CANTA NAPOLI - Egea Distribution
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16 Mondomix.com / MUSICA<br />
E non vi fossero bastati…<br />
AA VV<br />
The Tango Lesson<br />
Sony Classical<br />
Un modo facile per avere un piccolo<br />
riassunto di alcuni dei più bei tanghi da<br />
ballare ed ascoltare. Colonna sonora del<br />
film Lezioni di Tango di Sally Potter, regala all’ascolto il<br />
valzer Amor y celos di D’Arienzo, la Yumba di Pugliese,<br />
Quejas de bandoneón di Troilo e molto altro.<br />
ASTOR PIAZZOLLA / HORACIO FERRER<br />
Edición crítica: en persona<br />
RCA Victor<br />
La poesia di Horacio Ferrer recitata dallo<br />
stesso e accompagnata dal bandoneon<br />
di Astor Piazzolla. Poesia per le orecchie<br />
e il cuore, oltre che una lezione di musicalità tra voce e<br />
strumento.<br />
AA VV<br />
Sulle rive del tango<br />
Microcosmodischi<br />
Una compilation composta di tanghi per<br />
così dire “involontari”. Il disco è un viaggio<br />
che inizia da Napoli e tocca le sponde<br />
dell’America Latina, Sicilia, Sardegna, dei Balcani, ma è<br />
capace di trovare spunti anche in Norvegia e in Polonia.<br />
Un viaggio che racchiude esperienze e generi musicali<br />
molto diversi tra loro.<br />
RICARDO TANTURI Y SU ORQUESTA TÍPICA<br />
Tangos de mi ciudad<br />
BMG<br />
Pianista, direttore e compositore, la<br />
produzione di Tanturi è sempre associata<br />
ai suoi cantanti, in questo caso la voce<br />
di Alberto Castello. Una piacevolissima carrellata di<br />
tanghi, milonghe e vals da parte di uno dei maestri della<br />
tradizione.<br />
ASTOR PIAZZOLLA / GERRY MULLIGAN<br />
Reuníon cumbre<br />
Music Hall<br />
Il connubio tra Astor Piazzolla e Gerry<br />
Mulligan è quanto di più straordinario<br />
potesse produrre l’incontro tra due generi<br />
musicali: tango e jazz. Ne nasce una musica che affonda,<br />
all’interno di due voci così importanti come quella del<br />
bandoneon e del sax baritono, il tango dentro il ritmo<br />
sincopato del jazz, senza tralasciare gli impeti sonori di<br />
uno Stravinskij<br />
10 PRIMAVERA 2011<br />
RODOLFO BIAGI<br />
La Orquesta Y Sus Cantores<br />
Emi<br />
Un altro maestro della tradizione. La<br />
semplicità delle melodie al suo massimo<br />
livello, meravigliosi sono i suoi vals.<br />
Inconfondibile il suo piano che dialoga con l’orchestra, un<br />
vero ballo tra gli strumenti.<br />
ENRIQUE RODRIGUEZ<br />
Tangos con Armando Moreno<br />
Emi<br />
Ha una grandissima produzione. Quella con<br />
Armando Moreno sembra rappresentare<br />
al meglio il suo timbro, la sua sonorità,<br />
un’orchestra all’unisono incentrata sulla melodia degli<br />
strumenti e la voce del cantante.<br />
GOTAN PROJECT<br />
La revancha del Tango<br />
XL,<br />
Inutile negarlo. C’è un prima e dopo Gotan<br />
Project. Un autentico rinnovamento del<br />
tango attraverso la musica elettronica<br />
attuata da un gruppo di musicisti, quasi<br />
tutti residenti a Parigi, che ha dimostrato che si poteva<br />
riesplorare l’intero repertorio del tango e le sue radici con<br />
un linguaggio nuovo.<br />
DANIEL MELINGO<br />
Santa Milonga<br />
Mañana<br />
Inconfondibile la voce di Melingo. Il suo<br />
Narigon è una delle milonghe più eccitanti,<br />
africane, suburbane. Ma è tutto l’album<br />
a disegnare una perfetta ricerca tra la<br />
sonorità urbana, il ritmo africano e l’uso del lunfardo nel<br />
cantato.<br />
TITA MERELLO<br />
Milongón Porteño, da Grandes del Tango 40<br />
Pattaya<br />
Una delle figure femmili più importanti<br />
e rappresentative dei primi decenni del<br />
Novecento (che ha vissuto fino in fondo,<br />
essendo morta solo nei primi anni del Duemila) a Buenos<br />
Aires. Attrice e cantante, la sua è un’interpretazione quasi<br />
giocosa, gorgheggiante, di tanghi in cui c’è sempre chi<br />
scappa, si lamenta o si vanta. Come nella milonga Se<br />
dice de mi, dove per una volta a giocare la parte dello<br />
“spaccone” è una donna.<br />
Wilfried Krüger<br />
Uno dei primi giorni di luglio del 2009 Pina Bausch se ne<br />
è andata all’improvviso. La sua compagnia, il Wuppertaler<br />
Tanztheater, silenziosamente preparata a quel momento,<br />
ha continuato con grande amore e coraggio a portare in<br />
giro per il mondo l’universo bauschiano: “..Certe cose si<br />
possono dire con le parole, altre con i movimenti. Ma ci<br />
sono anche dei momenti in cui si rimane senza parole,<br />
completamente perduti e disorientati, non si sa più che<br />
fare. A questo punta comincia la danza, e per motivi del<br />
tutto diversi dalla vanità… Si deve trovare un linguaggio<br />
– con parole, con immagini, movimenti, atmosfere – che<br />
faccia intuire qualcosa che esiste in noi da sempre”, aveva<br />
detto la stessa Pina Bausch durante il discorso per la<br />
laurea ad honorem assegnatale dall’Università di Bologna<br />
nel 1999.<br />
iL metodo<br />
Dopo i primi lavori ancora legati al linguaggio della danza<br />
tradizionale (e comunque già straordinari), con una musica<br />
che ha una storia da raccontare (Ifigenia in Tauride, Orfeo<br />
ed Euridice, le Sacre du Printemps) svilupperà, dal 77’ in<br />
poi, il suo celebre metodo di improvvisazioni che nascono<br />
da domande, tante domande, evocazioni, che ad ogni<br />
nuova creazione, pone ai suoi ballerini: di che cosa hai<br />
paura? Che cos’è la primavera? Tenerezza. Presentati.<br />
Cosa fai quando ti piace qualcuno? A cui ogni ballerino<br />
risponde con parole e gesti, consegnando parte del suo<br />
vissuto personale a Pina. Solo lei sa dove vuole arrivare<br />
ogni volta. “...Le domande che poniamo ci conducono<br />
a esperienze che sono molto più antiche, che non<br />
appartengono soltanto alla nostra cultura e al qui e ora. È<br />
come se ritornasse a noi una conoscenza che da sempre<br />
ci appartiene, ma della quale non siamo più consapevoli<br />
e contemporanei. Ci fa ricordare qualcosa che è comune<br />
a tutti noi”. La musica è parte di questa scatola magica,<br />
deve evocare paesaggi, sentimenti, stati d’animo. Non è la<br />
stessa dall’inizio delle prove fino allo spettacolo compiuto,<br />
ma va componendosi pian piano, per assemblaggio,<br />
montaggio, estrazione di tutto il materiale sonoro che è<br />
stato raccolto. Questo significa che i ballerini non provano<br />
su una musica già stabilita, ma che musica e danza sono<br />
come due compagni che si cercano e si scoprono nel<br />
tempo della creazione.<br />
un incontro<br />
Mi è sembrato doveroso rendere un piccolo omaggio a Pina<br />
Bausch andando ad incontrare Matthias Burkert e Andreas<br />
Eisenschneider durante il passaggio del Wuppertaler<br />
Tanztheater a Montecarlo, nel mese di dicembre, mentre<br />
riportava in scena Cafè Muller, creato nel lontano 1978,<br />
il solo dove Pina Bausch abbia anche danzato, e Le<br />
Sacre du Printemps. Sono loro i volti che hanno dato ad<br />
ogni spettacolo le musiche: un lavoro da antropologo,<br />
musicologo, artigiano, artista. Un autentico viaggio nelle<br />
musiche del mondo, soprattutto da quando la compagnia ha<br />
iniziato a lavorare su invito nei vari paesi, creando spettacoli<br />
ispirati ai luoghi: come Viktor a Roma, Palermo Palermo,<br />
Wiesenland all’Ungheria, Masurca Fogo a Lisbona, Agua<br />
al Brasile, Nefés alla Turchia, e ancora.<br />
Tango<br />
I tanghi di Pina<br />
U n p i c c o l o v i a g g i o t r a l e m u s i c h e d e g l i<br />
spettacoli di Pina Bausch e il suo<br />
Wuppertaler Tanztheater<br />
di Emanuele Enria<br />
10 PRIMAVERA 2011<br />
17<br />
un pò di tango<br />
Dentro questa ampissima scelta, mi piace ricordare<br />
quanto il tango sia stato un “luogo” preferenziale (a cui<br />
ha anche dedicato un intero spettacolo, Bandoneon)<br />
in cui Pina Bausch ha esplorato la possibilità di incontro<br />
tra individui, tra uomo e donna, attraverso un codice<br />
di gesti, camminate, abbracci. Nel 1978 porta in scena<br />
Kontakthof, un lavoro che riproporrà poi nella versione<br />
con intepreti di età over 60 e in una terza versione con<br />
ragazzi sotto i 18 anni, documentata poeticamente nel<br />
recente documentario Les reves dansant di Anne Linsel<br />
et Rainer Hoffmann (e a breve da un lavoro più ampio di<br />
Wim Wenders). Rimangono, come in un film di Fellini, quei<br />
motivetti di tutto lo spettacolo. La melanconica melodia<br />
estratta dal film il Terzo Uomo di Carol Reed e composta<br />
da Anton Karas, suonatore di zither. O i tanghi tedeschi<br />
di Juan Llosas, come Oh, Fräulein Grete, Blonde Claire...<br />
Ascoltandoli, sembrerà di entrare sempre in quel mondo<br />
che ci ha regalato Pina Bausch, dove anche una semplice<br />
carezza è già danza.<br />
Online www.pina-bausch.de/en/index.php<br />
www.juanllossas.de/Discher%20CD1.htm<br />
Angelos Giotopoulos