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8<br />
la corsa verso <strong>il</strong> mare<br />
a cura di Nicola Zanella<br />
Roberto Rubens Noviello è un ultramaratoneta<br />
di Ponte San Nicolò (Pd). Impiegato nel settore<br />
<strong>in</strong>formatico ed istruttore di atletica leggera e calcio,<br />
si def<strong>in</strong>isce un eterno <strong>in</strong>namorato dello sport che<br />
ut<strong>il</strong>izza come mezzo per divulgare ai suoi atleti - e<br />
non solo - messaggi educativi.<br />
Nel suo libro, La corsa verso <strong>il</strong> mare edito da Edizioni<br />
Unipress (pag.122), descrive la tragedia umanitaria<br />
che si consuma, da un terzo di secolo, nel Sahara<br />
Occidentale. L’appassionante racconto è snodato<br />
<strong>in</strong> quarantadue capitoli, tanti quanti i ch<strong>il</strong>ometri<br />
della Sahara Marathon, la gara che collega i campi<br />
profughi Saharawi <strong>in</strong> Algeria, e affronta <strong>il</strong> dramma di<br />
un popolo <strong>in</strong> es<strong>il</strong>io visto con gli occhi di un corridore,<br />
regalando tanti spaccati di vita africana e cont<strong>in</strong>ui<br />
parallelismi con l’ipocrisia del nostro mondo.<br />
“Lo sport genera emozioni e le emozioni che una<br />
maratona riesce a regalare, a chi ha la fortuna di<br />
vivere questa splendida avventura, sono momenti di<br />
vita allo stato puro.<br />
La mia corsa ha attraversato un deserto, l’Hammada du Dra. E’ uno dei luoghi più <strong>in</strong>ospitali al mondo.<br />
La corsa verso <strong>il</strong> mare racconta delle emozioni che la Sahara Marathon regala agli atleti. Una tragedia<br />
umanitaria vista con gli occhi di chi ci corre dentro. Il mio scritto tratta dei Saharawi, un popolo che vive<br />
<strong>in</strong> es<strong>il</strong>io all’<strong>in</strong>terno di campi profughi situati nell’Hammada, <strong>in</strong> condizioni di vita al limite del possib<strong>il</strong>e e<br />
dell’immag<strong>in</strong>ab<strong>il</strong>e, dove i sessantac<strong>in</strong>que gradi dell’aria bruciano i polmoni. Dove i bamb<strong>in</strong>i non chiedono<br />
denaro per elemos<strong>in</strong>a. Chiedono acqua. Duecentoc<strong>in</strong>quantam<strong>il</strong>a esseri umani che da quasi quarant’anni<br />
reclamano un referendum per autodeterm<strong>in</strong>arsi come popolo <strong>in</strong>dipendente nello stato che spetterebbe<br />
loro di diritto: <strong>il</strong> Sahara Occidentale. Questo lembo di mondo è l’unico Paese africano che non ha ancora<br />
ottenuto l’<strong>in</strong>dipendenza. L’unico stato “tagliato” <strong>in</strong> due da un muro lungo 2.700 km, più lungo della<br />
muraglia c<strong>in</strong>ese. Un muro costruito per nascondere tante ipocrisie di noi occidentali. Un muro m<strong>in</strong>ato<br />
del quale non si vuole parlare.<br />
Che dire? Chi di voi mi conosce bene sa che io direi “le maratone vanno corse f<strong>in</strong>o alla f<strong>in</strong>e”. La mia<br />
corsa coi Saharawi è <strong>in</strong>iziata nel deserto e sta proseguendo con ciò che mi sono prefisso di portare<br />
avanti. Pubblicare <strong>il</strong> libro è stata una tappa. Venderlo e’ la prossima. E <strong>in</strong> questa tappa ho bisogno anche<br />
del vostro aiuto”.<br />
Roberto Rubens Noviello<br />
Il ricavato del libro La corsa verso <strong>il</strong> mare viene <strong>in</strong>vestito nella sua totalità per progetti a favore del popolo<br />
Saharawi. Progetti di cui Roberto parla nelle sue presentazioni e dei quali è orgoglioso di mettere al<br />
corrente chi ci vuole partecipare. Il libro è una raccolta di testimonianze raccolte durante le permanenze<br />
del corridore nei campi profughi Saharawi <strong>in</strong> Algeria. Racconta di emozioni, speranze e fiducia della<br />
gente del deserto. Racconta di parallelismi tra quel mondo e <strong>il</strong> nostro. Racconta di maratona e di<br />
emozioni da maratoneta. Racconta di una causa umanitaria della quale non si vuole parlare.<br />
La prefazione del libro è stata scritta da Mattia Durli, organizzatore della Sahara Marathon, la gara<br />
che Roberto ha corso e che unisce i campi profughi. Lo sport, la corsa <strong>in</strong> particolare, sa spesso andare<br />
oltre se stessa, diventare veicolo di nob<strong>il</strong>i ideali di solidarietà verso i più deboli o sfortunati. La Sahara<br />
Marathon è certamente un caso emblematico di questo “andare oltre” <strong>il</strong> mero significato tecnico di<br />
una maratona. Chi sceglierà di leggere quanto scrive questo podista veneto di lunga gittata potrà<br />
rendersi conto delle ragioni economico-politiche che da tempo hanno costretto questo popolo a vivere<br />
<strong>in</strong> quattro campi profughi e della frag<strong>il</strong>ità della sua economia basata prevalentemente su aiuti umanitari<br />
<strong>in</strong>ternazionali e sorretta, seppur a stento, dagli effetti economici <strong>in</strong>dotti dalla Sahara Marathon.<br />
Il popolo Saharawi<br />
Il popolo Saharawi vive <strong>in</strong> es<strong>il</strong>io, nel deserto alger<strong>in</strong>o dell’hammada di T<strong>in</strong>douf dal 1975, da quando <strong>il</strong><br />
Marocco ha attaccato <strong>il</strong> suo territorio nel Sahara “spagnolo”. Da allora, tra lotte di liberazione, tregue e<br />
perf<strong>in</strong>o <strong>in</strong>contri di pace, poco si è risolto: <strong>il</strong> Governo Marocch<strong>in</strong>o<br />
non retrocede dalle posizioni conquistate, e la guerra cont<strong>in</strong>ua.<br />
L’Algeria ha così concesso un pezzo di territorio desertico ai<br />
profughi che hanno dato <strong>in</strong>izio alla straord<strong>in</strong>aria esperienza<br />
sociale, politica e civ<strong>il</strong>e degli accampamenti Saharawi. E’ un<br />
popolo ancorato ad una f<strong>il</strong>osofia di vita fondata sul poco da<br />
dividere con tutti, che coltiva un particolare rito del tè per<br />
<strong>in</strong>vogliare <strong>il</strong> l<strong>in</strong>guaggio del cuore, fatto di <strong>in</strong>tuizioni che vanno<br />
oltre <strong>il</strong> significato delle parole dette.