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4 - Aeronautica Militare Italiana

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12<br />

Terza Pagina<br />

Spigolature sul moto perpetuo<br />

Dopo i marchingegni<br />

meccanici, incontrati<br />

nel numero precedente,<br />

vediamo alcune soluzioni<br />

escogitate nel campo<br />

idraulico ed in quello<br />

e l e t t r o m a g n e t i c o .<br />

Come la ruota di Villard<br />

rappresentò l’archetipo<br />

meccanico al quale si<br />

ispirarono in molti, la spinta<br />

di Archimede stimolò la<br />

fantasia degli idraulici,<br />

anche se non mancarono<br />

i distinguo soprattutto in<br />

relazione allo sfruttamento<br />

della caduta dell’acqua o<br />

delle risalite capillari. In ogni<br />

modo l’errore di principio<br />

è sempre il solito: l’energia<br />

ottenuta dalla risalita per<br />

spinta di Archimede o<br />

dalla caduta di un fluido è<br />

esattamente uguale a quella<br />

spesa per portare il sistema<br />

nella condizione iniziale.<br />

Non basta! Come si sa per<br />

avere il moto si devono<br />

anche vincere i vari attriti,<br />

con energia aggiuntiva…<br />

La più semplice macchina<br />

archimedea fu presentata<br />

da Barth e consisteva sulla<br />

risalita di alcune sfere<br />

nell’acqua contenuta in un<br />

recipiente dotato di uno<br />

stramazzo superiore dal<br />

quale i galleggiati dovevano<br />

cadere su una catena a<br />

palette, mettendola in<br />

movimento. I galleggianti, a<br />

fine corsa, rientravano nel<br />

recipiente attraverso un tubo<br />

in fondo al quale si apriva una<br />

valvola. Non è dato sapere<br />

chi avrebbe movimentato la<br />

valvola e, soprattutto come<br />

FIG. 7<br />

si sarebbe impedito all’acqua<br />

di fuoriuscire dalla bocca del<br />

tubo respingendo la pallina<br />

(fig.7). Decisamente più<br />

ingegnoso è il congegno a<br />

tubo senza fine che Diderichs<br />

descrisse sul “Mechanics<br />

Magazine”. Si trattava di un<br />

tubo di gomma pieno d’aria<br />

e chiuso su due pulegge<br />

di rinvio; il tubo era anche<br />

dotato di appendici esterne<br />

alle quali erano vincolati dei<br />

galleggianti. Immergendo<br />

il sistema in acqua i<br />

galleggianti avrebbero<br />

deformato, ingrandendole,<br />

le appendici gommose del<br />

tubo nel lato ascendente,<br />

mentre le avrebbero<br />

FIG. 8<br />

compresse nella parte<br />

discendente. La differenza<br />

di volume d’aria fra i due<br />

lati della catena avrebbe<br />

garantito il movimento.<br />

Idea ingegnosa, ma tanto<br />

arzigogolata da indurre in<br />

confusione anche l’autore<br />

stesso che nella figura di<br />

presentazione mostra il<br />

senso di rotazione inverso<br />

a quello teorizzato (fig.8)!<br />

Abbandonando la spinta<br />

ascensionale nei fluidi<br />

ed addentrandoci nella<br />

loro caduta si scopre che<br />

qualcuno ha cercato perfino<br />

di adattare all’idraulica il<br />

principio della ruota di Villard<br />

con un sistema di tubi radiali,<br />

collegati centralmente ad<br />

un mozzo, alle estremità<br />

FIG. 9<br />

dei quali si trovavano dei<br />

mantici. I mantici erano<br />

azionati da pesi fissati sulle<br />

pareti mobili e contenevano<br />

del liquido che, passando da<br />

un mantice a quello opposto,<br />

garantivano l’eccentricità<br />

del carico ed il moto (fig.9).<br />

Diderichs si produsse anche<br />

nel mulino ad acqua, la più<br />

ingenua delle invenzioni sul

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