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me la cavo decisamente meglio. La cosa che mi piace di più è la modalità di lavoro che adottiamo al<br />

centro, sia per necessità, sia per scelta dell’ente per cui opero. Riceviamo molte richieste e la lista d’attesa<br />

è lunga, perciò non è possib<strong>il</strong>e programmare trattamenti estensivi. Il fisioterapista deve per forza educare<br />

i genitori a lavorare a casa con <strong>il</strong> bamb<strong>in</strong>o, qu<strong>in</strong>di le sessioni sono gestite <strong>in</strong> cooperazione dal fisioterapista<br />

e dalla mamma con domande e spiegazioni. Le mamme <strong>in</strong>teragiscono con noi durante <strong>il</strong> trattamento,<br />

chiedono e provano gli esercizi. In tutto ciò c’è ovviamente un <strong>in</strong>tenso lavoro di traduzione da parte del<br />

nostro staff locale (ho cambiato tre <strong>in</strong>segnanti di arabo, con scarsissimi risultati), ma tale contatto con le<br />

famiglie, seppur mediato, è la parte più bella di tutta l’esperienza che sto facendo <strong>in</strong> questo paese.<br />

All’<strong>in</strong>terno del progetto di Community Based Rehab<strong>il</strong>itation vado, poi, ogni settimana a visitare a casa dei<br />

bamb<strong>in</strong>i residenti <strong>in</strong> aree particolarmente povere e alla periferia della città, con situazioni di gravità cl<strong>in</strong>ica<br />

o disagi fam<strong>il</strong>iari molto gravi. E’ molto faticoso, a volte fa caldissimo, non ci sono strade asfaltate, solo<br />

piste <strong>in</strong> mezzo alla polvere, ma è la cosa che preferisco fare. Chiariamoci: non ho <strong>il</strong> gusto per l’orrido, mi<br />

piace perché vado a casa delle persone e vedo davvero cosa vuol dire sopravvivere <strong>in</strong> questo paese, come<br />

vivono le famiglie, e sento che le <strong>in</strong>dicazioni che diamo a casa sono poi quelle più ut<strong>il</strong>i. Rivedo e valuto<br />

periodicamente i bamb<strong>in</strong>i, a volte li trovo migliorati, a volte no, è già un gran risultato se la mamma è più<br />

serena nella gestione del piccolo disab<strong>il</strong>e.<br />

L’ospitalità e l’accoglienza delle famiglie sudanesi mi stupiscono sempre: anche la famiglia più povera si<br />

prodiga per metterci a nostro agio, le mamme ci sorridono sempre, e tutti i bamb<strong>in</strong>i ci tendono la mano<br />

per salutare. Inevitab<strong>il</strong>mente mi vengono offerti grandi bicchieri di coca cola o, quando va male, di acqua,<br />

che devo rifiutare nel modo più gent<strong>il</strong>e possib<strong>il</strong>e per non <strong>in</strong>correre nel rischio di qualche <strong>in</strong>fezione.<br />

Ora che sono qui da un po’ posso dire che venire <strong>in</strong> Sudan è stata una delle cose più importanti che abbia<br />

fatto per me stessa: lo rifarei senz’altro. Stare qui mi ha cambiata, quando torno a casa mi sento un po’<br />

fuori posto e non mi riconosco molto nei meccanismi quotidiani a cui ero abituata due anni fa. Faccio fatica<br />

a discutere sul cosa preparare per cena con mia mamma o sul come scegliere cosa fare nel weekend con<br />

gli amici…mi sembra di avere sempre troppe possib<strong>il</strong>ità e nessun vero problema. Sempre riflettendo sul<br />

mio lavoro, secondo me la parte più diffic<strong>il</strong>e è emersa dopo un po’. Appena arrivata tutto era novità ed<br />

alcuni dettagli sfuggivano. Le mie fatiche più grosse attualmente sono quelle che co<strong>in</strong>volgono le differenze<br />

culturali, l’accettazione di un modo di pensare che non è <strong>il</strong> mio, che a volte sfugge alla logica <strong>in</strong> cui sono<br />

stata educata. Faccio fatica, ad esempio, ad accettare <strong>il</strong> fatto che qui la donna non abbia gli stessi diritti<br />

dell’uomo, e che questa cosa ricada anche su di me <strong>in</strong> ambito professionale nel momento <strong>in</strong> cui mi devo<br />

relazionare con soggetti masch<strong>il</strong>i. Faccio fatica ad accettare <strong>il</strong> fatto che nei momenti <strong>in</strong> cui si è un po’<br />

più sotto pressione e si richiede uno sforzo maggiore allo staff, la risposta sia: “Insh’Ahlla…” (se Dio<br />

vuole), quando <strong>in</strong>vece per me tutto sta nelle mani dell’impegno e della volontà dell’uomo. Diffic<strong>il</strong>i mi sono<br />

anche alcuni <strong>in</strong>terventi educativi: qui è normale sposarsi tra consangu<strong>in</strong>ei, con grande noncuranza della<br />

genetica che dice chiaramente a quali rischi si<br />

va <strong>in</strong>contro. Vedo bamb<strong>in</strong>i che sono veramente<br />

una sfortunata comb<strong>in</strong>azione di tare fam<strong>il</strong>iari.<br />

Una della mia più accese discussioni è stata con<br />

uno dei nostri medici che sosteneva che è <strong>in</strong>ut<strong>il</strong>e<br />

spiegare alla famiglia dove sta <strong>il</strong> problema.<br />

Il tasso di mortalità da parto di mamma e bamb<strong>in</strong>o<br />

è molto alto, di danni da parto al neonato pure<br />

e ciò è legato all’altissima percentuale di donne<br />

<strong>in</strong>fibulate nel paese. E’ una pratica barbara e<br />

<strong>in</strong>sana che però viene perpetuata e addirittura<br />

richiesta dalle ragazze <strong>in</strong> età da marito quale<br />

certificazione della loro verg<strong>in</strong>ità, e per la paura<br />

di essere rispedite a casa la sera delle nozze.<br />

Queste per me sono cose <strong>in</strong>credib<strong>il</strong>i, <strong>il</strong> diffic<strong>il</strong>e<br />

è farsi promotori di un cambiamento che sarà<br />

lento e che non può <strong>in</strong> alcun modo essere<br />

accelerato oltre i ritmi che la popolazione può<br />

accettare. Tutto ciò che di nuovo viene portato<br />

deve essere contestualizzato e deve avere <strong>il</strong><br />

tempo di essere metabolizzato. A volte mi sento<br />

un piccolo pezzetto di un processo che forse<br />

non f<strong>in</strong>irà mai.<br />

Vorrei vedere tra 100 anni cosa sarà del Sudan,<br />

poi penso anche alle difficoltà che <strong>in</strong>contra<br />

<strong>il</strong> nostro bel paese sv<strong>il</strong>uppato ad accettare<br />

gli immigrati, ma credo anche che opporsi a<br />

tale processo sia semplicemente folle: non è<br />

reversib<strong>il</strong>e, tanto vale impegnarsi aff<strong>in</strong>ché tutto<br />

vada al meglio…e vedremo tra 100 anni!

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