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CANTA NAPOLI - Egea Distribution

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38 Mondomix.com<br />

Un incontro piccante<br />

di Luca Vergano<br />

illustrazioni Cristina Amodeo<br />

Per favore, mi porta un’altra ciotola di peperoncino?<br />

Non sono ancora arrivate le prime portate che Shujaat ha<br />

già finito una ciotola di peperoncino. Qualche cucchiaio<br />

accompagnato da nuvole di drago, altri accompagnati<br />

soltanto da schiocchi di labbra di piena soddisfazione. Non<br />

male, penso, ma non così sorprendente visto che il titolo di<br />

un suo disco è Ammoré (sic) e in copertina è raffigurato un<br />

grande cuore fatto di peperoncini.<br />

Non posso farci niente – mi dice – mi piace mangiare<br />

speziato. Sono cresciuto così, la cucina di casa nostra era<br />

molto speziata, persino per le abitudini indiane.<br />

Un istante dopo Shujaat è di nuovo immerso nella<br />

conversazione. Al tavolo ci sono Renzo, che sta producendo<br />

10 PRIMAVERA 2011<br />

il suo disco, Fabio (che si occupa della registrazione),<br />

Federico, che sul disco suonerà le tabla e che si rivolge<br />

come ogni allievo deve fare chiamando Shujaat guruji.<br />

Loro parlano di raga, di tempi, battono le dita sul tavolo e<br />

contano. Io continuo ad osservare affascinato la quantità<br />

di peperoncino che Shujaat continua ad ingurgitare.<br />

Shujaat suona il sitar, per capirci quello strumento a corde<br />

che a un certo punto l’hippie Franchino sfoggia in Fantozzi<br />

Subisce Ancora. Solo che, a differenza di Franchino,<br />

Shujaat proviene da una delle dinastie di musicisti classici<br />

più famose ed importanti dell’India, addirittura risalente al<br />

musicista di corte dell’imperatore Moghul Akhbar, attorno<br />

1600. Lui stesso è un Ustad, un maestro. Un po’ come<br />

essere a tavola con Benedetti Michelangeli, ecco.<br />

A tavola però il peso di tutta questa<br />

dinastia scompare. Ustad Shujaat è<br />

molto molto divertente, in un modo<br />

asciutto e anche un pò sarcastico.<br />

Qualche tempo fa gli è stato<br />

presentato un ragazzo italiano che<br />

suona il sitar e che si era esibito in<br />

Vaticano.<br />

Shujaat stringendogli la mano lo<br />

guarda e gli dice, estremamente<br />

serio, So, I am classic sitarist and you<br />

are pope sitarist. C’è voluto un attimo<br />

per tutti per capire la battuta. Ma<br />

poi c’era gente a cui il peperoncino<br />

usciva dal naso, dal ridere.<br />

Ovviamente il peso della dinastia<br />

si sente quando Ustad Shujaat si<br />

siede e comincia a registrare. Non<br />

capisco niente di musica indiana,<br />

ho l’approccio contadinesco mi<br />

piace/non mi piace. Ma lui è davvero<br />

entusiasmante. Per la sua capacità<br />

di rendere i lunghissimi brani tipici di<br />

questa musica qualcosa che passa<br />

alla velocità della luce, per la sua<br />

capacità di far seguire una dietro<br />

l’altra frasi morbide, estremamente<br />

melodiche. Come uno che spiega il<br />

Mahabarata ad un bambino senza che<br />

il linguaggio semplice ne diminuisca<br />

di un grammo la forza poetica.<br />

Nel frattempo arrivano i piatti e su<br />

ogni raviolo cinese Ustad Shujaat<br />

mette due cucchiaiate di peperoncino.<br />

Ne aggiunge persino sul pollo in<br />

agrodolce, che già aveva specificato<br />

desiderare very spicy.<br />

Improvvisamente capisco perché<br />

mi faccia così sorridere la sua<br />

propensione al peperoncino. Il<br />

maestro mi ricorda moltissimo il<br />

personaggio di un libro che ho appena<br />

finito, il detective Vish Puri. Vish Puri,<br />

della Investigatori Privatissimi Ltd. ha<br />

una passione notevole per il cibo, grande classico della<br />

letteratura poliziesca. Ma è in altre cose che Ustad Shujaat<br />

e Vish Puri si assomigliano.<br />

Anche il detective Vish Puri ha una grande cultura classica.<br />

Anche Vish Puri tende ad una certa pinguedine. E anche<br />

Vish Puri adora il peperoncino, in particolare la qualità<br />

Naga Morich, che sembra essere quella più piccante del<br />

mondo. Non so se Ustad Shujaat li coltivi sul tetto di casa<br />

sua come Vish Puri. Ma non oso del tutto chiederglielo.<br />

D’altronde nessuno chiederebbe a Benedetti Michelangeli<br />

se mangia la caponata come Montalbano, no? Però gli<br />

chiedo delle spezie.<br />

Le spezie in India ovviamente hanno un valore igienico<br />

altissimo – dice. Aiutano a conservare il cibo, aiutano a<br />

digerire meglio, aiutano a stare bene in un posto che a<br />

livello climatico è molto difficile.<br />

Ma la questione è ancora più ampia a quanto pare. Shujaat<br />

si rivela abbastanza ferrato e in grado di approfondire il<br />

discorso gastronomico. Ovviamente senza interrompere<br />

di mangiare, aggiungendo cucchiaiate di peperoncino su<br />

ogni piatto.<br />

Anche il mangiare seduti con la schiena dritta, come viene<br />

insegnato fin da bambini, è per far sì che la digestione<br />

incominci immediatamente. E poi tutte le regole su cosa<br />

mangiare in quale stagione… L’alimentazione è una<br />

questione complessa in una cultura complessa come<br />

quella indiana, mi dice mentre avvicina alla bocca una<br />

cucchiaiata di riso.<br />

Effettivamente, mentre ero ad Ahmedabad qualcuno mi<br />

aveva detto, ad esempio, che è meglio non mangiare<br />

cibo fritto nella stagione dei monsoni. Perché l’umidità<br />

e i cambi di tempo improvvisi rendono estremamente<br />

difficile digerire i cibi più pesanti. Io ovviamente me ne ero<br />

guardato bene adorando in maniera smodata i Samosa<br />

ed essendo curioso di assaggiare le ricette di uova degli<br />

eunuchi raccontate nel capitolo uno. Ma Ustad Shujaat di<br />

questa regola sembra non saperne niente.<br />

Questa cosa non l’ho mai sentita – dice – ma potrebbe<br />

essere. D’altronde ogni stato ha le sue particolarità<br />

culturali.<br />

E non solo ogni stato, mi sembra. Gli chiedo del curry,<br />

che qui molti considerano una spezia mentre è in realtà<br />

un metodo di cottura basato su una miscela di spezie, che<br />

addirittura cambia di casa in casa.<br />

Sì è vero! E a casa mia era sempre molto piccante.<br />

Non ne dubitavo, a dire il vero, ma mi trattengo dal dirlo.<br />

Però questo mi dà qualche indizio sul perché della scarsa<br />

attrattiva della cucina italiana nei confronti degli indiani.<br />

Scarso entusiasmo riscontrato più di una volta, soprattutto<br />

quella volta che, ad Ahmedabad, io e altri italiani<br />

decidemmo di ringraziare la nostra amica Mansi – che<br />

aveva cucinato per noi strepitose Aloo Paratha e altre cose<br />

buonissime – con la più tradizionale delle spaghettate.<br />

Eravamo persino riusciti a trovare il parmigiano, anche se<br />

quello già grattuggiato.<br />

Buono – aveva detto Mansi, molto gentile ma poco<br />

convincente.<br />

Sei sicura? - le abbiamo chiesto – non sembri così<br />

contenta…<br />

The Street Foodie<br />

È solo che è un po’… tasteless (insipido).<br />

So long, orgoglio italo-centrico.<br />

Quando lo racconto a Shujaat, si mette a ridere. Sì,<br />

probabilmente è vero – dice.<br />

Anche mio padre amava magiare molto speziato – mi dice<br />

quando la discussione al tavolo si sposta dalla musica.<br />

Il cibo a casa nostra ha sempre avuto un forte valore<br />

simbolico. Mia madre cucinava moltissimo quando mio<br />

padre tornava dalle tournée, cucinava quando riceveva<br />

qualche riconoscimento particolare. E ovviamente cucinava<br />

nelle grandi occasioni.<br />

Ma allora qual è il suo piatto preferito?<br />

39<br />

Il Biryani che faceva mia madre. Era il piatto delle occasioni<br />

più speciali. Da piccolo quando sentivo che si avvicinava<br />

il momento di mettersi a tavola. Ancora adesso non sono<br />

riuscito a trovare nessuno che riuscisse a rendere la carne<br />

così saporita, così morbida. Si scioglieva in bocca.<br />

Ecco. La cucina di mammà. E mentre Ustad Shujaat<br />

si alza per ritornare in studio di registrazione penso al<br />

titolo del suo disco. E penso che forse, sarebbe stato più<br />

appropriato That’s Amoré.<br />

Cosa The Street Foodie è un progetto di Luca Vergano e<br />

Cristina Amodeo. Luca scrive e Cristina illustra.<br />

Online www.thestreetfoodie.com<br />

Chi Shujaat suona, canta, viaggia, compone. Potete leggerel<br />

la recensione di Dil, il suo ultimo CD, a pagina 46<br />

Dove Il ristorante in cui è avvenuta questa conversazione è a<br />

Torino, si chiama La Via Della Seta ed è molto buono, non il<br />

solito cinese convenzionale..<br />

10 PRIMAVERA 2011

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