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Ordine marzo 2001 - Ordine dei Giornalisti

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<strong>Ordine</strong><br />

<strong>dei</strong><br />

<strong>Giornalisti</strong><br />

della<br />

Lombardia<br />

ROMA, 24 febbraio. Il sindacato <strong>dei</strong> giornalisti<br />

(Fnsi) e quello degli editori (Fieg), dopo<br />

17 mesi di trattative, hanno siglato oggi un’ipotesi<br />

di accordo per il nuovo contratto della<br />

categoria <strong>2001</strong>-2005. Il contratto accetta le<br />

logiche della flessibilità prevalse negli altri<br />

comparti dell’industria, nell’apparato pubblico<br />

e nella legislazione comunitaria. Subiranno<br />

modifiche istituti giuridici costruiti in 90<br />

anni di lotte (il primo “patto” nazionale è del<br />

1911). Questi i punti centrali dell’accordo:<br />

Flessibilità. Anche i giornalisti saranno presi<br />

in affitto, alle condizioni che stabilisce la<br />

legge 196 del ‘97. Il part-time, prima ammesso<br />

solo nei periodici, entrerà anche nei quotidiani:<br />

il cronista assunto a tempo pieno potrà<br />

optare per un impegno a tempo ridotto. I<br />

contratti a termine, possibili in 8 casi, si<br />

prolungheranno fino a 24 mesi. A termine<br />

saranno assunti anche direttori, condirettori<br />

e vicedirettori. Bisogna dire che il lavoro interinale<br />

viene escluso dalla legge per le<br />

professioni socialmente rilevanti: evidentemente<br />

quella <strong>dei</strong> giornalisti non è, per gli<br />

editori, una professione socialmente rilevante.<br />

Promozioni a tempo. Il giornalista se<br />

promosso inviato, condirettore, vicedirettore<br />

e caporedattore avrà un’indennità temporanea.<br />

L’inviato riceverà lo stipendio di caposervizio<br />

(più un 15%). Le altre figure concorderanno<br />

il compenso con l’editore. Ma questi<br />

giornalisti, esaurito il mandato, torneranno<br />

alla casella di partenza, a compiti e stipendi<br />

precedenti. Chi oggi è già inviato conserverà<br />

i vecchi diritti.<br />

Aziende multimediali: redattori su più<br />

tavoli. Nell’orario di lavoro, il giornalista di un<br />

quotidiano o di un settimanale dovrà scrivere<br />

anche per il sito Internet o per altre testate<br />

della sua azienda, se è libero e se la<br />

richiesta rispetta le sue competenze profes-<br />

ORDINE 3 <strong>2001</strong><br />

Associazione “Walter Tobagi” per la Formazione al Giornalismo<br />

Istituto “Carlo De Martino” per la Formazione al Giornalismo<br />

Trovano cittadinanza il lavoro in affitto, quello a termine (per 24 mesi) e il part-time<br />

L’accordo siglato da Fnsi e Fieg dopo 17 mesi di trattative<br />

Regolamento di disciplina collegato agli articoli 2104, 2105 e<br />

2106 del Codice civile. A termine saranno assunti anche<br />

direttori, condirettori e vicedirettori.<br />

Promozioni a tempo per inviato, condirettore, vicedirettore e<br />

caporedattore (esaurito il mandato, si torna alla casella di<br />

partenza). Lettera di incarico per i collaboratori coordinati e<br />

continuativi. Commissione contratto divisa.<br />

L’assemblea degli iscritti il 29 <strong>marzo</strong> <strong>2001</strong><br />

sionali. Nessun compenso è dovuto, a meno<br />

di un accordo diverso tra la redazione e l’editore.<br />

Il giornalista web. Per la prima volta anche<br />

il giornalista della Rete avrà un contratto di<br />

categoria, ma ridotto. Due sole le qualifiche:<br />

redattore ordinario e coordinatore (o caposervizio).<br />

Le ore di lavoro settimanale saranno<br />

36. Il lavoro festivo o domenicale avrà un<br />

compenso maggiorato del 30% (e non del<br />

55), quello notturno (dalle 23 alle 6) del 16%.<br />

I giornalisti Internet avranno diritto alla tredicesima,<br />

ma non alla quattordicesima. Lavoreranno<br />

6 giorni su 7 (senza settimana corta,<br />

quindi). Se licenziati per colpa dell’editore,<br />

riceveranno una buonuscita di 3 mensilità<br />

(invece di 7). L’intesa per le testate online<br />

avrà una durata sperimentale di due anni.<br />

Regolamento di disciplina. Nelle bacheche<br />

di tutte le redazioni, per la prima volta,<br />

comparirà un regolamento che richiamerà le<br />

azioni punibili per legge (articoli 2104, 2105<br />

e 2106 Cc) con rimproveri verbali o scritti,<br />

multe, sospensioni dal lavoro e dallo stipendio<br />

(per un periodo non superiore a 5 giorni),<br />

licenziamenti disciplinari.<br />

Gli articoli 2104 e 2105 del Codice civile<br />

disciplinano la diligenza e la fedeltà. Nel<br />

cappello del regolamento si afferma che<br />

“restano fermi gli obblighi, i doveri e i diritti<br />

fissati dalla legge 3 febbraio 1963 n. 69, che<br />

regolano la professione giornalistica e le<br />

relative competenze disciplinari <strong>dei</strong> Consigli<br />

dell’<strong>Ordine</strong>”.<br />

Gli aumenti. Un redattore con almeno 18<br />

mesi di anzianità avrà un aumento mensile<br />

di 160mila lire (dal primo <strong>marzo</strong> <strong>2001</strong>) e di<br />

altre 120mila (dal primo <strong>marzo</strong> 2002). Gli<br />

editori non concedono “una tantum” né<br />

compensi per il periodo di vuoto contrattuale<br />

iniziato con la scadenza del vecchio contratto<br />

(30 settembre ‘99).<br />

Oro a 21 colleghi<br />

per 50 anni di Albo<br />

Sono 21 i colleghi (16 professionisti e 5 pubblicisti) che quest’anno compiono i 50 anni di<br />

iscrizione agli elenchi dell’Albo.<br />

Riceveranno la medaglia d’oro dell’<strong>Ordine</strong> della Lombardia in occasione dell’assemblea<br />

annuale degli iscritti che si terrà il 29 <strong>marzo</strong> (h 15) al Circolo della Stampa.<br />

DALLA PAGINA 2 ALLA PAGINA 7 IL PROFILO DELLE 21 PENNE D’ORO.<br />

Demansionamento lecito per contratto e<br />

malattie. Il giornalista che dirige più colleghi<br />

può essere dirottato in un ruolo diverso,<br />

senza più giornalisti ai suoi ordini e mantenendo<br />

la qualifica: e questo trasferimento<br />

non costituirà un demansionamento.<br />

Chi, in 24 mesi, accumulerà 18 mesi di<br />

malattia avrà diritto ad uno stipendio (pieno<br />

o ridotto) se, rientrato al lavoro, ci resterà per<br />

un anno.<br />

Permessi sindacali. Arriva la stretta. I<br />

permessi sindacali restano illimitati e pagati<br />

per le cariche sindacali istituzionali. Nel caso<br />

di <strong>Ordine</strong>, Inpgi e Casagit, il monte annuo è<br />

di 20 permessi retribuiti. I giornalisti, chiamati<br />

a far parte delle Commissioni esaminatrici<br />

per la prova di idoneità professionale non<br />

goderanno, come nel passato, di permessi<br />

retribuiti.<br />

Lavoro giornalistico autonomo. I rapporti<br />

di collaborazione coordinata e continuativa<br />

dovranno risultare da lettera contratto. Il<br />

corrispettivo dovrà essere liquidato non oltre<br />

60 giorni dalla pubblicazione degli articoli<br />

con emissione delle ricevute fiscali previste<br />

dalla legge. Il compenso rifletterà anche la<br />

quantità e la qualità della prestazione. Saranno<br />

rimborsate le spese preventivamente<br />

autorizzate.<br />

Diritto d’autore. Fnsi e Fieg studieranno<br />

modifiche normative che prevedano una<br />

“tassa” sulla reprografia cartacea ed elettronica-digitale.<br />

Le utilizzazioni degli elaborati<br />

giornalistici operate da terzi andranno regolamentate<br />

con ridistribuzione <strong>dei</strong> proventi<br />

anche ai giornalisti.<br />

Responsabilità civile. Le parti esamineranno<br />

entro 90 giorni la possibilità di stipula di<br />

polizza assicurativa generale per l’intero<br />

settore finalizzata alla copertura parziale <strong>dei</strong><br />

danni conseguenti a responsabilità civile<br />

individuando criteri e limiti della relativa<br />

copertura.<br />

Mobbing. Nasce un “Osservatorio antisopruso”<br />

con compiti di studio del fenomeno<br />

e di proposta normativa.<br />

Le dichiarazioni. Il segretario della Fnsi,<br />

Paolo Serventi Longhi, parla di “importante<br />

punto di svolta” e di “un contratto che<br />

consente alla Federazione della Stampa di<br />

Pagina 16<br />

Anno XXXII<br />

n. 3, <strong>marzo</strong> <strong>2001</strong><br />

Direzione e redazione<br />

Via Appiani, 2-20121 Milano<br />

Telefono: 02 63 61 171<br />

Telefax: 02 65 54 307<br />

http://www.odg.mi.it<br />

e-mail:odg@galactica.it<br />

Spedizione in a.p. (45%)<br />

Comma 20 (lettera b)<br />

dell’art. 2 della legge n. 662/96<br />

Filiale di Milano<br />

tutelare finalmente centinaia, forse migliaia,<br />

di colleghi che oggi lavorano senza difese<br />

nell’informazione online oppure svolgono<br />

l’attività di free lance”. Anche per Mario Ciancio<br />

Sanfilippo, presidente della Fieg, si tratta<br />

di “un primo importante risultato”. “L’obiettivo<br />

in ballo - continua Ciancio Sanfilippo - era<br />

quello di inserire elementi di flessibilità nella<br />

gestione delle imprese editrici che consentissero<br />

di accrescere la loro efficacia e<br />

concorrenzialità. L’accordo firmato non<br />

realizza certo questo obiettivo, né può<br />

nascondersi che comporta un costo economico<br />

non trascurabile. Tuttavia è un risultato<br />

da non sottovalutare e da gestire in un clima<br />

di piena collaborazione”.<br />

Nella categoria si è aperto subito un confronto<br />

molto duro. La commissione contratto,<br />

nella riunione del 27 febbraio, si è spaccata.<br />

Il vertice Fnsi ha deciso di convocare la<br />

conferenza <strong>dei</strong> Cdr e il Consiglio nazionale<br />

nonché di promuovere assemblee in tutte le<br />

redazioni. Non viene escluso un referendum<br />

tra tutti i giornalisti “a patto che venga chiesto<br />

da una maggioranza di strutture di base<br />

e di colleghi”. Serventi Longhi il 28 febbraio<br />

ha dichiarato: “Il Contratto verrà firmato dopo<br />

le decisioni degli organi statutari della Federazione”.<br />

Editoria, la riforma<br />

ora è legge.<br />

Cassa integrazione<br />

nei periodici<br />

(pagherà l’Inpgi).<br />

Pagina 22<br />

Il testo<br />

integrale<br />

alle pagine<br />

8, 9, 10 e 11<br />

I redattori web entrano nel Contratto<br />

Serventi Longhi: la parola ai colleghi<br />

Via libera ai giornalisti<br />

negli uffici stampa<br />

della P.a.<br />

Ma c’è un’ombra<br />

sulla contrattazione:<br />

Fnsi esclusa?<br />

PROFESSIONISTI:<br />

Carlo Belihar, Carlo Colleoni, Antonio De Falco, Aldo De Gregorio, Aldo De Martino, Pier<br />

Paolo De Monticelli, Oreste Del Buono, Enrico Forni, Patrizio Fusar Imperatore, Enzo Galletti,<br />

Pier Luigi Gandini, Romeo Giovannini, Gian Francesco Gonzaga Di Vescovato, Orazio<br />

Pizzigoni, Francesco Vizioli, Francesca Laura Wronowska.<br />

PUBBLICISTI:<br />

Angelo Arrigoni, Caterina Lelj, Nino Romano, Libero Traversa, Gian Carlo Vicinelli.<br />

Nel corso dell’assemblea verranno consegnate le tessere di praticante agli allievi della Scuola<br />

di giornalismo dell’Università Cattolica. All’ordine del giorno dell’assemblea degli iscritti<br />

all’Albo figura l’approvazione del bilancio preventivo <strong>2001</strong> e del conto consuntivo 2000.<br />

1


Oreste Del Buono<br />

Il grande “mago”<br />

del fumetto Settantotto anni l’8 <strong>marzo</strong> e una<br />

vita davvero intensa. Che cosa<br />

ha fatto Oreste Del Buono in tutto<br />

questo tempo? Sarebbe sicuramente<br />

più semplice dire quello<br />

che non ha fatto. Romanziere,<br />

traduttore, letterato, persino pittore<br />

e disegnatore, Del Buono è<br />

soprattutto un giornalista. Dice di<br />

sé: “Nonostante abbia scritto una<br />

ventina di romanzi e fatto oltre<br />

150 traduzioni letterarie, il mio<br />

interesse prevalente è sempre<br />

stato il giornalismo. Per passione e curiosità, a offerte di lavoro<br />

giornalistico non ho mai detto di no, a costo di trovarmi nei<br />

pasticci”.<br />

Effettivamente di offerte ne ha avute davvero tante e tante<br />

sono state, di conseguenza, le testate per cui ha lavorato. Nei<br />

giornali è entrato, uscito, ritornato. Nipote di Teseo Tesei, l’inventore<br />

<strong>dei</strong> “maiali” (siluri semoventi) della Regia Marina e<br />

medaglia d’oro, caduto nell’assalto a Malta del 1942, Oreste<br />

del Buono è stato volontario in Marina e allievo dell’Accademia<br />

di Livorno, dopo l’8 settembre 1943 finì in un lager tedesco<br />

per due anni. Al rientro in patria, ha collaborato con il Politecnico<br />

di Elio Vittorini ed è entrato a far parte della prima redazione<br />

di Oggi, diretto da Edilio Rusconi, e di Milano Sera.È<br />

stato poi caporedattore di Epoca durante la direzione di Enzo<br />

Biagi, e di Quattrosoldi.<br />

Critico letterario della Settimana Incom e della Repubblica,<br />

collaboratore di Cinema Nuovo, critico di cinema dell’Europeo,<br />

critico d’arte di Panorama. È tuttora critico pubblicitario dell’Espresso<br />

e tiene da più di dieci anni una rubrica quotidiana di<br />

corrispondenza con i lettori sulla Stampa e una rubrica di articoli<br />

settimanale, Luoghi Comuni, scritta insieme con Giorgio<br />

Boatti. Racconta anche di aver accettato “di preparare e dirigere<br />

un quotidiano romano di sinistra che per fortuna –<br />

commenta – non uscì mai”.<br />

Gli esordi nella professione li ricorda con umorismo e ironia:<br />

“La prima volta che il mio nome è apparso stampato su un<br />

giornale è stato su Il Balilla, in una rubrica di lettere ai lettori:<br />

avevo cinque anni; l’anno seguente venni premiato con una<br />

medaglia per un concorso di testi dedicati alla marcia su<br />

Roma. Ho poi frequentato la scuola Montessori e lì mi hanno<br />

affidato il giornalino scolastico, del quale gestivo anche gli<br />

abbonamenti”.<br />

A dire il vero, come lui stesso precisa, inizialmente si è dedicato<br />

al disegno, lo scritto è venuto dopo: “A Roma – racconta –,<br />

dove mi sono trasferito con la famiglia dall’Elba, ho studiato<br />

alla Scuola delle Mura, nella quale insegnava Tofano, il creatore<br />

del Signor Bonaventura, e poi ho continuato con tale indirizzo<br />

di studi anche a Milano.<br />

Questa formazione e il fatto che sono stato un lettore appassionato<br />

del Corriere <strong>dei</strong> Piccoli spiegano tutto ciò che è venuto<br />

poi con Linus”. Della celebre rivista è stato direttore per molti<br />

anni e si può dire che i fumetti siano la sua grande passione,<br />

anche quando non erano ancora di moda nel nostro Paese ed<br />

erano disprezzati, considerati sottocultura.<br />

Aldo De Martino<br />

L’inquietudine di un<br />

direttore rivoluzionario<br />

Un destino nella direzione della Rai e per la rivoluzione del<br />

mondo della comunicazione. Lo dimostrano gli esordi di Aldo<br />

De Martino, che nel 1951 aveva 24 anni e da pubblicista fondò<br />

il primo giornale universitario italiano, Sport universitario.La<br />

rivista esiste ancora, quest’anno festeggia i 50 anni e porta<br />

ancora il nome del suo fondatore nella testata.<br />

De Martino subito dopo rileva l’Agi sport, un’agenzia giornalistica<br />

nazionale, “finché - racconta - ebbi il classico colpo di fortuna.<br />

Alla fermata del ‘30’ di porta Garibaldi incontrai un mio<br />

amico e collega, Claudio Ansaldo, che mi disse: “Sai che sta<br />

nascendo una cosa nuova? Il telegiornale” non capivo “Ma<br />

cos’è?”. Poi mi chiamarono dalla Rai e in poco tempo divenni il<br />

VI giornalista del Tg. Il direttore all’epoca era Vittorio Veltroni, il<br />

padre di Walter. Un altro che entrò con me fu Bruno Ambrosi”,<br />

attuale presidente dell’Associazione Walter Tobagi.<br />

Un pozzo inesauribile di idee, De Martino prese in mano la<br />

Domenica sportiva e lì creò la moviola. “Quel geniale supporto<br />

tecnico, che oggi usano tutti lo inventammo io e il capo operatore<br />

Heron Vitaletti”. Alla Rai era uno che ha fatto storia e record<br />

di ascolti “e per questo non mi cacciavano - confessa - nonostante<br />

il mio caratteraccio”.<br />

La rivoluzione per la Rai avvenne nel ‘76, quando nacque il<br />

Tg2, il cui direttore era Emilio Rossi, un cattolico, e nel ‘79 seguì<br />

il Tg3 diretto da Andrea Barbato, “un grande professionista di<br />

sinistra”. “Nel 1976 io divenni il direttore del centro di produzione<br />

di Milano e lì rimasi fino al 1992, quando mi mandarono a<br />

casa”.<br />

Ventuno<br />

Ricorda quando, a un congresso del Partito Comunista a Milano,<br />

presentò insieme a Trevisani e Giglio un giornale per le<br />

mondine e gli operai tutto a fumetti. Togliatti e gli altri dirigenti li<br />

cacciarono, poi, però, si scoprì che a Mirafiori tutti leggevano<br />

Grand Hotel, che era, guarda caso, un periodico a fumetti.<br />

Il primo numero di Linus uscì nel 1963 e allora Umberto Eco<br />

ed Elio Vittorini affrontarono il tema del fumetto come forma<br />

d’arte, lanciando, secondo Del Buono, una vera e propria sfida<br />

culturale: Vittorini propose addirittura un accostamento tra<br />

Charles Schultz e J. David Salinger. L’impresa iniziata da<br />

Giovanni Gandini, fondatore della rivista, sembrava un azzardo,<br />

ma vi si dedicò anima e corpo. “Giovanni Gandini si era<br />

venduto un album di francobolli ed era partito per la rischiosa<br />

impresa con tutti gli amici della “Milano Libri”, una libreria che<br />

si trovava a pochi passi dalla Scala e che gestiva sua moglie<br />

Anna Maria. Insieme a quegli amici aveva costituito un comitato<br />

di traduttori delle prime strisce <strong>dei</strong> Peanuts di Charles<br />

Schultz. La mia presenza non era da esperto, ma da consumatore.<br />

Ero io quello che leggeva tutti i fumetti. Divoravo anche<br />

quelli più brutti”.<br />

L’amore per i fumetti, però, ha radici lontane: fin da ragazzo<br />

aveva cercato ostinatamente di mandare suoi disegni al<br />

Bertoldo: “La casa dove abitavo dava sulla piazza vicina a<br />

quella dove c’era la Rizzoli. Quando uscì per la prima volta il<br />

Bertoldo iniziai ad andare, ogni tanto, a vedere il palazzo dove<br />

lo facevano. Una volta mandai un pacco con cento battute alla<br />

rivista e, da allora, ogni settimana mandavo delle vignette e<br />

poi andavo davanti al palazzo ad aspettare l’arrivo della posta.<br />

Giovannino Guareschi, che curava la rubrica “Il Cestino”, un<br />

giorno pubblicò la mia prima vignetta. Ricevetti 25 lire, ma non<br />

le incassai mai: conservo ancora quell’assegno”. Seguirono<br />

altre vignette e scritti.<br />

Il primo vero lavoro per Oreste Del Buono arrivò con la ripresa<br />

dell’Omnibus, dopo che si era mantenuto per un po’ disegnando<br />

manifesti pubblicitari. Nel giornale di Salvato Cappelli ebbe<br />

la possibilità di condividere la stanza con Achille Campanile,<br />

Giuseppe Marotta, Riccardo Manzi e Ennio Flaiano, “lì ci sono<br />

passati tutti, perché era un momento di grande miseria”. A<br />

Oggi, invece, racconta di essere riuscito a entrare grazie al<br />

particolare metodo d’assunzioni utilizzato da Edilio Rusconi:<br />

se qualcuno aveva parlato male di una persona, lui la prendeva.<br />

Un’intensa attività è stata per Del Buono anche quella svolta<br />

nelle case editrici: ha lavorato per Mondadori, Bompiani,<br />

Einaudi, Garzanti. Ha sempre amato in modo particolare<br />

battersi per i libri degli altri e dedicarsi ai tascabili: “Li ho fatti<br />

tutti, tranne gli Oscar, per i quali però ho scritto qualche prefazione.<br />

È un modo di stare più a contatto con il prossimo e aiuta<br />

a non credere troppo nelle proprie opinioni”. Un amore particolare<br />

sono i gialli che ha curato per la Mondadori.<br />

Ha sempre saputo cogliere le molte dimensioni della cultura,<br />

passando dai fumetti americani alle traduzioni di Gide, Wilde,<br />

Maupassant, Costant. Il primo romanzo, Racconto d’inverno, è<br />

del 1945; ne sono seguiti molti altri, per i quali è stato definito<br />

“scrittore di forte personalità, attento ai più impercettibili movimenti<br />

della vita quotidiana”.<br />

Ha vissuto molto e intensamente e fatto davvero di tutto. Il suo<br />

modo di cogliere ciò che la vita gli riserva sorprende, impressiona<br />

e lascia senza parole. Con queste parole ha concluso<br />

uno scritto autobiografico inviatoci per questo articolo: “Oltre a<br />

condurre la collaborazione con La Stampa e L’Espresso,<br />

attualmente sto morendo per vedere l’effetto che fa”.<br />

Giorgia Bresciani<br />

Dodici anni di soddisfazioni:<br />

“Riuscimmo a raggiungere il<br />

26 per cento di tutta la produzione<br />

dell’azienda, mentre<br />

adesso si parla del 4-5 per<br />

cento. E poi con Fantastico del 1983 raggiungemmo il record<br />

assoluto di spettatori, con la Carrà, Corrado, Renato Zero, Marina<br />

Perzi ed Heather Parisi”. A Milano, inoltre De Martino portò<br />

l’alta definizione. Con il film Linea di confine, interpretato, fra gli<br />

altri, da Sting e da Tina Turner. “Abbiamo fatto epoca a Milano -<br />

dice orgoglioso - con Grassi che allora era alla Scala, facemmo<br />

la prima assoluta dal teatro scaligero”.<br />

Tanti personaggi dello spettacolo raggiunsero la fama grazie a<br />

lui. Loretta Goggi, Claudio Cecchetto, Milly Carlucci e Beppe<br />

Assemblea<br />

<strong>2001</strong><br />

Pier Paolo De Monticelli<br />

“Il giornalismo<br />

non è cambiato”<br />

PROFESSIONISTI<br />

“Non credo proprio che il giornalismo<br />

sia cambiato, la ricerca dello scoop<br />

esisteva anche ai miei tempi: è<br />

cambiata la società e ciò che il<br />

pubblico vuole leggere”. Una visione<br />

contro corrente, quella di Pier Paolo<br />

De Monticelli, 79 anni, milanese. “È<br />

normale che il giornalismo in cui ho<br />

lavorato io sia scomparso, ma<br />

questo non significa che l’attuale sia peggiore”, dice. De Monticelli<br />

arriva in redazione dall’ingresso “secondario”, iniziando<br />

nel 1947 come stenografo nell’agenzia milanese Sport Informazioni.<br />

Assieme a lui, nello stesso ufficio, lavora anche<br />

Oreste Del Buono. “Avevo il compito di raccogliere le cronache<br />

delle varie partite di calcio, ma lavoravo ancora in modo saltuario”,<br />

dice De Monticelli. Il primo approccio ravvicinato col<br />

mondo della carta stampata arriva però nel 1948, quando l’allora<br />

ventisettenne Pier Paolo De Monticelli approda al Tempo<br />

di Milano. “Fu mio fratello Roberto, che già ci lavorava, a chiedermi<br />

di andare. A quel tempo, l’editore Angelillo voleva esportare<br />

il modello di giornale, che funzionava così bene a Roma,<br />

anche a Milano”, ricorda. De Monticelli venne assunto come<br />

cronista e al Tempo rimase fino al 1953. Quell’anno infatti,<br />

passò in forza al Settimo Giorno, rotocalco di cronaca, di cui<br />

diviene redattore. Ma il vero salto di qualità arriva solo tre anni<br />

dopo, quando Enrico Mattei lancia l’iniziativa del Giorno. “Era<br />

un giornale veramente nuovo - ammette De Monticelli - in cui<br />

tutti collaboratori credevano. Un anti-Corriere, anche nelle scelte<br />

esteriori: via la terza pagina e più spazio allo sport, la pubblicità<br />

e la Tv”. Una militanza ultraventennale, quella di De Monticelli,<br />

che terminerà solo nel ‘77. “Il Giorno riusciva a trattare<br />

con grande disinvoltura anche gli argomenti più scabrosi, spesso<br />

tirando in ballo santoni della politica”, prosegue. “Dopo l’addio<br />

di Baldacci (il direttore del giornale, n.d.r.) nel 1960, la<br />

testata continuò ad essere un punto di riferimento per gran<br />

parte della sinistra, ma perse incisività, perse quella potenza<br />

dovuta all’inconscienza che aveva prima”, dice De Monticelli.<br />

La consegna della medaglia d’oro alla carriera gli fa piacere,<br />

anche se ammette con schiettezza di “non essere mai stato<br />

uno di quelli che amano fregiarsi di lustrini”.<br />

C.F.<br />

Grillo, per fare <strong>dei</strong> nomi. Il suo segreto? “Passione e pelo sullo<br />

stomaco. Devi essere capace di convincere la gente e portare i<br />

mezzi giusti. Un’azienda cresce grazie all’innovazione, invece<br />

oggi la Rai è solo un gran caos politico. I telegiornali e i<br />

programmi sono un disastro”. La nave affonda, dunque, se non<br />

ci sono abbastanza cervelli: “Durante la mia carriera alla Rai ho<br />

prodotto 50 film. Con me hanno lavorato Burt Lancaster in I<br />

promessi sposi, Monica Vitti e Marcello Mastroianni e registi<br />

come l’impareggiabile Antonioni.<br />

A 74 anni De Martino non ha perso grinta e carattere. Non per<br />

niente, oltre a fare da lettore, segreto, per alcune case editrici,<br />

fa parte dell’Accademia degli inquieti. “L’inquietudine non è una<br />

malattia, è uno stato d’animo”.<br />

K.A.<br />

2 ORDINE 3 <strong>2001</strong>


penne d’oro<br />

Enzo Galletti<br />

“Non sono uno<br />

di quelli che parlano”<br />

Persona riservata e poco amante<br />

delle luci della ribalta, Enzo Galletti<br />

ha un passato da eroe della Resistenza<br />

su cui mantiene un riserbo<br />

assolutamente fuori dai tempi. Per<br />

la professione che ha amato ed<br />

esercitato, anche a rischio della<br />

vita, nell’arco di mezzo secolo,<br />

rappresenta un’eccezione assoluta:<br />

in un ambiente in cui si aggirano<br />

personaggi dall’ego spropositato,<br />

Galletti non vuole strombazzare i<br />

tanti risultati conseguiti, le lotte<br />

combattute con successo, sempre e solo per ragioni ideali, mai<br />

per calcolo personale. Un caso unico, se pensiamo a come<br />

Enzo Biagi ha definito un vizio della categoria: “l’autobiografismo,<br />

malattia senile del giornalismo”. “Ho cominciato scrivendo<br />

sui muri”; così vuole essere ricordato questo milanese, nato nel<br />

1928, e questa frase dà il senso della sua modestia. Condensare<br />

in cinque parole anni di lotta antifascista, combattuta<br />

mettendo a repentaglio la propria vita, non dà il senso del<br />

coraggio dimostrato dal futuro giornalista come partigiano.<br />

Galletti ha dato il suo contributo come attivista democratico<br />

occupandosi comuque di comunicazione: distribuiva le testate<br />

clandestine, come L’Unità o il Fronte della Gioventù. Questo il<br />

ricordo che il giornalista mantiene di quegli anni: “Eravamo circa<br />

un centinaio i ragazzi nel gruppo, (si chiamava “Fronte della<br />

Gioventù”, - “un nome che ci è stato poi usurpato” si rammarica<br />

Galletti – fondato, tra gli altri, da Eugenio Curiel e Gillo Pontecorvo,<br />

insieme ai fratelli Aldo e Giuseppe Tortorella) ed alla fine<br />

siamo soppravvissuti in tre, gli altri che furono catturati dai nazifascisti,<br />

finirono o fucilati sul posto, o uccisi sotto tortura, o nei<br />

campi dove furono deportati. Altri morirono in combattimento.<br />

Giravamo per Milano con un triciclo dal doppio fondo, in cui<br />

nascondevamo le pubblicazioni clandestine, e le consegnavamo<br />

in giro per la città”. Se avete già capito la persona, compren-<br />

Antonio De Falco<br />

Innamorato<br />

della politica estera<br />

La passione per il giornalismo, il<br />

giornalismo come strada per seguire<br />

la sua passione. Antonio De<br />

Falco ha cominciato a fare questa<br />

professione nel 1951, al Corriere<br />

della Sera e poi al Giorno. Un<br />

costante progredire fino a diventare<br />

inviato, a soli trentasei anni, nel<br />

1960. Una grande soddisfazione<br />

professionale e forse anche il modo<br />

migliore per assecondare il suo<br />

interesse maggiore (o occupandosene<br />

proprio in virtù di questo) la<br />

storia militare, quella dell’aviazione,<br />

le problematiche militari dell’Occidente, la politica estera, in definitiva.<br />

Per trent’anni in giro per il mondo a seguire gli eventi più<br />

importanti della guerra fredda, fino al 1990, quando è andato in<br />

pensione a 66 anni.Tanti i ricordi importanti, dalla guerra araboisraeliana<br />

nel 1973, alle trattative <strong>dei</strong> “due blocchi” sugli euromissili<br />

a Ginevra.<br />

“La vita degli inviati a volte è un po’ troppo romanzata, accompagnata<br />

da un alone di mistero e avventura che in realtà o non<br />

esistono o sono da ridimensionare drasticamente – racconta<br />

De Falco con disincanto: sia durante le guerre, sia nei grandi<br />

vertici internazionali e negli incontri diplomatici, con le grandi<br />

personalità politiche che spesso non si facevano neanche avvicinare”,<br />

recrimina.<br />

Anche oggi, da casa, Antonio De Falco continua a coltivare la<br />

passione della sua vita: la politica estera.<br />

Fulvio Fiano<br />

ORDINE 3 <strong>2001</strong><br />

derete perché Galletti non fa menzione della Medaglia d’argento<br />

al valor militare, di cui è stato insignito per non aver parlato<br />

sotto tortura; anche lui fu arrestato e passò quasi un anno, a<br />

cavallo tra il ‘44 al ‘45 a San Vittore. Ne uscì vivo, ma non tradì<br />

mai i compagni, resistendo anche quando lo scorticarono vivo;<br />

“non sono uno di quelli che parlano” quasi si schermisce. Finita<br />

la guerra, Galletti può finalmente dedicarsi alla sua passione:<br />

inizia in cronaca, nel ‘48, alla redazione di Milano sera. Il giornale<br />

verrà chiuso, e parecchi redattori crederanno in una scommessa<br />

di Giangiacomo Feltrinelli, Milano la sera, che non vedrà<br />

mai la luce. Nel ‘54 viene chiamato alla Gazzetta di Mantova,<br />

dove rimarrà tre anni, al termine <strong>dei</strong> quali gli viene offerto di<br />

occuparsi della gestione La Provincia Pavese. Questo periodo<br />

dura altri tre anni, ma il giornale non va tanto bene da sopravvivere,<br />

anche se viene apprezzato. Nel ‘60 Galletti decide di<br />

presentare le proprie dimissioni irrevocabili, e va a salutare in<br />

città tutti i personaggi pubblici e le autorità con cui si è trovato a<br />

contatto in quegli anni; le proteste per l’abbandono del giornale<br />

sono unanimi, e il direttore trova subito entusiasti finanziatori<br />

per un’altra avventura editoriale. Nasce Il Giornale di Pavia, che<br />

avrà l’ex partigiano come direttore per alcuni anni. Comincia<br />

un intermezzo come capo ufficio stampa della Candy, “con<br />

contratto giornalistico, oppure nulla, fu la mia proposta all’azienda”,<br />

puntualizza l’ex-direttore. Dal 1972 Galletti lavorerà al<br />

Giorno, “come redattore ordinario, uno <strong>dei</strong> pochissimi a non<br />

accettare i compromessi necessari per essere caporedattore “,<br />

ci tiene a precisare. Negli stessi anni collaborerà con gli uffici<br />

stampa di varie aziende, dalla Fata di Torino, fino alla Agudio<br />

ed alla Montecatini. Insieme con Giancarlo Galli, Aleramo<br />

Hermet, Enrico Remondina, Dante Ferrari costituirà il gruppo<br />

“Uffici stampa”, per far riconoscere il contratto di lavoro giornalistico<br />

per gli addetti alla comunicazione d’azienda; combatteranno<br />

aspre lotte sindacali contro l’<strong>Ordine</strong>; “La dirigenza dell’ordine<br />

era contraria, ignorò per anni questa professionalità che si<br />

era specializzata, e non capì che per tanti colleghi che non<br />

trovavano spazio nelle redazioni questa era l’unica via”. Enzo<br />

Galletti ha anche scritto saggi critici, romanzi e novelle, oltre ad<br />

aver collaborato a numerosi rotocalchi, ma come si sarà già<br />

capito non vuole che se ne parli più di tanto: a questo giornalista<br />

sono state a cuore solo le grandi battaglie ideali, mai le<br />

realizzazioni personali .<br />

Gianluca Ursini<br />

Carlo Colleoni<br />

Un artigiano<br />

del giornalismo<br />

Carlo Colleoni è l’esempio lampante<br />

di un giornalismo creato dietro le<br />

quinte, lo stereotipo di redattore<br />

dedito alla cucina del giornale, figura<br />

senza la quale i quotidiani non si<br />

troverebbero in edicola.<br />

Nato a Bergamo nel 1908, Colleoni<br />

dopo la maturità classica nella sua<br />

città si laurea all’ateneo di Pavia,<br />

addirittura in due discipline: Scienze<br />

politiche e Giurisprudenza. Sarà<br />

con quest’ultima specializzazione<br />

che entrerà nel mondo delle professioni,<br />

frequentando il foro bergamasco<br />

fino alla seconda guerra mondiale. Dopo gli anni del conflitto,<br />

che non lo vede impegnato al fronte, Colleoni decide che è<br />

finalmente tempo di dedicarsi alla sua passione originale, il giornalismo.<br />

Viste le sue competenze giuridiche, non ha fatica a<br />

ritagliarsi uno spazio nel mondo dell’economia: gli esordi avvengono<br />

in una rivista economica della città orobica: La Rassegna,<br />

con pubblicazione quindicinale. Con questa testata inizia il suo<br />

apprendistato nel ‘46, ma la sua posizione non può essere<br />

regolarizzata: l’italietta burocratica <strong>dei</strong> primi anni ‘50 gli impedisce<br />

di essere iscritto a due ordini professionali contemporaneamente.<br />

Dopo aver ritirato la sua iscrizione dal registro degli<br />

avvocati e procuratori, può iniziare da pubblicista per Il giornale<br />

del popolo di Bergamo, il suo quotidiano di tutta una carriera<br />

giornalistica. La sua assunzione risale al 1951, come redattore<br />

in cronaca locale. Colleoni non ama stare sul palco: si ritaglia<br />

uno spazio di basso profilo, a badare alla cucina del giornale, e<br />

far marciare gli ingranaggi della pagina di cronaca. È stato autore<br />

anche di alcuni saggi d’economia, ormai introvabili, che non<br />

troveranno mai molta eco pubblicitaria per la modestia del loro<br />

autore, che rifugge da ogni tentazione di protagonismo.<br />

Una decina d’anni dietro la scrivania da cronista gli varranno<br />

l’esperienza per passare al ruolo di caporedattore cronaca: è<br />

con questa funzione che chiuderà la sua carriera alla fine degli<br />

anni ‘60. Fedele artigiano della notizia, Colleoni ha legato la<br />

sua vita professionale alle sorti del suo giornale: quando chiuderanno<br />

le rotative del Giornale del popolo questo giornalista<br />

bergamasco non scriverà più una riga, esempio di fedeltà<br />

professionale irripetibile al giorno d’oggi.<br />

G.U.<br />

Assemblea<br />

<strong>2001</strong><br />

Orazio Pizzigoni<br />

PROFESSIONISTI<br />

“Bisogna scrivere per i<br />

lettori non per i direttori”<br />

Orazio Pizzigoni è un fedelissimo.<br />

Le sue idee e il luogo dove affermarle<br />

le ha fissate da giovane e non<br />

le ha più cambiate.<br />

Come molti della sua generazione<br />

(è nato nel settembre del ’27), la<br />

scelta più importante l’ha dovuta<br />

fare che ancora era un ragazzo. Lui<br />

scelse di stare con i partigiani e con<br />

loro iniziò a combattere per la<br />

libertà, restando ferito, beffardamente,<br />

proprio la vigilia del 25 aprile<br />

del ‘45.<br />

Nel 1950 comincia a lavorare all’Unità<br />

dove rimane fino al 1983. Trentatré anni di carriera passando<br />

dalla correzione delle bozze alla cronaca bianca, alle<br />

questioni economico-sindacali alla corrispondenza da Praga<br />

nel ‘61, fino ad essere caposervizio delle pagine sindacali<br />

nell’autunno caldo del ‘69 e inviato speciale dal ’72. L’Unità l’ha<br />

anche firmata come direttore responsabile ed ha maturato una<br />

conoscenza così diffusa del quotidiano del Pci da vedersi<br />

proporre di raccontare in un libro la sua esperienza.<br />

“Sono rimasto tanti anni all’Unità – spiega Pizzigoni – per<br />

coerenza e per continuare il mio impegno sociale. Il libro sulla<br />

mia vita al giornale ho preferito non scriverlo, perché non credo<br />

si possa raccontare un’esperienza professionale”.<br />

Di libri, comunque, Pizzigoni ne ha pubblicati diversi. I ragazzi<br />

di Muggiò è quello a carattere più personale, ma si ricordano<br />

anche Le origini della Repubblica, L’Italia nel pallone, Antologia<br />

della Libertà, Costituzione: da qui al duemila, 1984: Dies Irae a<br />

Parma, La tavola dimezzata, Socialismo addio, conversazione<br />

a due con Gianni Mariani (dirigente del Partito Socialista) sui<br />

temi sociali e politici.<br />

I 33 anni all’Unità non sono stati solo rose e fiori. I contrasti sulla<br />

linea del giornale ci furono soprattutto durante la permanenza<br />

a Praga, ed erano contrasti con il partito comunista cecoslovacco.<br />

Inevitabili, però si trasferirono agli organi dirigenti italiani<br />

e Pizzigoni preferì tornare in Italia. “C’è poco da dire, nella<br />

nostra professione non si è mai liberi, sia nei giornali cosiddetti<br />

indipendenti, sia nei giornali politici. L’editore a cui rispondere<br />

c’è sempre, l’importante è mantenere una propria coerenza e<br />

onestà intellettuale”.<br />

Pizzigoni ha poi collaborato con la rivista Giorni-Vie Nuove, è<br />

stato a capo dell’ufficio stampa della Regione Emilia Romagna<br />

e per tre bienni è stato nella commissione d’esame per l’accesso<br />

all’Istituto per la Formazione al Giornalismo - Carlo De Martino.<br />

“Non è un lavoro facile – ricorda Pizzigoni – dover selezionare<br />

ragazzi spesso già bravi o con esperienze giornalistiche alle<br />

spalle, che per lavorare devono passare attraverso l’iscrizione<br />

all’<strong>Ordine</strong> professionale”.<br />

L’idea che ha del giornalismo è quella di una forma di partecipazione<br />

alla società. Per questo “il distacco della politica dalla<br />

gente comune è uno <strong>dei</strong> difetti maggiori della democrazia<br />

moderna, in cui si partecipa sempre meno”, cosa per la quale<br />

sono responsabili anche i giornalisti “che sempre di più scrivono<br />

per i direttori e sempre meno per i lettori”.<br />

Fulvio Fiano<br />

3


Pierluigi Gandini<br />

Nera e giudiziaria<br />

sempre da gentiluomo<br />

Giornalista e gentiluomo. Alto, sottile, famiglia di militari. Forse<br />

per questo colleziona soldatini. Pier Luigi Gandini è discreto e<br />

misurato, tanto da parere reticente. Sembra non avere una gran<br />

voglia di raccontarsi. Ma nello sguardo, mentre sorvola i suoi<br />

cinquant’anni di giornalismo ogni tanto vedi un baleno. Un guizzo.<br />

La fiamma della professione che ancora brucia dentro, che<br />

non si spegne mai, che gli illumina il viso mentre parla di una<br />

lunga carriera. Iniziata al Corriere Lombardo e passata per<br />

l’Unità, il Giorno e Repubblica. Dalla nera al Palazzo di Giustizia.<br />

Con la misura di chi non parla mai a sproposito. Con la<br />

grazia di chi ama quello che fa. E cerca di dare il meglio.<br />

“Ho cominciato a lavorare dopo la guerra, tra il 1947 e il 1948,<br />

benché non fossi ancora laureato: anzi la cosa andò per le<br />

lunghe proprio per questo”.<br />

Laurea in?<br />

“Lettere con una tesi su Jaques Prèvert. Fui il primo a parlare<br />

di Prèvert in Italia. Feci qualche traduzione, un po’ di critica<br />

teatrale, ma soprattutto lavoravo come cronista di nera per il<br />

Corriere Lombardo. Ai primi tempi coprivo dieci commissariati<br />

al giorno. Partivo alle due e mezzo del pomeriggio e rientravo<br />

alle dieci di sera. Un’impresa disperata. Mi ricordo in particolare<br />

a Greco, c’era un commissario che era un orco”.<br />

Trattava male?<br />

“Eccome. Ed era un problema, perché per avere le informazioni<br />

è importate instaurare un buon rapporto con le proprie fonti.<br />

Ma alla fine trovai la soluzione”.<br />

E come?<br />

“Vidi sul suo tavolo un libretto d’opera. Iniziai a parlargli di bel<br />

canto, di musica e lui si illuminò d’immenso. Sa, aveva una vera<br />

passione. E parlando, parlando, riuscii a entrare nelle sue<br />

grazie e il commissariato di Greco divenne una delle tappe più<br />

interessanti”.<br />

Di un percorso faticoso.<br />

“Faticoso ma importante. Io credo che per conoscere la città e<br />

la vita, un giornalista deve fare la nera. Solo così può entrare in<br />

tutti gli ambienti dove è stato commesso un delitto. Dal palazzo<br />

Francesco Vizioli<br />

Un letterato “epicureo”<br />

appassionato di giornalismo<br />

Francesco Vizioli si definisce un “epicureo”, appassionato di<br />

Lucrezio, “perché sposa quella filosofia, che si attaglia di più<br />

alla mia personalità”. Infatti, con la vita avventurosa che ha<br />

condotto, in giro per i quattro angoli del mondo per lavoro,<br />

prigionero di guerra in Africa, passando tra tanti mestieri ed<br />

esperienze professionali diverse, questo estroso partenopeo<br />

ha sempre avuto l’abitudine a fare buon viso ai rovesci della<br />

fortuna, e trovare l’aspetto positivo in ogni vicenda.<br />

Nato a Napoli nel 1920, Vizioli ha frequentato il liceo classico<br />

nella città del golfo, per poi trasferirsi a Roma e laurearsi in<br />

Scienze politiche. Appena tarscorso il periodo spensierato degli<br />

studi, si è trovato ad affrontare una guerra: dopo il Corso Allievi<br />

Ufficiali nel ‘43, parte per la Sicilia con il suo reggimento di<br />

bersaglieri, destinato al fronte africano. Ma sull’altra sponda del<br />

Mediterraneo non ci arriverà con le truppe; gli angloamericani<br />

lo catturano, e passerà i due anni seguenti in un campo di<br />

prigiona ad Orano, la città di Camus, in Algeria.<br />

Ma anche questa si rivelerà un’esperienza proficua: gli anni<br />

giovanili al Circolo canottieri serviranno a diventare il bagnino<br />

delle spiagge destinate agli ufficiali americani: imparerà così<br />

l’inglese, che gli tornerà utile poi nella professione. Finirà per<br />

tornare a Napoli, a fare da interprete agli ufficiali americani.<br />

Appena liberato, si dedica a quel che gli piace di più: scrivere. Il<br />

primo dopoguerra lo vede a Roma, un apprendistato del<br />

mestiere da cronista tra le tante redazioni <strong>dei</strong> giornali che<br />

nascevano e scomparivano nell’euforia degli anni della ricostruzione.<br />

“In quei mesi ho imparato a fare il giornalista: girando<br />

i commissariati in bicicletta”, ricorda Vizioli.<br />

L’altra sua grande vocazione, l’editoria, lo porta a Milano nel<br />

‘48, a girare tra case editrici che, anche stavolta, nascono<br />

sull’onda dell’entusiasmo senza durare molto.<br />

È a questo punto che torneranno utili le conoscenze delle<br />

lingue; oltre all’inglese, Vizioli parla anche francese e tedesco<br />

dal liceo, il che gli procura una collaborazione con l’ Ansa, sede<br />

centrale, a curare la rassegna della stampa estera. L’apprendistato<br />

in agenzia gli varrà il passaggio a professionista, ma<br />

soprattutto il primo grande incarico: andare a Londra a tenere<br />

l’ufficio di corrispondenza, nel ’54. Quest’esperienza durerà un<br />

paio d’anni, fino a che non verrà richiamato bruscamente: “Le<br />

mie notizie non avevano il taglio giusto: di sicuro c’è che non<br />

facevo parte della classe dominante democristiana”, questo il<br />

suo commento.<br />

Questo spiegherebbe anche perché, dopo esser rientrato in<br />

patria, molla l’Ansa e va a lavorare, come Capo ufficio stampa<br />

e Pubbliche relazioni, per un’azienda inglese. È la British Petro-<br />

Ventuno<br />

aristocratico, al quartiere<br />

popolare. Dalla casa di<br />

ringhiera, alla villa altoborghese.<br />

E guardando,<br />

osservando, si capiscono<br />

molte cose. Certo, capitava di essere svegliati alle due di notte,<br />

perché è stato commesso un omicidio. E allora bisogna correre<br />

sul posto”.<br />

Palazzo di Giustizia in confronto era una vacanza?<br />

“Certo c’è una bella differenza. La giudiziaria è più comoda. Gli<br />

orari coincidono con quelli <strong>dei</strong> processi. Basta essere a Palazzo<br />

per le dieci di mattina”.<br />

Il cronista giudiziario non fa mai tardi?<br />

“No, possono capitare lunghe e snervanti attese. Quando una<br />

sentenza viene emessa a tarda ora. Ma non è certo la regola.<br />

La giudiziaria è però molto difficile: si corre sul filo del rasoio e<br />

serve molta precisione. Se sbagli a riportare una sentenza ti tiri<br />

dietro non solo le ire del giudice, ma pure quelle dell’avvocato e<br />

dell’imputato”.<br />

Ha occhi che scavano dentro Pier Luigi Gandini. Uno sguardo<br />

gentile e profondo, che ne ha viste tante. Tutti i processi dal ‘49<br />

all’81. Tutto quello che è passato attraverso le stanze di quel<br />

palazzo enorme, capace di contenere decenni di delitti e castighi.<br />

Bancarottieri, sequestratori, criminali di ogni genere.<br />

“Ricordo in particolare il processo a Rina Fort, la donna che<br />

aveva ucciso la moglie del proprio amante e i suoi quattro<br />

bambini. Era bella la Fort, tanto bella che un collega se ne innamorò<br />

persino”.<br />

Le è dispiaciuto lasciare il Palazzo di Giustizia,?<br />

“Un po’. Quando me ne andai i magistrati mi scrissero una lettera:<br />

un atto di stima senza precedenti. Un foglio battuto a<br />

macchina, dove riconoscevano la mia “sensibilità per i problemi<br />

politici” e la mia “discreta ed elegante correttezza nei rapporti<br />

umani”. Ecco, della mia professione, questo è stato il premio<br />

più bello”.<br />

C.G.<br />

leum, una delle “sette sorelle”<br />

avversarie dell’Eni di Enrico<br />

Mattei. “Ma i rapporti col Giorno,<br />

di cui Mattei era editore, furono<br />

sempre corretti: la Bp era l’unica società che vi trovava spazio”.<br />

Durante i 12 anni come dipendente Bp si è rifatta viva la sua<br />

grande passione: la letteratura. Mentre nel frattempo lascia il<br />

mondo aziendale per dirigere Hp Trasporti, il mensile <strong>dei</strong> soci<br />

autotrasportatori dell’Aci, dedica il suo tempo extralavorativo a<br />

tradurre classici stranieri, soprattutto di poesia, dalla lingua latina,<br />

inglese e tedesca.<br />

I lavori che lo soddisferanno di più saranno anche i più famosi: i<br />

Drammi celtici di Yeats per Guanda, collana della Fenice, ma<br />

quello a cui tiene di più è “la traduzione integrale del De Rerum<br />

Natura di Lucrezio in versi italiani, un lavoro di anni; un’opera<br />

che si conosce poco, troppo poco nelle scuole; a me affascina<br />

per la sua visione filosofica”. Che è, appunto, quella epicurea:<br />

non curarsi degli affanni dell’esistenza, e vivere. [Sarà così che<br />

si fa, per dedicare la vecchiaia alla letteratura, dopo una vita<br />

così romanzesca.]<br />

G. U.<br />

Assemblea<br />

<strong>2001</strong><br />

Aldo De Gregorio<br />

PROFESSIONISTI<br />

Per 30 anni cronista<br />

al Palazzo di Giustizia<br />

Un cronista “modesto, senza troppi<br />

grilli per la testa”, ma con la calma<br />

e il savoir faire dalla sua parte. Aldo<br />

De Gregorio, 77 anni, parla così di<br />

sé e della sua carriera giornalistica<br />

cominciata nel 1948 al Popolo di<br />

Milano, quotidiano della Democrazia<br />

Cristiana, all’epoca diretto da<br />

Mario Melloni. “Uno <strong>dei</strong> primi servizi<br />

lo feci una domenica mattina, quando<br />

l’allora ministro <strong>dei</strong> Lavori pubblici,<br />

Amintore Fanfani, venne a inaugurare<br />

un’opera pubblica a Milano.<br />

Ricordo che nonostante l’importanza<br />

del personaggio, non sentivo<br />

nessuna angoscia, per quello come per altri servizi. Sono<br />

sempre stato così”.<br />

Dalla cronaca bianca “venne spedito” alla cronaca giudiziaria.<br />

“Ignoravo la procedura, il codice penale e l’ambiente del Palazzo<br />

di Giustizia – racconta con voce flemmatica –. Arrivai, insomma,<br />

con la benda negli occhi, e cercai di imparare da chi ne<br />

sapeva più di me”. Umiltà e curiosità, non è un mistero, sono le<br />

qualità <strong>dei</strong> veri giornalisti. E De Gregorio ne è una riprova: i<br />

processi penali li ha seguiti per 30 anni.<br />

Nel ’53 venne chiamato alla cronaca giudiziaria del Corriere<br />

della Sera. “Era il periodo delle bande dell’immediato dopoguerra,<br />

che rapinavano e facevano decine di morti, come quella<br />

del Paesanino, all’epoca famosa”. Poi è la volta del processo<br />

politico, dai sequestri di persona agli attentati della strategia<br />

della tensione. Insieme all’illustre e sfortunato collega, Walter<br />

Tobagi, De Gregorio seguì le vicende delle Brigate Rosse e<br />

delle inchieste terroristiche. “Anche io ricevetti minacce telefoniche<br />

e appostamenti. Infatti fui parte lesa al processo per l’uccisione<br />

di Walter”.<br />

Un’esperienza che lo turbò al punto da chiedere un trasferimento.<br />

“Mi dedicai a inchieste di quartiere, a raccontare la<br />

vecchia Milano, gli eventi artistici della città e il suo dialetto”.<br />

Con la flemma e la curiosità di sempre, De Gregorio coltiva<br />

ancora oggi l’interesse per la sua città adottiva (lui nasce a<br />

Predazzo). E con entusiasmo trasmette la sua decennale esperienza<br />

di cronista ai “discepoli” del corso “Freguj de Milàn”<br />

(briciole di Milano), che tiene alla Humaniter, l’università della<br />

terza età.<br />

K.A.<br />

4 ORDINE 3 <strong>2001</strong>


penne d’oro<br />

Patrizio Fusar Imperatore<br />

Testimone<br />

di quarant’anni<br />

di cronaca<br />

Patrizio Fusar Imperatore è stato<br />

testimone di quarant’anni di storia<br />

italiana dalla sua postazione di<br />

cronista: si può dire che abbia conosciuto<br />

ed abbia stretto amicizia con<br />

tutti i personaggi più significativi del<br />

dopoguerra repubblicano fino all’altroieri.<br />

A sentirlo ripercorrere la sua<br />

carriera, appaiono in una carrellata<br />

d’immagini tanti nomi, che ci rimandano<br />

agli avvenimenti più salienti<br />

della vita nazionale, dall’economia<br />

alla vita sociale alla politica, anche<br />

nei suoi aspetti più torbidi.<br />

Fusar proviene da una stirpe di giornalisti doc: il fratello Mario è<br />

uno <strong>dei</strong> fotografi più quotati dell’editoria nazionale. Nato nel<br />

1928 a Milano, partecipò anche lui attivamente alla nascita della<br />

Repubblica, come partigiano. Le Formazioni Verdi, di estrazione<br />

cattolica e monarchica, furono il suo apprendistato di lotta<br />

antifascista; subito dopo la guerra, comincia un lungo noviziato<br />

al Corriere della Sera.<br />

In quegli anni conoscerà tanti protagonisti del giornalismo italiano,<br />

come Mario Melloni, il famosissimo “Fortebraccio”, che<br />

Fusar ricorda come “un esempio di coerenza; lo conobbi<br />

mentre era al Popolo, un democristiano doc. Uscì dalla Dc per<br />

coerenza con il suo spirito nazionale, protestando per l’ingresso<br />

italiano nella Nato. Sbattè la porta gridando che non si poteva<br />

consegnare il paese agli americani, e andò a dirigere il<br />

Paese Sera”.<br />

Il Corriere ricompenserà pazienti anni di attesa con l’assunzione<br />

nel ’52, insieme a Franco Di Bella e Alberto Cavallari. A<br />

caldeggiare il contratto fu Fenizio Lanfranchi che lo presentò a<br />

Mario Missiroli come “un futuro direttore”. Fusar ricorda con<br />

ironia questo episodio, perché le parole di Lanfranchi furono<br />

profetiche, ma all’inverso: a diventare direttori furono poi Di<br />

Bella e Cavallari. In quegli anni milanesi un cronista arrivava a<br />

conoscere tanti personaggi che sentiamo ancora nominare: il<br />

giovane Fusar passava le sue serate con Giannino Negroni,<br />

l’inventore del cocktail, o per dirne un altro, con Federico Tesio,<br />

una leggenda dell’ippica italiana, che fece uscire dal suo allevamento,<br />

insieme ad altri campioni, anche Ribot.<br />

Fusar seguirà in quegli anni molti avvenimenti, anche sportivi,<br />

destinati a rimanere nella storia del costume nazionale: i suoi<br />

articoli sulla “Mille Miglia” serviranno a denunciare la pericolosità<br />

della corsa, e porteranno alla chiusura della competizione.<br />

Tanti i personaggi sportivi incrociati durante i ’50: è sua l’ultima<br />

intervista conosciuta rilasciata da Fausto Coppi.<br />

Nel ‘56 l’avventura editoriale che ancora oggi ricorda con<br />

commozione: fa parte del gruppo fondatore del Giorno: nella<br />

foto della prima redazione lo si vede nella vecchia tipografia di<br />

via Settala, defilato sulla sinistra in un gruppo capitanato da<br />

Gaetano Baldacci, insieme a personaggi del calibro di Paolo<br />

Murialdi, Gianni Brera, Achille Campanile, Franco Nasi; “ma<br />

c’era anche Tommaso Besozzi, nessuno più si ricorda che fu<br />

l’unico a intervistare iI bandito Salvatore Giuliano”, ricorda con<br />

nostalgia di quegli anni da pioniere.<br />

Nella lunga carriera compiuta al Giorno, Fusar è stato anche<br />

corrispondente da Roma, da dove ha osservato alcune delle<br />

vicende più oscure della storia italiana: fu l’ ultima persona a<br />

parlare con Mino Pecorelli prima che lo uccidessero. Chiacchierarono<br />

a lungo nella redazione di Op, prima che il giornalista<br />

venisse ucciso.<br />

Di passaggio dalla redazione milanese, fu anche l’ultimo a ricevere<br />

una telefonata da Mauro De Mauro; prima di essere rapito,<br />

il fratello dell’attuale ministro aveva cercato di mettersi in<br />

contatto con il suo direttore, e la sua chiamata fu presa da<br />

Fusar.<br />

Come si vede, una carriera che ha toccato tutti i punti salienti<br />

della nostra storia di quegli anni, dal dopoguerra agli anni della<br />

caduta della prima repubblica; anni che Fusar non ha seguito<br />

da cronista, avendo ormai raggiunto la pensione con l’inizio<br />

degli anni ‘90. La sua ultima idea è stata fondare la “Fusar Editore”,<br />

un’esperienza che ha prodotto però un’unica creatura, una<br />

“Cronaca della marcia di Roma”, intitolata Il dado è tratto di<br />

Mussolini.<br />

G.U.<br />

ORDINE 3 <strong>2001</strong><br />

Gian Francesco Gonzaga Di Vescovato<br />

“Sono riuscito a fare<br />

giornalismo di strada”<br />

“Quando lavoravo al Corriere d’Informazione, un mio collega<br />

venne licenziato perché amava le scommesse e si era indebitato<br />

fin sopra i capelli. Ma il giornale, prima di cacciarlo, pagò<br />

tutti i suoi debiti”. Gian Francesco Gonzaga Di Vescovato, 72<br />

anni, di Bergamo, riceverà la medaglia d’oro per i suoi<br />

cinquant’anni di servizio, ma non dimentica l’epoca passata al<br />

Corrierone. “Un giornale che aveva uno stile e un blasone da<br />

difendere e che non poteva permettersi cadute di stile da parte<br />

<strong>dei</strong> suoi collaboratori”, ricorda Gonzaga Di Vescovato.<br />

Il giornalismo, per lui, è stata una passione sbocciata in tenera<br />

età, quando ancora sognava di diventare redattore del Topolino<br />

Giornalista. Dai giornalini creati in casa e venduti alla nonna, Di<br />

Vescovato approda in una vera redazione solo nel 1948, anno<br />

in cui inizia a collaborare col Giornale del Popolo di Bergamo.<br />

Nel ‘49 passa al quotidiano cattolico del mattino L’Italia, dove<br />

resterà per otto anni.<br />

“Mi sono occupato di tutto: dalla nera allo sport, agli esteri,<br />

prima di diventare inviato”, dice. La nascita dell’ambizioso<br />

progetto editoriale di Enrico Mattei, nel 1956, lo coinvolge. Nel<br />

1957 infatti, Di Vescovato inizia a lavorare al Giorno.“Un grande<br />

giornale, per un progetto altrettanto grande: quello di appoggiare<br />

la nascita di un governo di centro-sinistra. Una redazione<br />

formata da giovani di destra e di sinistra, comunque molto affiatati”,<br />

dice Di Vescovato. “Non esistevano discriminazioni politiche<br />

e i servizi venivano affidati sempre ai colleghi più competenti<br />

e bravi”. Ma nel 1964, i rapporti con i proprietari peggiora-<br />

Enrico Forni<br />

“La notizia a tutti i costi<br />

spesso rende immorali”<br />

“Ho iniziato a scrivere tre il ’43 e il ’45, quando ero internato in<br />

Svizzera”. Enrico Forni, 78 anni, milanese, parla della sua<br />

carriera con grande discrezione e con spiccato senso dell’umorismo.“La<br />

consegna della medaglia d’oro per i 50 anni di professionismo<br />

è un riconoscimento alla carriera, ma soprattutto alla<br />

longevità”, dice. Redattore del Giornale del Popolo, prima, e di<br />

Popolo e Libertà poi, Enrico Forni pubblica i suoi primi articoli in<br />

Canton Ticino. “Popolo e Libertà era un quotidiano fatto da<br />

poche persone e di orientamento liberale, destinato a tutti gli<br />

italiani internati in Svizzera”, ricorda. Al termine della guerra,<br />

Forni rientra in Italia e comincia, nel 1951, a collaborare con la<br />

Gazzetta dello Sport, occupandosi di pugilato e motociclismo.<br />

“In principio facevo il correttore di bozze, con la segreta speranza<br />

di fare un giorno quello che avevo sempre sognato: il giornalista.<br />

Quel mondo, ai miei tempi, esercitava un notevole fascino<br />

sui giovani come me e l’obbiettivo era quello di diventare<br />

inviato speciale”, dice. Come per molti altri colleghi, il progetto<br />

di Enrico Mattei segnò una svolta nella vita professionale di<br />

Ernico Forni, che alla fine del ’56 lascia la Gazzetta e passa al<br />

Giorno. Nel giro di qualche anno, Forni ne diventa capocronista.<br />

“Fu una grande stagione, anche perché il progetto politico<br />

del giornale corrispondeva al mio orientamento”, ammette. Ma<br />

la morte di Mattei e l’arrivo di Italo Pietra (con il quale, per altro,<br />

Forni dice di aver avuto un “ottimo rapporto”) alla direzione<br />

segnano la fine della sua avventura nel quotidiano milanese.<br />

Romeo Giovannini<br />

Mitici<br />

i suoi titoli<br />

Romeo Giovannini è nato a Lucca<br />

alla vigilia del ferragosto del 1913 e<br />

ora risiede a Lomello, in provincia di<br />

Pavia.<br />

Diventato relativamente tardi giornalista<br />

professionista (nel 1951) vanta<br />

collaborazioni di riguardo con il settimanale<br />

l’Europeo e con il quotidiano<br />

pomeridiano Milano Sera.<br />

no anche a seguito della<br />

morte di Mattei e il nucleo di<br />

giornalisti “duri e puri” si sfalda.<br />

Di Vescovato lascia e<br />

passa al Corriere d’Informazione.<br />

Il blasone contava moltissimo allora e il Corriere non poteva<br />

permettersi di avere giornalisti dalla vita privata non irreprensibile.<br />

“Neppure i fattorini potevano sgarrare. Ne ricordo uno che<br />

recitava alla Scala come comparsa alla sera per arrotondare lo<br />

stipendio. Il direttore lo venne a sapere, convocò il poveretto e<br />

gli disse che il giornale non voleva pagliacci al proprio interno.<br />

Però, da quel giorno, quel fattorino si trovò 5mila lire in più al<br />

mese in busta paga”, dice Di Vescovato. Una carriera che termina<br />

nell’87 al Corriere della Sera, ma con molti dubbi. “ Ho avuto<br />

la fortuna di fare un giornalismo ancora da strada, che imponeva<br />

di prendere il tram o di andare a piedi a cercare le notizie.<br />

Oggi questo non accade più”, dice. “I giornali non sono più gli<br />

stessi: la velocità delle comunicazioni e la mole crescente di<br />

notizie ammassate in redazione rendono sempre più difficile<br />

accertare la verità <strong>dei</strong> fatti”, ammette Di Vescovato. Riguardo<br />

alle scuole di giornalismo: “Vanno bene come le scuole d’Arte,<br />

ma i Caravaggio e i Tintoretto non nascono tutti i giorni. Ai miei<br />

tempi ci veniva detto: “leggi molto e scrivi poco” e poi credo che<br />

non ci sia palestra migliore della pratica e del seguire i giornalisti<br />

più esperti”, conclude Di Vescovato.<br />

C.F.<br />

“Puntai su una scelta insolita,<br />

diversa e andai ad Amica, un<br />

settimanale destinato al pubblico<br />

femminile. Fu un lavoro<br />

molto interessante, che mi<br />

coinvolse prima come collaboratore e poi come vicedirettore”,<br />

ricorda Forni.<br />

Ad Amica Forni resta fino al 1972, anno in cui passa al Corriere<br />

d’Informazione. Esperienza breve, perché pochi mesi dopo<br />

diventa redattore capo, e poi vicedirettore, di Tempo Illustrato.<br />

“Alla fine degli anni Settanta decisi però che era giunto il<br />

momento di mollare col giornalismo quotidiano. Sono stato per<br />

tre anni capo ufficio stampa della Regione Lombardia, sotto la<br />

Giunta democristiana di Cesare Golfari. Venni assunto, nonostante<br />

avessi preannunciato che non avrei fatto il portaborse a<br />

nessuno e che avrei solo servito le istituzioni”. Il presente, al di<br />

fuori dell’ambiente politico, è racchiuso in un minuscolo giornalino<br />

parrocchiale, di cui Ernico Forni è, da 10 anni, direttore.<br />

“Sono anni che non leggo più i quotidiani, perché non mi fido.<br />

So che non dovrei dirlo, ma se potessi tornare indietro non rifarei<br />

questo mestiere. Motivo? Lo scopo, la ricerca della notizia a<br />

tutti i costi rende spesso immorali. Lo sono stato, talvolta, e non<br />

vorrei ripetermi. Non mi piace il modo in cui la stampa entra<br />

nella vita di altre persone, semplicemente violandone la<br />

privacy”, conclude Forni.<br />

C.F.<br />

L’esperienza professionale che più ne ha caratterizzato l’attività<br />

giornalistica resta però probabilmente quella al Giorno, del<br />

quale è stato un punto di forza per tre lustri, dal 1960 al 1975.<br />

Sono questi gli anni sui quali preferisce soffermarsi Guido Nicosia,<br />

per tanti anni suo amico e collega. Lo ricorda come una<br />

figura esile fisicamente e un personaggio colto, di fine dicitura e<br />

pronta battuta.<br />

Anzi, proprio questa sua prontezza di spirito lo aiutava nelle<br />

situazioni più difficili o semplicemente imbarazzanti, sia che si<br />

trattasse di fare le rimostranze ai cuochi della mensa del giornale<br />

per il cattivo trattamento ricevuto, sia per fronteggiare l’ira<br />

di un vicedirettore di cattivo umore.<br />

Al Giorno veniva spesso invitato a partecipare alle discussioni<br />

portate avanti dalle tante “firme” che frequentavano la redazione,<br />

e lui non si sottraeva mai al piacere di far tardi a chiacchierare,<br />

intrattenendo amici e colleghi con la sua cultura e la sua<br />

capacità di raccontare. Mitici i suoi titoli che hanno segnato il<br />

successo del Giorno.<br />

F.F.<br />

5


Carlo Belihar<br />

Tutto cominciò<br />

per una palla di mastice<br />

Tutto per una palla di mastice. Per<br />

uno scherzo di un compagno che<br />

incollò il professore alla sedia. Per<br />

una burla del destino che fece ricadere<br />

la colpa sul giovane Belihar. E<br />

lo fece espellere.<br />

Carlo Belihar doveva diventare ufficiale<br />

di Marina, avrebbe avuto una<br />

bella divisa e magari sarebbe pure<br />

andato per mare. Ma aveva il vizio<br />

di ridere. Di ridere di tutto e di tutti.<br />

Se un banco scricchiolava. Se una<br />

pagina frusciava.<br />

Figuriamoci un vecchio professore,<br />

che si alza con la sedia attaccata al sedere. Per poi ricaderci<br />

sopra, disorientato e allibito.Tutti ridevano. Ma il giovane Belihar<br />

rideva ancora più forte. E meno male.<br />

Quella risata fece prendere alla sua vita una strada diversa.<br />

Una rotta che partiva dal Corriere di Trieste, passava per Parigi,<br />

Vienna e Francoforte. Faceva sosta ad Amburgo per poi approdare<br />

a Milano.<br />

Belihar, ovvero un profondo conoscitore della realtà mitteleuropea.<br />

Una carriera lunga, bella e impossibile da riassumere in<br />

poche righe. Dalle campagne a favore del divorzio alle interviste<br />

immaginarie. Dall’economia alla storia. Belihar è qualcuno<br />

che in dieci minuti riesce a descriverti con brillante semplicità il<br />

sistema di tangenti in Germania, le implicazioni di Kohl e le<br />

cause nascoste dello scandalo.<br />

Eppure non si dà importanza. Non si prende sul serio. Neanche<br />

davanti a un’impegnativa medaglia d’oro. Allarga gli angoli<br />

della bocca, cerca di stare serio… niente. Anche questa volta<br />

gli viene da ridere.<br />

Ma andiamo con ordine. Dunque, dopo lo scherzo al<br />

professore e l’espulsione, cosa accadde?<br />

“Entrai alla scuola di equitazione a Pinerolo. Lì ho conosciuto<br />

Gianni Agnelli. Anche lui allievo ufficiale di un altro corso.<br />

Poi venne la guerra. Vediamo, cossa posso dir de la guerra?<br />

Ho conquistato la Jugoslavia. E poi l’ho persa, per distrazione”,<br />

e giù un’altra risata.<br />

Non c’è niente da fare. È incontenibile. Anzi a dirla tutta sono<br />

un po’ preoccupata. Controllo la poltrona su cui sto seduta:<br />

niente colla. Non si sa mai…<br />

Il suo debutto nel giornalismo è stato al Corriere di Trieste?<br />

“Si, un amico mi accompagnò da Cergoli, allora direttore. Lui<br />

aveva fatto l’attore nel teatro dialettale del Benassi. Mi disse:<br />

“Beh, già che la è qua, vorria veder la tipografia?”. E da lì non<br />

mi fece più uscire”.<br />

Da dove? Dalla tipografia?<br />

“Ma no, dal giornale. Rimasi al Corriere di Trieste dal ’45 al ’59.<br />

Francesca Laura Wronowski<br />

Una figlia del mare<br />

e della libertà<br />

Conversare con Francesca Laura Wronowski è come fare un<br />

magico tuffo nel passato della storia italiana. Basti pensare<br />

che la zia Velia di cognome faceva Matteotti, per aver sposato<br />

quel famoso Giacomo, deputato socialista, rapito dai fascisti e<br />

ucciso il 16 agosto 1924. All’epoca del delitto Matteotti, Francesca<br />

Laura era appena nata, ma la sua infanzia venne<br />

segnata dalla repressione fascista che coinvolse tutta la sua<br />

famiglia.<br />

Il padre Casimiro, discendente da un nobile casato polacco,<br />

negli anni ‘20 era giornalista al Corriere della Sera, ma a seguito<br />

della fascistizzazione del quotidiano, a partire dal 1925,<br />

decise di lasciare il giornale. L’amara scelta venne fatta insieme<br />

a Luigi Einaudi, Carlo Sforza, Ferruccio Parri e i fratelli<br />

Albertini. Le battaglie di Casimiro contro le leggi fasciste della<br />

stampa gli procurarono la radiazione dall’albo <strong>dei</strong> giornalisti e<br />

da quel momento dovette cavarsela con gli scarsi introiti derivanti<br />

da incarichi più modesti, che precedettero la partecipazione<br />

diretta alla Resistenza e alla liberazione di Genova dai<br />

tedeschi, nel 1945.<br />

Con una naturale eleganza la signora Wronowski racconta di<br />

un periodo “di grandi ristrettezze economiche e di emarginazione<br />

sociale”. “Ma noi - precisa - ci sentivamo lo stesso liberi<br />

e ricchi. Mio padre viveva a Milano e noi in Liguria, al mare,<br />

perché costava meno ed era più salutare. Ci mandava libri e<br />

giornali che erano il mio nutrimento quotidiano, insieme al<br />

mare, la cui visione mi ammalia e mi ricarica ancora oggi”.<br />

Ventuno<br />

Praticante, professionista, caposervizio agli esteri, vice direttore<br />

responsabile”. E già questa sarebbe una carriera niente male.<br />

“Nel ‘55 venni mandato a Vienna come corrispondente e là<br />

rimasi per cinque anni. Quando il Corriere di Trieste chiuse, mi<br />

offrirono un posto a Francoforte, come responsabile del periodico<br />

della Camera di Commercio Italiana. Accettai. Poi nel ‘62<br />

tornai in Italia, a Milano; prima all’Avanti! e poi ad ABC.<br />

Come arrivò ad ABC?<br />

“Attilio Pandini mi ci trascinò, come una pecora a rimorchio. Ah,<br />

quello fu un periodo avventuroso. ABC aveva lanciato la<br />

campagna divorzista. Allora conobbi tanta gente. Ricordo un<br />

ministro democristiano favorevole al divorzio. Mi spiegò le sue<br />

ragioni”.<br />

E quali erano?<br />

“La figlia aveva sposato uno con l’eiaculatio precox”.<br />

Ah, beh…<br />

“Anche in redazione, c’erano di quei tipi. Sergio Banfi, l’impaginatore.<br />

Quelli che adesso si chiamano art director. Beh, questo<br />

Banfi viveva di bestemmie, non aveva tenerezza per nessuno.<br />

Tranne che per un pesce rosso, portato in redazione da un<br />

cronista di ritorno da un servizio sulle giostre. Al pesce non si<br />

poteva avvicinare nessuno.<br />

Una volta spedirono un collega in Puglia o in Calabria, non<br />

ricordo bene. Doveva seguire una pista e mandarci un pezzo in<br />

giornata, che non arrivava mai. Era tardi e Banfi rugnava: Stù<br />

cretin, stù pirla. Squilla il telefono: era il giornalista. La notizia<br />

era una bufala, e il Banfi giù bestemmie. Mi avvicino e gli dico:<br />

“Scusa, ma questa è l’ora di religione?”<br />

Smise?<br />

“No, proseguì ancora più forte. Allora minacciai di togliere l’acqua<br />

al pesce”.<br />

Eravate vivaci.<br />

“Già! Mi ricordo che avevamo due aerei per la campagna divorzista.<br />

Uno era senza permesso di volo. L’altro aveva un buco<br />

nella carrozzeria: serviva per gettare finte banconote con scritto<br />

“Diecimila ragioni per votare si”. Una volta i manifestini finirono<br />

su San Siro e quelli dell’ippodromo minacciarono di farci pagare<br />

la raccolta. Ma se lo immagina, tutto l’ippodromo pieno di<br />

finte diecimila lire!”<br />

Belihar al pensiero ride ancora. Un buonumore contagioso, che<br />

da quella palla di mastice, lo ha portato a girare l’Europa come<br />

inviato e corrispondente. Ad essere una delle firme de Il Giornale<br />

di Montanelli o a Tmc, come responsabile <strong>dei</strong> telegiornali.<br />

Belihar non si dà arie. Continua a ridere, persino quando si<br />

racconta. Perché il giornalismo non gli ha tolto l’allegria, anzi lo<br />

ha conservato gentile e vivace. E a intervista finita mi dice: “Mi<br />

raccomando le metta quelle cose comiche. Le metta!”<br />

Cristina Giuliano<br />

L’approccio di Francesca<br />

Laura con il giornalismo fu del<br />

tutto casuale. “Nel ‘46 Milano<br />

era in piena ricostruzione e io<br />

non sarei certo rimasta con le mani nelle mani. Volevo lavorare<br />

a tutti i costi, così risposi a un annuncio per un posto da<br />

impiegata al Sole, il quotidiano di proprietà della famiglia<br />

Bersellini. Ma il lavoro che io cercavo era stato già assegnato,<br />

così mi dirottarono alla redazione economica. Cominciai a scrivere<br />

del mercato agricolo, allora molto importante, finché nel<br />

1959 il giornale passò nelle mani della Confindustria e l’atmosfera<br />

si fece irrespirabile. Circolava certa gente dal passato<br />

molto oscuro”.<br />

Dotata dello stesso spirito di indipendenza del padre, la<br />

Wronowski lasciò giornale e professione. “Con un bambino in<br />

grembo e un marito da accudire, una donna era solo un peso<br />

per qualsiasi azienda. Allora non eravamo per niente tutelate<br />

dallo statuto <strong>dei</strong> lavoratori. E dunque abbandonai a malincuore<br />

il giornalismo per dedicarmi alla casa”. Ma durò poco. “Il<br />

concetto di casalinga non lo accetto proprio - sottolinea con<br />

fermezza - e così negli anni trovai altre soddisfazioni come<br />

curatrice e addetta alle pubbliche relazioni di alcuni centri<br />

culturali milanesi”.<br />

Oggi Francesca Laura Wronowski non rimpiange il passato, e<br />

continua a crescere, nutrendosi di libri e di mare, che le hanno<br />

regalato bellezza e libertà. Ketty Areddia<br />

Assemblea<br />

<strong>2001</strong><br />

Angelo Arrigoni<br />

“È l’economia<br />

la mia<br />

passione”<br />

PUBBLICISTI<br />

Angelo Arrigoni, 86 anni, milanese,<br />

ha preferito, alla tradizionale intervista,<br />

scrivere di proprio pugno una<br />

sintetica biografia di se stesso, che<br />

noi pubblichiamo integralmente: “La<br />

prima volta che la firma di Angelo<br />

Arrigoni è apparsa stampata è stato sotto un articolo pubblicato<br />

nel 1933 su Libro e Moschetto, settimanale del GUF universitario<br />

di Milano ed è stato l’inizio di un periodo di intensa collaborazione<br />

di tipo spesso polemico (come usava allora) che<br />

coinvolgeva i problemi universitari italiani.<br />

Poi la sua firma è apparsa su un fondo del Popolo d’Italia, a<br />

seguito dell’affermazione dell’autore (Arrigoni, n.d.a.) ai Littoriali<br />

del 1936, e, più avanti, nel centro del quotidiano di Milano nel<br />

luglio del 1941, a seguito del testo: “Cinquantotto giorni a<br />

Bengasi fra le prepotenze e le ladrerie degli inglesi”, dove si<br />

riporta dettagliatamente la vita del tenente Arrigoni, ferito, catturato<br />

e poi sfuggito dal campo di prigionia inglese. Ma questa è<br />

solo cronaca brillante.<br />

In realtà, Angelo Arrigoni durante questo periodo lavorava<br />

come collaboratore dell’allora Il Sole, quotidiano economico di<br />

Milano poi fuso con il 24 Ore.<br />

Collaborava intensamente con decine di articoli dedicati alla<br />

materia più consona alla sua preparazione culturale, l’economia<br />

appunto. Per l’affetto che lo legava a Nicolò Giani, medaglia<br />

d’oro caduto in Grecia e già direttore del quotidiano di Varese,<br />

Angelo Arrigoni assunse nel 1943 la guida della Cronaca<br />

Prealpina.<br />

Oltre cento gli articoli pubblicati e l’orgoglio di aver allargato il<br />

bacino di lettori del giornale, con l’istituzione di tre nuove edizioni<br />

locali: Saronno, Busto Arsizio e Gallarate. Nel 1945 Arrigoni<br />

lascia la Cronaca Prealpina per tornare al Sole 24 Ore, con cui<br />

collaborerà per molti anni ancora, scrivendo centinaia di articoli<br />

tecnici ed alcuni in stile polemico”.<br />

6 ORDINE 3 <strong>2001</strong>


penne d’oro<br />

Caterina Lelj<br />

Soprattutto<br />

critica d’arte<br />

Scrittrice, professoressa e critica<br />

d’arte, giornalista. Le tante professioni<br />

riconducibili all’attività e alla<br />

predilezione di Caterina Lelj ne<br />

inquadrano il personaggio. Nata a<br />

Roma e residente a Milano ha una<br />

lista di collaborazioni vastissima con<br />

quotidiani e periodici, da l’Avanti! a<br />

Paese Sera, dal Giornale della Sera aI Gazzettino, Panorama<br />

e Repubblica, Italia Letteraria e Omnibus, dal Corriere dell’Adda<br />

a L’Italia Letteraria a tanti altro come Ausonia, Dimensioni,<br />

Tempo, sempre occupandosi di critica d’arte.<br />

Ha cominciato a scrivere già nel 1938 sul Giornale d’Oriente e<br />

il rapporto più continuativo lo ha avuto con il Corriere Padano,<br />

dove è restata per alcuni anni. Nel frattempo ha conseguito la<br />

Tessera degli Scrittori e quella <strong>dei</strong> Critici d’Arte.<br />

Ha pubblicato William Blake (1938), Poesie (1940), I fiori di<br />

Vincent (1946), e Cavalli e Cavalieri (1959). Nel 1953 ha vinto<br />

sia il Premio Portonovo che il Premio Ausonia, nel 1954 ha ottenuto<br />

il Premio Castellana fino al Premio Sila nel 1955, tutti riconoscimenti<br />

per la sua attività letteraria.<br />

Questo un suo brano: “I leccesi comunicano con una parlata<br />

raffinata. Antonio Massari, però, ci rivela nelle pagine del suo<br />

Eduardo, la comunicazione indecifrabile <strong>dei</strong> non colti.<br />

Scrittore e pittore, Massari è artista dalle risoluzioni inaspettate.<br />

Dunque pittore e scrittore Massari. Ma tutti gli intellettuali leccesi<br />

denunciano la molteplicità <strong>dei</strong> loro linguaggi. Sono raffinati.<br />

Comincia a farcelo capire la mise quotidiana. E che sono artisti<br />

dalla radice, il lavoro con la cartapesta ce lo conferma, gli uomini<br />

leccesi hanno il pallore del volto che li distingue, e l’occhio<br />

spia tra le palpebre il segreto dell’invisibile. Francesco Barbieri<br />

e Carlo Barbieri avevano, invece, occhi spalancati e accesi. Ma<br />

questi toni venivano da altri punti cardinali. Essi erano leccesi,<br />

se lo sentivano dentro, e giostravano la potenza della fantasia.<br />

Un derivato Marti che si accoppiava, con amore, al cugino Vittorio<br />

Bodini, punto di contatto e di unione con Antonio Massari. E<br />

il tutto unità leccese al grado massimo.<br />

Nella molteplicità <strong>dei</strong> linguaggi, Antonio Massari ama scrivere.<br />

Francesco Barbieri scriveva tutta la notte. Bodini, invece, legato<br />

alle sacre lettere, dedicava alle arti del disegno le sue ore felici.<br />

Qualche giorno fa, dinanzi alla pittura di Carlo Barbieri, Antonio<br />

Massari ne era fortemente attratto. Quanto è leccese quel suo<br />

pallore, quel suo pacato vestire e quel mezzo sigaro distrettamente<br />

lasciato tra le labbra.”<br />

F.F.<br />

ORDINE 3 <strong>2001</strong><br />

Nino Romano<br />

Incontri del terzo tipo<br />

con un giornalista creativo<br />

Costringere la carriera professionale di Nino Romano in quella<br />

strettamente giornalistica, non rende onore a un personaggio<br />

eclettico e creativo come lui, diviso per una vita fra editoria e<br />

musica. Ha composto, infatti, testi musicali, interpretati da<br />

cantanti del calibro di Mina, Milva e Antoine, ha fatto coppia<br />

con Gilbert Bécaud, vincendo nel ‘68 la Mostra internazionale<br />

di musica leggera di Venezia. Con Patrick Samson, poi, ha<br />

trionfato al Bandiera Gialla con Sono nero.<br />

La stessa passione ha speso nella professione giornalistica,<br />

che ha svolto per più di 30 anni come pubblicista. Comincia nel<br />

1951 quando a 25 anni, rimasto affascinato dal libro di Dino<br />

Buzzati, che allora dirigeva la Domenica del Corriere, gli si<br />

presenta, esordendo con un semplice: “vorrei fare il giornalista”.<br />

Il famoso scrittore gli propone: “Sarebbe bello vedere cosa<br />

c’è sotto il suolo di Milano”. A questa prima seguono altre<br />

inchieste esilaranti e ancora oggi attuali, come “L’ultima sigaretta”,<br />

o “Cravatta sì cravatta no”, o ancora “La paura dell’aereo”,<br />

nelle quali artisti e politici famosi si raccontavano.<br />

Redattore di Grazia per 10 anni, a cominciare dal 1970, collabora<br />

per diverse testate, fra cui Epoca, Panorama. Nel 1981<br />

dalla Mondadori passa alla Rusconi e diventa caporedattore<br />

per studiare nuove iniziative editoriali. Nel frattempo è inviato di<br />

Gioia e collabora con Gente. Mostrando il suo archivio di articoli,<br />

con un sorriso disarmante che gli colora il viso e la vita,<br />

Romano torna indietro agli anni di maggiore attività: “Mi chiamavano<br />

dai giornali per le interviste agli artisti più noti. Vedi?<br />

Ho incontrato Gino Paoli, Celentano, Jerry Lewis, Toni Renis,<br />

Carla Fracci, Baglioni agli esordi. Per non parlare dell’amicizia<br />

con Milva e Mina. Con lei e la Vanoni condussi per Radiouno il<br />

Libero Traversa<br />

“Non mi sono<br />

mai annoiato”<br />

Una moglie, tre figli, sei nipoti, due<br />

bisnipoti. Libero Traversa prima che<br />

un giornalista, è un patriarca. Con<br />

famiglia, prole prolifica e un fratello<br />

partigiano, che non si è perso una<br />

guerra.<br />

“Dall’Italia alla Russia. Da Cefalonia<br />

ad Atene. Ha collezionato medaglie<br />

e onorificenze, compresa la Croce di ferro e la Bronze Star”,<br />

racconta Traversa divertito. E mentre il fratello combatteva,<br />

ormai per abitudine, Libero si dava al giornalismo. Arruolandosi<br />

nell’<strong>Ordine</strong> giovanissimo, e facendo della politica la sua ragione<br />

di vita. “L’antifascismo era nel Dna della mia famiglia. Iniziai a<br />

Voce Comunista con Elio Quercioli come direttore. Il giornale<br />

era molto aperto, la redazione frequentata da intellettuali, scultori,<br />

pittori e diversi artisti. Dopo arrivarono anche Dario Fo e<br />

Franca Rame”. A Voce Comunista rimase “un po’”. “Fino al ‘52,<br />

poi mi mandarono a dirigere Terra, un giornale <strong>dei</strong> salariati e<br />

<strong>dei</strong> braccianti agricoli. Faceva diecimila copie: un’esperienza<br />

importante perché ero costretto ad usare un linguaggio<br />

comprensibile alle mondine e agli agricoltori”. E dopo Terra?<br />

“Passai all’Ufficio stampa della Camera del lavoro. Mi occupavo<br />

di giornali professionali e nello stesso tempo facevo lo speaker<br />

in piazza del Duomo”.<br />

Come scusi?<br />

“Sì, presentavo i dirigenti politici e sindacali durante i comizi,<br />

perché ero l’unico a parlare un italiano corretto. Intanto collaboravo<br />

a Il Lavoro, l’Unità, Milano Sera”.<br />

Traversa, più che una vita prestata al giornalismo, un giornalista<br />

prestato alla causa. Due libri alle spalle (Sezione serrati e<br />

Sibillo del potere), ultimamente ha collaborato a Liberazione, e<br />

ora a Rinascita, Prassitele e la direzione di Marxismo oggi.<br />

Ma Traversa è anche altro. “Dal ‘59 ho diretto due società<br />

commerciali, concessionarie di pubblicità e ora faccio il consigliere<br />

dell’Apt milanese. No, nella vita non mi sono mai annoiato”.<br />

C.G.<br />

programma da me ideato,<br />

‘Incontri musicali del mio tipo’,<br />

durato ben 12 anni”.<br />

Enumerando le esperienze<br />

professionali di Romano è<br />

inevitabile tralasciarne alcune, come i periodi passati alla Ricordi<br />

o alla Fabbri, con Natalia Aspesi, la collaborazione al domenicale<br />

del Sole 24 Ore, o ancora la sua produzione come scrittore,<br />

di cui ricordiamo “La storia di Mina”, “La luna non è di tutti”<br />

e l’ultimo (del 1994) “Anche se non ho la torta soffio lo stesso<br />

sulle candeline” (tutti editi da Rusconi). “Questo strano titolo -<br />

spiega - è nato da un incontro con un amico gravemente malato,<br />

al quale dovevo parlare attraverso una vetrata. Era il suo<br />

compleanno e per sciogliere l’imbarazzo che avevo gli chiesi se<br />

voleva festeggiare con una torta. Mi disse ‘Facciamo che ho<br />

soffiato lo stesso le candeline’. Trattenni a stento le lacrime”.<br />

L’umanità esplosiva di Romano è ammaliante. Lui e la moglie,<br />

ex caporedattrice di Gioia, vivono nello stesso edificio della<br />

figlia, insieme a una famiglia colombiana che hanno accolto<br />

dopo il terremoto del 1999. Parlarne sembra quasi non rispettare<br />

il senso del gesto, che lui non ha fatto per beneficenza. “È<br />

una felicità”, dice mostrando con orgoglio i suoi nipotini, adottati<br />

e no.<br />

La sua originale segreteria telefonica te la spieghi solo dopo<br />

averlo conosciuto. È il suo biglietto da visita più eloquente:<br />

“Prediligo le notizie buone alle cattive. Ma in ogni caso l’importante<br />

è tenerci in contatto…”. Un posto nella sua casa piena<br />

d’arte e calore c’è sempre.<br />

K.A.<br />

Gian Carlo Vicinelli<br />

“Medico, poi<br />

giornalista”<br />

“Sono un medico, prima che un<br />

giornalista!”. Gian Carlo Vicinelli, 75<br />

anni, bolognese, pubblicista da 50<br />

anni. Si è sempre occupato di organizzazione<br />

sanitaria e assistenziale,<br />

ma la passione per il giornalismo lo<br />

ha travolto alla fine degli anni ‘40.<br />

“Ero un giovane esponente del<br />

Partito socialista italiano, quando cominciai a scrivere per il giornalino<br />

della federazione milanese: si chiamava I Nostri problemi.”<br />

Il suo compito fu, all’inizio, quello di trasferire su carta le<br />

decisioni prese dal partito.<br />

Passato nei primi anni ’50 al Proletario, nel ’64 Vicinelli diventa<br />

collaboratore dell’organo uffciale del Psi Avanti!. Ricopre il ruolo<br />

di colaboratore medico, scrivendo articoli che sarebbero anche<br />

oggi di grande attualità. “Già allora si cominciava a parlare di<br />

doping nello sport”, dice. I ricordi degli anni trascorsi all’Avanti!<br />

sono ancora nitidi nella sua memoria: “Era una vera famiglia,<br />

un ambiente molto unito, dove ognuno lavorava con piacere”,<br />

ricorda. Comprensibile che la cessazione delle pubblicazioni<br />

del quotidiano socialista nel 1993, sotto la direzione di Bettino<br />

Craxi, abbia colto di sorpresa molti degli ex-collaboratori. “Ho<br />

lavorato all’Avanti! solo un anno, ma credo che con la sua<br />

scomparsa la sinistra italiana abbia perso una delle sue voci<br />

più importanti”, dice Gian Carlo Vicinelli. Tra il 1965 e il 1966,<br />

entra a far parte della redazione di Paese Sera. Ma il suo vero<br />

mestiere era un altro, e l’unico modo per conciliarlo con la sua<br />

passione per il giornalismo fu quello di assumere la direzione<br />

di una rivista medica specializzata: Assistenza Sociale. Dal<br />

1984 al 1995, Vicinelli tratta i temi della sicurezza sanitaria e<br />

dell’organizzazione assistenziale. “Questa esperienza mi ha<br />

permesso di conoscere molte persone interessanti e di arricchire<br />

le mie conoscenze scientifiche”, dice. La consegna della<br />

medaglia d’oro rappresenta per Gian Carlo Vicinelli un traguardo<br />

importante. “Sono felice di essere rimasto legato al mondo<br />

del giornalismo per così tanto tempo”, ammette. Ma il suo giudizio<br />

sui media di oggi è netto: “Il giornalismo scientifico ha fatto<br />

grandi passi avanti e oggi non c’è quotidiano o rivista che non<br />

trattino, in modo qualificato e approfondito, temi medici. I giornali<br />

stanno però diventanto, sempre più megafoni che strillano<br />

piuttosto che informare. Non amo la distorsione del vero e trovo<br />

che la comunicazione moderna ricorra a una violenza verbale<br />

spesso eccessiva”, conclude.<br />

Cristiano Fubiani<br />

7


Pubblichiamo<br />

il testo integrale<br />

dell’intesa firmata<br />

il 24 febbraio <strong>2001</strong><br />

da Fnsi e Fieg<br />

Il ciclone della flessibilità muterà di<br />

(la percentuale degli assunti “a te<br />

Art. 3<br />

Contratti a termine, a tempo parziale,<br />

di lavoro temporaneo<br />

A) Contratti a termine<br />

Sono nulli gli accordi che menomano i diritti stabiliti dal<br />

presente contratto.<br />

Le assunzioni a termine sono disciplinate dalla legge 18 aprile<br />

1962, n. 230 e successive modificazioni ed integrazioni. In<br />

relazione a quanto previsto dall’art. 23 della legge 28 febbraio<br />

1987, n. 56 l’applicazione di un termine alla durata del<br />

contratto di lavoro è altresì consentita per tutte le qualifiche<br />

nelle seguenti ipotesi:<br />

- nella fase di avviamento e di sviluppo di nuove iniziative<br />

editoriali;<br />

- nella fase di avviamento e di sviluppo di iniziative multimediali;<br />

- per sostituire giornalisti assenti per ferie;<br />

- per sostituire giornalisti assenti per aspettativa;<br />

- per l’assunzione <strong>dei</strong> disoccupati o cassaintegrati iscritti<br />

negli elenchi di cui all’art. 4;<br />

- per sostituire giornalisti assenti ai sensi degli artt. 6 e 7<br />

della legge 9 dicembre 1977, n. 903 (adozione o affido)<br />

e della legge 8.3.2000 n. 53 e successive modificazioni<br />

e integrazioni;<br />

- per fronteggiare situazioni imprevedibili che richiedano<br />

temporanee integrazioni degli organici redazionali,<br />

previa informativa al C.d.R.;<br />

- per l’assunzione di direttori, condirettori e vicedirettori.<br />

L’incarico sarà limitato ad un periodo di tempo che non<br />

potrà superare i ventiquattro mesi per le varie ipotesi<br />

sopra indicate.<br />

L’assunzione a tempo determinato in sostituzione di<br />

giornalisti in astensione obbligatoria o facoltativa dal<br />

lavoro ai sensi della legge 30.12.1971, n. 1204 e successive<br />

modificazioni e integrazioni potrà avvenire anche<br />

con un anticipo fino a 2 mesi rispetto al periodo di inizio<br />

dell’astensione.<br />

Le assunzioni a termine per sostituzioni ferie, aspettativa o<br />

per nuove iniziative, compatibilmente con le esigenze redazionali<br />

ed organizzative, devono riguardare prioritariamente i<br />

giornalisti disoccupati iscritti nelle liste di cui all’art. 4 - situazione<br />

occupazionale - e devono essere notificate alla<br />

Commissione nazionale.<br />

Sono pure ammessi i contratti a termine per i giornalisti<br />

assunti da giornali quotidiani e periodici, la pubblicazione <strong>dei</strong><br />

quali abbia carattere temporaneo ed avvenga per un periodo<br />

TESTO DELL’IPOTESI DI ACCORDO PER IL RINNOVO<br />

DEL CONTRATTO DEI GIORNALISTI CHE SARÀ<br />

SOTTOPOSTO ALLA COMMISSIONE CONTRATTUALE<br />

DEL 27/02/<strong>2001</strong><br />

Il 24 febbraio <strong>2001</strong> presso il ministero del Lavoro e della<br />

Previdenza Sociale alla presenza del Sottosegretario Sen.<br />

Ornella Piloni, della Dr.ssa Maria Teresa Ferraro Direttore<br />

Generale <strong>dei</strong> Rapporti di Lavoro e della Dr.ssa Erminia Vigiani<br />

Dirigente Div. VIII D.G. RRLL,<br />

tra Fieg e Fnsi<br />

è stata stipulata la seguente ipotesi per il rinnovo del contratto<br />

nazionale di lavoro giornalistico.<br />

1. Decorrenza e durata<br />

Il contratto fatte salve le specifiche decorrenze espressamente<br />

previste, ha decorrenza dal 1° <strong>marzo</strong> <strong>2001</strong> ed avrà<br />

validità fino al 28 febbraio 2005 per la parte normativa e fino<br />

al 28 febbraio 2003 per la parte retributiva.<br />

2. Incremento <strong>dei</strong> minimi<br />

Il valore del minimo tabellare in atto al 30 settembre 1999<br />

per il livello 100 della vigente scala parametrale (redattore<br />

oltre 18 mesi di anzianità professionale, redattore oltre 30<br />

mesi di anzianità professionale) è incrementato di L. 280.000<br />

a regime.<br />

Il suddetto importo verrà corrisposto sulla base <strong>dei</strong> seguenti<br />

frazionamenti e cadenze:<br />

1° <strong>marzo</strong> <strong>2001</strong> = L. 160.000<br />

1° <strong>marzo</strong> 2002 = L. 120.000<br />

di tempo predeterminato non superiore ai ventiquattro mesi.<br />

Anche nei contratti a termine configurati nel comma precedente<br />

è obbligatoria la corresponsione <strong>dei</strong> minimi di stipendio<br />

nei casi in cui è dovuta a norma del presente contratto.<br />

I contratti a termine che non si riferiscano ad una determinata<br />

specialità di rapporto cadono sotto la disciplina del presente<br />

contratto. In caso di anticipata risoluzione non dovuta a<br />

fatto o a colpa del giornalista o in caso di cessazione per<br />

compimento del termine, essi comportano per il giornalista il<br />

diritto ad una indennità che in ogni caso non potrà essere<br />

inferiore a quella stabilita dal presente contratto per i rapporti<br />

a tempo indeterminato.<br />

Tale indennità sarà assorbente di quegli indennizzi che<br />

fossero dovuti al momento della risoluzione del rapporto in<br />

forza del contratto a termine.<br />

Nel caso che gli indennizzi dovuti al momento della risoluzione<br />

del rapporto in forza del contratto a termine superassero<br />

l’ammontare dell’indennità stabilita dal presente contratto per<br />

i rapporti a tempo indeterminato, sarà corrisposto soltanto<br />

l’ammontare correlativo a tali indennizzi.<br />

B) Lavoro a tempo parziale<br />

L’allegato N del contratto è sostituito dal seguente testo:<br />

Il lavoro a tempo parziale è disciplinato dal Decreto legislativo<br />

25 febbraio 2000, n. 61 e successive modificazioni<br />

e integrazioni.<br />

Fatte salve le compatibilità con le esigenze di servizio,<br />

organizzative e produttive con accordo fra azienda e<br />

giornalista professionista, sentito il direttore, è ammessa<br />

la trasformazione del rapporto a tempo pieno in<br />

rapporto a tempo parziale per un periodo predeterminato<br />

anche rinnovabile.<br />

L’assunzione a tempo parziale, ovvero la trasformazione<br />

del rapporto a tempo pieno in rapporto a tempo parziale<br />

deve risultare da atto scritto con indicazione delle<br />

mansioni e della distribuzione dell’orario con riferimento<br />

al giorno, alla settimana, al mese e all’anno.Tale distribuzione<br />

potrà essere soggetta a revisione qualora si<br />

determino specifiche esigenze tecniche, produttive o<br />

organizzative.<br />

Il lavoro a tempo parziale può svolgersi anche con<br />

prefissione del termine di scadenza e riferirsi ad un<br />

numero predeterminato di giornate lavorative da effettuarsi<br />

in un determinato arco di tempo.<br />

Per i dipendenti giornalisti professionisti titolari di un<br />

rapporto di lavoro a tempo parziale trovano applicazione<br />

i trattamenti economici e normativi previsti dal presente<br />

contratto per i giornalisti professionisti a tempo pieno<br />

secondo criteri di proporzionalità all’orario di lavoro<br />

concordato ed in quanto compatibili con la natura del<br />

rapporto stesso.<br />

In caso di assunzioni di giornalisti professionisti a<br />

tempo pieno, fatti salvi i poteri del direttore e le specifiche<br />

esigenze professionali ed organizzative, è riconosciuta<br />

sulla base della normativa di legge vigente la<br />

precedenza nei confronti <strong>dei</strong> giornalisti con contratto a<br />

tempo parziale ed occupati nelle medesime mansioni,<br />

con priorità per coloro che, già dipendenti avevano<br />

trasformato il rapporto di lavoro da tempo pieno a tempo<br />

parziale.<br />

Gli aumenti tabellari per le altre qualifiche risultano determinate<br />

sulla base del parametro in vigore al 30 settembre 1999<br />

rispettivamente per i giornalisti professionisti e praticanti in<br />

servizio al 30 novembre 1995 ovvero assunti dal 1° dicembre<br />

1995 e corrisposti con la decorrenza e il rapporto in<br />

precedenza indicati.<br />

Il valore <strong>dei</strong> minimi di retribuzione per i collaboratori fissi (art.<br />

2) per i corrispondenti (art. 12) e per i pubblicisti part time<br />

(art. 36) in atto al 30 settembre 1999 è incrementato a regime<br />

secondo i valori conseguenti all’applicazione dell’aliquota<br />

percentuale di incremento del minimo previsto per il livello<br />

100 della scala parametrale. Tale incremento è corrisposto<br />

con la medesima decorrenza e con il medesimo frazionamento<br />

percentuale.<br />

L’erogazione dell’indennità di vacanza contrattuale cessa a<br />

far data dal 28 febbraio <strong>2001</strong>.<br />

3. Previdenza complementare<br />

La quota di TFR prevista dalla lett. c) del punto 6 dell’accordo<br />

4 giugno 1998 è elevata al doppio dell’ammontare annuo<br />

del contributo a carico del datore di lavoro.<br />

4. Modifiche normative<br />

In allegato risultano riportate le modifiche ed integrazioni alla<br />

disciplina collettiva andata in scadenza al 30 settembre<br />

1999.<br />

MINISTERO DEL LAVORO<br />

E DELLA PREVIDENZA SOCIALE<br />

FEDERAZIONE ITALIANA<br />

EDITORI GIORNALI<br />

FEDERAZIONE NAZIONALE<br />

STAMPA ITALIANA<br />

C) Contratti di lavoro temporaneo<br />

Il contratto di fornitura di lavoro temporaneo disciplinato<br />

dalla legge 24 giugno 1997, n. 196, può essere stipulato,<br />

oltre che nei casi previsti dalla legge stessa (utilizzazione<br />

in posizioni non previste dai normali assetti redazionali<br />

- sostituzione di giornalisti assenti), anche nei<br />

casi che, ai sensi del presente contratto, consentano la<br />

stipulazione di contratti a tempo determinato.<br />

L’azienda utilizzatrice comunica preventivamente al<br />

C.d.R. il numero, le qualifiche e le mansioni <strong>dei</strong> giornalisti<br />

da utilizzare con contratto di lavoro temporaneo<br />

nonché le durate ed i motivi. Ove ricorrano motivate<br />

ragioni di urgenza e necessità la predetta comunicazione<br />

sarà effettuata entro le 24 ore successive alla stipula<br />

del contratto.<br />

D) I giornalisti assunti con i contratti di cui alle precedenti<br />

lettere A e C non potranno complessivamente<br />

superare il 20% <strong>dei</strong> contratti a tempo indeterminato<br />

ex art. 1 in atto nell’azienda.<br />

I limiti in precedenza indicati non trovano applicazione<br />

per le assunzioni di giornalisti disoccupati o cassaintegrati<br />

inseriti negli elenchi di cui all’Art. 4 o per sostituzione<br />

<strong>dei</strong> giornalisti assenti per ferie, malattia, gravidanza,<br />

puerperio, aspettativa, e per le cause previste dagli<br />

artt. 6 e 7 della legge 9 dicembre 1977, n. 903 e della<br />

legge 8.3.2000 n. 53 e successive modificazioni e integrazioni.<br />

Norma transitoria<br />

In sede di rinnovo del secondo biennio di validità economica<br />

del contratto le parti sulla base dell’andamento <strong>dei</strong><br />

rapporti di lavoro temporaneo si impegnano a valutare<br />

l’applicazione della previdenza complementare per i<br />

lavoratori assunti con contratto interinale.<br />

Dichiarazione del Ministero del Lavoro<br />

Il Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale in relazione<br />

alle peculiarità che contraddistinguono il lavoro<br />

interinale reso da giornalisti si impegna a risolvere il<br />

problema dell’ente previdenziale cui deve accedere la<br />

relativa contribuzione.<br />

Art. 4<br />

Assunzione - Periodo di prova<br />

Situazione occupazionale<br />

Il 3° comma è così modificato.<br />

Nella lettera di assunzione dovranno essere indicate la<br />

qualifica e la retribuzione del giornalista nonché la testata<br />

alla quale il giornalista è assegnato. Nel rispetto <strong>dei</strong><br />

poteri <strong>dei</strong> direttori, chiamati a garantire l’autonomia delle<br />

testate, l’opera del giornalista nel corso dell’orario<br />

normale di lavoro potrà essere utilizzata anche per le<br />

8 ORDINE 3 <strong>2001</strong>


i continuo il volto delle redazioni<br />

mpo” crescerà molto velocemente)<br />

altre testate edite dall’azienda, comprese quelle multimediali,<br />

nonché per quelle edite da imprese controllate<br />

dalla stessa proprietà (art. 2359 c.c.). La predetta utilizzazione<br />

dovrà essere attuata tenendo conto della prevalenza<br />

di prestazione per la testata di assegnazione e nel<br />

rispetto delle competenze professionali del giornalista.<br />

Eliminare il 2° comma della norma particolare dell’articolo.<br />

Nota a verbale<br />

Sono fatte salve le eventuali intese aziendali comprese<br />

quelle che prevedono erogazioni economiche per l’opera<br />

prestata dal giornalista a favore di altre testate della<br />

stessa azienda.<br />

Al paragrafo “Situazione occupazionale” sono apportate<br />

le seguenti modifiche:<br />

alla lettera A1 è eliminato l’inciso “giornalisti non iscritti<br />

all’INPGI”;<br />

alla lettera B sono eliminati il 1° e 3° comma nonché il<br />

capoverso n. 6;<br />

alla lettera B, paragrafo 1 (“assunzioni di professionisti”)<br />

aggiungere che la durata minima del contratto è elevata<br />

da 4 a 6 mesi e quella massima a 24 mesi.<br />

Per quanto riguarda gli incentivi per l’assunzione <strong>dei</strong><br />

disoccupati le parti si riservano di rivederne il contenuto<br />

in relazione alla necessità di adeguare la normativa in<br />

termini più funzionali, in particolare eliminando i riferimenti<br />

alle trasformazioni <strong>dei</strong> contratti a termine in<br />

contratti a tempo indeterminato.<br />

Art. 11<br />

Qualifiche e minimi di stipendio<br />

I minimi di stipendio spettanti ai redattori di giornali quotidiani,<br />

di agenzie di informazioni quotidiane per la stampa sono<br />

quelli fissati nella tabella allegata al presente contratto per le<br />

seguenti categorie:<br />

<strong>Giornalisti</strong> in servizio al 30 novembre 1995<br />

a) redattore di prima nomina (meno di 18 mesi di anzianità<br />

professionale);<br />

b) redattore con oltre 18 mesi di anzianità professionale;<br />

in relazione alla particolare preparazione, esperienza ed attività<br />

professionale svolta anche con compiti specifici, può<br />

essere attribuita per iscritto al redattore, su proposta del direttore,<br />

l’equiparazione con il trattamento normativo e economico<br />

di cui alla lettera c). Tale equiparazione non altera i rapporti<br />

gerarchici in atto e non modifica le mansioni di fatto espletate.<br />

Ai redattori di cui al comma precedente ed agli inviati di cui<br />

alla norma transitoria può essere inoltre attribuita per iscritto,<br />

su proposta del direttore, l’equiparazione con il trattamento<br />

ORDINE 3 <strong>2001</strong><br />

Tutte le novità<br />

del Contratto<br />

nazionale di lavoro<br />

giornalistico<br />

1° <strong>marzo</strong> <strong>2001</strong><br />

28 febbraio 2005<br />

Cronologia di una lunga trattativa<br />

Roma, 24 febbraio. Il contratto di lavoro giornalistico<br />

scade il 30 settembre del 1999. La prima piattaforma<br />

contrattuale viene trasmessa alla Fieg il 21 giugno del ‘99<br />

e subito dopo iniziano le prime schermaglie.<br />

28 settembre 1999 - Primo incontro Fieg-Fnsi.<br />

28 gennaio 2000 - Si apre ufficialmente la trattativa e il<br />

clima è subito caldissimo. “C’è un mare di scogli da superare”,<br />

dice il presidente della Fieg, Mario Ciancio Sanfilippo.<br />

“Non pensavamo di fare una gita in barca”, replica il<br />

segretario Fnsi, Paolo Serventi Longhi.<br />

16 febbraio - Prima interruzione. Il sindacato minaccia<br />

lo sciopero che però rientra per l’intervento del ministro<br />

del Lavoro, Cesare Salvi che convoca le parti per il 29<br />

febbraio. Riprende il dialogo. I primi punti di scontro<br />

sono i temi della regolamentazione del lavoro autonomo<br />

e <strong>dei</strong> giornalisti on line.<br />

7-8 aprile - È il primo di una lunga serie di scioperi.<br />

10 maggio - Parte da Bologna il bus dell’informazione<br />

promosso dal sindacato per spiegare le ragioni della<br />

vertenza in giro per l’Italia. Il tour si conclude il 31 maggio<br />

a Roma.<br />

14 giugno - Nuovo incontro al ministero del Lavoro, dove<br />

la mediazione è affidata al sottosegretario Ornella Piloni.<br />

Proseguono le trattative durante l’estate ma il 10 settembre<br />

c’è una nuova interruzione.<br />

22 e 23 settembre - Si sciopera, poi il 9 e 10 ottobre black<br />

out dell’informazione radio-tv. I tentativi di riavvicinamento<br />

normativo e economico di cui alla lettera e) in relazione a<br />

rilevanti qualità e autorevolezza professionale. Tale equiparazione<br />

non altera i rapporti gerarchici in atto e non modifica le<br />

mansioni di fatto espletate.<br />

A decorrere dall’entrata in vigore del presente contratto<br />

ai giornalisti incaricati per iscritto dal direttore di svolgere<br />

servizi come inviati verrà corrisposta, per il periodo<br />

stabilito, una indennità temporanea di funzione che assicuri<br />

il trattamento economico di caposervizio. Verrà<br />

altresì corrisposta a titolo di trattamento indennitario<br />

l’indennità mensile compensativa di cui al 15° comma<br />

dell’articolo 7.<br />

Esaurito l’incarico il giornalista riprenderà a svolgere le<br />

mansioni proprie della qualifica di appartenenza.<br />

Ai corrispondenti dall’estero residenti nelle seguenti capitali:<br />

Parigi, Londra, Bonn, Bruxelles, Washington, Mosca, Pechino,<br />

Tokyo, New York, Berlino e Ginevra, è riconosciuta agli<br />

effetti del presente contratto l’equiparazione con la posizione<br />

categoriale di capo servizio;<br />

c) vice capo-servizio;<br />

nei servizi delle redazioni le cui esigenze connesse con l’organizzazione<br />

del lavoro redazionale lo rendano necessario,<br />

è istituita la posizione mansionaria di vice capo servizio.<br />

Quando non svolge le mansioni di pertinenza il vice capo<br />

servizio espleta anche le mansioni proprie del redattore;<br />

d) capo servizio;<br />

è considerato capo servizio il redattore al quale, salvo quanto<br />

disposto dall’art. 22, sia stata attribuita la responsabilità di<br />

un determinato servizio redazionale a carattere continuativo<br />

ed abbia alle proprie dipendenze due o più redattori e/o collaboratori<br />

fissi di cui all’art. 2, con il compito di coordinarne e<br />

rivederne il lavoro fornendo le opportune direttive; oppure il<br />

redattore al quale, indipendentemente dalle condizioni di cui<br />

sopra, sia stata riconosciuta per iscritto la qualifica di capo<br />

servizio.<br />

Fatto salvo quanto previsto dal comma precedente è considerato<br />

capo servizio anche il giornalista professionista al<br />

quale, salvo quanto disposto dall’art. 22, sia stata attribuita la<br />

responsabilità a carattere continuativo di una redazione<br />

decentrata ed abbia alle proprie dipendenze due o più redattori<br />

e/o collaboratori fissi e/o pubblicisti a tempo parziale di<br />

cui all’art. 36;<br />

e) vice capo redattore;<br />

nelle redazioni centrali e negli uffici di corrispondenza dalla<br />

capitale è istituita la posizione mansionaria di vice capo<br />

redattore. Quando non svolge le mansioni di pertinenza il<br />

vice capo redattore espleta anche le mansioni di capo servizio;<br />

f) capo redattore;<br />

è considerato capo redattore il redattore al quale, salvo quanto<br />

disposto dall’art. 22, sia stato attribuito il compito di dirigere,<br />

coordinandola, anche sotto il profilo del coordinamento<br />

dell’utilizzo delle tecnologie, l’attività di servizi della redazione<br />

centrale o dell’ufficio di corrispondenza dalla capitale<br />

tra le parti falliscono e lo scontro diventa aspro.<br />

14 novembre - Una schiarita porta ad un nuovo incontro.<br />

Sembra esserci qualche speranza a chiudere prima di<br />

Natale e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio,<br />

Vannino Chiti, dichiara la sua disponibilità “a dare una<br />

mano”.<br />

24 novembre - “No ad un contratto che preveda distinzioni<br />

tra giornalisti di serie A e B, no ai contratti a termine per<br />

i quadri, no all’utilizzo multimediale ‘selvaggio’ del giornalista”.<br />

Su questi tre punti la Fnsi è decisa a non transigere.<br />

La Fieg lo legge come un ultimatum.<br />

“Proclami così categorici su materie che sono state oggetto<br />

di discussione per giorni e dopo che il tavolo si era faticosamente<br />

riaperto - sostengono gli editori - non sembra<br />

vogliano portare ad un accordo”. A novembre e dicembre<br />

si sciopera ancora.<br />

20 dicembre - Arrivano nuovi segnali di ottimismo e il 21<br />

Fieg e Fnsi firmano un comunicato congiunto che fa<br />

pensare a una prossima chiusura. La trattativa si sblocca<br />

sulla disponibilità degli editori a fare un passo indietro sul<br />

punto <strong>dei</strong> contratti a termine per capiservizio e caporedattori.<br />

10 gennaio - Si riprende a trattare ma due giorni dopo<br />

arriva un reciproco scambio di accuse e la minaccia di<br />

nuovi scioperi. Interviene nuovamente il ministero.<br />

13 febbraio - Inizia la trattativa che porta alla firma dell’ipotesi<br />

di accordo.<br />

(ANSA)<br />

secondo le disposizioni impartite dalla direzione o al quale,<br />

comunque, indipendentemente dalle condizioni di cui sopra,<br />

sia stata riconosciuta per iscritto tale qualifica; è considerato<br />

capo redattore il redattore al quale, salvo quanto disposto<br />

dall’art. 22, sia stato attribuito il compito di dirigere e coordinare<br />

le redazioni decentrate e gli uffici di corrispondenza.<br />

Il giornalista titolare di un rapporto di lavoro a tempo<br />

indeterminato chiamato a svolgere funzioni di condirettore,<br />

vice-direttore e capo-redattore centrale avrà diritto<br />

a percepire limitatamente alla durata dell’incarico una<br />

“indennità di funzione” il cui importo sarà determinato<br />

d’intesa con l’editore. Al termine delle funzioni, il giornalista<br />

tornerà a svolgere le mansioni proprie della qualifica<br />

di provenienza salvo opzione per la risoluzione<br />

consensuale del rapporto di lavoro nel qual caso avrà<br />

diritto a percepire l’indennità di cui all’art. 27 lett. b)<br />

maggiorata del 50%.<br />

Agli effetti dell’assegnazione del giornalista a diverse<br />

mansioni od incarichi, ovunque esercitati, non rileva<br />

l’esercizio di funzioni di superiorità gerarchica e di guida<br />

del personale in precedenza svolte.<br />

Ai giornalisti di cui al presente articolo sarà corrisposta oltre<br />

ai minimi predetti l’indennità di contingenza.<br />

Il presente articolo si applica anche ai giornalisti addetti ai<br />

periodici che prestano opera quotidiana con orario pieno; si<br />

applica altresì ai giornalisti che ai sensi dell’art. 1 del presente<br />

contratto prestano attività quotidiana con orario pieno negli<br />

uffici stampa nonché ai giornalisti fotocinereporters e telecineoperatori.<br />

<strong>Giornalisti</strong> assunti dal 1° dicembre 1995<br />

Per i giornalisti assunti dal 1° dicembre 1995 la lettera a) ed<br />

il 1° comma della lettera b) del precedente paragrafo sono<br />

rispettivamente sostituite con le seguenti disposizioni:<br />

a) redattore di 1ª nomina (meno di 30 mesi di anzianità<br />

professionale);<br />

b) redattore con oltre 30 mesi di anzianità professionale.<br />

Si confermano per il resto le disposizioni di cui al precedente<br />

paragrafo relative ai giornalisti in servizio alla data del 30<br />

novembre 1995.<br />

Norma transitoria<br />

Agli inviati speciali in servizio alla data di stipula del<br />

presente contratto viene mantenuto il trattamento<br />

economico e normativo previsto dal precedente contratto<br />

1° ottobre 1995-30 settembre 1999. L’inviato speciale<br />

quando non sia impegnato in servizi esterni ha l’obbligo<br />

di prestare – nei limiti dell’orario previsti dall’art. 7 – attività<br />

in redazione alle dirette dipendenze del direttore in<br />

mansioni che richiedano le sue competenze professionali.<br />

Nota a verbale<br />

1) Con riferimento ai nuovi regimi tabellari disposti dalla<br />

rinnovazione contrattuale del 16 novembre 1995 per i praticanti<br />

e redattori in servizio alla data del 30 novembre 1995<br />

ovvero assunti dal 1° dicembre 1995 le parti precisano quan-<br />

9


Pubblichiamo il testo<br />

integrale dell’intesa firmata<br />

il 24 febbraio <strong>2001</strong><br />

da Fnsi e Fieg<br />

to segue:<br />

- per i rapporti di lavoro intercorrenti fra aziende, praticanti e<br />

redattori in atto al 30 novembre 1995 si conferma lo sviluppo<br />

dell’iter retributivo sulla base delle anzianità previste<br />

dalla disciplina collettiva del 30 luglio 1991 (praticante fino<br />

a 3 mesi di servizio, praticante dopo 3 mesi di servizio, praticante<br />

dopo 12 mesi di servizio, redattore di 1ª nomina con<br />

meno di 18 mesi di anzianità professionale, redattore con<br />

oltre 18 mesi di anzianità professionale;<br />

- fermo restando quando disposto al precedente punto, per i<br />

rapporti di lavoro stipulati a decorrere dal 1° dicembre 1995<br />

fra aziende, praticanti e redattori ovvero di acquisizione<br />

delle indicate qualifiche dalla suddetta data a seguito di<br />

trasformazione di rapporti di lavoro ex art. 2, 12 e 36 già<br />

costituiti, trova applicazione l’iter retributivo sulla base delle<br />

anzianità definite dalla rinnovazione del 16 novembre 1995<br />

(praticante con meno di 12 mesi di servizio, praticante dopo<br />

12 mesi di servizio, redattore di 1ª nomina con meno di 30<br />

mesi di anzianità professionale, redattore con oltre 30 mesi<br />

di anzianità professionale).<br />

2) Qualora nelle redazioni o nei servizi le esigenze di cui al<br />

primo capoverso della lettera c) e al primo capoverso della<br />

lettera e) siano state soddisfatte mediante la nomina di uno<br />

o più capi redattori o capi servizio, non si darà luogo alla<br />

nomina di vice capi redattori o vice capi servizio.<br />

Qualora nelle redazioni o nei servizi oltre al redattore capo o<br />

al capo servizio titolari operino altri capi redattori o capi servizio,<br />

le mansioni vicarie saranno attribuite tra questi ultimi.<br />

Art. 23<br />

Permessi sindacali<br />

Modificare il testo come segue.<br />

Ai giornalisti che ricoprono cariche negli organi previsti<br />

dagli statuti della Federazione Nazionale della Stampa<br />

Italiana e delle Associazioni regionali di stampa federate<br />

o che risultino delegati ai congressi della categoria<br />

oppure incaricati delle trattative sindacali ovvero<br />

membri della Commissione di cui all’art. 47 saranno<br />

concessi permessi retribuiti per il tempo strettamente<br />

necessario per lo svolgimento delle funzioni.<br />

Permessi per il tempo strettamente necessario per lo<br />

svolgimento delle funzioni saranno concessi ai giornalisti<br />

che fanno parte degli organi direttivi dell’INPGI, della<br />

Casagit, del Fondo complementare e degli Ordini professionali<br />

ed ai componenti della Commissione esaminatrice<br />

per la prova di idoneità professionale in occasione<br />

delle riunioni <strong>dei</strong> medesimi. Tali permessi saranno retribuiti<br />

nei limiti di 20 giorni all’anno ad esclusione <strong>dei</strong><br />

componenti la Commissione esaminatrice per le prove<br />

di idoneità professionale.<br />

Art. 25<br />

Malattia ed infortunio<br />

In caso di infortunio o malattia riconosciuta, al direttore,<br />

condirettore, vice direttore, capo redattore, titolare o capo<br />

dell’ufficio di corrispondenza dalla capitale, vice capo redattore,<br />

capo servizio, vice capo servizio, redattore con oltre 18<br />

mesi di anzianità professionale, redattore con oltre 30 mesi<br />

di anzianità professionale, redattore di prima nomina (lett. a)<br />

art. 11), ai collaboratori di cui all’art. 2, ai corrispondenti di<br />

cui all’art. 12, non in prova, sarà conservato il posto sino alla<br />

raggiunta idoneità al lavoro con corresponsione della retribuzione<br />

intera per i primi 9 mesi di assenza e di metà di essa<br />

per i successivi 9 mesi.<br />

Il trattamento economico di cui sopra cesserà qualora il<br />

giornalista con più periodi di malattia raggiunga in<br />

complesso durante 24 mesi consecutivi un periodo di<br />

assenza di 18 mesi. Il trattamento economico di cui al 1°<br />

comma troverà nuova applicazione qualora, dopo il<br />

periodo di assenza di 18 mesi, il giornalista abbia prestato<br />

effettiva attività lavorativa per un periodo di 12 mesi.<br />

L’assenza per malattia o infortunio deve essere comunicata<br />

immediatamente salvo casi di giustificato impedimento. A<br />

richiesta dell’azienda il giornalista è tenuto ad esibire il certificato<br />

medico.<br />

L’azienda ha diritto di far controllare, ai sensi dell’articolo 5<br />

della legge 25 maggio 1970, n. 300, la idoneità al lavoro del<br />

giornalista da parte di enti pubblici o istituti specializzati di<br />

diritto pubblico.<br />

In caso di permanente inidoneità fisica al lavoro del giornalista<br />

constatata dagli enti ed istituti di cui sopra, l’azienda può<br />

risolvere il rapporto di lavoro corrispondendo al giornalista il<br />

trattamento di liquidazione stabilito dal presente contratto<br />

(trattamento di fine rapporto ed indennità sostitutiva del<br />

preavviso).<br />

Il periodo di malattia è computato nella determinazione della<br />

anzianità a tutti gli effetti.<br />

In caso di malattia o infortunio per causa di lavoro sarà<br />

conservata la retribuzione per il periodo di un anno.<br />

Art. 42<br />

Investimenti<br />

ed innovazioni tecnologiche<br />

Omissis<br />

Procedure e modalità di realizzazione <strong>dei</strong> piani.<br />

Per l’introduzione e l’utilizzo <strong>dei</strong> sistemi editoriali o per la<br />

sostanziale trasformazione di quelli esistenti che non costituisca<br />

modifica od aggiornamento degli stessi si devono<br />

seguire le seguenti procedure:<br />

1) L’azienda - con il necessario anticipo rispetto ai tempi della<br />

sua realizzazione - elabora il piano che consegnerà al comitato<br />

di redazione e alle organizzazioni sindacali territoriali.<br />

Copia del piano sarà trasmessa contestualmente alla FIEG<br />

che ne curerà l’inoltro alla FNSI. Nella preparazione del piano<br />

l’azienda potrà anche acquisire le indicazioni fornite da un<br />

gruppo di lavoro misto all’uopo costituito.<br />

In presenza di nuove iniziative editoriali, e qualora non risulti<br />

istituito il comitato di redazione, l’esame del piano e la trattativa<br />

di cui ai successivi punti verrà effettuata con l’intervento<br />

dell’associazione territoriale di stampa.<br />

2) Entro 15 giorni dalla presentazione del piano verrà avviata<br />

in sede aziendale con l’assistenza delle Organizzazioni<br />

nazionali su richiesta di una delle parti la trattativa fra<br />

editori, direttore e comitato di redazione per la definizione<br />

delle fasi di attuazione dello stesso con particolare riferimento<br />

alle nuove linee organizzative del lavoro giornalistico,<br />

anche per quanto riguarda il più efficace collegamento con<br />

le redazioni decentrate. In tale sede saranno altresì individuate<br />

le soluzioni ritenute più corrispondenti per quanto<br />

riguarda la dislocazione nei vari servizi <strong>dei</strong> terminali del<br />

sistema editoriale, di stampanti e/o di altre apparecchiature,<br />

avendo come riferimento l’efficienza organizzativa della redazione<br />

e la tutela della professionalità.<br />

In particolare - e in relazione alle caratteristiche del sistema -<br />

saranno precisati gli strumenti attraverso i quali assicurare:<br />

a) la segretezza <strong>dei</strong> testi attraverso l’adozione di “chiavi di<br />

accesso” o la predisposizione di particolari zone di “memoria”<br />

o altri tipi di accorgimenti tecnici;<br />

b) la permanenza, in memoria, per almeno 72 ore di ogni<br />

testo con l’identificazione dell’autore e delle correzioni<br />

introdotte, fatto salvo quanto disposto dall’art. 9;<br />

c) accessi di diverso livello agli archivi di servizio a seconda<br />

<strong>dei</strong> gradi di competenza;<br />

d) l’informazione preventiva sui programmi tipografici, in<br />

grado di interagire sul sistema editoriale;<br />

e) misure di salvaguardia per il mantenimento <strong>dei</strong> testi in<br />

memoria nei casi di guasti del sistema.<br />

3) Qualora al livello aziendale insorgano contrasti sull’applicazione<br />

delle disposizioni del presente articolo, le questioni,<br />

su iniziativa di una delle parti, potranno essere rimesse alla<br />

cognizione delle organizzazioni stipulanti per l’esame degli<br />

aspetti controversi.<br />

Le organizzazioni nazionali dovranno esprimere il proprio<br />

parere sull’applicazione delle disposizioni contrattuali<br />

entro trenta giorni dall’inoltro della richiesta, decorsi i quali la<br />

procedura si intenderà conclusa e le parti aziendali riacquisiranno<br />

la propria iniziativa.<br />

4) La fase di introduzione del sistema sarà obbligatoriamente<br />

preceduta da un periodo di addestramento professionale<br />

da realizzarsi, settore per settore o secondo le altre modalità<br />

concordate, nell’arco di tre mesi. Al termine di questo periodo<br />

inizierà la sperimentazione produttiva durante la quale si<br />

procederà agli eventuali adeguamenti o modifiche che si<br />

fossero dimostrati necessari sulla base delle esperienze<br />

maturate.<br />

Sono a carico dell’editore le spese per i corsi di formazione<br />

ed addestramento <strong>dei</strong> redattori sull’utilizzo <strong>dei</strong> nuovi sistemi<br />

elettronici editoriali.<br />

Qualora l’addestramento si svolga al di fuori del normale<br />

orario di lavoro il giornalista percepirà il trattamento straordinario<br />

contrattuale (art. 7). Sono altresì a carico dell’editore le<br />

spese per le visite, seminari e pubblicazioni specializzate per<br />

consultazione redazionale, utili all’ulteriore aggiornamento<br />

<strong>dei</strong> redattori sui nuovi sistemi di produzione.<br />

L’editore, il direttore e i comitati di redazione concorderanno<br />

la nuova organizzazione del lavoro con l’obiettivo di determinare<br />

le scelte più opportune e gli organici adeguati per la<br />

realizzazione del programma indicato nel piano. Eventuali<br />

esuberanze di organico redazionale verranno risolte:<br />

a) mediante l’eliminazione delle prestazioni straordinarie;<br />

b) mediante l’utilizzo dell’avvicendamento normale <strong>dei</strong> giornalisti.<br />

Nei casi in cui l’azienda intenda far ricorso agli articoli 35, 36<br />

e 37 della legge 5 agosto 1981, n. 416 e successive modificazioni,<br />

si applicheranno le procedure del protocollo di<br />

“consultazione sindacale” allegato al presente contratto.<br />

Utilizzo <strong>dei</strong> sistemi editoriali<br />

Modificare l’undicesimo capoverso come segue.<br />

Nelle aziende che editano periodici la videoimpaginazione<br />

è opera del redattore grafico. Le funzioni del redattore<br />

grafico sono quelle inerenti sia la ideazione sia la<br />

progettazione e realizzazione delle pagine secondo i<br />

criteri tipici della sua professionalità. Restano invece di<br />

competenza <strong>dei</strong> lavoratori grafici gli interventi di caratte-<br />

re tecnico-produttivo. In ogni caso devono essere evitate<br />

duplicazioni di interventi operativi.<br />

Art. 43<br />

Economie di gruppo ed interaziendali<br />

I commi 7 ed 8 sono così sostituiti.<br />

7) I singoli piani relativi ai programmi di integrazione o di<br />

supporti - con i necessari riferimenti alla salvaguardia dell’occupazione<br />

nelle forme e con gli strumenti previsti dal contratto<br />

- saranno consegnati ai comitati di redazione e contestualmente<br />

trasmessi alla Fieg, alla Fnsi ed alle organizzazioni<br />

regionali.<br />

8) Qualora al livello aziendale insorgano contrasti sull’applicazione<br />

delle disposizioni del presente articolo, le questioni,<br />

su iniziativa di una delle parti, potranno essere rimesse alla<br />

cognizione delle organizzazioni stipulanti per l’esame degli<br />

aspetti controversi. Le organizzazioni nazionali dovranno<br />

esprimere il proprio parere sull’applicazione delle disposizioni<br />

contrattuali entro trenta giorni dall’inoltro della richiesta,<br />

decorsi i quali la procedura si intenderà conclusa e le<br />

parti aziendali riacquisiranno la propria iniziativa.<br />

Il comma 12° (ultimo) e la dichiarazione a verbale sono abrogati.<br />

Allegato N al contratto<br />

Lavoro nei giornali elettronici<br />

La Fieg e la Fnsi, nell’intento di fornire in via sperimentale<br />

per un periodo biennale una specifica ed autonoma regolamentazione<br />

contrattuale ai rapporti di lavoro intercorrenti tra<br />

le aziende di giornali elettronici e redattori addetti<br />

hanno convenuto quanto segue<br />

1) le aziende forniranno agli organismi sindacali <strong>dei</strong> giornalisti<br />

le informazioni relative alle loro iniziative multimediali;<br />

2) il presente protocollo si applica ai redattori di nuova<br />

assunzione utilizzati nelle redazioni di giornali elettronici per<br />

la ricerca, elaborazione, commento, invio e verifica delle<br />

notizie ed elaborazione di ogni altro elemento di contenuto<br />

giornalistico relativo alla ricerca e predisposizione degli<br />

elementi multimediali ed interattivi da immettere direttamente<br />

nel sistema.<br />

Non sono considerate di pertinenza giornalistica prestazioni<br />

attinenti alle informazioni di servizio, pubblicitarie e di contenuto<br />

commerciale.<br />

3) Qualifiche<br />

Nelle redazioni <strong>dei</strong> giornali elettronici trova applicazione la<br />

seguente distinzione di qualifiche:<br />

- redattori<br />

- coordinatori con il compito di impartire le direttive tecnicoprofessionali<br />

e dare le disposizioni necessarie al regolare<br />

andamento del lavoro redazionale.<br />

4) Orario di lavoro<br />

Fermo restando il diritto al riposo settimanale di legge, l’orario<br />

di lavoro di 36 ore settimanali sarà suddiviso sui giorni<br />

lavorativi secondo l’esigenza della prestazione redazionale.<br />

Il lavoro prestato in eccedenza dell’orario settimanale di<br />

massima di 36 ore dà diritto ad un compenso straordinario<br />

pari alla retribuzione oraria maggiorata del 20%.<br />

Il lavoro notturno è quello svolto tra le ore 23 e le ore 6. Le<br />

ore di lavoro notturno saranno retribuite con la maggiorazione<br />

del 16% sulla retribuzione oraria (minimo e contingenza).<br />

Il lavoro prestato nelle festività infrasettimanali riconosciute<br />

dalla legge e nelle domeniche è retribuito con la maggiorazione<br />

del 30% sulla normale retribuzione giornaliera.<br />

I redattori che, nell’ambito e con i limiti delle disposizioni<br />

previste dall’art. 4, siano chiamati a prestare la loro opera<br />

per altri quotidiani, periodici o agenzie di stampa di proprietà<br />

o controllate dallo stesso editore avranno diritto, limitatamente<br />

al periodo di utilizzo della loro opera, al trattamento economico<br />

previsto dal CNLG.<br />

5) Normativa<br />

Per quanto compatibili trovano applicazione ai redattori e<br />

coordinatori i seguenti articoli del contratto nazionale di<br />

lavoro giornalistico:<br />

art. 3 - contratti a termine<br />

art. 4 - assunzione e periodo di prova<br />

art. 8 - rapporti plurimi<br />

art. 9 - modifica, cessione e pubblicazione di articoli<br />

art. 21 - INPGI-CASAGIT<br />

art. 23 - ferie-permessi-aspettativa<br />

art. 24 - matrimonio e maternità<br />

10 ORDINE 3 <strong>2001</strong>


Tutte le novità del Contratto<br />

nazionale di lavoro giornalistico<br />

1° <strong>marzo</strong> <strong>2001</strong><br />

28 febbraio 2005<br />

art. 25 - malattia ed infortunio<br />

art. 26 - servizio militare<br />

art. 27 - indennità sostitutiva nella misura di tre mensilità<br />

art. 28 - TFR calcolo<br />

art. 30 - 2, 3, 4 capoversi<br />

art. 31 - indennità in caso di morte<br />

art. 32 - legittimi motivi di risoluzione<br />

art. 38 - assicurazione infortuni<br />

art. 40<br />

art. 41<br />

art. 46 - contrattazione aziendale<br />

art. 48 - quote sindacali<br />

- regolamento di disciplina<br />

6) Comitato di redazione<br />

Nelle redazioni <strong>dei</strong> giornali elettronici con almeno dieci redattori<br />

è costituito un comitato di redazione di 3 membri al quale<br />

è demandata la tutela <strong>dei</strong> diritti morali e materiali derivanti ai<br />

giornalisti dal presente contratto e dalle norme di legge (in<br />

particolare la legge 3-2-1963, n. 69 e lo Statuto <strong>dei</strong> lavoratori).<br />

È compito del comitato di redazione:<br />

a) mantenere il collegamento con le Associazioni regionali di<br />

stampa e i giornalisti dipendenti dall’azienda;<br />

b) controllare l’applicazione esatta del contratto di lavoro e<br />

intervenire per l’osservanza delle norme di legislazione<br />

sociale;<br />

c) tentare la conciliazione delle controversie individuali o<br />

collettive sorte tra le parti.<br />

Su richiesta del C.d.R. l’azienda fornirà informativa sullo<br />

sviluppo aziendale e tecnologico nonché sull’organizzazione<br />

del lavoro.<br />

Se il numero <strong>dei</strong> redattori e coordinatori è inferiore a 10 e<br />

superiore a 4 è eletto un fiduciario con compiti identici a quelli<br />

del comitato di redazione.<br />

Nelle aziende che occupano meno di 5 redattori e coordinatori,<br />

i compiti del Fiduciario sono affidati, su richiesta<br />

del singolo giornalista, all’Associazione regionale di<br />

stampa competente per territorio.<br />

7) Trattamento economico.<br />

a) Minimi di stipendio mensili:<br />

redattore: RO - 30 ed RO +30<br />

(+ indennità di contingenza)<br />

coordinatore: Capo servizio<br />

(+ indennità di contingenza)<br />

b) 13a mensilità<br />

8) Interventi congiunti<br />

La FIEG e la FNSI si attiveranno, nelle sedi competenti, al<br />

fine della estensione della normativa di legge sulla stampa<br />

ai giornali elettronici.<br />

9) Formazione professionale<br />

Le innovazioni del CCNL relative a tale capitolo saranno, per<br />

quanto di competenza, estese anche al settore <strong>dei</strong> giornali<br />

elettronici.<br />

10) Commissione paritetica<br />

Le parti costituiranno una commissione paritetica per<br />

acquisire elementi di conoscenza sullo sviluppo dell’informazione<br />

online.<br />

Accordo collettivo nazionale<br />

La FIEG e la FNSI con il presente accordo intendono fissare<br />

alcune regole di base integrative delle norme previste dagli<br />

artt. 2222 e segg. del Codice Civile, relative alla disciplina del<br />

lavoro autonomo.<br />

Art. 1) I rapporti di collaborazione coordinata e continuativa<br />

dovranno risultare, agli effetti probatori, da lettera contratto<br />

contenente le seguenti indicazioni:<br />

- la data di inizio della collaborazione;<br />

- la durata del rapporto di collaborazione;<br />

- il tipo di prestazioni professionali richieste al giornalista (in<br />

particolare articoli, servizi fotografici, servizi grafici,<br />

servizi giornalistici);<br />

- il corrispettivo pattuito;<br />

- tempi e modalità di pagamento.<br />

Art. 2) Il corrispettivo di massima scaturisce dalla quantità e<br />

qualità della collaborazione effettivamente prestata.<br />

Il corrispettivo deve essere comunque liquidato non oltre 60<br />

giorni dalla pubblicazione degli articoli e servizi elaborati dal<br />

giornalista con emissione delle ricevute fiscali previste dalla<br />

ORDINE 3 <strong>2001</strong><br />

legge. Il costo <strong>dei</strong> mezzi organizzati resta a carico del collaboratore.<br />

Sono rimborsate le spese preventivamente autorizzate.<br />

Art. 3) Gli articoli ed i servizi pubblicati con la firma devono di<br />

norma comparire nel testo rilasciato dal giornalista. Il direttore<br />

del giornale ha diritto di introdurre quelle modificazioni di<br />

forma che sono richieste dalla natura e dai fini del giornale.<br />

Negli articoli da riprodursi senza indicazione del nome<br />

dell’autore, questa facoltà si estende alla soppressione o<br />

riduzione di parti di detto articolo.<br />

Art. 4) È costituita una commissione paritetica di due rappresentanti<br />

per organizzazione con il compito di formulare pareri<br />

e tentare la conciliazione <strong>dei</strong> contrasti che dovessero insorgere<br />

in applicazione del presente accordo.<br />

Art. 5) Le parti confermano gli usi e le consuetudini in atto<br />

nel settore dell’informazione per gli operatori non giornalisti<br />

che alimentano la rete informativa <strong>dei</strong> giornali con collaborazioni<br />

anche saltuarie, rese in regime di autonomia, con carattere<br />

accessorio rispetto ad altre diverse attività professionali<br />

o lavorative principali svolte dagli interessati.<br />

Fondo ex Fissa<br />

Fatti salvi gli interventi che dovranno essere eventualmente<br />

assunti dalle parti in relazione alle deliberazioni<br />

della Commissione di vigilanza sui fondi-pensione, FIEG<br />

e FNSI convengono di rinviare alla scadenza del biennio<br />

di validità economica del presente contratto le verifiche<br />

sull’andamento della gestione e l’adozione degli interventi<br />

previsti dall’ultimo comma dell’Allegato L del<br />

contratto nazionale dell’ottobre 1995. Resta confermato<br />

che l’eventuale incremento dell’aliquota contributiva di<br />

finanziamento avrà decorrenza successiva alla data di<br />

scadenza del biennio di validità economica del presente<br />

accordo con conseguente imputazione delle relative<br />

incidenze di costo in sede del successivo rinnovo biennale<br />

<strong>dei</strong> minimi contrattuali.<br />

Regolamento di disciplina<br />

Fermi restando gli obblighi, i doveri e i diritti fissati dalla legge<br />

3 febbraio 1963, n. 69, che regolamenta la professione giornalistica<br />

e le relative competenze disciplinari <strong>dei</strong> Consigli<br />

dell’<strong>Ordine</strong>, il giornalista è tenuto al rispetto degli obblighi<br />

derivanti dall’applicazione del presente contratto e delle<br />

norme di legge (artt. 2104, 2105 e 2106 C.C.).<br />

In presenza di violazioni <strong>dei</strong> predetti obblighi l’azienda, fatto<br />

salvo quanto previsto dal secondo comma dell’art. 2104 e<br />

dall’art. 2106 C.C. potrà assumere, sentito il Direttore, in<br />

considerazione della gravità della violazione o della reiterazione<br />

della stessa, nel rispetto delle procedure previste<br />

dall’art. 7 della legge 20 maggio 1970, n. 300, i seguenti provvedimenti<br />

disciplinari:<br />

1) Rimprovero verbale<br />

Il rimprovero verbale si applica nelle ipotesi di lievi infrazioni<br />

e nelle ipotesi di inosservanza degli obblighi previsti dall’art.<br />

7 del contratto.<br />

2) Rimprovero scritto<br />

In caso di recidiva di violazione degli obblighi contrattuali e di<br />

legge ovvero per mancata comunicazione dell’assenza<br />

senza giustificato motivo.<br />

3) Multa<br />

Per gravi recidive delle violazioni di cui ai punti precedenti.<br />

4) Sospensione dal lavoro e dalla retribuzione per un periodo<br />

non superiore a cinque giorni<br />

In considerazione della gravità e della recidività della violazione<br />

degli obblighi di legge e di specifici obblighi di contratto,<br />

ovvero per l’uso di strumenti aziendali per un lavoro<br />

estraneo all’attività dell’azienda per il danneggiamento di<br />

notevole entità di materiale aziendale per colpa grave.<br />

5) Licenziamento<br />

Il provvedimento del licenziamento potrà essere adottato in<br />

conformità con le disposizioni contenute nella legge<br />

15.7.1966 n. 604 e per violazione dell’art. 8 del contratto.<br />

Responsabilità civile<br />

Le parti esamineranno entro 90 giorni dalla data di<br />

rinnovazione del presente contratto la possibilità di<br />

stipula di polizza assicurativa generale per l’intero<br />

settore finalizzata alla copertura parziale <strong>dei</strong> danni<br />

conseguenti a responsabilità civile individuando criteri<br />

e limiti della relativa copertura.<br />

Osservatorio “anti-sopruso”<br />

È costituita una Commissione mista di 2 rappresentanti per<br />

ciascuna Federazione incaricata di raccogliere e coordinare<br />

entro l’ottobre <strong>2001</strong> la documentazione (progetti di legge,<br />

esperienze contrattuali di altri settori) utile a fornire alle parti<br />

un quadro di riferimento sullo stato e l’evoluzione del fenomeno<br />

e ciò in vista di possibili determinazioni normative.<br />

Emittenza radiotelevisiva in ambito locale<br />

L’inciso “emittenza radiotelevisiva privata” di cui all’art. 1,<br />

primo comma, è sostituito con l’inciso “emittenza radiotelevisiva<br />

privata di ambito nazionale”.<br />

In calce all’art. 1 è inserita la seguente nota a verbale:<br />

“Le parti convengono che ai giornalisti assunti successivamente<br />

alla data di stipula del presente contratto dalle emittenti<br />

radiotelevisive private di ambito locale collegate con<br />

aziende editoriali troverà applicazione la regolamentazione<br />

prevista dal contratto collettivo 3 ottobre 2000 per la regolamentazione<br />

del lavoro giornalistico nelle imprese di radiodiffusione<br />

sonora e televisiva in ambito locale.<br />

Resta confermata l’applicazione del contratto nazionale<br />

stipulato tra FIEG e FNSI per i giornalisti della emittenza di<br />

cui sopra assunti anteriormente alla stipula del presente<br />

contratto”.<br />

ISTITUTO NAZIONALE DI PREVIDENZA<br />

DEI GIORNALISTI ITALIANI<br />

“GIOVANNI AMENDOLA” - I.N.P.G.I.<br />

CASSA AUTONOMA DI PREVIDENZA<br />

E ASSISTENZA INTEGRATIVA<br />

DEI GIORNALISTI ITALIANI - CASAGIT<br />

Art. 21<br />

Modificare come segue il 3° cpv.:<br />

L’editore tratterrà sulla retribuzione del giornalista professionista,<br />

del praticante e del pubblicista a tempo pieno,<br />

nonché su ogni altro compenso ecc.<br />

Art. 36<br />

Pubblicisti<br />

In sede di stesura della disciplina collettiva, le parti procederanno<br />

ad una revisione dell’articolo per aggiornarlo alle<br />

nuove situazioni determinatesi.<br />

COMMISSIONE PARITETICA NAZIONALE E COLLEGIO<br />

PER LA CONCILIAZIONE DELLE CONTROVERSIE<br />

Art. 47<br />

Sono abrogati il secondo e terzo comma dell’articolo.<br />

In calce all’articolo è aggiunto il seguente testo:<br />

“È costituito un Collegio a livello nazionale per la conciliazione<br />

delle vertenze individuali connesse al rapporto di lavoro,<br />

e sarà composto di tre membri di cui uno nominato dalla<br />

Fieg, uno dalla Fnsi ed uno, con funzioni di Presidente, nominato<br />

d’intesa tra la Fieg e la Fnsi.<br />

Il Collegio avrà il compito di promuovere un tentativo di<br />

composizione delle vertenze di lavoro di qualsiasi tipo prima<br />

di adire le vie giudiziarie e ciò ai sensi dell’art. 410 C.P.C..<br />

La parte, sia essa dipendente che datore di lavoro, interessata<br />

alla definizione della controversia, è tenuta a richiedere<br />

il tentativo di conciliazione tramite l’organizzazione sindacale<br />

di appartenenza.<br />

L’organizzazione sindacale deve, a sua volta, darne comunicazione<br />

all’altra parte interessata, all’organizzazione contrapposta<br />

ed al Collegio per la conciliazione per mezzo di lettera<br />

raccomandata.<br />

Il Collegio di conciliazione convoca le parti per il tentativo<br />

obbligatorio di conciliazione entro e non oltre trenta giorni<br />

dalla data di ricevimento della richiesta.<br />

Trascorso inutilmente tale termine, il tentativo di conciliazione<br />

si considera comunque espletato ai fini dell’art. 412 bis<br />

C.P.C..<br />

Norme transitorie<br />

Art. 7<br />

Sostituire il punto 2) sul “diritto d’autore” con il seguente<br />

testo:<br />

Nel confermare quanto disposto negli artt. 1, 8, 9, 10 e<br />

14 del presente contratto, la Fieg e la Fnsi convengono<br />

sulla necessità che, nell’ambito della tutela del diritto<br />

d’autore, siano individuati strumenti, anche di natura<br />

legislativa, tesi a garantire la regolamentazione del diritto<br />

d’autore nel settore dell’informazione, anche sulla<br />

scorta delle determinazioni che vanno delineandosi<br />

nelle sedi istituzionali europee (Parlamento e Commissione)<br />

ed italiana.<br />

In particolare, in relazione alla reprografia cartacea ed<br />

elettronica ed alle nuove condizioni che si stanno determinando<br />

con l’espansione delle tecnologie digitali, che<br />

interessano sia i giornalisti sia gli editori, le parti concordano<br />

sulla necessità di una regolamentazione delle<br />

utilizzazioni seconde <strong>dei</strong> prodotti e degli elaborati giornalistici<br />

operate da terzi, i cui proventi andranno ridistribuiti,<br />

qualsiasi siano la procedura giuridico-legislativa<br />

adottata (c.d. copia privata, accordo collettivo, legge ad<br />

hoc, ecc.) ed il mezzo della rilevazione e raccolta (attraverso<br />

la Siae o altro ente), secondo i criteri che saranno<br />

definiti dalle parti.<br />

11


Imprese e imprenditori nella capitale dell’innovazione, una mostra al Castello Sforzesco<br />

Milano,<br />

la città<br />

dell’editoria<br />

Un’incisione<br />

con<br />

una veduta<br />

degli<br />

stabilimenti<br />

Ricordi<br />

nella<br />

palazzina<br />

attigua<br />

alla Scala.<br />

Veduta<br />

del negozio<br />

di Antonio<br />

Vallardi<br />

all’angolo<br />

di piazza<br />

della Scala,<br />

1901.<br />

di Gino Banterla<br />

Milano 1881. Nelle 62 tipografie attive in città<br />

si pubblicavano 204 periodici e 12 quotidiani,<br />

tra i quali il Corriere della Sera, Il Secolo,<br />

Il Sole, l’Osservatore Cattolico, con una tiratura<br />

complessiva, ragguardevole per quei<br />

tempi, di 70mila copie. Intensa era anche la<br />

produzione libraria. La Biblioteca di Brera,<br />

l’anno precedente, aveva acquisito 1.692<br />

volumi e 1.131 opuscoli, l’80 per cento <strong>dei</strong><br />

quali stampati nel capoluogo lombardo.<br />

Protagonisti assoluti della scena editoriale<br />

erano Tito Ricordi, Edoardo Sonzogno,<br />

Emilio Treves, ai quali si affiancavano altri<br />

qualificati editori. Un nome per tutti: Ulrico<br />

Hoepli, “inventore” di manuali divulgativi che<br />

incontrarono tra i lettori largo consenso.<br />

Ricordi aveva già gettato le basi di quello che<br />

in pochi anni sarebbe diventato un colosso<br />

mondiale dell’editoria musicale. Sonzogno<br />

doveva la sua fortuna al Secolo, che fu per<br />

lungo tempo (prima del “sorpasso” da parte<br />

del Corriere della Sera) il quotidiano italiano<br />

a più alta tiratura. Ma altrettanto fortunate<br />

furono le sue collane di libri a basso prezzo<br />

destinate a un pubblico popolare: l’Universale,<br />

la Classica, la Romantica, quella del<br />

Popolo. Treves, editore di riviste di successo,<br />

tra le quali L’Illustrazione italiana, si rivolse<br />

invece ai lettori della borghesia colta, pubblicando<br />

per primo le opere di Giovanni Verga,<br />

Edmondo De Amicis, Gabriele d’Annunzio.<br />

Già nella metà dell’Ottocento, ancor prima<br />

dell’Unità d’Italia, Milano era diventata la<br />

capitale indiscussa dell’editoria italiana, sia<br />

per quanto riguarda i libri sia per i giornali,<br />

facendo proprio un ruolo esercitato fino agli<br />

ultimi anni del Settecento da Venezia, dove<br />

l’industria tipografica nata nel Cinquecento<br />

con Aldo Manuzio fu particolarmente fiorente.<br />

Un confronto significativo: nello stesso<br />

anno 1881 a Roma si pubblicavano 147<br />

testate tra quotidiani e periodici, a Napoli<br />

114, a Firenze 101. Numeri largamente inferiori<br />

a quelli del capoluogo lombardo.<br />

A partire dagli ultimi anni dell’Ottocento il<br />

ruolo di Milano in campo editoriale si<br />

sviluppò ulteriormente. Con la meccanizzazione<br />

delle tipografie (l’adozione della linotype,<br />

per esempio) il processo produttivo si<br />

fece sensibilmente più veloce, rendendo<br />

possibile la diffusione di un numero crescente<br />

di libri e giornali e quindi il “miracolo” di<br />

una forte circolazione di cultura, di idee, di<br />

informazione in un Paese con altissime<br />

percentuali di analfabeti. A trarne beneficio<br />

furono soprattutto i quotidiani. Nel 1891 Il<br />

Secolo raggiunse la tiratura di 130mila copie,<br />

seguito a lunga distanza dal Corriere della<br />

Sera (50mila copie) e dalle altre testate,<br />

comprese tra le 10mila e le tremila.<br />

Sono queste alcune curiosità statistiche che<br />

si possono cogliere dalla mostra La città<br />

dell’editoria. Dal libro tipografico all’opera<br />

digitale (1880-2020), allestita nelle Sale<br />

Viscontee del Castello Sforzesco di Milano<br />

(apertura fino al 16 aprile). La “città dell’editoria”<br />

è naturalmente Milano, con i suoi dinamici<br />

imprenditori che dall’Unità d’Italia in poi<br />

hanno fatto della carta stampata, oltre che<br />

un affare economico, un mezzo di unificazione<br />

culturale del Paese. Ma “città dell’editoria”<br />

è anche quell’ideale fucina nella quale<br />

convergono e si fondono tecnologia, intuizioni<br />

imprenditoriali, impegno intellettuale degli<br />

autori, aspettative sociali.<br />

La rassegna, accompagnata da un volume<br />

edito da Skirà, che più che un catalogo è<br />

utilissimo strumento di consultazione e di<br />

approfondimento, tocca soltanto marginalmente<br />

il mondo <strong>dei</strong> giornali. Sono infatti i libri<br />

e l’evoluzione delle tecnologie utilizzate per<br />

la loro produzione a delineare il percorso di<br />

un’avventura culturale e industriale che ha<br />

dato sin dagli ultimi decenni dell’Ottocento, e<br />

per tutto il Novecento, una precisa identità a<br />

Milano, facendone il principale centro editoriale<br />

italiano e uno <strong>dei</strong> più vitali a livello<br />

mondiale. La produzione di libri si intreccia<br />

tuttavia strettamente con quella <strong>dei</strong> giornali,<br />

il cui numero nei primi anni del XX secolo<br />

aumentò in misura consistente: nel 1905 a<br />

Milano si pubblicavano 13 quotidiani e 310<br />

periodici. Quattro anni dopo, intanto, il<br />

Corriere della Sera raggiunse le 150mila<br />

copie, mentre Il Secolo scese a 75.000.<br />

Dopo la fine del primo conflitto mondiale la<br />

ripresa fu lenta ma decisa. “Gli editori milanesi”,<br />

osserva Ada Gigli Marchetti nel catalogo,<br />

“grazie alla loro tenacia e alla loro capacità<br />

imprenditoriale, ebbero la meglio anche<br />

sulla guerra. Essi, infatti, nonostante le obiettive<br />

difficoltà seguite anche nel primo dopoguerra<br />

– rincaro <strong>dei</strong> prezzi <strong>dei</strong> libri, della<br />

carta, delle materie prime, del costo del lavoro<br />

cui faceva riscontro un limitatissimo potere<br />

d’acquisto da parte del pubblico <strong>dei</strong> lettori<br />

– riuscirono in breve a riportare il capoluogo<br />

lombardo al ruolo di città-leader nella produzione<br />

editoriale della nazione”.<br />

Nel 1919 un giovane editore proveniente da<br />

Verona, Arnoldo Mondadori, apriva un ufficio<br />

a Milano, dove nel 1923 trasferì la società.<br />

Nel 1927 incominciò l’attività di editore un<br />

tipografo di nome Angelo Rizzoli. Tra le altre<br />

imprese nate e affermatesi negli anni Trenta,<br />

quella di Valentino Bompiani. Il fascismo<br />

intanto, sotto la spinta di uno zelante deputato,<br />

Franco Ciarlantini, anch’egli editore<br />

essendo il fondatore della Alpes, varò numerose<br />

iniziative a sostegno del libro italiano.<br />

“Libro e moschetto fascista perfetto”, recitava<br />

il celebre motto. Nel 1933 si pubblicarono<br />

Dal libro tipografico<br />

stampato<br />

con i caratteri mobili<br />

all’opera digitale:<br />

come è cambiata<br />

la trasmissione<br />

del sapere<br />

e dell’informazione.<br />

E come sarà<br />

nel 2020, quando<br />

i bit avranno<br />

il sopravvento (forse)<br />

sulla carta stampata<br />

in tutta Italia ben 12.438 titoli. Un record.<br />

La crescita dell’editoria milanese fu favorita,<br />

in questo periodo, dal forte impulso dato al<br />

rinnovamento grafico, che ebbe le sue prime<br />

radici sia nelle sperimentazioni futuriste sia<br />

nella progressiva qualificazione del lavoro in<br />

tipografia. È uno degli aspetti più interessanti<br />

messi in luce nell’esposizione attraverso<br />

una serie di copertine rappresentative, che<br />

vanno ad affiancarsi a quelle di nuovi marchi<br />

sorti o affermatisi nel dopoguerra: Marzorati,<br />

Fratelli Fabbri, Longanesi, Garzanti, Rusconi,<br />

Feltrinelli, tanto per citarne alcuni.<br />

Il filo conduttore della mostra è costituito da<br />

oggetti e prodotti: un torchio per la stampa<br />

del 1841, una cassettiera con i caratteri tipografici<br />

mobili, una linotype e una monotype,<br />

Una forma libri e documenti, apparecchiature per la<br />

pronta fotocomposizione, computer della prima e<br />

per la stampa dell’ultima generazione. A partire dal 1880,<br />

in una quando le tecniche di stampa erano sostan-<br />

macchina zialmente le stesse <strong>dei</strong> tempi di Gutenberg,<br />

tipografica. vengono illustrati gli straordinari risultati<br />

Bozzetto e copertina di Albe Steiner per<br />

Lord Russel di Liverpool, Il flagello della<br />

svastica, Feltrinelli Editore, Milano 1955.<br />

12 ORDINE 3 <strong>2001</strong>


Tecniche e industria dal 1880 al 2020<br />

La mostra La città dell’editoria. Dal libro tipografico all’opera digitale (1880-2020), aperta fino al<br />

16 aprile <strong>2001</strong> nelle Sale Viscontee del Castello Sforzesco di Milano (orario 9,30-18, chiuso il<br />

lunedì), rientra nell’ambito delle iniziative promosse dal Comune di Milano per celebrare il primo<br />

centenario della morte di Giuseppe Verdi e mirate a illustrare la tradizione e l’innovazione nella<br />

società milanese del Novecento. Il percorso espositivo propone gli esiti di specifiche ricerche,<br />

delle quali viene dato conto in maniera approfondita nel catalogo, a cura di Giorgio Montecchi,<br />

edito da Skirà (pagine 182, lire 40.000). I capitoli su Impresa e lavoro. L’industria tipograficoeditoriale<br />

milanese dalla fine dell’Ottocento al Fascismo, di Ada Gigli Marchetti, e su La grafica<br />

compositiva, le tecniche di stampa e il libro italiano (1880-1980), di James Clough, mostrano<br />

l’evoluzione degli stabilimenti tipografici, del lavoro, <strong>dei</strong> procedimenti grafici e delle tecniche di<br />

stampa. Seguono gli interventi di Lodovica Braida su Editori e lettori a Milano tra la fine dell’Ottocento<br />

e il primo Novecento; di Irene Piazzoni su L’editoria musicale e teatrale; di Bruno<br />

Pischedda sul tema Editoria a Milano 1920-1945: dalla crisi post-bellica alla “bonifica culturale”,<br />

e di Letizia Tedeschi su Il moderno e la grafica editoriale a Milano tra anni Trenta e Cinquanta.<br />

Al secondo dopoguerra è dedicato un altro saggio di Bruno Pischedda (Editoria a Milano 1945-<br />

1970: gli anni dell’entusiasmo), mentre Lucilla Saccà approfondisce il tema Creatività e sperimentazione<br />

nell’editoria d’arte: editori, artisti e mercanti. Seguono gli interventi di Paolo Ferri e<br />

di Gianpietro Lotito sul presente e soprattutto sul futuro dell’editoria (rispettivamente La rivoluzione<br />

digitale e le nuove modalità del sapere e La “leggerezza” del mondo digitale. Il sapere<br />

viaggerà con i bit), con una previsione su quanto potrà accadere nei prossimi vent’anni. Completa<br />

il catalogo il saggio di Luisa Finocchi su La memoria del lavoro editoriale.<br />

Tavole<br />

originali per<br />

le copertine<br />

di Il mostro<br />

bianco<br />

di Herman<br />

Melville e di<br />

La<br />

Cacciatrice<br />

selvaggia di<br />

Mayne Reid,<br />

Mondadori,<br />

1935.<br />

ORDINE 3 <strong>2001</strong><br />

raggiunti nell’arco di un secolo: dal torchio<br />

metallico alla composizione a caldo, dalla<br />

riproduzione a stampa della fotografia attraverso<br />

il retino al rotocalco, dall’invenzione di<br />

nuovi caratteri tipografici alla fotocomposizione,<br />

dalla stampa offset alla rivoluzione digitale<br />

che sta prepotentemente imponendo<br />

nuove modalità della trasmissione del sapere.<br />

La storia dell’editoria milanese nel Novecento,<br />

nonostante ci siano state di mezzo<br />

due guerre e una lunga dittatura, ci appare<br />

caratterizzata da una innovazione continua,<br />

tenace, che pur rimanendo fedele alla tradizione,<br />

guarda con fiducia alla società del<br />

futuro. Ma le innovazioni che stiamo vivendo<br />

in questo inizio millennio – suggeriscono gli<br />

organizzatori – sono ben più profonde di<br />

quelle sinora vissute. Siamo a una svolta<br />

epocale nel campo della comunicazione e<br />

della trasmissione del sapere, pari a quella<br />

dell’invenzione di Gutenberg.<br />

Dobbiamo in un certo senso rassegnarci o,<br />

a seconda <strong>dei</strong> punti di vista, entusiasmarci.<br />

L’alfabeto oggi è lo stesso di duemila anni fa,<br />

è vero, e sarà lo stesso anche nei prossimi<br />

secoli. Ma le modalità di “trasporto” e i<br />

supporti dell’informazione veicolata attraverso<br />

i segni dell’alfabeto sono radicalmente<br />

cambiati: dopo il papiro è arrivata la pergamena<br />

scritta dagli amanuensi, dai fogli di<br />

carta stampata con caratteri mobili e dal libro<br />

siamo passati oggi ai testi scritti sul computer,<br />

che teoricamente possono essere<br />

conservati per un tempo indefinito, a differenza<br />

di quelli riportati su materiale deperibile<br />

quale la carta.<br />

“La standardizzazione delle informazioni<br />

digitali”, scrive Gianpietro Lotito, “ha permesso<br />

il grande balzo tecnologico che stiamo<br />

Bozzetto<br />

di Albe<br />

Steiner per<br />

la copertina<br />

del romanzo<br />

di Pasternak<br />

Il dottor<br />

Zivago, 1957.<br />

vivendo, così come l’invenzione della stampa<br />

a caratteri mobili da parte di Gutenberg e<br />

la standardizzazione del libro portatile, avvenuta<br />

attraverso l’utilizzo della stampa in ottavo<br />

da parte di Aldo Manuzio, hanno permesso<br />

che il sapere uscisse dai luoghi che tradizionalmente<br />

lo detenevano da un migliaio di<br />

anni circa”.<br />

L’informazione digitale si presenta con caratteristiche<br />

totalmente nuove. “Ha una velocità<br />

di trasmissione prima impensabile”, aggiunge<br />

Lotito. “Viaggia alla velocità del pensiero,<br />

in tempo reale. Questo accadeva anche con<br />

altre tecnologie precedenti, ma mai come<br />

ora da casa a casa e su contenuto complesso.<br />

Può essere diffusa contemporaneamente<br />

a un numero teoricamente infinito di<br />

persone senza che questo comporti necessità<br />

o spreco di materia prima. Si replica<br />

sempre uguale a se stessa, in modo assolutamente<br />

perfetto”.<br />

Ed ecco lo scenario prevedibile, secondo<br />

Lotito, per l’anno 2020 al quale fa riferimento<br />

il sottotitolo della mostra: “Avremo un’Internet<br />

ultraveloce, tridimensionale, con caratteristiche<br />

oggi inimmaginabili, ma a farla da<br />

padrone rimarrà sempre e comunque il<br />

contenuto. Senza contenuto questo mondo<br />

tecnologico si ridurrebbe a forni microonde<br />

azionati a distanza o a telefoni capaci di<br />

suonare con una perfetta riproduzione del<br />

ruggito di una tigre. Ecco che quindi ancora<br />

una volta il mondo editoriale, della comunicazione,<br />

svolgerà un ruolo guida. Le precedenti<br />

transizioni hanno avuto bisogno di<br />

millenni o secoli (dalla tradizione orale al<br />

papiro, agli amanuensi, alla carta stampata).<br />

Questa volta si svolgerà nell’arco della vita<br />

di un uomo. E noi potremo osservarla”.<br />

Il libro, stando a questa entusiastica previsione<br />

non da tutti condivisa, sembra dunque<br />

avere i giorni contati. Tra vent’anni il sapere<br />

universale viaggerà davvero attraverso i bit<br />

“immortali” di Internet? I vecchi cari e deperibili<br />

libri ingialliti dal tempo diventeranno<br />

obsoleti reperti archeologici? Difficile la<br />

risposta. Certo è comunque che la straordinaria<br />

potenzialità della comunicazione digitale<br />

e multimediale induce tutti, editori e lettori,<br />

a rivedere già da ora schemi mentali che<br />

appartengono al passato. Il dibattito è aperto<br />

mentre Milano, capitale dell’editoria e dell’innovazione,<br />

si sta comunque preparando con<br />

le sue imprese editoriali per affrontare da<br />

protagonista la nuova sfida culturale e di<br />

mercato imposta dal progresso tecnologico.<br />

Il “Premiolino”<br />

a Gabriella Simoni<br />

e Anna Migotto<br />

Milano, 6 febbraio. Gabriella Simoni (Studio Aperto - Italia<br />

1) e Anna Migotto (Tg4-Retequattro), autrici dello scoop<br />

mondiale sul linciaggio <strong>dei</strong> riservisti israeliani a Ramallah,<br />

sono tra i vincitori del “Premiolino”, sponsorizzato Parmalat,<br />

per il periodo luglio-dicembre 2000 e consegnato<br />

giovedì 8.<br />

Questi i premiati.<br />

Luglio: Umberto Galimberti (la Repubblica) “ogni suo<br />

intervento giornalistico, frutto di meditata analisi, ha il merito<br />

di indurre anche i contraddittori a profonda riflessione”.<br />

Agosto: Milena Gabanelli (Report-Raitre) dimostra “come<br />

anche in televisione sia possibile fare un’informazione libera<br />

che è anche critica costruttiva”.<br />

Settembre: Piero Bianucci (La Stampa-Tuttoscienze) “ha<br />

i meriti di un vero e proprio missionario che ci porta attraverso<br />

una giungla affascinante tracciando per noi sentieri<br />

percorribili”.<br />

Ottobre: Anna Migotto-Gabriella Simoni per i servizi<br />

sulla crisi israelo-palestinese e per il reportage sul linciaggio<br />

“un nitido modello di giornalismo televisivo, scoop<br />

mondiale”.<br />

Novembre: Andrea Vianello (Radio anch’io-Rai) “per la<br />

qualità e la serietà <strong>dei</strong> servizi giornalistici proposti quotidianamente<br />

dal programma di cui è conduttore”.<br />

Dicembre: Cesare Romana (il Giornale) come critico<br />

musicale “riesce a dosare conoscenza e competenza con<br />

notazioni di costume e finezze da vero scrittore”. (ANSA)<br />

Liguori condannato:<br />

ha diffamato Stefania Ariosto<br />

Como, 23 febbraio. Il collegio giudicante del tribunale di<br />

Como ha condannato nel primo pomeriggio di oggi il giornalista<br />

Paolo Liguori ritenuto colpevole di aver diffamato<br />

nel corso di una trasmissione televisiva su Italia 1 Stefania<br />

Ariosto. La sentenza accoglie in toto le tesi e le richieste<br />

del Pm Vittorio Nessi che nella sua dura, ma anche “folcloristica”<br />

requisitoria aveva sollecitato una condanna da lui<br />

definita simbolica a 1 milione di multa. La parte civile,<br />

rappresentata dall’avv. Aldo Bissi, aveva inoltre sollecitato<br />

una provvisionale di 50 milioni in vista di una richiesta di<br />

risarcimento danni per 200 milioni. Il tribunale ha concesso<br />

una provvisionale di 40 milioni.<br />

Secondo l’accusa, Liguori durante un’intervista al collega<br />

Feltri (quest’ultimo al telefono) trovò occasione per “dirottare”<br />

il discorso sulla “teste Omega” usando frasi i cui contenuti<br />

apparvero denigratori nei confronti della donna. Lo<br />

stesso Pm in aula ha ribadito che “non ci interessa sapere<br />

se la Ariosto è o meno donna dai facili costumi, ci interessa<br />

sapere che in quella intervista è stato violato il diritto al<br />

rispetto delle persone”. Tra le frasi incriminate quella in cui<br />

Liguori disse: “Ah, la Ariosto: parliamo di lei che è riuscita<br />

a non avere guai dopo una verifica della Guardia di Finanza<br />

concedendo in cambio favori in denaro e ampie dichiarazioni<br />

che portarono alle inchieste di Tangentopoli, in<br />

particolare legate agli ambienti socialisti e di Berlusconi”.<br />

Il Pm ha fatto notare che le verifiche in questione avvennero<br />

almeno 4 anni prima dell’ascesa in campo di Forza<br />

Italia. È questa la prima condanna inflitta dal tribunale di<br />

Como nell’ambito di una lunga serie di querele e controquerele<br />

che vedono protagonisti, fra gli altri anche Vittorio<br />

Sgarbi, proprio ieri a processo nel capoluogo lariano e che<br />

ha ricusato i giudici.<br />

(AGI)<br />

Caianiello: allo Stato i soldi<br />

delle querele ai giudici<br />

Roma, 21 febbraio - I risarcimenti delle querele vinte dai<br />

magistrati per diffamazione a mezzo stampa dovrebbero<br />

andare allo Stato e non ai singoli magistrati. È quanto ha<br />

affermato Vincenzo Caianiello, ex presidente della Corte<br />

Costituzionale, intervenendo al Forum sulla qualità<br />

dell’informazione organizzato dall’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalisti.<br />

Caianiello ha sottolineato come nelle cause tra magistrati<br />

e giornalisti venga meno il principio della “terzietà del giudice”<br />

in quanto le controversie tra i due corpi vengono decise<br />

da soggetti appartenenti alla magistratura, Caianiello<br />

ha sottolineato come la Costituzione non consenta l’istituzione<br />

di giudici speciali che possano ovviare al principio<br />

della terzietà del giudice e che eventuali interventi debbono<br />

comportare la modifica della Costituzione. A meno che<br />

vengano istituite delle sezioni specializzate previste<br />

dall’art. 102 della Costituzione: “è questo certamente un<br />

vulnus che attenta alla libertà di stampa perché il giornalista<br />

ha diritto di essere giudicato da un giudice che, per le<br />

peculiarietà della situazione, possa considerare terzo”.<br />

Per quanto riguarda il risarcimento economico, secondo<br />

Caianiello “per il magistrato dovrebbe essere sufficiente la<br />

soddisfazione morale che derivi dalla condanna di chi<br />

abbia arrecato offesa, mentre se questa vi è stata, dovrebbe<br />

essere lo Stato ad incamerare il risarcimento perché è<br />

esso in realtà ad aver subito l’offesa”. In pratica, ha concluso<br />

Caianiello, un professionista se viene diffamato può<br />

perdere una fetta di potenziale mercato di clienti mentre il<br />

magistrato è un funzionario pubblico nell’esercizio della<br />

sua funzione espletata nel nome dello Stato.<br />

(ANSA)<br />

13


Mostra al Museo civico del Risorgimento di Bologna<br />

Stampa satirica<br />

nell’Europa<br />

tra Ottocento<br />

e Novecento<br />

di Gino Banterla<br />

Come appare lontana oggi, mentre ci accingiamo<br />

ad abbandonare le vecchie monete<br />

nazionali per adottare definitivamente l’euro,<br />

l’immagine di un’Europa solidamente ancorata<br />

ai confini statali, in cui ogni popolo si<br />

esprimeva attraverso il proprio “carattere” e<br />

si contrapponeva agli altri in nome di una<br />

presunta inviolabile identità. Ecco l’iconografia<br />

di quell’Europa di fine Ottocento: ora<br />

rappresentata come giovane guerriera che<br />

conduce i popoli verso la conquista della<br />

nazionalità, che veglia il nascente secolo XX,<br />

che esibisce i segni della potenza militare;<br />

ora raffigurata come un’anziana signora con<br />

gli occhiali, che assiste attonita e impotente<br />

alle “gesta” degli Stati-nazione.<br />

Sono immagini ambigue e contraddittorie,<br />

nelle quali possiamo cogliere gli echi delle<br />

spinte espansive, trasformate dalle grandi<br />

potenze europee in un impressionante sistema<br />

di dominio, e insieme i segni del passato,<br />

di una civiltà plurimillenaria scandita da<br />

tragedie e da progressi. Sembrano evocazioni<br />

remote eppure è storia di ieri. Una storia<br />

ora rivisitata con il linguaggio della satira in<br />

una piccola ma significativa mostra dal titolo<br />

“Albione, Marianna e il bersagliere. Stereotipi<br />

nazionali e stampa satirica nell’Europa tra<br />

Ottocento e Novecento”, aperta fino al 29<br />

aprile al Museo civico del Risorgimento di<br />

Bologna.<br />

“Le grandi ammalate europee<br />

nella fine del 1899”,<br />

in La Rana del 15-16 dicembre 1899.<br />

“Maccherone italiano”, in Il Papagallo<br />

(sic, con una sola p), del 15 ottobre 1911.<br />

“La Triplice<br />

intesa”, in<br />

Simplicissimus,<br />

14 ottobre<br />

1912.<br />

“Albione, Marianna<br />

e il bersagliere.<br />

Stereotipi nazionali<br />

e stampa satirica nell’Europa<br />

tra Ottocento e Novecento”<br />

Museo civico del Risorgimento di Bologna<br />

(piazza Carducci 5). Aperta fino al 29 aprile<br />

dal martedì alla domenica con orario 9-<br />

13; giovedì 9-17; chiuso lunedì e giorni<br />

festivi infrasettimanali. Catalogo Edizioni<br />

Nautilus di Bologna (pp. 120, lire 30.000) a<br />

cura di Roberto Balzani e Mirtide Gavelli,<br />

con saggi di Simone Castelli, Il secolo<br />

degli atlanti, e di Roberto Balzani, Carte<br />

geografiche, caricature e identità. Spazio e<br />

stereotipie nazionali fra ’800 e ’900. Schede<br />

di Elena Musiani, Mirtide Gavelli, Pamela<br />

Corradini e Aurora Rambaldi.<br />

Attraverso le immagini pubblicate dalla fine<br />

dell’Ottocento e nei primi decenni del Novecento<br />

da sei periodici satirici (due italiani,<br />

uno francese, uno tedesco, uno spagnolo e<br />

uno inglese) viene ricostruito il teatrino della<br />

politica europea nel quale si rispecchiarono<br />

almeno quattro generazioni di individui, tra di<br />

loro divisi in nome di una esasperata propaganda<br />

nazionalistica.<br />

L’Ottocento è il secolo <strong>dei</strong> grandi atlanti<br />

geografici, che da semplici raccolte di carte<br />

si trasformano in vere e proprie opere enciclopediche,<br />

con una struttura logico-narrativa<br />

comprendente una parte antica e una<br />

moderna più squisitamente geografica. Da<br />

una esemplificazione di atlanti inizia il<br />

percorso dell’esposizione bolognese, perché<br />

la cartografia è un importante medium culturale<br />

nel processo di formazione degli Stati<br />

nazionali. La descrizione <strong>dei</strong> confini fisici di<br />

un Paese, infatti, forma o rafforza i confini<br />

mentali delle persone.<br />

Ma la rappresentazione della propria e altrui<br />

“diversità”, oltre che dalle carte geografiche,<br />

fu veicolata anche dalle vignette e dalle caricature,<br />

come dimostrano le illustrazioni<br />

esposte, scelte dalla vasta produzione di<br />

giornali satirici. Esse provengono dalle riviste<br />

Il Papagallo (sic: con una sola p), fondato<br />

a Bologna nel 1873 da Augusto Grossi e<br />

pubblicato fino al 1915; La Rana, anch’esso<br />

uscito nel capoluogo emiliano dal 1865 al<br />

1912; Blanco y Negro, il cui primo numero<br />

uscì in Spagna nel 1891; Le Charivari, nato<br />

a Parigi nel 1832 come “quotidiano politico<br />

illustrato” e vissuto tra alterne vicende per<br />

oltre uno secolo; Punch (1841-1992), al<br />

quale collaborarono i più prestigiosi disegnatori<br />

inglesi; e infine il tedesco Simplicissimus<br />

(1896-1944), i cui disegni riscuotevano maggior<br />

successo degli articoli di collaboratori<br />

quali Thomas Mann, Arthur Schnitzler ed<br />

Hermann Hesse.<br />

Il filo che tiene insieme queste pur diverse<br />

esperienze è l’analisi della politica europea<br />

vista come una scena popolata da allegorie,<br />

maschere, marionette. Gli Stati, usciti dagli<br />

atlanti geografici, diventano antropomorfi e<br />

sono rappresentati dagli umoristi nei modi<br />

più diversi.<br />

L’Italia per esempio è vista come una ieratica<br />

figura femminile con le torri in testa o<br />

come una contadina del Sud o ancora come<br />

una bersagliera; la Francia è Marianna, la<br />

figura di bella ragazza con berretto frigio,<br />

simbolo della libertà, creata dalla Rivoluzione;<br />

la Gran Bretagna s’incarna nella classica<br />

Britannia con tridente, segno della potenza<br />

marittima, o in un leone.<br />

Ogni Stato-nazione ha una propria immagine<br />

più o meno consolidata, anzi, stereotipata,<br />

nella quale ciascuno si riconosce. E gli<br />

altri? Come si comportano i disegnatori nel<br />

raffigurare i Paesi affini o nemici che entrano<br />

“Il gioco<br />

della palla<br />

anarchica”,<br />

in La Rana<br />

dell’11-12<br />

ottobre 1901.<br />

“Passatempo<br />

prediletto<br />

nei riposi<br />

estivi”,<br />

in La Rana,<br />

18 luglio<br />

1884.<br />

“L’Europa<br />

sorda, muta<br />

e cieca”,<br />

in<br />

Le Charivari<br />

del 30 <strong>marzo</strong><br />

1900.<br />

nel gioco delle sempre più mutevoli relazioni<br />

internazionali? La fantasia si scatena attraverso<br />

la ridicolizzazione delle stereotipie:<br />

così l’Italia esibisce una matrice rurale e<br />

brigantesca, l’Austria è un gendarme ottuso,<br />

la Spagna è declassata al rango di cipolla, la<br />

Turchia è una specie di orco cattivo.<br />

Le figure “civili”, all’inizio del XX secolo,<br />

lasciano sempre più spazio ai soldatini,<br />

segno di una crescente militarizzazione<br />

nazionale.<br />

Essi diventano i protagonisti della propaganda<br />

patriottica, promuovono l’immagine dello<br />

Stato-nazione onnipotente.<br />

E lentamente la guerra apparirà come uno<br />

strumento “ragionevole” per dare ordine allo<br />

scacchiere internazionale, mentre la figura<br />

di Europa, giovane o vecchia che sia, si<br />

dissolverà.<br />

14 ORDINE 3 <strong>2001</strong>


I NOSTRI LUTTI<br />

Elio Quercioli,<br />

il giornalismo vissuto<br />

in primo luogo<br />

come impegno politico<br />

di Emilio Pozzi<br />

Non ho trovato, tra i molti articoli in memoria<br />

di Elio Quercioli, uomo politico, amministratore<br />

pubblico e giornalista (nel 1945, diciottennne<br />

era già redattore di Voce comunista),<br />

anche in quelli che al di là della cronaca<br />

hanno ricordato le private virtù, l’accenno ad<br />

un episodio, apparentemente marginale, del<br />

suo lavoro come vicesindaco della Giunta<br />

guidata da Carlo Tognoli.<br />

Voglio raccontarlo, qui, perché, suscitandomi,<br />

ancora un sorriso, mi aiuterà a proseguire,<br />

nel grato, ma doloroso compito, di lasciare,<br />

anche nel giornale dell’<strong>Ordine</strong><br />

lombardo, una traccia<br />

di una vita, illuminata dagli<br />

ideali e consumata per gli<br />

altri.<br />

Elio, quand’era vice sindaco,<br />

oltre a portare a termine la<br />

municipalizzazione dell’azienda<br />

del gas e la metanizzazione<br />

(l’ha ricordato proprio<br />

Tognoli: “Il problema durava<br />

da dieci anni e Quercioli risolse<br />

tutto in un anno”), inventò<br />

il bastone ecologico, con la<br />

punta di ferro, per raccogliere<br />

la cacca <strong>dei</strong> cani, sui marciapiedi.<br />

Amava le bestie Elio, i<br />

cani soprattutto, ed era<br />

convinto, non potendo educare<br />

loro, almeno di rendere<br />

educati i padroni.<br />

Qualcuno, anche gli amici lo<br />

prendeva in giro per l’iniziativa,<br />

ma lui sorrideva, sotto gli<br />

occhiali, brontolando, “vedrete,<br />

vedrete” tra i denti. Anche<br />

quella, per lui era una battaglia<br />

da fare.<br />

Cronaca minimalista, questa?<br />

Non credo.<br />

Quercioli non è stato mai<br />

toccato da quella che Antonio<br />

Gramsci chiamava la<br />

“metafisica dell’impazienza”.<br />

Eppure, giorno dopo giorno<br />

tesseva, come un operoso<br />

artigiano, la solida tela per<br />

una società nuova.<br />

Ho sotto gli occhi quello che<br />

è stato scritto e ricordo i<br />

discorsi, davanti alla sua<br />

bara, ricoperta di dalie rosse,<br />

nella platea del Piccolo<br />

Teatro.<br />

Anche se le parole, a rileggerle,<br />

chiunque le abbia<br />

pronunciate, appaiono come<br />

un elenco, ripetitivo anche, di elogi. Parole<br />

commosse, spesso rotte da un nodo alla<br />

gola. È stato detto e scritto soltanto il giusto:<br />

lealtà, amicizia, fedeltà, pacatezza, ricerca di<br />

ciò che poteva unire. E poi ancora pazienza<br />

e dolce ironia. Ben più di mezzo secolo di<br />

vita per gli altri: compagni, colleghi, cittadini.<br />

Tutto, con grande umiltà, anche se il ruolo,<br />

scomodo, era quello di un protagonista.<br />

Chi gli è stato vicino, ha assistito alla sua fatica<br />

di vivere e combattere le lotte, non l’ha<br />

ORDINE - TABLOID<br />

periodico ufficiale del Consiglio<br />

dell’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalisti della Lombardia<br />

Mensile / Spedizione in a. p. (45%)<br />

Comma 20 (lettera B) art. 2 legge n. 662/96 -<br />

Filiale di Milano - Anno XXXII - Numero 3,<br />

<strong>marzo</strong> <strong>2001</strong><br />

Direttore responsabile FRANCO ABRUZZO<br />

Condirettore BRUNO AMBROSI<br />

ORDINE 3 <strong>2001</strong><br />

mai sentito lamentarsi, dare segni di cedimento.<br />

Qualche pisolino, con molta discrezione,<br />

se lo concedeva, durante dibattiti<br />

lunghi, noiosi e inconcludenti. In un certo<br />

senso era il suo modo di disapprovare. Si irritava,<br />

talvolta: per le ingiustizie, i lassismi, i<br />

tradimenti. Le collere e le amarezze erano<br />

sempre trattenute, mai drammatizzate. Non<br />

ha mai sbattuto la porta. Conosceva il suo<br />

dovere. Restare perché c’era bisogno di lui.<br />

Fino all’ultimo.<br />

Non gli ho mai sentito dire ‘io’. Ma anche il<br />

suo plurale significava essere con gli altri,<br />

unirsi agli altri nell’assumersi responsabilità<br />

o ammettere errori.<br />

Quando, ecco un solo esempio, andò in<br />

scena al Piccolo Teatro il Galileo di Brecht,<br />

dopo tante polemiche, anche miopi e anche<br />

da sinistra, mandò a Paolo Grassi questo<br />

telegramma “Solo oggi capisco quanto poco<br />

abbiamo fatto per voi”.<br />

Non era molto loquace, e nemmeno amava<br />

tanto scrivere. Professionalmente preferiva<br />

organizzare, dirigere. “Per me il giornalismo<br />

è sempre stato in primo luogo impegno politico”.<br />

Lo disse, nel <strong>marzo</strong> 1998, quando gli fu<br />

Direzione, redazione, amministrazione<br />

Via Appiani, 2 - 20121 Milano<br />

Tel. 02/ 63.61.171 - Telefax 02/ 65.54.307<br />

Segretaria di redazione<br />

Teresa Risé<br />

Consiglio dell’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalisti<br />

della Lombardia<br />

Franco Abruzzo, presidente;<br />

Brunello Tanzi, vicepresidente;<br />

Gabriele Moroni, consigliere segretario,<br />

Sergio D’Asnasch, consigliere tesoriere<br />

consegnata la medaglia d’oro per i<br />

cinquant’anni di professione, tutta rigorosamente<br />

esercitata, dal più umile gradino al più<br />

impegnativo di direttore dell’Unità, nell’ambito<br />

della stampa comunista. Era proprio un<br />

ragazzo quando cominciò come redattore<br />

nel settimanale della Federazione di Milano,<br />

Voce comunista, di cui diventò direttore,<br />

prima di passare come capocronista all’Unità.<br />

Nei momenti “forti” del quotidiano divenne<br />

prima condirettore, a fianco di Mario<br />

Alicata, poi direttore dell’edizione di Milano.<br />

E poi si dedicò, benché assorbito da impegni<br />

politici sempre crescenti (cito a memoria<br />

e alla rinfusa: consiglio d’amministrazione<br />

del giornale, consigliere comunale,<br />

deputato, questore<br />

alla Camera, nella direzione<br />

nazionale del Pci, commissione<br />

di vigilanza Rai, responsabile<br />

<strong>dei</strong> problemi radiotelevisivi,<br />

presidente dell’Istituto<br />

milanese della Resistenza<br />

e del movimento<br />

operaio, vice sindaco di Milano<br />

e assessore al bilancio,<br />

estensore di un progetto di<br />

riforma dell’editoria, consigliere<br />

d’amministrazione alla<br />

Triennale). Attento ai problemi<br />

della cultura, dello spettacolo,<br />

dell’arte (tra i pittori suoi<br />

amici Ernesto Treccani,<br />

Giuseppe Migneco, Aligi<br />

Sassu, Gabriele Mucchi,<br />

personaggi del teatro e della<br />

musica), non si tirava indietro<br />

quando c’era da dare<br />

slancio a iniziative che avessero<br />

un alto profilo. Sapeva<br />

dialogare con tutti, quasi<br />

implacabile nel cercare di<br />

raggiungere i risultati.<br />

Era però troppo serio per<br />

usufruire delle relazioni che<br />

da buon tessitore portava<br />

avanti. Non ha lasciato nemmeno<br />

testimonianze scritte,<br />

nè appunti di diario. Mimma<br />

Paulesu, moglie e compagna,<br />

quando gli sentiva<br />

accennare qualche episodio<br />

significativo, della Resistenza,<br />

fremeva. Ad esempio, di<br />

quando sedicenne, dopo l’8<br />

settembre ’43, era finito per<br />

due mesi nella bolgia di San<br />

Vittore, con altri giovani<br />

amici arrestati perché avevano<br />

nascosto in una casa di<br />

Milano prigionieri russi e<br />

inglesi scappati dai campi di<br />

<strong>Ordine</strong>/Tabloid<br />

Elio Quercioli con la moglie Mimma Paulesu, nipote di Antonio Gramsci.<br />

prigionia o di quello che aveva combinato da<br />

partigiano combattente nella 113esima<br />

brigata Garibaldi. “Tu racconti e io scrivo”<br />

Mimma ci sapeva fare (è autrice anche di un<br />

libro sui campi di sterminio). Elio smetteva di<br />

raccontare e lasciava cadere il discorso,<br />

quasi chiudendosi a riccio.<br />

Una sola volta si lasciò andare, un poco, in<br />

un’intervista. Per Il Giorno lo interrogava<br />

nell’ufficio, bello e impegnativo di vice sindaco,<br />

Guido Gerosa che riuscì a strappargli<br />

Consiglieri:<br />

Bruno Ambrosi, Annibale Carenzo,<br />

Letizia Gonzales, Cosma Damiano<br />

Nigro, Domenico Tedeschi.<br />

Collegio <strong>dei</strong> revisori <strong>dei</strong> conti<br />

Davide Colombo, Rino Felappi (presidente);<br />

Guido Re<br />

Coordinamento grafico di <strong>Ordine</strong> - Tabloid<br />

Franco Malaguti<br />

qualche confidenza. Il pezzo uscì con il titolo:<br />

“Vagone letto e bicicletta. Ecco il vice sindaco<br />

che non usa l’automobile” Anticipatore.<br />

Era il 16 settembre 1981.<br />

Quercioli aveva compiuto da due giorni 55<br />

anni. Gerosa glielo ricordò. “Proprio in questi<br />

giorni. È vero. Mi ero dimenticato la data”.<br />

Bella quell’intervista.<br />

Trovo giusto riproporre qui un brano di quel<br />

testo, dal quale emerge uno squarcio dell’autentica<br />

umanità di Quercioli. E così rendiamo<br />

onore, a chi lo intervistava, un giornalista di<br />

razza, che sapeva far parlare gli altri, avendo<br />

come arma segreta, un sorriso radioso.<br />

Gerosa descrive anzitutto l’ambiente:<br />

Un ufficio vasto, spazioso e da uomo del potere, per un<br />

personaggio che ha un viso aperto e cordiale e modi<br />

assai alla mano. Fortunatamente sopra la sua testa e<br />

davanti ai suoi occhi ci sono scene popolari milanesi:<br />

quadri di popolani e popolane al lavoro e in festa, in<br />

campagna e nel mondo brulicante del Verzèe. Quercioli<br />

vede che sono un po’ colpito da questo ufficio.<br />

“Dovrebbe vedere l’altro mio ufficio, quello di assessore<br />

al Bilancio. È stato di Toeplitz, il grande banchiere che<br />

ebbe tanta parte nelle vicende dell’Italia unita e che vi<br />

giungeva attraverso un sottopassaggio collegato alla sua<br />

Banca Commerciale”.<br />

Si sente che il ritrovarsi nell’ufficio di Toeplitz lo emoziona,<br />

e questo già ti fa riflettere sulla potenza della “milanesità”<br />

del personaggio. Solo “una certa idea di Milano” può affratellare<br />

nel tempo questo comunista iscritto al Partito dal<br />

1943 e il grande nume storico della Banca Commerciale,<br />

solitario eroe del capitalismo ambrosiano.<br />

Lei è un milanese di quelli per vocazione oltre che per<br />

nascita.<br />

“Certo. Sono nato in via Solari, nel quartiere operaio<br />

dell’Umanitaria. È una casa di cui hanno celebrato da<br />

poco il settantacinquesimo di costruzione. Era un quartiere<br />

operaio modello per Milano: 230 famiglie, asili collettivi,<br />

biblioteca, cooperativa, teatro. Noi sentivamo molto<br />

questo mondo. Era il nostro di adozione e di scelta. Mio<br />

padre era un romagnolo venuto a Milano prima dello<br />

scoppio della prima guerra mondiale, con quei fenomeni<br />

di emigrazione interna prodottisi dopo la Settimana<br />

Rossa del giugno 1914. La mamma era toscana. Io sono<br />

milanese e ho sempre avuto un rapporto affettivo con la<br />

mia città.”<br />

Nella sua famiglia c’è qualcosa di mitico, di legato a una<br />

grande dimensione culturale della testimonianza umana.<br />

Sua moglie Mimma Paulesu è la nipote di Gramsci.<br />

È figlia di Teresa, la sorella di Antonio Gramsci, alla quale<br />

egli scriveva ‘Cara Teresita’. Mia moglie ha scritto il libro<br />

Gramsci vivo, una serie di testimonianze sull’uomo,<br />

compresa quella di Pertini. Ha anche curato una raccolta<br />

di favole che Gramsci ha in parte inventato, in parte<br />

tradotte dal tedesco...”<br />

(Le illustrazioni - aggiungo ora io - sono di<br />

Ernesto Treccani).<br />

Chiudo, con mano lieve, il fascicolo personale<br />

di Elio Quercioli, il ragazzo di via Solari.<br />

Due date sono annotate con un pennarello<br />

nero: 14 settembre 1926-4 febbraio <strong>2001</strong>.<br />

Dentro ci sono anche i suoi sogni di un<br />

mondo diverso da quello che ha lasciato. Lui<br />

non potrà aggiungere altre pagine. Agli altri<br />

che restano, il compito di realizzarli, quei<br />

sogni.<br />

Stampa Stem Editoriale S.p.A. Via Brescia, 22<br />

20063 Cernusco sul Naviglio (Mi)<br />

Iscritto al n. 983/ 1983<br />

del Registro nazionale della Stampa<br />

Comunicazione e Pubblicità<br />

Comunicazioni giornalistiche Advercoop<br />

Via G.C.Venini, 46 - 20127 Milano<br />

Tel. 02/ 261.49.005 - Fax 02/ 289.34.08<br />

La tiratura di questo numero è stata<br />

di 20.100 copie<br />

Chiuso in redazione il 26 febbraio <strong>2001</strong><br />

15 (23)


APPROVATE IL 21 FEBBRAIO IN VIA DEFINITIVA E ALL’UNANIMITÀ DAL SENATO LE NUOVE NORME CHE MODIFICANO<br />

L’intervento<br />

straordinario<br />

di integrazione<br />

salariale<br />

è a carico dell’Inpgi.<br />

Finanziamenti<br />

anche per Internet<br />

e i cd-rom.<br />

Stanziati<br />

184 miliardi<br />

in tre anni.<br />

Editoria, la riforma ora è legge.<br />

Ddl Senato – Nuove norme sull’editoria e sui prodotti<br />

editoriali. Modifiche alla legge 5 agosto 1981 n. 416.<br />

Capo I DISPOSIZIONI<br />

GENERALI<br />

Articolo 1. Definizioni e disciplina del prodotto editoriale<br />

1. Per prodotto editoriale, ai fini della presente legge, si intende<br />

il prodotto realizzato su supporto cartaceo, ivi compreso il<br />

libro, o su supporto informatico, destinato alla pubblicazione<br />

o, comunque, alla diffusione di informazioni presso il pubblico<br />

con ogni mezzo, anche elettronico, o attraverso la radiodiffusione<br />

sonora o televisiva, con esclusione <strong>dei</strong> prodotti<br />

discografici o cinematografici.<br />

2. Non costituiscono prodotto editoriale i supporti che riproducono<br />

esclusivamente suoni e voci, le opere filmiche ed i<br />

prodotti destinati esclusivamente all’informazione aziendale<br />

sia ad uso interno sia presso il pubblico. Per opera filmica si<br />

intende lo spettacolo, con contenuto narrativo o documentaristico,<br />

realizzato su supporto di qualsiasi natura, purché<br />

costituente opera dell’ingegno ai sensi della disciplina sul<br />

diritto d’autore, destinato originariamente, dal titolare <strong>dei</strong> diritti<br />

di utilizzazione economica, alla programmazione nelle sale<br />

cinematografiche ovvero alla diffusione al pubblico attraverso<br />

i mezzi audiovisivi.<br />

3. Al prodotto editoriale si applicano le disposizioni di cui<br />

all’articolo 2 della legge 8 febbraio 1948, n. 47. Il prodotto<br />

editoriale diffuso al pubblico con periodicità regolare e<br />

contraddistinto da una testata, costituente elemento identificativo<br />

del prodotto, è sottoposto, altresì, agli obblighi previsti<br />

dall’articolo 5 della medesima legge n. 47 del 1948.<br />

Articolo 2. Disposizioni sulla proprietà delle imprese<br />

editrici ed in materia di trasparenza<br />

1. All’articolo 1 della legge 5 agosto 1981, n. 416, e successive<br />

modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:<br />

a) il primo comma è sostituito dal seguente:<br />

“L’esercizio dell’impresa editrice di giornali quotidiani e` riservato<br />

alle persone fisiche, nonché alle società costituite nella<br />

forma della società in nome collettivo, in accomandita semplice,<br />

a responsabilità limitata, per azioni, in accomandita per<br />

azioni o cooperativa, il cui oggetto comprenda l’attività editoriale,<br />

esercitata attraverso qualunque mezzo e con qualunque<br />

supporto, anche elettronico, l’attività tipografica, radiotelevisiva<br />

o comunque attinente all’informazione e alla comunicazione,<br />

nonché le attività connesse funzionalmente e direttamente<br />

a queste ultime.”;<br />

b) il quarto comma è sostituito dal seguente:<br />

“Le azioni aventi diritto di voto o le quote sociali possono<br />

essere intestate a società per azioni, in accomandita per<br />

azioni o a responsabilità limitata, purché la partecipazione di<br />

controllo di dette società sia intestata a persone fisiche o a<br />

società direttamente controllate da persone fisiche. Ai fini<br />

della presente disposizione, il controllo è definito ai sensi<br />

dell’articolo 2359 del codice civile, come sostituito dall’articolo<br />

1 del decreto legislativo 9 aprile 1991 n.127, nonché<br />

dall’ottavo comma del presente articolo. Il venire meno di<br />

dette condizioni comporta la cancellazione d’ufficio dell’impresa<br />

dal registro degli operatori di comunicazione di cui all<br />

‘articolo 1, comma 6, lettera a), n.59, della legge 31 luglio<br />

1997 n.249”;<br />

c) al sesto comma, primo periodo, le parole: “o estere” sono<br />

soppresse;<br />

d) dopo l’ultimo comma è aggiunto, infine, il seguente<br />

comma:<br />

Roma, 21 febbraio. La riforma della legge sull’editoria è<br />

stata approvata oggi all’unanimità dal Senato. Dopo il via<br />

libera del 7 febbraio scorso da parte della Commissione<br />

Cultura della Camera in sede deliberante, il testo ha ricevuto<br />

l’approvazione definitiva senza subire modifiche. Il trattamento<br />

straordinario di integrazione salariale è stato esteso<br />

ai giornalisti professionisti, pubblicisti e praticanti dipendenti<br />

di imprese editrici di periodici. In precedenza era limitato<br />

ai dipendenti di quotidiani e agenzie di stampa a diffusione<br />

nazionale. Il trattamento è a carico dell’Inpgi. L’articolo<br />

15 dà vita, per la durata di 5 anni (<strong>2001</strong>-2005) a un Fondo<br />

per la mobilità e la riqualificazione professionale <strong>dei</strong> giornalisti.<br />

Il Fondo, istituito presso la presidenza del Consiglio <strong>dei</strong><br />

Ministri (Dipartimento per l’informazione e l’editoria), ha una<br />

“dote” di 8,5 miliardi.<br />

Tra le novità del provvedimento c’è una nuova definizione del<br />

“prodotto editoriale”, che comprende sia il libro sia il prodotto<br />

multimediale (Internet e cd-rom). Il “prodotto editoriale”, quando<br />

è una testata (anche su web) diffusa con periodicità regolare,<br />

dovrà essere registrato in tribunale. La nuova legge<br />

introduce poi il criterio della diffusione, in luogo di quello della<br />

tiratura, per attribuire le provvidenze previste dalla legge 416<br />

del 1981. Sono inoltre concessi aiuti pubblici in forma di credito<br />

agevolato e sconto fiscale sul credito d’imposta, al fine di<br />

incentivare lo sviluppo del settore editoriale.<br />

Le agevolazioni al credito verranno erogate in forma di<br />

concessione di contributi in conto interessi da un Fondo<br />

appositamente costituito che finanzierà i progetti di innovazione<br />

tecnologica, di ampliamento e modifica degli impianti,<br />

di potenziamento della rete informatica anche “in connessione<br />

con l’utilizzo <strong>dei</strong> circuiti telematici internazionali e <strong>dei</strong> satelliti”.<br />

Una quota del Fondo, il 5 per cento, verrà riservata alle<br />

piccole imprese, con un fatturato non superiore ai 5 miliardi.<br />

Un ulteriore 5 per cento sarà riservato alle imprese impegna-<br />

“I soggetti di cui al primo comma sono ammessi ad esercitare<br />

l’attività d’impresa ivi descritta solo se in possesso della<br />

cittadinanza di uno Stato membro dell’Unione europea o, in<br />

caso di società, se aventi sede in uno <strong>dei</strong> predetti Stati. I<br />

soggetti non aventi il predetto requisito sono ammessi all’esercizio<br />

dell’impresa medesima solo a condizione che lo<br />

Stato di cui sono cittadini applichi un trattamento di effettiva<br />

reciprocità. Sono fatte salve le disposizioni derivanti da accordi<br />

internazionali.”.<br />

Articolo 3. Modalità di erogazione delle provvidenze in<br />

favore dell’editoria<br />

1. A decorrere dal 1° gennaio dell’anno successivo alla data<br />

di entrata in vigore della presente legge l’importo di 2 miliardi<br />

di lire previsto per i contributi di cui all’articolo 26, primo<br />

comma, della legge 5 agosto 1981, n. 416, e successive<br />

modificazioni, è aumentato a 4 miliardi di lire.<br />

2. Alle imprese editrici di giornali quotidiani che abbiano attivato<br />

sistemi di teletrasmissione in facsimile delle testate edite<br />

in Paesi diversi da quelli membri dell’Unione europea è<br />

concesso un contributo pari al 50 per cento <strong>dei</strong> costi annui<br />

documentati di acquisto carta, stampa e distribuzione relativi<br />

alla diffusione nei suddetti Paesi delle copie delle testate teletrasmesse.<br />

Sono esclusi dal calcolo del contributo i costi relativi<br />

a tirature inferiori a 10.000 copie medie giornaliere, o<br />

effettuate per meno di un anno, in un singolo Paese di destinazione.<br />

Sono altresì esclusi dal calcolo del contributo i costi<br />

relativi a testate il cui contenuto redazionale sia inferiore al<br />

50 per cento di quelli dell’edizione diffusa nella città italiana<br />

presso il cui tribunale sono registrate. L’ammontare complessivo<br />

del contributo di cui al presente comma non può superare<br />

lire 4 miliardi annue. Nel caso in cui il contributo<br />

complessivo in base alle domande presentate superi tale<br />

ammontare, lo stanziamento sarà ripartito tra gli aventi diritto<br />

in proporzione al numero delle copie stampate e diffuse nei<br />

suddetti Paesi.<br />

Capo II INTERVENTI<br />

PER LO SVILUPPO<br />

DEL SETTORE<br />

EDITORIALE<br />

Articolo 4. Tipologie di interventi nel settore editoriale<br />

Alle imprese operanti nel settore editoriale sono concesse le<br />

agevolazioni di credito di cui agli articoli 5, 6 e 7, nonché il<br />

credito di imposta di cui all’articolo 8.<br />

Articolo 5. Fondo per le agevolazioni di credito alle<br />

imprese del settore editoriale<br />

1. È istituito, presso la Presidenza del Consiglio <strong>dei</strong> ministri -<br />

Dipartimento per l’informazione e l’editoria, fino all’attuazione<br />

della riforma di cui al decreto legislativo 30 luglio 1999 n. 300,<br />

e al decreto legislativo 30 luglio 1999 n. 303, il Fondo per le<br />

agevolazioni di credito alle imprese del settore editoriale, di<br />

seguito denominato “Fondo”. Il Fondo è finalizzato alla<br />

concessione di contributi in conto interessi sui finanziamenti<br />

della durata massima di dieci anni deliberati da soggetti autorizzati<br />

all’attività bancaria.<br />

2. Al Fondo affluiscono: le risorse finanziarie stanziate a tale<br />

fine nel bilancio dello Stato, il contributo dell’1 per cento trattenuto<br />

sull’ammontare di ciascun beneficio concesso, le<br />

somme comunque non corrisposte su concessioni effettuate,<br />

le somme disponibili alla data di entrata in vigore della<br />

te in progetti per la diffusione della lettura in Italia o per la<br />

promozione di prodotti editoriali in lingua italiana all’estero.<br />

Un altro 10 per cento, infine, sarà destinato ai progetti per<br />

sostenere le spese di gestione o di esercizio delle imprese<br />

costituite in forma di cooperative di giornalisti e di poligrafici.<br />

Saranno agevolati con il meccanismo del credito d’imposta,<br />

fino al 31 dicembre 2004, gli investimenti in “beni strumentali<br />

nuovi, esclusi gli immobili, destinati alla produzione di<br />

giornali, riviste, periodici, libri e simili, nonché di prodotti<br />

editoriali multimediali” e i programmi di ristrutturazione<br />

economico-produttiva, a partire dalle tecnologie di trasmissione<br />

e ricezione digitale. La legge prevede anche interventi<br />

per le testate in crisi, con nuove norme sull’esodo, il<br />

prepensionamento e la cassa integrazione.<br />

Sono state apportate alcune modifiche ai meccanismi per i<br />

contributi all’editoria. Non ci potranno essere sovvenzioni<br />

statali qualora i giornali nazionali “siano posti in vendita<br />

congiuntamente con altre testate” o la “testata edita sia<br />

posta in vendita a un prezzo inferiore alla media del prezzo<br />

base degli altri quotidiani, senza inserti e supplementi, di<br />

cui viene accertata la tiratura”. I finanziamenti complessivi<br />

ammontano a 32,7 miliardi per il <strong>2001</strong>, 62,1 per il 2002 e<br />

89,5 miliardi per il 2003.<br />

Novità anche sul prezzo <strong>dei</strong> libri, che “viene liberamente<br />

fissato dall’editore o dall’importatore”. Eventuali sconti<br />

potranno essere fatti solo in casi precisi ed entro limiti<br />

prefissati: comunque non oltre il 10 per cento per i libri d’arte,<br />

antichi, a tiratura limitata, per quelli usati, o venduti su<br />

prenotazione o su Internet. Lo sconto può arrivare al 20 per<br />

cento qualora la vendita avvenga all’interno di manifestazioni<br />

di particolare rilevanza nazionale e internazionale,<br />

regionale o locale, o sia a favore di biblioteche o associazioni<br />

senza fini di lucro. Lo sconto sui libri scolastici non<br />

potrà, invece, superare il 5 per cento.<br />

presente legge esistenti sul fondo di cui all’articolo 29 della<br />

legge 5 agosto 1981, n. 416, e successive modificazioni. Il<br />

fondo di cui al citato articolo 29 è mantenuto fino al completamento<br />

della corresponsione <strong>dei</strong> contributi in conto interessi<br />

per le concessioni già effettuate.<br />

3. I contributi sono concessi, nei limiti delle disponibilità finanziarie,<br />

mediante procedura automatica, ai sensi dell’articolo<br />

6, o valutativa, ai sensi dell’articolo 7.<br />

4. Sono ammessi al finanziamento i progetti di ristrutturazione<br />

tecnico-produttiva; di realizzazione, ampliamento e modifica<br />

degli impianti, con particolare riferimento all’installazione<br />

e potenziamento della rete informatica, anche in connessione<br />

all’utilizzo <strong>dei</strong> circuiti telematici internazionali e <strong>dei</strong> satelliti;<br />

di miglioramento della distribuzione; di formazione professionale.<br />

I progetti sono presentati dalle imprese partecipanti<br />

al ciclo di produzione, distribuzione e commercializzazione<br />

del prodotto editoriale.<br />

5. In caso di realizzazione <strong>dei</strong> progetti di cui al comma 4 con<br />

il ricorso alla locazione finanziaria, i contributi in conto canone<br />

sono concessi con le medesime procedure di cui agli articoli<br />

6 e 7 e non possono, comunque, superare l’importo <strong>dei</strong><br />

contributi in conto interessi di cui goderebbero i progetti se<br />

effettuati ai sensi e nei limiti previsti per i contributi in conto<br />

interessi.<br />

6. Una quota del 5 per cento del Fondo è riservata alle imprese<br />

che, nell’anno precedente a quello di presentazione della<br />

domanda per l’accesso alle agevolazioni, presentano un<br />

fatturato non superiore a 5 miliardi di lire ed una ulteriore<br />

quota del 5 per cento a quelle impegnate in progetti di particolare<br />

rilevanza per la diffusione della lettura in Italia o per la<br />

diffusione di prodotti editoriali in lingua italiana all’estero. Ove<br />

tale quota non sia interamente utilizzata, la parte residua riaffluisce<br />

al Fondo per essere destinata ad interventi in favore<br />

delle altre imprese.<br />

7. Una quota del 10 per cento del Fondo è destinata ai<br />

progetti volti a sostenere spese di gestione o di esercizio per<br />

le imprese costituite in forma di cooperative di giornalisti o di<br />

poligrafici.<br />

8. Ai fini della concessione del beneficio di cui al presente<br />

articolo, la spesa per la realizzazione <strong>dei</strong> progetti è ammessa<br />

in misura non eccedente il 90 per cento di quella prevista<br />

nel progetto, ivi comprese quelle indicate nel primo comma<br />

dell’articolo 16 del decreto del Presidente della Repubblica 9<br />

novembre 1976, n. 902, nonché le spese previste per il fabbisogno<br />

annuale delle scorte in misura non superiore al 40 per<br />

cento degli investimenti fissi ammessi al finanziamento. La<br />

predetta percentuale del 90 per cento è elevata al 100 per<br />

cento per le cooperative di cui all’articolo 6 della legge 5<br />

agosto 1981, n. 416, e successive modificazioni.<br />

9, I contributi in conto interessi possono essere concessi<br />

anche alle imprese editrici <strong>dei</strong> giornali italiani all’estero di cui<br />

all’articolo 26 della legge 5 agosto 1981, n. 416, e successive<br />

modificazioni, per progetti realizzati con il finanziamento<br />

di soggetti autorizzati all’esercizio dell’attività bancaria aventi<br />

sede in uno Stato appartenente all’Unione europea.<br />

10. L’ammontare del contributo è pari al 50 per cento degli<br />

interessi sull’importo ammesso al contributo medesimo,<br />

calcolati al tasso di riferimento fissato con decreto del Ministro<br />

del tesoro, del bilancio e della programmazione economica.<br />

Il tasso di interesse e le altre condizioni economiche<br />

alle quali è riferito il finanziamento sono liberamente concordati<br />

tra le parti.<br />

11. In aggiunta alle risorse di cui al comma 2, a decorrere<br />

dall’anno <strong>2001</strong> e fino all’anno 2003, è autorizzata la spesa di<br />

lire 7,9 miliardi per il primo anno, di lire 24,3 miliardi per il<br />

secondo anno e di lire 18,7 miliardi per il terzo anno.<br />

12. Ai contributi di cui al presente articolo, erogati secondo le<br />

16 (24) ORDINE 3 <strong>2001</strong>


LA LEGGE 5 AGOSTO 1981 N. 416<br />

Tra le novità del provvedimento<br />

c’è una nuova definizione<br />

del “prodotto editoriale”,<br />

che comprende sia il libro<br />

sia il prodotto multimediale<br />

(Internet e cd-rom)<br />

e che, quando<br />

è una testata<br />

(anche sul web)<br />

diffusa con periodicità regolare,<br />

dovrà essere registrato<br />

in tribunale.<br />

Cassa integrazione nei periodici<br />

procedure di cui agli articoli 6 e 7 della presente legge, si<br />

applicano le disposizioni di cui agli articoli 8 e 9, commi da 1<br />

a 5, del decreto legislativo 31 <strong>marzo</strong> 1998, n. 123.<br />

13. Con regolamento emanato ai sensi dell’articolo 17,<br />

comma 1, della legge 23 agosto 1988, n. 400, e successive<br />

modificazioni, su proposta del Presidente del Consiglio <strong>dei</strong><br />

ministri, sentito il Ministro per i beni e le attività culturali, sono<br />

dettate disposizioni integrative ed attuative della presente<br />

legge. Sono in particolare disciplinati le modalità ed i termini<br />

di presentazione o di rigetto delle domande, le modalità di<br />

attestazione <strong>dei</strong> requisiti e delle condizioni di concessione<br />

<strong>dei</strong> contributi, la documentazione delle spese inerenti ai<br />

progetti, gli adempimenti ed i termini delle attività istruttorie,<br />

l’organizzazione ed il funzionamento del Comitato di cui al<br />

comma 4 dell’articolo 7, il procedimento di decadenza dai<br />

benefìci, le modalità di verifica finale della corrispondenza<br />

degli investimenti effettuati al progetto, della loro congruità<br />

economica, nonché dell’inerenza degli investimenti stessi<br />

alle finalità del progetto.<br />

14. All’istruttoria <strong>dei</strong> provvedimenti di concessione <strong>dei</strong> contributi<br />

di cui agli articoli 6 e 7 della presente legge provvede,<br />

fino all’attuazione della riforma di cui al decreto legislativo 30<br />

luglio 1999, n. 300, la Presidenza del Consiglio <strong>dei</strong> ministri.<br />

15. Le somme erogate ai sensi degli articoli 6 e 7, a qualunque<br />

titolo restituite, sono versate all’entrata del bilancio dello<br />

Stato per essere successivamente assegnate al Fondo. Il<br />

Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione<br />

economica è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le<br />

occorrenti variazioni di bilancio.<br />

Articolo 6. Procedura automatica<br />

1. Alla concessione <strong>dei</strong> contributi di cui all’articolo 5 si provvede<br />

mediante procedura automatica relativamente ai<br />

progetti che presentano cumulativamente le seguenti caratteristiche:<br />

a) finanziamento complessivo non superiore ad un miliardo<br />

di lire;<br />

b) realizzazione del progetto entro due anni dall’ammissione<br />

ai benefìci. Sono altresì ammesse le spese sostenute nell’anno<br />

antecedente la data di presentazione della domanda.<br />

2. Con avviso pubblicato nella Gazzetta Ufficiale sono comunicati<br />

l’ammontare delle risorse disponibili per la concessione<br />

<strong>dei</strong> contributi ed il termine massimo di presentazione delle<br />

domande.<br />

3. Le domande di concessione del contributo sono accolte<br />

sulla base della sola verifica della completezza e regolarità<br />

delle domande medesime e della relativa documentazione,<br />

secondo l’ordine cronologico di presentazione. Le domande<br />

presentate nello stesso giorno si intendono presentate contestualmente.<br />

La concessione del contributo è integrale fino a<br />

concorrenza delle risorse finanziarie di cui al comma 2. In<br />

caso di insufficienza delle risorse finanziarie a soddisfare<br />

integralmente le domande, la disponibilità residua è ripartita<br />

proporzionalmente al costo <strong>dei</strong> progetti. Detta ripartizione ha<br />

luogo tra le domande presentate contestualmente il giorno<br />

successivo a quello di presentazione delle ultime domande<br />

che hanno ottenuto capienza intera.<br />

4. In caso di inosservanza del termine di cui al comma 1,<br />

lettera b), del presente articolo, è dichiarata la decadenza<br />

dal beneficio ed il soggetto beneficiario è tenuto alla restituzione<br />

delle somme eventualmente già percepite maggiorate<br />

degli interessi, calcolati ai sensi all’articolo 9, comma 4, del<br />

decreto legislativo 31 <strong>marzo</strong> 1998, n. 123.<br />

5. Il soggetto beneficiario, entro sessanta giorni dalla realizzazione<br />

del progetto, produce i documenti giustificativi delle<br />

spese sostenute, gli estremi identificativi degli impianti,<br />

macchinari o attrezzature acquistati, nonché la perizia giura-<br />

ORDINE 3 <strong>2001</strong><br />

Definizione<br />

ta di un esperto del settore, iscritto al relativo albo professionale,<br />

se esistente, che attesti la corrispondenza degli investimenti<br />

alla finalità del progetto, nonché la congruità <strong>dei</strong> costi<br />

sostenuti.<br />

6. Il contributo di cui al presente articolo è erogato in corrispondenza<br />

delle scadenze delle rate di ammortamento<br />

pagate dall’impresa beneficiaria all’istituto di credito. Tenuto<br />

conto della tipologia dell’intervento e su richiesta dell’impresa,<br />

può essere effettuata la corresponsione del contributo in<br />

un’unica soluzione, scontando al valore attuale, al momento<br />

dell’erogazione, il beneficio derivante dalla quota di interessi.<br />

Articolo 7. - (Procedura valutativa).<br />

1. Alla concessione <strong>dei</strong> contributi di cui all’articolo 5 si provvede<br />

mediante procedura valutativa relativamente ai progetti<br />

o programmi organici e complessi, che presentano cumulativamente<br />

le seguenti caratteristiche:<br />

a) finanziamento, eccedente l’importo di cui all’articolo 6,<br />

comma 1, lettera a); la domanda deve contenere la deliberazione<br />

preventiva dell’istituto finanziatore; il finanziamento<br />

può, comunque, essere ammesso a contributo in misura non<br />

superiore a lire 30 miliardi;<br />

b) realizzazione del progetto entro due anni dall’ammissione<br />

ai benefìci. Sono altresì ammesse le spese sostenute nei<br />

due anni antecedenti la data di presentazione della domanda.<br />

2. Con avviso pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, sono comunicati<br />

il termine finale, non inferiore a novanta giorni, di<br />

presentazione delle domande, l’ammontare delle risorse<br />

disponibili, i requisiti dell’impresa proponente e dell’iniziativa<br />

in base ai quali è effettuata la valutazione ai fini della concessione<br />

del contributo.<br />

3. I requisiti dell’iniziativa, di cui al comma 1, attengono alla<br />

tipologia del programma, al fine perseguito dallo stesso, alla<br />

coerenza degli strumenti con il perseguimento degli obiettivi<br />

previsti. La validità tecnica, economica e finanziaria dell’iniziativa<br />

è valutata con particolare riferimento alla congruità<br />

delle spese previste, alla redditività, alle prospettive di mercato<br />

e agli obiettivi di sviluppo aziendale.<br />

4. L’ammissione al contributo di cui al presente articolo è<br />

disposta sulla base della deliberazione di un Comitato istituito<br />

con decreto del Presidente del Consiglio <strong>dei</strong> ministri da<br />

emanare entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore del<br />

regolamento di cui all’articolo 5, comma 13. La composizione<br />

del Comitato è effettuata in modo da assicurare la presenza<br />

delle amministrazioni statali interessate, degli editori, delle<br />

emittenti radiotelevisive, <strong>dei</strong> rivenditori e <strong>dei</strong> distributori, <strong>dei</strong><br />

giornalisti e <strong>dei</strong> lavoratori tipografici. Il funzionamento del<br />

Comitato non comporta nuovi o maggiori oneri a carico del<br />

bilancio dello Stato.<br />

Dalla data di entrata in vigore del decreto di istituzione del<br />

Comitato di cui al presente comma è soppresso il Comitato<br />

per la concessione del credito agevolato di cui all’articolo 32<br />

della legge 5 agosto 1981, n. 416, e successive modificazioni.<br />

5. Il contributo di cui al presente articolo è erogato in corrispondenza<br />

delle scadenze delle rate di ammortamento<br />

pagate dall’impresa beneficiaria all’istituto di credito. Dalla<br />

prima quota è trattenuto, a titolo di cauzione, un importo non<br />

inferiore al 10 per cento dell’agevolazione concessa, la cui<br />

erogazione è subordinata alla verifica della corrispondenza<br />

della spesa al progetto ammesso al contributo sulla base<br />

della documentazione finale della spesa stessa.<br />

6. Ferma la cauzione di cui al comma 5, tenuto conto della<br />

tipologia dell’intervento e su richiesta dell’impresa, può essere<br />

effettuata la corresponsione del contributo in un’unica<br />

soluzione, con sconto degli interessi di cui al comma 5 rispet-<br />

Le novità in arrivo<br />

• Prodotto editoriale sarà non solo il quotidiano e il periodico ma anche il libro e il prodotto<br />

multimediale incluso quello sviluppato su Internet.<br />

Agevolazioni<br />

• Per lo sviluppo del settore sono previste agevolazioni per il credito e il credito d’imposta.<br />

Le prime verranno erogate in forma di concessione di contributi in conto interessi<br />

da un fondo appositamente costituito che finanzierà i progetti di innovazione tecnologica,<br />

di ampliamento e modifica degli impianti e di potenziamento della rete informatica.<br />

• Con il meccanismo del credito d’imposta, invece, saranno agevolati fino al 31 dicembre<br />

2004 gli investimenti in beni strumentali nuovi, esclusi gli immobili, destinati alla<br />

produzione di giornali, riviste, periodici, libri e simili nonché di prodotti editoriali multimediali<br />

e i programmi di ristrutturazione economico-produttiva, a partire dalle tecnologie<br />

di trasmissione e ricezione digitale.<br />

Contributi<br />

• Sono previsti interventi per le testate in crisi e modifiche ai meccanismi attuali per i<br />

contributi all’editoria. Per quanto riguarda i libri, oltre al complesso meccanismo che<br />

regola la fissazione degli sconti sul prezzo è prevista la costituzione di un fondo per la<br />

promozione del libro e <strong>dei</strong> prodotti editoriali di elevato valore culturale.<br />

• È previsto un fondo per sostenere le nuove iniziative <strong>dei</strong> giornalisti che hanno perso il<br />

posto di lavoro. La legge prevede un onere di 32,7 milardi nel <strong>2001</strong>, 62,1 miliardi nel<br />

2002 e 89,5 miliardi nel 2003.<br />

(da Il Sole 24 Ore 22 febbraio <strong>2001</strong>)<br />

to alla data delle predette scadenze. È, in ogni caso, consentita<br />

l’erogazione, a titolo di anticipazione, del contributo<br />

concesso fino ad un massimo del 50 per cento del contributo<br />

medesimo, sulla base di fi<strong>dei</strong>ussione bancaria o polizza<br />

assicurativa di importo non inferiore alla somma da erogare.<br />

Articolo 8. Credito di imposta<br />

1. Alle imprese produttrici di prodotti editoriali che effettuano<br />

entro il 31 dicembre 2004, gli investimenti di cui al comma 2,<br />

relativi a strutture situate nel territorio dello Stato, è riconosciuto,<br />

a richiesta, secondo le modalità previste dal decreto<br />

del Presidente del Consiglio <strong>dei</strong> ministri di cui al comma 4,<br />

un credito di imposta di importo pari al 3 per cento del costo<br />

sostenuto, con riferimento al periodo di imposta in cui l’investimento<br />

è effettuato ed in ciascuno <strong>dei</strong> quattro periodi di<br />

imposta successivi.<br />

2. Gli investimenti per i quali è previsto il credito di imposta di<br />

cui al comma 1 hanno ad oggetto:<br />

a) beni strumentali nuovi, ad esclusione degli immobili, destinati<br />

esclusivamente alla produzione <strong>dei</strong> seguenti prodotti<br />

editoriali in lingua italiana: giornali, riviste e periodici, libri e<br />

simili, nonché prodotti editoriali multimediali;<br />

b) programmi di ristrutturazione economico-produttiva riguardanti,<br />

congiuntamente o disgiuntamente:<br />

1) l’acquisto, l’installazione, il potenziamento, l’ampliamento<br />

e l’ammodernamento delle attrezzature tecniche, degli<br />

impianti di composizione, redazione, impaginazione, stampa,<br />

confezione, magazzinaggio, teletrasmissione verso le<br />

proprie strutture periferiche e degli impianti di alta e bassa<br />

frequenza delle imprese di radiodiffusione nonché il processo<br />

di trasformazione delle strutture produttive verso tecnologie<br />

di trasmissione e ricezione digitale;<br />

2) la realizzazione o l’acquisizione di sistemi composti da<br />

una o più unità di lavoro gestite da apparecchiature elettroniche<br />

che governino, a mezzo di programmi, la progressione<br />

logica delle fasi del ciclo tecnologico, destinate a svolgere<br />

una o più delle seguenti funzioni legate al ciclo produttivo:<br />

lavorazione, montaggio, manipolazione, controllo, misura e<br />

trasporto;<br />

3) la realizzazione o l’acquisizione di sistemi di integrazione<br />

di una o più unità di lavoro composti da robot industriali, o<br />

mezzi robotizzati, gestiti da apparecchiature elettroniche, che<br />

governino, a mezzo di programmi, la progressione logica<br />

delle fasi del ciclo tecnologico;<br />

4) la realizzazione o l’acquisizione di unità elettroniche o di<br />

sistemi elettronici per l’elaborazione <strong>dei</strong> dati destinati al disegno<br />

automatico, alla progettazione, alla produzione della<br />

documentazione tecnica, alla gestione delle operazioni legate<br />

al ciclo produttivo, al controllo e al collaudo <strong>dei</strong> prodotti<br />

lavorati, nonché al sistema gestionale, organizzativo e<br />

commerciale;<br />

5) la realizzazione o l’acquisizione di programmi per l’utilizzazione<br />

delle apparecchiature, <strong>dei</strong> sistemi di cui ai numeri<br />

2), 3) e 4);<br />

6) l’acquisizione di brevetti e licenze funzionali all’esercizio<br />

delle attività produttive, <strong>dei</strong> sistemi e <strong>dei</strong> programmi di cui ai<br />

numeri 2), 3), 4) e 5).<br />

3. l credito di imposta, che non concorre alla formazione del<br />

reddito imponibile, può essere fatto valere anche in compensazione<br />

ai sensi del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241.<br />

Il credito di imposta non è rimborsabile ma non limita il diritto<br />

al rimborso di imposte ad altro titolo spettante; l’eventuale<br />

eccedenza è riportabile fino al quarto periodo di imposta<br />

successivo.<br />

4. Con decreto del Presidente del Consiglio <strong>dei</strong> ministri, da<br />

emanarsi entro 90 giorni dall’entrata in vigore della presente<br />

legge adottato ai sensi dell’articolo 17, comma 3, della legge<br />

17 (25)


Editoria, la riforma ora è legge<br />

Cassa integrazione nei periodici<br />

23 agosto 1988, n. 400, su proposta del Ministro delle finanze,<br />

sentito il Ministro dell’industria, del commercio e dell’artigianato,<br />

sono determinate le modalità di attuazione del credito<br />

di imposta, e sono stabilite le procedure di monitoraggio e<br />

di controllo rivolte a verificare l’attendibilità e la trasparenza<br />

<strong>dei</strong> programmi degli investimenti di cui al comma 2, nonché<br />

specifiche cause di revoca totale o parziale <strong>dei</strong> benefìci e di<br />

applicazione delle sanzioni.<br />

Articolo 9. Fondo per la promozione del libro e <strong>dei</strong><br />

prodotti editoriali di elevato valore culturale<br />

1. È istituito presso il Ministero per i beni e le attività culturali<br />

un fondo finalizzato alla assegnazione di contributi, con riferimento<br />

ai contratti di mutuo stipulati per lo sviluppo dell’attività<br />

di produzione, distribuzione e vendita del libro e <strong>dei</strong><br />

prodotti editoriali di elevato valore culturale, nonché per la<br />

loro diffusione all ‘estero.<br />

2. Possono accedere al fondo:<br />

a) gli editori che intendono realizzare e commercializzare<br />

prodotti editoriali di elevato valore culturale e scientifico;<br />

b) i soggetti che presentano piani di esportazione e commercializzazione<br />

di prodotti editoriali italiani all’estero.<br />

3. Il funzionamento del fondo, nonché i criteri e le modalità di<br />

accesso e di assegnazione <strong>dei</strong> contributi, sono disciplinati<br />

con regolamento, emanato ai sensi dell’articolo 17, comma<br />

1, della legge 23 agosto 1988 n. 400 dal Ministro per i beni e<br />

le attività culturali d’intesa con il Ministro del tesoro, del bilancio<br />

e della programmazione economica e con il Ministro degli<br />

affari esteri per gli aspetti attinenti alla diffusione all’estero<br />

<strong>dei</strong> prodotti editoriali italiani.<br />

4. Ai fini indicati al comma 1, il Ministero conferisce alle regioni<br />

e alle province autonome di Trento e Bolzano parte delle<br />

risorse del fondo istituito con la stessa disposizione:<br />

a) per l’apertura di librerie nei comuni o nelle circoscrizioni<br />

comunali che ne sono privi, e nei quali il servizio di vendita al<br />

pubblico è inadeguato, in relazione alla popolazione residente;<br />

b) nei casi diversi da quelli indicati alla lettera a), per la ristrutturazione<br />

di librerie o per l’apertura di nuove librerie, caratterizzate<br />

da innovazione tecnologica o dalla specializzazione<br />

delle opere editoriali commercializzate o da formule commerciali<br />

innovative.<br />

5. I criteri per la individuazione e la ripartizione alle regioni e<br />

alle province autonome di Trento e di Bolzano delle risorse<br />

indicate al comma 4 sono stabiliti con decreto del Ministro,<br />

udita la Conferenza unificata Stato-Regioni ed autonomie<br />

locali.<br />

6. Per le finalità di cui al presente articolo, è autorizzata, a<br />

decorrere dall’anno 2003, la spesa massima di lire 2000<br />

milioni. Al relativo onere si provvede mediante corrispondente<br />

riduzione dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio<br />

triennale <strong>2001</strong>-2003, nell’ambito dell’unità previsionale di<br />

base di parte corrente “Fondo speciale” dello stato di previsione<br />

del Ministero del tesoro, del bilancio e della programmazione<br />

economica, allo scopo parzialmente utilizzando l’accantonamento<br />

relativo al Ministero per i beni e le attività<br />

culturali.<br />

Articolo 10. Messaggi pubblicitari di promozione del<br />

libro e della lettura<br />

1. I messaggi pubblicitari facenti parte di iniziative, promosse<br />

da istituzioni, enti, associazioni di categoria, volte a sensibilizzare<br />

l’opinione pubblica nei confronti del libro e della lettura<br />

trasmessi gratuitamente o/a condizioni di favore da emittenti<br />

televisive e radiofoniche pubbliche e private, non sono<br />

considerati ai fini del calcolo <strong>dei</strong> limiti massimi di cui all’articolo<br />

8 della legge 6 agosto 1990, n. 223 e successive modificazioni.<br />

Articolo 11. Disciplina del prezzo <strong>dei</strong> libri<br />

1. Il prezzo al consumatore finale <strong>dei</strong> libri venduti sul territorio<br />

nazionale è liberamente fissato dall’editore o dall’importatore<br />

ed è da questi apposto, comprensivo di imposta sul valore<br />

aggiunto, su ciascun esemplare o su apposito allegato.<br />

2. È consentita la vendita ai consumatori finali <strong>dei</strong> libri, da<br />

chiunque e con qualsiasi modalità effettuata, ad un prezzo<br />

effettivo diminuito da una percentuale non superiore al 10<br />

per cento di quello fissato ai sensi del comma 1.<br />

3. I commi 1 e 2 non si applicano per i seguenti prodotti:<br />

a) libri per bibliofili, intesi come quelli pubblicati a tiratura limitata<br />

per un ambito ristretto e di elevata qualità formale e tipografica;<br />

b) libri d’arte, intesi come quelli stampati, anche parzialmente,<br />

con metodi artigianali per la riproduzione delle opere artistiche<br />

quelli con illustrazioni eseguite direttamente a mano e<br />

quelli che sono rilegati in forma artigianale;<br />

c) libri antichi e di edizioni esaurite;<br />

d) libri usati;<br />

e) libri posti fuori catalogo dall’editore;<br />

f) libri venduti su prenotazione del lettore precedente la<br />

pubblicazione;<br />

g) libri pubblicati da almeno venti mesi e dopo che siano<br />

trascorsi almeno sei mesi dall’ultimo acquisto effettuato dalla<br />

libreria o da altro venditore al dettaglio;<br />

h) edizioni speciali destinate esclusivamente ad essere cedu-<br />

te nell’ambito di rapporti associativi;<br />

i) libri venduti nell’ambito di attività di commercio elettronico;<br />

4. Salva l’applicazione dell’articolo 15 del decreto legislativo<br />

31 <strong>marzo</strong> 1998, n. 114, i libri possono essere venduti ad un<br />

prezzo effettivo che può oscillare tra l’80 e il 100 per cento:<br />

a) in occasione di manifestazioni di particolare rilevanza<br />

internazionale, nazionale, regionale e locale, ai sensi degli<br />

articoli 40 e 41 del decreto legislativo 31 <strong>marzo</strong> 1998 n. 112;<br />

b) in favore di biblioteche, archivi e musei pubblici, organizzazioni<br />

non lucrative di utilità sociale, centri di formazione<br />

legalmente riconosciuti, istituzioni o centri con finalità scientifiche,<br />

o di ricerca, istituzioni scolastiche di ogni ordine e<br />

grado, educative ed università, i quali siano consumatori finali;<br />

c) quando sono venduti per corrispondenza.<br />

5. Il prezzo complessivo di collane, collezioni complete, grandi<br />

opere, fissato ai sensi del comma 1 in via preventiva può<br />

essere diverso dalla somma <strong>dei</strong> prezzi <strong>dei</strong> singoli volumi che<br />

lo compongono.<br />

6. Salva l’applicazione dell’articolo 153 del decreto legislativo<br />

16 aprile 1994 n. 297 e dell’articolo 27 comma 3 della legge<br />

23 dicembre 1998 n. 448, per i libri di testo scolastici la riduzione<br />

massima di cui al comma 2 non può essere superiore<br />

il 5 per cento.<br />

7. La vendita di libri al consumatore finale, effettuata in difformità<br />

dalle disposizioni del presente articolo, comporta l’applicazione<br />

delle sanzioni di cui agli articoli 22, comma 3, e 29,<br />

commi 2 e 3 del decreto legislativo 31 <strong>marzo</strong> 1998, n. 114.<br />

8. Il Comune vigila sul rispetto delle disposizioni del presente<br />

articolo e provvede all’accertamento e all’irrogazione delle<br />

sanzioni previste al comma 7; i relativi proventi sono attribuiti<br />

al comune nel quale le violazioni hanno avuto luogo.<br />

9. A decorrere dal secondo anno successivo alla data d’entrata<br />

in vigore della presente legge il Ministero per i beni e le<br />

attività culturali, sentiti il Ministro dell’industria, del commercio<br />

e dell’artigianato e l’Autorità garante della concorrenza e<br />

del mercato, e udita la Conferenza unificata Stato-Regioni<br />

ed autonomie locali, con proprio decreto può provvedere alla<br />

ulteriore individuazione:<br />

a) della misura massima dello sconto di cui ai commi 2, 4 e 6;<br />

b) di ipotesi ulteriori di formulazione <strong>dei</strong> commi 3 e 4, anche<br />

modificando l’elenco <strong>dei</strong> prodotti editoriali o delle modalità di<br />

vendita per i quali consentire le deroghe alla disciplina del<br />

prezzo fisso.<br />

Capo III ULTERIORI<br />

INTERVENTI<br />

A SOSTEGNO<br />

DEL SETTORE<br />

EDITORIALE<br />

Articolo 12.Trattamento straordinario di integrazione salariale<br />

1. All’articolo 35 della legge 5 agosto 1981 n. 416, sono<br />

apportate le seguenti modificazioni:<br />

a) il primo comma è sostituito dal seguente: “Il trattamento<br />

straordinario di integrazione salariale di cui all’articolo 2,<br />

quinto comma, della legge 12 agosto 1977, n. 675, e<br />

successive modificazioni, è esteso, con le modalità previste<br />

per gli impiegati, ai giornalisti professionisti, ai pubblicisti e<br />

ai praticanti dipendenti da imprese editrici di giornali quotidiani,<br />

di periodici e di agenzie di stampa a diffusione nazionale,<br />

sospesi dal lavoro per le cause indicate nelle norme<br />

citate”;<br />

b) il quarto comma è sostituito dal seguente:<br />

“Il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, esperite le<br />

procedure previste dalle leggi vigenti, adotta i provvedimenti<br />

di concessione del trattamento indicato nei commi precedenti<br />

per periodi semestrali consecutivi e, comunque, non<br />

superiori complessivamente a ventiquattro mesi. Sono applicabili<br />

a tali periodi le disposizioni di cui agli articoli 3 e 4<br />

della legge 20 maggio 1975 n. 164”.<br />

Articolo 13. Risoluzione del rapporto di lavoro.<br />

L’articolo 36 della legge 5 agosto 1981 n. 416 è sostituito<br />

dal seguente:<br />

“Articolo 36. - (Risoluzione del rapporto di lavoro). - 1. I<br />

dipendenti delle aziende di cui all’articolo 35 per le quali sia<br />

stata dichiarata dal Ministero del lavoro e della previdenza<br />

sociale la situazione di crisi occupazionale, in caso di risoluzione<br />

del rapporto di lavoro per dimissioni nel periodo di<br />

godimento del trattamento di integrazione salariale, ovvero<br />

per licenziamento al termine del periodo di integrazione<br />

salariale di cui al citato articolo 35, hanno diritto, in aggiunta<br />

alle normali competenze di fine rapporto, ad una indennità<br />

pari all’indennità di mancato preavviso e, per i giornalisti, ad<br />

una indennità pari a quattro mensilità di retribuzione. I dipendenti<br />

di cui al presente comma sono esonerati dall’obbligo<br />

del preavviso in caso di dimissioni”.<br />

Articolo 14. Esodo e prepensionamento<br />

L’articolo 37 della legge 5 agosto 1981, n. 416, è sostituito<br />

dal seguente:<br />

“Articolo 37. - (Esodo e prepensionamento)<br />

- 1. Ai lavoratori di cui ai precedenti articoli, con l’esclusione<br />

<strong>dei</strong> dipendenti delle imprese editrici di giornali periodici, è<br />

data facoltà di optare, entro sessanta giorni dall’ammissione<br />

al trattamento di cui all’articolo 35 ovvero, nel periodo di godimento<br />

del trattamento medesimo, entro sessanta giorni dal<br />

maturare delle condizioni di anzianità contributiva richiesta,<br />

per i seguenti trattamenti:<br />

a) per i lavoratori poligrafici, limitatamente al numero di unità<br />

ammesse dal Ministero del lavoro e della previdenza sociale:<br />

trattamento di pensione per coloro che possano far valere<br />

nella assicurazione generale obbligatoria per l’invalidità, la<br />

vecchiaia e i superstiti almeno 360 contributi mensili ovvero<br />

1664 contributi settimanali di cui, rispettivamente, alle tabelle<br />

A e B allegate al decreto del Presidente della Repubblica 27<br />

aprile 1968 n.488, sulla base dell’anzianità contributiva<br />

aumentata di un periodo pari a 3 anni; i periodi di sospensione<br />

per quali è ammesso il trattamento di cui al citato articolo<br />

35 sono riconosciuti utili d’ufficio secondo quanto previsto<br />

dalla presente lettera; l’anzianita contributiva non può comunque<br />

risultare superiore a 35 anni;.<br />

b) per i giornalisti professionisti iscritti all’Inpgi, dipendenti<br />

dalle imprese editrici di giornali quotidiani e di agenzie di<br />

stampa a diffusione nazionale, limitatamente al numero di<br />

unità ammesso dal Ministero del lavoro e della previdenza<br />

sociale e per i soli casi di ristrutturazione o riorganizzazione<br />

in presenza di crisi aziendale: anticipata liquidazione della<br />

pensione di vecchiaia al cinquantottesimo anno di età, nei<br />

casi in cui siano stati maturati almeno diciotto anni di anzianità<br />

contributiva, con integrazione a carico dell’Inpgi medesimo<br />

del requisito contributivo previsto dal secondo comma<br />

dell’articolo 4 del regolamento approvato con decreto ministeriale<br />

1° gennaio 1953, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale<br />

n. 10 del 14 gennaio 1953, e successive modificazioni.<br />

L’integrazione contributiva a carico dell’Inpgi di cui alla lettera<br />

b) del comma 1 non può essere superiore a cinque anni. Per<br />

i giornalisti che abbiano compiuto i sessanta anni di età, l’anzianità<br />

contributiva è maggiorata di un periodo non superiore<br />

alla differenza fra i sessantacinque anni di età e l’età anagrafica<br />

raggiunta, ferma restando la non superabilità del tetto<br />

massimo di 360 contributi mensili. Non sono ammessi a fruire<br />

<strong>dei</strong> benefìci i giornalisti che risultino già titolari di pensione<br />

a carico dell’assicurazione generale obbligatoria o di forme<br />

sostitutive esonerative o esclusive della medesima. I contributi<br />

assicurativi riferiti a periodi lavorativi successivi all’anticipata<br />

liquidazione della pensione di vecchiaia sono riassorbiti<br />

dall’Inpgi fino alla concorrenza della maggiorazione contributiva<br />

riconosciuta al giornalista.<br />

2. La Cassa per l’integrazione <strong>dei</strong> guadagni degli operai<br />

dell’industria corrisponde alla gestione pensionistica una<br />

somma pari all’importo risultante dall’applicazione dell’aliquota<br />

contributiva in vigore per la gestione medesima sull’importo<br />

che si ottiene moltiplicando per i mesi di anticipazione<br />

della pensione l’ultima retribuzione percepita da ogni lavoratore<br />

interessato rapportati al mese. I contributi versati dalla<br />

Cassa integrazione guadagni sono iscritti per due terzi nella<br />

contabilità separata relativa agli interventi straordinari e per il<br />

rimanente terzo a quella relativa agli interventi ordinari.<br />

3. Agli effetti del cumulo del trattamento di pensione di cui al<br />

presente articolo con la retribuzione si applicano le norme<br />

relative alla pensione di anzianità.<br />

4. Il trattamento di pensione di cui al presente articolo non è<br />

compatibile con le prestazioni a carico dell’assicurazione<br />

contro la disoccupazione”.<br />

La normativa prevista dai commi primo, lettera a), e secondo,<br />

dell’articolo 37 della legge 5 agosto 1981, n. 416, nel<br />

testo in vigore antecedentemente alle modifiche apportate<br />

dal comma 1 del presente articolo, continuano a trovare<br />

applicazione nei confronti <strong>dei</strong> poligrafici dipendenti da aziende<br />

individuate dal medesimo articolo 37, che abbiano stipulato<br />

e trasmesso ai competenti uffici del Ministero del lavoro<br />

e della previdenza sociale, antecedentemente alla data di<br />

entrata in vigore della presente legge, accordi sindacali relativi<br />

al riconoscimento delle causali di intervento di cui all’articolo<br />

35 della medesima legge n. 416 del 1981.<br />

Articolo 15. Fondo per la mobilità e la riqualificazione<br />

professionale <strong>dei</strong> giornalisti<br />

1. È istituito, per la durata di cinque anni a decorrere dalla<br />

data di entrata in vigore della presente legge, il Fondo per la<br />

mobilità e la riqualificazione professionale <strong>dei</strong> giornalisti.<br />

Salva l’attuazione della riforma di cui al decreto legislativo 30<br />

luglio 1999, n. 300, e al decreto legislativo 30 luglio 1999, n.<br />

303, il predetto Fondo è istituito presso la Presidenza del<br />

Consiglio <strong>dei</strong> Ministri - Dipartimento per l’informazione e l’editoria.<br />

2. Il Fondo di cui al comma 1 è destinato ad effettuare interventi<br />

di sostegno a favore <strong>dei</strong> giornalisti professionisti dipendenti<br />

da imprese editrici di giornali quotidiani, da imprese<br />

editrici di periodici, nonché da agenzie di stampa a diffusione<br />

nazionale, i quali presentino le dimissioni dal rapporto di<br />

lavoro a seguito dello stato di crisi delle imprese di apparte-<br />

18 (26) ORDINE 3 <strong>2001</strong>


nenza.<br />

3. I giornalisti beneficiari degli interventi di sostegno di cui al<br />

comma 2 devono possedere, al momento delle dimissioni,<br />

una anzianità aziendale di servizio di almeno cinque anni.<br />

4. Gli interventi di sostegno di cui al presente articolo sono<br />

concessi, anche cumulativamente, per:<br />

a) progetti individuali <strong>dei</strong> giornalisti che intendano riqualificare<br />

la propria preparazione professionale per indirizzarsi all’attività<br />

informativa nel settore <strong>dei</strong> nuovi mass media. Il finanziamento<br />

per ogni progetto è contenuto nei limiti di lire 20<br />

milioni;<br />

b) progetti, concordati dalle imprese con il sindacato di categoria,<br />

diretti a favorire l’esodo volontario <strong>dei</strong> giornalisti dipendenti<br />

collocati in cassa integrazione guadagni straordinaria,<br />

ovvero in possesso <strong>dei</strong> requisiti per accedere al prepensionamento<br />

ai sensi dell’articolo 37 della legge 5 agosto 1981<br />

n. 416 come sostituito dall’articolo 14 della presente legge. È<br />

erogata a ciascun giornalista una indennità pari a diciotto<br />

mensilità del trattamento tabellare minimo della categoria di<br />

appartenenza;<br />

c) progetti, concordati dalle imprese con il sindacato di categoria,<br />

per il collocamento all’esterno, anche al di fuori del<br />

settore dell’informazione, <strong>dei</strong> giornalisti dipendenti. L’intervento<br />

di sostegno è contenuto nei limiti del 50 per cento del<br />

costo certificato del progetto. È erogata altresì a ciascun giornalista<br />

che accetti le nuove occasioni di lavoro proposte<br />

nell’ambito del progetto, una indennità pari a dodici mensilità<br />

del trattamento tabellare minimo della categoria di appartenenza.<br />

5. Per le finalità di cui al presente articolo, a decorrere dall’anno<br />

<strong>2001</strong> e fino all’anno 2005, è autorizzata la spesa massima<br />

di lire 8,5 miliardi annue.<br />

Capo IV SEMPLIFICAZIONE<br />

NORMATIVA<br />

E AMMINISTRATIVA<br />

Articolo 16. Semplificazioni.<br />

I soggetti tenuti all’iscrizione al registro degli operatori di<br />

comunicazione, ai sensi dell’articolo 1, comma 6, lettera a),<br />

numero 5), della legge 31 luglio 1997, n. 249, sono esentati<br />

dall’osservanza degli obblighi previsti dall’articolo 5 della<br />

legge 8 febbraio 1948, n. 47. L’iscrizione è condizione per<br />

l’inizio delle pubblicazioni.<br />

Capo V DISPOSIZIONI<br />

FINALI<br />

E TRANSITORIE<br />

Articolo 17. Copertura finanziaria<br />

1. All’onere derivante dall’attuazione della presente legge,<br />

valutato in lire 32,7 miliardi per l’anno <strong>2001</strong>, in lire 62,1 miliardi<br />

per l’anno 2002 e lire 89,5 miliardi per l’anno 2003 si provvede,<br />

quanto a lire 23,2 miliardi per l’anno <strong>2001</strong>, lire 41,6<br />

miliardi per l’anno 2002 e lire 36 miliardi per l’anno 2003,<br />

mediante corrispondente riduzione dell’autorizzazione di<br />

spesa di cui alla legge 14 agosto 1991 n. 278 recante: “Modifiche<br />

ed integrazioni alle leggi 25 febbraio 1987 n. 67 e 7<br />

agosto 1990 n. 250, recante provvidenze per l’editoria e<br />

quanto a lire 9,5 miliardi per l’anno <strong>2001</strong>, lire 20,5 miliardi<br />

per l’anno 2002 e lire 53,5 per l’anno 2003 mediante corrispondente<br />

riduzione dello stanziamento iscritto; ai fini del<br />

bilancio triennale <strong>2001</strong>-2003 nell’ambito dell’unità previsionale<br />

di base di parte corrente “Fondo speciale” dello stato di<br />

previsione del Ministero del tesoro, del bilancio e programmazione<br />

economica per l’anno <strong>2001</strong>, allo scopo parzialmente<br />

utilizzando l’accantonamento relativo al Ministero medesimo.<br />

Il Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione<br />

economica e`autorizzato ad apportare, con propri decreti,<br />

le occorrenti variazioni di bilancio.<br />

Articolo 18. Modifica all’articolo 3 della legge 7 agosto<br />

1990 n. 250<br />

1. Il comma 2 dell’articolo 3 della legge 7 agosto 1990, n.<br />

250, è sostituito dai seguenti:<br />

“2. A decorrere dal 1° gennaio 2002, i contributi di cui al<br />

comma 8 e al comma 11 del presente articolo, il cui ammontare<br />

non può comunque superare il 50 per cento <strong>dei</strong> suoi<br />

costi complessivi, compresi gli ammortamenti, risultanti dal<br />

bilancio dell’impresa stessa, sono concessi, limitatamente<br />

ad una sola testata, alle imprese editrici di giornali quotidiani<br />

che, tranne per quanto riguarda i punti a) e b) per le cooperative<br />

editrici costituite ai sensi e per gli effetti dell’articolo<br />

153, comma 4, della legge 23 dicembre 2000 n. 388, possiedano<br />

i seguenti requisiti:<br />

a) siano costituite come cooperative giornalistiche da almeno<br />

tre anni;<br />

b) editino la testata stessa da almeno tre anni;<br />

c) abbiano acquisito, nell’anno precedente a quello di riferi-<br />

ORDINE 3 <strong>2001</strong><br />

mento <strong>dei</strong> contributi, entrate pubblicitarie che non superino il<br />

30 per cento <strong>dei</strong> costi complessivi dell’impresa risultanti dal<br />

bilancio dell’anno medesimo;<br />

d) abbiano adottato con norma statutaria il divieto di distribuzione<br />

degli utili nell’esercizio di riscossione <strong>dei</strong> contributi e<br />

nei dieci esercizi successivi;<br />

e) la testata edita abbia diffusione formalmente certificata<br />

pari ad almeno il 25 per cento della tiratura complessiva per<br />

le testate nazionali e ad almeno il 40 per cento per quelle<br />

locali. Ai fini del presente articolo, si intende per diffusione<br />

l’insieme delle vendite e degli abbonamenti e per testata<br />

locale quella cui almeno l’80 per cento della diffusione<br />

complessiva è concentrata in una sola regione;<br />

f) le testate nazionali che usufruiscono di contributi di cui al<br />

presente articolo non siano poste in vendita congiuntamente<br />

con altre testate;<br />

g) abbiano sottoposto l’intero bilancio di esercizio cui si riferiscono<br />

i contributi alla certificazione di una società di revisione<br />

scelta tra quelle di cui all’elenco apposito previsto dalla<br />

Consob;<br />

h) la testata edita sia posta in vendita a un prezzo non inferiore<br />

alla media dal prezzo base degli altri quotidiani, senza<br />

inserti e supplementi, di cui viene accertata la tiratura, prendendo<br />

a riferimento il primo giorno di pubblicazione dall’anno<br />

di riferimento <strong>dei</strong> contributi.<br />

2-bis. I contributi previsti dalla presente legge e in misura,<br />

comunque, non superiore al 50 per cento <strong>dei</strong> loro costi<br />

complessivi compresi gli ammortamenti, risultanti dal bilancio<br />

dell’impresa stessa, sono concessi anche alle imprese<br />

editrici di giornali quotidiani la cui maggioranza del capitale<br />

sia detenuta da cooperative, fondazioni o enti morali non<br />

aventi scopo di lucro che possiedano i requisiti di cui alle<br />

lettere b), c), d), e), f) e g) del comma 2 del presente articolo.<br />

2-ter. I contributi previsti dalla presente legge e in misura,<br />

comunque, non superiore al 50 per cento <strong>dei</strong> loro costi<br />

complessivi compresi gli ammortamenti, risultanti dal bilancio<br />

dell’impresa stessa, sono concessi alle imprese editrici,<br />

comunque costituite, che editino giornali quotidiani in lingua<br />

francese, ladina, slovena e tedesca nelle regioni autonome<br />

Valle d’Aosta, Friuli-Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige, a<br />

condizione che le imprese beneficiarie non editino altri giornali<br />

quotidiani e possiedano i requisiti di cui alle lettere b), c),<br />

d), e), f) e g) del comma 2 del presente articolo. Gli stessi<br />

contributi e in misura, comunque, non superiore al 50 per<br />

cento <strong>dei</strong> loro costi complessivi compresi gli ammortamenti,<br />

risultanti dal bilancio dell’impresa stessa, sono concessi ai<br />

giornali quotidiani italiani editi e diffusi all’estero a condizione<br />

che le imprese editrici beneficiarie possiedano i requisiti di<br />

cui alle lettere b), c), d) e g) del comma 2 del presente articolo.<br />

Tali imprese devono allegare alla domanda i bilanci<br />

corredati da una relazione di certificazione da parte di<br />

società abilitate secondo la normativa dello Stato in cui ha<br />

sede l’impresa.<br />

2-quater. Le norme previste dal presente articolo per i quotidiani<br />

per quanto attiene ai requisiti e ai contributi si applicano<br />

anche ai periodici editi da cooperative giornalistiche ivi<br />

comprese quelle di cui all’articolo 52 della legge 5 agosto<br />

1981, n. 416.<br />

Articolo 19. Interventi a sostegno della lettura nelle<br />

scuole<br />

All’articolo 8, comma 1, del decreto legislativo 17 maggio<br />

1999, n. 153, dopo la lettera e), è aggiunta la seguente:<br />

“e-bis) acquisto, secondo parametri fissati dall’Autorità di vigilanza,<br />

su richiesta delle singole istituzioni scolastiche, di<br />

prodotti editoriali da devolversi agli istituti scolastici pubblici e<br />

privati nell’ambito del territorio nel quale opera la fondazione<br />

con il vincolo che tali istituti utilizzino i medesimi prodotti<br />

editoriali per attuare azioni a sostegno della lettura tra gli<br />

studenti e favorire la diffusione della lettura <strong>dei</strong> giornali quotidiani<br />

nelle scuole.”<br />

Articolo 20. Disposizioni finali<br />

1. Per quanto non previsto dalla presente legge si applicano,<br />

in quanto compatibili, le disposizioni di cui alla legge 7 agosto<br />

1990 n. 250 e successive modificazioni e integrazioni. In<br />

particolare si applicano l’ultimo periodo del comma 2 e i<br />

commi 6, 13 e 14 dell’articolo 3 della medesima legge.<br />

Articolo 21. Disposizioni transitorie e abrogazioni<br />

1. Sono abrogati gli articoli 9 e 54 della legge 5 agosto 1981,<br />

n. 416, nelle parti in cui dispongono rispettivamente l’obbligo<br />

del Dipartimento per l’informazione e l’editoria – Ufficio per<br />

l’editoria e la stampa di comunicare all’Autorità per le garanzie<br />

nelle comunicazioni le tirature <strong>dei</strong> giornali quotidiani e<br />

l’espressione di un parere su tali tirature da parte della<br />

commissione tecnica consultiva di cui allo stesso articolo 54.<br />

Detta commissione continua ad esprimere pareri sull’accertamento<br />

della diffusione e <strong>dei</strong> requisiti di ammissione ai<br />

contributi previsti dall’articolo 3 della legge 7 agosto 1990, n.<br />

250.<br />

2. A decorrere dalla data di entrata in vigore della presente<br />

legge sono abrogati gli articoli 29, 30, 31 e 33 della legge n.<br />

416 del 1981, fatto salvo quanto disposto dall’ultimo periodo<br />

del comma 4 dell’articolo 8.<br />

Un italiano su quattro<br />

non legge alcun giornale<br />

Roma, 21 febbraio Circa il 25% degli italiani non legge<br />

alcun giornale. Nei restanti casi, almeno un giornale entra<br />

nelle famiglie. Circa il 70% degli italiani, i ceti più colti,<br />

sostiene che esiste la libertà di stampa. Sono soprattutto i<br />

ceti popolari quelli che hanno riserve in proposito. I più<br />

dubbiosi si trovano a nord-est della penisola. È quanto si<br />

evince dai sondaggi che il Codres ha confezionato per l’<strong>Ordine</strong><br />

nazionale <strong>dei</strong> giornalisti “Italiani e mass media, giudizi<br />

ed opinioni” presentato oggi nel corso del Forum sulla<br />

qualità dell’informazione.<br />

L’indagine è stata condotta su 1.000 casi nell’intero territorio<br />

nazionale. Sono stati intervistati cittadini di tutte le età.<br />

Obiettivo dell’indagine è di verificare lo stato attuale della<br />

stampa e delle informazioni in Italia a partire da alcuni dati<br />

sui consumi di mass media.<br />

Per quanto concerne le varie tipologie di mass media, negli<br />

italiani prevale la televisione e i telegiornali, seguono i giornali,<br />

la radio, e poi si fa avanti anche il consumo tramite<br />

Internet. Le motivazioni della scelta <strong>dei</strong> giornali consistono<br />

nella possibilità di approfondimento delle informazioni.<br />

Invece si fa un discorso differente per Internet, di cui si loda<br />

l’immediatezza e la possibilità e l’affidabilità di verificare in<br />

tempi reali l’attendibilità dell’informazione, vista anche la<br />

partecipazione <strong>dei</strong> protagonisti e le dichiarazioni rese attraverso<br />

il mezzo televisivo. Per ciò che riguarda le fonti della<br />

stampa per il 50% degli intervistati le fonti non sono<br />

sempre veritiere o comunque sono discutibili. Nel dettaglio,<br />

sull’attendibilità, per il 45% degli intervistati è più affidabile<br />

la televisione con i suoi telegiornali, seguono al 30% i giornali<br />

e il 7,8% Internet. Il 20-25% non si fida di nessun<br />

mezzo di informazione.<br />

(AGI)<br />

“Il telegiornale è il media<br />

più credibile”<br />

Roma, 21 febbraio. Il telegiornale è per gli italiani il mezzo<br />

di informazione più credibile, nonostante si affacci un timido<br />

processo di affrancamento dalla televisione. È quanto ha<br />

evidenziato una ricerca presentata oggi dall’<strong>Ordine</strong> nazionale<br />

<strong>dei</strong> giornalisti in occasione del Forum sulla qualità<br />

dell’informazione. Lo studio, che ha interessato mille persone<br />

di età superiore ai 18 anni, è stato presentato da Mario<br />

Morcellini, ordinario di sociologica alla “Sapienza” di Roma.<br />

Quasi il 45% degli intervistati ritiene che “i Tg costituiscano,<br />

tra i canali informativi disponibili, lo strumento in grado<br />

di garantire i livelli più elevati di credibilità”. Subito dopo<br />

figura la carta stampata con una quota superiore al 25%<br />

mentre solo il 5% “sottolinea l’efficacia <strong>dei</strong> servizi informativi<br />

offerti tramite Internet”, e oltre il 25% degli intervistati<br />

giudica nessuno <strong>dei</strong> tre mezzi affidabile. Riguardo alla valutazione<br />

sulla preparazione <strong>dei</strong> giornalisti, in quasi il 70%<br />

<strong>dei</strong> casi il livello di qualificazione e professionalità è ritenuto<br />

molto elevato o in ogni modo adeguato rispetto al tipo di<br />

attività normalmente svolta. Per circa il 20% degli intervistati,<br />

la preparazione della categoria raggiunge i livelli intermedi,<br />

dove coesistono realtà di soddisfacente professionalità<br />

con aree di inefficienza e inadeguatezza. Soltanto il<br />

10% del campione intervistato ha espresso giudizi decisamente<br />

negativi. A questo si aggiunge che sempre il 70%<br />

degli intervistati considera “per lo più chiaro il linguaggio<br />

con cui si esprimono normalmente i giornalisti”.<br />

Rispetto ai processi futuri, la ricerca ha individuato che la<br />

diffusione degli strumenti di comunicazione più innovativi<br />

presuppone lo sviluppo di nuove professionalità e competenze<br />

specifiche. L’opportunità di acquisire nuovi mercati di<br />

nicchia tramite la realizzazione di proposte specializzate e<br />

finalizzate può rappresentare un altro elemento in grado di<br />

contribuire a consolidare sul piano qualitativo l’offerta <strong>dei</strong><br />

mezzi d’informazione.<br />

All’interno del quadro definito dalle varie ipotesi di riforma<br />

delle leggi e delle normative su stampa e informazione,<br />

secondo la ricerca, il cammino dovrebbe indirizzarsi nella<br />

direzione di “favorire la crescita di forme di autogoverno e<br />

autoregolamentazione della cateogria, più che imporre<br />

sistemi eccessivamente vincolanti e dirigisti. In questo<br />

ambito la capacità di dialogo tra mondo dell’informazione e<br />

realtà sociale e istituzionale assume un’importanza fondamentale”.<br />

(ANSA)<br />

19 (27)


LIBRERIA DI TABLOID<br />

Gigi Speroni<br />

I Savoia scomodi.<br />

La saga degli Aosta<br />

di Franco Fucci<br />

C’è un punto, all’inizio del<br />

bellissimo libro di Gigi<br />

Speroni (I Savoia scomodi.<br />

La saga degli Aosta) in cui<br />

l’autore, dopo una tormentata<br />

narrazione con tanti Umberto,<br />

Vittorio, Amedeo, Vittorio<br />

Emanuele, e persino<br />

due Marie (Teresa e Adelaide,<br />

entrambe di stirpe austriaca)<br />

dice al lettore, con<br />

deliziosa autorionia: “E speriamo<br />

di essere stati chiari”.<br />

Speroni chiaro lo è, eccome,<br />

ed è grande merito perché<br />

solo grazie alla sua chiarezza,<br />

alla vivace scrittura, al<br />

senso dell’umorismo che affiora<br />

quasi ad ogni pagina, il<br />

ponderoso volume - che poteva<br />

risultre un boccone duro<br />

da inghiottire - è invece di<br />

affascinante lettura.<br />

Perché gli Aosta siano stati<br />

“scomodi” e per chi, è il tema<br />

conduttore del libro, naturalmente.<br />

Furono scomodi per i<br />

Savoia-Carignano che videro<br />

nei cugini un pericolo per<br />

la loro corona: il ramo regnante<br />

sapeva benissimo<br />

che gli Aosta godevano di<br />

una grandissima popolarità<br />

fra gli italiani, e ciò grazie al<br />

fascino di alcuni personaggi<br />

della casata: basti pensare a<br />

Emanuele Filiberto, comandante<br />

durante la prima guer-<br />

ra mondiale di quella 3 a armata<br />

che meritatamente fu<br />

soprannominata “l’Invitta”; a<br />

Vittorio Emanuele conte di<br />

Torino, che difese l’onore<br />

dell’esercito italiano (reduce<br />

dalla batosta di Adua) battendosi<br />

in duello, e ferendolo,<br />

con Enrico d’Orléans, il<br />

principe francese che in alcuni<br />

articoli aveva definito i<br />

militari italiani “vili”; a Luigi<br />

Amedeo duca degli Abruzzi,<br />

navigatore, geografo, alpinista<br />

di fama internazionale.<br />

A ciò si aggiunga l’invidia <strong>dei</strong><br />

Carignano - piccolotti, tozzi,<br />

bruttini, almeno fino a Vittorio<br />

Emanuele III, soprannominato<br />

“sciaboletta” - per<br />

l’avvenenza degli Aosta, tutti<br />

alti e bellissimi. Nel libro di<br />

Speroni c’è una illustrazione<br />

che è di un’eloquenza spietata<br />

per capire il complesso<br />

d’inferiorità <strong>dei</strong> Carignano: la<br />

foto mostra Vittorio Emanuele<br />

III a colloquio con Amedeo<br />

duca d’Aosta. Statura <strong>dei</strong><br />

due personaggi, ripresi dall’obbiettivo<br />

crudele in piedi,<br />

uno di fronte all’altro: metri<br />

1,54 il re, metri 1,86 il duca.<br />

Da segnalare al lettore l’accurato<br />

studio che Speroni<br />

dedica ai rapporti tra i Savoia<br />

e il fascismo. Va lodato<br />

l’equilibrio <strong>dei</strong> giudizi sui vari<br />

personaggi, che non esclude<br />

la critica pungente - per<br />

esempio - per l’atteggiamento<br />

di Vittorio Emanuele III di<br />

Pier Luigi Celli<br />

Passioni<br />

fuori corso<br />

di Gregorio F. Terreno<br />

Nel mondo <strong>dei</strong> libri sovente<br />

accadono fenomeni che<br />

sembrano essere fuoriusciti<br />

dalla macchina del tempo:<br />

quando ad esempio la pagina<br />

scritta attira a sé la realtà<br />

quotidiana. Quasi che la prima<br />

avesse già prefigurato il<br />

calco entro il quale colerà la<br />

seconda. È la corrispondenza<br />

segreta e simpatica del<br />

de te fabula narratur, resa<br />

immortale da Quinto Orazio<br />

Flacco nelle sue Satire.<br />

A questo domino di rimandi<br />

e di rispecchiamento sembra<br />

pure incurvarsi l’ultimo libro<br />

di Pier Luigi Celli,<br />

Passioni fuori corso, edito<br />

recentemente per i tipi della<br />

Mondadori. E non già scopertamente<br />

per il suo carattere<br />

di autobiografia professionale;<br />

ma per l’immanenza<br />

di una svolta cui questo volume<br />

sembra additare nell’ultimo<br />

capitolo, appellato emblematicamente<br />

Congedi.<br />

L’autore, infatti, ancora direttore<br />

generale della televisione<br />

di Stato all’uscita dai tor-<br />

chi di stampa di questo saggio<br />

narrativo, capitolerà volontariamente<br />

ed imprevedibilmente<br />

alcuni mesi dopo.<br />

L’ordito del testo, in bilico tra<br />

la vocazione affabulatoria<br />

precedentemente battuta in<br />

altri lavori, e lo studio di analisi<br />

organizzativa, ripercorre<br />

le vicende di vertice di uno<br />

<strong>dei</strong> “grands commis d’Etat”.<br />

A cominciare proprio dal luogo<br />

che lo vide nell’agosto del<br />

1994 protagonista di un secco<br />

licenziamento, la Rai.<br />

Il libro è tuttavia una lucida,<br />

misurata e stimolante riflessione<br />

degli abbandoni e <strong>dei</strong><br />

mutamenti di stato apicale<br />

da parte di chi, per configurazione<br />

mentale ed intelligenza<br />

di pensiero, ha accettato<br />

nel corso di una prestigiosa<br />

carriera a cavalcioni<br />

tra pubblico e privato sfide di<br />

alta caratura. Ma soprattutto<br />

non solo questo. Come la<br />

sua esperienza di lavoro ha<br />

largamente testimoniato, esso<br />

è il prodotto di un top manager<br />

che a lungo ha civettato<br />

all’interno della mission<br />

affidatagli con l’eresia. Infatti,<br />

il connotato distintivo della<br />

fronte alle sciagurate leggi<br />

razziali del 1938. E non stupisce<br />

che l’autore riservi<br />

simpatia e ampio spazio ai<br />

caratteri e alle vicende di<br />

due cugini particolarmente<br />

“scomodi”, Amedeo vicerè<br />

d’Etiopia e Luigi duca degli<br />

Abruzzi: i Carignano certamente<br />

non potevano vantare<br />

figure altrettanto luminose.<br />

Non esistono prove - scrive<br />

Speroni - che gli Aosta abbiano<br />

brigato per “scippare”<br />

cultura di impresa è rappresentato<br />

manualisticamente<br />

dalla capacità di orientare,<br />

razionalmente ed attraverso<br />

meccanismi amministrativogestionali,<br />

mezzi quantitativi<br />

e risorse umane allo scopo<br />

sommo, il risultato. In altri<br />

termini, nell’organizzazione<br />

aziendale è posta risolutamente<br />

al bando la sfera delle<br />

passioni individuali; massime<br />

nell’accezione creativa<br />

ed ideativa <strong>dei</strong> loro riverberi<br />

sul piano dell’assolvimento<br />

<strong>dei</strong> compiti di strategia di intrapresa.<br />

Celli invece traccia una netta<br />

demarcazione equatoriale<br />

tra le due possibili interpretazioni<br />

della funzione direzionale:<br />

da un lato egli colloca<br />

l’adesione al modello burocraticistico<br />

<strong>dei</strong> ruoli; dall’altro<br />

ed in netta giustapposizione,<br />

quello dell’appartenenza a<br />

reale classe dirigente. Ed il<br />

discrimine profondo è proprio<br />

costituito pascalianamente<br />

dal riconoscimento di<br />

statuto di cittadinanza alle<br />

ragioni del cuore, accosto alle<br />

ragioni di logica di mercato<br />

e della produzione.<br />

Scrive egli in proposito: “Per<br />

questa strada passa la possibilità<br />

di ridare un’anima all’impresa;<br />

e alle sue strutture<br />

e ai suoi meccanismi il gusto<br />

di lavorare anche per interessi<br />

più ampi di quelli interni,<br />

necessariamente economici.<br />

È infatti la capacità di<br />

esprimere un’anima che ac-<br />

il trono ai Carignano.Tuttavia<br />

alla fine del libro al lettore<br />

forse viene da chiedersi: se<br />

su quel trono ci fossero stati<br />

gli Aosta sarebbe stato meglio<br />

per il nostro Paese?<br />

Forse sì, diciamo noi.<br />

Gigi Speroni,<br />

I Savoia scomodi.<br />

La saga degli Aosta<br />

Rusconi libri,<br />

pagine 494,<br />

lire 45.000<br />

cresce l’identità dell’impresa<br />

e la sua possibilità di successo.<br />

E il successo delle<br />

imprese è il lievito del cambiamento<br />

per l’intreccio civile<br />

e sociale che le comprende...<br />

Se il senso profondo di<br />

fare impresa è quello di una<br />

avventura, comunque, rischiosa,<br />

allora l’esposizione<br />

al nuovo che interpreta questa<br />

propensione richiede<br />

una sensibilità raffinata alla<br />

dimensione del processo, alla<br />

precarietà, al reinvestimento<br />

continuo, anche emozionale.<br />

Qualcosa insomma di più radicale<br />

di un sistema coerente<br />

di procedure e di organizzazioni.<br />

Un’anima, appunto”.<br />

Non apparirà allora così singolare<br />

che il prefatore ad un<br />

libro schierato nel campo<br />

ideale della sburocratizzazione<br />

del sistema sia Giuliano<br />

Ferrara. Vale a dire un<br />

opinionista falstaffiano senza<br />

peli sulla lingua ed alieno<br />

dalle circonlocuzioni di maniera.<br />

Ed indirettamente responsabile<br />

anni addietro del<br />

licenziamento dalla tivù nazionale<br />

del suo prefato. Che<br />

non si tira però oggi indietro<br />

nel rendere l’onore delle armi<br />

all’avversario: “È un libro<br />

fresco, di battaglia, che non<br />

si siede nella poltrona del<br />

pensiero”.<br />

Pier Luigi Celli,<br />

Passioni fuori corso,<br />

Mondadori,<br />

Milano 2000, lire. 27.000<br />

Antonio Duva<br />

Spadolini,<br />

sei anni dopo<br />

di Dario Fertilio<br />

Non c’è giornalista con più di<br />

trent’anni che non abbia incontrato<br />

nell’arco della sua<br />

carriera professionale, almeno<br />

una volta, Giovanni<br />

Spadolini. La sua figura professionale<br />

moralmente e fisicamente<br />

maestosa, la sua<br />

emotività traboccante in oratoria<br />

colta e appassionata, la<br />

sua curiosità indagatrice anche<br />

nei confronti del più umile<br />

interlocutore, la sua stessa<br />

travolgente carriera giornalistica<br />

e intellettuale naturalmente<br />

destinata al protagonismo,<br />

tutto contribuiva a<br />

renderlo un personaggio<br />

unico nel panorama italiano.<br />

Non si poteva ignorare uno<br />

come Spadolini, almeno se<br />

si esercitava il mestiere di<br />

giornalista: perché prima o<br />

poi ci si ritrovava a occuparsi<br />

di lui.<br />

Intellettuale tra i politici, politico<br />

tra i giornalisti, giornalista<br />

tra i professori: così lo dipingevano<br />

amici e<br />

critici con un misto<br />

di ironia e ammirazione.<br />

E davvero la<br />

strepitosa caricatura<br />

che Forattini aveva<br />

ideato per lui, e<br />

che lo ritraeva come<br />

un elefante fra i<br />

mediocri conigli e<br />

topolini della politica<br />

italiana (almeno<br />

fino alla comparsa<br />

dell’arcirivale Craxi<br />

con gli Stivali, per<br />

restare al bestiario<br />

satirico forattiniano)<br />

sottolineva la sua<br />

diversità genetica<br />

dall’uomo italico di<br />

partito. In effetti,<br />

Giovanni Spadolini<br />

ha incarnato, con<br />

Bettino Craxi, la<br />

stagione dell’orgoglio<br />

laico dopo una<br />

quarantennale egemonia<br />

politica democristiana. I tratti<br />

essenziali di quella personalità<br />

sono ora messi efficacemente<br />

a fuoco nella raccolta<br />

di saggi curata da Antonio<br />

Duva, anch’egli approdato<br />

alla politica dal giornalismo<br />

(della nostra professione<br />

continua ad occuparsene<br />

con encomiabile costanza),<br />

anch’egli come Spadolini di<br />

formazione repubblicana e<br />

più tardi conquistato dall’esperienza<br />

dell’Ulivo. Per iniziativa<br />

sua e del centro<br />

“Sinistra Oggi” da lui presieduto,<br />

Spadolini, sei anni dopo<br />

intende non solo celebrare<br />

ritualmente un leader recentemente<br />

scomparso, ma<br />

anche traghettare la sua<br />

esperienza in quella della<br />

Seconda Repubblica. Negli<br />

interventi non solo di Duva,<br />

ma anche di Aldo Aniasi,<br />

Giorgio Covi, Andrea Manzella<br />

e Mino Martinazzoli si<br />

delineano i tratti più moderni<br />

ed europei di Spadolini: primo<br />

esponente della società<br />

civile ad assumere incarichi<br />

politici ed istituzionali dopo<br />

decenni di nomenklatura all’italiana;<br />

primo presidente<br />

del Consiglio laico nonostante<br />

la modestia numerica<br />

del partito di riferimento, il<br />

Pri; deciso sostenitore di<br />

riforme istituzionali capaci di<br />

potenziare l’esecutivo in un<br />

sistema sempre più compromissorio,<br />

partitocratico e assembleare;<br />

instancabile moralizzatore<br />

e sostenitore di<br />

una “certa idea dell’Italia” le-<br />

gata alla trasparenza nella<br />

gestione della cosa pubblica.<br />

Questa raccolta di saggi, nonostante<br />

il carattere dichiaratamente<br />

militante e preelettorale<br />

degli interventi,<br />

raggiunge il suo scopo per la<br />

capacità di fondere scelta di<br />

campo politica e analisi storica<br />

spassionata, cogliendo<br />

il pensiero di Spadolini in<br />

senso dinamico. Antonio<br />

Duva, in particolare, completa<br />

il bilancio dell’attività spadoliniana,<br />

inevitabilmente legato<br />

alla Prima Repubblica,<br />

con il frutto maturo del suo<br />

riformismo laico: superamento<br />

del proporzionalismo<br />

partitocratico e approdo al<br />

sistema maggioritario; chiara<br />

riconoscibilità del capo<br />

dell’esecutivo e sua ridotta<br />

dipendenza dalle segreterie;<br />

evoluzione in senso realmente<br />

federale dello Stato,<br />

dopo una stagione in cui il<br />

regionalismo <strong>dei</strong> partiti moderati<br />

era stato inteso (forse<br />

per timore di concedere<br />

troppo potere locale ai comunisti)<br />

come puro decentramento<br />

e razionalizzazione<br />

amministrativa.<br />

Certo, Spadolini, sei anni<br />

dopo mantiene lungo tutte le<br />

sue pagine un carattere<br />

d’occasione che esclude approfonditi<br />

bilanci storici. La<br />

complessità del personaggio,<br />

delle sue curiosità intellettuali,<br />

delle antipatie e rivalità<br />

(prima di tutte la competizione<br />

con Craxi che finì con<br />

l’indebolire la carica riformatrice<br />

del fronte laico) richiederà<br />

analisi ben più approfondite.<br />

Rimane però intatto il nodo<br />

da sciogliere: se cioè il famoso<br />

“Decalogo” di Spadolini<br />

per una politica più moderna<br />

e morale, lanciato dall’allora<br />

segretario repubblicano nel<br />

1987 e qui richiamato in appendice,<br />

sia puro reperto di<br />

storia politica; argomento attuale<br />

di campagna elettorale;<br />

o non piuttosto (come<br />

credo) punto di riferimento<br />

per tutti coloro che, nel Polo<br />

o nell’Ulivo o nell’indipendenza,<br />

decidono di scommettere<br />

sulla modernizzazione,<br />

sulla trasparenza, sulla<br />

separazione della politica<br />

dall’economia e dall’amministrazione,<br />

e infine sull’attuazione<br />

di un sistema maggioritario<br />

finalmente compiuto.<br />

Spadolini, sei anni dopo<br />

a cura di Antonio Duva<br />

Quaderni di Sinistra Oggi,<br />

pagine 63, s.i.p.<br />

20 (28) ORDINE 3 <strong>2001</strong>


LIBRERIA DI TABLOID<br />

Raffaele Carletti<br />

Lettere di una<br />

grande amicizia<br />

di Mario Pancera<br />

Primo Mazzolari (1890-<br />

1959), sacerdote cremonese,<br />

per anni parroco di due<br />

piccoli paesi mantovani,<br />

Bozzolo e Cicognara, tra<br />

l’Oglio e il Po, è stato scritto-<br />

di Emilio Pozzi<br />

ORDINE 3 <strong>2001</strong><br />

re e predicatore di rara<br />

importanza dagli anni Venti<br />

fino alla morte (avvenuta<br />

dopo una predica nella sua<br />

chiesa), e pensatore innovativo<br />

e generoso, e perciò<br />

spesso contestato dalle<br />

stesse gerarchie ecclesiastiche,<br />

che lo fecero giudicare<br />

Gianfranco Bettetini<br />

Un tram senza rotaie.<br />

Fiaba per adulti in venti tempi<br />

Una curiosa sorpresa. Confidenzialmente<br />

l’autore lo definisce<br />

uno “scherzo”, nelle<br />

dediche agli amici, mentre,<br />

nella pagina introduttiva suggerisce<br />

altre definizioni: romanzo<br />

breve, o novella, o<br />

racconto lungo o fiaba per<br />

adulti. Decida, alla fine, ciascun<br />

lettore...<br />

Una vita divisa fra insegnamento<br />

universitario e mondo<br />

televisivo (a sua volta dicotomizzato<br />

quest’ultimo fra ruoli<br />

dirigenziali e attività registiche)<br />

quella di Gianfranco<br />

Bettetini, saggista della semiologia,<br />

teorico e storico<br />

della radiotelevisione (annoto<br />

queste sintetiche informazioni<br />

sull’autore che mancano<br />

completamente e volutamente,<br />

credo, nei risvolti di<br />

copertina) si è concesso poco<br />

alla narrativa. Ricordo<br />

soltanto un romanzo. Ora<br />

questo librino, “tentativo di<br />

trasformare in costruzione<br />

narrativa un’immagine onirica”,<br />

e, magari, anche se non<br />

esplicitata, un’ipotesi di sceneggiatura<br />

per una fiction.<br />

La lingua batte…<br />

Luogo della vicenda, Milano,<br />

una casa nella zona di San<br />

Siro, ma è inutile andare a<br />

cercarla perché, avverte<br />

l’autore, quella palazzina<br />

non c’è più - o forse non è<br />

mai esistita. Due sono i protagonisti:<br />

Luigi Bacellati - da<br />

vivo e da morto - e un tram,<br />

una verde carrozza della linea<br />

4, considerata moderna<br />

negli anni attorno al 1950<br />

che il buon Luigi era riuscito<br />

ad ottenere, dopo anni di<br />

onorato servizio come manovratore,<br />

al posto della liquidazione.<br />

Davvero una<br />

storia (o un sogno) strana.<br />

Perché Luigi, raggiunto l’obiettivo,<br />

non si accontenta di<br />

esporre il suo tesoro che so,<br />

nel giardino davanti a casa<br />

(a Milano molti ricordano un<br />

più volte dal Sant’Ufficio.<br />

Fatte le debite differenze, un<br />

uomo come Buonaiuti o<br />

Turoldo o Milani o Balducci.<br />

Ma fu anche uomo che viveva<br />

tra la sua gente, i contadini<br />

padani, <strong>dei</strong> quali portava<br />

avanti le istanze sociali; e<br />

tra i sacerdoti, soprattutto<br />

quelli che, per motivi vari - di<br />

crisi religiosa, intellettuale,<br />

sociale o altro - trascorsero<br />

anni assai difficili, di incomprensione<br />

tra i superiori e di<br />

diffidenza tra i fedeli. Questo<br />

volume, con prefazione di<br />

Lorenzo Bedeschi - altro<br />

sacerdote, noto storico <strong>dei</strong><br />

movimenti cattolici italiani<br />

nel XX secolo - tratta della<br />

vicenda umana e sacerdotale<br />

di un prete che gli fu<br />

amico, compagno di studi,<br />

confidente e che, appunto,<br />

fu tra coloro che ebbero non<br />

poche difficoltà nel vivere<br />

con chiarezza e lealtà la loro<br />

vocazione: Annibale Carletti<br />

(1888-1972) cremonese,<br />

cappellano militare e addirittura<br />

medaglia d’oro nella<br />

prima guerra mondiale.<br />

L’autore Raffaele Carletti<br />

(porta lo stesso cognome, è<br />

anch’egli sacerdote ed è<br />

dello stesso paese di don<br />

Annibale) ha raccolto non<br />

soltanto il carteggio Carletti-<br />

Mazzolari (1908-1920), ma<br />

anche molti articoli e annotazioni<br />

oltre a uno scambio<br />

di lettere dolorose e dure tra<br />

don Annibale e il suo vescovo,<br />

Giovanni Cazzani. Alla<br />

fine il prete “modernista” e<br />

assessore, fanatico <strong>dei</strong> treni<br />

che acquistò una locomotiva<br />

e la sistemò in un viale della<br />

propria villa nel Varesotto).<br />

Nossignori. Luigi Bacellati<br />

che di quattrini se ne è fatti,<br />

e non certamente con lo stipendio<br />

dell’ATM, compera<br />

un terreno e ci costruisce<br />

una palazzina di tre piani ponendo<br />

il tram al centro della<br />

costruzione. Tutto ruota intorno<br />

a questo ingombrante<br />

ospite. Anche i pensieri e i<br />

problemi di tutta la famiglia.<br />

Conviene a questo punto fare<br />

un passo indietro e conoscere<br />

meglio il bizzarro personaggio.<br />

Classe 1999, il<br />

giovane Luigi, esentato dagli<br />

obblighi militari (non potrà<br />

fregiarsi del titolo di “ragazzo<br />

del ’99”) per via di un difetto<br />

fisico, una lieve zoppia, s’innamora<br />

<strong>dei</strong> tram e della rete<br />

tranviaria. Pur avendo un discreto<br />

impiego, vi rinuncia<br />

perché il suo sogno è quello<br />

di diventare manovratore.<br />

Vince il concorso e la sua vi-<br />

coraggioso venne, come si<br />

dice con un’orribile espressione,<br />

“ridotto allo stato<br />

laicale”.<br />

Annibale Carletti, diventato il<br />

dottor Carletti, si sposò,<br />

ebbe due figli, educati nella<br />

religione cattolica e continuò<br />

comunque a sentirsi “nella<br />

Chiesa”, come aveva fatto<br />

Ernesto Buonaiuti, considerato<br />

l’iniziatore italiano della<br />

corrente di pensiero che<br />

voleva svecchiare le strutture<br />

e l’insegnamento cattolico.<br />

Si batté anche politicamente,<br />

e fu condannato a<br />

morte dai fascisti; durante la<br />

seconda guerra mondiale<br />

nella sua casa trovarono<br />

rifugio ebrei e soldati prigionieri<br />

sfuggiti ai nazisti.<br />

ta potrebbe dirsi realizzata,<br />

su binari tranquilli. Come<br />

manovratore nulla da dire.<br />

Come individuo è invece<br />

moralmente sempre sul punto<br />

di deragliare: in politica e<br />

negli affari, anche non leciti,<br />

ai quali si dedica con molta<br />

fortuna. Non è certamente<br />

da prendere ad esempio di<br />

quella generazione che ha<br />

attraversato, fortunosamente,<br />

buona parte del ventesimo<br />

secolo.<br />

Per Luigi Bacellati l’orizzonte<br />

si limitava alla conquista di<br />

un tram. E, manovrando la<br />

“manetta”, attento al traffico,<br />

alle curve e alle fermate, non<br />

ha avuto modo di riflettere<br />

sull’umanità che saliva sulla<br />

“carrozza di tutti” tanto bene<br />

descritta dal De Amicis. Un<br />

libro che nella sua presuntuosa<br />

e specialistica bibliote-<br />

Nella foto<br />

grande<br />

una messa<br />

al campo<br />

durante<br />

la Grande<br />

guerra.<br />

Don<br />

Annibale<br />

Carletti<br />

sacerdote<br />

novello<br />

in una<br />

fotografia<br />

del 1912<br />

e, a destra,<br />

cappellano<br />

al fronte.<br />

Il volume è stato curato con<br />

passione e va letto, a mio<br />

avviso, non soltanto per la<br />

storia romanzesca di Annibale<br />

Carletti, che fu non solo<br />

cappellano di fanteria, ma<br />

anche degli arditi, si prodigò<br />

per la miserrima società<br />

della Bassa Cremonese,<br />

(nella quale il famoso vescovo<br />

Geremia Bonomelli -<br />

anche lui considerato poco<br />

meno che eretico dalle autorità<br />

vaticane - dice che “v’era<br />

una camorra terribile di ladri,<br />

aggressori, assassini”, in<br />

lega tra i vari paesi, “si negava<br />

ogni verità, si usava alla<br />

Chiesa e ai sacramenti per<br />

ingannare l’autorità...”) va<br />

letto, dicevo, per penetrare<br />

la storia di una società, oggi<br />

ca diligentemente descritta<br />

da Bettetini, puntiglioso anche<br />

nel ricordare titoli di film<br />

e canzoni ispirate al tram,<br />

forse mancava.<br />

L’interpretazione <strong>dei</strong> sogni,<br />

lasciamola a Freud - che ha<br />

scritto persino “Nel bene e<br />

nel male, i sogni sono sempre<br />

più grandiosi di chi li sogna”<br />

- e a tutti coloro che si<br />

sono letterariamente immersi<br />

nel problema (“l’interpretazione<br />

di un sogno è già un<br />

sogno” ha scritto in Il teatro<br />

del sogno Salomon Resnik)<br />

come Guido Almansi e<br />

Claude Beguin, autori di una<br />

approfondita ricerca su più di<br />

cento autori della letteratura<br />

mondiale che ha dato luogo<br />

ad una ricca antologia intitolata<br />

Teatro del sonno.<br />

Quella delle metafore, invece,<br />

a chiunque voglia dilet-<br />

opulenta, ma nient’affatto<br />

dissimile da quella di altre<br />

regioni della Penisola, dove<br />

né le autorità civili né quelle<br />

religiose hanno ancora<br />

trovato gli strumenti per un<br />

reale progresso e per una<br />

concreta elevazione morale<br />

della persona umana.<br />

Raffaele Carletti,<br />

Lettere di una grande<br />

amicizia.<br />

Il cappellano militare<br />

Annibale Carletti a don<br />

Primo Mazzolari.<br />

La sua vicenda umana e<br />

sacerdotale.<br />

Pref. di Lorenzo Bedeschi,<br />

Editrice Confronti,<br />

Rivolta d’Adda,<br />

pagine 188<br />

tarsi a leggere la storia di<br />

questo tram senza rotaie<br />

Agile nella scrittura, privo di<br />

ricercatezze letterarie, e tanto<br />

lontano dallo stile dotto<br />

<strong>dei</strong> testi bettetiniani di semiotica<br />

il piccolo libro scorre<br />

con facilità e resta più impresso<br />

nella memoria, del<br />

sogno che ha ispirato la trascrizione<br />

del ricordo onirico.<br />

Rimane in sospeso il problema,<br />

posto dall’autore, della<br />

definizione da dare al testo.<br />

Che ne dite?<br />

Romanzo breve, racconto<br />

lungo, novella? E perché no,<br />

ricorrendo alla terminologia<br />

musicale, “scherzo”?<br />

Gianfranco Bettetini,<br />

Un tram senza rotaie,<br />

pagine 96,<br />

lire 18.000,<br />

Interlinea edizioni,<br />

Novara 2000<br />

L’ECO DELLA STAMPA<br />

ECO STAMPA MEDIA MONITOR S.R.L.<br />

Via Compagnoni 28, 20129 Milano<br />

Tel. 02 74 81 131 Fax. 02 76 11 03 46<br />

21 (29)


Varato il regolamento della legge 150/2000<br />

Roma, 7 febbraio <strong>2001</strong>.Via libera del Consiglio<br />

<strong>dei</strong> ministri al regolamento di attuazione<br />

della legge 150/2000 sulla comunicazione<br />

nella Pubblica amministrazione. Il testo è<br />

stato approvato oggi su proposta del presidente<br />

del Consiglio, Giuliano Amato, e del<br />

ministro della Funzione Pubblica, Franco<br />

Bassanini.<br />

Il regolamento è stato emanato in attuazione<br />

dell’articolo 5 della legge 150/2000 e fissa i<br />

“requisiti di accesso specifici per il personale<br />

impiegato presso uffici stampa e uffici per le<br />

relazioni con il pubblico (Urp), in coerenza<br />

con quanto indicato dalla legge, la quale, tra<br />

l’ altro, prevede espressamente l’iscrizione<br />

negli elenchi <strong>dei</strong> professionisti e <strong>dei</strong> pubblicisti<br />

dell’ albo nazionale <strong>dei</strong> giornalisti”.<br />

Il provvedimento, ricorda una nota della<br />

Funzione Pubblica, stabilisce, inoltre, le<br />

modalità per consentire “la permanenza in<br />

servizio negli uffici stampa del personale che<br />

già faceva parte della struttura prima dell’entrata<br />

in vigore della legge 150, prevedendo<br />

in particolare appositi programmi formativi,<br />

necessari per garantire la permanenza del<br />

personale nelle attività di informazione”.<br />

Questi programmi potranno essere organizzati<br />

dalle singole amministrazioni, con la<br />

collaborazione della Scuola superiore della<br />

pubblica amministrazione, del Formez e<br />

degli istituti e scuole di formazione esistenti<br />

presso le singole amministrazioni e delle<br />

università specializzate. Le attività di formazione<br />

dovranno essere completate entro 18<br />

mesi dall’ entrata in vigore del regolamento. I<br />

corsi per i responsabili di uffici stampa e Urp<br />

avranno durata minima di 90 ore per chi ha<br />

più di due anni di servizio nel settore, di 120<br />

ore per gli altri. Tra le attività formative, laboratori<br />

per la sperimentazione di tecnologie e<br />

processi innovativi in tema di comunicazione,<br />

incontri con testimonianze di eccellenza<br />

relative agli uffici per le relazioni con i pubblico<br />

e gli uffici stampa e, più in generale, alla<br />

comunicazione pubblica e di pubblica utilità.<br />

L’articolo 51 della legge n. 388/2000 (legge<br />

finanziaria <strong>2001</strong>) esclude le aree di contrattazione<br />

speciale, quale dovrebbe essere<br />

quella relativa ai giornalisti negli uffici stampa<br />

della Pubblica amministrazione. Possono<br />

partecipare alle tratttive i sindacati che<br />

abbiano una rappresentanza pari al 5% degli<br />

addetti a un comparto (articolo 47-bis del<br />

Dlgs n. 29/1993). La Fnsi ha chiesto all’Aran<br />

di avviare le trattative. Come si comporterà<br />

l’Aran? L’Aran rappresenta il Governo come<br />

datore di lavoro.<br />

Questo il testo del regolamento, che, prima<br />

di diventare Dpr, dovrà superare l’esame del<br />

Consiglio di Stato:<br />

Via libera ai giornalisti negli uff<br />

Ma c’è un’ombra sulla contratt<br />

Regolamento recante norme per la<br />

determinazione <strong>dei</strong> titoli per l’accesso<br />

alle attività di informazione e di<br />

comunicazione e per la individuazione<br />

e la disciplina degli interventi formativi, ai<br />

sensi dell’articolo 5 della legge 7 giugno<br />

2000, n. 150, recante la disciplina delle<br />

attività di informazione e comunicazione<br />

delle pubbliche amministrazioni.<br />

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA<br />

Visto l’articolo 87, quinto comma, della Costituzione;<br />

Visto l’articolo 17, comma 1, della legge 23 agosto 1988, n.<br />

400;<br />

Visto il decreto legislativo 3 febbraio 1993, n. 29, e successive<br />

modificazioni e integrazioni;<br />

Vista la legge 7 giugno 2000, n. 150, e in particolare l’articolo<br />

5;<br />

Vista la preliminare deliberazione del Consiglio <strong>dei</strong> ministri,<br />

adottata nella seduta del;<br />

Acquisita l’intesa dalla Conferenza unificata Stato, regioni,<br />

città e autonomie locali;<br />

Udito il parere del Consiglio di Stato, espresso nell’adunanza<br />

generale del;<br />

Vista la deliberazione del Consiglio <strong>dei</strong> ministri, adottata nella<br />

seduta del;<br />

Sulla proposta del Presidente del Consiglio <strong>dei</strong> ministri di<br />

concerto con il Ministro della Funzione Pubblica;<br />

EMANA<br />

il seguente regolamento<br />

Art. 1 - Ambito di applicazione<br />

1. Il presente regolamento individua i titoli per l’accesso del<br />

personale da utilizzare per le attività di informazione e di<br />

comunicazione, disciplina i modelli formativi finalizzati alla<br />

qualificazione professionale del personale che già svolge<br />

le attività di informazione e di comunicazione nelle Pubbliche<br />

amministrazioni, e stabilisce i requisiti minimi <strong>dei</strong><br />

soggetti privati abilitati allo svolgimento di attività formative<br />

in materia di informazione e comunicazione delle Pubbliche<br />

amministrazioni.<br />

2. Le disposizioni del presente regolamento si applicano alle<br />

amministrazioni di cui all’articolo 1, comma 2, del decreto<br />

legislativo 3 febbraio 1993, n. 29, ad eccezione delle<br />

Regioni a statuto speciale e delle Province autonome di<br />

Trento e Bolzano.<br />

Art. 2 - Requisiti per lo svolgimento<br />

delle attività di comunicazione<br />

1. L’esercizio delle attività di comunicazione nell’ambito<br />

degli uffici per le relazioni con il pubblico o delle analoghe<br />

strutture di cui all’articolo 6 della legge 7 giugno<br />

2000, n.150, fatte salve le norme vigenti nei diversi ordinamenti<br />

che disciplinano l’accesso alle qualifiche, è<br />

subordinato al possesso:<br />

per il personale appartenente a qualifica dirigenziale,<br />

del diploma di laurea in scienze della comunicazione,<br />

del diploma di laurea in relazioni pubbliche e materie<br />

assimilate, ovvero, per I laureati in discipline diverse,<br />

del titolo di specializzazione o di perfezionamento post<br />

laurea o di altri titoli post universitari rilasciati in scienze<br />

della comunicazione o relazioni pubbliche e materie<br />

assimilate da università ed istituti universitari pubblici e<br />

privati, ovvero di mister in comunicazione conseguito<br />

presso la Scuola superiore della pubblica amministrazione;<br />

per il personale appartenente a qualifiche comprese<br />

nell’area di inquadramento C del contratto collettivo<br />

nazionale di lavoro per il comparto Ministeri o in area<br />

equivalente <strong>dei</strong> contratti collettivi nazionali di lavoro per<br />

i comparti di contrattazione riguardanti le altre amministrazioni<br />

pubbliche cui si applica il presente regolamento,<br />

del diploma di laurea in scienze della comunicazione,<br />

del diploma di laurea in relazioni pubbliche e materie<br />

assimilate, ovvero, per i laureati in discipline diverse,<br />

del titolo di specializzazione o di perfezionamento<br />

post laurea o di altri titoli postuniversitari in comunicazione,<br />

relazioni pubbliche o materie assimilate rilasciati<br />

da università ed istituti universitari italiani e stranieri<br />

ovvero dalla Scuola superiore della pubblica amministrazione.<br />

2. Ai fini dell’individuazione <strong>dei</strong> titoli di studio per le categorie<br />

di personale di cui al comma 1, lettere a) e b), è comunque<br />

fatta salva l’applicazione, secondo criteri di equivalenza,<br />

delle disposizioni di cui al regolamento in materia di<br />

autonomia didattica degli Atenei, adottato, ai sensi dell’articolo<br />

17, comma 95, della legge 15 maggio 1997, n. 127,<br />

con decreto del Ministro per l’università e la ricerca scientifica<br />

3 novembre 1999, n. 509.<br />

3. Nessun requisito specifico è richiesto per il personale<br />

diverso da quello di cui al comma 1 e comunque appartenente<br />

all’area di inquadramento contrattuale B del contratto<br />

collettivo nazionale di lavoro per il comparto Ministeri o<br />

ad area equivalente <strong>dei</strong> contratti collettivi nazionali di lavoro<br />

per i comparti di contrattazione riguardanti le altre<br />

amministrazioni pubbliche cui si applica il presente regolamento.<br />

4. Per l’assegnazione all’ufficio per le relazioni con il pubblico<br />

o strutture analoghe, le amministrazioni prevedono, relativamente<br />

al personale di cui al comma 2, la frequenza di<br />

corsi di formazione teorico pratici, organizzati, in relazione<br />

allo specifico profilo professionale da ricoprire, sulla base<br />

<strong>dei</strong> modelli formativi di cui al successivo articolo 7.<br />

5. Agli uffici per le relazioni con il pubblico non può essere<br />

adibito personale appartenente ad aree di inquadramento<br />

inferiore alla B.<br />

6. Ciascuna amministrazione provvede, nell’esercizio della<br />

propria potestà regolamentare, ad adottare atti di organizzazione<br />

degli uffici per le relazioni con il pubblico in<br />

coerenza con le disposizioni di cui ai precedenti commi.<br />

Art. 3 - Requisiti per lo svolgimento<br />

delle attività di informazione<br />

1. L’esercizio delle attività di informazione nell’ambito degli<br />

uffici stampa di cui all’articolo 9 della legge 7 giugno 2000,<br />

n.150, è subordinato, oltre al possesso <strong>dei</strong> titoli culturali<br />

previsti dai vigenti ordinamenti e disposizioni contrattuali in<br />

materia di accesso agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni,<br />

il possesso del requisito della iscrizione negli<br />

elenchi <strong>dei</strong> professionisti e <strong>dei</strong> pubblicisti dell’albo nazionale<br />

<strong>dei</strong> giornalisti di cui all’articolo 26 della legge 3<br />

febbraio 1963, n. 69, per il personale che svolge funzioni<br />

di capo ufficio stampa.<br />

2. Il requisito dell’iscrizione all’albo nazionale <strong>dei</strong> giornalisti è<br />

altresì richiesto per il personale che, se l’organizzazione<br />

degli uffici lo prevede, coadiuva il capo ufficio stampa<br />

nell’esercizio delle funzioni istituzionali, anche nell’intrattenere<br />

rapporti diretti con la stampa e, in generale, con i<br />

media.<br />

3. Nessun requisito professionale specifico è richiesto per il<br />

personale addetto all’ufficio con mansioni non rientranti<br />

nelle previsioni di cui ai precedenti commi 1 e 2.<br />

4. Le amministrazioni che hanno istituito un ufficio stampa<br />

provvedono, nell’ambito della potestà organizzativa prevista<br />

dal proprio ordinamento, ad adottare gli atti di organiz-<br />

zazione dell’ufficio in conformità alle disposizioni di cui ai<br />

precedenti commi.<br />

Art. 4 - Cittadini degli Stati membri<br />

dell’Unione europea<br />

1. In caso di affidamento a cittadini degli Stati membri dell’Unione<br />

europea delle funzioni di comunicazione di cui all’articolo<br />

2 e di informazione di cui all’articolo 3, si applicano<br />

le disposizioni di cui all’articolo 37, commi 2 e 3, del decreto<br />

legislativo 3 febbraio 1993, n. 29, e successive modificazioni<br />

ed integrazioni.<br />

Art. 5 - Soggetti estranei alla amministrazione<br />

1. Il conferimento dell’incarico di responsabile dell’ufficio per<br />

le relazioni con il pubblico e di strutture assimilate e di<br />

capo ufficio stampa a soggetti estranei alla pubblica amministrazione<br />

è subordinato al possesso <strong>dei</strong> requisiti di cui ai<br />

precedenti articoli 2 e 3.<br />

Art. 6 - Norma di prima applicazione<br />

1. In fase di prima applicazione del presente regolamento, le<br />

amministrazioni possono confermare l’attribuzione delle<br />

funzioni di comunicazione di cui all’articolo 2 e di informazione<br />

di cui ai commi 1 e 2 dell’articolo 3 al personale <strong>dei</strong><br />

ruoli organici che già svolgono tali funzioni. La conferma<br />

può essere effettuata anche se il predetto personale è<br />

sfornito <strong>dei</strong> titoli specifici previsti per l’accesso, e, relativamente<br />

all’esercizio delle funzioni di informazione, in<br />

mancanza del requisito professionale della iscrizione all’albo<br />

nazionale <strong>dei</strong> giornalisti.<br />

2. Le amministrazioni, per la conferma dell’attribuzione<br />

delle funzioni già svolte dal personale in servizio, prevedono,<br />

sulla base <strong>dei</strong> modelli individuati dal successivo<br />

articolo 7, l’adozione di programmi formativi nei limiti<br />

delle proprie disponibilità di bilancio, avvalendosi, secondo<br />

le norme vigenti, della collaborazione della Scuola<br />

Superiore della pubblica amministrazione, del Formez,<br />

degli istituti e delle scuole di formazione esistenti presso<br />

le amministrazioni stesse, delle università ed istituti<br />

universitari e di altri soggetti pubblici e di società private<br />

specializzate nel settore. I programmi annuali della Scuola<br />

superiore della pubblica amministrazione e del Formez<br />

sono conseguentemente adeguati per far fronte prioritariamente<br />

alle esigenze formative previste dal presente<br />

regolamento.<br />

3. Le attività formative del personale in servizio sono portate<br />

a compimento dalle amministrazioni entro diciotto mesi<br />

dall’entrata in vigore del presente regolamento.<br />

4. È esonerato dalla partecipazione al programma di formazione<br />

di cui al comma 2 il personale in servizio, già in<br />

possesso <strong>dei</strong> requisiti di cui agli articoli 2 e 3 o che ha<br />

frequentato master in comunicazione pubblica di durata<br />

non inferiore a quelle previste dal comma 1, lett. a), del<br />

successivo articolo 7, organizzati dalla Scuola superiore<br />

della pubblica amministrazione, da università ed istituti<br />

universitari o da strutture private dotate <strong>dei</strong> requisiti di cui<br />

all’articolo 8.<br />

5. Il personale confermato nell’esercizio delle funzioni di<br />

comunicazione ed informazione è assegnato ad altre<br />

funzioni se non svolge, nel termine di cui al precedente<br />

comma 4, il programma formativo previsto in relazione alla<br />

tipologia e al livello della funzione svolta presso l’amministrazione<br />

di appartenenza.<br />

Art. 7 - Interventi formativi<br />

1. Le strutture pubbliche e private chiamate a svolgere ai<br />

sensi dell’art.4, comma 2 della legge 150/2000, l’attività di<br />

formazione ed aggiomamento per il personale già in servi-<br />

22 (30) ORDINE 32 <strong>2001</strong>


fici stampa della P.a.<br />

tazione: Fnsi esclusa?<br />

zio presso gli uffici che si occupano di comunicazione ed<br />

informazione, definiscono i programmi formativi secondo<br />

quanto previsto nell’allegato A che costituisce parte integrante<br />

del presente regolamento.<br />

Art. 8 - Strutture private abilitate<br />

alle attività di formazione<br />

1. Per le attività di formazione di cui al precedente articolo 6<br />

le amministrazioni possono avvalersi, oltre che delle strutture<br />

pubbliche della formazione individuate all’art. 4 della<br />

legge 7 giugno 2000, n. 150, anche di strutture private con<br />

specifica esperienza e specializzazione nel settore.<br />

2. Le strutture private di cui al comma 1, sono ammesse alla<br />

selezione per lo svolgimento delle attività di formazione di<br />

cui al precedente articolo 6 previa verifica della sussistenza<br />

<strong>dei</strong> requisiti minimi individuati nell’allegato B) che costituisce<br />

parte integrante del presente regolamento.<br />

Allegato A - (articolo 7, comma 1)<br />

CRITERI, MODALITÀ E CONTENUTI<br />

DEGLI INTERVENTI FORMATIVI<br />

A) Durata <strong>dei</strong> corsi e degli altri interventi di comunicazione<br />

e aggiornamento.<br />

Per i responsabili degli uffici per le relazioni con il pubblico e<br />

strutture assimilate e per i capi uffici stampa gli interventi<br />

formativi devono avere una durata minima di novanta ore per<br />

il personale che alla data di entrata in vigore del presente<br />

regolamento svolga l’attività di comunicazione od informazione<br />

da almeno due anni e di centoventi ore ove il periodo sia<br />

inferiore. Per il restante personale degli uffici sopra indicati i<br />

corsi devono avere una durata minima di sessanta ore se<br />

con anzianità nella funzione di almeno due anni all’entrata in<br />

vigore del regolamento e di novanta ore ove il periodo sia<br />

inferiore.<br />

B) Modalità.<br />

L’organizzazione e la sequenza <strong>dei</strong> contenuti devono essere<br />

progettate secondo una articolazione modulare nella quale<br />

ogni modulo sia caratterizzato da una autoconsistenza tematica<br />

e finalizzata a raggiungere obiettivi didattici propri (conoscenze<br />

generali e specialistiche, capacità, atteggiamenti e<br />

stili professionali).<br />

Tenuto conto delle caratteristiche professionali e di esperienza<br />

<strong>dei</strong> partecipanti alle attività formative, deve essere metodologicamente<br />

privilegiato un modello didattico principalmente<br />

fondato su:<br />

• lezioni sui fondamentali modelli scientifici che sottendono le<br />

pratiche comunicative;<br />

• laboratori per la sperimentazione di tecnologie e processi<br />

innovativi in tema di comunicazione;<br />

• incontri spot con testimonianze di eccellenza relativi agli<br />

uffici per le relazioni con il pubblico e gli uffici stampa e, più<br />

in generale alla comunicazione pubblica e di pubblica utilità.<br />

I corsi per il personale degli uffici per le relazioni con il pubblico<br />

e le altre strutture analoghe e degli uffici stampa dovranno<br />

avere una parte comune non superiore al trenta per cento<br />

del monte orario complessivo sui fondamenti normativi e<br />

tematici di comune interesse. Le Amministrazioni potranno<br />

avvalersi <strong>dei</strong> pacchetti in autoistruzione predisposti e messi<br />

a disposizione dalla Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione<br />

in collaborazione con il Formez. La fruizione <strong>dei</strong><br />

contenuti in autoistruzione è considerata utile ai fini del<br />

raggiungimento del numero di ore di formazione previsto<br />

nelle diverse ipotesi.<br />

I corsi dovranno, inoltre, prevedere approfondimenti differenziati<br />

sia in relazione alla specificità delle funzioni di comunicazione<br />

ed informazione che in relazione al livello di responsabilità<br />

<strong>dei</strong> destinatari.<br />

C) Supporti multimediali e formazione a distanza.<br />

Le attività formative sono svolte con supporti multimediali.<br />

Parte <strong>dei</strong> contenuti individuati alla successiva lettera E) e per<br />

un numero di ore non superiore al cinquanta per cento del<br />

monte ore complessivo <strong>dei</strong> singoli programmi formativi, può<br />

essere erogata mediante formazione a distanza (F.A.D.).<br />

ORDINE 32 <strong>2001</strong><br />

L’<strong>Ordine</strong> del Lazio<br />

“avverte” Ezio Mauro<br />

Roma, 20 febbraio. Il Consiglio dell’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalisti<br />

di Lazio e Molise ha inflitto la sanzione dell’avvertimento al<br />

direttore del quotidiano La Repubblica, Ezio Mauro.<br />

L’avvertimento, che è la sanzione più lieve, sarebbe stata<br />

inflitta per una “mancata verifica” da parte del direttore. Il<br />

direttore infatti è responsabile del contenuto di tutti gli articoli<br />

comparsi sulla sua testata.<br />

(ANSA)<br />

I relativi moduli dovranno essere progettati secondo criteri di<br />

coerenza con i moduli di erogazione d’aula e dovranno<br />

prevedere test di verifica, valutazione e controllo del percorso<br />

di apprendimento del discente.<br />

D) Organizzazione.<br />

I partecipanti ai corsi non devono superare, di norma, il<br />

numero di venticinque per assicurare il massimo possibile di<br />

interazione. Tutti gli interventi formativi per il personale che<br />

già svolge attività di informazione e comunicazione dovranno<br />

assicurare, attraverso lezioni, esercitazioni pratiche, case<br />

studies, simulazioni anche operative, confronto con testimoni,<br />

un’adeguata trattazione delle discipline specifiche della<br />

comunicazione e dell’informazione con particolare riferimento<br />

all’attività delle istituzioni pubbliche La partecipazione ai<br />

corsi è obbligatoria. La frequenza non può essere inferiore<br />

all’ottanta per cento del totale delle ore complessive previste<br />

al punto A).<br />

La frequenza deve essere attestata dalle strutture di formazione.<br />

E) Contenuti. Nell’ambito <strong>dei</strong> corsi devono essere trattati,<br />

di norma, i seguenti temi:<br />

• tendenza ed evoluzione generale;<br />

• analisi <strong>dei</strong> processi di trasformazione <strong>dei</strong> sistemi amministrativi;<br />

• il quadro normativo riguardante l’informazione, la comunicazione<br />

pubblica, la stampa, la privacy;<br />

• le tecniche e strumenti della comunicazione e dell’informazione,<br />

l’utilizzo delle nuove tecnologie e qualità della comunicazione<br />

pubblica su Intemet;<br />

• la predisposizione <strong>dei</strong> piani annuali di comunicazione e<br />

delle campagne di informazione;<br />

• il marketing nel sistema pubblico;<br />

• la comunicazione interna e la comunicazione organizzativa;<br />

• logiche organizzative e strategie comunicative;<br />

• le tecniche di relazioni pubbliche;<br />

• la comunicazione interpersonale;<br />

• i new media;<br />

• tecniche di elaborazione <strong>dei</strong> messaggi e prodotti di comunicazione;<br />

• tecniche di valutazione <strong>dei</strong> progetti e prodotti comunicativi.<br />

Allegato B - (articolo 8, comma 2)<br />

REQUISITI PER LA SELEZIONE<br />

DELLE STRUTTURE PRIVATE<br />

ABILITATE ALLE ATTIVITÀ<br />

DI FORMAZIONE<br />

A) Adozione, nella pianificazione esecutiva della formazione<br />

che si intende erogare, <strong>dei</strong> modelli formativi di cui all’allegato<br />

A) previsto dall’art. 7 del regolamento;<br />

B) esperienza quinquennale accumulata nel campo della<br />

formazione in generale, di cui per almeno un biennio nel<br />

campo della formazione del personale di pubbliche amministrazioni;<br />

C) documentata competenza nello specifico settore della<br />

comunicazione e delle pubbliche relazioni;<br />

D) livello professionale <strong>dei</strong> formatori che devono essere di<br />

accertata competenza ed esperienza (docenza universitaria<br />

in discipline relative alla comunicazione e pubbliche relazioni<br />

e docenza universitaria relativa alle discipline amministrative,<br />

iscrizioni ad albi ed associazioni professionali relativi alla<br />

comunicazione, all’informazione e relazioni pubbliche da<br />

almeno tre anni, funzioni dirigenziali in strutture pubbliche e<br />

private in settori relativi alla progettazione organizzativa ed<br />

alla gestione <strong>dei</strong> sistemi informativi, altre analoghe e qualificate<br />

figure professionali);<br />

E) valutazione continua delle attività formative, sia attraverso<br />

strumenti di autovalutazione, sia attraverso strumenti di valutazione<br />

di impatto dell’intervento formativo dopo il ritorno <strong>dei</strong><br />

partecipanti nelle rispettive amministrazioni;<br />

F) capacità logistiche e stabilità economica e finanziaria;<br />

G) ricorso alle tecnologie della comunicazione e dell’informazione<br />

e disponibilità di sale multimediali attrezzate.<br />

Ciancio:<br />

solo i bilanci in<br />

nero difendono<br />

la libertà<br />

di stampa<br />

Roma, 21 febbraio <strong>2001</strong>.<br />

Qualità dell’informazione e<br />

rispetto della verità, ma<br />

anche le norme sulla diffamazione<br />

a mezzo stampa, la<br />

deontologia professionale,<br />

l’annoso problema delle citazioni<br />

miliardarie. Sono questi<br />

gli argomenti del Forum sulla<br />

qualità dell’informazione, organizzato<br />

oggi a Roma dall’<strong>Ordine</strong><br />

nazionale <strong>dei</strong> giornalisti.<br />

Ai lavori, introdotti dal presidente<br />

dell’<strong>Ordine</strong>, Mario<br />

Petrina, hanno partecipato<br />

tra gli altri il ministro di<br />

Grazia e Giustizia Piero<br />

Fassino, il Garante per la<br />

privacy, Stefano Rodotà, il<br />

presidente della Fieg, Mario<br />

Ciancio Sanfilippo, esponenti<br />

del mondo politico come<br />

Franco Frattini e del mondo<br />

giornalistico come i direttori<br />

Paolo Graldi, Paolo Gambescia<br />

e Pierluigi Magnaschi.<br />

“Intendiamo riflettere e ragionare<br />

- ha detto Petrina - per<br />

dare un contributo al<br />

raggiungimento della qualità<br />

dell’informazione e quindi<br />

alla democrazia nel nostro<br />

Paese”. Per Ciancio, “la<br />

libertà di stampa si difende<br />

con i bilanci sani, perché le<br />

aziende sane non subiscono<br />

pressioni”. Il presidente della<br />

Fieg ha stigmatizzato le<br />

“cifre incredibili” spese dagli<br />

editori per difendere i giornalisti<br />

nelle cause per diffamazione<br />

e ha auspicato che lo<br />

“sgonfiamento” della televisione<br />

indicato da una ricerca<br />

commissionata dall’<strong>Ordine</strong><br />

avvenga veramente: “Finora<br />

c’è stato un meccanismo a<br />

senso unico, perché la<br />

pubblicità televisiva non si è<br />

sgonfiata, ma anzi la ripartizione<br />

delle risorse pubblicatarie<br />

continua a vedere il<br />

60% alla Tv e il 35%-36%<br />

alla stampa. In tutti i Paesi<br />

europei avviene esattamente<br />

il contrario”.<br />

Dei rapporti tra privacy e<br />

giornalismo ha parlato invece<br />

Rodotà: “Negli Usa almeno<br />

da un anno si è capito<br />

che la privacy è un bene<br />

aggiuntivo, venduto al consumatore<br />

della rete.<br />

Questa mentalità sta arrivando<br />

anche da noi”. Per quanto<br />

riguarda i rapporti col<br />

mondo del giornalismo, Rodotà<br />

ha detto che è stato<br />

bilanciato “l’interesse all’informazione<br />

con il principio di<br />

dignità: ma noi non crediamo<br />

che la società si cambi per<br />

decreto. Siamo in una materia<br />

che tocca tutte le sfaccettature<br />

della società italiana”.<br />

Il garante ha sottolineato “la<br />

larga e progressiva adesione<br />

spontanea <strong>dei</strong> giornalisti a<br />

quanto prevede la legge”,<br />

segnalando che l’attività<br />

dell’Autorità ha incontrato<br />

minori resistenze rispetto a<br />

quelle riscontrate da organismi<br />

analoghi: “Su 295 ricorsi,<br />

ne sono stati impugnati<br />

solo sei, mentre su migliaia<br />

di pronunciamenti nessuno è<br />

stato impugnato”, ha ricordato<br />

Rodotà.<br />

Il ministro Fassino ha ricordato<br />

la collaborazione “molto<br />

intensa” con l’<strong>Ordine</strong>, la Fnsi<br />

e la Fieg, su un tema cruciale<br />

come quello della definizione<br />

di un quadro normativo<br />

più adeguato per il settore,<br />

che possa “garantire i<br />

diritti all’informazione per i<br />

cittadini, il diritto di cronaca<br />

per i giornalisti, l’onorabilità<br />

del singolo cittadino. Dovremo<br />

darci una legislazione<br />

che garantisca tutti e tre<br />

questi diritti e ogni disegno di<br />

legge andrà valutato nella<br />

sua congruità a tutelare<br />

questi tre principi”. Sui<br />

rapporti tra informazione e<br />

politica, il direttore del<br />

Messaggero Paolo Graldi ha<br />

sottolineato come i giornalisti<br />

siano sempre più chiamati<br />

ad autenticare quello che<br />

l’uomo politico dice, spesso<br />

senza avere la possibilità di<br />

replicare alle risposte date. A<br />

questo proposito, il direttore<br />

dell’Ansa Pierluigi Magnaschi,<br />

tornando sulle polemiche<br />

che hanno interessato<br />

“Porta a Porta”, ha sottolineato<br />

l’utilità della trasmissione<br />

per spingere i politici a<br />

rispettare i tempi previsti per<br />

i propri interventi televisivi e<br />

quindi contribuire ad una più<br />

efficace comunicazione, ha<br />

anche proposto di utilizzare<br />

una sorta di congegno che<br />

possa interrompere automaticamente<br />

l’audio.<br />

In tema di libertà di stampa,<br />

il direttore del Mattino Paolo<br />

Gambescia, ha detto che i<br />

giornalisti devono “fare<br />

un’autocritica per il loro<br />

comportamento. Non vedo<br />

pericoli per la libertà di stampa,<br />

anche se ci possono<br />

essere condizionamenti o il<br />

rischio dell’omologazione,<br />

ma è necessario che tutta la<br />

categoria faccia una critica<br />

sul proprio modo di lavorare”.<br />

Franco Frattini ha proposto<br />

ai giornalisti di domandarsi<br />

cosa si aspetta il cittadino<br />

dalla politica: “Questa è la<br />

domanda che si devono<br />

porre i mezzi di informazione.<br />

Non c’è più lo schermo<br />

delle ideologie e quello che<br />

si deve far emergere oggi è<br />

la qualità complessiva del<br />

singolo politico e permettergli<br />

di dire quello che pensa<br />

veramente”.<br />

Comunque, dalla ricerca<br />

presentata da Mario Morcellini,<br />

emerge che “negli ultimi<br />

anni ‘90 l’Italia si è avvicinata<br />

agli standard europei, sia per<br />

quanto riguarda la televisione<br />

sia per la multimedialità e<br />

l’avvento delle nuove tecnologie.<br />

Importanza particolare<br />

metterei - ha aggiunto Morcellini<br />

- al mondo della scuola:<br />

all’espansione dell’istruzione<br />

corrisponde l’aumento<br />

dell’interesse per il giornalismo<br />

e l’informazione.<br />

Questo avviene per il nostro<br />

Paese per la prima volta a<br />

partire dagli anni ‘90”.<br />

Tra i problemi segnalati da<br />

Morcellini “il persistere di<br />

aree di crisi e, a volte, la<br />

realizzazione di un cattivo<br />

‘prodotto-informazione’”.<br />

(ANSA)<br />

23 (31)


DELIBERAZIONE<br />

DISCIPLINARE<br />

Roma, 26 febbraio. Saranno 520 le<br />

concessioni per l’emittenza che il ministero<br />

delle comunicazioni assegnerà<br />

entro <strong>marzo</strong>: 400 a carattere informativo<br />

e commerciale e 120 a carattere<br />

comunitario. Le domande fioccate sul<br />

tavolo della commissione valutatrice<br />

sono ammontate a 4.547: ad avanzarle<br />

647 operatori. Niente paura però per<br />

quelle emittenti che non riceveranno la<br />

concessione: il decreto legge sul digitale<br />

che il Senato dovrebbe trasformare<br />

in legge a giorni prevede l’autorizzazione<br />

a trasmettere fino al 2006, fino<br />

all’avvento cioè del digitale. A chiudere<br />

Emittenza locale:<br />

sono in arrivo 520 concessioni<br />

i battenti, però, dopo l’assegnazione<br />

delle concessioni saranno il 10 per<br />

cento dellle attuali emittenti, circa una<br />

quarantina.<br />

“Si tratta di aziende che non hanno i<br />

requisiti minimi - precisa immediatamente<br />

il ministro per le comunicazioni,<br />

Salvatore Cardinale nel corso della<br />

conferenza stampa - di strutture cioè<br />

pressoché inesistenti, operatori senza<br />

personale, aziende senza fondi”. Le<br />

regioni più gettonate per nuove televisioni<br />

locali sono state la Lombardia, il<br />

Lazio il Veneto, la Sicilia e la Campania.<br />

Quel 10% di emittenti che usciran-<br />

no dal mercato, comunque “Tar<br />

permettendo”, come ironizza Cardinale,<br />

potranno vendere l’azienda, trasferendo<br />

al nuovo acquirente la concessine<br />

o l’autorizzazione e la frequenza.<br />

Delle 520 concessioni in arrivo, 400<br />

riguarderanno emittenti a carattere<br />

informativo e commerciale e 120 a<br />

carattere comunitario. La differenza<br />

inoltre tra emittenti in graduatoria e<br />

quelle fuori graduatoria, ma autorizzate<br />

a trasmettere fino al 2006, risiede nel<br />

titolo preferenziale, concesso a quelle<br />

in graduatoria, di accedere al digitale.<br />

(AdnKronos)<br />

Se l’autore dell’articolo viene<br />

Il Consiglio dell’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalisti della Lombardia, come frutto di eccessivo zelo “a favore <strong>dei</strong> potenti colleghi” - proprie” sul Dr. Vittorio Mele;<br />

nella sua seduta del 18 dicembre 2000;<br />

pone, sotto forma di domanda, una serie di quesiti, cui le - la Dr.ssa Boccassini avrebbe eletto a sua “pupilla fissa” la<br />

sentito il consigliere istruttore Sergio D’Asnasch (articolo 6 sentenze hanno dato risposta. Domandarsi, retoricamente, Signora Stefania Ariosto e ciò a dispetto di testimonianze<br />

della legge 7 agosto 1990 n. 241);<br />

ad esempio, perché “la prima sezione civile del Tribunale di della stessa, meritevoli di denuncia per calunnia essendo<br />

visti gli articoli 2 e 48 della legge 3.2.1963 n. 69 sull’ordina- Milano non spiega ai lettori, e prima ancora ai condannati, in risultate false;<br />

mento della professione giornalistica;<br />

che cosa noi condannati avremmo sbagliato?”, altera il - la Dr.ssa Boccassini, per la “famosa intercettazione romana<br />

lette la sentenza n. 11/1968 della Corte Costituzionale rapporto di fiducia tra lettori e stampa, dal momento che ai al... Mandara” si sarebbe trovata a “rispondere davanti al<br />

secondo la quale l’<strong>Ordine</strong> «....con i suoi poteri di ente pubbli- giornalisti, autori del commento, erano note le motivazioni C.S.M.” ed uno <strong>dei</strong> membri di detto Consiglio avrebbe giudico<br />

vigila, nei confronti di tutti e nell’interesse della collettività, del Tribunale, e ingenera nel lettore, cui tali motivazioni non cato il suo operato alla stregua di “scorrettezza oggettiva”<br />

sulla rigorosa osservanza di quella dignità professionale che sono offerte alla riflessione, l’idea di una decisione non moti- per assenza di imparzialità.<br />

si traduce, anzitutto e soprattutto, nel non abdicare mai alla vata o che non consenta di comprendere in quali parti e per L’autore del pezzo non mancava di postillare i vari episodi<br />

libertà di informazione e di critica e nel non cedere a solleci- quali ragioni l’articolo e/o la critica risultano diffamatori, con chiose volte ad appesantire gli addebiti fino ad ipotizzare<br />

tazioni che possano comprometterla» e la sentenza n. 7543<br />

che “sulla Boccassini... in continuazione sempre uguale<br />

del 9 luglio 1991 (Mass. 1991) della Cassazione civile secon- - ritenuto che, mentre nei confronti degli autori di tale dovrebbe riproporsi l’interrogativo se le sue “scorrettezze”<br />

do la quale «la fissazione di norme interne, individuatrici di commento, Giuliano Ferrara e Andrea Marcenaro, risultando siano da ascrivere a “strafalcioni” o “alla malizia”. Con la clau-<br />

comportamenti contrari al decoro professionale, ancorché gli stessi iscritti all’<strong>Ordine</strong> regionale <strong>dei</strong> giornalisti del Lazio, sola finale: “c’è da stupirsi se alla fine al CSM si siano arrab-<br />

non integranti abusi o mancanze, configura legittimo eserci- vanno trasmessi gli atti, per competenza, al Procuratore biati?”.zio<br />

<strong>dei</strong> poteri affidati agli Ordini professionali, con la consequenziale<br />

irrogabilità, in caso di inosservanza, di sanzione<br />

disciplinare»;<br />

espletate le sommarie informazioni di cui all’articolo 56 della<br />

Generale presso la Corte d’Appello di Roma, non è esente<br />

da censura il comportamento del direttore del settimanale<br />

Panorama, Roberto Briglia, non solo per l’obbligo di controllo<br />

impostogli dalla legge, ma anche perché, per le responsabi-<br />

2A seguito di tale articolo la Dr.ssa Boccassini e il Dr.<br />

Colombo, con autonome citazioni, convennero avanti il<br />

Tribunale di Milano la editrice della rivista, Arnoldo<br />

legge 3.2.1963 n. 69;<br />

lità che gli competono, nella indicata qualità, deve ritenersi Mondadori Editore S.p.A., il direttore Giuliano Ferrara e il<br />

tenuto conto della sentenza 14 dicembre 1995 n. 505 della concorrente nell’illecito disciplinare, sia per aver consentito la giornalista Andrea Marcenaro quali corresponsabili della<br />

Corte costituzionale;<br />

pubblicazione del commento, così come articolato, a corredo lesione dell’onore, della reputazione, dell’identità personale e<br />

visti altresì gli atti del procedimento;<br />

della pubblicazione <strong>dei</strong> dispositivi delle sentenze, sia per il professionale e dell’immagine altrui.<br />

Considerato quanto segue:<br />

1. Esposto e fatti<br />

commento senza firma “A proposito di giornalisti, p.m. e<br />

giustizia” ma allo stesso attribuibile per l’esplicito riferimento,<br />

nel contesto, alla “direzione di Panorama”;<br />

3Il Tribunale di Milano, con sentenze n. 3223/99 e N.<br />

3224/99, condannò i convenuti in solido al risarcimento<br />

<strong>dei</strong> danni e dispose la pubblicazione <strong>dei</strong> dispositivi sul<br />

In data 26 luglio 1999 la Procura generale della Repubblica - ritenuto, infatti, che, da un lato, l’incipit dell’articolo “A meno settimanale Panorama, per una volta e a caratteri doppi, nei<br />

di Milano ha chiesto (ex articolo 48, II comma, della legge n. di due anni, bruciando i tempi che occorrono normalmente trenta giorni dalla notificazione della sentenza.<br />

69/1963) l’apertura di un procedimento disciplinare a carico<br />

di Roberto Biglia, direttore di Panorama. Il settimanale era<br />

stato obbligato dalla prima sezione civile del Tribunale di<br />

Milano a pubblicare i dispositivi di due sentenze contro<br />

per definire una causa” contribuisce, ove letto unitamente a<br />

quanto riportato nel commento a firma di Ferrara e Marcenaro,<br />

ad ingenerare il sospetto di una giustizia “domestica”,<br />

dall’altro richiama passi dell’articolo pubblicato su Panorama<br />

4I soccombenti, tenuti a dare leale esecuzione all’ordine<br />

di pubblicazione, hanno in realtà concertato tra loro e<br />

poi posto in essere la seguente strategia:<br />

Giuliano Ferrara e Andrea Marcenaro, condannati al risarci- del 26.6.97, in particolare quelli relativi a Tommaso Buscetta<br />

mento <strong>dei</strong> danni da diffamazione ai magistrati Ilda Boccassi- e al “caso Mele”, senza alcuna indicazione delle valutazioni a) essi non hanno pubblicato puramente e semplicemente (e<br />

ni e Gherardo Colombo. Il settimanale Panorama, pubblican- effettuate dal Tribunale, non consentendo così al lettore di cioè senza chiose e commenti) i dispositivi delle sentenze<br />

do sul numero del 24 giugno 1999 gli estratti, aveva però rendersi conto delle ragioni per le quali sono stati ritenuti ma, al contrario, li hanno commentati con due testi che<br />

aggiunto commenti degli stessi Ferrara e Marcenaro “condi- diffamatori, pervenendo, peraltro, ad una nuova pubblicazio- hanno collocato in modo che i lettori dovessero per prima<br />

visi” da Briglia, che la Procura generale considera scorretti in ne degli stessi, nonostante le decisioni del Tribunale; leggere la “chiosa” e solo dopo passare alla lettura <strong>dei</strong> dispo-<br />

quanto ingenerano sospetti di una sentenza “domestica” per<br />

sitivi;<br />

accontentare altri magistrati e inoltre non riportano le valuta- - ritenuto che, se è vero che nell’articolo si specifica che “La<br />

zioni effettuate dal Tribunale, non consentendo al lettore di direzione di Panorama condivide quanto qui a lato sostengo- b) nella redazione <strong>dei</strong> due testi, recanti i titoli “A proposito di<br />

rendersi conto delle ragioni per le quali i due articoli erano no Ferrara e Marcenaro: basterebbe in questi casi una preci- giornalisti, p.m. e giustizia” e “L’imputato paghi ma non si<br />

stati ritenuti diffamatori. Il comportamento di Ferrara e Marcesazione...”, il comportamento complessivo, sopraindicato, spieghi il perché”, essi hanno operato in modo da indurre i<br />

naro è stato rimesso alla valutazione dell’<strong>Ordine</strong> del Lazio- consente di escludere, come si è detto, che per quanto lettori a non dare alcun credito alle sentenze pubblicate nella<br />

Molise. La Procura generale ha agito su istanza dell’avvoca- concerne il commento di Ferrara e Marcenaro, la “condivisio- pagina seguente, così da ridurre la pubblicazione <strong>dei</strong> dispoto<br />

Salvatore Morvillo, legale <strong>dei</strong> magistrati Boccassini e ne” sia limitata al solo suggerimento.<br />

sitivi a una mera formalità e da impedire che la pubblicazio-<br />

Colombo.<br />

D’altro canto, pur essendo convinto che un diverso rapporto ne assolvesse al suo scopo, che era quello di ripristinare i<br />

cittadino-stampa sarebbe auspicabile, con l’effettiva possibi- valori violati.<br />

2. Sommarie informazioni, capo d’incolpazione e comulità del cittadino di chiedere ed ottenere la rettifica di notizie Si noti che, per indurre i lettori a negare ogni valore alle decinicazioni<br />

alle parti<br />

inesatte, anziché ricorrere al giudice, comportamenti come sioni del Tribunale, gli interessati hanno operato su più piani<br />

quelli su indicati, peraltro successivi a decisioni del giudice, e così:<br />

In data 28 luglio 1999, il presidente di questo Consiglio ha non favoriscono, certo, l’avvio di una seria riflessione e la<br />

fatto notificare un avviso disciplinare al giornalista Roberto ricerca di soluzioni adeguate.<br />

- hanno presentato le sentenze come pronunce “del collega<br />

Briglia, allegando la richiesta della Procura generale, firmata Tanto premesso, visto l’art. 48 II comma Legge 69/63 Chiede della stessa città, dello stesso palazzo, dello stesso pianerot-<br />

dal sostituto Giacomo Caliendo. Eccone il testo:<br />

che il Consiglio Regionale della Lombardia dell’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> tolo e perfino della porta accanto” e come decisioni emesse<br />

“Il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Milano, giornalisti voglia iniziare procedimento disciplinare nei “a favore <strong>dei</strong> potenti colleghi” e “bruciando i tempi che occor-<br />

in persona del sostituto procuratore generale Dott. Giacomo confronti del giornalista professionista Roberto Briglia per i rono normalmente per definire una causa”;<br />

Caliendo, rilevato che, con istanza pervenuta il 20.7.99, l’avv. fatti sopra riportati”.<br />

Salvatore Morvillo, nella qualità di difensore della Dott.ssa Questa la richiesta al Pg dell’avvocato Salvatore Morvillo per - hanno fatto credere che i dispositivi fossero disancorati da<br />

Ilda Boccassini e del Dott. Gherardo Colombo, sollecita il conto <strong>dei</strong> magistrati Ilda Boccasini e Gherardo Colombo: motivazioni, lasciando nel silenzio le argomentazioni conte-<br />

potere di “richiesta” di procedimento disciplinare, ex art. 48 II “Ill.mo Signor Procuratore Generale, quale difensore della nute nel corpo delle sentenze che non sono state riprodotte,<br />

comma legge professionale, nei confronti “<strong>dei</strong> responsabili”, Dr.ssa Ilda Boccassini e del Dr. Gherardo Colombo mi pregio neppure per stralci o in sintesi.<br />

per i due articoli “A proposito di giornalisti, p.m. e giustizia” e sottoporre alla Sua attenzione i fatti seguenti:<br />

“L’imputato paghi ma non si spieghi il perché” pubblicati su<br />

Panorama del 24.6.99, a commento <strong>dei</strong> dispositivi, pubblicati<br />

nella pagina successiva, delle sentenze n. 3223/99 e n.<br />

3224/99 pronunciate dal Tribunale di Milano, nei procedimen-<br />

1Il settimanale Panorama, nel suo numero del 26.6.97,<br />

pubblicò a firma Andrea Marcenaro un articolo che recava<br />

il titolo: “Forza Ilda, con gli strafalcioni”; il sovratitolo:<br />

Ma vanificare con un comportamento rinnegante l’effetto<br />

della pubblicazione del dispositivo della sentenza era ancora<br />

troppo poco; la pubblicazione è stata infatti sfruttata anche<br />

alla stregua di una occasione per “bissare” la diffamazione<br />

ti promossi dalla Dott.ssa Boccassini e dal Dott. Colombo nei “PROTAGONISMI - LO SCHIAFFO DEL CSM ALLA censurata dal Giudice e cioè per ribadire attraverso un nuovo<br />

confronti della Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., del diretto- BOCCASSINI” ed il sottotitolo: “L’elogio di Buscetta, le cimici, scritto adespota quelle stesse calunnie che, contenute<br />

re di Panorama, Giuliano Ferrara, e del giornalista Andrea la difesa di Stefania Ariosto: Poi il primo stop di Mele alla nell’articolo precedente, avevano provocato l’intervento del<br />

Marcenaro;<br />

procura generale di Roma. Ma ora...”.<br />

Giudice.<br />

- ritenuto che il commento “L’imputato paghi ma non si spie- Nell’articolo, l’autore attribuiva alla Dr.ssa Boccassini una La condotta fin qui riassunta deve qualificarsi, anche per il<br />

ghi il perché” risulta in palese contrasto con l’obbligo del sequenza di “strafalcioni” ai quali sarebbe seguito “lo schiaffo palese Contempt of Court, non conforme né al decoro e alla<br />

rispetto della verità sostanziale <strong>dei</strong> fatti e con i doveri imposti del CSM”.<br />

dignità professionale <strong>dei</strong> giornalisti né a quella verità sostan-<br />

dalla lealtà e dalla buona fede, in quanto - oltre a presentare Questo l’elenco <strong>dei</strong> pretesi strafalcioni:<br />

ziale sulla quale si fonda il rapporto di fiducia tra lettori e<br />

la decisione come pretesa degli attori di una “sentenza del - la Dr.ssa Boccassini avrebbe errato nel collegare alle scel- stampa; appare dunque giusto che, su richiesta di cotesto<br />

collega della stessa città, dello stesso palazzo, dello stesso te del pentito Buscetta i relativi lutti familiari;<br />

Procuratore Generale a norma dell’art. 48 II comma della<br />

pianerottolo e perfino della porta accanto”, e l’ordine di - la Dr.ssa Boccassini e il Dr. Colombo avrebbero, in una Legge 69/63, venga dato avvio a procedimenti disciplinari<br />

pubblicazione del dispositivo a caratteri doppi del normale audizione del settembre 96, raccontato al CSM “balle vere e nei confronti <strong>dei</strong> responsabili.<br />

24 (32) ORDINE 3 <strong>2001</strong>


Su ricorso dell’<strong>Ordine</strong> il Tar Lazio<br />

blocca il concorso Rai<br />

Roma, 1 <strong>marzo</strong>. Si blocca il concorso per<br />

l’assunzione di giornalisti in Rai. Il Tar del<br />

Lazio ha accolto infatti il ricorso del Consiglio<br />

dell’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalisti, in cui si chiedeva<br />

che venisse annullato il bando della<br />

selezione. Secondo i giudici amministrativi,<br />

c’è un pregiudizio per “l’intera categoria”.<br />

“Questa decisione del Tar rende pieno merito<br />

a coloro i cui diritti dal bando venivano lesi<br />

- dice Mario Petrina, presidente del Consiglio<br />

nazionale dell’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalisti<br />

commentando la decisione del Tar sul<br />

concorso in Rai -. Con ciò credo di aver tutelato<br />

al meglio anche gli interessi di tutti i giornalisti<br />

precari che operano in azienda. E’<br />

assolto il direttore è senza colpe<br />

In tal senso viene qui formulata rispettosa istanza”.<br />

Alla richiesta, l’avvocato Salvatore Morvillo ha allegato: -<br />

copia articolo “Forza Ilda. . .” da Panorama del 26.6.97 - copia<br />

atto di citazione per la Dr.ssa Boccassini - copia atto di citazione<br />

per il Dr. Colombo - copia sentenza N. 3223/99 in<br />

causa Boccassini/Mondadori e altri - copia sentenza N.<br />

3224/99 in causa Colombo/Mondadori e altri - copia articolo<br />

“A proposito di giornalisti... “ da Panorama del 24.6.99.<br />

In data 29 settembre 1999, Roberto Briglia ha trasmesso le<br />

sue controdeduzioni al Consiglio dell’<strong>Ordine</strong>. Questo il testo:<br />

“Con riferimento alla richiesta di chiarimenti <strong>dei</strong> 28 luglio<br />

1999, ritengo opportuno precisare quanto segue:<br />

Nel suo esposto, il Procuratore Generale asserisce che avrei<br />

commesso un illecito disciplinare, alterando il rapporto di<br />

fiducia tra lettori e stampa per aver consentito la pubblicazione<br />

sia del commento <strong>dei</strong> colleghi Ferrara e Marcenaro, sia<br />

del commento “a proposito di giornalisti, p.m. e giustizia” attribuite<br />

alla “direzione di Panorama”.<br />

Prima di entrare nel merito, mi sia consentito di contestare<br />

fermamente sotto il profilo formale, la iniziativa della Procura<br />

Generale che, peraltro, inserendosi nell’iter giudiziario non<br />

ancora concluso di altro procedimento su impulso di parti<br />

private, sollecita il Consiglio ad occuparsi di fatti eventualmente<br />

di competenza della magistratura ordinaria.<br />

Se tale prassi trovasse l’avallo del Consiglio, il già aberrante<br />

(proprio recentemente denunziato) fenomeno del proliferare<br />

di iniziative giudiziarie in sede civile e/o penale (a volte<br />

entrambe per lo stesso fatto) avrebbe ulteriore impulso: per<br />

ogni articolo sarebbe, infatti, possibile adire il giudice penale,<br />

il giudice civile, il giudice “professionale” e, se del caso, anche<br />

il Garante della privacy.<br />

Sarebbe, dunque, opportuno che il Consiglio, ove non abbia<br />

in precedenza già affrontato il problema, ponesse uno “sbarramento”<br />

generale, deliberando che altra è la sede in cui le<br />

doglianze delle presunte persone offese devono essere valutate<br />

e che solo eccezionalmente un eventuale illecito penale<br />

può costituire anche illecito disciplinare.<br />

Venendo al caso che mi riguarda, ritengo di aver correttamente<br />

agito, nel rispetto <strong>dei</strong> miei doveri, ma esercitando l’inviolabile<br />

diritto di dar spazio e voce a chi legittimamente lo<br />

chieda e di esprimere un’opinione su fatti di pubblico interesse.<br />

Per quel che concerne l’intervento <strong>dei</strong> colleghi Ferrara e<br />

Marcenaro, che replicando ad una condanna ritenuta ingiusta<br />

e pubblicata contestualmente, hanno auspicato più rettifiche<br />

e meno cause, ho ritenuto fosse loro diritto esprimere il<br />

proprio punto di vista ed ho formulato il mio totale accordo<br />

sulla opportunità e la utilità delle precisazioni in luogo <strong>dei</strong><br />

processi non a caso, nel commento si legge “La direzione di<br />

Panorama condivide quanto qui a lato sostengono Ferrara e<br />

Marcenaro: basterebbe in questi casi una precisazione...”<br />

È apodittica ed infondata, poiché smentita dal testo letterale<br />

del pezzo, dunque, l’opinione del PG. secondo il quale il mio<br />

comportamento complessivo (quale? aver sottolineato la<br />

rapidità con cui il giudizio si è concluso? non sono i magistrati<br />

che da anni segnalano la lentezza <strong>dei</strong> processi civili?)<br />

consentirebbe di escludere che la “condivisione” si sia limitata<br />

al solo suggerimento.<br />

Quanto all’asserito, omesso controllo che avrebbe consentito<br />

la commissione di un illecito (di quale natura?) ad opera<br />

<strong>dei</strong> colleghi Ferrara e Marcenaro, solo un provvedimento che<br />

accertasse la reale sussistenza di tale illecito legittimerebbe<br />

eventualmente l’apertura di un procedimento a mio carico.<br />

Quanto al contenuto del commento, il lettore è subito informato<br />

che, per i fatti elencati, i giornalisti sono stati condannati<br />

al risarcimento <strong>dei</strong> danni sicché ha chiaro il quadro generale,<br />

corredato, peraltro, dal dispositivo della sentenza.<br />

Non vi è alcun inganno, se è vero come è vero che, in modo<br />

leale, si evidenzia che il giudice civile ha ritenuto diffamatori<br />

quei fatti; anzi vi è stato forse un eccesso di zelo, là dove non<br />

si è ritenuto di dover precisare che per uno di quei fatti, la<br />

vicenda del bar Mandara e la “cimice fasulla”, i colleghi erano<br />

stati assolti (non a caso tale vicenda non viene citata nell’esposto<br />

della Procura generale).<br />

Ritengo, dunque, di non essere venuto meno ai doveri che la<br />

legge professionale pone a mio carico e credo che neppure<br />

esposti “a cascata” favoriscano l’avvio di una seria riflessione<br />

e di quella ricerca di soluzioni adeguate che anche il Procuratore<br />

Generale sembra auspicare.<br />

Per quanto di ragione, pur auspicando che il Consiglio deliberi<br />

la archiviazione dell’esposto, nomino fin da ora miei<br />

difensori gli Avvocati Corso Bovio e Caterina Malavenda”.<br />

ORDINE 3 <strong>2001</strong><br />

questa la risposta più chiara a quanti, Fnsi e<br />

Usigrai, avevano firmato lo schema di<br />

concorso all’insegna di un ‘consociativismo’<br />

miope. alle tante chiacchiere, spesso fuori<br />

misura, l’<strong>Ordine</strong> e il suo presidente rispondono<br />

con i fatti”.<br />

(AdnKronos)<br />

Il Consiglio ribadisce che “un direttore di testata è responsabile<br />

di tutto quel che viene pubblicato sul giornale... Il direttore,<br />

che ha un dovere di lealtà verso i lettori del suo giornale,<br />

deve sempre operare in modo tale da rafforzare il rapporto di<br />

fiducia tra stampa e pubblico” (Consiglio Lombardia, 18<br />

gennaio 1998, parte Biselli).<br />

Il Consiglio ipotizza nel complesso del fatto addebitato dal<br />

Pg una possibile lesione di diversi principi deontologici da<br />

parte del direttore di Panorama che non solo ha omesso il<br />

dovuto controllo su quanto pubblicato ma ha anche ammesso<br />

su Panorama di condividere il commento di Giuliano<br />

Ferrara e Andrea Marcenaro. Potrebbero in particolare risultare<br />

violati alcuni cardini della deontologia professionale<br />

fissati negli articoli 2 e 48 della legge n. 69/1963:<br />

■ la tutela della persona umana e il rispetto della verità<br />

sostanziale <strong>dei</strong> fatti principi da intendere come limiti alle<br />

libertà “insopprimibile” di informazione e di critica;<br />

■ l’esercizio delle libertà di informazione e di critica ancorato<br />

ai doveri imposti dalla buona fede e dalla lealtà;<br />

■ il dovere di promuovere la fiducia tra la stampa e i lettori;<br />

■ il mantenimento del decoro e della dignità professionali;<br />

■ il rispetto della propria reputazione;<br />

■ il rispetto della dignità dell’<strong>Ordine</strong> professionale.<br />

In particolare il Consiglio ha tenuto presente questa massima<br />

giurisprudenziale: “Il diritto di critica giornalistica, che<br />

rientra tra i diritti pubblici soggettivi inerenti alla libertà di<br />

pensiero e di stampa, deve consistere in un dissenso motivato,<br />

espresso in termini corretti e misurati e non deve<br />

assumere toni gravemente lesivi dell’altrui dignità morale e<br />

professionale. Il limite all’esercizio di tale diritto deve intendersi<br />

superato quando l’agente trascenda in attacchi personali<br />

diretti a colpire, su un piano individuale, senza alcuna<br />

finalità di pubblico interesse, la figura morale del soggetto<br />

criticato, giacché in tal caso, l’esercizio del diritto, lungi dal<br />

rimanere nell’ambito di una critica misurata ed obiettiva,<br />

trascende nel campo dell’aggressione alla sfera morale<br />

altrui, penalmente protetta” (Cass. pen., sez. V, 11 <strong>marzo</strong><br />

1998; Parti in causa Iannuzzi; Riviste Giust. Pen., 1999, II,<br />

183).<br />

Tutto ciò premesso il Consiglio ha deliberato, accogliendo<br />

integralmente la richiesta del Pg, l’apertura del procedimento<br />

disciplinare, con riferimento agli articoli 2 e 48 della<br />

legge n. 69/1963 a carico di Roberto Briglia, direttore<br />

responsabile di Panorama, con la contestazione del<br />

seguente addebito: “Aver ospitato (condividendone le argomentazioni)<br />

un commento a firma Giuliano Ferrara e<br />

Andrea Marcenaro su Panorama (numero del 24 giugno<br />

1999) a corredo della pubblicazione <strong>dei</strong> dispositivi delle<br />

sentenze civili (n. 3223/99 e 3224/99 del Tribunale di Milano)<br />

di condanna (per diffamazione) <strong>dei</strong> suddetti giornalisti e<br />

aver scritto un proprio commento alle predette sentenze<br />

coordinato con quello di Ferrara e Marcenaro, tacendo le<br />

motivazioni delle sentenze citate e ingenerando il sospetto<br />

di una giustizia “domestica”. Così agendo Roberto Briglia -<br />

in concorso con Giuliano Ferrara e Andrea Marcenaro - ha<br />

arrecato una ferita profonda all’immagine e all’identità <strong>dei</strong><br />

magistrati Ilda Boccassini e Gherardo Colombo, con violazione<br />

<strong>dei</strong> principi deontologici fissati negli articoli 2 e 48<br />

della legge n. 69/1963 (la tutela della persona umana e il<br />

rispetto della verità sostanziale <strong>dei</strong> fatti principi da intendere<br />

come limiti alle libertà “insopprimibile” di informazione e<br />

di critica; l’esercizio delle libertà di informazione e di critica<br />

ancorato ai doveri imposti dalla buona fede e dalla lealtà; il<br />

dovere di promuovere la fiducia tra la stampa e i lettori; il<br />

mantenimento del decoro e della dignità professionali; il<br />

rispetto della propria reputazione; il rispetto della dignità<br />

dell’<strong>Ordine</strong> professionale)”.<br />

Il Consiglio, che ha fatto notificare il provvedimento ai<br />

controinteressati, ha sottolineato in quella occasione quanto<br />

affermato dai supremi giudici (sentenza della Cass. sez.<br />

un. 25 ottobre 1979 n. 5573) per cui «il provvedimento con<br />

il quale il Consiglio dell’<strong>Ordine</strong> deliberi l’apertura del procedimento<br />

disciplinare non implica, neppure implicitamente,<br />

alcuna pronuncia sulla colpevolezza del professionista, ma<br />

costituisce mero atto preliminare della decisione».<br />

Professioni: verso il nuovo<br />

regolamento sull’accesso<br />

Roma, 2 <strong>marzo</strong>. Partirà a giorni il tavolo di<br />

lavoro tra i ministeri dell’Università e della<br />

Giustizia per la definizione del nuovo regolamento<br />

per l’accesso agli ordini professionali<br />

con i nuovi titoli di studio universitari. Lo ha<br />

annunciato il sottosegretario all’Università<br />

Luciano Guerzoni. Il nuovo regolamento, ha<br />

sottolineato Guerzoni in un comunicato, “è<br />

in dirittura d’arrivo e nei prossimi giorni sarà<br />

attivato il tavolo di lavoro tra ministero dell’Università<br />

e ministero della Giustizia per la<br />

definizione ultima del nuovo regolamento<br />

per l’accesso agli ordini professionali con i<br />

nuovi titoli universitari. Sarà prevista l’ammissione<br />

- ha aggiunto - ai nuovi esami di Stato<br />

e alle apposite sezioni di Ordini e di Albi <strong>dei</strong><br />

giovani titolari <strong>dei</strong> diplomi universitari”.<br />

Secondo Guerzoni, si tratta di una “risposta<br />

efficace e attesa da migliaia e migliaia di<br />

giovani diplomati, che vedono finalmente<br />

riconosciuto il diritto a sbocchi professionali<br />

coerenti con i percorsi di formazione universitaria,<br />

sbocchi fino a oggi negati”.<br />

Con l’approvazione del nuovo regolamento,<br />

conclude Guerzoni, “studenti e famiglie<br />

conosceranno con certezza fin dall’avvio<br />

<strong>dei</strong> nuovi corsi di studio universitari il panorama<br />

delle attività libero-professionali cui si<br />

potrà accedere”.<br />

(ANSA)<br />

3. Audizione dell’incolpato<br />

Roberto Briglia, assistito dagli avvocati Corso Bovio e Caterina<br />

Malavenda, è stato ascoltato dal Consiglio nella seduta<br />

del 18 dicembre 2000. Le difese del giornalista sono esposte<br />

nella memoria, che i legali hanno depositato nel corso della<br />

seduta del 18 dicembre. Questi il punto saliente della memoria:<br />

“La valutazione della condotta del direttore deve, perciò,<br />

essere valutata sotto due distinti profili, il primo concernente<br />

l’eventuale omesso controllo sull’articolo a firma di Ferrara e<br />

Marcenaro, rispetto al quale egli non potrà che essere<br />

prosciolto, poiché il controllo evidentemente è stato ben<br />

condotto, visto che i “controllati” sono stati assolti; il secondo,<br />

avuto riguardo all’editoriale proveniente dalla direzione,<br />

rispetto al quale occorre enucleare gli aspetti sui quali il direttore<br />

sottolinea di concordare con i due giornalisti. L’unico riferimento<br />

in tal senso si coglie nell’inciso “La direzione di Panorama<br />

condivide quanto qui a lato sostengono Ferrara e<br />

Marcenaro: basterebbe in questi casi una precisazione, un<br />

argomentare fermo e documentato del magistrato a confutare<br />

le opinioni (o le inesattezze) del giornale”.<br />

Poiché l’incolpato deve rispondere solo di ciò che ha scritto e<br />

non già di ciò che chi legge, con occhio miope e parziale,<br />

può desumere da quanto scritto, è evidente che nell’editoriale<br />

si concorda sulla tesi di fondo esposta dai giornalisti<br />

condannati, vale a dire la opportunità di una rettifica in luogo<br />

di un processo penale o civile.<br />

Poiché non vi è prova che Briglia abbia conosciuto le motivazione<br />

della sentenza e, perciò, che abbia concorso nella<br />

presunta, voluta omissione delle motivazioni delle stesse,<br />

imputata ai giornalisti, non può in alcun modo ritenersi non<br />

solo accertata, ma neppure ipotizzabile una responsabilità in<br />

tal senso che, essendo dolosa, deve essere provata. Nel<br />

testo, come è facilmente rilevabile, non vi è cenno alle motivazioni<br />

delle sentenze, né ad una loro pretesa fumosità...<br />

Nessun riferimento, espresso o implicito, nel testo o nel titolo,<br />

consente di ritenere provata l’accusa mossa al Briglia di<br />

aver dolosamente taciuto le motivazioni delle sentenze citate...”.<br />

4. Valutazioni conclusive<br />

Il Consiglio dell’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalisti della Lombardia accoglie<br />

le argomentazioni della difesa e rileva che Roberto<br />

Briglia ha aderito a una parte del commento di Giuliano<br />

Ferrara e Andrea Marcenaro, quella in cui si avanza l’auspicio<br />

che le controversie possano essere risolte con il ricorso<br />

all’istituto della rettifica e della precisazione.<br />

Il Consiglio osserva che, nella seduta del 29 maggio 2000,<br />

Giuliano Ferrara e Andrea Marcenaro sono stati assolti dal<br />

Consiglio dell’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalisti del Lazio-Molise che “non<br />

ha ravvisato violazioni deontologiche nel comportamento <strong>dei</strong><br />

colleghi”. Ne consegue che vada assolto anche il direttore<br />

responsabile di Panorama, chiamato dal Cp a vigilare perché<br />

“con il mezzo della stampa non si commettano delitti”. Sul<br />

punto vale quanto hanno scritto i supremi giudici: “Nella fattispecie<br />

criminosa prevista dall’articolo 57 del Cp il reato che,<br />

con il mezzo della pubblicazione, viene commesso dall’autore<br />

dell’articolo pubblicato si configura come evento del reato<br />

colposo addebitato al direttore del giornale, cosicché tale ultimo<br />

reato non può configurarsi ove venga accertato che<br />

nessun reato è stato commesso dall’autore dell’articolo”<br />

(Cass. pen., sezione V, 12 giugno 1992, in Giur.It., 1994, II,<br />

45);<br />

PQM<br />

il Consiglio dell’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalisti della Lombardia,<br />

delibera<br />

di assolvere il giornalista professionista Roberto Briglia.<br />

Il presidente dell’OgL-estensore<br />

(dott. Franco Abruzzo)<br />

25 (33)


Le risposte<br />

del presidente<br />

dell’Inpgi<br />

Cescutti 1<br />

L’iscrizione al 10% è antielusiva<br />

Sul Sole-24 Ore di martedì 6 febbraio, il<br />

collega Franco Abruzzo, presidente dell’<strong>Ordine</strong><br />

<strong>dei</strong> giornalisti di Lombardia, mi colloca<br />

in ottima compagnia con il senatore Cesare<br />

Salvi, indicando il ministro del Lavoro e il<br />

sottoscritto come i riprovevoli autori di un<br />

“diktat”, indirizzato ai giornalisti liberi professionisti<br />

di questo Paese.<br />

Sotto accusa, a parere del collega Abruzzo,<br />

è una circolare che il sottoscritto, nella<br />

qualità di presidente dell’Inpgi, ha inviato lo<br />

scorso 26 gennaio agli iscritti alla gestione<br />

previdenziale separata per il lavoro autonomo.<br />

Nella quale lettera – dice Abruzzo – io<br />

avrei affermato che il ricorso alla formula<br />

della cessione del diritto d’autore “sarebbe<br />

un’elusione previdenziale e un’attività professionale<br />

mascherata”.<br />

Non ho mai detto, né scritto, quanto Abruzzo<br />

mi attribuisce. Né ho mai detto, o scritto, che<br />

“i giornalisti-autori sarebbero tenuti a versare<br />

(sempre comunque) il 12% alla gestione<br />

separata”. Riporto sinteticamente qui di<br />

seguito quel che, invece, ho sicuramente<br />

affermato.<br />

Come è noto, la legge prevede che la cessione<br />

del diritto d’autore non comporti l’obbligo<br />

di iscrizione alla gestione previdenziale<br />

separata. Il problema tuttavia è posto dal<br />

frequente ricorso a tale formula, anche allorché<br />

si sia in presenza di normalissime collaborazioni<br />

giornalistiche autonome.<br />

Nei mesi scorsi quindi l’Inpgi indirizzò al ministero<br />

del Lavoro una richiesta tendente a<br />

poter disporre di regole le quali consentano<br />

di distinguere, senza equivoci, quando ci si<br />

trovi in presenza di autentica cessione di<br />

diritto d’autore, e quando invece tale formula<br />

sia illegittima e non possa, quindi, costituire<br />

elemento per evitare l’obbligo di iscrizione<br />

alla gestione separata.<br />

Il ministero ci ha risposto condividendo le<br />

nostre osservazioni e ci ha invitati a individuare<br />

parametri oggettivi attraverso i quali<br />

sia possibile determinare se la cessione del<br />

diritto d’autore sia corrispondente alla<br />

norma, o mascheri invece una sia pur inconsapevole<br />

elusione contributiva.<br />

Questi parametri sono stati da noi individuati,<br />

e sottoposti al vaglio del ministero del<br />

Lavoro, che ha concordato sulla validità degli<br />

stessi. Ne ho quindi dato doverosa e dettagliata<br />

descrizione agli iscritti.<br />

La circolare “incriminata”, oggetto di critica<br />

da parte del collega Abruzzo, è dunque<br />

servita non tanto a notificare un diktat, né ad<br />

annunciare ultimatum, quanto a far conoscere<br />

i criteri ratificati dal ministero vigilante, e ai<br />

quali da oggi in avanti ci atterremo in tutti i<br />

casi in cui i nostri uffici possano avere dubbi<br />

sulla deroga all’obbligo di contribuzione,<br />

motivata dal ricorso alla cessione al diritto<br />

d’autore.<br />

Aggiungo che la lettera del 26 gennaio è<br />

anche servita a far sì che alcuni iscritti non<br />

debbano subire nell’anno in corso un danno<br />

economico.<br />

La contribuzione dovuta all’Inpgi 2 è infatti<br />

composta da:<br />

a) un contributo soggettivo pari al 10% del<br />

reddito professionale netto dichiarato ai fini<br />

fiscali;<br />

b) un contributo integrativo pari al 2% del<br />

reddito imponibile lordo, che deve essere<br />

corrisposto al giornalista dall’azienda<br />

committente. Era quindi indispensabile sottolineare<br />

che nel <strong>2001</strong> tutti i colleghi la cui attività<br />

– in relazione ai parametri indicati – non<br />

dovesse rientrare nella cessione del diritto di<br />

autore, dovranno sollecitare all’editore il<br />

pagamento di quanto di sua competenza (il<br />

2% del reddito lordo).<br />

Credo di aver dimostrato che l’istituto della<br />

cessione del diritto di autore non è stato mai<br />

disconosciuto dall’Inpgi, né dal suo presidente.<br />

Il nostro è stato, al contrario, un intervento<br />

di chiarezza, anche a tutela delle migliaia<br />

di colleghi che riconoscono nella gestione<br />

separata un’occasione di garanzia previdenziale<br />

per il loro futuro. E sono grato al ministero<br />

del Lavoro, che ci ha aiutati in questo<br />

non facile compito. Quanto agli annunci di<br />

azioni giudiziarie nei confronti dell’Inpgi,<br />

confermo la mia totale fiducia nella Giustizia.<br />

Gabriele Cescutti<br />

presidente Inpgi<br />

Cescutti 2<br />

L’Istituto non è tenuto ad “adeguarsi”<br />

Roma, 8 febbraio <strong>2001</strong><br />

Caro Abruzzo, rispondo con altrettanto<br />

stupore alla tua lettera del 5 corrente, nella<br />

quale richiami alla mia attenzione i contenuti<br />

dell’art. 72 della Legge 388/2000 che disciplina<br />

il cumulo tra pensione e reddito da lavoro,<br />

chiedendone l’estensione anche all’Inpgi.<br />

Secondo il tuo ragionamento, l’Istituto<br />

dovrebbe puramente e semplicemente<br />

“adeguarsi” a quanto statuito dal Parlamento<br />

per i pensionati dell’Assicurazione Generale<br />

Obbligatoria e delle forme sostitutive, esonerative<br />

ed esclusive della medesima, trascurando<br />

la circostanza che l’Inpgi è un ente<br />

sostitutivo, ma privatizzato, disciplinato<br />

perciò dal Decreto Leg.vo n. 509/94 e<br />

dall’art. 3, comma 12, della legge n.335/85.<br />

Vengo, pertanto, a illustrarti i motivi del mio<br />

fondato dissenso rispetto alla tua tesi.<br />

1. A seguito dell’intervenuta privatizzazione<br />

dell’ente (che - è bene rammentarlo - ha<br />

avuto il pregio di darci la possibilità di gestire<br />

autonomamente il nostro Istituto di previdenza,<br />

togliendoci di dosso i pesanti condizionamenti<br />

derivanti dalle leggi che ancora oggi<br />

gravano sui corrispondenti enti pubblici), è<br />

venuta meno la possibilità di ritenere automaticamente<br />

riferibili all’Inpgi le norme di<br />

legge dettate per le forme previdenziali<br />

“sostitutive”.<br />

Ciò si fonda sulla constatazione che l’Istituto<br />

continua ad essere un ente sostitutivo (come<br />

sancito a suo tempo dall’art.1 della legge<br />

n.1564/51 e riaffermato dall’art.3, comma 2,<br />

lettera b) <strong>dei</strong> Decreto Leg.vo n.509/94),<br />

soggetto però al nuovo ordinamento introdotto<br />

dal citato decreto n. 509, che ha conferito<br />

agli enti privatizzati autonomia gestionale,<br />

organizzativa e contabile nel rispetto <strong>dei</strong><br />

principi stabiliti dall’art. 2.<br />

Quanto precede sta a significare che ogni<br />

decisione riguardante la gestione dell’ente,<br />

ivi compresa quella riguardante i contributi e<br />

le prestazioni, è di stretta competenza degli<br />

organi di amministrazione e deve essere<br />

coerente con le indicazioni risultanti dal<br />

bilancio tecnico (art. 2, commi 1 e 2 <strong>dei</strong><br />

decreto legislativo 509/94 e art. 3, comma<br />

12, della Legge n.335/95). Ovviamente la<br />

gestione è sottoposta al controllo <strong>dei</strong> ministeri<br />

<strong>dei</strong> Lavoro e <strong>dei</strong> Tesoro che, quali Enti<br />

vigilanti, devono verificare che tali decisioni<br />

siano in linea con quanto appena esposto.<br />

Ne consegue che l’emanazione di una<br />

norma di legge a carattere generale che<br />

disponga in maniera difforme da quanto indicato<br />

dal Regolamento dell’Inpgi non può<br />

avere automatico effetto sull’ordinamento<br />

dell’Istituto, salvo che ciò non sia esplicitamente<br />

previsto dalla norma stessa.Ciò<br />

è avvenuto, ad esempio, nella riforma <strong>dei</strong><br />

sistema pensionistico, disposta dalla legge<br />

n. 335/95 (introduzione del sistema contributivo),<br />

dove l’unico dettato imposto agli enti<br />

privatizzati ha riguardato il rispetto delle<br />

disposizioni innovative apportate alle pensioni<br />

di anzianità come espressamente previsto<br />

dall’art. 3 comma 12. Anche la legge Finanziaria<br />

<strong>2001</strong>, quando ha voluto estendere il<br />

rispetto di alcune norme in essa contenute<br />

agli Enti privatizzati, l’ha espressamente indicato,<br />

come nel caso della totalizzazione<br />

delle posizioni contributive utili alla liquidazione<br />

della pensione pro-rata (art. 71 legge<br />

388/2000).<br />

2. Dalle considerazioni suesposte discende<br />

che l’ente privatizzato non è giuridicamente<br />

obbligato ad accogliere automaticamente nel<br />

proprio ordinamento disposizioni dettate dal<br />

Parlamento per gli enti pubblici di previdenza.<br />

A meno che, ripeto, la legge emanata<br />

non lo preveda espressamente. A ciò si<br />

oppongono le chiare disposizioni contenute<br />

nel citato art. 2 del Decreto di privatizzazione<br />

e nell’art. 3, comma 12 della Legge<br />

335/95, dalle quali scaturisce la totale<br />

responsabilità degli amministratori per le<br />

scelte gestionali di loro competenza, che non<br />

possono mai confliggere con le risultanze del<br />

bilancio tecnico, a meno di non voler incorrere<br />

in pesanti responsabilità civili ed amministrative.<br />

La ratio che è alla base dell’art. 2 risulta<br />

evidente dalla sua correlazione con l’art.1,<br />

comma 3 del Decreto Leg.vo n.509, che<br />

sancisce il divieto - per gli enti privatizzati -<br />

di “finanziamenti pubblici diretti o indiretti”.<br />

È da chiedersi, allora, in base a quale logica<br />

e a quale principio giuridico una norma dettata<br />

per soggetti pubblici ai quali lo Stato<br />

trasferisce annualmente migliaia di miliardi,<br />

dovrebbe avere automatica applicazione<br />

anche per un istituto di previdenza privatizzato<br />

chiamato a far fronte alla pesante spesa<br />

riguardante le prestazioni unicamente con<br />

le proprie risorse finanziarie.<br />

Non si tratta, allora, di “adeguarsi” fatalmente<br />

ed automaticamente a qualcosa che sovrasta<br />

l’ente (perché così non è) quanto - invece<br />

- di verificare se il bilancio dell’Istituto<br />

consente di recepire in tutto, in parte, o<br />

per niente le novità introdotte dalla finanziaria<br />

<strong>2001</strong> in materia di cumulo.<br />

3. Di conseguenza, finché non verrà eseguita<br />

da parte degli organi di amministrazione<br />

dell’ente la verifica della compatibilità di<br />

eventuali modifiche riguardanti il cumulo tra<br />

pensione e redditi da lavoro, la materia<br />

resterà disciplinata dall’art.15 del Regolamento<br />

per le prestazioni previdenziali ed<br />

assistenziali.<br />

Solo se l’Istituto fosse ancora pubblico, la<br />

norma introdotta dall’art. 72 della Finanziaria<br />

<strong>2001</strong>, riguardante anche le forme di previdenza<br />

pubbliche sostitutive (non quindi quelle<br />

privatizzate), avrebbe sostituito ogni diversa<br />

disposizione regolamentare dell’Inpgi. Ciò<br />

sarebbe anche avvenuto se lo stesso articolo<br />

72 lo avesse espressamente previsto.<br />

Sul punto, peraltro, il ministero del Lavoro ha<br />

avuto già modo di esprimersi, rispondendo<br />

ad un quesito postogli dall’Inpgi, in persona<br />

dell’allora Presidente pro-tempore, il 27<br />

settembre 1995, avente ad oggetto l’art.1,<br />

comma 41, della Legge n. 335/95 che estese<br />

la disciplina del trattamento pensionistico<br />

a favore <strong>dei</strong> superstiti, vigente nell’assicurazione<br />

generale obbligatoria, a tutte le forme<br />

di previdenza esclusive e sostitutive (tradotta<br />

in percentuale, la norma riconosce la corresponsione<br />

del 60% della pensione del dante<br />

causa ad un superstite, rispetto al 75% previsto<br />

dall’Inpgi).<br />

(da Il Sole 24 Ore, febbraio <strong>2001</strong>)<br />

L’Inpgi, sull’argomento, rivendicò il suo pieno<br />

diritto all’autonormazione sviluppando le<br />

seguenti considerazioni: “Diversamente non<br />

troverebbe più riscontro nella realtà il rispetto<br />

<strong>dei</strong> principi di autonomia che, affermati dal<br />

Decreto Leg.vo n. 509/94 e riconfermati dalla<br />

legge del riordino delle pensioni, stanno a<br />

significare che le norme riguardanti le<br />

prestazioni non possono che essere espressione<br />

della volontà degli organi deliberanti.<br />

E peraltro - continuava il quesito posto nel<br />

‘95 - là dove il legislatore ha voluto derogare<br />

al predetto principio, lo ha fatto espressamente<br />

e nell’ambito del comma 12 dell’art.3<br />

nel quale - ad esempio - si regolamenta l’accesso<br />

ai pensionamenti anticipati di anzianità.<br />

Se fosse invece sostenibile la tesi che<br />

ogni norma contenuta nella Legge 335,<br />

riguardante le forme di previdenza sostitutive<br />

dell’assicurazione generale obbligatoria,<br />

si applica sic et simpliciter anche agli enti<br />

privatizzati gestori di forme di previdenza<br />

sostitutive, non ci sarebbe stato bisogno di<br />

sancire nel predetto comma che ai fini<br />

dell’accesso ai pensionamenti di anzianità<br />

trovano applicazione le disposizioni contenute<br />

nell’art. 1, commi 25 e 26.<br />

Le norme di cui sopra, infatti, sono già dirette<br />

agli enti gestori di previdenza sostitutive.<br />

Se ne deduce, allora - concludeva la nostra<br />

nota - che il legislatore, quando ha voluto<br />

estendere anche agli enti privatizzati alcune<br />

delle disposizioni riguardanti le forme di<br />

previdenza sostitutive dell’A.G.O., lo ha<br />

espressamente previsto, con ciò escludendo<br />

che nei confronti di detti enti possano trovare<br />

applicazione altre norme al di fuori di<br />

quelle richiamate.”<br />

Il ministero del Lavoro - Direzione Generale<br />

della Previdenza e Assistenza Sociale -<br />

concordò in pieno con le tesi esposte<br />

dall’Inpgi. La risposta al quesito, pervenuta<br />

con lettera del 6 <strong>marzo</strong> 1996, affermava: “In<br />

riferimento alla nota di codesto istituto n.605<br />

del 27 settembre 1995, la scrivente Direzione<br />

non può che convenire con quanto in<br />

essa precisato. Infatti, in linea con i principi<br />

di autonomia degli enti di previdenza in<br />

26 (34) ORDINE 3 <strong>2001</strong>


corso di privatizzazione sanciti dal Decreto<br />

Leg.vo n.509/94 per mancanza di disposizioni<br />

contrarie ravvisabili nella Legge 335/95,<br />

la norma indicata in oggetto non può trovare<br />

applicazione nei confronti dell’Inpgi”.<br />

Oggi, come allora, la norma che tu invochi e<br />

a cui l’Istituto dovrebbe “adeguarsi”, è una<br />

disposizione legislativa dettata per l’Inps e<br />

per le forme di previdenza sostitutive (pubbliche)<br />

e cioè per soggetti giuridici totalmente<br />

distinti dagli enti di previdenza privatizzati.<br />

4. Appare francamente improprio il richiamo<br />

all’art.3 della Costituzione, per sostenere la<br />

necessità dell’adeguamento normativo alle<br />

disposizioni sul cumulo al fine di impedire<br />

una presunta disparità di trattamento tra il<br />

pubblicista pensionato Inps e il professionista<br />

pensionato Inpgi.<br />

Per fugare simili preoccupazioni è forse il<br />

caso di riflettere che il pubblicista gode di un<br />

trattamento previdenziale nettamente inferiore<br />

rispetto al professionista: a parità di retribuzione<br />

pensionabile tra i due (e già questa<br />

è una chimera) il primo ottiene una pensione<br />

pari all’80% della predetta retribuzione (ma<br />

dopo 40 anni di contributi); il secondo ottiene<br />

ugualmente l’80%, ma dopo soli 30 anni di<br />

contribuzione.<br />

È forse il caso, allora, di essere più prudenti<br />

quando si invoca l’art. 3 della Costituzione:<br />

le due posizioni non sono confrontabili<br />

perché totalmente disomogenee e tali che la<br />

diversa disciplina sul cumulo non incide più<br />

di tanto sul diverso grado di copertura previdenziale<br />

accordato dai due sistemi.<br />

Concludo rassicurandoti che l’intera materia<br />

sarà comunque presto posta all’ordine del<br />

giorno del Consiglio di amministrazione,<br />

affinché si valuti con serenità e in maniera<br />

trasparente quale sia la miglior soluzione per<br />

l’ente e per la categoria.<br />

Se il Regolamento dovrà essere cambiato,<br />

lo si farà avendo però ben presenti le compatibilità<br />

e le priorità. Tra queste ultime risalta<br />

l’esigenza di garantire pensioni ragguardevoli<br />

e concorrenziali a tutti gli iscritti: a chi già<br />

oggi le percepisce, a chi è prossimo a percepirle<br />

e a coloro che, più in giovane età, da<br />

questo traguardo sono oggi lontani.<br />

Cordialmente,<br />

Gabriele Cescutti<br />

presidente Inpgi<br />

A) NON RAGGIUNGE IL DIRITTO AUTONOMO<br />

ALLA PENSIONE<br />

IN NESSUNO DEGLI ENTI<br />

In questo caso (1), qualora esistano contribuzioni in vari enti (INPGI, INPS, ENPALS, ecc.),<br />

il giornalista potrà ottenere:<br />

■ UNA PENSIONE DI VECCHIAIA PRO-QUOTA, purché dalla somma <strong>dei</strong> vari periodi<br />

contributivi risulti perfezionato il requisito minimo contributivo (2) (art. 71 legge Finanziaria<br />

<strong>2001</strong>). In questo caso, la pensione è ripartita tra i vari enti, ognuno per la sua parte di<br />

propria competenza. Tale possibilità di pensionamento è applicabile a TUTTI i regimi di<br />

previdenza obbligatoria, ivi compresi i regimi previdenziali <strong>dei</strong> Paesi esteri convenzionati<br />

con l’Italia (unione Europea + altri 18 Paesi).<br />

N.B. Per la pensione di vecchiaia è richiesta un’età pari a 65 anni per gli uomini e 60<br />

anni per le donne, ed una anzianità contributiva di almeno 20 anni (ovvero 15 anni<br />

entro il 31/12/1992).<br />

Qualora esistano contribuzioni solo all’INPGI e all’INPS, il giornalista potrà ottenere:<br />

■ UNA PENSIONE DI ANZIANITÀ PRO-QUOTA INPS/INPGI, purché dalla somma <strong>dei</strong><br />

diversi periodi contributivi risulti perfezionato il requisito minimo contributivo (35 anni di<br />

contributi) (art. 3 legge 1122/55, “legge Vigorelli”). In questo caso, la pensione è ripartita<br />

tra i due enti, ognuno per la sua parte di propria competenza. Tale possibilità di pensionamento<br />

pro-quota è applicabile SOLO in presenza di contribuzioni versate, oltre che<br />

all’INPGI, anche all’INPS (Fondo lavoratori dipendenti e Gestione Commercianti, Artigiani<br />

e Coltivatori Diretti) e/o in Paesi Esteri convenzionati.<br />

Coloro i quali avessero delle contribuzioni versate, oltre che all’INPGI, anche all’INPDAI<br />

e all’INPDAP potrebbero chiedere tale pensione solo previa richiesta - a tali enti - di<br />

costituzione della posizione contributiva all’INPS (“una sorta di ricongiunzione”) ai sensi<br />

della legge 58/1976 per gli ex iscritti INPDAI e della legge 322/1958 per gli ex dipendenti<br />

pubblici iscritti INPDAP (la costituzione all’INPS ai sensi delle predette normative è<br />

a titolo gratuito).<br />

In caso di eventuale contribuzione ENPALS, la totalizzazione per la pensione di anzianità<br />

pro-quota INPS/INPGI è ammessa solo nel caso in cui sia presente anche una posizione<br />

INPS maggioritaria rispetto a quella ENPALS (DPR 1420/71).<br />

ORDINE 3 <strong>2001</strong><br />

I pubblicisti contrattualizzati, titolari di un<br />

rapporto di lavoro subordinato di natura<br />

giornalistica, si trovano di fronte a una scelta<br />

difficile: è l’opzione da esercitare secondo<br />

l’articolo 76, comma 2 della legge 388<br />

del 23 dicembre 2000 (la Finanziaria per il<br />

<strong>2001</strong>). Questa norma, modificando l’articolo<br />

38 della legge 416/81, ha stabilito l’estensione,<br />

a decorrere dal 1° gennaio <strong>2001</strong>,<br />

della tutela previdenziale obbligatoria Inpgi<br />

(trattamenti previdenziali e assistenziali riconosciuti<br />

ai professionisti e ai praticanti) ai<br />

giornalisti iscritti nell’elenco pubblicisti<br />

dell’Albo, titolari di un rapporto di lavoro<br />

dipendente di natura giornalistica, assicurati<br />

per legge presso l’Inps. È stata prevista<br />

anche la possibilità dell’esercizio, entro<br />

giugno <strong>2001</strong>, da parte di questi soggetti,<br />

dell’opzione per il mantenimento della loro<br />

iscrizione presso l’Inps.<br />

Una scelta consapevole presuppone la<br />

conoscenza della convenienza del regime<br />

pensionistico Inpgi rispetto a quello Inps o<br />

viceversa. Non vi è alcun dubbio che il piatto<br />

della bilancia pende verso l’Inpgi per una<br />

serie di motivi tra i quali è determinante<br />

quello della misura della pensione, chiaramente<br />

più favorevole. Basta considerare che<br />

il rendimento pensionistico per ogni anno di<br />

contributi fino a un determinato limite della<br />

Pubblicisti contrattualizzati<br />

L’Inpgi-2 vuole il diritto d’autore<br />

ROMA. L’Istituto di previdenza <strong>dei</strong> giornalisti<br />

sferra l’attacco al diritto d’autore: con una<br />

lettera inviata a fine gennaio, l’Inpgi ha infatti<br />

segnalato a tutti i giornalisti iscritti all’<strong>Ordine</strong><br />

di avere ottenuto una serie di indicazioni<br />

dal ministero del Lavoro in base alle quali<br />

molte prestazioni attualmente rubricate<br />

come cessione di diritti d’autore dovrebbero<br />

essere considerate invece tra le collaborazioni<br />

coordinate e continuative. E, di conseguenza,<br />

su di esse dovranno versare un<br />

contributo alla cosiddetta gestione separata<br />

dell’Istituto, istituita nel ‘96 e intitolata ai free<br />

lance, anche se di fatto colpisce tutte le<br />

collaborazioni rese da giornalisti professionisti<br />

e pubblicisti, con un contributo del 12%,<br />

suddiviso in un 10% a carico del giornalista<br />

e in un 2% a carico dell’azienda committente.<br />

Questa gestione, nota anche come Inpgi-2,<br />

richiama la più famosa gestione separata<br />

Inps, e in effetti ha preso le mosse dalla<br />

stessa legge di riforma delle pensioni, la<br />

335/95. Come la gestione Inps, anche l’Inpgi-2<br />

assicura sia chi non ha versamenti nella<br />

retribuzione pensionabile all’Inpgi è pari al<br />

2,66% mentre all’Inps è del 2 per cento. Per<br />

le retribuzioni pensionabili eccedenti questo<br />

limite sono previste aliquote di rendimento<br />

sia all’Inpgi che all’Inps in misura decrescente<br />

in relazione agli scaglioni di retribuzione.<br />

Se si sposta poi il discorso sul costo del<br />

lavoro va anche sottolineato che l’azienda<br />

viene avvantaggiata, nel caso del non esercizio<br />

dell’opzione, pagando meno contributi<br />

(le aliquote contributive Inpgi sono inferiori<br />

del 4,87% rispetto a quelle in vigore all’Inps).<br />

Sul piano assistenziale Inpgi vanno, poi,<br />

segnalati i seguenti benefici: concessione in<br />

locazione di immobili e di prestiti e mutui<br />

ipotecari agevolati; ricovero in case di riposo<br />

per anziani; erogazioni straordinarie sotto<br />

forma di sussidi in vaso di comprovata difficoltà<br />

economica; una tantum ai superstiti<br />

aventi diritto a pensione (10% della retribuzione<br />

annua del redattore ordinario); assegno<br />

di superinvalidità in caso di necessità di<br />

assistenza continuativa del pensionato. E<br />

chissà che non si arrivi anche al riconoscimento,<br />

in favore di questi nuovi soggetti<br />

iscritti all’Inpgi, degli stessi benefici attribuiti<br />

ai giornalisti professionisti e praticanti<br />

nell’ambito della Casagit.<br />

La convenienza della soluzione Inpgi si<br />

gestione <strong>dei</strong> dipendenti sia chi possiede già<br />

una posizione previdenziale propria.<br />

In campo editoriale, però, molte prestazioni<br />

fornite da chi collabora a giornali, riviste e<br />

mezzi di comunicazione in genere vengono<br />

classificate come “opere dell’ingegno” e<br />

quindi assoggettate al diritto d’autore. Il<br />

contributo Inpgi, come quello Inps, riguarda<br />

invece le collaborazioni coordinate e continuative.<br />

La distinzione tra i due ambiti viene<br />

dalla normativa fiscale (il Testo unico delle<br />

imposte sui redditi, Dpr 917/86) che attualmente<br />

colloca le collaborazioni all’articolo 47<br />

e il diritto d’autore all’articolo 49.<br />

Temendo manovre elusive, l’Inpgi sottolinea,<br />

secondo quanto precisato dal Lavoro, alcuni<br />

segnali che dovrebbero “smascherare” un<br />

ricorso scorretto alla cessione di diritto d’autore:<br />

tra questi, la ripetitività delle prestazioni,<br />

il fatto che l’attitudine informativa dell’opera<br />

esaurisca le funzioni informative<br />

“nell’ambito della prima e tempestiva diffusione”,<br />

la circostanza che i compensi derivanti<br />

da diritto d’autore diventino principale<br />

fonte di reddito. In questi casi, avverte l’Isti-<br />

La totalizzazione<br />

presenta anche nei confronti di chi è vicino<br />

al traguardo pensionistico. Ecco, infatti, le<br />

possibilità che l’ordinamento previdenziale<br />

riserva al giornalista pubblicista alle prese<br />

con l’effettuazione o meno dell’opzione<br />

verso l’Inps:<br />

■ possibilità di ottenere una pensione proquota<br />

Inps-Inpgi percorrendo la strada della<br />

totalizzazione <strong>dei</strong> periodi assicurativi (articolo<br />

3 della legge 1122/1955). Questo<br />

meccanismo funziona così: si sommano i<br />

periodi assicurativi e contributivi per il<br />

raggiungimento del diritto in uno <strong>dei</strong> due Istituti<br />

previdenziali e poi ciascun ente previdenziale<br />

liquida la quota di pensione corrispondente<br />

ai propri contributi (già con due<br />

anni di contributi all’Inpgi si ottiene il 5,32%<br />

di rendimento contro il 4% dell’Inps);<br />

■ possibilità di ottenere un’unica pensione<br />

Inps mediante la ricongiunzione gratuita <strong>dei</strong><br />

contributi Inpgi all’Inps secondo l’articolo 1<br />

della legge 29/79;<br />

■ possibilità di ottenere un’unica pensione<br />

Inpgi attraverso la ricongiunzione onerosa<br />

<strong>dei</strong> contributi Inps all’Inpgi ai sensi dell’articolo<br />

2 della legge 29/79.<br />

Giuseppe Rodà<br />

(da Il Sole 24 Ore, 6 febbraio <strong>2001</strong>)<br />

tuto, gli uffici inviteranno i colleghi a rettificare<br />

le denunce: secondo l’Inpgi, nel recente<br />

passato alcuni giornalisti si sono trovati<br />

costretti da qualche azienda ad accettare la<br />

formula del diritto d’autore, anche se erano<br />

consapevoli dell’irregolarità di tale riferimento.<br />

L’attacco al diritto d’autore, tuttavia, presenta<br />

più di un punto debole: la distinzione tra<br />

collaborazione coordinata e continuativa e<br />

diritto d’autore, in primo luogo, nasce da<br />

una norma fiscale, sulla quale il ministero<br />

del Lavoro ha capacità interpretative tutte<br />

da verificare (titolare dell’interpretazione<br />

fiscale è il ministero delle Finanze); in<br />

secondo luogo, il riutilizzo (anche solo<br />

potenziale) del prodotto fornito all’editore<br />

giustificherebbe comunque una cessione di<br />

diritti d’autore; infine, lo stesso Istituto fa<br />

sapere di non avere facoltà ispettive o<br />

sanzionatorie riguardo alla mancata corresponsione<br />

del 2% da parte delle aziende<br />

comittenti.<br />

N.T.<br />

(da Il Sole 24 Ore, 6 febbraio <strong>2001</strong>)<br />

Il giornalista iscritto all’INPGI, che nella sua vita lavorativa abbia contribuzioni anche presso altri enti potrà trovarsi in una delle seguenti situazioni:<br />

B) RAGGIUNGE IL DIRITTO AUTONOMO<br />

ALLA PENSIONE<br />

IN ALMENO UNO DEGLI ENTI<br />

In questo caso (1), qualora esitano contribuzioni in vari enti (INPGI, INPS, ENPALS, ecc.), il<br />

giornalista potrà ottenere:<br />

■ UNA PENSIONE DI VECCHIAIA SUPPLEMENTARE (3) da parte degli enti in cui non<br />

si è maturato il diritto autonomo. Tale possibilità di pensionamento è applicabile a TUTTI<br />

i regimi di previdenza obbligatoria per lavoratori dipendenti, ivi compresi i regimi previdenziali<br />

<strong>dei</strong> Paesi esteri convenzionati con l’Italia.<br />

Unica eccezione è quella dell’INPDAP (dipendenti pubblici) la cui normativa non prevede<br />

la pensione supplementare. In questo caso, l’ex dipendente pubblico - per ottenere la<br />

pensione supplementare - deve chiedere a tale ente la costituzione della posizione<br />

all’INPS (legge 322/58).<br />

Le Gestioni Previdenziali <strong>dei</strong> liberi professionisti (Cassa Avvocati, INARCASSA, Cassa<br />

Notai, ecc.) non prevedono il diritto alla pensione supplementare.<br />

NOTE<br />

(1) Per diritto autonomo si intende la maturazione del diritto alla pensione in un ente,<br />

senza dover considerare le contribuzioni eventualmente versate ad altri enti.<br />

(2) Per requisito minimo contributivo si intende il minimo di versamenti contributivi richiesti<br />

per avere diritto alla pensione, che attualmente - per la pensione di vecchiaia - è pari a<br />

20 anni (ovvero 15 anni versati entro il 31/12/1992). Per la pensione di anzianità sono invece<br />

richiesti almeno 35 anni di contribuzione.<br />

(3) La pensione di vecchiaia supplementare è il trattamento pensionistico che si ottiene<br />

al compimento di 65 anni di età (60 per le donne), senza necessariamente dover raggiungere<br />

alcun minimo di versamenti contributivi, purché si sia già ottenuta una pensione di<br />

vecchiaia da altro ente.<br />

27 (35)


La gestione separata dell’Istituto tartassa chi si avvale della cessione <strong>dei</strong> diritti d’autore e i collaboratori occasionali<br />

L’Inpgi contro il cumulo<br />

pensioni-redditi da lavoro<br />

Milano, 7 febbraio <strong>2001</strong>. L’Inpgi snobba l’articolo<br />

72 della legge finanziaria <strong>2001</strong> (legge<br />

n. 388/2000) che consente il cumulo tra<br />

pensione e redditi da lavoro (autonomo o<br />

dipendente). La gestione separata dell’Inpgi<br />

(o Inpgi-2) in contemporanea tartassa i giornalisti<br />

che si avvalgono della cessione <strong>dei</strong><br />

diritti d’autore nonché i collaboratori occasionali,<br />

mentre è da rivedere l’obbligo per i giornalisti-redattori<br />

(“dipendenti”), titolari di collaborazioni,<br />

di iscriversi all’Inpgi-2 (o gestione<br />

separata dell’Inpgi). Franco Abruzzo ha chiesto<br />

oggi al presidente del Consiglio Giuliano<br />

Amato e a tre ministri (Vincenzo Visco, Ottaviano<br />

Del Turco e Cesare Salvi) “di vigilare<br />

sulla correttezza di quei processi decisionali<br />

del vertice dell’Inpgi, che appaiono in contrasto<br />

con la Costituzione, con il Tuir (Testo<br />

unico sulle imposte sui redditi) e con la legge<br />

n. 335/1996 (riforma Dini sulle pensioni)”.<br />

Analoga richiesta di vigilanza è stata rivolta<br />

alla Corte <strong>dei</strong> Conti. L’attività di vigilanza<br />

sull’Inpgi, prevista dall’articolo 3 del Dlgs n.<br />

509/1994, è affidata ai ministri del Tesoro e<br />

del Lavoro nonché alla Corte <strong>dei</strong> Conti. L’interprete<br />

unico delle leggi fiscali è il ministro<br />

delle Finanze.Questo il testo della lettera di<br />

Franco Abruzzo:<br />

“Premessa. La vigilanza sul’Inpgi (Istituto<br />

nazionale previdenza giornalisti italiani), dice<br />

l’articolo 3 del Dlgs n. 509/1994, “è esercitata<br />

dal ministero del Lavoro e della previdenza<br />

sociale, dal ministero del Tesoro, nonché<br />

dagli altri ministeri rispettivamente competenti<br />

ad esercitare la vigilanza per gli enti trasformati<br />

ai sensi dell’art. 1, comma 1… La Corte<br />

<strong>dei</strong> Conti esercita il controllo generale sulla<br />

gestione delle assicurazioni obbligatorie, per<br />

Le domande si possono presentare dal 1° <strong>marzo</strong> al 30 giugno <strong>2001</strong><br />

assicurare la legalità e l’efficacia, e riferisce<br />

annualmente al Parlamento”. L’Inpgi è “una<br />

Fondazione dotata di personalità giuridica di<br />

diritto privato incaricata di pubbliche funzioni<br />

a norma dell’articolo 38 della Costituzione,<br />

con autonomia gestionale, organizzativa e<br />

contabile, ai sensi dell’articolo 1 del decreto<br />

legislativo 30 giugno 1994 n. 509” (articolo 1<br />

dello Statuto dell’ente pubblicato nella Gazz.<br />

Uff. 23 agosto 1994 n. 196).<br />

L’articolo 72 della legge 388/2000. L’Inpgi<br />

non avrebbe l’intenzione di adeguarsi a quanto<br />

stabilito dall’articolo 72 (Cumulo tra pensione<br />

e reddito da lavoro) della legge n.<br />

388/2000 (legge finanziaria per il <strong>2001</strong>). Dice<br />

questo articolo:<br />

1. A decorrere dal 1° gennaio <strong>2001</strong> le pensioni<br />

di vecchiaia e le pensioni liquidate con<br />

anzianità contributiva pari o superiore a 40<br />

anni a carico dell’assicurazione generale<br />

obbligatoria e delle forme sostitutive, esclusive<br />

ed esonerative della medesima, anche se<br />

Milano, 28 febbraio 2000. Sono aperte dal 1° <strong>marzo</strong> fino al 30 giugno <strong>2001</strong> le iscrizioni al<br />

concorso di ammissione al XIII biennio (<strong>2001</strong>-2003) dell’Istituto “Carlo De Martino” per la<br />

Formazione al Giornalismo (Ifg). Il corso, sostitutivo del praticantato tradizionale, è promosso<br />

dall’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalisti della Lombardia in collaborazione con la Regione Lombardia.<br />

L’Ifg è il centro di formazione professionale gestito dall’Associazione “Walter Tobagi” per la<br />

formazione al giornalismo. Al termine <strong>dei</strong> due anni di corso, e superato l’esame di Stato,<br />

gli allievi-praticanti verranno iscritti all’elenco professionisti dell’Albo <strong>dei</strong> giornalisti.<br />

Questi i titoli richiesti per l’ammissione al concorso che è nazionale:<br />

■ i candidati non devono superare il limite di anni 30 al 31 dicembre <strong>2001</strong>;<br />

■ laurea (anche triennale) di qualsiasi disciplina.<br />

Il concorso è aperto anche ai cittadini <strong>dei</strong> Paesi dell’Unione europea.<br />

I posti a disposizione sono 40. La tassa annuale di frequenza è di £ 900mila, che va<br />

versata interamente alla Regione Lombardia.<br />

liquidate anteriormente alla data di entrata in<br />

vigore della presente legge, sono interamente<br />

cumulabili con i redditi da lavoro autonomo<br />

e dipendente”.<br />

2. A decorrere dal 1° gennaio <strong>2001</strong> le quote<br />

delle pensioni dirette di anzianità, di invalidità<br />

e degli assegni diretti di invalidità a carico<br />

dell’assicurazione generale obbligatoria e<br />

delle forme sostitutive, esclusive ed esonerative<br />

della medesima, eccedenti l’ammontare<br />

Chiesto l’intervento<br />

di Amato<br />

e della Corte <strong>dei</strong> Conti<br />

(servizi nelle pagine 26 e 27)<br />

del trattamento minimo del Fondo pensioni<br />

lavoratori dipendenti, sono cumulabili con i<br />

redditi da lavoro autonomo nella misura del<br />

70 per cento. Le relative trattenute non<br />

possono, in ogni caso, superare il valore pari<br />

al 30 per cento <strong>dei</strong> predetti redditi. Per i trattamenti<br />

liquidati in data precedente al 1°<br />

gennaio <strong>2001</strong> si applica la relativa previgente<br />

disciplina se più favorevole.<br />

I dirigenti dell’Inpgi sono incaricati di pubblico<br />

servizio in quanto l’Istituto svolge “attività di<br />

natura pubblica” (articolo 1 dello Statuto<br />

dell’ente). Le loro eventuali decisioni (in<br />

dissonanza con la legge n. 388/2000) sono<br />

censurabili sotto il profilo amministrativo,<br />

penale e risarcitorio. Potrebbe accadere - se<br />

le voci dovessero essere fondate - un fatto<br />

paradossale: il pubblicista pensionato Inps<br />

può (dal 1° gennaio <strong>2001</strong>) cumulare assegno<br />

di quiescenza e reddito da collaborazioni,<br />

mentre ciò sarebbe vietato o sarebbe reso<br />

oneroso al giornalista professionista pensionato<br />

Inpgi. Due pesi e due misure. I dirigenti<br />

dell’Inpgi credo abbiano conoscenza dell’articolo<br />

3 della Costituzione (uguaglianza giuridica<br />

<strong>dei</strong> cittadini).<br />

Eccesso di delega. Segnalo che il Dlgs<br />

103/1996 soffre di eccesso di delega (rispetto<br />

alla legge n. 335/1995) nella parte in cui<br />

prevede l’obbligatorietà per i (redattori, ndr)<br />

dipendenti, titolari di collaborazioni, di iscriversi<br />

nella gestione separata (o Inpgi-2).<br />

Cessione <strong>dei</strong> diritti d’autore e collaboratori<br />

occasionali. Faccio presente ancora che<br />

nel modello unico della dichiarazione <strong>dei</strong><br />

redditi figurano un quadro per chi effettua la<br />

cessione <strong>dei</strong> diritti d’autore e un altro quadro<br />

per chi svolge collaborazioni occasionali. Su<br />

questi soggetti non grava l’obbligo - come<br />

erroneamente è scritto in una circolare attribuita<br />

al ministro del Lavoro - di iscriversi nella<br />

gestione separata.<br />

La lettera del presidente dell’Inpgi che<br />

richiama una circolare del ministro del<br />

Lavoro. Trasmetto anche la lettera del presidente<br />

dell’Inpgi, che fa riferimento a una lettera<br />

del ministro del Lavoro, che avrebbe accolto<br />

le tesi stravaganti del vertice dell’Istituto<br />

senza alcun concerto con il ministro delle<br />

Finanze”.<br />

Bando per il XIII biennio (<strong>2001</strong>-2003) dell’Istituto “Carlo De Martino” per la Formazione al Giornalismo - “<strong>Giornalisti</strong> si diventa a Milano”<br />

La Scuola<br />

di Giornalismo<br />

di Milano<br />

cerca 40<br />

praticanti<br />

laureati<br />

(anche<br />

cittadini<br />

comunitari)<br />

Il concorso di ammissione avrà luogo nell’autunno <strong>2001</strong> e prevede tre prove scritte e una<br />

orale. Il bando può essere richiesto per posta (dietro rimborso delle spese) o direttamente<br />

alla segreteria dell’Ifg: via Fabio Filzi, 17 - 20124 Milano - tel. 02.6749871 - fax:<br />

02.67075551 (orario 9-12.30 / 14-17, escluso sabato e festivi). Il questionario per iscriversi<br />

alla selezione può essere stampato (con il bando) direttamente dai siti:<br />

■ www.odg.mi.it<br />

■ www.ifg.mi.it<br />

La Scuola di giornalismo dell’<strong>Ordine</strong> di Milano e della Regione Lombardia nei 24 anni di<br />

vita ha creato 517 giornalisti: di questi, 22 sono direttori responsabili; 112 sono vicedirettori<br />

o capiredattori; 374 sono redattori ordinari e 9 sono responsabili di uffici stampa. Questi<br />

numeri dicono che le scelte fatte nel 1974/1977 dalla Regione Lombardia e dall’<strong>Ordine</strong><br />

<strong>dei</strong> <strong>Giornalisti</strong> della Lombardia sono state accompagnate da un successo senza eguali.<br />

Preciso che 15 <strong>dei</strong> 40 allievi del XII biennio sono stati già assunti prima che il corso si<br />

concluda nell’ottobre prossimo.<br />

28 (36) ORDINE 3 <strong>2001</strong>

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