a Kant proprio <strong>nella</strong> stessa<br />
lettera.<br />
La risposta di Kant non si lascia attendere. Nel gennaio 1791 scrive:<br />
Alle unsere Begriffe von Materie enthalten nichts als bloß Vorstellung von äußeren<br />
Verhältnissen (wie dann der Raum auch nichts anders vorstellig macht) das aber, was wir im<br />
Raume als existierend setzen, bedeutet nichts weiter, als ein Etwas überhaupt, woran wir uns<br />
auch keine andre Prädikate, als die eines äußeren Verhältnisses vorstellen müssen, so fern wir es<br />
als bloße Materie betrachten, mithin nichts was schlechterdings innerlich ist (Vorstellungskraft,<br />
Gefühl, Begierde). Hieraus folgt: dass, da alle Veränderung eine Ursache voraussetzt und eine<br />
schlechthin = innerliche Ursache der Veränderung äußerer Verhältnisse (kein Leben) in der<br />
bloßen Materie nicht gedacht werden muss, die Ursache aller Veränderung (aus der Ruhe in<br />
Bewegung und umgekehrt, zusammt den Bestimmungen der letzteren) in der Materie außerhalb<br />
liegen müsse, mithin ohne eine solche keine Veränderung statt finden könne; woraus folgt, dass<br />
kein besonderes positives Prinzip der Beharrlichkeit der Bewegung, in der ein Körper einmal<br />
ist, erforderlich sei, sondern bloß das negative, da keine Ursache der Veränderung da ist. - Was<br />
das zweite Gesetz betrifft, so gründet es sich auf dem Verhältnisse der wirkenden Kräfte im<br />
Raume überhaupt, welches Verhältnis notwendig wechselseitig einander entgegengesetzt und<br />
jederzeit gleich sein muss (actio est aequalis reactioni), weil der Raum keine einseitige, sondern<br />
jederzeit wechselseitige Verhältnisse, mithin auch die Veränderung derselben d. i. die<br />
Bewegung und die Wirkung der Körper auf einander sie hervorzubringen lauter wechselseitige<br />
79 Reflexion 2210, KGS XVI, p. 272.<br />
234
und gleiche einander entgegengesetzte Bewegungen möglich macht. Ich kann mir keine Linien<br />
von dem Körper A zu allen Punkten des Körpers B gezogen denken, ohne auch umgekehrt eben<br />
so viel gleiche Linien von Körper A zu B zu ziehen und die Veränderung dieses Verhältnisses<br />
eines Körpers (B) durch den Stoß des andern (A) zu diesem als wechselseitig und gleich zu<br />
denken. Es bedarf hier also eben so wenig einer positiven besonderen Ursache der<br />
Gegenwirkung des Körpers in den gewirkt wird, als beim obigen Gesetze der Trägheit; im<br />
Raume und der Eigenschaft desselben, dass in ihm die Verhältnisse wechselseitig<br />
entgegengesetzt und zugleich sind (welches beim Verhältnisse successiver Zustände in der Zeit<br />
nicht der Fall ist) liegt der alleinige hinreichende Grund dieser Gesetze. Übrigens werde ich<br />
Lamberts Meinung über diesen Punkt in seinen Beiträgen nachsehen. 80<br />
Ora, <strong>nella</strong> sua lettera a Kant, Hellwag aveva definito la posizione di Bacone<br />
insufficiente, mentre aveva indicato la concezione del moto dei corpi di Lambert come<br />
illuminante per spiegare il fondamento <strong>dell</strong>’azione reciproca tra i corpi. Ma Kant <strong>nella</strong><br />
sua risposta lascia intendere di non essersi basato sugli studi di Lambert per la<br />
trattazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> Meccanica nei Metaphysische Anfangsgründe der Naturwissenschaft.<br />
Il punto più interessante del carteggio riguarda l’affermazione kantiana secondo<br />
cui “<strong><strong>dell</strong>a</strong> materia non si può dire altro che essere un qualcosa fuori di me e non ancora<br />
determinato nelle sue proprietà”, e proprio per tale ragione Kant ritiene plausibile<br />
l’ipotesi di Hellwag di una base materiale, di un medium continuo per la trasmissione<br />
del suono, purché la sua trattazione non coincida con la costruzione del concetto di<br />
materia in generale.<br />
Come si è visto nel Capitolo I, <strong>nella</strong> definizione di oggetto in generale, su cui<br />
Kant torna proprio nell’Opus postumum, l’oggetto=X, secondo qualità, é un Etwas a cui<br />
viene assegnata posizione <strong>dell</strong>o spazio e del tempo. Nel caso <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia per assegnare<br />
la posizione <strong>dell</strong>o spazio e del tempo è necessario il grado, ma questo come anche per<br />
Hume, non era garanzia di definizione di azione causale.<br />
Anche per questa ragione Kant attribuisce un nesso causale tra l’etere e le sue<br />
proprietà, le sue forze motrici. Del resto, c’è anche una ragione storica per questo.<br />
Secondo lo studio di Kleinschmidt, nel XVIII secolo la teoria del grado <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia o<br />
<strong>dell</strong>’intensità <strong><strong>dell</strong>a</strong> luce era contemplato nell’ambito <strong>dell</strong>’ottica e trovava supporto sul<br />
piano teoretico ed estetico in Leibniz, Baumgarten e Lambert. 81 Prima di Lambert e<br />
Leibniz, fu Huygens a legare il concetto di intensità a quello di forza. In particolare<br />
l’intensità si riferisce al modo in cui operano le forze al seno di incidenza nei fenomeni<br />
rifrattivi nell’ottica. 82<br />
80<br />
Lettera a Hellwag, KGS XI, pp. 246-247.<br />
81<br />
E. Kleinschmidt, Die Entdeckung der Intensität: Geschichte einer Denkfigur im 18. Jahrhundert,<br />
Göttingen 2004, pp. 15-18; 76.<br />
82<br />
Cfr. Kleinschmidt (2004), p. 36: “Das Gradmoment der Intensität verweist so über eine nur<br />
energetische Abstufung hinaus, die für die von Christian Huygens und Leonard Euler eingeführte<br />
235
Il fatto che Kant leghi la sua teoria <strong><strong>dell</strong>a</strong> percezione, che nelle Anticipazioni<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> percezione risente <strong>dell</strong>’influsso dei Nouveaux Essais di Leibniz, al sistema <strong>dell</strong>e<br />
forze motrici <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia e alle proprietà <strong>dell</strong>’etere, mostra come Kant non si muova<br />
solamente nell’ambito <strong><strong>dell</strong>a</strong> metafisica nell’Übergang, ma coinvolga il piano ontologico<br />
ed epistemologico. Per Leibniz il grado e l’intensità erano indispensabili per dar conto<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> velocità e del movimento dei corpi fisici. Kant riprende la tesi leibniziana e la<br />
traspone sul piano dei principi <strong>dell</strong>’intelletto puro, là dove parlando <strong><strong>dell</strong>a</strong> percezione le<br />
attribuisce quantità intensiva, cioè un grado che può venir misurato. 83<br />
Sempre secondo Kleinschmidt, questo legame tra la concezione <strong>dell</strong>’intensità e<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> percezione, che determina un campo di indagine in cui epistemologia e fisica<br />
convivono, è senz’altro un’eredità di Fermat che introdusse i termini di grado e intensità<br />
<strong>nella</strong> trattazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> luce, dunque nell’ottica, ma al fine di ottenere una distinzione dei<br />
diversi gradi di realtà per una sistematizzazione e una classificazione dei fenomeni<br />
<strong>natura</strong>li. Obiettivo al quale Kant non era certamente estraneo.<br />
Non stupisce, dunque, che Kant nell’Opus postumum scelga di considerare il<br />
legame tra forze motrici <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia e il sistema <strong>dell</strong>e percezioni, secondo il principio<br />
forma dat esse rei:<br />
Das Formale dieser Verbindung geht a priori vorher (forma dat eße rei) um eine Physik<br />
zu begründen d.i. wir können nichts aus ihr ausheben als was wir in sie hineingelegt haben weil<br />
das Objekt der Physik das All der bewegenden Kräfte der Materie nur als in einem System (in<br />
der Natur) gegeben vorgestellt werden muss folglich auch jede Kraft in Beziehung auf alle<br />
andere ohne welche wechselseitige aktive Verhältnisse in einem System was und wie viel der<br />
Elemente der empirischen Naturlehre sie (die Physik) keine Wissenschaft sondern nur ein<br />
fragmentarisches Aggregat der bewegenden Kräfte sein würde welches nur durch Herumtappen<br />
unter Wahrnehmungen dem denkenden Subjekt nicht allein kein Ganzes derselben sondern auch<br />
keinen gegebenen Teil als zu jenem gehörend sichern würde wonach das Prinzip der<br />
Naturforschung in dem Übergange zur Physik seine Richtung und seinen Umfang erhält. 84<br />
Il principio grazie al quale Kant riesce a riconnettere sistematicamente i principi<br />
metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> e la fisica è sintetizzato da questa formula di origine<br />
scolastica. Tradotto in veste trascendentale, questo principio è diretto principalmente al<br />
piano <strong><strong>dell</strong>a</strong> percezione e <strong>dell</strong>’intuizione. E’ possibile finalmente comprendere quanto<br />
sostenuto nel Capitolo I, quando si è voluta anticipare l’importanza <strong>dell</strong>’affermazione<br />
Wellentheorie des Lichts die Basis bildet, auf einen grundsätzlich weiterführenden Aspekt“. Sui fenomeni<br />
ottici legati all’intensità, cfr. E. Proverbio, R. G. Boscovich and the measurement of the refractive quality<br />
of lenses, in Memorie <strong><strong>dell</strong>a</strong> Società Astronomica Italiana, Vol. 60, 1989, pp. 837-886.<br />
83 Cfr. Kleinschmidt (2004), pp. 24-25, per una ricostruzione <strong>dell</strong>’importanza <strong><strong>dell</strong>a</strong> definizione di<br />
gradazione (climax) e intensità nell’ambito <strong><strong>dell</strong>a</strong> retorica e <strong><strong>dell</strong>a</strong> teoria del calore legate agli studi sulla<br />
temperatura.<br />
84 Opus postumum, KGS XXII, p. 306.<br />
236
kantiana <strong>dell</strong>’esistenza di tre forme <strong>dell</strong>’intuizione, spazio, tempo e positus in vista<br />
<strong>dell</strong>’esperienza esterna. 85<br />
Esaminando con attenzione i seguenti passaggi e tenendo presente la prova<br />
<strong>dell</strong>’esistenza <strong>dell</strong>’etere esposta nel presente capitolo, è chiaro che Kant amplia la sua<br />
teoria <strong><strong>dell</strong>a</strong> conoscenza, ma senza abbandonare l’idealismo trascendentale. Va inoltre<br />
sottolineato che la sintesi soggettiva <strong><strong>dell</strong>a</strong> composizione (Zusammenstellung) svolge un<br />
ruolo di primo piano per l’applicazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> matematica alla fisica e per la traduzione<br />
in chiave ontologica del presupposto metafisico dei rapporti reciproci attivi. Nell’ambito<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica e <strong>dell</strong>’Übergang tale presupposto viene arricchito da elementi<br />
epistemologici, fino a trasformarsi <strong>nella</strong> cosa stessa: il fenomeno che secondo la forma<br />
porta con sé l’unità assoluta, ma come conseguenza <strong><strong>dell</strong>a</strong> costituzione di un sistema<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> conoscenza empirica:<br />
Physik ist Erkenntnis der Sinnengegenstande in der Erfahrung. Diese aber enthalt die<br />
Vorstellung der Gegenstände als Erscheinungen (phaenomena) die nicht was die Objekte an<br />
sich selbst sind sondern wie sie den Sinn afficiren darstellt (exhibet) und die bewegende Kräfte<br />
nach der Beschaffenheit des afficirten Subjekts innerlich nicht nach ihrer Beschaffenheit<br />
äußerlich empirisch d.i. gegeben ist (dabile) und die Verknüpfung des Mannigfaltigen der<br />
Sinnenvorstellung wie sie a priori der Form der Zusammensetzung nach gedacht wird<br />
(cogitabile) zum Prinzip macht, und so Erfahrung als System empirischer Erkenntnis welches<br />
absolute Einheit zur Folge hat deren Form objektiv die Sache selbst als Phänomen (nach der<br />
Regel: forma dat eße rei) schon in seinem Begriffe bei sich führt. 86<br />
Sebbene il rapporto tra la trattazione fisica dei corpi con il piano <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
percezione risulti chiaro, di meno lo è quello con l’intuizione. Per svolgere la prova<br />
<strong>dell</strong>’esistenza <strong>dell</strong>’etere è necessario ammettere oltre allo spazio e al tempo, anche<br />
l’elemento del positus, in modo da porre quella condizione di possibilità <strong>dell</strong>’oggetto in<br />
generale di poter essere assegnato ad una posizione <strong>dell</strong>o spazio e del tempo. Questa<br />
operazione viene condotta attraverso una sintesi <strong><strong>dell</strong>a</strong> composizione da parte<br />
<strong>dell</strong>’intelletto, la quale, sebbene sia solo soggettiva, è di primaria importanza per poter<br />
avere un’unità <strong><strong>dell</strong>a</strong> sintesi del neben und nach einander seyn nell’intuizione e per poter<br />
trovare una pluralità (pluralitas) dall’unicità (singularitas): 87<br />
85 Cfr. infra, Capitolo. I, §§1.3;1.4.<br />
86 Opus postumum, KGS XXII, p. 318.<br />
87 Opus postumum, KGS XXII, pp. 318-19: “Physik ist also die Lehre von der Verknüpfung des<br />
Empirisch//vorgestellten zur Einheit der Erfahrung und also subjektiv in einem System fortzuschreiten<br />
und die Einzelheit (singularitas) der möglichen Erfahrung welche durch die synthetische Einheit der<br />
neben// und nach einander in der reinen Anschauung gegebenen Vorstellungen des Raumes und der Zeit<br />
(pluralitas) die absolute Einheit der Erfahrung. Daher muss es heißen: „Es ist nur Eine Erfahrung und<br />
wenn man von Erfahrungen reden hört so muss darunter immer nur ein Aggregat der<br />
Wahrnehmungen verstanden werden welches zu Einer Erfahrung gehört”.<br />
237
Empirisch die bewegende Kräfte der Materie aufzufassen und fragmentarisch zu<br />
sammeln kann keine Physik als Wissenschaft begründen vielmehr muss sie als Ganzes nicht als<br />
Aggregat (sparsim) sondern als System (coniunctim) nach einem Prinzip a priori welches die<br />
Zahl und Ordnung derselben bestimmt aufgestellt werden können welches nicht anders<br />
geschehen kann als dass nicht was wir aus dem Aggregat der Wahrnehmungen ausheben<br />
sondern was wir zum Behufe der Möglichkeit der Erfahrung (folglich nach einem formalen<br />
Prinzip) hineinlegen bringt diese Wissenschaft zu Stande in welcher die Naturforschung (durch<br />
Observation und Experiment) von der Erscheinung der Erscheinungen und so nach einem<br />
Prinzip a priori ausgeht und so zwar indirekt doch nicht als unbestimmt herumschweifende<br />
Zusammenhäufung (cognitio vaga) sondern nach Prinzipien der Einteilung des Mannigfaltigen<br />
nach Begriffen möglich macht weil nicht die Anschauung sondern der Verstand nicht das<br />
Empfindbahre (sensibile) sondern das Denkbare (cogitabile) nach dem Grundsatze aller<br />
Zusammenstellung (forma dat eße rei) vor aller. 88<br />
Per mostrare come si traduce sul piano <strong><strong>dell</strong>a</strong> prova <strong>dell</strong>’esistenza <strong>dell</strong>’etere<br />
questo ampliamento <strong><strong>dell</strong>a</strong> teoria kantiana <strong>dell</strong>’esperienza, occorre considerare come<br />
avvenga il passaggio dal soggettivo all’oggettivo <strong><strong>dell</strong>a</strong> connessione del molteplice <strong>dell</strong>e<br />
rappresentazioni empiriche. Questo passaggio passa per il principio <strong><strong>dell</strong>a</strong> composizione<br />
oggettiva che viene intesa come coordinazione (coordinatio) <strong>dell</strong>e parti in un tutto<br />
sistematico nell’esperienza:<br />
Das Formale einer solchen Verknüpfung des empirischen Mannigfaltigen unter dem<br />
Prinzip dieser Zusammensetzung (coordinatio) macht das Subjektive derselben objektiv und a<br />
priori zu einem Ganzen derselben (forme dat eße rei) in der Erfahrung weil das Empirische<br />
derselben zu einem System der Wahrnehmungen unbedingt (absolute) mithin notwendig<br />
verbunden ist und macht es möglich dass durch Observation und Experiment in der<br />
Zusammenstellung des Empirischen synthetische Einheit angetroffen werden kann welche<br />
notwendig ist weil was a priori als Erscheinung gegeben ist zugleich im Bewusst sei der<br />
Existenz des Objekts selber anerkannt wird. 89<br />
L’unità <strong><strong>dell</strong>a</strong> sintesi soggettiva <strong><strong>dell</strong>a</strong> composizione <strong>dell</strong>’empirico, cioè <strong>dell</strong>e<br />
percezioni, diviene oggettiva e necessaria <strong>nella</strong> misura in cui fornisce un ordine a priori<br />
del fenomeno, in quanto ciò che è dato a priori <strong>nella</strong> percezione è riconosciuto <strong>nella</strong><br />
co<strong>scienza</strong> appartenere all’esistenza <strong>dell</strong>’oggetto.<br />
Lo spazio ipostatizzato, o etere, in quanto tutto <strong>dell</strong>e percezioni del senso esterno<br />
è ordinato e organizzato secondo rapporti di coordinazione, inverando il presupposto<br />
metafisico kantiano dei rapporti reciproci attivi. Come si è visto nel Capitolo I, i<br />
rapporti di coordinazione in generale sono il frutto <strong>dell</strong>’attività sintetica del soggetto,<br />
che modifica, nel venire modificato, la percezione, la materia (Stoff) appunto, attraverso<br />
una sintesi <strong>dell</strong>’intelletto operata sull’intuizione <strong>dell</strong>o spazio.<br />
88 Opus postumum, KGS XXII, p. 322.<br />
89 Opus postumum, KGS XXII, pp. 368-369.<br />
238
Ritorna così la dialettica forma/materia, tanto importante nei Metaphysische<br />
Anfangsgründe der Naturwissenschaft, così come nell’Opus postumum. La possibilità di<br />
rendere forma (cogitabile) <strong><strong>dell</strong>a</strong> connessione <strong>dell</strong>e rappresentazioni empiriche ciò che<br />
ne costituisce il materiale (dabile), è garantita ora sul piano ontologico dal principio<br />
forma dat esse rei:<br />
Physik ist die systematische Lehre der empirischen Naturforschung: als der Tendenz der<br />
metaphys. A. Gr. der Naturwissenschaft. Die der Naturforschung nach a priori zum Grunde<br />
liegenden Prinzipien ist die der Metaphys. A. Gr. der N. W. Physik ist die Wissenschaft der<br />
Prinzipien die bewegende Kräfte der Natur in einem System der Erfahrung zu verknüpfen. Dazu<br />
gehöret 1.) das Materiale der empirischen Vorstellungen (dabile) 2. das Formale der<br />
Zusammenstellung des Mannigfaltigen derselben in einem System (cogitabile) welches das<br />
Gesetz der Verknüpfung von jenen zum Behuf der Möglichkeit der Erfahrung als Einheit enthält<br />
und als Idee der Verknüpfung a priori zum Grunde gelegt werden muss (forma dat eße rei). 90<br />
C’è una differenza sostanziale con la prima Critica, sebbene anche in sede di<br />
Prefazione alla seconda edizione, Kant avesse rilevato la capacità <strong><strong>dell</strong>a</strong> forma di<br />
determinare la materia e che le forme da noi immesse <strong>nella</strong> <strong>natura</strong> sono oggetto di<br />
conoscenza possibile e allo stesso tempo fonte <strong><strong>dell</strong>a</strong> possibilità <strong>dell</strong>’esperienza.<br />
Nell’Opus postumum, infatti, Kant non tratta del principio <strong>dell</strong>’esperienza in generale,<br />
cioè non tratta solamente <strong>dell</strong>’unità collettiva di ogni esperienza (il che implicherebbe la<br />
considerazione <strong>dell</strong>’universalità distributiva <strong>dell</strong>’esperienza), ma del principio<br />
<strong>dell</strong>’esperienza come un tutto (il tutto <strong>dell</strong>’esperienza possibile), che implica la sua<br />
universalità collettiva capace di includere in un sistema sia l’unità collettiva sia l’unità<br />
distributiva di ogni esperienza. In questo modo è più facile comprendere lo scopo a cui<br />
Kant tende nel considerare l’esperienza dal punto di vista <strong>dell</strong>’universalità collettiva.<br />
Tale punto di vista è incarnato <strong>nella</strong> costituzione di un tutto capace di unificare il<br />
sistema <strong>dell</strong>e forze motrici <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia e quello <strong>dell</strong>e percezioni. Una volta costituito<br />
questo tutto sistematico, secondo Kant, è possibile enumerare e classificare le forze<br />
motrici <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia in vista <strong><strong>dell</strong>a</strong> conoscenza empirica e del sistema degli oggetti del<br />
senso:<br />
Das Formale der Verbindung derselben zum Behuf der Möglichkeit der Erfahrung von<br />
dem Verhältnis dieser Kräfte zum Subjekt macht das Prinzip der Möglichkeit der Erfahrung als<br />
eines subjektiven Systems aus welches zugleich objektiv gegeben ist. Forma dat eße rei und<br />
weil die bewegende Kräfte, welche die Ursache der Wahrnehmungen zum Behuf des<br />
empirischen Erkenntnisses ausmachen als Erscheinungen a priori gegeben sind so können auch<br />
a priori diejenige aufgezahlt u. classificirt werden welche das empirische Aggregat zum Behuf<br />
eines Systems der Sinnenobjekte ausmachen. Die bewegende Kräfte 1.) in der Erscheinung<br />
Subjektiv 2. in der Wahrnehmung objektiv 3.) in der Zusammensetzung des<br />
90 Opus postumum, KGS XXII, p. 313.<br />
239
Mannigfaltigen der Wahrnehmungen zum Begriffe in meinem Bewusstsein 4.) ein Prinzip der<br />
Möglichkeit der Erfahrung (des empirischen Denkens überhaupt) im System der bewegenden<br />
Kräfte objektiv überhaupt das cogitabile zum dabile zu machen als dem Überschritt zur Physik<br />
z. B. die Vorstellung organischer Körper, als entia rationis (Gedankendinge) welche<br />
subjektive Realität haben, im Inbegriffe der Natur überhaupt das Elementarsystem zu<br />
classificiren und das Elementarsystem a priori zu organisieren. Erscheinung (Anschauung a<br />
priori) und Erfahrung was gegeben u. was gemacht oder gedacht wird. 91<br />
Il principio forma dat esse rei si rivela essere il principio <strong><strong>dell</strong>a</strong> sintesi <strong>dell</strong>e<br />
percezioni in un’unità collettiva sistematica, che può divenire sistema <strong>dell</strong>e<br />
determinazioni del molteplice empirico prodotto dalle forze motrici <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia.<br />
Queste a loro volta costituiscono un sistema che conferisce effettualità (Wirklichkeit)<br />
alla realtà (Realität):<br />
Alles was wir a priori und zwar synthetisch erkennen sollen kann nur als Objekt in der<br />
Erscheinung nicht als der Gegenstand an sich selbst beurteilt werden mithin können<br />
Erfahrungsgegenstände nur die Zusammenstimmung der Erscheinungen unter einander in<br />
demselben Objekt die Realität desselben ausmachen und die bloße Form der<br />
Zusammenstimmung des Mannigfaltigen desselben in der synthetischen Vorstellung kann<br />
jenem den Beweis der Wirklichkeit verschaffen (forma dat eße rei). Also ist es nur das Prinzip<br />
der Synthesis der Wahrnehmungen zur Einheit derselben in einem — nicht Aggregat sondern —<br />
System möglicher empirischer Bestimmungen des Objekts durch bewegende Kräfte der<br />
Materie die man also aufzählen muss. 92<br />
La prova <strong>dell</strong>’esistenza <strong>dell</strong>’etere, dunque, rappresenta un elemento di critica<br />
molto forte all’idealismo e alle nuove tendenze filosofiche <strong>dell</strong>’epoca. D’altra parte<br />
Kant non abbraccia una forma di materialismo, sebbene reputi necessaria<br />
soggettivamente la realtà effettiva <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia perché si dia percezione e, dunque, che<br />
un qualcosa fuori di noi esista. In virtù <strong><strong>dell</strong>a</strong> sua esistenza, la completa determinazione<br />
<strong>dell</strong>’etere, come si è visto, dipende dalla costituzione di un sistema <strong>dell</strong>e forze motrici<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> materia, e dunque dall’elemento formale, <strong><strong>dell</strong>a</strong> classificazione e <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
matematizzazione, che viene inserito nell’esperienza dal soggetto. Quest’ultimo, non<br />
solo comprende le forze in un sistema e determina la materia, ma inserendosi all’interno<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> totalità dei rapporti reciproci attivi tra le forze, si scopre come determinato anche<br />
da essa:<br />
Also Raum u. Zeit und die Verbindung des Aggregats der Wahrnehmungen zu<br />
einem Ganzen der Möglichen Erfahrung in beiden als System derselben (für// nicht<br />
durch Erfahrung) ist das Formale. — Raum, Zeit, und die synthetische Einheit<br />
des Mannigfaltigen derselben in der Anschauung als Erscheinung des<br />
Sinnenobjekts wie das Subjekt von ihm als einem absoluten Ganzen<br />
91 Opus postumum, KGS XXII, pp. 385-86.<br />
92 Opus postumum, KGS XXII, p. 375.<br />
240
afficirt wird.Der Raum und die Zeit ist nicht die Synthesis d.i. Zusammensetzung des<br />
Mannigfaltigen der Anschauung durch Begriffe denn er und die Zeit sind schon mit der<br />
synthetischen Einheit des Mannigfaltigen der Anschauung identisch gegeben (nicht davon<br />
abgeleitet). Das Formale der Anschauung als Einheit ist in der Synthesis des Mannigfaltigen<br />
derselben a priori identisch enthalten. Das Mannigfaltige der Anschauung derselben ist nicht<br />
durch Wahrnehmungen (empirische Vorstellungen mit Bewusstsein) sondern a priori in der<br />
reinen Anschauung gegeben und das Aggregat der letzteren zum Behuf der Möglichkeit der<br />
Erfahrung setzt jene (Anschauung) das Formale vor dem Materialen voraus Raum, Zeit und<br />
synthetische Einheit des Mannigfaltigen der Anschauung im Raum und der Zeit. Alle drei sind<br />
Formen. Forma dat esse rei sind unendlich. Die erste 2 gehen das Objekt das dritte das die<br />
gedachte Objekte in einem Begriff verbindende Subjekt an. 93<br />
La posizione epistemologica di Kant, che ci viene riconsegnata dalle pagine<br />
<strong>dell</strong>’Opus postumum, mostra che sia l’idealismo trascendentale sia il realismo empirico<br />
– secondo cui è un fatto che si dia esperienza – siano mantenuti rispetto al periodo<br />
critico. In secondo luogo, emerge con forza l’idea che l’oggetto <strong>dell</strong>’Übergang sia il<br />
risultato del processo di trasformazione del soggettivo nell’oggettivo, <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia <strong>nella</strong><br />
forma, il cui risultato viene condotto ad un’unità più alta:<br />
Es kommt bei Lösung der Aufgabe nämlich der Frage über die Existenz des Wärmestoffs als<br />
mit bewegenden Kräften versehener Materie wenn a priori darüber geurteilt werden soll nicht<br />
darauf an auszumachen wie das Objekt (quaestionis) sondern wie die Erfahrung von diesem als<br />
Gesamtbegriff desselben in seiner collectiven Einheit nämlich Einer Erfahrung mithin subjektiv<br />
möglich ist; denn stimmt dieser Begriff mit den Bedingungen der Möglichkeit Einer Erfahrung<br />
(der Einheit derselben) zusammen so ist jener Gegenstand subjektiv wirklich; denn es wird hier<br />
nicht nach dem gegebenen Gegenstande sondern nur nach unserer Erkenntnis des Gegenstandes<br />
gefragt: und dieses ist zur Lösung unserer Aufgabe als welche nicht Begriffe aus der Erfahrung<br />
sondern Erfahrung aus Begriffen ableitet, hinreichend. 94<br />
L’universalità collettiva <strong>dell</strong>’esperienza è l’oggetto di indagine. Lo scopo di<br />
Kant consiste nel mostrare come l’esperienza <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia dotata di forze motrici possa<br />
divenire un Gesamtbegriff, ma non sia dato come un Gegenstand, attraverso l’attività<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> spontaneità. Kant ha tentato di mostrare come si determina l’esperienza da<br />
concetti. Secondo il principio forma dat esse rei e sulla base del presupposto metafisico<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> coazione reciproca tra i corpi e le forze motrici, Kant avanzò la pretesa di<br />
determinare il piano ontologico, cioè le condizioni di possibilità <strong>dell</strong>’esperienza stesse,<br />
procedendo da concetti. Allo stesso tempo Kant legò indissolubilmente alla dimensione<br />
ontologica quella epistemologica <strong>nella</strong> misura in cui il presupposto metafisico dei<br />
rapporti reciproci attivi obbliga ad un mutuo scambio il sistema <strong>dell</strong>e percezioni e<br />
93 Opus postumum, KGS XXII, p. 446:<br />
94 Opus postumum, KGS XXI, p. 581.<br />
241
quello <strong>dell</strong>e forze motrici <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia, in vista <strong>dell</strong>’oggettività <strong>dell</strong>’esperienza.<br />
Si comprende, così, perché per Kant l’opera postuma fosse un’impresa tantalica, <strong>nella</strong><br />
misura in cui prevedeva la riflessione sul suo sistema e un bilancio <strong><strong>dell</strong>a</strong> filosofia<br />
trascendentale stessa.<br />
242
OSSERVAZIONI CONCLUSIVE<br />
Il percorso tracciato dalla ricerca conduce ad un ampio e vivo dibattito<br />
sull’importanza e sull’utilità <strong>dell</strong>’approccio trascendentale <strong>nella</strong> filosofia <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> e<br />
nell’epistemologia contemporanee. Di esso se ne tratta brevemente nell’Appendice al<br />
fine di aprire un terreno di confronto con la filosofia contemporanea e per gettare le basi<br />
di un’ulteriore ricerca. Prima di procedere in tal senso, è opportuno sintetizzare i punti<br />
di maggior rilievo che la tesi ha voluto approfondire e sostenere nell’affrontare le<br />
<strong>questioni</strong> <strong>epistemologiche</strong> emerse soprattutto nell’ultima produzione kantiana.<br />
Il primo aspetto su cui si è voluto insistere concerne la <strong>natura</strong> ‘flessibile’ <strong>dell</strong>o<br />
spazio kantiano, inteso come intuizione formale e forma <strong>dell</strong>’intuizione. Sebbene questo<br />
tipo di lettura sia stata alla base <strong>dell</strong>e interpretazioni neo-kantiane di Cohen e Cassirer,<br />
l’elemento <strong><strong>dell</strong>a</strong> sintesi soggettiva <strong><strong>dell</strong>a</strong> composizione (Zusammenstellung) non era stato<br />
messo chiaramente in connessione con l’algebra per la determinazione di proprietà <strong>dell</strong>o<br />
spazio. La chiarificazione di tale rapporto, sulla base <strong>dell</strong>o studio <strong><strong>dell</strong>a</strong> Kritik der reinen<br />
Vernunft e dei Metaphysiche Anfangsgründe der Naturwissenschaft, vorrebbe<br />
aggiungere un tassello alla ricostruzione <strong><strong>dell</strong>a</strong> filosofia <strong><strong>dell</strong>a</strong> matematica di Kant. In<br />
secondo luogo, questa lettura permette il dispiegamento <strong>dell</strong>e potenzialità <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
concezione <strong>dell</strong>o spazio e <strong>dell</strong>’algebra nell’alveo <strong><strong>dell</strong>a</strong> filosofia <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> di Kant,<br />
grazie all’analisi <strong><strong>dell</strong>a</strong> Kritik der Urtheilskraft e degli scritti inediti. La terza Critica si è<br />
rivelata una miniera d’oro da cui attingere a piene mani sia per lo sviluppo di temi<br />
kantiani, sia per approfondire aspetti squisitamente epistemologici, sia per la ricerca<br />
contemporanea sull’approccio trascendentale alla fisica moderna.<br />
Dal punto di vista <strong><strong>dell</strong>a</strong> storia <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> è possibile ritrovare almeno due<br />
aspetti <strong><strong>dell</strong>a</strong> metafisica <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> di Kant innovativi per la sua epoca. Il primo di<br />
questi aspetti riguarda il sistema <strong>dell</strong>e forze motrici <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia (Elementarsystem) che<br />
Kant delinea nell’Übergang von den metaphysischen Anfangsgründe der<br />
Naturwissenschaft zur Physik: paragonato con l’opera enciclopedica coeva di Gehler, il<br />
sistema <strong>dell</strong>e forze di Kant risulta essere più snello e capace di inserire nell’alveo <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
fisiologia anche l’intelligenza umana. Il secondo aspetto degno di nota è il fatto che<br />
Kant abbia parlato di una misurazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> quantità di materia in termini di energia<br />
(Energie) nei manoscritti <strong>dell</strong>’Opus postumum. Questo aspetto, intrinsecamente legato<br />
alla <strong>natura</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia cosmica, oltre a confermare la concezione dinamica <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
materia e <strong>dell</strong>e sue forze motrici, permette di cogliere l’importanza <strong>dell</strong>’influsso <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
243
termologia di Laplace e Lavoisier sulla produzione kantiana, ma anche la straordinaria<br />
capacità del criticismo di adattarsi alla <strong>scienza</strong> del suo tempo, fino a spingersi per certi<br />
versi, oltre di essa.<br />
Infatti, l’interesse mostrato da diversi studi, in diversi periodi storici, sulla<br />
filosofia kantiana e il suo rapporto con le scienze, fino ad arrivare ad affermare<br />
erroneamente anticipazioni di teorie fisiche contemporanee, affonda probabilmente le<br />
sue radici <strong>nella</strong> ricognizione di una straordinaria flessibilità <strong><strong>dell</strong>a</strong> filosofia<br />
trascendentale, che si configura come un sistema aperto e certo non cristallizzato nel<br />
dogmatismo di un a priori statico. E’ del resto nota l’interpretazione di un a priori<br />
dinamico e relativizzato che diedero i neo-kantiani e Reichenbach, ripresa qualche<br />
decennio fa da M. Friedman. 1<br />
Tuttavia è proprio con il problema <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia che Kant si è voluto misurare e<br />
ha fornito <strong>dell</strong>e coordinate ben precise circa l’unicità <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia e il fatto che non si<br />
possano non presupporre <strong>dell</strong>e proprietà di essa per una sua rappresentazione e una sua<br />
misurazione. Tali proprietà non sono, però, oggetto di un’osservazione diretta o di un<br />
esperimento cruciale, quanto sono frutto di un processo di analisi e procedono da<br />
concetti. Alla filosofia, dunque, spetta un compito sistematico, quello di riunire in un<br />
sistema concettuale e di classificare, secondo principi <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione, quei concetti<br />
intermedi, come quello di forza, indispensabili per una teoria <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia.<br />
Agli occhi di Kant, poi, la conoscenza vera e propria <strong>dell</strong>e caratteristiche <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
materia quoad materiale dipende dall’attività sintetica che, attraverso la fisica<br />
matematica, configura l’essere <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia. Il principio forma dat esse rei costituisce il<br />
cuore <strong>dell</strong>’argomentazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> tesi di questa ricerca, secondo cui l’epistemologia<br />
kantiana procederebbe di pari passo con una fondazione <strong>dell</strong>’ontologia.<br />
Da quest’ultima prende le mosse la fisica, che <strong>nella</strong> sua fondazione, dunque,<br />
presuppone il soggetto come parte integrante di un sistema del mondo e come essere<br />
capace di determinare attraverso la fisica matematica, l’oggetto fisico. Si mostra così<br />
l’altra faccia <strong><strong>dell</strong>a</strong> medaglia del pensiero kantiano, che fa da pendant a quello <strong>dell</strong>’a<br />
priori e da cui si può certamente partire per rintracciare aspetti <strong><strong>dell</strong>a</strong> filosofia<br />
trascendentale <strong>nella</strong> <strong>scienza</strong> contemporanea o per mostrarne la compatibilità.<br />
Nella filosofia di Kant, il rapporto tra epistemologia e ontologia si presenta in<br />
una veste dinamica, se si considera la capacità del soggetto di escogitare nuove forme di<br />
connessione secondo regole per la determinazione degli enti. La stessa Kritik der<br />
1 Sebbene questa interpretazione abbia numerosi limiti, che storicamente si sono presentati e che hanno<br />
strettamente a che vedere con le moderne teorie <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia.<br />
244
Urtheilskraft mostra questo aspetto metodologico, laddove, pur non stabilendo alcun<br />
principio determinante direttamente l’oggetto <strong><strong>dell</strong>a</strong> conoscenza, determina<br />
costitutivamente il rapporto tra le facoltà del soggetto: queste sono libere di generare<br />
indefinite forme di connessione nel sistema <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> e ancora più esplicitamente<br />
nell’ambito <strong><strong>dell</strong>a</strong> matematica, come stabilito nel §62. L’applicazione di questo<br />
avanzamento nell’empirico e nel contingente, frutto di un ampliamento <strong><strong>dell</strong>a</strong> Kritik der<br />
reinen Venrnunft, trova il suo luogo ideale <strong>nella</strong> fisiologia sviluppata, ma mai<br />
pubblicata <strong>dell</strong>’Übergang von den metaphysischen Anfangsgründe der<br />
Naturwissenschaft zur Physik.<br />
La dimensione metafisica presente negli anni di pieno criticismo, lascia il posto<br />
negli anni ’90 al presupposto metafisico, secondo cui la realtà <strong>dell</strong>e sostanze deve essere<br />
rappresentata <strong>nella</strong> forma <strong>dell</strong>e loro relazioni reciproche attive. I concetti di riflessione,<br />
posti a fondamento per la costruzione del concetto di materia in generale, mantengono<br />
un ruolo di canone per evitare l’anfibolia, ma lasciano il posto a funzioni di reciprocità<br />
<strong>dell</strong>e forze motrici <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia che guardano ai fenomeni fisici studiati dalle scienze<br />
<strong>natura</strong>li.<br />
Sia nell’ambito <strong><strong>dell</strong>a</strong> questione del realismo sull’oggetto fisico sia sul piano<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> teoria <strong><strong>dell</strong>a</strong> conoscenza, la posizione di Kant non sembra passibile di una<br />
definizione univoca. La posizione kantiana sfugge alle etichette tanto del realismo<br />
epistemico, quanto del realismo scientifico. Infatti, le condizioni di possibilità del<br />
conoscere, assunte ad oggetto dalla filosofia trascendentale, possiedono una realtà,<br />
hanno un Grund, che, però, non è oggetto <strong>dell</strong>’esperienza, è la cosa in sé, l’intima<br />
costituzione <strong>dell</strong>e nostre facoltà, di cui solamente la forma <strong>dell</strong>’attività può essere<br />
chiarita. Le condizioni di possibilità <strong><strong>dell</strong>a</strong> realtà <strong>dell</strong>’oggetto fisico possono invece<br />
essere costruite attraverso la matematica e annoverano la percezione come un<br />
fondamento necessario per la realtà di una connessione necessaria <strong>dell</strong>e forze motrici<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> materia, la cui esistenza deve essere presupposta, perché possa darsi sia la fisica<br />
come <strong>scienza</strong>, sia un’esperienza percettiva continua ed interconnessa.<br />
Kant, in sostanza, ribalterebbe il problema attuale <strong><strong>dell</strong>a</strong> disputa tra realismi: il<br />
problema non risiede nel fatto se l’oggetto epistemico o quello fisico siano reali o meno,<br />
quanto in che modo e se possiamo stabilire e conoscere la regola <strong><strong>dell</strong>a</strong> connessione o la<br />
forma di ciò che ci rappresentiamo come oggetto in generale, ma che non è ancora<br />
oggetto per noi, il fenomeno. L’oggetto propriamente detto “arriva” in un secondo<br />
tempo, arricchito da questo processo, da questo movimento del soggetto e dal prodotto<br />
245
<strong><strong>dell</strong>a</strong> sua attività: quello che Kant chiama Stoff, o molteplice <strong><strong>dell</strong>a</strong> rappresentazione, è il<br />
primo passo di un processo, che solamente attraverso una sintesi e al riconoscimento di<br />
un nesso <strong><strong>dell</strong>a</strong> comunanza giunge ad essere Gegenstand. Quest’ultimo è riconosciuto<br />
come ontologicamente dipendente da questo processo. Allo stesso modo, però, a<br />
seconda di come l’autoco<strong>scienza</strong> si pone nel tempo, questo è anche in grado di essere<br />
visto come Ding, ontologicamente indipendente dal processo conoscitivo, ma pur<br />
sempre passibile di una comprensione razionale.<br />
Sia nel caso <strong><strong>dell</strong>a</strong> definizione in filosofia sia del caso <strong><strong>dell</strong>a</strong> costruzione in<br />
matematica, l’attività sintetica presupposta determina la costituzione <strong>dell</strong>’oggetto per<br />
noi. Ma questa non è ancora la nozione kantiana di oggettività. Quest’ultima si<br />
raggiunge solo con un’unificazione del soggettivo e <strong>dell</strong>’oggettivo sotto un principio<br />
saputo con certezza (Gewissheit). La necessità <strong>dell</strong>’oggettività non vale solo in ambito<br />
teoretico, ma anche pratico e svela la complessa <strong>natura</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> filosofia trascendentale<br />
come sistema dei fini, che certo non si lascia totalmente inquadrare dal dibattito sul<br />
realismo. Peraltro una chiara indicazione su questo è fornita dallo stesso Kant, quando<br />
definisce la necessità di una duplice presenza per la determinazione <strong>dell</strong>’oggetto per noi<br />
quale l’idealismo trascendentale e il realismo empirico. Entrambi sono inscindibili.<br />
Quella trascendentale è sempre una duplice posizione circa l’oggetto e l’oggettività,<br />
poiché unisce l’aspetto epistemologico con quello ontologico, i quali però non<br />
coincidono sempre.<br />
Ci sono stati tentativi di tematizzare la complessità <strong><strong>dell</strong>a</strong> posizione kantiana. Per<br />
ora preme sottolineare, in questa breve nota conclusiva, che la ricerca svolta ha tentato<br />
di gettare una luce sul pensiero kantiano da una prospettiva che lo restituisce alla<br />
contemporaneità con limiti, ma anche e soprattutto con una veste di straordinaria<br />
ricchezza, in grado di colmare per certi aspetti la lacuna degli studi sulle opere minori e<br />
sulla sua fatica tantalica <strong>dell</strong>’Übergang. Da questa prospettiva, tanta parte <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong><br />
e <strong><strong>dell</strong>a</strong> filosofia <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> ha certamente ancora un conto in sospeso con la filosofia<br />
trascendentale.<br />
246
APPENDICE
IL POSTO DELLA RAGIONE NELLA SCIENZA<br />
Lo scopo di questa Appendice consiste nel valorizzare la riflessione kantiana nel<br />
delineare l’interazione tra filosofia e <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> e nel tracciare un quadro del<br />
rapporto che l’epistemologia contemporanea ha voluto e vuole ancora istaurare con la<br />
filosofia trascendentale. Questa Appendice vuole sì saggiare l’attualità di temi kantiani<br />
per la ricerca contemporanea, ma soprattutto intende andare oltre Kant per gettare luce<br />
sulle prospettive che possono ancora aprirsi nell’alveo di un approccio trascendentale<br />
alla <strong>scienza</strong>. Questo percorso può essere intrapreso, traendo spunto dalla domanda che<br />
pose A. Einstein: “se l’esperienza è l’alfa e l’omega <strong><strong>dell</strong>a</strong> conoscenza del mondo, allora<br />
che posto occupa la ragione <strong>nella</strong> <strong>scienza</strong>?”. 1<br />
Per aprire un confronto, si è scelto di trattare l’immagine che <strong><strong>dell</strong>a</strong> filosofia<br />
kantiana è stata restituita non solo dai filosofi, ma anche dagli scienziati del secolo<br />
scorso e dagli epistemologi contemporanei. Si è scelto di presentare questa tesi alla fine<br />
di un lavoro di ricerca e di interpretazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> metafisica <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> e<br />
<strong>dell</strong>’epistemologia kantiana per delineare un’ipotesi di lavoro ulteriore e per mostrare<br />
l’attualità degli studi kantiani nel settore di storia e filosofia <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong>.<br />
La tesi che si è proposta in questo lavoro vuole collocarsi in prospettiva in un<br />
punto ben preciso <strong>dell</strong>’attuale ricerca, in quello spazio, cioè, aperto nel 2003 da<br />
1 A. Einstein, Come io vedo il Mondo, Roma 1988, p. 41.<br />
248
Symmetries in Physics e dagli studi raccolti nel 2009 in Constituting Objectivity.<br />
Transcendental Perspectives on Modern Physics. Questi ultimi propongono un<br />
approccio trascendentale sistematico sia alla fisica teorica sia all’epistemologia,<br />
delineando così una prospettiva di rinnovamento <strong>dell</strong>’ontologia. 2<br />
Data la vastità <strong>dell</strong>’argomento che richiederebbe un’ampia e articolata ricerca, si<br />
sono scelti tre punti sulla base dei quali svolgere l’analisi.<br />
Il primo punto riguarda l’intento <strong><strong>dell</strong>a</strong> filosofia kantiana di costituire un sistema<br />
<strong>dell</strong>e condizioni di possibilità <strong><strong>dell</strong>a</strong> conoscenza scientifica. In questa prima sezione si<br />
attua una ricognizione degli elementi del pensiero kantiano che hanno influenzato<br />
aspetti <strong><strong>dell</strong>a</strong> produzione H. Weyl, per poi attuare un confronto diretto con i testi di<br />
Einstein.<br />
Il secondo punto concerne la questione epistemologica circa il problema<br />
<strong>dell</strong>’oggettività e di oggetto epistemico, che, così come è stata presentata nel 2007 da L.<br />
Daston e P. Galison in Objectivity, affonderebbe le sue radici proprio nel pensiero di<br />
Kant. Questa sezione ha lo scopo di ricostruire la tesi di Daston e Galison e vedere se, e<br />
in che misura, la loro interpretazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> concezione kantiana di oggettività sia<br />
aderente alla filosofia trascendentale.<br />
L’ultimo punto consiste nell’analisi del fenomeno “back to Kant” che ha<br />
caratterizzato la posizione filosofica di H. Putnam nel 1981 e nei primi anni ‘90. Ma la<br />
ripresa <strong><strong>dell</strong>a</strong> filosofia kantiana nel corso del ‘900 annovera una lunga serie di<br />
sostenitori. Un altro esempio, che costituisce un invito ad un “ritorno” a Kant<br />
nell’ambito epistemologico, è stato compiuto da P. Kitcher con un rimando continuo<br />
all’epistemologia <strong><strong>dell</strong>a</strong> Critica <strong><strong>dell</strong>a</strong> facoltà di giudizio. 3 B. Falkenburg e altri 4 hanno<br />
lavorato sulla filosofia kantiana per ricostruire la fondazione epistemologica e<br />
ontologica <strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica teorica e in particolare anche <strong><strong>dell</strong>a</strong> teoria quantistica. Le posizioni<br />
attuali, dunque, nel panorama internazionale sono più che mai diversificate. Tuttavia, è<br />
un fatto, che anche uno dei più forti oppositori <strong><strong>dell</strong>a</strong> filosofia kantiana e del suo<br />
possibile legame con la fisica, R. Feynmann, abbia tenuto in considerazione Kant. 5<br />
Non<br />
2 Un caso precedente é costituito dalla raccolta di saggi sull’epistemologia contemporanea e il ruolo che<br />
un confronto con la filosofia kantiana poteva giocare al suo interno. Cfr. AA. VV., Kant and<br />
Contemporary Epistemology, a cura di P. Parrini, Dordrecht 1994.<br />
3 Cfr. infra, Capitolo III, §3.1.<br />
4 H. Pringe, Critique of the Quantum Power of Judgment, Berlin 2007.<br />
5 Cfr. R. Feynman, The Character of Physical Law, London 1965; trad. it, La legge fisica, a cura di L.A.<br />
Radicati, Torino 1971. Si noti la trattazione <strong>dell</strong>e leggi empiriche e la somiglianza con il procedimento<br />
epistemologico di Kant presente <strong>nella</strong> KdU, pp. 138; 141-142. Ancora sull’ipotesi cosmogonica, pp. 95-<br />
98, e sulla materia cosmica, p. 168, si noti la vicinanza col pensiero kantiano. Per le somiglianze dal<br />
punto di vista metodologico per la costituzione del sistema fisico, cfr. pp. 179; 187.<br />
249
è trascurabile neanche il numero di pagine dedicate al suo pensiero nel testo di Daston e<br />
Galison, sebbene il loro approdo sia lontano dall’abbracciare un’epistemologia kantiana.<br />
L’obiettivo comune di queste tre sezioni consiste nel tentativo di gettare luce<br />
sulla concezione kantiana di oggettività, che sfugge alle etichette che il dibattito<br />
contemporaneo sul realismo e sull’anti-realismo – sia ontologico che epistemologico –<br />
vorrebbe attribuirgli.<br />
L’aspetto <strong><strong>dell</strong>a</strong> profonda rivoluzione che Kant apportò nell’ambito<br />
<strong>dell</strong>’ontologia e <strong><strong>dell</strong>a</strong> teoria <strong><strong>dell</strong>a</strong> conoscenza ha inevitabilmente influenzato la sua<br />
visione del rapporto tra metafisica e fisica. D’altra parte, come questa ricerca ha cercato<br />
di mostrare, il confronto continuo con la fisica sperimentale <strong>dell</strong>’epoca ha anche<br />
delineato aspetti tipici del criticismo, lasciando traccia evidente di un’attenzione<br />
costante da parte di Kant ad un interscambio tra teoria e prassi scientifica.<br />
Nel confronto con la posizione di Galison e Daston, infatti, si rileva come per<br />
Kant ciò che è oggettivo e l’oggetto <strong><strong>dell</strong>a</strong> conoscenza non si identifichi affatto con la<br />
nozione di oggettività. Anzi, quest’ultima nozione sorge proprio dall’unità di un<br />
elemento soggettivo e di uno oggettivo: il patrimonio <strong><strong>dell</strong>a</strong> filosofia kantiana oggi può<br />
offrire molto alla metodologia scientifica <strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica teorica, in quanto è un tentativo di<br />
una possibile unificazione tra epistemologia ed ontologia, incastonato nel progressivo<br />
assorbimento del punto di vista del soggetto in un sistema del mondo. 6<br />
Sebbene la costituzione sistematica <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> sia di estrema importanza per<br />
la filosofia kantiana, è bene precisare che non può darsi un sistema completo di essa,<br />
eccezion fatta per l’unica <strong>scienza</strong> che vanta, per Kant, un sistema completo: la logica.<br />
Come si è cercato di mettere in luce nel corso <strong><strong>dell</strong>a</strong> ricerca, le cose non stanno<br />
così per la fisica e per la matematica, che tendono asintoticamente alla completezza,<br />
sebbene possano e debbano assumere una forma sistematica.<br />
Il sistema <strong><strong>dell</strong>a</strong> filosofia trascendentale stessa è suscettibile di un ampliamento<br />
dovuto al continuo confronto con l’empirico e con l’esperienza, sebbene sia<br />
strutturalmente un sistema <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione teoretico-speculativa e tecnico-pratica unito<br />
sotto il segno <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione etico-morale. Proprio questo legame intrinseco tra la<br />
dimensione ontologica e pratica <strong><strong>dell</strong>a</strong> filosofia kantiana costituisce un argomento molto<br />
6 Su questo punto il dibattito è molto vivo, soprattutto nell’ambito degli studi statunitensi di filosofia <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
<strong>scienza</strong>. Come si vedrà, un sostenitore del recupero <strong>dell</strong>’approccio trascendentale <strong>nella</strong> filosofia <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
<strong>scienza</strong> è T. Ryckmann. Tuttavia, alcuni tra i sostenitori di un approccio <strong>natura</strong>lista o sostenitori<br />
<strong>dell</strong>’olismo di stampo einsteiniano, tra i quali è annoverato D. Howard, argomentano contro una posizione<br />
epistemologica che rivaluta un approccio trascendentale alle teorie fisiche, là dove viene visto come<br />
necessario l’inserimento del punto di vista del soggetto che debba scegliere il sistema di riferimento<br />
all’interno <strong><strong>dell</strong>a</strong> teoria <strong><strong>dell</strong>a</strong> relatività con evidenti e molteplici ricadute sul piano ontologico.<br />
250
forte contro i sostenitori <strong>dell</strong>’esistenza di uno iato incolmabile tra l’epistemologia<br />
einsteiniana e quella kantiana. Per questa ragione e per non limitare ulteriori prospettive<br />
di ricerca e dibattito, occorre rigettare la tesi interpretativa di Putnam, secondo cui per<br />
Kant non ci sarebbe la possibilità di un’unica teoria sistematica del Mondo. 7<br />
Il tentativo kantiano di trovare il fondamento e la condizione di possibilità <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
diversa considerazione del fenomeno e <strong><strong>dell</strong>a</strong> cosa in sé riposa su un elemento che<br />
Putnam tiene da parte <strong>nella</strong> sua interpretazione, ovvero l’idealismo trascendentale di<br />
spazio e tempo. Questo aspetto, su cui la presente ricerca si è concentrata notevolmente,<br />
risulta di grande importanza perché gioca un ruolo importante proprio <strong>nella</strong> trattazione<br />
<strong>dell</strong>e Antinomie <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione pura che riguardano l’idea di Mondo.<br />
Se si guarda al sistema kantiano dall’esterno, poi, non è difficile cogliere un altro<br />
aspetto centrale per il confronto con la filosofia <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> contemporanea. La<br />
distinzione tra fenomeno e noumeno, tra fenomeno e cosa in sé, e ancora tra intuizione e<br />
concetti, non può essere svincolata dalla trattazione <strong>dell</strong>o spazio e del tempo, in quanto<br />
è proprio grazie a questo continuo processo di determinazione del limite <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
conoscenza possibile e <strong>dell</strong>e sue modalità che Kant voleva rispondere ad una <strong>dell</strong>e<br />
<strong>questioni</strong> teoriche più urgenti, non solo per la sua epoca, ma anche per la nostra: come è<br />
possibile spiegare la possibilità di una comprensione così diversificata, se non a volte<br />
apparentemente inconciliabile, <strong><strong>dell</strong>a</strong> realtà? Come è possibile che il medesimo universo<br />
e la medesima materia rispondano a leggi inconciliabili tra loro?<br />
La trattazione kantiana <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia, <strong><strong>dell</strong>a</strong> sua divisibilità, <strong><strong>dell</strong>a</strong> necessità di<br />
rappresentarla come un continuo, che allo stesso tempo, grazie alla matematica, può<br />
essere discretizzato, è solo un esempio <strong>dell</strong>e problematiche che Kant ha affrontato e che<br />
implicava l’inserimento di un punto di vista più alto per la comprensione in un unico<br />
sistema <strong>dell</strong>e diverse modalità rappresentative e <strong>dell</strong>e mo<strong>dell</strong>izzazioni <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong>.<br />
Molta parte <strong><strong>dell</strong>a</strong> letteratura secondaria ha trattato del rapporto di Kant con le<br />
scienze empiriche e con la <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> in generale, cercando di interpretarlo e di<br />
trasporne alcuni elementi <strong>nella</strong> filosofia <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> contemporanea.<br />
Il panorama che ci si trova di fronte è estremamente vasto. Negli ultimi decenni<br />
il testo di M. Friedman, Dynamics of Reason, ha costituito, con la sua tesi <strong>dell</strong>’a priori<br />
relativizzato, una cesura rispetto al passato, ovvero alla critica di Quine al kantismo e<br />
alla posizione olistica. 8<br />
Occorre precisare che questo aspetto del pensiero di Friedman si<br />
7<br />
Cfr. infra, Appendice, Sezione C).<br />
8<br />
Cfr. T. Ryckmann, Hermann Weyl and “Fist Philosophy”: Constituiting Gauge Invariance, in<br />
Constituiting Objectivity, 2009, pp. 279-298; p. 280.<br />
251
è accompagnato ad un intento di comprensione del pensiero kantiano, ispirato<br />
all’interpretazione neo-kantiana. Anche il testo Kant and the Exact Sciences del 1992<br />
risente, <strong>natura</strong>lmente, <strong>dell</strong>’intento più generale del lavoro di ricerca di Friedman, che<br />
mira a tracciare una linea di continuità tra Newton e Kant, per poter mettere in luce la<br />
peculiarità del pensiero di Leibniz. Infatti, se si considera la collocazione di Friedman<br />
nell’ambito del panorama scientifico, si nota come egli sia un sostenitore <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong><br />
relazionale <strong>dell</strong>o spazio.<br />
Un tentativo quello di Friedman da apprezzare, in linea sotto molti aspetti con il<br />
filone neo-kantiano di E. Cassirer, ma non sufficiente a chiudere i conti con la domanda<br />
se e in che misura il pensiero di Kant possa costituire un primo mattone di un edificio in<br />
cui epistemologia e ontologia convivano e siano di mutuo supporto alla fisica teorica.<br />
Infatti, se Friedman ha collocato la teoria kantiana <strong>dell</strong>o spazio-tempo nel quadro del<br />
confronto con Leibniz e i newtoniani, non ha però chiarito perché la concezione<br />
formalista <strong>dell</strong>o spazio kantiano permetta di unificare un concezione <strong>dell</strong>o spazio<br />
assoluta con una visione relazionale di esso e con il conseguente problema di uno<br />
spazio-tempo sostanzializzato.<br />
Quella <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> <strong>dell</strong>o spazio e del tempo, infatti, sembra essere la questione<br />
ontologica ed epistemologica che costituisce la chiave di volta per istituire un confronto<br />
con il pensiero di Einstein, 9<br />
attraverso una figura fondamentale del secolo scorso, H.<br />
Weyl.<br />
A) Visione del mondo e Relatività<br />
Kant è il filosofo che, partendo dalla questione <strong>dell</strong>’origine <strong>dell</strong>’universo e dalla<br />
teoria <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia, a questi temi è tornato nel corso <strong><strong>dell</strong>a</strong> sua produzione, con un<br />
intenso lavoro di elaborazione di una cosmologia e di una cosmogonia. Lo stesso<br />
programma critico si è sviluppato in seno alla domanda sulla <strong>natura</strong> del concetto di<br />
Mondo 10<br />
e sull’antinomia <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione generata dall’anfibolia di questo concetto <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
ragione. Non è un caso, infatti, che <strong>nella</strong> lettera indirizzata a Christian Garve del 21<br />
settembre 1798 Kant puntualizzi quale sia stato l’elemento da cui si è sviluppata la sua<br />
filosofia trascendentale:<br />
9 Sebbene nei suoi testi Einstein dispensasse note critiche alla definizione <strong>dell</strong>o spazio e del tempo come<br />
forme soggettive <strong><strong>dell</strong>a</strong> sensibilità, egli non ha mai risposto ufficialmente alla domanda ontologica sulla<br />
<strong>natura</strong> <strong>dell</strong>o spazio e del tempo, limitandosi alla loro definizione operativa.<br />
10 La prima sezione <strong><strong>dell</strong>a</strong> Dissertazione del ’70 è dedicata, infatti, alla trattazione <strong>dell</strong>’origine e <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
costituzione <strong>dell</strong>’idea di Mondo, che inaugura il periodo del criticismo.<br />
252
Il punto dal quale sono partito non è stata l’indagine sull’esistenza di Dio,<br />
sull’immortalità, ecc., ma l’antinomia <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragion pura: “il mondo ha un inizio” – “esso non ha<br />
alcun inizio”, ecc., fino alla quarta: “C’è libertà nell’uomo”- e per contro: non c’è alcuna libertà,<br />
ma tutto in lui è necessità <strong>natura</strong>le”. Fu essa a destarmi dal torpore dogmatico e a spingermi alla<br />
critica <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione stessa, allo scopo di eliminare lo scandalo costituito dalla sua apparente<br />
contraddizione con se stessa. 11<br />
Una volta assunto questo punto fondamentale, l’analisi deve procedere alla volta<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> rappresentazione kantiana <strong>dell</strong>’universo. Il tutto cosmico, non rappresentabile<br />
altrimenti che come un tutto mobile e continuo, ha alla sua base un particolare concetto<br />
di spazio. Proprio su questo si basa la prima parte di questo confronto tra la concezione<br />
di Mondo di Kant e quella di Einstein.<br />
Nella Prefazione del 1953 al testo Concepts of Space di M. Jammer, Einstein<br />
propone un’analisi secondo cui sono possibili due significati del concetto di spazio.<br />
In primo luogo, Einstein distingue due significati che può assumere tale<br />
concetto, in base alla relazione che si istituisce fra la determinazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> posizione<br />
(place) di un oggetto fisico (dotato di massa ed energia) e lo spazio. 12 Pertanto, lo<br />
spazio può essere “a sort of order of material objects”, 13 oppure “an independent<br />
(absolute) space, unlimited in extent, in which all material objects are contained”. 14<br />
In secondo luogo, queste due concezioni <strong>dell</strong>o spazio, una relativa e l’altra<br />
assoluta, possono essere così messe a confronto: nel primo caso, una concezione <strong>dell</strong>o<br />
spazio relazionale, rappresentato in tal modo dalla geometria, o come qualità<br />
posizionale del mondo degli oggetti materiali, sostiene che uno spazio senza un oggetto<br />
materiale sia inconcepibile. Nel secondo caso, una concezione <strong>dell</strong>o spazio assoluto<br />
come contenitore di tutti gli oggetti materiali, rappresentato secondo la cinematica,<br />
implica che lo spazio appaia come una realtà in un certo senso superiore al mondo<br />
11<br />
Lettera a C. Garve, in Epistolario filosofico (1761-1800), a cura di O. Meo, Genova 1990, p. 396<br />
(corsivo mio). Alla luce di tale considerazione è possibile affermare che Kant vedeva nell’elemento<br />
antinomico il motore <strong><strong>dell</strong>a</strong> filosofia critica, la fonte da cui necessariamente deve scaturire l’indagine sullo<br />
statuto e i limiti <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione, anticipando una tendenza peculiare <strong>dell</strong>’idealismo tedesco nel rintracciare<br />
nell’elemento dialettico l’andamento originario del metodo filosofico. In secondo luogo, Kant, ponendo<br />
l’idea di libertà come fondamento <strong>dell</strong>’idea di Dio e <strong>dell</strong>’anima in prospettiva pratica, pone in relazione<br />
l’aspetto antinomico con quello <strong><strong>dell</strong>a</strong> libertà, individuando in quest’ultimo il fondamento <strong>dell</strong>’unione di<br />
teoria e prassi, di intelligibile e sensibile, aprendo una strada che Fichte e Schelling percorreranno seppure<br />
in modi differenti. Anche nell’Opus Postumum (cfr. KGS XXI, p.156) prende le mosse dall’antinomia di<br />
<strong>natura</strong> e libertà, così come <strong>nella</strong> la KdU, vedeva nei concetti di <strong>natura</strong> e libertà i due cardini <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
filosofia, per cui la fisiologia (come prodotto <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragion pura) può essere dottrina <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> o <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
saggezza.<br />
12<br />
A. Einstein, Foreword, in M. Jammer, (1993), pp. xiii-xvii.<br />
13<br />
Foreword, p. xv.<br />
14<br />
Foreword, p. xv.<br />
253
materiale. Einstein rileva come sia stato il concetto di campo a modificare fortemente i<br />
termini di questo dualismo circa il concetto di spazio:<br />
Under the influence of the ideas of Faraday and Maxwell the notion developed that the<br />
whole of physical reality could perhaps be represented as a field whose components depend on<br />
four space-time parameters. If the laws of this field are in general covariant, that is are not<br />
dependent on a particular choice of coordinate system, then the introduction of an independent<br />
(absolute) space is no longer necessary. That which constitutes the spatial character of the field<br />
is then simply the four-dimensionality of the field. There is then no “empty” space, that is, there<br />
is no space without a field. 15<br />
Secondo Einstein, da Maxwell in poi si è concepita la realtà fisica come<br />
rappresentata da campi continui, regolati da equazioni differenziali parziali. 16 Col<br />
termine “campo”, quindi, si indica una grandezza fisica (esprimibile tramite un numero<br />
o mediante un modulo, una direzione e un verso) che in una certa regione di spazio<br />
assume valori dipendenti dalla posizione, cioè è funzione <strong>dell</strong>e coordinate spaziali ed<br />
eventualmente anche del tempo. In generale, dunque, un campo è il risultato <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
modificazione di una certa regione di spazio per opera di un oggetto fisico sorgente del<br />
campo stesso (ad esempio, una carica elettrica, una calamita o una stella), la cui<br />
presenza è rilevabile esclusivamente attraverso un’interazione. 17<br />
In questa sede non si vuole sostenere che Kant anticipò il concetto di campo, ma<br />
sicuramente affrontò il problema <strong><strong>dell</strong>a</strong> determinazione e <strong><strong>dell</strong>a</strong> distinzione <strong>dell</strong>e regioni<br />
<strong>dell</strong>o spazio e <strong>dell</strong>e funzioni di coordinate da un punto di vista matematico e fisico.<br />
Nel testo del 1768 Von dem ersten Grunde des Unterschiedes der Gegenden im<br />
Raume, Kant asserisce la necessità di pensare lo spazio assoluto per determinare la<br />
direzione o l’orientamento <strong>dell</strong>e parti nello spazio. In questo testo Kant si rivolge a<br />
15 Foreword, p. xvii.<br />
16 Einstein, Come io vedo il mondo, p. 68. Un’equazione differenziale alle derivate parziali o più<br />
semplicemente un’equazione alle derivate parziali (EDP), è un’equazione differenziale che coinvolge<br />
derivate parziali di una funzione incognita in più variabili indipendenti. Le equazioni di campo di Einstein<br />
inserite nell’ambito <strong><strong>dell</strong>a</strong> relatività generale descrivono l’interazione fondamentale <strong><strong>dell</strong>a</strong> gravitazione<br />
come il risultato <strong><strong>dell</strong>a</strong> curvatura <strong>dell</strong>o spazio-tempo da parte di materia ed energia. Einstein pubblicò<br />
l’insieme <strong>dell</strong>e sue equazioni alle derivate parziali nel 1915. Nello stesso modo in cui i campi<br />
elettromagnetici sono determinati attraverso le equazioni di Maxwell, così le equazioni di campo di<br />
Einstein sono usate per determinare la geometria spazio-temporale che risulta dalla presenza di massaenergia<br />
e momento lineare, cioè determinano il tensore metrico di spazio-tempo per una data<br />
strutturazione o sistemazione di energia-impulso nello spazio-tempo (tensore energia-impulso). La<br />
relazione tra il tensore metrico e il tensore di Einstein permette alle equazioni di campo di essere scritte<br />
come un insieme di equazioni parziali differenziali non lineari.<br />
17 Senza entrare nel merito <strong><strong>dell</strong>a</strong> teoria matematica che si occupa dei campi sia scalari (temperatura,<br />
pressione, ecc.) che vettoriali (forza, velocità, accelerazione, momento angolare, ecc.) e che ne regola le<br />
proprietà in base a determinate condizioni al contorno, qui ci limitiamo a darne una semplice definizione.<br />
Ogni regione <strong>dell</strong>o spazio in cui una carica elettrica sia soggetta a una forza di tipo elettrico è detta campo<br />
elettrico, mentre per analogia si può affermare che la regione di spazio adiacente a un magnete<br />
permanente o a un conduttore percorso da corrente è sede di un campo magnetico.<br />
254
Lambert e ai geometri che vogliono connettere la geometria e la <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>.<br />
Questo scritto, oltre a criticare il relazionalismo di Leibniz, segna una presa di distanza<br />
anche da Eulero. 18<br />
Sebbene Kant dia l’impressione di accettare apertamente e in modo definitivo lo<br />
spazio assoluto newtoniano, le sue precisazioni sono preziose per capire che lo ha<br />
reinterpretato e che la validità di questo concetto non è ammessa <strong>nella</strong> trattazione fisica<br />
del moto e <strong><strong>dell</strong>a</strong> forza, bensì in quella geometrica. Allo stesso tempo, infatti, in quello<br />
scritto già compare l’idea <strong>dell</strong>o spazio come concetto e come condizione di possibilità<br />
<strong>dell</strong>’esperienza esterna. Questa posizione critica nei confronti <strong>dell</strong>o spazio leibniziano<br />
sarà affinata <strong>nella</strong> Dissertazione del 1770.<br />
In quest’ultima, però, lo spazio assoluto non è più considerato come qualcosa di<br />
reale o di necessario per la spiegazione del moto relativo e assoluto, perché la<br />
concezione kantiana <strong><strong>dell</strong>a</strong> geometria può ora contare sullo strumento <strong><strong>dell</strong>a</strong> sintesi. Il<br />
criticismo di Kant conduce cioè ad una valutazione <strong>dell</strong>o spazio legata alla soggettività,<br />
ma anche all’oggettività <strong>dell</strong>e connessioni tra le parti che si influenzano reciprocamente<br />
e a cui viene assegnata una posizione nello spazio-tempo.<br />
Nel caso del sistema kantiano, la determinazione <strong>dell</strong>e regioni <strong>dell</strong>o spazio<br />
dipende dall’interazione tra l’unità sintetica <strong>dell</strong>’appercezione e il reale <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
percezione, dalla regola scelta di volta in volta dall’immaginazione per costruire<br />
nell’intuizione le coordinate spazio-temporali di un qualcosa (Etwas) che è reale e che<br />
possiede un grado. 19<br />
Come anticipato nei Capitoli I, II e V, il concetto di grado, trattato nelle<br />
Anticipazioni <strong><strong>dell</strong>a</strong> percezione <strong><strong>dell</strong>a</strong> KrV, risulta di grande importanza per la definizione<br />
<strong>dell</strong>’oggetto e per un tipo di rappresentazione continuo <strong>dell</strong>o spazio e del tempo come<br />
20<br />
intuizioni formali. La differente composizione <strong>dell</strong>’omogeneo <strong>dell</strong>o spazio e del<br />
tempo, come quanta e come quanta continua, permette che le regioni <strong>dell</strong>o spazio non<br />
solo siano orientate, ma che si possano diversamente orientare e distinguere, per<br />
rappresentare matematicamente i fenomeni fisici. La concezione <strong>dell</strong>o spazio di Kant è<br />
18<br />
I. Kant, Von dem ersten Grunde des Unterschiedes der Gegenden im Raume, KGS II, p. 378.<br />
19<br />
La domanda ontologica sullo spazio trova già la sua esplicita trattazione in epoca precritica (1768). Cfr.<br />
I. Kant, Von dem ersten Grunde des Unterschiedes der Gegenden im Raume, KGS II, pp. 375-384.<br />
20<br />
Il legame istituito da Kant tra il grado <strong>dell</strong>e percezioni, la realtà e il metodo <strong>dell</strong>e flussioni ha esercitato<br />
molta influenza sulla scuola neo-kantiana. Se la sezione <strong>dell</strong>e Anticipazioni <strong><strong>dell</strong>a</strong> percezione viene letta<br />
dal punto di vista <strong><strong>dell</strong>a</strong> geometria, si trova una deduzione del fatto che lo spazio come intuizione formale<br />
sia reale. Su questo anche la letteratura contemporanea si è confrontata a partire dalla lettura che Cassirer<br />
e Cohen hanno offerto di queste pagine <strong><strong>dell</strong>a</strong> KrV. Cfr. M. Friedman (1992), pp. 55-95; W. L. Harper,<br />
Kant, Riemann and Reichenbach on Space and Geometry, in Eighth International Kant Congress-<br />
Memphis 1995, vol. I, a cura di H. Robinson, Milwaukee 1995, pp. 423-454; B. Thaliath,<br />
Perspektivierung als Modalität der Symbolisierung, Würzburg 2005, pp. 42-60; 81-88.<br />
255
capace di dare conto del perché si possieda una concezione continua e discreta, ma<br />
anche assoluta e relativa <strong>dell</strong>o spazio-tempo (e del movimento), grazie alla distinzione<br />
del modo rappresentativo del soggetto e alla sua presupposta interazione con il reale<br />
percettivo.<br />
L’altro aspetto da tenere in considerazione è la concezione kantiana <strong>dell</strong>’algebra<br />
che ci viene riconsegnata dalla Kritik der Urtheilskraft, perché pone nel criterio <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
scelta <strong>dell</strong>’unità di misura quell’elemento di arbitrarietà che ancora oggi caratterizza<br />
l’impiego <strong>dell</strong>’algebra per la determinazione degli spazi topologici.<br />
Sebbene dal punto di vista fisico, Kant possa in ultima istanza essere<br />
annoverato anche tra i sostenitori <strong>dell</strong>o spazio relazionale, va tenuto presente che,<br />
mentre Leibniz faceva dipendere la posizione <strong>dell</strong>e sostanze e dunque lo spazio, da un<br />
piano metafisico – non è infatti possibile una concezione relazionale <strong>dell</strong>o spazio-tempo<br />
senza un’ipostatizzazione <strong>dell</strong>o spazio e una presupposizione <strong><strong>dell</strong>a</strong> sostanza – Kant<br />
rendendo la sostanza una funzione del giudicare, colloca la determinabilità <strong>dell</strong>o spaziotempo<br />
nell’ambito fenomenico di una interazione e di nessi causali tra le forze motrici<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> materia e le percezioni.<br />
La differenza con Leibniz consiste proprio nell’aspetto relazionale <strong>dell</strong>o spazio<br />
kantiano, che non si accompagna ad una semplice sostanzializzazione <strong>dell</strong>o spaziotempo,<br />
bensì alla necessaria presenza di materia, 21<br />
dei corpi fisici e <strong>dell</strong>e forze motrici<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> materia, che possono essere conosciuti sulla base <strong>dell</strong>’idealismo trascendentale di<br />
spazio e tempo.<br />
Più che una dimostrazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> compatibilità <strong><strong>dell</strong>a</strong> filosofia kantiana <strong>dell</strong>o<br />
spazio e del tempo con la teoria <strong><strong>dell</strong>a</strong> relatività, è opportuno mostrare che la concezione<br />
“flessibile” <strong>dell</strong>o spazio e del tempo del criticismo presuppone un’idea di fondo, quella<br />
di Mondo, profondamente legata a quella di sistema e di universo su cui l’epistemologia<br />
e la fisica si mo<strong><strong>dell</strong>a</strong>no: per dare conto <strong><strong>dell</strong>a</strong> varietà di fenomeni e di scienze, legati allo<br />
spazio-tempo (si pensi alla fisica, alla matematica, ma anche alle arti figurative e<br />
all’attività percettiva) la concezione trascendentale di essi non potrebbe non essere<br />
“flessibile”, in quanto deve poter trovare un’applicazione pressoché universale.<br />
Questo punto può essere ulteriormente chiarito, prendendo in esame il caso <strong>dell</strong>e<br />
teorie di gauge, strumenti fondamentali <strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica matematica per la costituzione <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
teoria <strong>dell</strong>’elettrodinamica quantistica (QED).<br />
21<br />
Sulla concezione <strong>dell</strong>o spazio-tempo relazionale <strong>nella</strong> cosmologia kantiana e l’ipostatizzazione <strong>dell</strong>o<br />
spazio, cfr. infra, Capitolo V.<br />
256
Il nucleo teorico di queste teorie venne elaborato da H. Weyl. 22<br />
del sistema, ammettano simmetrie,<br />
Le teorie di<br />
gauge sono considerate, ad esempio da T. Ryckmann, come uno degli esempi di un<br />
possibile approccio trascendentale <strong>nella</strong> filosofia <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> contemporanea. Queste<br />
vengono dette anche teorie G-invarianti e sono una classe di teorie fisiche di campo<br />
basate sull’idea che alcune trasformazioni, che lasciano invariata la lagrangiana<br />
()<br />
localmente.<br />
23<br />
possibili non solo globalmente, ma anche<br />
La maggior parte <strong>dell</strong>e teorie <strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica sono descritte da lagrangiane, che sono<br />
invarianti sotto certe trasformazioni del sistema di coordinate e che sono eseguite<br />
identicamente in ogni punto <strong>dell</strong>o spazio-tempo (si dice quindi che presentano<br />
simmetrie globali). Alla base <strong>dell</strong>e teorie di gauge giace il postulato che le lagrangiane<br />
debbano possedere anche simmetrie locali, cioè che debba essere possibile effettuare<br />
queste trasformazioni di simmetria in una particolare e limitata regione <strong>dell</strong>o spazio-<br />
tempo. L’intento originario di H. Weyl nel 1918 era quello di mostrare l’equivalenza del<br />
potenziale gravitazionale e di quello elettromagnetico, attraverso una trasformazione di<br />
24<br />
fase del campo.<br />
Le equazioni di Maxwell erano, infatti, invarianti ad alcune trasformazioni del<br />
potenziale elettromagnetico<br />
A µ . Si poteva, cioè, definire un nuovo potenziale<br />
elettromagnetico, dato da  µ = A µ + f µ , dove f µ è il gradiente di un campo scalare<br />
f ( x)<br />
, per cui rimane inalterato il tensore del campo elettromagnetico, definito come<br />
F = A µ ν – A ν µ . Questo significa che c’è un aspetto arbitrario del potenziale che può<br />
µ ν<br />
essere impiegato per semplificare problemi in elettrodinamica.<br />
Nel 1918 Weyl tentò di formulare un nuovo tipo di teoria, introducendo il<br />
tensore metrico g µ e il formalismo tensoriale <strong><strong>dell</strong>a</strong> relatività generale e <strong><strong>dell</strong>a</strong> geometria<br />
ν<br />
differenziale. Di fatto Weyl coniò in Raum-Zeit-Materie il termine trasformazione di<br />
scala o di gauge.<br />
22<br />
Per una biografia di H. Weyl, cfr. M. H. A. Newman, Hermann Weyl. 1885-1955, in Biographical<br />
Memoirs of Fellows of the Royal Society, vol. 3, 1957, pp. 305-328.<br />
23<br />
Esistono particolari simmetrie globali, che non dipendono dal punto, che sono ancora simmetrie se<br />
agiscono localmente, ossia in punto qualsiasi del sistema, a patto che le azioni da un punto all’altro siano<br />
indipendenti (secondo le equazioni di Yang - Mills).<br />
24<br />
H. Weyl, Space-time-matter, pp. v-vi: “There holds, as we know now, a principle of gauge invariance<br />
in nature; but it does not connect the electromagnetic potentials i , as I assumed, with Einstein’s<br />
gravitational potentials g ik , but ties them to the four components of the wave field by which<br />
Schrödinger and Dirac taught us to represent the electron. […] Of course, one could not have guessed this<br />
before the “electronic field” was discovered by quantum mechanics!”.<br />
257
Le moderne teorie di gauge non hanno a che fare con oggetti geometrici come<br />
g µ , ma prevedono trasformazioni locali di fase nel campo quantistico, che sono<br />
ν<br />
fondamentali <strong>nella</strong> descrizione <strong>dell</strong>e interazioni deboli e forti. A questo argomento e<br />
quello <strong>dell</strong>e simmetrie è stato dedicato molto spazio nell’edizione di Brading e<br />
Castellani Symmetries in Physics (2003). Tuttavia, ancora non è stato adeguatamente<br />
messo in luce se il tentativo di Weyl affondi le sue radici <strong>nella</strong> sua concezione <strong>dell</strong>o<br />
spazio come forma, di chiara derivazione kantiana:<br />
Space and time are commonly regarded as the forms of existence of the real world,<br />
matter as its substance. A definite portion of matter occupies a definite part of space at a definite<br />
moment of time. It is in the composite idea of motion that these three fundamental conceptions<br />
enter into intimate relationship. […] in the field of philosophy Kant was the first to take the next<br />
decisive step towards the point of view that not only the qualities revealed by the senses, but<br />
also space and special characteristics have no objective significance in the absolute sense; in<br />
other words, that space, too, is only a form of our perception. 25<br />
La prima teoria fisica in cui è stata trovata una simmetria di gauge è stata,<br />
quindi, la teoria elettrodinamica di Maxwell. 26<br />
Tuttavia, l’importanza di questa<br />
simmetria <strong>dell</strong>e equazioni di Maxwell non fu resa evidente nelle prime formulazioni.<br />
Dopo lo sviluppo <strong><strong>dell</strong>a</strong> relatività generale, Weyl, per unificarla con l’elettromagnetismo,<br />
ipotizzò che la Eichinvarianz, o invarianza al variare <strong><strong>dell</strong>a</strong> scala di misura, potesse<br />
essere anche una simmetria locale <strong><strong>dell</strong>a</strong> teoria <strong><strong>dell</strong>a</strong> relatività generale. Con<br />
quest’ultima, Einstein aveva proposto una descrizione puramente geometrica <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
gravità.<br />
L’idea di Weyl era di descrivere anche l’elettromagnetismo in maniera<br />
geometrica, immaginando una simmetria aggiuntiva <strong>dell</strong>o spazio-tempo e <strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica:<br />
l’invarianza per trasformazioni di scala (o dilatazioni). Weyl intendeva costruire una<br />
nuova teoria, modificando le leggi in modo che rimanessero invarianti anche per<br />
trasformazioni locali.<br />
A questo scopo Weyl introdusse la quantità geometrica supplementare, detta<br />
“connessione”, che compensasse in qualche modo l’effetto <strong>dell</strong>e modificazioni di scala<br />
permettendo di ristabilire l’invarianza. La connessione introdotta possiede tutte le<br />
proprietà del potenziale elettromagnetico, la grandezza fisica che descrive l’interazione<br />
fra elettroni. Weyl descrisse dunque la teoria elettromagnetica in maniera totalmente<br />
25<br />
Weyl, Space-time-matter, pp. 1-3.<br />
26<br />
Cfr. D. J. Gross, Gauge Theory – Past, Present, and Future?, in The Chinese Journal of Physics, vol.<br />
30, n. 7, 1992, pp. 955-972.<br />
258
geometrica: l’interazione omonima appare, infatti, come la manifestazione di una nuova<br />
simmetria (geometrica) fondamentale <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>, l’invarianza rispetto alle dilatazioni,<br />
promossa al grado di trasformazione (o invarianza) di gauge.<br />
Gravità ed elettromagnetismo sarebbero stati associati ciascuno ad una<br />
determinata simmetria <strong>dell</strong>o spazio-tempo. Il tentativo di Weyl, dapprima fallito, sfociò,<br />
molti anni più tardi, e dopo un acceso dibattito con Einstein, in un fruttuoso approccio<br />
alla fondazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> meccanica quantistica in Gruppentheorie und Quantenmechanik<br />
(1928).<br />
Successivamente, Weyl ha sviluppato un concetto di simmetria geometrica,<br />
esposto in Symmetry, che ha giocato un ruolo fondamentale per lo sviluppo <strong>dell</strong>e<br />
moderne teorie di gauge. 27 Il suo intento era quello di mostrare come l’invarianza di una<br />
configurazione di elementi sotto un gruppo di trasformazioni automorfe 28<br />
giace a<br />
fondamento di tutti i tipi di simmetria, quella bilaterale, traslatoria, rotazionale e<br />
cristallografica.<br />
Nello scritto del 1952 Weyl attua una distinzione tra spazio fisico e spazio<br />
geometrico di chiara matrice kantiana. Sebbene nel testo Weyl citi Leibniz, il suo<br />
ragionamento procede su una linea diversa. Weyl assume l’indiscernibilità di una vite<br />
destra da una sinistra, affermando che la struttura interna <strong>dell</strong>o spazio non permette, se<br />
non attraverso una scelta arbitraria di distinguere un verso destro da uno sinistro, per cui<br />
destro e sinistro non sono altro che concetti relativi.<br />
questa considerazione:<br />
29<br />
Però Weyl aggiunge a seguito di<br />
Since space is also the medium of all physical occurrences, the structure of the physical<br />
world is revealed by the general laws of nature. They are formulated in terms of certain basic<br />
quantities which are functions on space and time. 30<br />
Da qui discendono le conseguenze più interessanti <strong><strong>dell</strong>a</strong> teoria <strong><strong>dell</strong>a</strong> simmetria di<br />
Weyl, quando le leggi <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> risultano invarianti rispetto alle trasformazioni del<br />
gruppo di automorfismo fisico. Questo accade in virtù del fatto che, relativamente a un<br />
sistema di riferimento completo, non solo i punti nello spazio, ma anche tutte le<br />
grandezze fisiche possono essere fissate. 31<br />
Due sistemi di riferimento, quindi, sono<br />
27<br />
Cfr. H. Weyl, Symmetry, Princeton 1952.<br />
28<br />
A partire dalla descrizione di Helmoltz <strong><strong>dell</strong>a</strong> struttura <strong>dell</strong>o spazio, si può vedere che ogni<br />
trasformazione che conserva la struttura <strong>dell</strong>o spazio é chiamata automorfismo. Anche la riflessione su un<br />
piano è un automorfismo. Cfr. Weyl (1952), p. 18.<br />
29<br />
Weyl (1952), p. 17.<br />
30<br />
Weyl (1952), p. 20.<br />
31<br />
Weyl (1952), p. 129.<br />
259
ugualmente ammissibili, se in entrambi tutte le leggi geometriche e quelle fisiche <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
<strong>natura</strong> possiedono la stessa espressione algebrica. 32 Da qui Weyl si spinge oltre i confini<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica matematica, affermando che l’oggettività non è altro che l’invarianza<br />
rispetto al gruppo di automorfismo 33<br />
e che:<br />
All a priori statements in physics have their origin in symmetry. 34<br />
Questa considerazione si basa su un principio, ovvero che se le condizioni che<br />
solamente determinano i loro effetti possiedono certe simmetrie, allora l’effetto<br />
mostrerà le stesse simmetrie. 35<br />
La nascita <strong><strong>dell</strong>a</strong> sua teoria va fatta risalire alla pretesa di<br />
un medesimo trattamento <strong>dell</strong>e caratteristiche vettoriali (lunghezza e direzione) sulla<br />
base di un principio a priori.<br />
Di fronte a questa considerazione di Weyl torna inevitabilmente alla mente l’uso<br />
kantiano del principio Grund-Folge per spiegare, ad esempio, la connessione fisica dei<br />
fenomeni che corrisponde anche sul piano metodologico all’esibizione di rapporti<br />
reciproci attivi tra le forze motrici <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia, secondo una divisione metafisica.<br />
Weyl ebbe un’intuizione che non si sviluppò immediatamente in seno alla teoria<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> relatività. A seguito <strong>dell</strong>o sviluppo <strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica quantistica, Weyl modificò e adattò<br />
la versione originale <strong><strong>dell</strong>a</strong> sua teoria, mantenendo inalterata la sua idea che la<br />
matematica dovesse essere lo strumento <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione che permette allo spazio di essere<br />
pensato come continuo o come discreto, o di essere costruito simmetricamente. Weyl si<br />
interrogò a fondo sul problema <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> <strong>dell</strong>o spazio e del tempo, tanto da affermare<br />
nel 1931 che:<br />
Die Philosophen mögen recht haben, daß unser Anschauungsraum, gleichgültig, was die<br />
physikalische Erfahrung sagt, euklidische Struktur trägt. 37<br />
L’uniformità e il carattere omogeneo <strong>dell</strong>o spazio euclideo (in particolare la<br />
curvatura nulla) permettono una sua comprensione globale, <strong>nella</strong> misura in cui la<br />
conoscenza di una parte rende possibile la conoscenza del tutto, in quanto composto di<br />
32<br />
Per la particolare relazione tra relatività e fisica quantistica su questo punto, cfr. Weyl (1952), p. 130.<br />
33<br />
Weyl (1952), p. 132. La conclusione di Weyl è infatti che le configurazioni simmetriche degli elementi<br />
sono configurazioni che sono invarianti sotto un certo sottogruppo del gruppo di tutti gli automorfismi.<br />
34<br />
Weyl (1952), p. 125.<br />
35<br />
Weyl (1952), p. 125.<br />
36<br />
Cfr. infra, Capitoli I-II.<br />
37<br />
Weyl, Geometrie und Physik (1931), in Gesammelte Abhandlungen, a cura di K. Chandrasekharan,<br />
Heidelberg 1968, p. 339.<br />
36<br />
260
parti identiche. Si scorgono qui i caratteri fondamentali attribuiti da Kant alla forma<br />
<strong>dell</strong>’intuizione spaziale. In secondo luogo, Weyl legò inscindibilmente questo aspetto<br />
con il punto di vista <strong>dell</strong>’Io e ai suoi studi precedenti sul continuo:<br />
Erkennt man neben dem physischen einen Anschauungsraum an und behauptet von ihm,<br />
daß seine Maßstruktur aus Wesensgründen die euklidischen Gesetze erfülle, so steht dies mit<br />
der Physik nicht in Widerspruch, sofern sie an der euklidischen Beschaffenheit der unendlich<br />
kleinen Umgebung eines Punktes O (in dem sich das Ich momentan befindet) festhält […]. Aber<br />
man muß dann zugeben, daß die Beziehung des Anschauungsraumes auf den physischen um so<br />
vager wird, je weiter man sich vom Ichzentrum entfernt. Er ist einer Tangentenebene zu<br />
vergleichen, die im Punkte O an eine krumme Fläche, den physischen Raum, gelegt ist: in der<br />
unmittelbaren Umgebung von O decken sich beide, aber je weiter man sich von O entfernt, um<br />
so willkürlicher wird die Fortsetzung dieser Deckbeziehung zu einer eindeutigen Korrespondenz<br />
zwischen Ebene und Fläche. 38<br />
Sebbene un tipo di studi che stabilisca l’impatto <strong><strong>dell</strong>a</strong> fenomenologia sull’opera<br />
di Weyl sia lodevole e necessario, l’aspetto degno di nota <strong>nella</strong> presente ricerca è<br />
l’influsso esercitato da Weyl a livello teorico sui fondamenti <strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica quantistica e<br />
sui suoi sviluppi successivi e il fatto che l’oggettività in fisica venga legata a elementi a<br />
priori <strong><strong>dell</strong>a</strong> costruzione matematica.<br />
Dopo l’avvento <strong><strong>dell</strong>a</strong> meccanica quantistica, infatti, Fock e London ritenevano<br />
che l’idea di Weyl, 39 sviluppata alla luce di nuovi concetti, potesse spiegare<br />
elegantemente l’effetto di un campo elettromagnetico sulla funzione d’onda di una<br />
particella quantistica elettricamente carica. Per ottenere questo, <strong>nella</strong> nuova versione, si<br />
modificò la funzione d’onda <strong>dell</strong>’elettrone. La nuova trasformazione non agisce più<br />
sulle lunghezze dilatandole, bensì sulla funzione d’onda (o sul campo quantistico)<br />
<strong>dell</strong>’elettrone e ne modifica la fase, semplicemente inserendo una variabile arbitraria (x)<br />
<strong>dell</strong>o spazio <strong>nella</strong> trasformazione di fase (φ) <strong><strong>dell</strong>a</strong> lagrangiana. 40<br />
La trasformazione di gauge significa quindi un cambiamento di fase.<br />
L’elettrodinamica quantistica si basa proprio sull’invarianza di gauge rispetto al<br />
cambiamento di fase. Questa invarianza va distinta dalla simmetria di gauge che ha<br />
41<br />
accompagnato la quantizzazione e il processo di rinormalizzazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> QED.<br />
38<br />
Weyl, Philosophie der Mathematik und Naturwissenschaft, München 2000, p. 173.<br />
39<br />
Ovvero l’idea di cambiare il fattore di scala con una quantità complessa e sostituire la trasformazione di<br />
scala con una trasformazione di fase, cioè una simmetria di gauge U(1).<br />
40<br />
R. Healey, Gauging What’s Real. The conceprual Foundations of Contemporary Gauge Theories,<br />
Oxford 2007, pp. 1-6; 223-224.<br />
41<br />
AA. VV., Renormalization: from Lorentz to Landau (and beyond), a cura di L. M. Brown, New York 1993.<br />
261
Questo è dovuto, secondo Gross, in parte alle differenze tra simmetrie di gauge<br />
locali e le simmetrie ordinarie globali <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>. 42<br />
Vi sarebbe, infatti, una differenza<br />
di invarianza traslazionale o rotazionale. Le simmetrie globali sono simmetrie <strong>dell</strong>e<br />
leggi <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> che implicano che un osservatore che ruota o trasla il suo apparato<br />
sperimentale possa registrare gli stessi risultati. Anche se la teoria di gauge contiene un<br />
numero infinito di nuove simmetrie <strong>dell</strong>’interazione e, dunque, un numero infinito di<br />
nuove correnti conservate, tutte le nuove cariche sono uguali a 0.<br />
La teoria <strong>dell</strong>’elettrodinamica quantistica possiede una simmetria locale di<br />
gauge, descritta dalla lagrangiana:<br />
L’interazione elettromagnetica è interpretata come la manifestazione di questa<br />
simmetria fondamentale che agisce sulla fase <strong><strong>dell</strong>a</strong> funzione d’onda, così da poter<br />
attribuire anche al cambiamento di fase un’interpretazione geometrica. 43<br />
Tuttavia,<br />
associate alla simmetria locale, non ci sono nuove simmetrie in <strong>natura</strong>. La simmetria di<br />
gauge non conduce a nuove cariche, ma determina la forma <strong>dell</strong>’interazione (come<br />
dichiarò Yang, “gauge symmetry dictates the form of the interaction”). Questo<br />
approccio, di cui non è possibile ora ricostruire la genesi in tutte le sue modalità e<br />
complessità, risulta estremamente interessante, perché mostra per certi versi una<br />
compatibilità con un’epistemologia di stampo kantiano, come se vi fosse un residuo di<br />
eredità kantiana che passa anche attraverso l’opera di Weyl e giunge fino alla fisica<br />
<strong>dell</strong>e moderne teorie di gauge che si sono inevitabilmente confrontate con i contributi di<br />
quest’ultimo.<br />
L’importanza <strong>dell</strong>e teorie di gauge nasce dal loro grandissimo successo nel<br />
descrivere, in un solo quadro teorico unificato, le teorie di campo quantistico<br />
<strong>dell</strong>’elettromagnetismo, <strong>dell</strong>’interazione nucleare debole e <strong>dell</strong>’interazione nucleare<br />
forte. Questo quadro teorico, noto come Mo<strong>dell</strong>o Standard, descrive accuratamente i<br />
42 R. Healey, Gauging What’s Real.<br />
43 Ogni gruppo di gauge è anch'esso una varietà (vale a dire uno spazio geometrico) e fa parte dei<br />
cosiddetti gruppi di Lie. I gruppi di trasformazioni geometriche agenti su una varietà possiedono proprietà<br />
particolari e sono chiamati “gruppi di Lie”. Una loro proprietà è che sono essi stessi <strong>dell</strong>e varietà:<br />
ciascuno degli elementi del gruppo, in questo caso abbiamo detto di trasformazioni, può essere<br />
interpretato come punto di una varietà. Cfr. S. Lang, Undergraduate Algebra, (III edizione) New York<br />
2005, pp. 231; 256.<br />
262
isultati sperimentali di tre <strong>dell</strong>e quattro forze fondamentali <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>, ed è una teoria<br />
di gauge, con gruppo di gauge SU(3) × SU(2) × U(1). 44<br />
La teoria quantistica dei campi sostituisce il concetto di particella con quello di<br />
campo: anziché descrivere il comportamento degli elettroni, ad esempio, si descrive<br />
quello di un campo elettrico. La teoria quantistica dei campi è un ambito molto generale<br />
e si scinde in diversi rami: teoria elettrodebole per l’elettromagnetismo e le interazioni<br />
deboli; cromodinamica quantistica per le interazioni forti. Ognuna di queste è una teoria<br />
di gauge che considera un’interazione fisica (ad esempio quella elettromagnetica) come<br />
l’effetto di una particolare simmetria o invarianza <strong><strong>dell</strong>a</strong> teoria sotto l’applicazione di<br />
particolari trasformazioni. Si possono interpretare queste trasformazioni geometriche,<br />
che agiscono su uno spazio interno, come tali da determinare lo spazio topologico solo<br />
localmente.<br />
Prima di proseguire, è utile vedere con un esempio di cosa si parla, quando si ha<br />
di fronte una determinazione <strong>dell</strong>o spazio topologico, secondo la scelta di una regola in<br />
base all’unità di scala e che procede attraverso lo strumento <strong>dell</strong>’algebra. La trattazione<br />
che segue è volutamente estremamente elementare, ma è volta a cogliere l’aspetto<br />
matematico “costruttivo” e sintetico che emerge insieme all’operazione di<br />
trasformazione <strong>dell</strong>o spazio.<br />
<br />
***<br />
Si consideri l’insieme dei valori possibili per la fase <strong><strong>dell</strong>a</strong> funzione d’onda<br />
come uno spazio astratto o spazio interno E (in contrapposizione con lo spazio<br />
ordinario, chiamato esterno). La fase è individuata da un semplice ed unico numero:<br />
l’insieme dei suoi valori possibili costituisce dunque una varietà ad una sola<br />
dimensione, più precisamente una circonferenza – il gruppo di gauge U(1),<br />
infatti, coincide con il gruppo di simmetria associato alla circonferenza, intesa come<br />
varietà. Poiché la trasformazione di fase può essere effettuata in un punto qualsiasi, a<br />
ciascun punto <strong>dell</strong>o spazio-tempo m è associata una copia di tale circonferenza, E(m).<br />
In questo modo si è costruito uno spazio fibrato semplice, una striscia di Möbius<br />
(Fig. 1), le cui fibre sono rappresentate dalle copie <strong><strong>dell</strong>a</strong> circonferenza e la cui base è<br />
44 Gross (1992), p. 960. In matematica questi vengono detti gruppi unitari speciali. Un gruppo unitario<br />
speciale di grado n, SU(n), è il gruppo di matrici unitarie con determinante unitario. L’operazione<br />
interna al gruppo corrisponde alla moltiplicazione tra matrici. Il gruppo speciale unitario è un sottogruppo<br />
del gruppo unitario U(n), che include tutte le matrici unitarie , che è a sua volta un sottogruppo del<br />
gruppo lineare generale GL(n, C). Ad ogni simmetria di gauge è associato un gruppo di gauge, che<br />
determina quasi tutte le caratteristiche <strong><strong>dell</strong>a</strong> teoria, e da cui questa prende il nome: U(1) per<br />
l’elettrodinamica quantistica; SU(2) X U(1) per la teoria elettrodebole; SU(3) per la cromodinamica<br />
quantistica ed SU(5) per una eventuale teoria unificata (questo gruppo contiene tutti i precedenti).<br />
263
costituita dallo spazio-tempo (si vedano gli Allegati 1 e 2). In generale un fibrato è<br />
costruito su una varietà, che ne rappresenta la base. A ciascun punto <strong><strong>dell</strong>a</strong> base<br />
corrisponde una copia <strong><strong>dell</strong>a</strong> fibra, anch’essa una varietà, che in questo caso è una<br />
circonferenza. Ogni punto <strong><strong>dell</strong>a</strong> base è associato a una fibra, e le fibre sono tutte<br />
identiche tra loro. Le teorie di gauge si basano precisamente su questa struttura<br />
geometrica. La base è in questo caso rappresentata dallo spazio-tempo: in coincidenza<br />
di ogni punto vi sono le fibre, che rappresentano tante copie identiche di uno spazio<br />
interno.<br />
Fig. 1 La striscia di Möbius offre un’esemplificazione del concetto di fibrato. Il vettore normale<br />
trasportato parallelamente a se stesso lungo la striscia ritorna al punto di partenza ruotato rispetto alla<br />
direzione che aveva in partenza.<br />
Per ciascun punto (evento) <strong>dell</strong>o spazio-tempo, la fibra è data da una copia <strong>dell</strong>o<br />
spazio interno. Ciò permette un’interpretazione geometrica <strong><strong>dell</strong>a</strong> trasformazione di<br />
gauge come modifica <strong><strong>dell</strong>a</strong> fase, la quale può essere vista come uno spostamento in seno<br />
allo spazio interno, vale a dire lungo la fibra. Come si è visto precedentemente, Weyl<br />
riteneva che il potenziale elettromagnetico A rappresentasse una connessione del fibrato.<br />
Il gruppo di gauge acquista senso fisico in elettrodinamica quantistica, rappresentando<br />
l’insieme <strong>dell</strong>e trasformazioni, ovvero cambiamenti di fase che operano sullo spazio<br />
interno, cioè la fibra.<br />
Sia dato un fibrato (Fig. 2) tale che la base sia costituita dallo spazio-tempo; le<br />
fibre rappresentino uno spazio interno E. Una trasformazione di gauge T si può<br />
interpretare in due modi: fisicamente, essa agisce sulla funzione d’onda;<br />
geometricamente, è una trasformazione che agisce sulla varietà E. La simmetria di<br />
gauge è definita come l’invarianza locale rispetto alle trasformazioni T. L’insieme di tali<br />
264
trasformazioni forma il gruppo di gauge G. L’invarianza di G è assicurata<br />
dall’introduzione di una nuova quantità A.<br />
Fig. 2 Ad ogni punto <strong>dell</strong>o spazio di base (la striscia) è assegnato un altro spazio.<br />
Una sezione del fibrato può essere considerata localmente come uno spazio vettoriale<br />
parametrizzato come continuo da uno spazio topologico. Considerato globalmente, il fibrato, mostra<br />
invece una discontinuità, dovuta alla torsione.<br />
Geometricamente, dunque, A rappresenta una connessione all’interno del fibrato.<br />
Fisicamente, A rappresenta il potenziale di un nuovo campo, che descrive le interazioni<br />
tra le particelle rappresentate dalla funzione d’onda. In entrambi i casi, tale processo di<br />
costruzione permette la modificazione <strong>dell</strong>o spazio-tempo geometrico, così come di<br />
quello fisico.<br />
La molteplicità di punti di vista con cui può essere riguardato lo stesso fenomeno<br />
era il problema kantiano <strong><strong>dell</strong>a</strong> possibilità <strong><strong>dell</strong>a</strong> rappresentazione del rapporto tutto-parti<br />
dal punto di vista intuitivo e concettuale, che continua ancora a persistere <strong>nella</strong> pratica e<br />
<strong>nella</strong> teoria scientifica.<br />
Nel caso degli spazi fibrati ci si trova di fronte a qualcosa di molto simile a una<br />
varietà, a un molteplice, cioè ad uno spazio topologico dove ogni punto è all’interno di<br />
un intorno che sembra essere euclideo, ma preso nel suo complesso può essere noneuclideo.<br />
Anche uno spazio fibrato è basato sulla stessa idea: una proprietà locale che<br />
non vale necessariamente globalmente, è basata su una proprietà di regioni <strong>dell</strong>o spazio.<br />
Per cui un fibrato sembra quasi un prodotto di due spazi topologici. Lo spazio<br />
può essere diviso in regioni, ciascuna <strong>dell</strong>e quali è uno spazio topologico, ma lo spazio<br />
globale può subire innumerevoli torsioni, così che esso non può essere un vero e proprio<br />
265
spazio prodotto. 45<br />
Ad esempio, la differenza tra un cilindro e una striscia di Möbius<br />
risiede nel fatto che, sebbene entrambi siano costruiti prendendo un rettangolo e<br />
congiungendo i lati estremi opposti, il cilindro resta uno spazio prodotto, quello di una<br />
linea e di un circolo. La striscia di Möbius, invece, non è uno spazio topologico<br />
prodotto, in quanto prevede almeno una torsione. Tuttavia, <strong>nella</strong> maggior parte dei casi<br />
la striscia si comporta come uno spazio topologico prodotto; in particolare in ogni<br />
piccola regione locale, non si può distinguere dal cilindro. In ogni punto particolare<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> striscia o in ogni segmento si trova un omeomorfismo a un segmento simile del<br />
cilindro, così che ogni intorno sembra uno spazio cilindrico prodotto. Il fatto, però, che<br />
la striscia si pieghi, impedisce una funzione di proiezione <strong><strong>dell</strong>a</strong> fibra. Questo esempio<br />
dimostra come lo stesso oggetto geometrico possa essere valutato come spazio prodotto<br />
da funzioni algebriche e allo stesso tempo tale prodotto possa essere valutato in modi<br />
completamente diversi, a seconda del sistema di riferimento (globale o locale) che viene<br />
preso in considerazione.<br />
Anche qui, compare di nuovo quel modo di rappresentare il rapporto tutto-parti<br />
<strong>dell</strong>o spazio che ha giocato un ruolo fondamentale per il programma di Weyl e nelle<br />
concezioni trascendentali <strong>dell</strong>o spazio.<br />
***<br />
La lettura che fornisce Ryckmann in Hermann Weyl and “Fist Philosophy”:<br />
Constituiting Gauge Invariance, 46<br />
mostra come la teoria <strong><strong>dell</strong>a</strong> relatività non sia affatto<br />
l’esperimento cruciale in grado di negare l’idealismo trascendentale di spazio e tempo,<br />
rifacendosi al tentativo di Weyl di costruire una geometria puramente infinitesimale i<br />
cui gradi di libertà permettono un’incorporazione <strong>dell</strong>’elettromagnetismo <strong>nella</strong> metrica<br />
spazio-temporale. L’alternativa proposta al <strong>natura</strong>lismo viene rintracciata da Ryckmann<br />
in quello straordinario laboratorio di idee che fu il decennio dal 1915 al 1925, in cui<br />
Cassirer, Husserl, Weyl, Hilbert e Schlick si pronunciarono in un acceso dibattito sulla<br />
<strong>natura</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> teoria <strong><strong>dell</strong>a</strong> relatività, sul concetto di spazio-tempo e sullo statuto <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
matematica. L’attenzione di Ryckmann si focalizza sullo scritto del 1918 Raum-Zeit-<br />
Materie in cui Weyl svilupperebbe le considerazioni di Husserl sulla teoria <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
relatività.<br />
45 Cfr. S. Iyanaga, Y. Kawada, Product Spaces, §408L, in Encyclopedic Dictionary of Mathematics,<br />
Cambridge, 1980, pp. 1281-1282: “A Cartesian product equipped with a product topology is called a<br />
product space (or product topological space, or direct product)”.<br />
46 Ryckmann (2009). Scholz attribuisce, invece, grande importanza a Fichte per lo sviluppo <strong><strong>dell</strong>a</strong> teoria di<br />
Weyl. Cfr. E. Scholz, Weyl’s Infinitesimalgeometrie, 1917-1925, in Hermann Weyl’s Raum-Zeit-Materie<br />
and a general introduction to his scientific work, Basilea 2001.<br />
266
L’obiettivo di Weyl, ricorda Ryckmann, era quello di incastonare la relatività<br />
entro il quadro di una geometria puramente infinitesimale, ovvero una geometria i cui<br />
oggetti sono costruiti sulla base di operazioni primitive direttamente ed immediatamente<br />
evidenti in un’intuizione. In questo modo, Weyl avrebbe voluto mostrare come il<br />
mondo fisico <strong><strong>dell</strong>a</strong> relatività generale, il framework per i campi tensoriali <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
gravitazione e <strong>dell</strong>’elettromagnetismo, potessero essere costruiti a partire da una base<br />
data alla co<strong>scienza</strong>. Questi formalismi avrebbero potuto così acquisire un significato<br />
oggettivo in quanto riferiti a oggetti fisici da parte <strong><strong>dell</strong>a</strong> co<strong>scienza</strong>. Ora, sebbene il<br />
riferimento ad Husserl sia evidente, Weyl, che aveva una buona conoscenza dei testi<br />
kantiani, compie un’operazione in linea con l’idealismo trascendentale:<br />
A necessary presupposition of any differential structure, a coordinate system always<br />
bears an indelible mark of transcendental subjectivity […] The next steps concern the<br />
immediately evident purely infinitesimal relations of comparison of direction and magnitude<br />
that depend on a specific choice of coordinates and unit of scale. The construction of pure<br />
infinitesimal geometry is laid out as taking place in three distinct stages of connection:<br />
topological manifold or “continuous connection” (stetiger Zusammenhang), affine connection,<br />
and metric (or, length) connection. The construction itself, […] is in all essential parts the final<br />
result of the renewed investigation of the mathematical foundations of Riemannian geometry<br />
opened up by Levi-Civita’s discovery of the concept of infinitesimal parallel displacement. […]<br />
However, to Weyl’s dismay, it soon became apparent that, despite the restrictive condition of<br />
gauge invariant, a number of such functions could be constructed, choice among them being<br />
essentially arbitrary. 47<br />
L’ispirazione da cui trasse spunto Weyl non è solo quella <strong>dell</strong>’idealismo<br />
trascendentale o <strong><strong>dell</strong>a</strong> fenomenologia di Husserl, ma anche dal pensiero di Fichte e<br />
Leibniz e dalla geometria <strong>dell</strong>o spazio non-euclideo di Riemann. 48<br />
Tuttavia, sulla base<br />
<strong>dell</strong>’analisi svolta nel Capitolo II, si nota come l’approccio di Weyl rispecchi quello<br />
kantiano <strong>nella</strong> misura in cui fa <strong><strong>dell</strong>a</strong> scelta <strong><strong>dell</strong>a</strong> regola <strong><strong>dell</strong>a</strong> connessione, la base <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
costruzione <strong>dell</strong>o spazio geometrico e fisico e <strong><strong>dell</strong>a</strong> soggettività trascendentale la base<br />
per il formalismo tensoriale <strong><strong>dell</strong>a</strong> relatività generale. Per compiere questo progetto,<br />
riconosce una <strong>natura</strong> formale e intuitiva allo spazio, e assegna alla soggettività il ruolo<br />
di rappresentarlo oggettivamente come intuizione formale.<br />
Si noterà come alla base di questo approccio alla fisica matematica vi siano<br />
almeno due elementi di matrice kantiana, oltre che alla considerazione formale <strong>dell</strong>o<br />
spazio.<br />
47 Ryckmann (2009), p. 287.<br />
48 Cfr. Ryckmann (2009), p. 295.<br />
267
Il primo aspetto è quello che riguarda la <strong>natura</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> nozione di trasformazioni.<br />
Queste si basano innegabilmente su un processo di costruzione, di composizione e<br />
decomposizione <strong>dell</strong>e interazioni, che Kant ha voluto indagare nel suo fondamento di<br />
<strong>natura</strong> trascendentale, credendo che tale processo avvenga soprattutto attraverso una<br />
scelta arbitraria <strong><strong>dell</strong>a</strong> regola <strong><strong>dell</strong>a</strong> composizione in base all’unità <strong><strong>dell</strong>a</strong> grandezza. Allo<br />
stato attuale <strong><strong>dell</strong>a</strong> ricerca non è possibile stabilire se Weyl fosse a tal punto un<br />
conoscitore di Kant da sapere approfonditamente e nel dettaglio la dottrina kantiana<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> costruzione matematica. Sicuramente, in riferimento agli studi di Husserl, la<br />
sostanza del suo contributo filosofico fondamentale alla fisica è segnato da un approccio<br />
trascendentale alla matematica e alla <strong>natura</strong> <strong>dell</strong>o spazio e del tempo.<br />
Il secondo aspetto riguarda il presupposto che l’oggetto <strong><strong>dell</strong>a</strong> trasformazione sul<br />
piano fisico-matematico sia per Weyl la struttura, il sistema <strong>dell</strong>’interazione, tanto da<br />
chiamare Verknüpfung, “connessione” o nexus, il suo strumento chiave per la<br />
produzione <strong><strong>dell</strong>a</strong> sua teoria geometrica, che avrebbe dovuto istituire, grazie alla<br />
matematica, un ponte tra elettromagnetismo e relatività.<br />
Se si tiene presente lo sviluppo di questo lavoro, si ricorderà quanto sia stato<br />
posto l’accento nei capitoli precedenti sull’assunto kantiano che la metafisica, rifondata<br />
grazie al criticismo, abbia come oggetto presupposto da determinare ulteriormente ed<br />
arricchire di determinazioni, proprio il sistema dei rapporti reciproci, la comunanza tra<br />
le parti di un sistema che mostra come il mondo esterno sia attivo e legato al soggetto<br />
secondo nessi causali che lo coinvolgono. Weyl ha trasposto sul piano <strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica<br />
matematica 49<br />
alcuni dei presupposti fondamentali <strong><strong>dell</strong>a</strong> filosofia kantiana, mostrando<br />
così le potenzialità <strong>dell</strong>’approccio trascendentale per la comprensione <strong><strong>dell</strong>a</strong> fondazione<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica contemporanea.<br />
Nel Capitolo V, si è voluto chiarire il ruolo <strong><strong>dell</strong>a</strong> concezione kantiana <strong>dell</strong>o<br />
spazio-tempo in riferimento al sistema <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia cosmica. Ora è opportuno<br />
confrontarla con i caratteri del sincretismo epistemologico di Einstein, che mostra una<br />
sintesi di diversi elementi che traggono origine dal confronto col neo-Kantismo, dal<br />
convenzionalismo e dall’empirismo logico.<br />
La posizione di Einstein è una forma di realismo che trae la sua fonte primaria<br />
dai problemi di fisica. La sua visione epistemologica matura appare in On the Method of<br />
Theoretical Physics (1933), in Physics and Reality (1936) e in Autobiographical Notes<br />
49 Weyl, Space-Time-Matter, pp. 6-7.<br />
268
(1946). Queste note autobiografiche rivestono particolare importanza per la sua visione<br />
generale, come si può apprezzare dal passo che segue:<br />
A proposition is correct if, within a logical system, it is deduced according to the<br />
accepted logical rules. A system has truth-content according to the certainty and completeness<br />
of its co-ordination-possibility to the totality of experience. A correct proposition borrows its<br />
“truth” from the truth-content of the system to which it belongs. 50<br />
Come nota storica Einstein aggiunge:<br />
Hume saw clearly that certain concepts, as for example that of causality, cannot be<br />
deduced from the material of experience by logical methods. Kant, thoroughly convinced of the<br />
indispensability of certain concepts, took them—just as they are selected—to be the necessary<br />
premises of every kind of thinking and differentiated them from concepts of empirical origin. I<br />
am convinced, however, that this differentiation is erroneous, i.e., that it does not do justice to<br />
the problem in a <strong>natura</strong>l way. All concepts, even those which are closest to experience, are from<br />
the point of view of logic freely chosen conventions, just as in the case with the concept of<br />
causality, with which this problematic concerned itself in the first instance. 51<br />
Per Einstein, dunque, una distinzione tra concetti empirici e a priori sarebbe<br />
erronea, in quanto i concetti da un punto di vista logico sono il prodotto di una<br />
convenzione liberamente scelta. Questo aspetto convenzionalista applicato non solo in<br />
ambito logico, ma anche epistemologico ha evidenti ripercussioni sulla concezione <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
causalità. Il suo modo di interpretare il ragionamento scientifico è presentato<br />
chiaramente in una lettera (scritta il 7 maggio 1952) al suo amico Maurice Solovine.<br />
Einstein, con il seguente schema, sostiene:<br />
(1) E sono le esperienze che ci sono date.<br />
(2) A sono gli assiomi, da cui deriviamo le conseguenze. Dal punto di vista<br />
psicologico A si basa su E. non esiste, però, uno schema logico che connetta E ed A, ma<br />
solamente una connessione intuitiva (psicologica) sempre soggetta a revoche.<br />
50 Einstein, Autobiographical Notes, a cura di P. A. Schlipp, Chicago 1979, p. 13.<br />
51 Einstein, Autobiographical Notes, p. 13.<br />
269
(3) Da A, attraverso una via logica, sono dedotti asserti particolari S, che posso<br />
essere riconosciuti come corretti.<br />
(4) Gli S sono riferiti a E (controprove <strong>dell</strong>’esperienza). Questa procedura, a<br />
essere esatti, appartiene anche alla sfera intuitiva o extra-logica, in quanto le relazioni<br />
tra i concetti che compaiono in S e le esperienze E non sono di <strong>natura</strong> logica. Queste<br />
relazioni di S a E , tuttavia, sono pragmaticamente molto meno certe che le relazioni di<br />
A con E. Se tale corrispondenza non fosse ottenibile con grande certezza (se non<br />
logicamente afferrabile), la macchina logica non avrebbe alcun valore per la<br />
comprensione <strong><strong>dell</strong>a</strong> realtà.<br />
La quintessenza del discorso einsteiniano risiede, dunque, <strong>nella</strong> connessione<br />
problematica tra il mondo <strong>dell</strong>e idee e quello <strong>dell</strong>’esperienza:<br />
Il pensiero logico da solo non ci può fornire conoscenze sul mondo <strong>dell</strong>’esperienza e<br />
termina in essa. Le proposizioni logiche sono vuote di fronte alla realtà. […] ma allora, se<br />
l’esperienza è l’alfa e l’omega di tutto il nostro sapere intorno alla realtà qual è il posto che la<br />
ragione occupa <strong>nella</strong> <strong>scienza</strong>? 52<br />
La vicinanza di Einstein, che di certo non conosceva l’Opus postumum, al<br />
pensiero di Kant corre proprio sul filo <strong>dell</strong>’idea sistematica di mondo e <strong>dell</strong>e interazioni<br />
che in esso si producono. Questo potrebbe essere il risultato <strong>dell</strong>’influenza di August<br />
Stadler, autore di Kants Theorie der Materie, pubblicato a Lipsia nel 1883, che fece<br />
conoscere a fondo ad Einstein la teoria kantiana del movimento. 53<br />
Per Einstein, un sistema completo di fisica teorica si compone di idee, di leggi<br />
fondamentali applicabili a queste idee e di proposizioni conseguenti che ne derivano per<br />
deduzione logica. Queste proposizioni devono corrispondere alle esperienze individuali.<br />
Ma quello che può dare la struttura a un sistema, attraverso un principio, è la ragione.<br />
Ed è proprio nel giudizio sullo statuto dei principi adottati dalla fisica teorica che per<br />
Einstein entra in gioco la filosofia, come è riportato nelle Spencer Lecture del 1933:<br />
If you wish to learn from the theoretical physicist anything about the methods which he<br />
uses, I would give you the following piece of advice: Don't listen to his words, examine his<br />
achievements. For to the discoverer in that field, the constructions of his imagination appear so<br />
necessary and so <strong>natura</strong>l that he is apt to treat them not as the creations of his thoughts but as<br />
given realities. 54<br />
52 Einstein, Come io vedo il mondo, p. 41.<br />
53 Secondo R. Palese e M. Palese Einstein avrebbe seguito le lezioni di Stadler al Politecnico di Zurigo<br />
negli anni 1896-1897. cfr. R. Palese, M. Palese, “I Metaphysische Anfangsgruende der Naturwissenschaft<br />
di I. Kant; anticipazioni sulla possibilità di una Teoria di Relatività Generale”, in Atti del XIX Congresso<br />
Nazionale di Storia <strong><strong>dell</strong>a</strong> Fisica e <strong>dell</strong>’Astronomia, Como 28-29 maggio 1999. Disponibile on line su<br />
http://www.brera.unimi.it/SISFA/atti/1999/Palese.pdf.<br />
54 A. Einstein, The Herbert Spencer Lecture, delivered at Oxford, June 10, 1933, Oxford 1974, pp. 5-6.<br />
270
Il cuore del ragionamento di Einstein consiste nel mostrare che la costruzione di<br />
una teoria fisica prevede necessariamente il considerare come reali i concetti fisici e le<br />
leggi che li connettono. 55<br />
Il fisico teorico deve abbracciare un realismo scientifico.<br />
Dal passo seguente però sembra che il lontano dibattito con Weyl abbia in un<br />
certo senso influenzato Einstein <strong>nella</strong> sua considerazione <strong>dell</strong>e teorie scientifiche. Weyl<br />
scrisse ad Einstein il 10 Dicembre 1918:<br />
Übrigens müssen Sie nicht glauben, daß ich von der Physik her dazu gekommen bin,<br />
neben der quadratische noch die lineare Differentialform in die Geometrie einzuführen; sondern<br />
ich wollte wirklich diese “Inkonsequenz,” die mir schon immer ein Dorn im Auge gewesen war,<br />
endlich einmal beseitigen und bemerkte dann zu meinem eigenen Erstaunen: das sieht so aus,<br />
als erklärt es die Elektrizität. 56<br />
L’idea di Weyl per l’unificazione elettrogravitazionale emerse dalla matematica,<br />
piuttosto che dalla dimensione empirica <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong>. Sebbene Einstein difendesse<br />
l’utilizzo di rods and clocks per mostrare la base empirica <strong><strong>dell</strong>a</strong> sua teoria, 57<br />
e si<br />
opponesse a qualsiasi fondamento trascendentale a priori <strong><strong>dell</strong>a</strong> conoscenza umana, si<br />
pose la domanda sul posto che la ragione potrebbe occupare <strong>nella</strong> <strong>scienza</strong>, nonostante<br />
l’esperienza ne costituisca “l’alfa e l’omega”. Secondo Einstein il posto <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione<br />
<strong>nella</strong> <strong>scienza</strong> coincide con il fatto che:<br />
Il contenuto <strong>dell</strong>e esperienze e le loro relazioni reciproche devono, grazie alle<br />
proposizioni conseguenti <strong><strong>dell</strong>a</strong> teoria, trovare la loro rappresentazione: in ciò consiste la<br />
giustificazione di tutto il sistema e dei concetti e dei principi che ne sono alla base. Questi<br />
concetti e principi sono creazioni libere <strong>dell</strong>o spirito umano, che non si possono giustificare a<br />
priori né con la <strong>natura</strong> <strong>dell</strong>o spirito umano né in un altro modo qualsiasi. 58<br />
I principi fisici hanno una <strong>natura</strong> fittizia e la fisica teorica si basa su un<br />
fondamento empirico, ma procede per assiomatizzazione. La guida sicura di questo<br />
55 Einstein, Come io vedo il mondo, p. 45.<br />
56 Lettera di Weyl a Einstein, in The collected papers of Albert Einstein, vol. VIII, a cura di R.<br />
Schulmann, A. Kox, M. Janssen e J. Illy, Princeton 1998.<br />
57 Lettera di Weyl a Einstein, in The collected papers of Albert Einstein, vol. VIII, a cura di R.<br />
Schulmann, A. Kox, M. Janssen e J. Illy, Princeton 1998: “Werden sie voneinander getrennt, in beliebiger<br />
Weise bewegt und dann wieder zusammen gebracht, so werden sie wieder gleich (rasch) gehen, d. h. ihr<br />
relativer Ganghängt nicht von der Vorgeschichte ab. Denke ich mir zwei Punkte P1 & P2, die durch eine<br />
zeitartige Linie verbunden werden können. Die an P1 & P2 anliegenden zeitartigen Elemente ds1 und ds2<br />
können dann durch mehrere zeitartigen Linien verbunden werden, auf denen sie liegen. Auf diesen<br />
laufende Uhren werden ein Verhältnis ds1 : ds2 liefern, welches von der Wahl der verbindenden Kurven<br />
unabhängig ist.—Lässt man den Zusammenhang des ds mit Massstab- und Uhr-Messungen fallen, so<br />
verliert die Rel. Theorie überhaupt ihre empirische Basis”.<br />
58 Einstein, Come io vedo il mondo, p. 42.<br />
271
procedimento risiede <strong>nella</strong> matematica, 59<br />
che deve aspirare a connettere concetti e<br />
principi <strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica teorica in un sistema. Si ravvisa in questa posizione di Einstein la<br />
ragione del monito di Weyl:<br />
Gegen das Argument, daß in eine versuchte experimentelle Prüfung der Geometrie<br />
immer auch eigentlich physikalische Aussagen über das Verhalten von starren Körper und<br />
Lichtstrahlen hineinspielen, ist zu sagen, daß die physikalischen Gesetze so wenig wie die<br />
geometrischen, jedes für sich, eine Prüfung in der Erfahrung zulassen, sondern die “Wahrheit”<br />
einer konstruktiven Theorie nur im Ganzen geprüft werden kann. 60<br />
La forma sistematica, corrispondente ad una posizione di olismo in Einstein,<br />
assurge a strumento indispensabile per la costituzione <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong>.<br />
Ora, come è stato sottolineato nel corso <strong><strong>dell</strong>a</strong> ricerca, proprio le forze derivative<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> materia e i loro principi, che Kant indica come indispensabili per un passaggio<br />
dalla metafisica <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> alla fisica, sembrano corrispondere proprio a “finzioni” con<br />
cui la ragione progetta le sue forme, cioè la forma sistematica, fondata sull’esibizione<br />
dei rapporti reciproci attivi tra membri del sistema, che sono sempre concetti cui<br />
corrisponde indirettamente un oggetto (una connessione) <strong>nella</strong> realtà. Questo aspetto<br />
vale all’interno del contesto del Passaggio dai principi metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
<strong>natura</strong> alla fisica, laddove Kant si pone esattamente questa domanda: come costituisce<br />
la fisica teorica un sistema che connette l’esperienza con principi logici? In sostanza la<br />
stessa domanda einsteiniana sul posto che la ragione occupa <strong>nella</strong> <strong>scienza</strong>. 61<br />
La critica<br />
che Einstein muove a Kant è la seguente:<br />
Prima di affrontare il problema <strong>dell</strong>o spazio, facciamo una dichiarazione preliminare<br />
sulle idee in generale: le idee si riferiscono alle esperienze dei sensi, ma non possono mai<br />
derivarne logicamente. Per questa ragione non ho mai potuto comprendere la questione <strong>dell</strong>’a<br />
priori nel senso di Kant. Nelle <strong>questioni</strong> di realtà, non può mai trattarsi che di una cosa, cioè di<br />
ricercare i caratteri del complesso di esperienze dei sensi ai quali si riferiscono le idee. Per<br />
quanto concerne l’idea di spazio, quella <strong>dell</strong>’oggetto corporeo sembrerebbe doverla precedere.<br />
[…] Si è giunti, con l’aiuto di esperienze così precise, all’idea di oggetto corporeo (la quale idea<br />
non suppone affatto la relazione di spazio e di tempo); la necessità di creare col pensiero le<br />
relazioni reciproche fra oggetti corporei di questa <strong>natura</strong> deve inevitabilmente dare origine alle<br />
idee corrispondenti alle loro relazioni di spazio. 62<br />
In questo passo emerge chiaramente che Einstein conoscesse davvero<br />
parzialmente il pensiero di Kant e come quest’ultimo con evidenza mostri, sul piano<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> fondazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica, aspetti di straordinaria attualità dal punto di vista teorico<br />
59 Einstein, Come io vedo il mondo, p. 45.<br />
60 Weyl (2000), p. 171.<br />
61 Cfr. D. Howard, J. Stachel, Einstein: the formative years, 1879-1909, New York 2000.<br />
62 Einstein, Come io vedo il mondo, pp. 81-82. Corsivo mio.<br />
272
ed epistemologico. Infatti, come si è mostrato nel corso <strong><strong>dell</strong>a</strong> presente ricerca,<br />
l’idealismo trascendentale di spazio e di tempo, in ultima istanza, conduce Kant alla<br />
prova <strong><strong>dell</strong>a</strong> materia cosmica nell’Opus postumum, per garantire una possibile<br />
applicazione dei principi metafisici <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> alla fisica.<br />
Quello che potrebbe sorprendere nel passo seguente è proprio il fatto che lo<br />
spazio come oggetto <strong>dell</strong>’esperienza possibile è determinabile come tale in virtù <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
materia, <strong>dell</strong>e sue forze motrici, e del principio logico di identità:<br />
Der wahrnehmbar//leere Zwischenraum ist also eigentlich eine relativ auf unseren Sinn<br />
dem Grade nach imperzeptible Materie und ist ein Gegenstand möglicher aber mittelbarer<br />
Erfahrung z. B. der Lichtsmaterie die den Raum zwischen dem Auge und dem Gegenstande<br />
einnimmt und nur durch ihre Erregung ein Gegenstand der Erfahrung werden kann. Das<br />
wodurch der Raum überhaupt ein Gegenstand möglicher Erfahrung (des Messens, der Richtung<br />
etc.) wird, ist ein allgemein verbreiteter alldurchdringender mit bewegenden Kräften versehener<br />
Weltstoff dessen Wirklichkeit bloß auf dem Prinzip der Möglichkeit äußerer Erfahrung beruht<br />
und so a priori nach dem Satz der Identität erkannt und bewährt ist; weil ohne diesen Stoff<br />
vorauszusetzen ich auch gar keine äußere Erfahrung haben könnte: der leere Raum aber kein<br />
Gegenstand möglicher Erfahrung ist. Dieser Stoff also den man Wärmestoff zu nennen im<br />
Gebrauche hat, unerachtet dieses nur eine besondere Wirkung seiner bewegenden Kräfte sein<br />
mag, ist kein hypothetischer Stoff, gedichtet zur Erklärung gewisser Erscheinungen sondern<br />
wird als Prinzip der Möglichkeit der Erfahrung jener Kräfte postuliert und der Begriff von<br />
demselben ist die Basis der Verknüpfung a priori aller bewegenden Kräfte der Materie ohne<br />
welche keine Einheit in dem Verhältnisse des Mannigfaltigen derselben in einem Ganzen der<br />
Materie gedacht werden könnte. 63<br />
Il concetto di una materia cosmica, come postulato, è assunto in virtù <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
considerazione che <strong>nella</strong> realtà esiste una varietà di fenomeni interconnessi. Questo<br />
postulato sembra essere il risultato di una strategia, di una logica intrinsecamente<br />
presente al modo di procedere del carattere costruttivo <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong> <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong>. Poiché<br />
i principi, le regole e i rapporti <strong><strong>dell</strong>a</strong> connessione dei fenomeni non sono direttamente,<br />
ma solo indirettamente di <strong>natura</strong> fisica, possiamo stabilire matematicamente i nessi di<br />
tali fenomeni. Poiché l’interesse <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione non si concentra su questo o quel<br />
particolare fenomeno, ma alla loro unità, occorre un sistema che li unifichi in base a<br />
principi a priori e deve poter essere rinvenuto un corrispettivo di questa unità<br />
sistematica, un fondamento che venga postulato, in quanto non ci è dato direttamente<br />
nell’esperienza. L’aspirazione di Einstein non era molto diversa da quella kantiana, e<br />
proprio per questo la base empirica <strong><strong>dell</strong>a</strong> teoria <strong><strong>dell</strong>a</strong> relatività non sembra comunque in<br />
grado da sola di fornire l’unità dei principi <strong><strong>dell</strong>a</strong> teoria scientifica con la realtà.<br />
Ma i pregiudizi circa la concezione kantiana <strong><strong>dell</strong>a</strong> costituzione di un sistema<br />
fisico e del rapporto tra empirico e a priori sono evidenti dal fatto che per Einstein i<br />
63 Opus postumum, KGS XXI, p. 229.<br />
273
filosofi critici hanno fallito nello stabilire elementi a priori <strong><strong>dell</strong>a</strong> conoscenza. Tuttavia, a<br />
questo si può obiettare che si potrà sempre stabilire un sistema a priori di elementi che<br />
non contraddicano alcun sistema fisico dato, e che arrivano addirittura ad anticipare il<br />
contenuto <strong>dell</strong>e connessioni riscontrabili in <strong>natura</strong>, secondo la loro forma, come avviene<br />
nel caso <strong><strong>dell</strong>a</strong> simmetria <strong>dell</strong>o spazio-tempo in fisica matematica.<br />
Secondo il convenzionalismo di Einstein, mentre si può sempre scegliere di<br />
designare elementi selezionati a priori e dunque non empirici, nessun principio<br />
determina quali elementi possano essere così designati e la nostra abilità di designarli<br />
deriva dal fatto che è solo la totalità degli elementi che possiede in sé un contenuto<br />
empirico atto a ciò. E’ questo un altro aspetto del sincretismo einsteiniano, un aspetto di<br />
realismo epistemico e scientifico, secondo cui non è solo la forma sistematica<br />
<strong>dell</strong>’organizzazione <strong>dell</strong>’esperienza secondo un’arbitrarietà che determina il criterio di<br />
scelta di certi principi piuttosto che di altri, ma è anche il contenuto del sistema stesso,<br />
che orienta la scelta dei suoi principi costitutivi. Quello che Kant ha chiamato “bisogno”<br />
o interesse <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione, viene tradotto da Einstein in termini di arbitrarietà <strong><strong>dell</strong>a</strong> scelta,<br />
i cui elementi selezionati non possono resistere al fatto che le teorie e i sistemi in cui<br />
sono ascritti, decadono o vengono rimpiazzati da altri.<br />
Tuttavia, secondo una prospettiva kantiana, il rapporto fra empirico e a priori<br />
non è statico ma dinamico ed è inserito in un sistema. Sebbene Kant abbia asserito la<br />
completezza <strong><strong>dell</strong>a</strong> logica e in base ad essa abbia perseguito una deduzione <strong>dell</strong>e<br />
categorie, la sua produzione mostra che queste ultime non sono certo contenuto, ma<br />
pure forme <strong>dell</strong>e funzioni del giudicare che entrano in gioco tutte insieme <strong>nella</strong><br />
conoscenza, in tutti i giudizi sintetici a priori rivolti all’esperienza. Ovvero Kant ritiene<br />
che a priori non possano esistere principi, ad esempio <strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica, che non esprimano<br />
tutte le funzioni logiche nei giudizi, in quanto queste sono anche funzioni del pensiero,<br />
ma senza l’attività di una sintesi che opera con il materiale <strong><strong>dell</strong>a</strong> percezione, nonché<br />
senza l’appello a principi matematici, e alla loro subordinazione ad una legge universale<br />
di spiegazione del nesso tra i fenomeni, non si avrebbe alcun principio <strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica.<br />
Di questo avviso è anche Weyl, quando afferma:<br />
Der den Spekulationen mißtrauende Physiker wird wahrscheinlich finden, daß die ganze<br />
Frage einer erweiterten Relativitätstheorie, welche in organischer Weise die<br />
elektromagnetischen Erscheinungen mit umfaßt, im Augenblick noch nicht spruchreif ist […].<br />
Man darf aber nicht vergessen, daß in aller Wirklichkeitserkenntnis neben dem Sammeln<br />
typischer Erfahrungstatsachen das apriorische Element, die Bildung von angemessenen<br />
274
Anschauungen und Begriffen, mit Hilfe deren die Tatsachen zu deuten sind, eine nicht zu<br />
vernachlässigende Rolle spielt. 64<br />
In sostanza l’abilità di cui parla Einstein nel designare i criteri per la scelta dei<br />
principi di un sistema non è altro che la funzione architettonica <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione di cui parla<br />
Kant. La differenza consiste nel fatto che Einstein assume una posizione realista circa la<br />
costituzione e il contenuto del sistema, mentre Kant punta su una giustificazione di esso<br />
su una base logica, attraverso un argomento trascendentale e l’attività <strong><strong>dell</strong>a</strong> costruzione<br />
di intuizioni e concetti, messa in luce anche da Weyl.<br />
Dal punto di vista epistemologico, l’idealismo trascendentale porta con sé una<br />
complessità non facilmente assimilabile alle posizioni contemporanee, neanche a quella<br />
di realismo interno attribuitagli da Putnam. Ad esempio, la problematicità dei principi<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione pura per il suo uso empirico, che sono logici e tuttavia hanno uno statuto<br />
trascendentale, si spiega soltanto in un modo, cioè con la determinazione del dominio<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione nel suo uso empirico e dunque con una determinazione <strong>dell</strong>o statuto dei<br />
principi con una previa determinazione del fine, del dominio in cui essi sono legislatori.<br />
Solo così può essere ammessa un’oggettività di un sistema <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione, in<br />
quanto i suoi principi permettono un passaggio e un’applicazione a leggi appartenenti al<br />
dominio stabilito in base alle nostre stesse facoltà conoscitive, 65<br />
di cui è possibile<br />
conoscere la funzione e le operazioni che svolgono.<br />
B) Oggettività come sistema di connessioni<br />
Proprio a partire dalla concezione del sistema, vale la pena mettere a fuoco un<br />
altro aspetto <strong>dell</strong>’epistemologia kantiana, la nozione di oggettività. Per farlo è<br />
opportuno confrontarsi con uno dei testi contemporanei che nel 2007 ha riaperto un<br />
dibattito sull’oggettività e l’oggetto epistemico, Objectivity. Daston e Galison<br />
incentrano gran parte <strong><strong>dell</strong>a</strong> loro tesi su una particolare lettura <strong><strong>dell</strong>a</strong> ricezione del<br />
kantismo. Secondo Daston e Galison “Immanuel Kant’s philosophical reformulation of<br />
the scholastic categories of the objective and the subjective reverberated with seismic<br />
intensity in every domain of nineteenth-century intellectual life, from science to<br />
64<br />
H. Weyl, Über die physikalischen Grundlagen der erweiterten Relativitätstheorie, in Physikalische<br />
Zeitschrift 22, 1921, pp. 473-80.<br />
65<br />
M. Morrison, Approximating the Real: The Role of Idealizations in Physical Theory, in Idealization<br />
XII: correcting the model: idealization and abstraction in the sciences, in Poznań studies in the<br />
philosophy of the sciences and the humanities, vol. 86, a cura di N. Cartwright e M. R. Jones, Amsterdam<br />
2005, pp. 145-172.<br />
275
literature”. 66 A partire da questa premessa gli autori indagano i modi in cui Kant fu<br />
recepito e adattato dagli scienziati per i loro scopi. 67<br />
L’aspetto degno di nota è quello che concerne l’uso del termine objective e il suo<br />
significato. Preso in prestito dalla Scolastica, questo termine è usato da Cartesio come<br />
“a concept, a representation of the mind”, mentre agli inizi <strong>dell</strong>’800 si vede comparire<br />
68<br />
accanto al termine la definizione di “a reality in itself, independently of knowledge”.<br />
Daston e Galison riconoscono poi che a questo shift si accompagnò, nel corso del XIX<br />
secolo, il binomio oggettivo/soggettivo e quello di oggettività/soggettività. Ora, quello<br />
che si intende discutere in questa sede è la seguente affermazione:<br />
Kant generally reserved the adjective “objective” (the substantive form appears only<br />
rarely in his critical writings) for universal and a priori conditions, and identified the<br />
“subjective” with the psychological or “empirical”, in the sense of the empirical sensations of<br />
Enlightenment epistemology. 69<br />
Nel descrivere la reale alternativa proposta da Kant nei confronti <strong>dell</strong>’empirismo<br />
e <strong>dell</strong>o scetticismo di Hume, Daston e Galison ritengono che l’operazione kantiana di<br />
unificazione del sé, come la condizione necessaria per la possibilità di tutta la<br />
conoscenza oggettiva, era non solo una visione alternativa <strong><strong>dell</strong>a</strong> mente, ma anche una<br />
visione alternativa <strong><strong>dell</strong>a</strong> conoscenza. In generale per Kant l’esperienza cessa di essere<br />
un che di puramente sensibile, bensì presuppone certe condizioni trascendentali:<br />
Consciousness itself partook of both objective and subjective validity: the<br />
transcendental unity of apperception that fused manifold sensations into the concept of an object<br />
was “objectively valid”, but the empirical unity of apperception […] “has only subjective<br />
validity”. 70<br />
Questa lettura di Daston e Galison si scontra con il fatto che c’è una forma di<br />
oggettività per Kant capace di includere il soggettivo <strong>dell</strong>’unità empirica<br />
<strong>dell</strong>’appercezione: il soggetto diventa oggetto epistemico come processo sintetico ed è<br />
in grado di diventare oggetto a se stesso. Questo modo di proporre l’oggettività,<br />
determinata dall’uso empirico dei principi a priori <strong>dell</strong>’intelletto e legata all’idea che<br />
ciò che viene immesso nell’esperienza dal soggetto può essere codificato e compreso<br />
66<br />
L. Daston, P. Galison, Objectivity, New York 2007, p. 205. Da ora in poi Objectivity.<br />
67<br />
Objectivity, p. 206.<br />
68<br />
Objectivity, p. 206.<br />
69<br />
Objectivity, p. 209.<br />
70<br />
Objectivity, p. 209.<br />
276
dalla ragione, non è assimilabile con nessuno degli schemi proposti dallo studio di<br />
Daston e Galison.<br />
Gli autori individuano, infatti, tre principi guida per definire diversi tipi di<br />
oggettività: “truth to nature,” un modo idealizzato di osservazione (si pensi ai primi<br />
disegni in botanica); “mechanical objectivity,” che rivela oggetti senza la<br />
contaminazione con la soggettività (si pensi alle fotografie o alle micrografie) ; “trained<br />
judgment,” in cui l’interpretazione soggettiva gradualmente ritorna alla<br />
rappresentazione scientifica (si pensi alle immagini del campo magnetico terrestre).<br />
Ci sono tre punti fondamentali che vale la pena toccare di questo libro, sebbene<br />
ve ne siano molti altri di rilievo. In primo luogo emerge che quello di oggettività non è<br />
un concetto univoco ed è trattato dagli autori in modo diverso da L. Lloyd, 71 H.<br />
Douglas, 72 and M. Janack 73<br />
che hanno invece identificato diversi sensi di oggettività,<br />
ma non hanno fatto ciò che costituisce il nucleo <strong><strong>dell</strong>a</strong> tesi di Daston e Galison:<br />
esaminare concetti di oggettività che emergono in momenti diversi <strong><strong>dell</strong>a</strong> storia <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
<strong>scienza</strong>, attraverso l’uso <strong>dell</strong>e immagini <strong>nella</strong> <strong>scienza</strong> (le tavole e gli atlanti sono usati in<br />
vari modi per informare chi deve comprendere i fenomeni). La loro tesi sostiene che<br />
queste immagini portano con sé differenti virtù epistemiche, che “fanno <strong>scienza</strong>”.<br />
Questo conduce alla seconda idea chiave, ovvero che l’oggettività possa<br />
funzionare come un raccoglitore di virtù epistemiche, piuttosto che come virtù<br />
preminente.<br />
Il terzo punto deriva dall’approccio storico che i due adottano, ovvero il concetto<br />
stesso di oggettività può cambiare. Il riconfigurarsi di esso conduce ad una ridefinizione<br />
di oggetto epistemico, che, dunque, secondo questo approccio potrebbe essere<br />
determinato come processo dinamico e posto in rapporto con la ricerca psicologica. Su<br />
questa linea di ricerca si colloca ad esempio la tesi sostenuta da U. Feest 74<br />
presentata<br />
71<br />
L. Lloyd, Science and anti-science: Objectivity and its real enemies, in Feminism, science and the<br />
philosophy of science, a cura di L. e J. Nelson, Boston 1996, pp. 217-259.<br />
72<br />
H. Douglas, The Irreducible Complexity of Objectivity, in Synthese, vol. 138, 3, 2004, pp. 453-473.<br />
73<br />
M. Janack Dilemmas of Objectivity, in Social Epistemology, vol. 16, 2002, pp. 267-281.<br />
74<br />
Cfr. http://www.mpiwg-berlin.mpg.de/workshops/en/HistoricalEpistemology/Session4.html: “In chapter<br />
X of his Structure of Scientific Revolutions, Thomas Kuhn suggests that after a paradigm shift, “familiar<br />
objects are seen in a different light and are joined by unfamiliar ones as well” (p. 111). This statement is<br />
commonly taken to mean that paradigms provide the conceptual structures that allow us to parse up the<br />
world in particular ways. While this idea has been especially hotly debated in relation to paradigm shifts,<br />
i.e., grand restructurings, the focus of this paper is rather on a more fine-grained question, namely, how<br />
taxonomic changes can take place within the context of what we may – for lack of a better phrase – refer<br />
to as “normal science”. I will argue that within the context of such normal research the line between the<br />
familiar and the unfamiliar is much more fragile and dynamic than the above quote might suggest:<br />
phenomena become objects of research precisely because there is an unsettling sense of unfamiliarity<br />
associated with them, even when they seem very familiar. At the same time they can become objects of<br />
277
alla conferenza internazionale What (Good) is Historical Epistemology?, svoltasi a<br />
Berlino nel 2008.<br />
Tuttavia possono essere proposte ancora osservazioni sulle virtù epistemiche, in<br />
quanto queste possiedono un loro statuto in base ad un fine particolare e i due autori<br />
sostengono che, se le virtù epistemiche possono cambiare, non possono farlo che in due<br />
modi. Le virtù possono cambiare in quanto l’idea di come ottenere un fine cambia,<br />
oppure esse possono cambiare perché muta il fine stesso.<br />
Ora, è opportuno chiedersi come si applichi questo discorso al caso<br />
<strong>dell</strong>’oggettività e quali fini siano cambiati oppure quali i metodi di lavoro falliti. Daston<br />
e Galison individuano i fini per cui l’oggettività è una virtù epistemica e questi fini sono<br />
determinati dalla paura o dal timore che si abbiano vari modi in cui si possa fallire per<br />
ottenere la conoscenza.<br />
Secondo il loro punto di vista, differenti tipi di oggettività sono animati ognuno<br />
da una paura e le paure cambiano in diversi periodi storici e a seconda <strong>dell</strong>e condizioni<br />
socio-economiche. Questa è l’origine di quell’ideale di oggettività che loro descrivono<br />
come “truth to nature”. In questo caso il fine consiste nel catturare la vera <strong>natura</strong> <strong>dell</strong>e<br />
cose che devono essere rappresentate. La paura che genera questo approccio è quella<br />
che le variazioni, che esempi individuali di quelle cose possono esibire, ci fermino dal<br />
coglierne la vera <strong>natura</strong>. E’ così che poi sorge un nuovo ideale di oggettività, quello che<br />
Daston e Galison chiamano “mechanical objectivity”.<br />
Questa idea (l’unica a cui essi si riferiscono come “objectivity”) implica l’evitare<br />
l’interpretazione e la riproduzione meccanica <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> (si pensi alla fotografia). La<br />
paura qui è quella che il soggetto sia sempre inserito <strong>nella</strong> comprensione <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> e<br />
che sia necessario piuttosto registrare cosa effettivamente stia accadendo, senza<br />
research only insofar as some things about them are taken for granted. To study the process whereby a<br />
phenomenon is investigated empirically, therefore, is to study the productive interplay between scientists’<br />
conceptions of what they know and what they don’t know. In this paper I will present an analysis of this<br />
dynamic relationship in psychological research. I will do so by means of a particular example: shifts in<br />
the way that short-term memory is taxonomized. I will argue that the experimental study of memory is<br />
guided by specific conceptual presuppositions about the object in question, namely that to have memory<br />
is to have the disposition to display behavioral indicators of past experience. This presupposition, in turn,<br />
is closely tied to a particular paradigm of investigating the object empirically: by experimentally<br />
manipulating research subjects in ways thought to actualize this disposition. In conjunction with other<br />
constraints, however, this method has led researchers to the surprising result that some memory<br />
phenomena are not really memory phenomena at all. I will relate my story to the topic of historical<br />
epistemology in two ways. First, I will suggest that my account can provide an analysis of Rheinberger’s<br />
idea that the “blurriness” of an object is an essential aspect of its knowledge-generating capacity.<br />
According to this analysis, we need to distinguish between the notion that an epistemic object is only<br />
partially understood and the notion that in order to do any research at all, scientists need to operate with a<br />
preliminary concept of the object. Second, I will argue that since preliminary conceptions of epistemic<br />
objects are closely tied to norms of experimental research, this opens up a way of reconciling the<br />
descriptive aims of a historical account with the normative ones of an epistemological account”.<br />
278
l’inserimento di un punto di vista interno ai fenomeni: l’interpretazione è vista come<br />
una distorsione. Rispetto a questa visione di oggettività, per Daston e Galison non è<br />
chiaro se il fine sia cambiato o se il cambiamento abbia a che fare con il mutamento di<br />
strategie impiegate per conseguire il fine. È opportuno ritenere che una minima<br />
comprensione di che cosa sia “oggettività” richiede un’indagine sul tipo di virtù<br />
considerata tale, cioè significa che bisogna chiarire i fini da perseguire <strong>nella</strong> ricerca<br />
scientifica, ma secondo un punto di vista che la orienti.<br />
Ritorna, dunque, il problema <strong><strong>dell</strong>a</strong> soggettività, <strong><strong>dell</strong>a</strong> capacità di determinare fini<br />
in base ai quali assegnare un valore ad una virtù, piuttosto che ad un’altra. Per questa<br />
ragione Daston e Galison non hanno illuminato del tutto il tipo di <strong>questioni</strong> che solleva<br />
l’oggettività scientifica e che coinvolgono il rapporto tra <strong>scienza</strong> e valori (etica). Un<br />
punto questo, trattato da Kant <strong>nella</strong> Kritik der Urtheilskraft, e che percorre come un filo<br />
rosso in manoscritti <strong>dell</strong>’Opus postumum: esiste un rapporto intimo tra l’esercizio del<br />
talento, sia nelle arti che nelle scienze, e il potere. Un’eticoteologia è capace di svelarlo<br />
e di mostrare come sia necessario che i principi <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione orientino un sistema del<br />
mondo. Quest’ultimo però non è fondato su una spontaneità opaca, non trasparente a se<br />
stessa, come vorrebbero Daston e Galison. Oltre che su principi logici e su inferenze<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione, il sistema del mondo si basa sul fatto <strong><strong>dell</strong>a</strong> ragione (Faktum der<br />
Vernunft), sull’idea di libertà, che sebbene non sia conoscibile direttamente, offre la<br />
possibilità di essere determinata nei suoi effetti, <strong>nella</strong> storia. Il carattere soggettivo e<br />
quello oggettivo <strong>dell</strong>’esperienza sono ineliminabilmente interconnessi, in modo tale che<br />
l’oggettività non sia altro che un sistema <strong>dell</strong>e connessioni reali e <strong>dell</strong>e loro condizioni<br />
di possibilità.<br />
La distinzione kantiana tra fenomeno e cosa in sé non è da riferirsi agli oggetti in<br />
quanto tali, ma al modo di porsi sotto un doppio rispetto da parte del soggetto, quello<br />
fenomenico e quello noumenico.<br />
Tale distinzione è cioè la cifra <strong><strong>dell</strong>a</strong> filosofia kantiana che prevede la<br />
spiegazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> possibilità di un molteplice approccio alla realtà, che ontologicamente<br />
resta un tutto di connessioni determinabile nelle sue parti, secondo regole razionali<br />
comunicabili. D’altra parte, però, quello kantiano è un punto di vista che include<br />
l’osservatore del mondo nel mondo, ovvero non si può pensare ad un sistema <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
<strong>natura</strong> senza l’osservatore inserito in essa e cosciente <strong><strong>dell</strong>a</strong> sua posizione.<br />
Come si vedrà <strong>nella</strong> prossima sezione, però, questo non significa che Kant<br />
assuma una posizione pluralista, in quanto la teoria che deve spiegare questa<br />
279
molteplicità sul piano epistemologico è unica e riposa sul canone <strong><strong>dell</strong>a</strong> filosofia, la<br />
logica, le cui regole sono universali, necessarie e costituiscono un sistema completo, al<br />
contrario di quello <strong><strong>dell</strong>a</strong> filosofia e <strong>dell</strong>e altre scienze che possono accrescersi<br />
indefinitamente dall’interno.<br />
C) “Objectivity-for-us”: Kant nell’interpretazione di H. Putnam<br />
H. Putnam è stato uno dei più discussi sostenitori di un “ritorno a Kant” nel<br />
panorama <strong><strong>dell</strong>a</strong> filosofia contemporanea. L’interpretazione di Putnam ha tentato di<br />
adattare il pensiero kantiano al dibattito <strong><strong>dell</strong>a</strong> filosofia contemporanea sia sulla teoria<br />
del riferimento sia sull’oggettività.<br />
Se di Putnam è assai nota la continua elaborazione e il continuo cambiamento<br />
del suo punto di vista, è chiaro però l’intento di rinnovare il dibattito filosofico,<br />
utilizzando Kant come punto di riferimento per il superamento di alcune posizioni.<br />
Nell’analizzare la posizione di Putnam e l’interpretazione di Kant che ha<br />
proposto nel 1981, in Reason, Truth and History, è bene focalizzarsi su due aspetti che<br />
riguardano sia la logica che l’epistemologia. Putnam nel 1976 ha rigettato sia<br />
l’idealismo soggettivo che il realismo metafisico e questo per due ragioni, sia perché<br />
queste posizioni assumono un mondo indipendente dalla mente, sia perché propugnano<br />
una teoria <strong><strong>dell</strong>a</strong> verità come corrispondenza. 75<br />
È per questo che Putnam si è scagliato contro la posizione di realismo metafisico<br />
e, attraverso una sua interpretazione di Kant, ha mostrato l’intento di superarlo. Putnam<br />
vede in Kant proprio l’elemento che si è suggerito al punto precedente, ossia che il<br />
sistema <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> non consta di una distinzione di oggettivo e soggettivo, come<br />
invece il dibattito epistemologico contemporaneo ha descritto. A parere di Putnam,<br />
infatti, una posizione di realismo interno e di realismo metafisico, che corrispondono al<br />
realismo trascendentale e a quello empirico discussi da Kant, possono essere le<br />
categorie per meglio comprendere la <strong>natura</strong> del pensiero kantiano stesso ed attribuirle lo<br />
statuto di un realismo interno: Kant, per Putnam, è un realista interno <strong><strong>dell</strong>a</strong> verità.<br />
Esaminiamo questa posizione.<br />
75 Cfr. M. Capozzi, Realism and Truth: Putnam and Kant, in Atti del Congresso Nuovi problemi <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
logica e <strong><strong>dell</strong>a</strong> filosofia <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>scienza</strong>. Viareggio, 8-13 gennaio 1990, vol. 1, Bologna 1991, pp. 157-164; p.<br />
157. L. Allais, Kant’s Transcendental Idealism and Contemporary Anti-Realism, in International Journal<br />
of Philosophical Studies, vol. 11, 2003, pp. 369-392; p. 376.<br />
280
Putnam, oltre ad asserire che Kant come lui, avrebbe rigettato la teoria <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
verità come corrispondenza, ritiene che Kant rifiuti il principio di bivalenza e che vi sia<br />
una realtà indipendente dalla teoria.<br />
La lontananza dalla filosofia di Kant <strong><strong>dell</strong>a</strong> posizione pluralista e di olismo<br />
alternativo (realismo interno), che Putnam ha proposto nel 1981, è stata messa in luce<br />
ampiamente dalla critica. 76<br />
Dopo il 1981, Putnam cambia la definizione di realismo interno, perché scorge<br />
la possibilità di una confusione con la spiegazione internalista <strong>dell</strong>’oggetto epistemico.<br />
Preferisce allora parlare di un realismo pragmatico di Kant, che considera essenziale<br />
l’aspetto <strong><strong>dell</strong>a</strong> sua filosofia trascendentale secondo cui il sistema <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> dipende<br />
dalla ragione pura pratica e indica la necessità di una scelta, di un dominio del<br />
concettuale, per determinare e influenzare una certa visione del mondo.<br />
Kant ai suoi occhi sarebbe stato il primo filosofo “to see that describing the<br />
world is not simply copying it” e che “whenever human beings describe anything in the<br />
world, our description is shake by our own conceptual choice”. 77 Sebbene Putnam<br />
critichi un aspetto di Kant, che definisce “monismo morale”, questo aspetto non gli<br />
impedisce però di pensare un approccio pluralista e fallibilista <strong>dell</strong>’idea del mondo, sia<br />
in morale che in epistemologia, cioè ci sono differenti ideali sia morali che<br />
epistemologici migliori o peggiori di altri, i quali costituiscono la vera oggettività, che<br />
Putnam chiama “objectivity-for-us”. 78<br />
Questo punto di vista pragmatista (sebbene non assimilabile al pragmatismo di<br />
Rorty) sostiene che sia possibile preservare i nostri migliori metodi di rappresentazione<br />
del mondo, rigettandone altri, senza ricorrere ad una totalizzazione di uno di essi come<br />
l’unica e vera via. Questo riconoscimento di un’irriducibile pluralità di punti di vista<br />
morali sebbene si allontani dal “monismo” kantiano, non sarebbe incompatibile con<br />
esso agli occhi di Putnam.<br />
Egli ritiene che sia fallimentare riproporre l’idealismo trascendentale kantiano<br />
oggi e afferma che la nozione di cosa in sé sia incoerente e che ai suoi occhi questa sia<br />
un che privo di significato per Kant. 79<br />
Come interpretare questa posizione di Putnam? In<br />
effetti, poiché é l’uso che l’intelletto fa <strong>dell</strong>e categorie a dare significato agli oggetti<br />
<strong><strong>dell</strong>a</strong> conoscenza, che sono fenomeni, la cosa in sé non ha un significato, <strong>nella</strong> misura in<br />
76<br />
Moran (2000), p. 65.<br />
77<br />
H. Putnam, Pragmatism, Oxford 1995, p. 28.<br />
78<br />
Cfr. H. Putnam, Realism with a Human Face, Cambridge MA 1990, pp. viii-ix.<br />
79<br />
Putnam, The Many Faces of Realism, La Salle 1987, p. 41.<br />
281
cui é preclusa qualsiasi verità alla conoscenza che facesse un uso trascendentale <strong>dell</strong>e<br />
categorie.<br />
Questo viene giustificato da Kant sulla base <strong>dell</strong>’idealismo trascendentale di<br />
spazio e tempo, ovvero sulla base <strong>dell</strong>e forme a priori <strong><strong>dell</strong>a</strong> sensibilità. Oltre ad aver<br />
mostrato la cruciale importanza di questo elemento <strong><strong>dell</strong>a</strong> filsofia kantiana e di una<br />
concezione controintuitiva <strong>dell</strong>o spazio e del tempo per la <strong>scienza</strong>, é del resto su questo<br />
punto che la posizione di Putnam è contraddittoria. Non è possibile, infatti, rifiutare<br />
l’idealismo trascendentale senza rifiutare in blocco tutta la filosofia kantiana. L’altra<br />
critica rivolta da Putnam a Kant concerne lo schematismo, la <strong>natura</strong> inflessibile <strong>dell</strong>o<br />
schema kantiano. Questo lavoro ha cercato di mostrare proprio il contrario, cioè come<br />
sia possibile una flessibilità degli schemi che altrimenti non permetterebbe alcuna<br />
visione asintotica <strong>dell</strong>’esperienza e accrescimento del sistema dal suo interno.<br />
Ma è sulla dottrina <strong>dell</strong>e antinomie e sul ruolo di catartico per la filosofia di esse<br />
che Putnam mostra il reale intento kantiano <strong><strong>dell</strong>a</strong> sua impostazione. Come Kant si<br />
soffermò a partire dalle antinomie sul mondo ad elaborare il sistema critico, così<br />
Putnam ritiene indispensabile lo svelamento <strong><strong>dell</strong>a</strong> <strong>natura</strong> <strong>dell</strong>e antinomie del realismo,<br />
come false antinomie, come sofismi vuoti che celano posizioni metafisiche ben definite.<br />
L’attualità di Kant per la teoria del riferimento viene rintracciato <strong>nella</strong> lettera a<br />
Herz del 21 febbraio 1772 80<br />
in una sua elaborazione del problema di che cosa sia<br />
80 I. Kant, Briefwechsel, KGS X, pp. 129-135. In particolare Putnam si riferisce al passo alle pp. 130-131:<br />
Ich frug mich nemlich selbst: auf welchem Grunde beruhet die Beziehung desienigen, was man in uns<br />
Vorstellung nennt, auf den Gegenstand? Enthält die Vorstellung nur die Art, wie das subiect von dem<br />
Gegenstande afficirt wird, so ists leicht einzusehen, wie er diesem als eine Wirkung seiner Ursache gemäß<br />
sey und wie diese Bestimmung unsres Gemüths etwas vorstellen d. i. einen Gegenstand haben könne. Die<br />
passive oder sinnliche Vorstellungen haben also eine begreifliche Beziehung auf Gegenstände, und die<br />
Grundsätze, welche aus der Natur unsrer Seele entlehnt werden, haben eine begreifliche Gültigkeit vor<br />
alle Dinge in so fern sie Gegenstände der Sinne seyn sollen. Eben so: wenn das, was in uns Vorstellung<br />
heißt, in Ansehung des obiects activ wäre, d. i. wenn dadurch selbst der Gegenstand hervorgebracht<br />
würde, wie man sich die Göttliche Erkentnisse als die Urbilder der Sachen vorstellet, so würde auch die<br />
Conformitaet derselben mit den obiecten verstanden werden können. Es ist also die Möglichkeit so wohl<br />
des intellectus archetypi, auf dessen Anschauung die Sachen selbst sich gründen, als des intellectus<br />
ectypi, der die data seiner logischen Behandlung aus der sinnlichen Anschauung der Sachen schöpft, zum<br />
wenigsten verständlich. Allein unser Verstand ist durch seine Vorstellungen weder die Ursache des<br />
Gegenstandes, (außer in der Moral von den guten Zwecken) noch der Gegenstand die Ursache der<br />
Verstandesvorstellungen ( in sensu reali ). Die reine Verstandesbegriffe müssen also nicht von den<br />
Empfindungen der Sinne abstrahirt seyn, noch die Empfänglichkeit der Vorstellungen durch Sinne<br />
ausdrücken, sondern in der Natur der Seele zwar ihre Qvellen haben, aber doch weder in so ferne sie vom<br />
Obiect gewirkt werden, noch das obiect selbst hervorbringen. Ich hatte mich in der dissertation damit<br />
begnügt die Natur der intellectual Vorstellungen blos negativ auszudrüken: daß sie nemlich nicht<br />
modificationen der Seele durch den Gegenstand wären. Wie aber denn sonst eine Vorstellung die sich auf<br />
einen Gegenstand bezieht ohne von ihm auf einige Weise afficirt zu seyn möglich überging ich mit<br />
Stillschweigen. Ich hatte gesagt: die sinnliche Vorstellungen stellen die Dinge vor, wie sie erscheinen, die<br />
intellectuale wie sie sind. Wodurch aber werden uns denn diese Dinge gegeben, wenn sie es nicht durch<br />
die Art werden, womit sie uns afficiren und wenn solche intellectuale Vorstellungen auf unsrer innern<br />
Thätigkeit beruhen, woher komt die Übereinstimmung die sie mit Gegenständen haben sollen, die doch<br />
282
appresentazione. La critica kantiana ad una spiegazione causale <strong><strong>dell</strong>a</strong> rappresentazione<br />
e <strong><strong>dell</strong>a</strong> corrispondenza viene accolta da Putnam come critica al rappresentazionalismo 81<br />
e al realismo metafisico. 82<br />
La teoria kantiana <strong><strong>dell</strong>a</strong> rappresentazione fornisce la base per<br />
la posizione di Putnam circa una pluralità dei modi di riferimento. In Reason, Truth and<br />
History del 1981 il realismo metafisico viene presentato secondo tre elementi, a cui può<br />
esserne aggiunto un quarto:<br />
1. The Independence Thesis: there exists a fixed totality of mind-independent<br />
objects independent of us.<br />
2. The Correspondence Thesis: there exists a relation of correspondence between<br />
this world and our beliefs.<br />
3. The Uniqueness Thesis: there is exactly one true and complete description of<br />
the way the world is, a description to be yielded by empirical science.<br />
4. The Bivalence Thesis: the thesis that every sentence is determinately either<br />
true or false, or determinately true or not.<br />
Per restringere il campo <strong><strong>dell</strong>a</strong> discussione su Kant, è opportuno osservare che,<br />
secondo Putnam, questa tesi è presente <strong>nella</strong> filosofia di epoca kantiana <strong>nella</strong> forma di<br />
una concezione per cui gli oggetti hanno determinate proprietà, indipendenti dalla nostra<br />
conoscenza di essi.<br />
Ma la tesi del realismo metafisico che deve attrarre l’attenzione è quella<br />
<strong>dell</strong>’unicità, secondo cui il mondo consiste di un set definito di individui (ad esempio<br />
dadurch nicht etwa hervorgebracht werden und die axiomata der reinen Vernunft über diese Gegenstände,<br />
woher stimmen sie mit diesen überein, ohne da diese Übereinstimmung von der Erfahrung hat dürfen<br />
Hülfe entlehnen. In der Mathematic geht dieses an; weil die obiecte vor uns nur dadurch Größen sind und<br />
als Größen können vorgestellet werden, da wir ihre Vorstellung erzeugen können, indem wir Eines<br />
etlichemal nehmen. Daher die Begriffe der Größen selbstthätig seyn und ihre Grundsätze a priori können<br />
ausgemacht werden. Allein im Verhältnisse der qvalitaeten, wie mein Verstand gäntzlich a priori sich<br />
selbst Begriffe von Dingen bilden soll, mit denen nothwendig die Sachen einstimmen sollen, wie er reale<br />
Grundsätze über ihre Möglichkeit entwerfen soll, mit denen die Erfahrung getreu einstimmen muß und<br />
die doch von ihr unabhängig sind diese Frage hinterläßt immer eine Dunckelheit in Ansehung unsres<br />
Verstandesvermögens woher ihm diese Einstimmung mit den Dingen selbst komme”.<br />
81 Nell’alveo di questa posizione si pensi ad un’interpretazione <strong><strong>dell</strong>a</strong> Deduzione trascendentale come<br />
quella che propone A. B. Dickerson, Kant on Representation and Objectivity, Cambridge 2004, il quale<br />
affronta la teoria kantiana <strong><strong>dell</strong>a</strong> rappresentazione sostenendo che il termine Vorstellung offra lo spunto per<br />
una ricognizione <strong><strong>dell</strong>a</strong> concezione kantiana di oggettività. L’importanza <strong><strong>dell</strong>a</strong> connessione <strong>dell</strong>e<br />
rappresentazioni attraverso l’attività sintetica conduce l’autore a proporre una lettura per cui Kant aveva<br />
una concezione di rappresentazione mo<strong><strong>dell</strong>a</strong>ta sulla nozione di rappresentazione pittorico-figurativa non<br />
riducibile a quella di puri stati mentali. La rappresentazione sarebbe, cioè, un atto immediato <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
co<strong>scienza</strong> e la sintesi non sarebbe altro che un atto di comprensione <strong><strong>dell</strong>a</strong> rappresentazione in quanto<br />
rappresentazione.<br />
82 H. Putnam, Sense, Nonsense, and the Senses: An Inquiry into the Powers of the Human Mind, in The<br />
Dewey Lectures, Journal of Philosophy, XCI, 1994a, pp. 445-517; in particolare, p. 514.<br />
283
punti spazio-temporali) a di un set definito di tutte le proprietà e <strong>dell</strong>e relazioni di ogni<br />
tipo intrattenute tra gli individui.<br />
Il fine di questa tesi consiste nel dimostrare che sia possibile una descrizione<br />
completa e unica di un unico mondo. C’è un esempio, però, che nega la tesi del realismo<br />
metafisico e che contraddice il realismo scientifico dal suo interno: la fisica quantistica.<br />
Quest’ultima sembra sfuggire ad interpretazione realista. Se si rimane<br />
nell’ambito del dibattito tra il realismo e l’antirealismo e si attribuiscono tali posizioni<br />
nell’ambito <strong><strong>dell</strong>a</strong> fisica, alla teoria <strong><strong>dell</strong>a</strong> relatività e alla teoria quantistica, ciò rende<br />
inevitabile l’impossibilità di una visione unitaria del mondo attraverso un’unica teoria<br />
che le ricomprenda. Senza entrare nel merito <strong><strong>dell</strong>a</strong> correttezza <strong><strong>dell</strong>a</strong> visione di Putnam<br />
sulla fisica quantistica, si nota come il ricorso a questo argomento mostra che gli<br />
scienziati possono anche non assumere una posizione realista e che la <strong>scienza</strong> può<br />
ammettere una pluralità di teorie, ciascuna consistente nel suo proprio dominio. 83<br />
Questo argomento è strettamente legato alla causalità, che come parte <strong><strong>dell</strong>a</strong> spiegazione<br />
(explanation) è, agli occhi di Putnam, relativa e non riducibile a nozioni fisiche<br />
primitive. 84<br />
Secondo Putnam, la causalità è relativa all’interesse posto in una spiegazione<br />
piuttosto che in una proprietà unica e fissata del mondo, la causalità è una nozione<br />
normativa e le regole che governano la sua applicazione mostra che non c’è una singola<br />
teoria su di essa. Putnam si scaglia, quindi, contro i sostenitori del mito del dato, che<br />
insistono sulla premessa di proprietà di oggetti indipendenti dalla mente. Al contrario<br />
Putnam sostiene che Kant fosse contrario a questa posizione (come mostra la sua idea<br />
per cui l’esperienza non è data, ma si fa) e sostenesse proprietà relazionali degli oggetti,<br />
dipendenti da una teoria <strong><strong>dell</strong>a</strong> conoscenza, come ad esempio accade per una qualità<br />
secondaria come il colore rosso.<br />
Questo aspetto deriverebbe per Putnam dalla particolare ricezione kantiana di<br />
Berkeley e rappresenterebbe il cuore del concetto di relatività che egli attribuisce a<br />
Kant. 85<br />
Per Kant non ci sarebbe modo di dar conto <strong><strong>dell</strong>a</strong> conoscenza del mondo che non<br />
sia anche un dar conto di come il mondo si relazioni ad un soggetto conoscente con un<br />
certo apparato cognitivo e dunque non potrebbe esserci in alcun modo una teoria totale<br />
del mondo come indipendente completamente da noi.<br />
83<br />
H. Putnam (1995), p. 14.<br />
84<br />
H. Putnam, Words and Life, Cambridge MA 1994, p. 493.<br />
85<br />
Cfr. H. Putnam, Reason, Truth and History, Cambridge 1981, pp. 60-61.<br />
284
Questo distanziamento dalle tesi del realismo metafisico si riscontrano proprio<br />
<strong>nella</strong> capacità <strong><strong>dell</strong>a</strong> filosofia trascendentale di tracciare una linea di confine, grazie al<br />
concetto di noumeno, che relativizza la posizione epistemologica di Kant. La<br />
distinzione tra intuizione sensibile ed intuizione intellettuale è un esempio di questa<br />
operazione e del rigetto di una tesi <strong>dell</strong>’unicità. Secondo Putnam, cioè, Kant<br />
riconoscerebbe come possibile una forma differente di razionalità o comunque avrebbe<br />
messo in questione per primo le tesi sulla unicità del mondo, sebbene il postulato di un<br />
intelletto diverso da quello umano non assuma alcun contenuto determinato.<br />
Secondo i critici di Putnam, come D. Moran, in realtà il problema<br />
<strong>dell</strong>’oggettività, in questo modo, viene solamente ricollocato, ma non risolto; 86<br />
e questo<br />
vale nel caso <strong><strong>dell</strong>a</strong> filosofia trascendentale per cui l’oggettività sarebbe una questione di<br />
incontro tra mente e realtà, per produrre la mente e la realtà stesse su una forte base<br />
olistica di interscambio tra soggetto e oggetto.<br />
Una critica da questo punto di vista è stata rivolta a Putnam da M. Wilson che<br />
interpreta il realismo empirico di Kant come una forma particolare di realismo<br />
scientifico. Secondo Wilson Kant aveva una concezione in linea con il realismo<br />
scientifico <strong>dell</strong>’epoca e avrebbe ripreso questo aspetto da una teoria causale secondo cui<br />
le sensazioni sarebbe causate da oggetti empirici che avrebbero qualità primarie che<br />
causano qualità secondarie non reali come colori e sapori, riprendendo un passo<br />
87<br />
<strong>dell</strong>’Estetica trascendentale. Inoltre Wilson si rifà al passaggio presente nel quarto<br />
paralogismo, che sembra mettere alla prova la tesi di Putnam. Come anche nelle<br />
Anticipazioni <strong><strong>dell</strong>a</strong> percezione, Kant si richiama ad una visione per cui la percezione ci<br />
fornisce qualcosa di reale nello spazio (Etwas wirkliches im Raume) per designare quel<br />
sostrato esistente che causa le nostre sensazioni. Per questo Wilson conclude contro<br />
Putnam che “like Descartes, and unlike Berkeley, Kant construes the world of science<br />
and not the world of sensations, as empirically real”. 88<br />
Ma a questa asserzione di Wilson si può obiettare che entrambe sono<br />
empiricamente reali e che l’aspetto su cui si gioca il loro differente statuto risiede<br />
nell’oggettività, di cui le sensazioni sono prive, in quanto elementi soggettivi<br />
<strong>dell</strong>’esperienza e costitutivi <strong><strong>dell</strong>a</strong> soggettività, come emerge dalle pagine <strong>dell</strong>’Estetica<br />
trascendentale e con ancor più forza dalla Kritik der Urtheilskraft.<br />
86<br />
D. Moran, Hilary Putnam and Immanuel Kant: two ‘internal realists’?, in Synthese, 123, 2000.<br />
87<br />
KrV, A28-29/B44-45.<br />
88<br />
M. Wilson, The “Phenomenalism” of Berkeley and Kant, in Self and Nature in Kant’s Philosophy, a<br />
cura di Allen Wood, Ithaca 1984, pp. 157-173; in particolare, p. 169.<br />
285
Tuttavia, la teoria <strong><strong>dell</strong>a</strong> dipendenza dalla mente legata all’oggettività, non è,<br />
secondo Putnam, sinonimo di soggettività, bensì l’oggettività è dipendente dalla mente<br />
<strong>nella</strong> misura in cui siamo capaci di conoscere o ritrovare oggetti in ciascuna pratica<br />
particolare, sebbene l’oggettività possa essere indipendente dalla mente, nel senso che<br />
un oggetto non necessita <strong><strong>dell</strong>a</strong> nostra presenza per sapere in che senso è dipendente<br />
dalla nostra mente. 89<br />
L’interpretazione di Putnam si risolve, così, in un’istanza pragmatista. Un<br />
pragmatismo che vede la filosofia kantiana come capacità di tenere più punti di vista<br />
sulla realtà e che vorrebbe aprire numerosi ambiti di interscambio tra filosofia e altre<br />
discipline. Sebbene l’interpretazione di Putnam sia criticabile sotto molti punti di vista,<br />
90<br />
aiuta a comprendere alcuni aspetti <strong><strong>dell</strong>a</strong> posizione kantiana. Quest’ultima, però,<br />
mostra una complessità e una ricchezza di argomenti da cui la riflessione<br />
contemporanea non può che trarne benefici e stimoli per il futuro.<br />
89<br />
H. Putnam, Representation and Reality, Cambridge MA 1988, p. 109. Cfr. G. Bird, Kant’s Theory of<br />
Knowledge, London 1962, p. 81.<br />
90<br />
Allais (2003).<br />
286
ALLEGATO 1<br />
Omotopia alla circonferenza <strong>nella</strong> striscia di Möbius<br />
287
ALLEGATO 2<br />
Processo di costruzione <strong><strong>dell</strong>a</strong> striscia di Möbius, ricavata dallo spostamento <strong><strong>dell</strong>a</strong><br />
linea blu mentre avviene la rotazione del cerchio verde attorno all’asse z.<br />
288
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- Kant e l’Opus Postumum, Convegno <strong><strong>dell</strong>a</strong> Società italiana di Studi kantiani, a cura di<br />
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• Microfilm<br />
- Kant, I., Opus Postumum, Mikrofischesausgabe von Tilo Brandis, Einführung von R.<br />
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- Kants naturtheoretische Begriffe (1747 - 1780). Eine Datenbank zu ihren expliziten<br />
und impliziten Vernetzungen, a cura di F. Wunderlich e W. Lefèvre, Berlin 2000.<br />
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