Alcott_Dietro la maschera.qxp - Robin Edizioni
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I<br />
Jean Muir<br />
“È arrivata?”<br />
“No, mamma, non ancora.”<br />
“Vorrei essermi tolta il pensiero. Un pensiero che mi<br />
affanna e allo stesso tempo mi eccita. Un cuscino, Bel<strong>la</strong>, per<br />
il sollievo del<strong>la</strong> schiena.”<br />
Detto questo, <strong>la</strong> povera, irritabile signora Coventry sprofondò<br />
nel<strong>la</strong> poltrona con un sospiro, innervosita e con l’aria<br />
di una martire, mentre <strong>la</strong> graziosa figlia le si affaccendava<br />
intorno con affettuosa sollecitudine.<br />
“Di chi è che stanno par<strong>la</strong>ndo, eh, Lucia?” domandò il<br />
giovane che se ne stava spaparanzato indolente su un sofà<br />
poco lontano al<strong>la</strong> cugina che gli sedeva accanto, intenta a<br />
ricamare con un lieto sorriso sul volto solitamente altero.<br />
“Del<strong>la</strong> nuova governante,” gli rispose Lucia, “<strong>la</strong> signorina<br />
Muir. Vuoi altre informazioni su di lei?”<br />
“No, grazie. Nutro una sorta di inveterata avversione per<br />
le governanti, in genere. Grazie al cielo ho un’unica sorel<strong>la</strong>,<br />
per giunta viziata, sicché finora non mi era stata imposta<br />
una istitutrice o governante o simile genia.”<br />
“Riuscirai a sopportar<strong>la</strong>, adesso?” gli domandò <strong>la</strong> cugina.<br />
“Mi assenterò da casa, quando lei sarà presente.”<br />
“Figurarsi! Pigro come sei, Gerald,” gli disse un altro<br />
giovane dall’aspetto più energico che, in un angolo del salone,<br />
si stava trastul<strong>la</strong>ndo con i suoi cani.<br />
15
LOUISA MAY ALCOTT<br />
“Le darò tre giorni di prova. Se si dimostra sopportabile<br />
non mi disturberò. Altrimenti, se è quello strazio che<br />
scommetto che sia, prendo su ed esco di casa... mi tolgo di<br />
torno.”<br />
“Vi pregherei di non fare discorsi così deprimenti, ragazzi.<br />
A me sconcerta <strong>la</strong> prospettiva di un’estranea per<br />
casa più ancora che a voi due, sapete. Ma Bel<strong>la</strong> non può<br />
essere trascurata. Quindi mi ripropongo di portar pazienza,<br />
con questa istitutrice. E Lucia sarà tanto buona da tener<strong>la</strong><br />
a bada, da domani in poi.”<br />
“Non darti pena, mamma,” disse Bel<strong>la</strong>. “Stando almeno<br />
a quel che dice <strong>la</strong>dy Sydney, questa signorina Muir è<br />
una brava persona e, una volta assuefatti a lei, sono certo<br />
che saremo contenti di aver<strong>la</strong> in casa... è una tale noia, qui<br />
da noi! Lady Sydney dice che è una ragazza tranquil<strong>la</strong>,<br />
compita, simpatica, una che ha proprio bisogno di una casa,<br />
e sarà d’aiuto a me, povera ignorantel<strong>la</strong>... Quindi, vedi<br />
di farle buon viso, per amor mio.”<br />
“Farò del mio meglio, tesoro. Ma... non si sta facendo<br />
tardi? Speriamo che non ci siano stati contrattempi. Di’,<br />
Gerald, hai provveduto a mandare qualcuno a prender<strong>la</strong><br />
al<strong>la</strong> stazione?”<br />
“Me ne sono scordato. Ma <strong>la</strong> stazione non è lontana...<br />
fare quattro passi non <strong>la</strong> sciuperà,” fu <strong>la</strong> <strong>la</strong>nguida risposta<br />
del figlio maggiore.<br />
“Per <strong>la</strong> tua solita pigrizia, sarà stato, e non per dimenticanza,”<br />
disse Bel<strong>la</strong>. “Me ne dispiace, penserà che siamo<br />
dei maleducati a <strong>la</strong>sciar<strong>la</strong> in mezzo a una strada a quest’ora.<br />
Va’ un po’ a vedere, Ned,” aggiunse rivolta all’altro fratello.<br />
“Ormai è tardi, Bel<strong>la</strong>. Il treno sarà bell’e arrivato da un<br />
pezzo. Dalli a me, mamma, gli ordini... se vuoi essere obbedita,”<br />
disse Edward rivolto al<strong>la</strong> signora Coventry.<br />
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DIETRO LA MASCHERA<br />
“All’età sua, Ned è pronto a fare lo scemo con qualsiasi<br />
ragazza che gli capita a tiro. Tieni<strong>la</strong> d’occhio tu, Lucia,<br />
<strong>la</strong> governante, se no quel<strong>la</strong> lo strega come niente,” disse<br />
Gerald con sarcasmo, sottovoce.<br />
Ma il fratello lo udì e rise, di buon umore. “Voglio sperare,”<br />
disse poi, “che sia tu a fare lo scemo a questo modo,<br />
vecchio mio. Dammi il buon esempio e io lo seguirò, te lo<br />
prometto. Quanto al<strong>la</strong> governante, essendo donna, dovrebbe<br />
esser trattata civilmente, come si conviene. Direi che un<br />
po’ di gentilezza in più non sarebbe sprecata, con lei, dato<br />
che è povera oltre che un’ospite.”<br />
“Così par<strong>la</strong> il caro Ned dal cuore d’oro. Noi tutti proteggeremo<br />
<strong>la</strong> povera picco<strong>la</strong> Muir, vero?” disse Bel<strong>la</strong>. E<br />
corse a offrire, sollevandosi in punta di piedi, un bacetto<br />
al fratello che non poté rifiutarsi a quelle rosee <strong>la</strong>bbra invitanti<br />
e a quegli occhi pieni di sororale affetto.<br />
La signora Coventry, leggermente seccata, disse: “Spero<br />
che sia arrivata, perché quando mi predispongo a vedere<br />
qualcuno detesto fare fatica per niente. La puntualità è<br />
una grande virtù. E questa donna ne è carente, aveva promesso<br />
di essere qui alle sette... e le sette son passate da un<br />
pezzo.”<br />
Prima che sprecasse il fiato per un’altra <strong>la</strong>gnanza, <strong>la</strong><br />
pendo<strong>la</strong> batté sette rintocchi e squillò il campanello al<strong>la</strong><br />
porta d’ingresso.<br />
“Ecco<strong>la</strong>!” esc<strong>la</strong>mò Bel<strong>la</strong> e fece per s<strong>la</strong>nciarsi a ricevere<br />
<strong>la</strong> nuova venuta.<br />
Ma Lucia <strong>la</strong> bloccò e le disse, in tono autoritario: “Resta<br />
dove sei, bambina. Tocca a lei venire avanti, non a te<br />
andarle incontro.”<br />
In quel momento un domestico annunciò: “La signorina<br />
Muir.”<br />
Un’esile figura nerovestita si stagliò sul<strong>la</strong> soglia. Per<br />
alcuni istanti nessuno si mosse. E <strong>la</strong> governante ebbe tem-<br />
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LOUISA MAY ALCOTT<br />
po di vedere ed essere vista, prima che una paro<strong>la</strong> fosse<br />
pronunciata. Tutti <strong>la</strong> osservarono e lei gettò sugli astanti<br />
uno sguardo intenso, che fece loro una curiosa impressione.<br />
Dopo di che abbassò gli occhi, abbozzò un inchino ed<br />
entrò.<br />
Edward si fece avanti e <strong>la</strong> accolse con quel<strong>la</strong> sua franca<br />
cordialità che nul<strong>la</strong> poteva intimidire o ragge<strong>la</strong>re.<br />
“Madre, questa è <strong>la</strong> signora che aspettavi. Consentitemi,<br />
signorina Muir, di porgervi le scuse per <strong>la</strong> nostra apparente<br />
negligenza, se nessuno è venuto a prendervi. Si è<br />
trattato di un increscioso contrattempo... o meglio di una<br />
mancanza, per pigrizia o che, da parte del valletto che ne<br />
era stato incaricato. Bel<strong>la</strong>, vieni avanti.”<br />
“Grazie, ma non occorre che vi scusiate. Non è che mi<br />
aspettassi <strong>la</strong> carrozza.” E <strong>la</strong> giovane andò a sedersi senza<br />
rialzare gli occhi.<br />
“Sono lieta di vedervi. Date a me il vostro bagaglio,”<br />
disse Bel<strong>la</strong> alquanto timidamente.<br />
Gerald era rimasto spaparanzato vicino al caminetto e<br />
guardava il gruppo con <strong>la</strong>nguido interesse. Lucia non si era<br />
mossa.<br />
La signora Coventry prese a dire: “Arrivate puntuale,<br />
signorina Muir, il che mi fa piacere. Sono purtroppo<br />
un’invalida, come <strong>la</strong>dy Sydney vi avrà detto, spero. Quanto<br />
alle lezioni che impartirete a mia figlia, vi darà ragguagli<br />
mia nipote,” e accennò in direzione di Lucia, “che sa<br />
bene cosa mi aspetto da voi. Mi scuserete se vi faccio ora<br />
alcune domande, dato che il biglietto di <strong>la</strong>dy Sydney è molto<br />
succinto e io ho dato carta bianca al suo giudizio.”<br />
“Domandate pure quello che vi aggrada, madam” le rispose<br />
una voce mesta e sommessa.<br />
“Siete scozzese, a quanto mi risulta.”<br />
“Sì, signora.”<br />
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DIETRO LA MASCHERA<br />
“I vostri genitori sono vivi?”<br />
“Non ho nessun parente al mondo.”<br />
“Ciò è molto triste! Vi spiace dirmi quanti anni avete?”<br />
“Diciannove.” Un sorriso sfiorò le <strong>la</strong>bbra del<strong>la</strong> signorina<br />
Muir, che appariva rassegnata a subire un lungo interrogatorio.<br />
“Siete giovanissima. Lady Sydney ve ne dava venticinque,<br />
se non ricordo male. Vero, Bel<strong>la</strong>?”<br />
“No, mamma. Tirava a indovinare,” rettificò Bel<strong>la</strong> sottovoce.<br />
“Ma non farle domande del genere davanti a tutti,<br />
non è carino.”<br />
La signorina Muir alzò gli occhi per <strong>la</strong>nciarle uno<br />
sguardo riconoscente, poi disse: “Vorrei averne trenta ma,<br />
dato che non li ho, faccio del mio meglio per sembrare<br />
vecchia.”<br />
Tutti quanti <strong>la</strong> scrutarono attentamente, a questo punto,<br />
e a ognuno si strinse un po’ il cuore al<strong>la</strong> vista di quel<strong>la</strong> giovanetta<br />
pallida in dimesso abito nero senza altro ornamento<br />
che una croce d’argento appesa al collo. Era picco<strong>la</strong>,<br />
magra, incolore, con i capelli biondi, gli occhi grigi e i lineamenti<br />
angolosi, irrego<strong>la</strong>ri ma molto espressivi. La povertà<br />
sembrava aver impresso il suo marchio su quel<strong>la</strong> poverina<br />
e <strong>la</strong> vita, per lei, aver avuto più gelo che sole. Ma<br />
qualcosa, nel taglio del<strong>la</strong> bocca, denotava forza e <strong>la</strong> voce<br />
sommessa e limpida nel<strong>la</strong> gamma dei suoi toni si artico<strong>la</strong>va<br />
in un curioso miscuglio di comando e implorazione.<br />
Non poteva dirsi attraente, ma non era ordinaria. E, seduta<br />
lì, con le delicate mani in grembo, <strong>la</strong> testa china e un<br />
non so che di amaro nel viso affi<strong>la</strong>to, era più interessante<br />
di tante allegre fanciulle in fiore. Bel<strong>la</strong> provò per lei, immediatamente,<br />
una strana tenerezza e le sedette accanto,<br />
mentre Edward per discrezione tornò ai suoi cani.<br />
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LOUISA MAY ALCOTT<br />
“Siete stata amma<strong>la</strong>ta, mi pare,” continuò <strong>la</strong> signora<br />
Coventry, che considerava questo fatto il più interessante<br />
fra tutti quelli che aveva udito riguardo all’istitutrice di sua<br />
figlia.<br />
“Sì, signora, sono stata dimessa dall’ospedale appena<br />
una settimana fa.”<br />
“Siete sicura che sia prudente iniziare subito l’insegnamento?”<br />
“Non ho tempo da perdere e qui in campagna mi rimetterò<br />
presto in forze, se mi assumete.”<br />
“Siete in grado di insegnare musica, francese e disegno?”<br />
“Mi impegnerò per dimostrarlo.”<br />
“Siate tanto gentile da suonarci un’aria o due. Saprò<br />
giudicarvi dal tocco... suonavo discretamente, da ragazza.”<br />
La signorina Muir si alzò, si guardò intorno e quindi si<br />
diresse verso il pianoforte all’opposta estremità del salone.<br />
Passò accanto a Gerald e Lucia come se non li vedesse.<br />
Bel<strong>la</strong> <strong>la</strong> seguiva ammirata, dimentica di ogni altra cosa.<br />
Iniziò a suonare come una che ama <strong>la</strong> musica ed è perfettamente<br />
padrona del<strong>la</strong> sua arte. Incantò tutti quanti con <strong>la</strong><br />
magia del suo talento. Perfino l’indolente Gerald si fece<br />
attento ad ascoltar<strong>la</strong> e Lucia depose l’ago, mentre Edward<br />
guardava le sue dita affuso<strong>la</strong>te vo<strong>la</strong>re sul<strong>la</strong> tastiera, stupito<br />
dal<strong>la</strong> forza e agilità che possedevano.<br />
“Cantate, vi prego,” disse Bel<strong>la</strong> al termine di un bril<strong>la</strong>nte<br />
preludio.<br />
Con <strong>la</strong> stessa mite obbedienza, <strong>la</strong> signorina Muir <strong>la</strong> accontentò<br />
e intonò una canzone scozzese, così dolce, così<br />
triste che gli occhi le bril<strong>la</strong>vano di <strong>la</strong>crime e <strong>la</strong> signora Coventry<br />
ricorse a un fazzolettino. Ma d’un tratto <strong>la</strong> melodia<br />
cessò. La cantante scivolò dallo sgabello e, incapace di<br />
reggersi, stramazzò sul pavimento sotto gli occhi degli<br />
sbigottiti ascoltatori, rigida e pallida come una morta. Edward<br />
<strong>la</strong> sollevò e, dopo aver fatto sloggiare il fratello, <strong>la</strong><br />
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DIETRO LA MASCHERA<br />
distese sul divano, mentre Bel<strong>la</strong> le strofinava le mani e <strong>la</strong><br />
signora Coventry agitava <strong>la</strong> campanel<strong>la</strong> per chiamare <strong>la</strong><br />
cameriera. Ben presto le <strong>la</strong>bbra del<strong>la</strong> signorina Muir tremarono,<br />
emise un sospiro e poi sussurrò teneramente, con<br />
soave accento scozzese, come fosse tornata, errabonda, nel<br />
passato: “Resta con me, mammà, sono tanto stanca e triste<br />
qui tutta so<strong>la</strong>.” 1<br />
“Bevete un sorso di questo cordiale, vi farà bene, cara,”<br />
disse <strong>la</strong> signora Coventry, commossa da quelle dolenti parole.<br />
La strana voce parve rianimar<strong>la</strong> e <strong>la</strong> Muir si sollevò sul<br />
busto, si guardò intorno e, riscuotendosi, con un’aria e un<br />
tono patetici disse: “Perdonatemi, sono in piedi da ore e<br />
nel<strong>la</strong> fretta di arrivare puntuale ho dimenticato di mangiare<br />
da stamattina. Ora però sto meglio. Devo finire <strong>la</strong> canzone?”<br />
“Nient’affatto. Venite a rifocil<strong>la</strong>rvi,” disse Bel<strong>la</strong>, piena<br />
di pietà e rimorso.<br />
“Scena prima, molto ben recitata,” bisbigliò Gerald a sua<br />
cugina.<br />
La signorina Muir che, poco lontana, sembrava intenta<br />
ad ascoltare <strong>la</strong> signora Coventry mentre discettava sugli<br />
svenimenti, lo udì e, voltandosi verso di lui, fece un gesto<br />
al<strong>la</strong> Rachel 2. I suoi occhi grigi parvero a un tratto neri per<br />
l’emozione o <strong>la</strong> rabbia, per un moto di orgoglio o di sfida.<br />
Uno strano sorriso le illuminò il volto mentre, inchinandosi,<br />
diceva con voce penetrante: “Grazie. L’ultima scena<br />
sarà anche migliore.”<br />
1 IN ORIGINALE: BIDE WI’ ME, MITHER, I’M SAE SICK AND SAD HERE ALL ALONE...<br />
[N.d.T.].<br />
2 RACHEL, NOME D’ARTE DI ÉLISA FÉLIX (1821-1858), ATTRICE TRAGICA<br />
FRANCESE MOLTO CONOSCIUTA IN TUTTA EUROPA E NEGLI STATI UNITI [N.d.C.].<br />
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LOUISA MAY ALCOTT<br />
Il giovane Gerald Coventry era un uomo freddo e indolente,<br />
raramente in preda a qualsivoglia emozione o<br />
passione, piacevole o tutt’altro che fosse, ma – a causa dell’aspetto<br />
e del tono di voce del<strong>la</strong> signorina Muir – provò<br />
un’insolita emozione, indefinibile e tuttavia forte. Cambiò<br />
colore e, per <strong>la</strong> prima volta in vita sua, apparve confuso,<br />
imbarazzato. Lucia se ne accorse e odiò <strong>la</strong> signorina Muir<br />
con un astio improvviso, velenoso, poiché in tutti gli anni<br />
trascorsi accanto al cugino nessuno suo sguardo, nessuna<br />
sua paro<strong>la</strong> avevano mai posseduto un tale potere. Gerald<br />
tornò presto padrone di sé, senz’altra traccia di quel passeggero<br />
turbamento che un’ombra di passione nello sguardo<br />
indolente e un’eco di rabbia nel sarcasmo del<strong>la</strong> voce.<br />
“Che melodrammatica, <strong>la</strong> damigel<strong>la</strong>! Domani io parto.”<br />
Lucia rise e si compiacque quando lui si allontanò per<br />
andarle a prendere una tazza di tè al tavolo dove, nel frattempo,<br />
stava avendo luogo una picco<strong>la</strong> scena.<br />
La signora Coventry era di nuovo sprofondata nel<strong>la</strong> sua<br />
poltrona, esausta dopo il trambusto dello svenimento.<br />
Bel<strong>la</strong> si affaccendava intorno a lei. Edward stava maldestramente<br />
preparando uno spuntino per rinvigorire <strong>la</strong> pallida<br />
governante dopo aver <strong>la</strong>nciato invano segnali di soccorso<br />
al<strong>la</strong> cugina Lucia. Era disperato per aver rovesciato<br />
un barattolo di tè. Allora Jean Muir gli diede il cambio al<br />
samovar e, con un timido sorriso, gli disse: “Lasciate che<br />
assuma fin d’ora le mie mansioni e vi serva tutti quanti.<br />
Conosco l’arte di dare conforto al<strong>la</strong> gente in questo modo.<br />
Il mestolo, per favore. Basto io so<strong>la</strong> a preparare il tè. Voi<br />
ditemi soltanto come lo preferisce vostra madre.”<br />
Edward accostò al tavolo una sedia e scherzò sui suoi<br />
“disastri” mentre <strong>la</strong> signorina Muir eseguiva <strong>la</strong> propria<br />
mansione con tanta abilità e grazia che era un piacere star<strong>la</strong><br />
a guardare. Gerald, mentre rivolgeva un paio di domande<br />
al fratello, indugiò un momento dopo che lei gli<br />
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DIETRO LA MASCHERA<br />
ebbe porto una tazza fumante per osservar<strong>la</strong> più da vicino.<br />
La Muir non faceva caso a lui, quasi fosse una statua,<br />
anzi quando Gerald le rivolse <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> finse di non sentirlo<br />
e si allontanò per portare <strong>la</strong> zuccheriera al<strong>la</strong> signora<br />
Coventry, ormai conquistata dalle modeste grazie domestiche<br />
del<strong>la</strong> nuova governante.<br />
“Sul serio, mia cara, siete un tesoro. Non gustavo un tè<br />
così buono da quando è morta <strong>la</strong> mia cuoca Ellis. Bel<strong>la</strong> è<br />
un disastro e <strong>la</strong> signorina Lucia si scorda sempre del<strong>la</strong><br />
panna. Voi fate bene tutto quello che fate, a quanto pare. E<br />
questo è di sommo conforto!”<br />
“D’ora in poi ve lo preparerò sempre io, il tè. Sarà per<br />
me un piacere, madam.” Detto questo, <strong>la</strong> signorina Muir<br />
tornò a sedersi al suo posto e il colorito che aveva ripreso<br />
migliorava il suo aspetto.<br />
“Mio fratello vi stava chiedendo se il giovane Sydney<br />
era a casa quando voi avete <strong>la</strong>sciato il precedente servizio,”<br />
le disse Edward, dato che Gerald non aveva ripetuto<br />
<strong>la</strong> sua domanda.<br />
Guardando <strong>la</strong> signora Coventry, <strong>la</strong> signorina Muir gli<br />
rispose, con un leggero tremito alle <strong>la</strong>bbra: “No, se n’è andato<br />
via da casa alcune settimane fa.”<br />
Intanto Gerald era tornato a sedersi accanto a Lucia.<br />
Le disse: “Non me ne andrò domani. Aspetterò che siano<br />
passati tre giorni.”<br />
“Perché?” domandò Lucia.<br />
Gerald abbassò <strong>la</strong> voce, dopo aver gettato un’occhiata<br />
al<strong>la</strong> signorina Muir, e le rispose: “Perché ho una mezz’idea<br />
che ci sia <strong>la</strong> Muir al centro del mistero che circonda<br />
Sydney. Era fuori del<strong>la</strong> grazia di dio, ultimamente, e adesso<br />
se n’è andato di casa all’improvviso, senza dire una paro<strong>la</strong>.<br />
A me piacciono le storie romanzesche nel<strong>la</strong> vita reale,<br />
purché non siano troppo lunghe e non tanto difficili a<br />
leggersi.”<br />
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