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Notte senza fine, di Alessandro Giglia - Il primo amore

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adesso anche il tavolo, guarda le se<strong>di</strong>e,<br />

sembrano dei satelliti” si sconcertava. Macra<br />

non poteva uscire finchè sua madre era in<br />

quelle con<strong>di</strong>zioni, allora mi sono alzato dalla<br />

se<strong>di</strong>a, deciso a tornare alla grande casa <strong>di</strong><br />

Giuseppe; sotto la cornice della porta mi sono<br />

trovato <strong>di</strong> fronte Alemão, che stava rientrando<br />

proprio in quel momento. Era con degli amici, e<br />

aveva due piccoli cuscini ai lati della faccia, fra<br />

gli occhi e le orecchie, sostenuti da un nastro<br />

adesivo trasparente che gli girava più volte<br />

attorno alle tempie. Gli ho chiesto se era la sua<br />

maschera, ma lui mi guardava con un sorriso<br />

strampalato, tutto rosso in faccia, come i suoi<br />

capelli, e non parlava. I suoi amici ci hanno<br />

spiegato che erano stati loro ad attaccargli i<br />

cuscini al viso, perchè cadeva in continuazione,<br />

aveva anche rischiato <strong>di</strong> venire calpestato da un<br />

intero corpo <strong>di</strong> ballerine <strong>di</strong> frevo, e almeno così<br />

conciato avrebbe attutito i colpi in faccia. Ho<br />

impiegato un’ora a fare quei cinquanta metri <strong>di</strong><br />

salita che <strong>di</strong>vidono le due abitazioni, andavo in<br />

<strong>di</strong>rezione opposta al flusso delle sfilate, era<br />

tutto pieno, mi infilavo ad ogni piccola fessura<br />

che si apriva casualmente, fra una schiena e un<br />

bacino, sotto braccia tese e gambe sollevate. Ho<br />

trovato Vito, ancora affacciato alla <strong>fine</strong>stra,<br />

chiamava ancora le ragazze coi fischi, c’era<br />

anche il fotografo che salutava sbrigativamente<br />

una femmina alla porta, la spingeva quasi, per<br />

farla andare via più in fretta. “A quante sei?” gli<br />

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