Ordine marzo 2001 - Ordine dei Giornalisti
Ordine marzo 2001 - Ordine dei Giornalisti
Ordine marzo 2001 - Ordine dei Giornalisti
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
<strong>Ordine</strong><br />
<strong>dei</strong><br />
<strong>Giornalisti</strong><br />
della<br />
Lombardia<br />
ROMA, 24 febbraio. Il sindacato <strong>dei</strong> giornalisti<br />
(Fnsi) e quello degli editori (Fieg), dopo<br />
17 mesi di trattative, hanno siglato oggi un’ipotesi<br />
di accordo per il nuovo contratto della<br />
categoria <strong>2001</strong>-2005. Il contratto accetta le<br />
logiche della flessibilità prevalse negli altri<br />
comparti dell’industria, nell’apparato pubblico<br />
e nella legislazione comunitaria. Subiranno<br />
modifiche istituti giuridici costruiti in 90<br />
anni di lotte (il primo “patto” nazionale è del<br />
1911). Questi i punti centrali dell’accordo:<br />
Flessibilità. Anche i giornalisti saranno presi<br />
in affitto, alle condizioni che stabilisce la<br />
legge 196 del ‘97. Il part-time, prima ammesso<br />
solo nei periodici, entrerà anche nei quotidiani:<br />
il cronista assunto a tempo pieno potrà<br />
optare per un impegno a tempo ridotto. I<br />
contratti a termine, possibili in 8 casi, si<br />
prolungheranno fino a 24 mesi. A termine<br />
saranno assunti anche direttori, condirettori<br />
e vicedirettori. Bisogna dire che il lavoro interinale<br />
viene escluso dalla legge per le<br />
professioni socialmente rilevanti: evidentemente<br />
quella <strong>dei</strong> giornalisti non è, per gli<br />
editori, una professione socialmente rilevante.<br />
Promozioni a tempo. Il giornalista se<br />
promosso inviato, condirettore, vicedirettore<br />
e caporedattore avrà un’indennità temporanea.<br />
L’inviato riceverà lo stipendio di caposervizio<br />
(più un 15%). Le altre figure concorderanno<br />
il compenso con l’editore. Ma questi<br />
giornalisti, esaurito il mandato, torneranno<br />
alla casella di partenza, a compiti e stipendi<br />
precedenti. Chi oggi è già inviato conserverà<br />
i vecchi diritti.<br />
Aziende multimediali: redattori su più<br />
tavoli. Nell’orario di lavoro, il giornalista di un<br />
quotidiano o di un settimanale dovrà scrivere<br />
anche per il sito Internet o per altre testate<br />
della sua azienda, se è libero e se la<br />
richiesta rispetta le sue competenze profes-<br />
ORDINE 3 <strong>2001</strong><br />
Associazione “Walter Tobagi” per la Formazione al Giornalismo<br />
Istituto “Carlo De Martino” per la Formazione al Giornalismo<br />
Trovano cittadinanza il lavoro in affitto, quello a termine (per 24 mesi) e il part-time<br />
L’accordo siglato da Fnsi e Fieg dopo 17 mesi di trattative<br />
Regolamento di disciplina collegato agli articoli 2104, 2105 e<br />
2106 del Codice civile. A termine saranno assunti anche<br />
direttori, condirettori e vicedirettori.<br />
Promozioni a tempo per inviato, condirettore, vicedirettore e<br />
caporedattore (esaurito il mandato, si torna alla casella di<br />
partenza). Lettera di incarico per i collaboratori coordinati e<br />
continuativi. Commissione contratto divisa.<br />
L’assemblea degli iscritti il 29 <strong>marzo</strong> <strong>2001</strong><br />
sionali. Nessun compenso è dovuto, a meno<br />
di un accordo diverso tra la redazione e l’editore.<br />
Il giornalista web. Per la prima volta anche<br />
il giornalista della Rete avrà un contratto di<br />
categoria, ma ridotto. Due sole le qualifiche:<br />
redattore ordinario e coordinatore (o caposervizio).<br />
Le ore di lavoro settimanale saranno<br />
36. Il lavoro festivo o domenicale avrà un<br />
compenso maggiorato del 30% (e non del<br />
55), quello notturno (dalle 23 alle 6) del 16%.<br />
I giornalisti Internet avranno diritto alla tredicesima,<br />
ma non alla quattordicesima. Lavoreranno<br />
6 giorni su 7 (senza settimana corta,<br />
quindi). Se licenziati per colpa dell’editore,<br />
riceveranno una buonuscita di 3 mensilità<br />
(invece di 7). L’intesa per le testate online<br />
avrà una durata sperimentale di due anni.<br />
Regolamento di disciplina. Nelle bacheche<br />
di tutte le redazioni, per la prima volta,<br />
comparirà un regolamento che richiamerà le<br />
azioni punibili per legge (articoli 2104, 2105<br />
e 2106 Cc) con rimproveri verbali o scritti,<br />
multe, sospensioni dal lavoro e dallo stipendio<br />
(per un periodo non superiore a 5 giorni),<br />
licenziamenti disciplinari.<br />
Gli articoli 2104 e 2105 del Codice civile<br />
disciplinano la diligenza e la fedeltà. Nel<br />
cappello del regolamento si afferma che<br />
“restano fermi gli obblighi, i doveri e i diritti<br />
fissati dalla legge 3 febbraio 1963 n. 69, che<br />
regolano la professione giornalistica e le<br />
relative competenze disciplinari <strong>dei</strong> Consigli<br />
dell’<strong>Ordine</strong>”.<br />
Gli aumenti. Un redattore con almeno 18<br />
mesi di anzianità avrà un aumento mensile<br />
di 160mila lire (dal primo <strong>marzo</strong> <strong>2001</strong>) e di<br />
altre 120mila (dal primo <strong>marzo</strong> 2002). Gli<br />
editori non concedono “una tantum” né<br />
compensi per il periodo di vuoto contrattuale<br />
iniziato con la scadenza del vecchio contratto<br />
(30 settembre ‘99).<br />
Oro a 21 colleghi<br />
per 50 anni di Albo<br />
Sono 21 i colleghi (16 professionisti e 5 pubblicisti) che quest’anno compiono i 50 anni di<br />
iscrizione agli elenchi dell’Albo.<br />
Riceveranno la medaglia d’oro dell’<strong>Ordine</strong> della Lombardia in occasione dell’assemblea<br />
annuale degli iscritti che si terrà il 29 <strong>marzo</strong> (h 15) al Circolo della Stampa.<br />
DALLA PAGINA 2 ALLA PAGINA 7 IL PROFILO DELLE 21 PENNE D’ORO.<br />
Demansionamento lecito per contratto e<br />
malattie. Il giornalista che dirige più colleghi<br />
può essere dirottato in un ruolo diverso,<br />
senza più giornalisti ai suoi ordini e mantenendo<br />
la qualifica: e questo trasferimento<br />
non costituirà un demansionamento.<br />
Chi, in 24 mesi, accumulerà 18 mesi di<br />
malattia avrà diritto ad uno stipendio (pieno<br />
o ridotto) se, rientrato al lavoro, ci resterà per<br />
un anno.<br />
Permessi sindacali. Arriva la stretta. I<br />
permessi sindacali restano illimitati e pagati<br />
per le cariche sindacali istituzionali. Nel caso<br />
di <strong>Ordine</strong>, Inpgi e Casagit, il monte annuo è<br />
di 20 permessi retribuiti. I giornalisti, chiamati<br />
a far parte delle Commissioni esaminatrici<br />
per la prova di idoneità professionale non<br />
goderanno, come nel passato, di permessi<br />
retribuiti.<br />
Lavoro giornalistico autonomo. I rapporti<br />
di collaborazione coordinata e continuativa<br />
dovranno risultare da lettera contratto. Il<br />
corrispettivo dovrà essere liquidato non oltre<br />
60 giorni dalla pubblicazione degli articoli<br />
con emissione delle ricevute fiscali previste<br />
dalla legge. Il compenso rifletterà anche la<br />
quantità e la qualità della prestazione. Saranno<br />
rimborsate le spese preventivamente<br />
autorizzate.<br />
Diritto d’autore. Fnsi e Fieg studieranno<br />
modifiche normative che prevedano una<br />
“tassa” sulla reprografia cartacea ed elettronica-digitale.<br />
Le utilizzazioni degli elaborati<br />
giornalistici operate da terzi andranno regolamentate<br />
con ridistribuzione <strong>dei</strong> proventi<br />
anche ai giornalisti.<br />
Responsabilità civile. Le parti esamineranno<br />
entro 90 giorni la possibilità di stipula di<br />
polizza assicurativa generale per l’intero<br />
settore finalizzata alla copertura parziale <strong>dei</strong><br />
danni conseguenti a responsabilità civile<br />
individuando criteri e limiti della relativa<br />
copertura.<br />
Mobbing. Nasce un “Osservatorio antisopruso”<br />
con compiti di studio del fenomeno<br />
e di proposta normativa.<br />
Le dichiarazioni. Il segretario della Fnsi,<br />
Paolo Serventi Longhi, parla di “importante<br />
punto di svolta” e di “un contratto che<br />
consente alla Federazione della Stampa di<br />
Pagina 16<br />
Anno XXXII<br />
n. 3, <strong>marzo</strong> <strong>2001</strong><br />
Direzione e redazione<br />
Via Appiani, 2-20121 Milano<br />
Telefono: 02 63 61 171<br />
Telefax: 02 65 54 307<br />
http://www.odg.mi.it<br />
e-mail:odg@galactica.it<br />
Spedizione in a.p. (45%)<br />
Comma 20 (lettera b)<br />
dell’art. 2 della legge n. 662/96<br />
Filiale di Milano<br />
tutelare finalmente centinaia, forse migliaia,<br />
di colleghi che oggi lavorano senza difese<br />
nell’informazione online oppure svolgono<br />
l’attività di free lance”. Anche per Mario Ciancio<br />
Sanfilippo, presidente della Fieg, si tratta<br />
di “un primo importante risultato”. “L’obiettivo<br />
in ballo - continua Ciancio Sanfilippo - era<br />
quello di inserire elementi di flessibilità nella<br />
gestione delle imprese editrici che consentissero<br />
di accrescere la loro efficacia e<br />
concorrenzialità. L’accordo firmato non<br />
realizza certo questo obiettivo, né può<br />
nascondersi che comporta un costo economico<br />
non trascurabile. Tuttavia è un risultato<br />
da non sottovalutare e da gestire in un clima<br />
di piena collaborazione”.<br />
Nella categoria si è aperto subito un confronto<br />
molto duro. La commissione contratto,<br />
nella riunione del 27 febbraio, si è spaccata.<br />
Il vertice Fnsi ha deciso di convocare la<br />
conferenza <strong>dei</strong> Cdr e il Consiglio nazionale<br />
nonché di promuovere assemblee in tutte le<br />
redazioni. Non viene escluso un referendum<br />
tra tutti i giornalisti “a patto che venga chiesto<br />
da una maggioranza di strutture di base<br />
e di colleghi”. Serventi Longhi il 28 febbraio<br />
ha dichiarato: “Il Contratto verrà firmato dopo<br />
le decisioni degli organi statutari della Federazione”.<br />
Editoria, la riforma<br />
ora è legge.<br />
Cassa integrazione<br />
nei periodici<br />
(pagherà l’Inpgi).<br />
Pagina 22<br />
Il testo<br />
integrale<br />
alle pagine<br />
8, 9, 10 e 11<br />
I redattori web entrano nel Contratto<br />
Serventi Longhi: la parola ai colleghi<br />
Via libera ai giornalisti<br />
negli uffici stampa<br />
della P.a.<br />
Ma c’è un’ombra<br />
sulla contrattazione:<br />
Fnsi esclusa?<br />
PROFESSIONISTI:<br />
Carlo Belihar, Carlo Colleoni, Antonio De Falco, Aldo De Gregorio, Aldo De Martino, Pier<br />
Paolo De Monticelli, Oreste Del Buono, Enrico Forni, Patrizio Fusar Imperatore, Enzo Galletti,<br />
Pier Luigi Gandini, Romeo Giovannini, Gian Francesco Gonzaga Di Vescovato, Orazio<br />
Pizzigoni, Francesco Vizioli, Francesca Laura Wronowska.<br />
PUBBLICISTI:<br />
Angelo Arrigoni, Caterina Lelj, Nino Romano, Libero Traversa, Gian Carlo Vicinelli.<br />
Nel corso dell’assemblea verranno consegnate le tessere di praticante agli allievi della Scuola<br />
di giornalismo dell’Università Cattolica. All’ordine del giorno dell’assemblea degli iscritti<br />
all’Albo figura l’approvazione del bilancio preventivo <strong>2001</strong> e del conto consuntivo 2000.<br />
1
Oreste Del Buono<br />
Il grande “mago”<br />
del fumetto Settantotto anni l’8 <strong>marzo</strong> e una<br />
vita davvero intensa. Che cosa<br />
ha fatto Oreste Del Buono in tutto<br />
questo tempo? Sarebbe sicuramente<br />
più semplice dire quello<br />
che non ha fatto. Romanziere,<br />
traduttore, letterato, persino pittore<br />
e disegnatore, Del Buono è<br />
soprattutto un giornalista. Dice di<br />
sé: “Nonostante abbia scritto una<br />
ventina di romanzi e fatto oltre<br />
150 traduzioni letterarie, il mio<br />
interesse prevalente è sempre<br />
stato il giornalismo. Per passione e curiosità, a offerte di lavoro<br />
giornalistico non ho mai detto di no, a costo di trovarmi nei<br />
pasticci”.<br />
Effettivamente di offerte ne ha avute davvero tante e tante<br />
sono state, di conseguenza, le testate per cui ha lavorato. Nei<br />
giornali è entrato, uscito, ritornato. Nipote di Teseo Tesei, l’inventore<br />
<strong>dei</strong> “maiali” (siluri semoventi) della Regia Marina e<br />
medaglia d’oro, caduto nell’assalto a Malta del 1942, Oreste<br />
del Buono è stato volontario in Marina e allievo dell’Accademia<br />
di Livorno, dopo l’8 settembre 1943 finì in un lager tedesco<br />
per due anni. Al rientro in patria, ha collaborato con il Politecnico<br />
di Elio Vittorini ed è entrato a far parte della prima redazione<br />
di Oggi, diretto da Edilio Rusconi, e di Milano Sera.È<br />
stato poi caporedattore di Epoca durante la direzione di Enzo<br />
Biagi, e di Quattrosoldi.<br />
Critico letterario della Settimana Incom e della Repubblica,<br />
collaboratore di Cinema Nuovo, critico di cinema dell’Europeo,<br />
critico d’arte di Panorama. È tuttora critico pubblicitario dell’Espresso<br />
e tiene da più di dieci anni una rubrica quotidiana di<br />
corrispondenza con i lettori sulla Stampa e una rubrica di articoli<br />
settimanale, Luoghi Comuni, scritta insieme con Giorgio<br />
Boatti. Racconta anche di aver accettato “di preparare e dirigere<br />
un quotidiano romano di sinistra che per fortuna –<br />
commenta – non uscì mai”.<br />
Gli esordi nella professione li ricorda con umorismo e ironia:<br />
“La prima volta che il mio nome è apparso stampato su un<br />
giornale è stato su Il Balilla, in una rubrica di lettere ai lettori:<br />
avevo cinque anni; l’anno seguente venni premiato con una<br />
medaglia per un concorso di testi dedicati alla marcia su<br />
Roma. Ho poi frequentato la scuola Montessori e lì mi hanno<br />
affidato il giornalino scolastico, del quale gestivo anche gli<br />
abbonamenti”.<br />
A dire il vero, come lui stesso precisa, inizialmente si è dedicato<br />
al disegno, lo scritto è venuto dopo: “A Roma – racconta –,<br />
dove mi sono trasferito con la famiglia dall’Elba, ho studiato<br />
alla Scuola delle Mura, nella quale insegnava Tofano, il creatore<br />
del Signor Bonaventura, e poi ho continuato con tale indirizzo<br />
di studi anche a Milano.<br />
Questa formazione e il fatto che sono stato un lettore appassionato<br />
del Corriere <strong>dei</strong> Piccoli spiegano tutto ciò che è venuto<br />
poi con Linus”. Della celebre rivista è stato direttore per molti<br />
anni e si può dire che i fumetti siano la sua grande passione,<br />
anche quando non erano ancora di moda nel nostro Paese ed<br />
erano disprezzati, considerati sottocultura.<br />
Aldo De Martino<br />
L’inquietudine di un<br />
direttore rivoluzionario<br />
Un destino nella direzione della Rai e per la rivoluzione del<br />
mondo della comunicazione. Lo dimostrano gli esordi di Aldo<br />
De Martino, che nel 1951 aveva 24 anni e da pubblicista fondò<br />
il primo giornale universitario italiano, Sport universitario.La<br />
rivista esiste ancora, quest’anno festeggia i 50 anni e porta<br />
ancora il nome del suo fondatore nella testata.<br />
De Martino subito dopo rileva l’Agi sport, un’agenzia giornalistica<br />
nazionale, “finché - racconta - ebbi il classico colpo di fortuna.<br />
Alla fermata del ‘30’ di porta Garibaldi incontrai un mio<br />
amico e collega, Claudio Ansaldo, che mi disse: “Sai che sta<br />
nascendo una cosa nuova? Il telegiornale” non capivo “Ma<br />
cos’è?”. Poi mi chiamarono dalla Rai e in poco tempo divenni il<br />
VI giornalista del Tg. Il direttore all’epoca era Vittorio Veltroni, il<br />
padre di Walter. Un altro che entrò con me fu Bruno Ambrosi”,<br />
attuale presidente dell’Associazione Walter Tobagi.<br />
Un pozzo inesauribile di idee, De Martino prese in mano la<br />
Domenica sportiva e lì creò la moviola. “Quel geniale supporto<br />
tecnico, che oggi usano tutti lo inventammo io e il capo operatore<br />
Heron Vitaletti”. Alla Rai era uno che ha fatto storia e record<br />
di ascolti “e per questo non mi cacciavano - confessa - nonostante<br />
il mio caratteraccio”.<br />
La rivoluzione per la Rai avvenne nel ‘76, quando nacque il<br />
Tg2, il cui direttore era Emilio Rossi, un cattolico, e nel ‘79 seguì<br />
il Tg3 diretto da Andrea Barbato, “un grande professionista di<br />
sinistra”. “Nel 1976 io divenni il direttore del centro di produzione<br />
di Milano e lì rimasi fino al 1992, quando mi mandarono a<br />
casa”.<br />
Ventuno<br />
Ricorda quando, a un congresso del Partito Comunista a Milano,<br />
presentò insieme a Trevisani e Giglio un giornale per le<br />
mondine e gli operai tutto a fumetti. Togliatti e gli altri dirigenti li<br />
cacciarono, poi, però, si scoprì che a Mirafiori tutti leggevano<br />
Grand Hotel, che era, guarda caso, un periodico a fumetti.<br />
Il primo numero di Linus uscì nel 1963 e allora Umberto Eco<br />
ed Elio Vittorini affrontarono il tema del fumetto come forma<br />
d’arte, lanciando, secondo Del Buono, una vera e propria sfida<br />
culturale: Vittorini propose addirittura un accostamento tra<br />
Charles Schultz e J. David Salinger. L’impresa iniziata da<br />
Giovanni Gandini, fondatore della rivista, sembrava un azzardo,<br />
ma vi si dedicò anima e corpo. “Giovanni Gandini si era<br />
venduto un album di francobolli ed era partito per la rischiosa<br />
impresa con tutti gli amici della “Milano Libri”, una libreria che<br />
si trovava a pochi passi dalla Scala e che gestiva sua moglie<br />
Anna Maria. Insieme a quegli amici aveva costituito un comitato<br />
di traduttori delle prime strisce <strong>dei</strong> Peanuts di Charles<br />
Schultz. La mia presenza non era da esperto, ma da consumatore.<br />
Ero io quello che leggeva tutti i fumetti. Divoravo anche<br />
quelli più brutti”.<br />
L’amore per i fumetti, però, ha radici lontane: fin da ragazzo<br />
aveva cercato ostinatamente di mandare suoi disegni al<br />
Bertoldo: “La casa dove abitavo dava sulla piazza vicina a<br />
quella dove c’era la Rizzoli. Quando uscì per la prima volta il<br />
Bertoldo iniziai ad andare, ogni tanto, a vedere il palazzo dove<br />
lo facevano. Una volta mandai un pacco con cento battute alla<br />
rivista e, da allora, ogni settimana mandavo delle vignette e<br />
poi andavo davanti al palazzo ad aspettare l’arrivo della posta.<br />
Giovannino Guareschi, che curava la rubrica “Il Cestino”, un<br />
giorno pubblicò la mia prima vignetta. Ricevetti 25 lire, ma non<br />
le incassai mai: conservo ancora quell’assegno”. Seguirono<br />
altre vignette e scritti.<br />
Il primo vero lavoro per Oreste Del Buono arrivò con la ripresa<br />
dell’Omnibus, dopo che si era mantenuto per un po’ disegnando<br />
manifesti pubblicitari. Nel giornale di Salvato Cappelli ebbe<br />
la possibilità di condividere la stanza con Achille Campanile,<br />
Giuseppe Marotta, Riccardo Manzi e Ennio Flaiano, “lì ci sono<br />
passati tutti, perché era un momento di grande miseria”. A<br />
Oggi, invece, racconta di essere riuscito a entrare grazie al<br />
particolare metodo d’assunzioni utilizzato da Edilio Rusconi:<br />
se qualcuno aveva parlato male di una persona, lui la prendeva.<br />
Un’intensa attività è stata per Del Buono anche quella svolta<br />
nelle case editrici: ha lavorato per Mondadori, Bompiani,<br />
Einaudi, Garzanti. Ha sempre amato in modo particolare<br />
battersi per i libri degli altri e dedicarsi ai tascabili: “Li ho fatti<br />
tutti, tranne gli Oscar, per i quali però ho scritto qualche prefazione.<br />
È un modo di stare più a contatto con il prossimo e aiuta<br />
a non credere troppo nelle proprie opinioni”. Un amore particolare<br />
sono i gialli che ha curato per la Mondadori.<br />
Ha sempre saputo cogliere le molte dimensioni della cultura,<br />
passando dai fumetti americani alle traduzioni di Gide, Wilde,<br />
Maupassant, Costant. Il primo romanzo, Racconto d’inverno, è<br />
del 1945; ne sono seguiti molti altri, per i quali è stato definito<br />
“scrittore di forte personalità, attento ai più impercettibili movimenti<br />
della vita quotidiana”.<br />
Ha vissuto molto e intensamente e fatto davvero di tutto. Il suo<br />
modo di cogliere ciò che la vita gli riserva sorprende, impressiona<br />
e lascia senza parole. Con queste parole ha concluso<br />
uno scritto autobiografico inviatoci per questo articolo: “Oltre a<br />
condurre la collaborazione con La Stampa e L’Espresso,<br />
attualmente sto morendo per vedere l’effetto che fa”.<br />
Giorgia Bresciani<br />
Dodici anni di soddisfazioni:<br />
“Riuscimmo a raggiungere il<br />
26 per cento di tutta la produzione<br />
dell’azienda, mentre<br />
adesso si parla del 4-5 per<br />
cento. E poi con Fantastico del 1983 raggiungemmo il record<br />
assoluto di spettatori, con la Carrà, Corrado, Renato Zero, Marina<br />
Perzi ed Heather Parisi”. A Milano, inoltre De Martino portò<br />
l’alta definizione. Con il film Linea di confine, interpretato, fra gli<br />
altri, da Sting e da Tina Turner. “Abbiamo fatto epoca a Milano -<br />
dice orgoglioso - con Grassi che allora era alla Scala, facemmo<br />
la prima assoluta dal teatro scaligero”.<br />
Tanti personaggi dello spettacolo raggiunsero la fama grazie a<br />
lui. Loretta Goggi, Claudio Cecchetto, Milly Carlucci e Beppe<br />
Assemblea<br />
<strong>2001</strong><br />
Pier Paolo De Monticelli<br />
“Il giornalismo<br />
non è cambiato”<br />
PROFESSIONISTI<br />
“Non credo proprio che il giornalismo<br />
sia cambiato, la ricerca dello scoop<br />
esisteva anche ai miei tempi: è<br />
cambiata la società e ciò che il<br />
pubblico vuole leggere”. Una visione<br />
contro corrente, quella di Pier Paolo<br />
De Monticelli, 79 anni, milanese. “È<br />
normale che il giornalismo in cui ho<br />
lavorato io sia scomparso, ma<br />
questo non significa che l’attuale sia peggiore”, dice. De Monticelli<br />
arriva in redazione dall’ingresso “secondario”, iniziando<br />
nel 1947 come stenografo nell’agenzia milanese Sport Informazioni.<br />
Assieme a lui, nello stesso ufficio, lavora anche<br />
Oreste Del Buono. “Avevo il compito di raccogliere le cronache<br />
delle varie partite di calcio, ma lavoravo ancora in modo saltuario”,<br />
dice De Monticelli. Il primo approccio ravvicinato col<br />
mondo della carta stampata arriva però nel 1948, quando l’allora<br />
ventisettenne Pier Paolo De Monticelli approda al Tempo<br />
di Milano. “Fu mio fratello Roberto, che già ci lavorava, a chiedermi<br />
di andare. A quel tempo, l’editore Angelillo voleva esportare<br />
il modello di giornale, che funzionava così bene a Roma,<br />
anche a Milano”, ricorda. De Monticelli venne assunto come<br />
cronista e al Tempo rimase fino al 1953. Quell’anno infatti,<br />
passò in forza al Settimo Giorno, rotocalco di cronaca, di cui<br />
diviene redattore. Ma il vero salto di qualità arriva solo tre anni<br />
dopo, quando Enrico Mattei lancia l’iniziativa del Giorno. “Era<br />
un giornale veramente nuovo - ammette De Monticelli - in cui<br />
tutti collaboratori credevano. Un anti-Corriere, anche nelle scelte<br />
esteriori: via la terza pagina e più spazio allo sport, la pubblicità<br />
e la Tv”. Una militanza ultraventennale, quella di De Monticelli,<br />
che terminerà solo nel ‘77. “Il Giorno riusciva a trattare<br />
con grande disinvoltura anche gli argomenti più scabrosi, spesso<br />
tirando in ballo santoni della politica”, prosegue. “Dopo l’addio<br />
di Baldacci (il direttore del giornale, n.d.r.) nel 1960, la<br />
testata continuò ad essere un punto di riferimento per gran<br />
parte della sinistra, ma perse incisività, perse quella potenza<br />
dovuta all’inconscienza che aveva prima”, dice De Monticelli.<br />
La consegna della medaglia d’oro alla carriera gli fa piacere,<br />
anche se ammette con schiettezza di “non essere mai stato<br />
uno di quelli che amano fregiarsi di lustrini”.<br />
C.F.<br />
Grillo, per fare <strong>dei</strong> nomi. Il suo segreto? “Passione e pelo sullo<br />
stomaco. Devi essere capace di convincere la gente e portare i<br />
mezzi giusti. Un’azienda cresce grazie all’innovazione, invece<br />
oggi la Rai è solo un gran caos politico. I telegiornali e i<br />
programmi sono un disastro”. La nave affonda, dunque, se non<br />
ci sono abbastanza cervelli: “Durante la mia carriera alla Rai ho<br />
prodotto 50 film. Con me hanno lavorato Burt Lancaster in I<br />
promessi sposi, Monica Vitti e Marcello Mastroianni e registi<br />
come l’impareggiabile Antonioni.<br />
A 74 anni De Martino non ha perso grinta e carattere. Non per<br />
niente, oltre a fare da lettore, segreto, per alcune case editrici,<br />
fa parte dell’Accademia degli inquieti. “L’inquietudine non è una<br />
malattia, è uno stato d’animo”.<br />
K.A.<br />
2 ORDINE 3 <strong>2001</strong>
penne d’oro<br />
Enzo Galletti<br />
“Non sono uno<br />
di quelli che parlano”<br />
Persona riservata e poco amante<br />
delle luci della ribalta, Enzo Galletti<br />
ha un passato da eroe della Resistenza<br />
su cui mantiene un riserbo<br />
assolutamente fuori dai tempi. Per<br />
la professione che ha amato ed<br />
esercitato, anche a rischio della<br />
vita, nell’arco di mezzo secolo,<br />
rappresenta un’eccezione assoluta:<br />
in un ambiente in cui si aggirano<br />
personaggi dall’ego spropositato,<br />
Galletti non vuole strombazzare i<br />
tanti risultati conseguiti, le lotte<br />
combattute con successo, sempre e solo per ragioni ideali, mai<br />
per calcolo personale. Un caso unico, se pensiamo a come<br />
Enzo Biagi ha definito un vizio della categoria: “l’autobiografismo,<br />
malattia senile del giornalismo”. “Ho cominciato scrivendo<br />
sui muri”; così vuole essere ricordato questo milanese, nato nel<br />
1928, e questa frase dà il senso della sua modestia. Condensare<br />
in cinque parole anni di lotta antifascista, combattuta<br />
mettendo a repentaglio la propria vita, non dà il senso del<br />
coraggio dimostrato dal futuro giornalista come partigiano.<br />
Galletti ha dato il suo contributo come attivista democratico<br />
occupandosi comuque di comunicazione: distribuiva le testate<br />
clandestine, come L’Unità o il Fronte della Gioventù. Questo il<br />
ricordo che il giornalista mantiene di quegli anni: “Eravamo circa<br />
un centinaio i ragazzi nel gruppo, (si chiamava “Fronte della<br />
Gioventù”, - “un nome che ci è stato poi usurpato” si rammarica<br />
Galletti – fondato, tra gli altri, da Eugenio Curiel e Gillo Pontecorvo,<br />
insieme ai fratelli Aldo e Giuseppe Tortorella) ed alla fine<br />
siamo soppravvissuti in tre, gli altri che furono catturati dai nazifascisti,<br />
finirono o fucilati sul posto, o uccisi sotto tortura, o nei<br />
campi dove furono deportati. Altri morirono in combattimento.<br />
Giravamo per Milano con un triciclo dal doppio fondo, in cui<br />
nascondevamo le pubblicazioni clandestine, e le consegnavamo<br />
in giro per la città”. Se avete già capito la persona, compren-<br />
Antonio De Falco<br />
Innamorato<br />
della politica estera<br />
La passione per il giornalismo, il<br />
giornalismo come strada per seguire<br />
la sua passione. Antonio De<br />
Falco ha cominciato a fare questa<br />
professione nel 1951, al Corriere<br />
della Sera e poi al Giorno. Un<br />
costante progredire fino a diventare<br />
inviato, a soli trentasei anni, nel<br />
1960. Una grande soddisfazione<br />
professionale e forse anche il modo<br />
migliore per assecondare il suo<br />
interesse maggiore (o occupandosene<br />
proprio in virtù di questo) la<br />
storia militare, quella dell’aviazione,<br />
le problematiche militari dell’Occidente, la politica estera, in definitiva.<br />
Per trent’anni in giro per il mondo a seguire gli eventi più<br />
importanti della guerra fredda, fino al 1990, quando è andato in<br />
pensione a 66 anni.Tanti i ricordi importanti, dalla guerra araboisraeliana<br />
nel 1973, alle trattative <strong>dei</strong> “due blocchi” sugli euromissili<br />
a Ginevra.<br />
“La vita degli inviati a volte è un po’ troppo romanzata, accompagnata<br />
da un alone di mistero e avventura che in realtà o non<br />
esistono o sono da ridimensionare drasticamente – racconta<br />
De Falco con disincanto: sia durante le guerre, sia nei grandi<br />
vertici internazionali e negli incontri diplomatici, con le grandi<br />
personalità politiche che spesso non si facevano neanche avvicinare”,<br />
recrimina.<br />
Anche oggi, da casa, Antonio De Falco continua a coltivare la<br />
passione della sua vita: la politica estera.<br />
Fulvio Fiano<br />
ORDINE 3 <strong>2001</strong><br />
derete perché Galletti non fa menzione della Medaglia d’argento<br />
al valor militare, di cui è stato insignito per non aver parlato<br />
sotto tortura; anche lui fu arrestato e passò quasi un anno, a<br />
cavallo tra il ‘44 al ‘45 a San Vittore. Ne uscì vivo, ma non tradì<br />
mai i compagni, resistendo anche quando lo scorticarono vivo;<br />
“non sono uno di quelli che parlano” quasi si schermisce. Finita<br />
la guerra, Galletti può finalmente dedicarsi alla sua passione:<br />
inizia in cronaca, nel ‘48, alla redazione di Milano sera. Il giornale<br />
verrà chiuso, e parecchi redattori crederanno in una scommessa<br />
di Giangiacomo Feltrinelli, Milano la sera, che non vedrà<br />
mai la luce. Nel ‘54 viene chiamato alla Gazzetta di Mantova,<br />
dove rimarrà tre anni, al termine <strong>dei</strong> quali gli viene offerto di<br />
occuparsi della gestione La Provincia Pavese. Questo periodo<br />
dura altri tre anni, ma il giornale non va tanto bene da sopravvivere,<br />
anche se viene apprezzato. Nel ‘60 Galletti decide di<br />
presentare le proprie dimissioni irrevocabili, e va a salutare in<br />
città tutti i personaggi pubblici e le autorità con cui si è trovato a<br />
contatto in quegli anni; le proteste per l’abbandono del giornale<br />
sono unanimi, e il direttore trova subito entusiasti finanziatori<br />
per un’altra avventura editoriale. Nasce Il Giornale di Pavia, che<br />
avrà l’ex partigiano come direttore per alcuni anni. Comincia<br />
un intermezzo come capo ufficio stampa della Candy, “con<br />
contratto giornalistico, oppure nulla, fu la mia proposta all’azienda”,<br />
puntualizza l’ex-direttore. Dal 1972 Galletti lavorerà al<br />
Giorno, “come redattore ordinario, uno <strong>dei</strong> pochissimi a non<br />
accettare i compromessi necessari per essere caporedattore “,<br />
ci tiene a precisare. Negli stessi anni collaborerà con gli uffici<br />
stampa di varie aziende, dalla Fata di Torino, fino alla Agudio<br />
ed alla Montecatini. Insieme con Giancarlo Galli, Aleramo<br />
Hermet, Enrico Remondina, Dante Ferrari costituirà il gruppo<br />
“Uffici stampa”, per far riconoscere il contratto di lavoro giornalistico<br />
per gli addetti alla comunicazione d’azienda; combatteranno<br />
aspre lotte sindacali contro l’<strong>Ordine</strong>; “La dirigenza dell’ordine<br />
era contraria, ignorò per anni questa professionalità che si<br />
era specializzata, e non capì che per tanti colleghi che non<br />
trovavano spazio nelle redazioni questa era l’unica via”. Enzo<br />
Galletti ha anche scritto saggi critici, romanzi e novelle, oltre ad<br />
aver collaborato a numerosi rotocalchi, ma come si sarà già<br />
capito non vuole che se ne parli più di tanto: a questo giornalista<br />
sono state a cuore solo le grandi battaglie ideali, mai le<br />
realizzazioni personali .<br />
Gianluca Ursini<br />
Carlo Colleoni<br />
Un artigiano<br />
del giornalismo<br />
Carlo Colleoni è l’esempio lampante<br />
di un giornalismo creato dietro le<br />
quinte, lo stereotipo di redattore<br />
dedito alla cucina del giornale, figura<br />
senza la quale i quotidiani non si<br />
troverebbero in edicola.<br />
Nato a Bergamo nel 1908, Colleoni<br />
dopo la maturità classica nella sua<br />
città si laurea all’ateneo di Pavia,<br />
addirittura in due discipline: Scienze<br />
politiche e Giurisprudenza. Sarà<br />
con quest’ultima specializzazione<br />
che entrerà nel mondo delle professioni,<br />
frequentando il foro bergamasco<br />
fino alla seconda guerra mondiale. Dopo gli anni del conflitto,<br />
che non lo vede impegnato al fronte, Colleoni decide che è<br />
finalmente tempo di dedicarsi alla sua passione originale, il giornalismo.<br />
Viste le sue competenze giuridiche, non ha fatica a<br />
ritagliarsi uno spazio nel mondo dell’economia: gli esordi avvengono<br />
in una rivista economica della città orobica: La Rassegna,<br />
con pubblicazione quindicinale. Con questa testata inizia il suo<br />
apprendistato nel ‘46, ma la sua posizione non può essere<br />
regolarizzata: l’italietta burocratica <strong>dei</strong> primi anni ‘50 gli impedisce<br />
di essere iscritto a due ordini professionali contemporaneamente.<br />
Dopo aver ritirato la sua iscrizione dal registro degli<br />
avvocati e procuratori, può iniziare da pubblicista per Il giornale<br />
del popolo di Bergamo, il suo quotidiano di tutta una carriera<br />
giornalistica. La sua assunzione risale al 1951, come redattore<br />
in cronaca locale. Colleoni non ama stare sul palco: si ritaglia<br />
uno spazio di basso profilo, a badare alla cucina del giornale, e<br />
far marciare gli ingranaggi della pagina di cronaca. È stato autore<br />
anche di alcuni saggi d’economia, ormai introvabili, che non<br />
troveranno mai molta eco pubblicitaria per la modestia del loro<br />
autore, che rifugge da ogni tentazione di protagonismo.<br />
Una decina d’anni dietro la scrivania da cronista gli varranno<br />
l’esperienza per passare al ruolo di caporedattore cronaca: è<br />
con questa funzione che chiuderà la sua carriera alla fine degli<br />
anni ‘60. Fedele artigiano della notizia, Colleoni ha legato la<br />
sua vita professionale alle sorti del suo giornale: quando chiuderanno<br />
le rotative del Giornale del popolo questo giornalista<br />
bergamasco non scriverà più una riga, esempio di fedeltà<br />
professionale irripetibile al giorno d’oggi.<br />
G.U.<br />
Assemblea<br />
<strong>2001</strong><br />
Orazio Pizzigoni<br />
PROFESSIONISTI<br />
“Bisogna scrivere per i<br />
lettori non per i direttori”<br />
Orazio Pizzigoni è un fedelissimo.<br />
Le sue idee e il luogo dove affermarle<br />
le ha fissate da giovane e non<br />
le ha più cambiate.<br />
Come molti della sua generazione<br />
(è nato nel settembre del ’27), la<br />
scelta più importante l’ha dovuta<br />
fare che ancora era un ragazzo. Lui<br />
scelse di stare con i partigiani e con<br />
loro iniziò a combattere per la<br />
libertà, restando ferito, beffardamente,<br />
proprio la vigilia del 25 aprile<br />
del ‘45.<br />
Nel 1950 comincia a lavorare all’Unità<br />
dove rimane fino al 1983. Trentatré anni di carriera passando<br />
dalla correzione delle bozze alla cronaca bianca, alle<br />
questioni economico-sindacali alla corrispondenza da Praga<br />
nel ‘61, fino ad essere caposervizio delle pagine sindacali<br />
nell’autunno caldo del ‘69 e inviato speciale dal ’72. L’Unità l’ha<br />
anche firmata come direttore responsabile ed ha maturato una<br />
conoscenza così diffusa del quotidiano del Pci da vedersi<br />
proporre di raccontare in un libro la sua esperienza.<br />
“Sono rimasto tanti anni all’Unità – spiega Pizzigoni – per<br />
coerenza e per continuare il mio impegno sociale. Il libro sulla<br />
mia vita al giornale ho preferito non scriverlo, perché non credo<br />
si possa raccontare un’esperienza professionale”.<br />
Di libri, comunque, Pizzigoni ne ha pubblicati diversi. I ragazzi<br />
di Muggiò è quello a carattere più personale, ma si ricordano<br />
anche Le origini della Repubblica, L’Italia nel pallone, Antologia<br />
della Libertà, Costituzione: da qui al duemila, 1984: Dies Irae a<br />
Parma, La tavola dimezzata, Socialismo addio, conversazione<br />
a due con Gianni Mariani (dirigente del Partito Socialista) sui<br />
temi sociali e politici.<br />
I 33 anni all’Unità non sono stati solo rose e fiori. I contrasti sulla<br />
linea del giornale ci furono soprattutto durante la permanenza<br />
a Praga, ed erano contrasti con il partito comunista cecoslovacco.<br />
Inevitabili, però si trasferirono agli organi dirigenti italiani<br />
e Pizzigoni preferì tornare in Italia. “C’è poco da dire, nella<br />
nostra professione non si è mai liberi, sia nei giornali cosiddetti<br />
indipendenti, sia nei giornali politici. L’editore a cui rispondere<br />
c’è sempre, l’importante è mantenere una propria coerenza e<br />
onestà intellettuale”.<br />
Pizzigoni ha poi collaborato con la rivista Giorni-Vie Nuove, è<br />
stato a capo dell’ufficio stampa della Regione Emilia Romagna<br />
e per tre bienni è stato nella commissione d’esame per l’accesso<br />
all’Istituto per la Formazione al Giornalismo - Carlo De Martino.<br />
“Non è un lavoro facile – ricorda Pizzigoni – dover selezionare<br />
ragazzi spesso già bravi o con esperienze giornalistiche alle<br />
spalle, che per lavorare devono passare attraverso l’iscrizione<br />
all’<strong>Ordine</strong> professionale”.<br />
L’idea che ha del giornalismo è quella di una forma di partecipazione<br />
alla società. Per questo “il distacco della politica dalla<br />
gente comune è uno <strong>dei</strong> difetti maggiori della democrazia<br />
moderna, in cui si partecipa sempre meno”, cosa per la quale<br />
sono responsabili anche i giornalisti “che sempre di più scrivono<br />
per i direttori e sempre meno per i lettori”.<br />
Fulvio Fiano<br />
3
Pierluigi Gandini<br />
Nera e giudiziaria<br />
sempre da gentiluomo<br />
Giornalista e gentiluomo. Alto, sottile, famiglia di militari. Forse<br />
per questo colleziona soldatini. Pier Luigi Gandini è discreto e<br />
misurato, tanto da parere reticente. Sembra non avere una gran<br />
voglia di raccontarsi. Ma nello sguardo, mentre sorvola i suoi<br />
cinquant’anni di giornalismo ogni tanto vedi un baleno. Un guizzo.<br />
La fiamma della professione che ancora brucia dentro, che<br />
non si spegne mai, che gli illumina il viso mentre parla di una<br />
lunga carriera. Iniziata al Corriere Lombardo e passata per<br />
l’Unità, il Giorno e Repubblica. Dalla nera al Palazzo di Giustizia.<br />
Con la misura di chi non parla mai a sproposito. Con la<br />
grazia di chi ama quello che fa. E cerca di dare il meglio.<br />
“Ho cominciato a lavorare dopo la guerra, tra il 1947 e il 1948,<br />
benché non fossi ancora laureato: anzi la cosa andò per le<br />
lunghe proprio per questo”.<br />
Laurea in?<br />
“Lettere con una tesi su Jaques Prèvert. Fui il primo a parlare<br />
di Prèvert in Italia. Feci qualche traduzione, un po’ di critica<br />
teatrale, ma soprattutto lavoravo come cronista di nera per il<br />
Corriere Lombardo. Ai primi tempi coprivo dieci commissariati<br />
al giorno. Partivo alle due e mezzo del pomeriggio e rientravo<br />
alle dieci di sera. Un’impresa disperata. Mi ricordo in particolare<br />
a Greco, c’era un commissario che era un orco”.<br />
Trattava male?<br />
“Eccome. Ed era un problema, perché per avere le informazioni<br />
è importate instaurare un buon rapporto con le proprie fonti.<br />
Ma alla fine trovai la soluzione”.<br />
E come?<br />
“Vidi sul suo tavolo un libretto d’opera. Iniziai a parlargli di bel<br />
canto, di musica e lui si illuminò d’immenso. Sa, aveva una vera<br />
passione. E parlando, parlando, riuscii a entrare nelle sue<br />
grazie e il commissariato di Greco divenne una delle tappe più<br />
interessanti”.<br />
Di un percorso faticoso.<br />
“Faticoso ma importante. Io credo che per conoscere la città e<br />
la vita, un giornalista deve fare la nera. Solo così può entrare in<br />
tutti gli ambienti dove è stato commesso un delitto. Dal palazzo<br />
Francesco Vizioli<br />
Un letterato “epicureo”<br />
appassionato di giornalismo<br />
Francesco Vizioli si definisce un “epicureo”, appassionato di<br />
Lucrezio, “perché sposa quella filosofia, che si attaglia di più<br />
alla mia personalità”. Infatti, con la vita avventurosa che ha<br />
condotto, in giro per i quattro angoli del mondo per lavoro,<br />
prigionero di guerra in Africa, passando tra tanti mestieri ed<br />
esperienze professionali diverse, questo estroso partenopeo<br />
ha sempre avuto l’abitudine a fare buon viso ai rovesci della<br />
fortuna, e trovare l’aspetto positivo in ogni vicenda.<br />
Nato a Napoli nel 1920, Vizioli ha frequentato il liceo classico<br />
nella città del golfo, per poi trasferirsi a Roma e laurearsi in<br />
Scienze politiche. Appena tarscorso il periodo spensierato degli<br />
studi, si è trovato ad affrontare una guerra: dopo il Corso Allievi<br />
Ufficiali nel ‘43, parte per la Sicilia con il suo reggimento di<br />
bersaglieri, destinato al fronte africano. Ma sull’altra sponda del<br />
Mediterraneo non ci arriverà con le truppe; gli angloamericani<br />
lo catturano, e passerà i due anni seguenti in un campo di<br />
prigiona ad Orano, la città di Camus, in Algeria.<br />
Ma anche questa si rivelerà un’esperienza proficua: gli anni<br />
giovanili al Circolo canottieri serviranno a diventare il bagnino<br />
delle spiagge destinate agli ufficiali americani: imparerà così<br />
l’inglese, che gli tornerà utile poi nella professione. Finirà per<br />
tornare a Napoli, a fare da interprete agli ufficiali americani.<br />
Appena liberato, si dedica a quel che gli piace di più: scrivere. Il<br />
primo dopoguerra lo vede a Roma, un apprendistato del<br />
mestiere da cronista tra le tante redazioni <strong>dei</strong> giornali che<br />
nascevano e scomparivano nell’euforia degli anni della ricostruzione.<br />
“In quei mesi ho imparato a fare il giornalista: girando<br />
i commissariati in bicicletta”, ricorda Vizioli.<br />
L’altra sua grande vocazione, l’editoria, lo porta a Milano nel<br />
‘48, a girare tra case editrici che, anche stavolta, nascono<br />
sull’onda dell’entusiasmo senza durare molto.<br />
È a questo punto che torneranno utili le conoscenze delle<br />
lingue; oltre all’inglese, Vizioli parla anche francese e tedesco<br />
dal liceo, il che gli procura una collaborazione con l’ Ansa, sede<br />
centrale, a curare la rassegna della stampa estera. L’apprendistato<br />
in agenzia gli varrà il passaggio a professionista, ma<br />
soprattutto il primo grande incarico: andare a Londra a tenere<br />
l’ufficio di corrispondenza, nel ’54. Quest’esperienza durerà un<br />
paio d’anni, fino a che non verrà richiamato bruscamente: “Le<br />
mie notizie non avevano il taglio giusto: di sicuro c’è che non<br />
facevo parte della classe dominante democristiana”, questo il<br />
suo commento.<br />
Questo spiegherebbe anche perché, dopo esser rientrato in<br />
patria, molla l’Ansa e va a lavorare, come Capo ufficio stampa<br />
e Pubbliche relazioni, per un’azienda inglese. È la British Petro-<br />
Ventuno<br />
aristocratico, al quartiere<br />
popolare. Dalla casa di<br />
ringhiera, alla villa altoborghese.<br />
E guardando,<br />
osservando, si capiscono<br />
molte cose. Certo, capitava di essere svegliati alle due di notte,<br />
perché è stato commesso un omicidio. E allora bisogna correre<br />
sul posto”.<br />
Palazzo di Giustizia in confronto era una vacanza?<br />
“Certo c’è una bella differenza. La giudiziaria è più comoda. Gli<br />
orari coincidono con quelli <strong>dei</strong> processi. Basta essere a Palazzo<br />
per le dieci di mattina”.<br />
Il cronista giudiziario non fa mai tardi?<br />
“No, possono capitare lunghe e snervanti attese. Quando una<br />
sentenza viene emessa a tarda ora. Ma non è certo la regola.<br />
La giudiziaria è però molto difficile: si corre sul filo del rasoio e<br />
serve molta precisione. Se sbagli a riportare una sentenza ti tiri<br />
dietro non solo le ire del giudice, ma pure quelle dell’avvocato e<br />
dell’imputato”.<br />
Ha occhi che scavano dentro Pier Luigi Gandini. Uno sguardo<br />
gentile e profondo, che ne ha viste tante. Tutti i processi dal ‘49<br />
all’81. Tutto quello che è passato attraverso le stanze di quel<br />
palazzo enorme, capace di contenere decenni di delitti e castighi.<br />
Bancarottieri, sequestratori, criminali di ogni genere.<br />
“Ricordo in particolare il processo a Rina Fort, la donna che<br />
aveva ucciso la moglie del proprio amante e i suoi quattro<br />
bambini. Era bella la Fort, tanto bella che un collega se ne innamorò<br />
persino”.<br />
Le è dispiaciuto lasciare il Palazzo di Giustizia,?<br />
“Un po’. Quando me ne andai i magistrati mi scrissero una lettera:<br />
un atto di stima senza precedenti. Un foglio battuto a<br />
macchina, dove riconoscevano la mia “sensibilità per i problemi<br />
politici” e la mia “discreta ed elegante correttezza nei rapporti<br />
umani”. Ecco, della mia professione, questo è stato il premio<br />
più bello”.<br />
C.G.<br />
leum, una delle “sette sorelle”<br />
avversarie dell’Eni di Enrico<br />
Mattei. “Ma i rapporti col Giorno,<br />
di cui Mattei era editore, furono<br />
sempre corretti: la Bp era l’unica società che vi trovava spazio”.<br />
Durante i 12 anni come dipendente Bp si è rifatta viva la sua<br />
grande passione: la letteratura. Mentre nel frattempo lascia il<br />
mondo aziendale per dirigere Hp Trasporti, il mensile <strong>dei</strong> soci<br />
autotrasportatori dell’Aci, dedica il suo tempo extralavorativo a<br />
tradurre classici stranieri, soprattutto di poesia, dalla lingua latina,<br />
inglese e tedesca.<br />
I lavori che lo soddisferanno di più saranno anche i più famosi: i<br />
Drammi celtici di Yeats per Guanda, collana della Fenice, ma<br />
quello a cui tiene di più è “la traduzione integrale del De Rerum<br />
Natura di Lucrezio in versi italiani, un lavoro di anni; un’opera<br />
che si conosce poco, troppo poco nelle scuole; a me affascina<br />
per la sua visione filosofica”. Che è, appunto, quella epicurea:<br />
non curarsi degli affanni dell’esistenza, e vivere. [Sarà così che<br />
si fa, per dedicare la vecchiaia alla letteratura, dopo una vita<br />
così romanzesca.]<br />
G. U.<br />
Assemblea<br />
<strong>2001</strong><br />
Aldo De Gregorio<br />
PROFESSIONISTI<br />
Per 30 anni cronista<br />
al Palazzo di Giustizia<br />
Un cronista “modesto, senza troppi<br />
grilli per la testa”, ma con la calma<br />
e il savoir faire dalla sua parte. Aldo<br />
De Gregorio, 77 anni, parla così di<br />
sé e della sua carriera giornalistica<br />
cominciata nel 1948 al Popolo di<br />
Milano, quotidiano della Democrazia<br />
Cristiana, all’epoca diretto da<br />
Mario Melloni. “Uno <strong>dei</strong> primi servizi<br />
lo feci una domenica mattina, quando<br />
l’allora ministro <strong>dei</strong> Lavori pubblici,<br />
Amintore Fanfani, venne a inaugurare<br />
un’opera pubblica a Milano.<br />
Ricordo che nonostante l’importanza<br />
del personaggio, non sentivo<br />
nessuna angoscia, per quello come per altri servizi. Sono<br />
sempre stato così”.<br />
Dalla cronaca bianca “venne spedito” alla cronaca giudiziaria.<br />
“Ignoravo la procedura, il codice penale e l’ambiente del Palazzo<br />
di Giustizia – racconta con voce flemmatica –. Arrivai, insomma,<br />
con la benda negli occhi, e cercai di imparare da chi ne<br />
sapeva più di me”. Umiltà e curiosità, non è un mistero, sono le<br />
qualità <strong>dei</strong> veri giornalisti. E De Gregorio ne è una riprova: i<br />
processi penali li ha seguiti per 30 anni.<br />
Nel ’53 venne chiamato alla cronaca giudiziaria del Corriere<br />
della Sera. “Era il periodo delle bande dell’immediato dopoguerra,<br />
che rapinavano e facevano decine di morti, come quella<br />
del Paesanino, all’epoca famosa”. Poi è la volta del processo<br />
politico, dai sequestri di persona agli attentati della strategia<br />
della tensione. Insieme all’illustre e sfortunato collega, Walter<br />
Tobagi, De Gregorio seguì le vicende delle Brigate Rosse e<br />
delle inchieste terroristiche. “Anche io ricevetti minacce telefoniche<br />
e appostamenti. Infatti fui parte lesa al processo per l’uccisione<br />
di Walter”.<br />
Un’esperienza che lo turbò al punto da chiedere un trasferimento.<br />
“Mi dedicai a inchieste di quartiere, a raccontare la<br />
vecchia Milano, gli eventi artistici della città e il suo dialetto”.<br />
Con la flemma e la curiosità di sempre, De Gregorio coltiva<br />
ancora oggi l’interesse per la sua città adottiva (lui nasce a<br />
Predazzo). E con entusiasmo trasmette la sua decennale esperienza<br />
di cronista ai “discepoli” del corso “Freguj de Milàn”<br />
(briciole di Milano), che tiene alla Humaniter, l’università della<br />
terza età.<br />
K.A.<br />
4 ORDINE 3 <strong>2001</strong>
penne d’oro<br />
Patrizio Fusar Imperatore<br />
Testimone<br />
di quarant’anni<br />
di cronaca<br />
Patrizio Fusar Imperatore è stato<br />
testimone di quarant’anni di storia<br />
italiana dalla sua postazione di<br />
cronista: si può dire che abbia conosciuto<br />
ed abbia stretto amicizia con<br />
tutti i personaggi più significativi del<br />
dopoguerra repubblicano fino all’altroieri.<br />
A sentirlo ripercorrere la sua<br />
carriera, appaiono in una carrellata<br />
d’immagini tanti nomi, che ci rimandano<br />
agli avvenimenti più salienti<br />
della vita nazionale, dall’economia<br />
alla vita sociale alla politica, anche<br />
nei suoi aspetti più torbidi.<br />
Fusar proviene da una stirpe di giornalisti doc: il fratello Mario è<br />
uno <strong>dei</strong> fotografi più quotati dell’editoria nazionale. Nato nel<br />
1928 a Milano, partecipò anche lui attivamente alla nascita della<br />
Repubblica, come partigiano. Le Formazioni Verdi, di estrazione<br />
cattolica e monarchica, furono il suo apprendistato di lotta<br />
antifascista; subito dopo la guerra, comincia un lungo noviziato<br />
al Corriere della Sera.<br />
In quegli anni conoscerà tanti protagonisti del giornalismo italiano,<br />
come Mario Melloni, il famosissimo “Fortebraccio”, che<br />
Fusar ricorda come “un esempio di coerenza; lo conobbi<br />
mentre era al Popolo, un democristiano doc. Uscì dalla Dc per<br />
coerenza con il suo spirito nazionale, protestando per l’ingresso<br />
italiano nella Nato. Sbattè la porta gridando che non si poteva<br />
consegnare il paese agli americani, e andò a dirigere il<br />
Paese Sera”.<br />
Il Corriere ricompenserà pazienti anni di attesa con l’assunzione<br />
nel ’52, insieme a Franco Di Bella e Alberto Cavallari. A<br />
caldeggiare il contratto fu Fenizio Lanfranchi che lo presentò a<br />
Mario Missiroli come “un futuro direttore”. Fusar ricorda con<br />
ironia questo episodio, perché le parole di Lanfranchi furono<br />
profetiche, ma all’inverso: a diventare direttori furono poi Di<br />
Bella e Cavallari. In quegli anni milanesi un cronista arrivava a<br />
conoscere tanti personaggi che sentiamo ancora nominare: il<br />
giovane Fusar passava le sue serate con Giannino Negroni,<br />
l’inventore del cocktail, o per dirne un altro, con Federico Tesio,<br />
una leggenda dell’ippica italiana, che fece uscire dal suo allevamento,<br />
insieme ad altri campioni, anche Ribot.<br />
Fusar seguirà in quegli anni molti avvenimenti, anche sportivi,<br />
destinati a rimanere nella storia del costume nazionale: i suoi<br />
articoli sulla “Mille Miglia” serviranno a denunciare la pericolosità<br />
della corsa, e porteranno alla chiusura della competizione.<br />
Tanti i personaggi sportivi incrociati durante i ’50: è sua l’ultima<br />
intervista conosciuta rilasciata da Fausto Coppi.<br />
Nel ‘56 l’avventura editoriale che ancora oggi ricorda con<br />
commozione: fa parte del gruppo fondatore del Giorno: nella<br />
foto della prima redazione lo si vede nella vecchia tipografia di<br />
via Settala, defilato sulla sinistra in un gruppo capitanato da<br />
Gaetano Baldacci, insieme a personaggi del calibro di Paolo<br />
Murialdi, Gianni Brera, Achille Campanile, Franco Nasi; “ma<br />
c’era anche Tommaso Besozzi, nessuno più si ricorda che fu<br />
l’unico a intervistare iI bandito Salvatore Giuliano”, ricorda con<br />
nostalgia di quegli anni da pioniere.<br />
Nella lunga carriera compiuta al Giorno, Fusar è stato anche<br />
corrispondente da Roma, da dove ha osservato alcune delle<br />
vicende più oscure della storia italiana: fu l’ ultima persona a<br />
parlare con Mino Pecorelli prima che lo uccidessero. Chiacchierarono<br />
a lungo nella redazione di Op, prima che il giornalista<br />
venisse ucciso.<br />
Di passaggio dalla redazione milanese, fu anche l’ultimo a ricevere<br />
una telefonata da Mauro De Mauro; prima di essere rapito,<br />
il fratello dell’attuale ministro aveva cercato di mettersi in<br />
contatto con il suo direttore, e la sua chiamata fu presa da<br />
Fusar.<br />
Come si vede, una carriera che ha toccato tutti i punti salienti<br />
della nostra storia di quegli anni, dal dopoguerra agli anni della<br />
caduta della prima repubblica; anni che Fusar non ha seguito<br />
da cronista, avendo ormai raggiunto la pensione con l’inizio<br />
degli anni ‘90. La sua ultima idea è stata fondare la “Fusar Editore”,<br />
un’esperienza che ha prodotto però un’unica creatura, una<br />
“Cronaca della marcia di Roma”, intitolata Il dado è tratto di<br />
Mussolini.<br />
G.U.<br />
ORDINE 3 <strong>2001</strong><br />
Gian Francesco Gonzaga Di Vescovato<br />
“Sono riuscito a fare<br />
giornalismo di strada”<br />
“Quando lavoravo al Corriere d’Informazione, un mio collega<br />
venne licenziato perché amava le scommesse e si era indebitato<br />
fin sopra i capelli. Ma il giornale, prima di cacciarlo, pagò<br />
tutti i suoi debiti”. Gian Francesco Gonzaga Di Vescovato, 72<br />
anni, di Bergamo, riceverà la medaglia d’oro per i suoi<br />
cinquant’anni di servizio, ma non dimentica l’epoca passata al<br />
Corrierone. “Un giornale che aveva uno stile e un blasone da<br />
difendere e che non poteva permettersi cadute di stile da parte<br />
<strong>dei</strong> suoi collaboratori”, ricorda Gonzaga Di Vescovato.<br />
Il giornalismo, per lui, è stata una passione sbocciata in tenera<br />
età, quando ancora sognava di diventare redattore del Topolino<br />
Giornalista. Dai giornalini creati in casa e venduti alla nonna, Di<br />
Vescovato approda in una vera redazione solo nel 1948, anno<br />
in cui inizia a collaborare col Giornale del Popolo di Bergamo.<br />
Nel ‘49 passa al quotidiano cattolico del mattino L’Italia, dove<br />
resterà per otto anni.<br />
“Mi sono occupato di tutto: dalla nera allo sport, agli esteri,<br />
prima di diventare inviato”, dice. La nascita dell’ambizioso<br />
progetto editoriale di Enrico Mattei, nel 1956, lo coinvolge. Nel<br />
1957 infatti, Di Vescovato inizia a lavorare al Giorno.“Un grande<br />
giornale, per un progetto altrettanto grande: quello di appoggiare<br />
la nascita di un governo di centro-sinistra. Una redazione<br />
formata da giovani di destra e di sinistra, comunque molto affiatati”,<br />
dice Di Vescovato. “Non esistevano discriminazioni politiche<br />
e i servizi venivano affidati sempre ai colleghi più competenti<br />
e bravi”. Ma nel 1964, i rapporti con i proprietari peggiora-<br />
Enrico Forni<br />
“La notizia a tutti i costi<br />
spesso rende immorali”<br />
“Ho iniziato a scrivere tre il ’43 e il ’45, quando ero internato in<br />
Svizzera”. Enrico Forni, 78 anni, milanese, parla della sua<br />
carriera con grande discrezione e con spiccato senso dell’umorismo.“La<br />
consegna della medaglia d’oro per i 50 anni di professionismo<br />
è un riconoscimento alla carriera, ma soprattutto alla<br />
longevità”, dice. Redattore del Giornale del Popolo, prima, e di<br />
Popolo e Libertà poi, Enrico Forni pubblica i suoi primi articoli in<br />
Canton Ticino. “Popolo e Libertà era un quotidiano fatto da<br />
poche persone e di orientamento liberale, destinato a tutti gli<br />
italiani internati in Svizzera”, ricorda. Al termine della guerra,<br />
Forni rientra in Italia e comincia, nel 1951, a collaborare con la<br />
Gazzetta dello Sport, occupandosi di pugilato e motociclismo.<br />
“In principio facevo il correttore di bozze, con la segreta speranza<br />
di fare un giorno quello che avevo sempre sognato: il giornalista.<br />
Quel mondo, ai miei tempi, esercitava un notevole fascino<br />
sui giovani come me e l’obbiettivo era quello di diventare<br />
inviato speciale”, dice. Come per molti altri colleghi, il progetto<br />
di Enrico Mattei segnò una svolta nella vita professionale di<br />
Ernico Forni, che alla fine del ’56 lascia la Gazzetta e passa al<br />
Giorno. Nel giro di qualche anno, Forni ne diventa capocronista.<br />
“Fu una grande stagione, anche perché il progetto politico<br />
del giornale corrispondeva al mio orientamento”, ammette. Ma<br />
la morte di Mattei e l’arrivo di Italo Pietra (con il quale, per altro,<br />
Forni dice di aver avuto un “ottimo rapporto”) alla direzione<br />
segnano la fine della sua avventura nel quotidiano milanese.<br />
Romeo Giovannini<br />
Mitici<br />
i suoi titoli<br />
Romeo Giovannini è nato a Lucca<br />
alla vigilia del ferragosto del 1913 e<br />
ora risiede a Lomello, in provincia di<br />
Pavia.<br />
Diventato relativamente tardi giornalista<br />
professionista (nel 1951) vanta<br />
collaborazioni di riguardo con il settimanale<br />
l’Europeo e con il quotidiano<br />
pomeridiano Milano Sera.<br />
no anche a seguito della<br />
morte di Mattei e il nucleo di<br />
giornalisti “duri e puri” si sfalda.<br />
Di Vescovato lascia e<br />
passa al Corriere d’Informazione.<br />
Il blasone contava moltissimo allora e il Corriere non poteva<br />
permettersi di avere giornalisti dalla vita privata non irreprensibile.<br />
“Neppure i fattorini potevano sgarrare. Ne ricordo uno che<br />
recitava alla Scala come comparsa alla sera per arrotondare lo<br />
stipendio. Il direttore lo venne a sapere, convocò il poveretto e<br />
gli disse che il giornale non voleva pagliacci al proprio interno.<br />
Però, da quel giorno, quel fattorino si trovò 5mila lire in più al<br />
mese in busta paga”, dice Di Vescovato. Una carriera che termina<br />
nell’87 al Corriere della Sera, ma con molti dubbi. “ Ho avuto<br />
la fortuna di fare un giornalismo ancora da strada, che imponeva<br />
di prendere il tram o di andare a piedi a cercare le notizie.<br />
Oggi questo non accade più”, dice. “I giornali non sono più gli<br />
stessi: la velocità delle comunicazioni e la mole crescente di<br />
notizie ammassate in redazione rendono sempre più difficile<br />
accertare la verità <strong>dei</strong> fatti”, ammette Di Vescovato. Riguardo<br />
alle scuole di giornalismo: “Vanno bene come le scuole d’Arte,<br />
ma i Caravaggio e i Tintoretto non nascono tutti i giorni. Ai miei<br />
tempi ci veniva detto: “leggi molto e scrivi poco” e poi credo che<br />
non ci sia palestra migliore della pratica e del seguire i giornalisti<br />
più esperti”, conclude Di Vescovato.<br />
C.F.<br />
“Puntai su una scelta insolita,<br />
diversa e andai ad Amica, un<br />
settimanale destinato al pubblico<br />
femminile. Fu un lavoro<br />
molto interessante, che mi<br />
coinvolse prima come collaboratore e poi come vicedirettore”,<br />
ricorda Forni.<br />
Ad Amica Forni resta fino al 1972, anno in cui passa al Corriere<br />
d’Informazione. Esperienza breve, perché pochi mesi dopo<br />
diventa redattore capo, e poi vicedirettore, di Tempo Illustrato.<br />
“Alla fine degli anni Settanta decisi però che era giunto il<br />
momento di mollare col giornalismo quotidiano. Sono stato per<br />
tre anni capo ufficio stampa della Regione Lombardia, sotto la<br />
Giunta democristiana di Cesare Golfari. Venni assunto, nonostante<br />
avessi preannunciato che non avrei fatto il portaborse a<br />
nessuno e che avrei solo servito le istituzioni”. Il presente, al di<br />
fuori dell’ambiente politico, è racchiuso in un minuscolo giornalino<br />
parrocchiale, di cui Ernico Forni è, da 10 anni, direttore.<br />
“Sono anni che non leggo più i quotidiani, perché non mi fido.<br />
So che non dovrei dirlo, ma se potessi tornare indietro non rifarei<br />
questo mestiere. Motivo? Lo scopo, la ricerca della notizia a<br />
tutti i costi rende spesso immorali. Lo sono stato, talvolta, e non<br />
vorrei ripetermi. Non mi piace il modo in cui la stampa entra<br />
nella vita di altre persone, semplicemente violandone la<br />
privacy”, conclude Forni.<br />
C.F.<br />
L’esperienza professionale che più ne ha caratterizzato l’attività<br />
giornalistica resta però probabilmente quella al Giorno, del<br />
quale è stato un punto di forza per tre lustri, dal 1960 al 1975.<br />
Sono questi gli anni sui quali preferisce soffermarsi Guido Nicosia,<br />
per tanti anni suo amico e collega. Lo ricorda come una<br />
figura esile fisicamente e un personaggio colto, di fine dicitura e<br />
pronta battuta.<br />
Anzi, proprio questa sua prontezza di spirito lo aiutava nelle<br />
situazioni più difficili o semplicemente imbarazzanti, sia che si<br />
trattasse di fare le rimostranze ai cuochi della mensa del giornale<br />
per il cattivo trattamento ricevuto, sia per fronteggiare l’ira<br />
di un vicedirettore di cattivo umore.<br />
Al Giorno veniva spesso invitato a partecipare alle discussioni<br />
portate avanti dalle tante “firme” che frequentavano la redazione,<br />
e lui non si sottraeva mai al piacere di far tardi a chiacchierare,<br />
intrattenendo amici e colleghi con la sua cultura e la sua<br />
capacità di raccontare. Mitici i suoi titoli che hanno segnato il<br />
successo del Giorno.<br />
F.F.<br />
5
Carlo Belihar<br />
Tutto cominciò<br />
per una palla di mastice<br />
Tutto per una palla di mastice. Per<br />
uno scherzo di un compagno che<br />
incollò il professore alla sedia. Per<br />
una burla del destino che fece ricadere<br />
la colpa sul giovane Belihar. E<br />
lo fece espellere.<br />
Carlo Belihar doveva diventare ufficiale<br />
di Marina, avrebbe avuto una<br />
bella divisa e magari sarebbe pure<br />
andato per mare. Ma aveva il vizio<br />
di ridere. Di ridere di tutto e di tutti.<br />
Se un banco scricchiolava. Se una<br />
pagina frusciava.<br />
Figuriamoci un vecchio professore,<br />
che si alza con la sedia attaccata al sedere. Per poi ricaderci<br />
sopra, disorientato e allibito.Tutti ridevano. Ma il giovane Belihar<br />
rideva ancora più forte. E meno male.<br />
Quella risata fece prendere alla sua vita una strada diversa.<br />
Una rotta che partiva dal Corriere di Trieste, passava per Parigi,<br />
Vienna e Francoforte. Faceva sosta ad Amburgo per poi approdare<br />
a Milano.<br />
Belihar, ovvero un profondo conoscitore della realtà mitteleuropea.<br />
Una carriera lunga, bella e impossibile da riassumere in<br />
poche righe. Dalle campagne a favore del divorzio alle interviste<br />
immaginarie. Dall’economia alla storia. Belihar è qualcuno<br />
che in dieci minuti riesce a descriverti con brillante semplicità il<br />
sistema di tangenti in Germania, le implicazioni di Kohl e le<br />
cause nascoste dello scandalo.<br />
Eppure non si dà importanza. Non si prende sul serio. Neanche<br />
davanti a un’impegnativa medaglia d’oro. Allarga gli angoli<br />
della bocca, cerca di stare serio… niente. Anche questa volta<br />
gli viene da ridere.<br />
Ma andiamo con ordine. Dunque, dopo lo scherzo al<br />
professore e l’espulsione, cosa accadde?<br />
“Entrai alla scuola di equitazione a Pinerolo. Lì ho conosciuto<br />
Gianni Agnelli. Anche lui allievo ufficiale di un altro corso.<br />
Poi venne la guerra. Vediamo, cossa posso dir de la guerra?<br />
Ho conquistato la Jugoslavia. E poi l’ho persa, per distrazione”,<br />
e giù un’altra risata.<br />
Non c’è niente da fare. È incontenibile. Anzi a dirla tutta sono<br />
un po’ preoccupata. Controllo la poltrona su cui sto seduta:<br />
niente colla. Non si sa mai…<br />
Il suo debutto nel giornalismo è stato al Corriere di Trieste?<br />
“Si, un amico mi accompagnò da Cergoli, allora direttore. Lui<br />
aveva fatto l’attore nel teatro dialettale del Benassi. Mi disse:<br />
“Beh, già che la è qua, vorria veder la tipografia?”. E da lì non<br />
mi fece più uscire”.<br />
Da dove? Dalla tipografia?<br />
“Ma no, dal giornale. Rimasi al Corriere di Trieste dal ’45 al ’59.<br />
Francesca Laura Wronowski<br />
Una figlia del mare<br />
e della libertà<br />
Conversare con Francesca Laura Wronowski è come fare un<br />
magico tuffo nel passato della storia italiana. Basti pensare<br />
che la zia Velia di cognome faceva Matteotti, per aver sposato<br />
quel famoso Giacomo, deputato socialista, rapito dai fascisti e<br />
ucciso il 16 agosto 1924. All’epoca del delitto Matteotti, Francesca<br />
Laura era appena nata, ma la sua infanzia venne<br />
segnata dalla repressione fascista che coinvolse tutta la sua<br />
famiglia.<br />
Il padre Casimiro, discendente da un nobile casato polacco,<br />
negli anni ‘20 era giornalista al Corriere della Sera, ma a seguito<br />
della fascistizzazione del quotidiano, a partire dal 1925,<br />
decise di lasciare il giornale. L’amara scelta venne fatta insieme<br />
a Luigi Einaudi, Carlo Sforza, Ferruccio Parri e i fratelli<br />
Albertini. Le battaglie di Casimiro contro le leggi fasciste della<br />
stampa gli procurarono la radiazione dall’albo <strong>dei</strong> giornalisti e<br />
da quel momento dovette cavarsela con gli scarsi introiti derivanti<br />
da incarichi più modesti, che precedettero la partecipazione<br />
diretta alla Resistenza e alla liberazione di Genova dai<br />
tedeschi, nel 1945.<br />
Con una naturale eleganza la signora Wronowski racconta di<br />
un periodo “di grandi ristrettezze economiche e di emarginazione<br />
sociale”. “Ma noi - precisa - ci sentivamo lo stesso liberi<br />
e ricchi. Mio padre viveva a Milano e noi in Liguria, al mare,<br />
perché costava meno ed era più salutare. Ci mandava libri e<br />
giornali che erano il mio nutrimento quotidiano, insieme al<br />
mare, la cui visione mi ammalia e mi ricarica ancora oggi”.<br />
Ventuno<br />
Praticante, professionista, caposervizio agli esteri, vice direttore<br />
responsabile”. E già questa sarebbe una carriera niente male.<br />
“Nel ‘55 venni mandato a Vienna come corrispondente e là<br />
rimasi per cinque anni. Quando il Corriere di Trieste chiuse, mi<br />
offrirono un posto a Francoforte, come responsabile del periodico<br />
della Camera di Commercio Italiana. Accettai. Poi nel ‘62<br />
tornai in Italia, a Milano; prima all’Avanti! e poi ad ABC.<br />
Come arrivò ad ABC?<br />
“Attilio Pandini mi ci trascinò, come una pecora a rimorchio. Ah,<br />
quello fu un periodo avventuroso. ABC aveva lanciato la<br />
campagna divorzista. Allora conobbi tanta gente. Ricordo un<br />
ministro democristiano favorevole al divorzio. Mi spiegò le sue<br />
ragioni”.<br />
E quali erano?<br />
“La figlia aveva sposato uno con l’eiaculatio precox”.<br />
Ah, beh…<br />
“Anche in redazione, c’erano di quei tipi. Sergio Banfi, l’impaginatore.<br />
Quelli che adesso si chiamano art director. Beh, questo<br />
Banfi viveva di bestemmie, non aveva tenerezza per nessuno.<br />
Tranne che per un pesce rosso, portato in redazione da un<br />
cronista di ritorno da un servizio sulle giostre. Al pesce non si<br />
poteva avvicinare nessuno.<br />
Una volta spedirono un collega in Puglia o in Calabria, non<br />
ricordo bene. Doveva seguire una pista e mandarci un pezzo in<br />
giornata, che non arrivava mai. Era tardi e Banfi rugnava: Stù<br />
cretin, stù pirla. Squilla il telefono: era il giornalista. La notizia<br />
era una bufala, e il Banfi giù bestemmie. Mi avvicino e gli dico:<br />
“Scusa, ma questa è l’ora di religione?”<br />
Smise?<br />
“No, proseguì ancora più forte. Allora minacciai di togliere l’acqua<br />
al pesce”.<br />
Eravate vivaci.<br />
“Già! Mi ricordo che avevamo due aerei per la campagna divorzista.<br />
Uno era senza permesso di volo. L’altro aveva un buco<br />
nella carrozzeria: serviva per gettare finte banconote con scritto<br />
“Diecimila ragioni per votare si”. Una volta i manifestini finirono<br />
su San Siro e quelli dell’ippodromo minacciarono di farci pagare<br />
la raccolta. Ma se lo immagina, tutto l’ippodromo pieno di<br />
finte diecimila lire!”<br />
Belihar al pensiero ride ancora. Un buonumore contagioso, che<br />
da quella palla di mastice, lo ha portato a girare l’Europa come<br />
inviato e corrispondente. Ad essere una delle firme de Il Giornale<br />
di Montanelli o a Tmc, come responsabile <strong>dei</strong> telegiornali.<br />
Belihar non si dà arie. Continua a ridere, persino quando si<br />
racconta. Perché il giornalismo non gli ha tolto l’allegria, anzi lo<br />
ha conservato gentile e vivace. E a intervista finita mi dice: “Mi<br />
raccomando le metta quelle cose comiche. Le metta!”<br />
Cristina Giuliano<br />
L’approccio di Francesca<br />
Laura con il giornalismo fu del<br />
tutto casuale. “Nel ‘46 Milano<br />
era in piena ricostruzione e io<br />
non sarei certo rimasta con le mani nelle mani. Volevo lavorare<br />
a tutti i costi, così risposi a un annuncio per un posto da<br />
impiegata al Sole, il quotidiano di proprietà della famiglia<br />
Bersellini. Ma il lavoro che io cercavo era stato già assegnato,<br />
così mi dirottarono alla redazione economica. Cominciai a scrivere<br />
del mercato agricolo, allora molto importante, finché nel<br />
1959 il giornale passò nelle mani della Confindustria e l’atmosfera<br />
si fece irrespirabile. Circolava certa gente dal passato<br />
molto oscuro”.<br />
Dotata dello stesso spirito di indipendenza del padre, la<br />
Wronowski lasciò giornale e professione. “Con un bambino in<br />
grembo e un marito da accudire, una donna era solo un peso<br />
per qualsiasi azienda. Allora non eravamo per niente tutelate<br />
dallo statuto <strong>dei</strong> lavoratori. E dunque abbandonai a malincuore<br />
il giornalismo per dedicarmi alla casa”. Ma durò poco. “Il<br />
concetto di casalinga non lo accetto proprio - sottolinea con<br />
fermezza - e così negli anni trovai altre soddisfazioni come<br />
curatrice e addetta alle pubbliche relazioni di alcuni centri<br />
culturali milanesi”.<br />
Oggi Francesca Laura Wronowski non rimpiange il passato, e<br />
continua a crescere, nutrendosi di libri e di mare, che le hanno<br />
regalato bellezza e libertà. Ketty Areddia<br />
Assemblea<br />
<strong>2001</strong><br />
Angelo Arrigoni<br />
“È l’economia<br />
la mia<br />
passione”<br />
PUBBLICISTI<br />
Angelo Arrigoni, 86 anni, milanese,<br />
ha preferito, alla tradizionale intervista,<br />
scrivere di proprio pugno una<br />
sintetica biografia di se stesso, che<br />
noi pubblichiamo integralmente: “La<br />
prima volta che la firma di Angelo<br />
Arrigoni è apparsa stampata è stato sotto un articolo pubblicato<br />
nel 1933 su Libro e Moschetto, settimanale del GUF universitario<br />
di Milano ed è stato l’inizio di un periodo di intensa collaborazione<br />
di tipo spesso polemico (come usava allora) che<br />
coinvolgeva i problemi universitari italiani.<br />
Poi la sua firma è apparsa su un fondo del Popolo d’Italia, a<br />
seguito dell’affermazione dell’autore (Arrigoni, n.d.a.) ai Littoriali<br />
del 1936, e, più avanti, nel centro del quotidiano di Milano nel<br />
luglio del 1941, a seguito del testo: “Cinquantotto giorni a<br />
Bengasi fra le prepotenze e le ladrerie degli inglesi”, dove si<br />
riporta dettagliatamente la vita del tenente Arrigoni, ferito, catturato<br />
e poi sfuggito dal campo di prigionia inglese. Ma questa è<br />
solo cronaca brillante.<br />
In realtà, Angelo Arrigoni durante questo periodo lavorava<br />
come collaboratore dell’allora Il Sole, quotidiano economico di<br />
Milano poi fuso con il 24 Ore.<br />
Collaborava intensamente con decine di articoli dedicati alla<br />
materia più consona alla sua preparazione culturale, l’economia<br />
appunto. Per l’affetto che lo legava a Nicolò Giani, medaglia<br />
d’oro caduto in Grecia e già direttore del quotidiano di Varese,<br />
Angelo Arrigoni assunse nel 1943 la guida della Cronaca<br />
Prealpina.<br />
Oltre cento gli articoli pubblicati e l’orgoglio di aver allargato il<br />
bacino di lettori del giornale, con l’istituzione di tre nuove edizioni<br />
locali: Saronno, Busto Arsizio e Gallarate. Nel 1945 Arrigoni<br />
lascia la Cronaca Prealpina per tornare al Sole 24 Ore, con cui<br />
collaborerà per molti anni ancora, scrivendo centinaia di articoli<br />
tecnici ed alcuni in stile polemico”.<br />
6 ORDINE 3 <strong>2001</strong>
penne d’oro<br />
Caterina Lelj<br />
Soprattutto<br />
critica d’arte<br />
Scrittrice, professoressa e critica<br />
d’arte, giornalista. Le tante professioni<br />
riconducibili all’attività e alla<br />
predilezione di Caterina Lelj ne<br />
inquadrano il personaggio. Nata a<br />
Roma e residente a Milano ha una<br />
lista di collaborazioni vastissima con<br />
quotidiani e periodici, da l’Avanti! a<br />
Paese Sera, dal Giornale della Sera aI Gazzettino, Panorama<br />
e Repubblica, Italia Letteraria e Omnibus, dal Corriere dell’Adda<br />
a L’Italia Letteraria a tanti altro come Ausonia, Dimensioni,<br />
Tempo, sempre occupandosi di critica d’arte.<br />
Ha cominciato a scrivere già nel 1938 sul Giornale d’Oriente e<br />
il rapporto più continuativo lo ha avuto con il Corriere Padano,<br />
dove è restata per alcuni anni. Nel frattempo ha conseguito la<br />
Tessera degli Scrittori e quella <strong>dei</strong> Critici d’Arte.<br />
Ha pubblicato William Blake (1938), Poesie (1940), I fiori di<br />
Vincent (1946), e Cavalli e Cavalieri (1959). Nel 1953 ha vinto<br />
sia il Premio Portonovo che il Premio Ausonia, nel 1954 ha ottenuto<br />
il Premio Castellana fino al Premio Sila nel 1955, tutti riconoscimenti<br />
per la sua attività letteraria.<br />
Questo un suo brano: “I leccesi comunicano con una parlata<br />
raffinata. Antonio Massari, però, ci rivela nelle pagine del suo<br />
Eduardo, la comunicazione indecifrabile <strong>dei</strong> non colti.<br />
Scrittore e pittore, Massari è artista dalle risoluzioni inaspettate.<br />
Dunque pittore e scrittore Massari. Ma tutti gli intellettuali leccesi<br />
denunciano la molteplicità <strong>dei</strong> loro linguaggi. Sono raffinati.<br />
Comincia a farcelo capire la mise quotidiana. E che sono artisti<br />
dalla radice, il lavoro con la cartapesta ce lo conferma, gli uomini<br />
leccesi hanno il pallore del volto che li distingue, e l’occhio<br />
spia tra le palpebre il segreto dell’invisibile. Francesco Barbieri<br />
e Carlo Barbieri avevano, invece, occhi spalancati e accesi. Ma<br />
questi toni venivano da altri punti cardinali. Essi erano leccesi,<br />
se lo sentivano dentro, e giostravano la potenza della fantasia.<br />
Un derivato Marti che si accoppiava, con amore, al cugino Vittorio<br />
Bodini, punto di contatto e di unione con Antonio Massari. E<br />
il tutto unità leccese al grado massimo.<br />
Nella molteplicità <strong>dei</strong> linguaggi, Antonio Massari ama scrivere.<br />
Francesco Barbieri scriveva tutta la notte. Bodini, invece, legato<br />
alle sacre lettere, dedicava alle arti del disegno le sue ore felici.<br />
Qualche giorno fa, dinanzi alla pittura di Carlo Barbieri, Antonio<br />
Massari ne era fortemente attratto. Quanto è leccese quel suo<br />
pallore, quel suo pacato vestire e quel mezzo sigaro distrettamente<br />
lasciato tra le labbra.”<br />
F.F.<br />
ORDINE 3 <strong>2001</strong><br />
Nino Romano<br />
Incontri del terzo tipo<br />
con un giornalista creativo<br />
Costringere la carriera professionale di Nino Romano in quella<br />
strettamente giornalistica, non rende onore a un personaggio<br />
eclettico e creativo come lui, diviso per una vita fra editoria e<br />
musica. Ha composto, infatti, testi musicali, interpretati da<br />
cantanti del calibro di Mina, Milva e Antoine, ha fatto coppia<br />
con Gilbert Bécaud, vincendo nel ‘68 la Mostra internazionale<br />
di musica leggera di Venezia. Con Patrick Samson, poi, ha<br />
trionfato al Bandiera Gialla con Sono nero.<br />
La stessa passione ha speso nella professione giornalistica,<br />
che ha svolto per più di 30 anni come pubblicista. Comincia nel<br />
1951 quando a 25 anni, rimasto affascinato dal libro di Dino<br />
Buzzati, che allora dirigeva la Domenica del Corriere, gli si<br />
presenta, esordendo con un semplice: “vorrei fare il giornalista”.<br />
Il famoso scrittore gli propone: “Sarebbe bello vedere cosa<br />
c’è sotto il suolo di Milano”. A questa prima seguono altre<br />
inchieste esilaranti e ancora oggi attuali, come “L’ultima sigaretta”,<br />
o “Cravatta sì cravatta no”, o ancora “La paura dell’aereo”,<br />
nelle quali artisti e politici famosi si raccontavano.<br />
Redattore di Grazia per 10 anni, a cominciare dal 1970, collabora<br />
per diverse testate, fra cui Epoca, Panorama. Nel 1981<br />
dalla Mondadori passa alla Rusconi e diventa caporedattore<br />
per studiare nuove iniziative editoriali. Nel frattempo è inviato di<br />
Gioia e collabora con Gente. Mostrando il suo archivio di articoli,<br />
con un sorriso disarmante che gli colora il viso e la vita,<br />
Romano torna indietro agli anni di maggiore attività: “Mi chiamavano<br />
dai giornali per le interviste agli artisti più noti. Vedi?<br />
Ho incontrato Gino Paoli, Celentano, Jerry Lewis, Toni Renis,<br />
Carla Fracci, Baglioni agli esordi. Per non parlare dell’amicizia<br />
con Milva e Mina. Con lei e la Vanoni condussi per Radiouno il<br />
Libero Traversa<br />
“Non mi sono<br />
mai annoiato”<br />
Una moglie, tre figli, sei nipoti, due<br />
bisnipoti. Libero Traversa prima che<br />
un giornalista, è un patriarca. Con<br />
famiglia, prole prolifica e un fratello<br />
partigiano, che non si è perso una<br />
guerra.<br />
“Dall’Italia alla Russia. Da Cefalonia<br />
ad Atene. Ha collezionato medaglie<br />
e onorificenze, compresa la Croce di ferro e la Bronze Star”,<br />
racconta Traversa divertito. E mentre il fratello combatteva,<br />
ormai per abitudine, Libero si dava al giornalismo. Arruolandosi<br />
nell’<strong>Ordine</strong> giovanissimo, e facendo della politica la sua ragione<br />
di vita. “L’antifascismo era nel Dna della mia famiglia. Iniziai a<br />
Voce Comunista con Elio Quercioli come direttore. Il giornale<br />
era molto aperto, la redazione frequentata da intellettuali, scultori,<br />
pittori e diversi artisti. Dopo arrivarono anche Dario Fo e<br />
Franca Rame”. A Voce Comunista rimase “un po’”. “Fino al ‘52,<br />
poi mi mandarono a dirigere Terra, un giornale <strong>dei</strong> salariati e<br />
<strong>dei</strong> braccianti agricoli. Faceva diecimila copie: un’esperienza<br />
importante perché ero costretto ad usare un linguaggio<br />
comprensibile alle mondine e agli agricoltori”. E dopo Terra?<br />
“Passai all’Ufficio stampa della Camera del lavoro. Mi occupavo<br />
di giornali professionali e nello stesso tempo facevo lo speaker<br />
in piazza del Duomo”.<br />
Come scusi?<br />
“Sì, presentavo i dirigenti politici e sindacali durante i comizi,<br />
perché ero l’unico a parlare un italiano corretto. Intanto collaboravo<br />
a Il Lavoro, l’Unità, Milano Sera”.<br />
Traversa, più che una vita prestata al giornalismo, un giornalista<br />
prestato alla causa. Due libri alle spalle (Sezione serrati e<br />
Sibillo del potere), ultimamente ha collaborato a Liberazione, e<br />
ora a Rinascita, Prassitele e la direzione di Marxismo oggi.<br />
Ma Traversa è anche altro. “Dal ‘59 ho diretto due società<br />
commerciali, concessionarie di pubblicità e ora faccio il consigliere<br />
dell’Apt milanese. No, nella vita non mi sono mai annoiato”.<br />
C.G.<br />
programma da me ideato,<br />
‘Incontri musicali del mio tipo’,<br />
durato ben 12 anni”.<br />
Enumerando le esperienze<br />
professionali di Romano è<br />
inevitabile tralasciarne alcune, come i periodi passati alla Ricordi<br />
o alla Fabbri, con Natalia Aspesi, la collaborazione al domenicale<br />
del Sole 24 Ore, o ancora la sua produzione come scrittore,<br />
di cui ricordiamo “La storia di Mina”, “La luna non è di tutti”<br />
e l’ultimo (del 1994) “Anche se non ho la torta soffio lo stesso<br />
sulle candeline” (tutti editi da Rusconi). “Questo strano titolo -<br />
spiega - è nato da un incontro con un amico gravemente malato,<br />
al quale dovevo parlare attraverso una vetrata. Era il suo<br />
compleanno e per sciogliere l’imbarazzo che avevo gli chiesi se<br />
voleva festeggiare con una torta. Mi disse ‘Facciamo che ho<br />
soffiato lo stesso le candeline’. Trattenni a stento le lacrime”.<br />
L’umanità esplosiva di Romano è ammaliante. Lui e la moglie,<br />
ex caporedattrice di Gioia, vivono nello stesso edificio della<br />
figlia, insieme a una famiglia colombiana che hanno accolto<br />
dopo il terremoto del 1999. Parlarne sembra quasi non rispettare<br />
il senso del gesto, che lui non ha fatto per beneficenza. “È<br />
una felicità”, dice mostrando con orgoglio i suoi nipotini, adottati<br />
e no.<br />
La sua originale segreteria telefonica te la spieghi solo dopo<br />
averlo conosciuto. È il suo biglietto da visita più eloquente:<br />
“Prediligo le notizie buone alle cattive. Ma in ogni caso l’importante<br />
è tenerci in contatto…”. Un posto nella sua casa piena<br />
d’arte e calore c’è sempre.<br />
K.A.<br />
Gian Carlo Vicinelli<br />
“Medico, poi<br />
giornalista”<br />
“Sono un medico, prima che un<br />
giornalista!”. Gian Carlo Vicinelli, 75<br />
anni, bolognese, pubblicista da 50<br />
anni. Si è sempre occupato di organizzazione<br />
sanitaria e assistenziale,<br />
ma la passione per il giornalismo lo<br />
ha travolto alla fine degli anni ‘40.<br />
“Ero un giovane esponente del<br />
Partito socialista italiano, quando cominciai a scrivere per il giornalino<br />
della federazione milanese: si chiamava I Nostri problemi.”<br />
Il suo compito fu, all’inizio, quello di trasferire su carta le<br />
decisioni prese dal partito.<br />
Passato nei primi anni ’50 al Proletario, nel ’64 Vicinelli diventa<br />
collaboratore dell’organo uffciale del Psi Avanti!. Ricopre il ruolo<br />
di colaboratore medico, scrivendo articoli che sarebbero anche<br />
oggi di grande attualità. “Già allora si cominciava a parlare di<br />
doping nello sport”, dice. I ricordi degli anni trascorsi all’Avanti!<br />
sono ancora nitidi nella sua memoria: “Era una vera famiglia,<br />
un ambiente molto unito, dove ognuno lavorava con piacere”,<br />
ricorda. Comprensibile che la cessazione delle pubblicazioni<br />
del quotidiano socialista nel 1993, sotto la direzione di Bettino<br />
Craxi, abbia colto di sorpresa molti degli ex-collaboratori. “Ho<br />
lavorato all’Avanti! solo un anno, ma credo che con la sua<br />
scomparsa la sinistra italiana abbia perso una delle sue voci<br />
più importanti”, dice Gian Carlo Vicinelli. Tra il 1965 e il 1966,<br />
entra a far parte della redazione di Paese Sera. Ma il suo vero<br />
mestiere era un altro, e l’unico modo per conciliarlo con la sua<br />
passione per il giornalismo fu quello di assumere la direzione<br />
di una rivista medica specializzata: Assistenza Sociale. Dal<br />
1984 al 1995, Vicinelli tratta i temi della sicurezza sanitaria e<br />
dell’organizzazione assistenziale. “Questa esperienza mi ha<br />
permesso di conoscere molte persone interessanti e di arricchire<br />
le mie conoscenze scientifiche”, dice. La consegna della<br />
medaglia d’oro rappresenta per Gian Carlo Vicinelli un traguardo<br />
importante. “Sono felice di essere rimasto legato al mondo<br />
del giornalismo per così tanto tempo”, ammette. Ma il suo giudizio<br />
sui media di oggi è netto: “Il giornalismo scientifico ha fatto<br />
grandi passi avanti e oggi non c’è quotidiano o rivista che non<br />
trattino, in modo qualificato e approfondito, temi medici. I giornali<br />
stanno però diventanto, sempre più megafoni che strillano<br />
piuttosto che informare. Non amo la distorsione del vero e trovo<br />
che la comunicazione moderna ricorra a una violenza verbale<br />
spesso eccessiva”, conclude.<br />
Cristiano Fubiani<br />
7
Pubblichiamo<br />
il testo integrale<br />
dell’intesa firmata<br />
il 24 febbraio <strong>2001</strong><br />
da Fnsi e Fieg<br />
Il ciclone della flessibilità muterà di<br />
(la percentuale degli assunti “a te<br />
Art. 3<br />
Contratti a termine, a tempo parziale,<br />
di lavoro temporaneo<br />
A) Contratti a termine<br />
Sono nulli gli accordi che menomano i diritti stabiliti dal<br />
presente contratto.<br />
Le assunzioni a termine sono disciplinate dalla legge 18 aprile<br />
1962, n. 230 e successive modificazioni ed integrazioni. In<br />
relazione a quanto previsto dall’art. 23 della legge 28 febbraio<br />
1987, n. 56 l’applicazione di un termine alla durata del<br />
contratto di lavoro è altresì consentita per tutte le qualifiche<br />
nelle seguenti ipotesi:<br />
- nella fase di avviamento e di sviluppo di nuove iniziative<br />
editoriali;<br />
- nella fase di avviamento e di sviluppo di iniziative multimediali;<br />
- per sostituire giornalisti assenti per ferie;<br />
- per sostituire giornalisti assenti per aspettativa;<br />
- per l’assunzione <strong>dei</strong> disoccupati o cassaintegrati iscritti<br />
negli elenchi di cui all’art. 4;<br />
- per sostituire giornalisti assenti ai sensi degli artt. 6 e 7<br />
della legge 9 dicembre 1977, n. 903 (adozione o affido)<br />
e della legge 8.3.2000 n. 53 e successive modificazioni<br />
e integrazioni;<br />
- per fronteggiare situazioni imprevedibili che richiedano<br />
temporanee integrazioni degli organici redazionali,<br />
previa informativa al C.d.R.;<br />
- per l’assunzione di direttori, condirettori e vicedirettori.<br />
L’incarico sarà limitato ad un periodo di tempo che non<br />
potrà superare i ventiquattro mesi per le varie ipotesi<br />
sopra indicate.<br />
L’assunzione a tempo determinato in sostituzione di<br />
giornalisti in astensione obbligatoria o facoltativa dal<br />
lavoro ai sensi della legge 30.12.1971, n. 1204 e successive<br />
modificazioni e integrazioni potrà avvenire anche<br />
con un anticipo fino a 2 mesi rispetto al periodo di inizio<br />
dell’astensione.<br />
Le assunzioni a termine per sostituzioni ferie, aspettativa o<br />
per nuove iniziative, compatibilmente con le esigenze redazionali<br />
ed organizzative, devono riguardare prioritariamente i<br />
giornalisti disoccupati iscritti nelle liste di cui all’art. 4 - situazione<br />
occupazionale - e devono essere notificate alla<br />
Commissione nazionale.<br />
Sono pure ammessi i contratti a termine per i giornalisti<br />
assunti da giornali quotidiani e periodici, la pubblicazione <strong>dei</strong><br />
quali abbia carattere temporaneo ed avvenga per un periodo<br />
TESTO DELL’IPOTESI DI ACCORDO PER IL RINNOVO<br />
DEL CONTRATTO DEI GIORNALISTI CHE SARÀ<br />
SOTTOPOSTO ALLA COMMISSIONE CONTRATTUALE<br />
DEL 27/02/<strong>2001</strong><br />
Il 24 febbraio <strong>2001</strong> presso il ministero del Lavoro e della<br />
Previdenza Sociale alla presenza del Sottosegretario Sen.<br />
Ornella Piloni, della Dr.ssa Maria Teresa Ferraro Direttore<br />
Generale <strong>dei</strong> Rapporti di Lavoro e della Dr.ssa Erminia Vigiani<br />
Dirigente Div. VIII D.G. RRLL,<br />
tra Fieg e Fnsi<br />
è stata stipulata la seguente ipotesi per il rinnovo del contratto<br />
nazionale di lavoro giornalistico.<br />
1. Decorrenza e durata<br />
Il contratto fatte salve le specifiche decorrenze espressamente<br />
previste, ha decorrenza dal 1° <strong>marzo</strong> <strong>2001</strong> ed avrà<br />
validità fino al 28 febbraio 2005 per la parte normativa e fino<br />
al 28 febbraio 2003 per la parte retributiva.<br />
2. Incremento <strong>dei</strong> minimi<br />
Il valore del minimo tabellare in atto al 30 settembre 1999<br />
per il livello 100 della vigente scala parametrale (redattore<br />
oltre 18 mesi di anzianità professionale, redattore oltre 30<br />
mesi di anzianità professionale) è incrementato di L. 280.000<br />
a regime.<br />
Il suddetto importo verrà corrisposto sulla base <strong>dei</strong> seguenti<br />
frazionamenti e cadenze:<br />
1° <strong>marzo</strong> <strong>2001</strong> = L. 160.000<br />
1° <strong>marzo</strong> 2002 = L. 120.000<br />
di tempo predeterminato non superiore ai ventiquattro mesi.<br />
Anche nei contratti a termine configurati nel comma precedente<br />
è obbligatoria la corresponsione <strong>dei</strong> minimi di stipendio<br />
nei casi in cui è dovuta a norma del presente contratto.<br />
I contratti a termine che non si riferiscano ad una determinata<br />
specialità di rapporto cadono sotto la disciplina del presente<br />
contratto. In caso di anticipata risoluzione non dovuta a<br />
fatto o a colpa del giornalista o in caso di cessazione per<br />
compimento del termine, essi comportano per il giornalista il<br />
diritto ad una indennità che in ogni caso non potrà essere<br />
inferiore a quella stabilita dal presente contratto per i rapporti<br />
a tempo indeterminato.<br />
Tale indennità sarà assorbente di quegli indennizzi che<br />
fossero dovuti al momento della risoluzione del rapporto in<br />
forza del contratto a termine.<br />
Nel caso che gli indennizzi dovuti al momento della risoluzione<br />
del rapporto in forza del contratto a termine superassero<br />
l’ammontare dell’indennità stabilita dal presente contratto per<br />
i rapporti a tempo indeterminato, sarà corrisposto soltanto<br />
l’ammontare correlativo a tali indennizzi.<br />
B) Lavoro a tempo parziale<br />
L’allegato N del contratto è sostituito dal seguente testo:<br />
Il lavoro a tempo parziale è disciplinato dal Decreto legislativo<br />
25 febbraio 2000, n. 61 e successive modificazioni<br />
e integrazioni.<br />
Fatte salve le compatibilità con le esigenze di servizio,<br />
organizzative e produttive con accordo fra azienda e<br />
giornalista professionista, sentito il direttore, è ammessa<br />
la trasformazione del rapporto a tempo pieno in<br />
rapporto a tempo parziale per un periodo predeterminato<br />
anche rinnovabile.<br />
L’assunzione a tempo parziale, ovvero la trasformazione<br />
del rapporto a tempo pieno in rapporto a tempo parziale<br />
deve risultare da atto scritto con indicazione delle<br />
mansioni e della distribuzione dell’orario con riferimento<br />
al giorno, alla settimana, al mese e all’anno.Tale distribuzione<br />
potrà essere soggetta a revisione qualora si<br />
determino specifiche esigenze tecniche, produttive o<br />
organizzative.<br />
Il lavoro a tempo parziale può svolgersi anche con<br />
prefissione del termine di scadenza e riferirsi ad un<br />
numero predeterminato di giornate lavorative da effettuarsi<br />
in un determinato arco di tempo.<br />
Per i dipendenti giornalisti professionisti titolari di un<br />
rapporto di lavoro a tempo parziale trovano applicazione<br />
i trattamenti economici e normativi previsti dal presente<br />
contratto per i giornalisti professionisti a tempo pieno<br />
secondo criteri di proporzionalità all’orario di lavoro<br />
concordato ed in quanto compatibili con la natura del<br />
rapporto stesso.<br />
In caso di assunzioni di giornalisti professionisti a<br />
tempo pieno, fatti salvi i poteri del direttore e le specifiche<br />
esigenze professionali ed organizzative, è riconosciuta<br />
sulla base della normativa di legge vigente la<br />
precedenza nei confronti <strong>dei</strong> giornalisti con contratto a<br />
tempo parziale ed occupati nelle medesime mansioni,<br />
con priorità per coloro che, già dipendenti avevano<br />
trasformato il rapporto di lavoro da tempo pieno a tempo<br />
parziale.<br />
Gli aumenti tabellari per le altre qualifiche risultano determinate<br />
sulla base del parametro in vigore al 30 settembre 1999<br />
rispettivamente per i giornalisti professionisti e praticanti in<br />
servizio al 30 novembre 1995 ovvero assunti dal 1° dicembre<br />
1995 e corrisposti con la decorrenza e il rapporto in<br />
precedenza indicati.<br />
Il valore <strong>dei</strong> minimi di retribuzione per i collaboratori fissi (art.<br />
2) per i corrispondenti (art. 12) e per i pubblicisti part time<br />
(art. 36) in atto al 30 settembre 1999 è incrementato a regime<br />
secondo i valori conseguenti all’applicazione dell’aliquota<br />
percentuale di incremento del minimo previsto per il livello<br />
100 della scala parametrale. Tale incremento è corrisposto<br />
con la medesima decorrenza e con il medesimo frazionamento<br />
percentuale.<br />
L’erogazione dell’indennità di vacanza contrattuale cessa a<br />
far data dal 28 febbraio <strong>2001</strong>.<br />
3. Previdenza complementare<br />
La quota di TFR prevista dalla lett. c) del punto 6 dell’accordo<br />
4 giugno 1998 è elevata al doppio dell’ammontare annuo<br />
del contributo a carico del datore di lavoro.<br />
4. Modifiche normative<br />
In allegato risultano riportate le modifiche ed integrazioni alla<br />
disciplina collettiva andata in scadenza al 30 settembre<br />
1999.<br />
MINISTERO DEL LAVORO<br />
E DELLA PREVIDENZA SOCIALE<br />
FEDERAZIONE ITALIANA<br />
EDITORI GIORNALI<br />
FEDERAZIONE NAZIONALE<br />
STAMPA ITALIANA<br />
C) Contratti di lavoro temporaneo<br />
Il contratto di fornitura di lavoro temporaneo disciplinato<br />
dalla legge 24 giugno 1997, n. 196, può essere stipulato,<br />
oltre che nei casi previsti dalla legge stessa (utilizzazione<br />
in posizioni non previste dai normali assetti redazionali<br />
- sostituzione di giornalisti assenti), anche nei<br />
casi che, ai sensi del presente contratto, consentano la<br />
stipulazione di contratti a tempo determinato.<br />
L’azienda utilizzatrice comunica preventivamente al<br />
C.d.R. il numero, le qualifiche e le mansioni <strong>dei</strong> giornalisti<br />
da utilizzare con contratto di lavoro temporaneo<br />
nonché le durate ed i motivi. Ove ricorrano motivate<br />
ragioni di urgenza e necessità la predetta comunicazione<br />
sarà effettuata entro le 24 ore successive alla stipula<br />
del contratto.<br />
D) I giornalisti assunti con i contratti di cui alle precedenti<br />
lettere A e C non potranno complessivamente<br />
superare il 20% <strong>dei</strong> contratti a tempo indeterminato<br />
ex art. 1 in atto nell’azienda.<br />
I limiti in precedenza indicati non trovano applicazione<br />
per le assunzioni di giornalisti disoccupati o cassaintegrati<br />
inseriti negli elenchi di cui all’Art. 4 o per sostituzione<br />
<strong>dei</strong> giornalisti assenti per ferie, malattia, gravidanza,<br />
puerperio, aspettativa, e per le cause previste dagli<br />
artt. 6 e 7 della legge 9 dicembre 1977, n. 903 e della<br />
legge 8.3.2000 n. 53 e successive modificazioni e integrazioni.<br />
Norma transitoria<br />
In sede di rinnovo del secondo biennio di validità economica<br />
del contratto le parti sulla base dell’andamento <strong>dei</strong><br />
rapporti di lavoro temporaneo si impegnano a valutare<br />
l’applicazione della previdenza complementare per i<br />
lavoratori assunti con contratto interinale.<br />
Dichiarazione del Ministero del Lavoro<br />
Il Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale in relazione<br />
alle peculiarità che contraddistinguono il lavoro<br />
interinale reso da giornalisti si impegna a risolvere il<br />
problema dell’ente previdenziale cui deve accedere la<br />
relativa contribuzione.<br />
Art. 4<br />
Assunzione - Periodo di prova<br />
Situazione occupazionale<br />
Il 3° comma è così modificato.<br />
Nella lettera di assunzione dovranno essere indicate la<br />
qualifica e la retribuzione del giornalista nonché la testata<br />
alla quale il giornalista è assegnato. Nel rispetto <strong>dei</strong><br />
poteri <strong>dei</strong> direttori, chiamati a garantire l’autonomia delle<br />
testate, l’opera del giornalista nel corso dell’orario<br />
normale di lavoro potrà essere utilizzata anche per le<br />
8 ORDINE 3 <strong>2001</strong>
i continuo il volto delle redazioni<br />
mpo” crescerà molto velocemente)<br />
altre testate edite dall’azienda, comprese quelle multimediali,<br />
nonché per quelle edite da imprese controllate<br />
dalla stessa proprietà (art. 2359 c.c.). La predetta utilizzazione<br />
dovrà essere attuata tenendo conto della prevalenza<br />
di prestazione per la testata di assegnazione e nel<br />
rispetto delle competenze professionali del giornalista.<br />
Eliminare il 2° comma della norma particolare dell’articolo.<br />
Nota a verbale<br />
Sono fatte salve le eventuali intese aziendali comprese<br />
quelle che prevedono erogazioni economiche per l’opera<br />
prestata dal giornalista a favore di altre testate della<br />
stessa azienda.<br />
Al paragrafo “Situazione occupazionale” sono apportate<br />
le seguenti modifiche:<br />
alla lettera A1 è eliminato l’inciso “giornalisti non iscritti<br />
all’INPGI”;<br />
alla lettera B sono eliminati il 1° e 3° comma nonché il<br />
capoverso n. 6;<br />
alla lettera B, paragrafo 1 (“assunzioni di professionisti”)<br />
aggiungere che la durata minima del contratto è elevata<br />
da 4 a 6 mesi e quella massima a 24 mesi.<br />
Per quanto riguarda gli incentivi per l’assunzione <strong>dei</strong><br />
disoccupati le parti si riservano di rivederne il contenuto<br />
in relazione alla necessità di adeguare la normativa in<br />
termini più funzionali, in particolare eliminando i riferimenti<br />
alle trasformazioni <strong>dei</strong> contratti a termine in<br />
contratti a tempo indeterminato.<br />
Art. 11<br />
Qualifiche e minimi di stipendio<br />
I minimi di stipendio spettanti ai redattori di giornali quotidiani,<br />
di agenzie di informazioni quotidiane per la stampa sono<br />
quelli fissati nella tabella allegata al presente contratto per le<br />
seguenti categorie:<br />
<strong>Giornalisti</strong> in servizio al 30 novembre 1995<br />
a) redattore di prima nomina (meno di 18 mesi di anzianità<br />
professionale);<br />
b) redattore con oltre 18 mesi di anzianità professionale;<br />
in relazione alla particolare preparazione, esperienza ed attività<br />
professionale svolta anche con compiti specifici, può<br />
essere attribuita per iscritto al redattore, su proposta del direttore,<br />
l’equiparazione con il trattamento normativo e economico<br />
di cui alla lettera c). Tale equiparazione non altera i rapporti<br />
gerarchici in atto e non modifica le mansioni di fatto espletate.<br />
Ai redattori di cui al comma precedente ed agli inviati di cui<br />
alla norma transitoria può essere inoltre attribuita per iscritto,<br />
su proposta del direttore, l’equiparazione con il trattamento<br />
ORDINE 3 <strong>2001</strong><br />
Tutte le novità<br />
del Contratto<br />
nazionale di lavoro<br />
giornalistico<br />
1° <strong>marzo</strong> <strong>2001</strong><br />
28 febbraio 2005<br />
Cronologia di una lunga trattativa<br />
Roma, 24 febbraio. Il contratto di lavoro giornalistico<br />
scade il 30 settembre del 1999. La prima piattaforma<br />
contrattuale viene trasmessa alla Fieg il 21 giugno del ‘99<br />
e subito dopo iniziano le prime schermaglie.<br />
28 settembre 1999 - Primo incontro Fieg-Fnsi.<br />
28 gennaio 2000 - Si apre ufficialmente la trattativa e il<br />
clima è subito caldissimo. “C’è un mare di scogli da superare”,<br />
dice il presidente della Fieg, Mario Ciancio Sanfilippo.<br />
“Non pensavamo di fare una gita in barca”, replica il<br />
segretario Fnsi, Paolo Serventi Longhi.<br />
16 febbraio - Prima interruzione. Il sindacato minaccia<br />
lo sciopero che però rientra per l’intervento del ministro<br />
del Lavoro, Cesare Salvi che convoca le parti per il 29<br />
febbraio. Riprende il dialogo. I primi punti di scontro<br />
sono i temi della regolamentazione del lavoro autonomo<br />
e <strong>dei</strong> giornalisti on line.<br />
7-8 aprile - È il primo di una lunga serie di scioperi.<br />
10 maggio - Parte da Bologna il bus dell’informazione<br />
promosso dal sindacato per spiegare le ragioni della<br />
vertenza in giro per l’Italia. Il tour si conclude il 31 maggio<br />
a Roma.<br />
14 giugno - Nuovo incontro al ministero del Lavoro, dove<br />
la mediazione è affidata al sottosegretario Ornella Piloni.<br />
Proseguono le trattative durante l’estate ma il 10 settembre<br />
c’è una nuova interruzione.<br />
22 e 23 settembre - Si sciopera, poi il 9 e 10 ottobre black<br />
out dell’informazione radio-tv. I tentativi di riavvicinamento<br />
normativo e economico di cui alla lettera e) in relazione a<br />
rilevanti qualità e autorevolezza professionale. Tale equiparazione<br />
non altera i rapporti gerarchici in atto e non modifica le<br />
mansioni di fatto espletate.<br />
A decorrere dall’entrata in vigore del presente contratto<br />
ai giornalisti incaricati per iscritto dal direttore di svolgere<br />
servizi come inviati verrà corrisposta, per il periodo<br />
stabilito, una indennità temporanea di funzione che assicuri<br />
il trattamento economico di caposervizio. Verrà<br />
altresì corrisposta a titolo di trattamento indennitario<br />
l’indennità mensile compensativa di cui al 15° comma<br />
dell’articolo 7.<br />
Esaurito l’incarico il giornalista riprenderà a svolgere le<br />
mansioni proprie della qualifica di appartenenza.<br />
Ai corrispondenti dall’estero residenti nelle seguenti capitali:<br />
Parigi, Londra, Bonn, Bruxelles, Washington, Mosca, Pechino,<br />
Tokyo, New York, Berlino e Ginevra, è riconosciuta agli<br />
effetti del presente contratto l’equiparazione con la posizione<br />
categoriale di capo servizio;<br />
c) vice capo-servizio;<br />
nei servizi delle redazioni le cui esigenze connesse con l’organizzazione<br />
del lavoro redazionale lo rendano necessario,<br />
è istituita la posizione mansionaria di vice capo servizio.<br />
Quando non svolge le mansioni di pertinenza il vice capo<br />
servizio espleta anche le mansioni proprie del redattore;<br />
d) capo servizio;<br />
è considerato capo servizio il redattore al quale, salvo quanto<br />
disposto dall’art. 22, sia stata attribuita la responsabilità di<br />
un determinato servizio redazionale a carattere continuativo<br />
ed abbia alle proprie dipendenze due o più redattori e/o collaboratori<br />
fissi di cui all’art. 2, con il compito di coordinarne e<br />
rivederne il lavoro fornendo le opportune direttive; oppure il<br />
redattore al quale, indipendentemente dalle condizioni di cui<br />
sopra, sia stata riconosciuta per iscritto la qualifica di capo<br />
servizio.<br />
Fatto salvo quanto previsto dal comma precedente è considerato<br />
capo servizio anche il giornalista professionista al<br />
quale, salvo quanto disposto dall’art. 22, sia stata attribuita la<br />
responsabilità a carattere continuativo di una redazione<br />
decentrata ed abbia alle proprie dipendenze due o più redattori<br />
e/o collaboratori fissi e/o pubblicisti a tempo parziale di<br />
cui all’art. 36;<br />
e) vice capo redattore;<br />
nelle redazioni centrali e negli uffici di corrispondenza dalla<br />
capitale è istituita la posizione mansionaria di vice capo<br />
redattore. Quando non svolge le mansioni di pertinenza il<br />
vice capo redattore espleta anche le mansioni di capo servizio;<br />
f) capo redattore;<br />
è considerato capo redattore il redattore al quale, salvo quanto<br />
disposto dall’art. 22, sia stato attribuito il compito di dirigere,<br />
coordinandola, anche sotto il profilo del coordinamento<br />
dell’utilizzo delle tecnologie, l’attività di servizi della redazione<br />
centrale o dell’ufficio di corrispondenza dalla capitale<br />
tra le parti falliscono e lo scontro diventa aspro.<br />
14 novembre - Una schiarita porta ad un nuovo incontro.<br />
Sembra esserci qualche speranza a chiudere prima di<br />
Natale e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio,<br />
Vannino Chiti, dichiara la sua disponibilità “a dare una<br />
mano”.<br />
24 novembre - “No ad un contratto che preveda distinzioni<br />
tra giornalisti di serie A e B, no ai contratti a termine per<br />
i quadri, no all’utilizzo multimediale ‘selvaggio’ del giornalista”.<br />
Su questi tre punti la Fnsi è decisa a non transigere.<br />
La Fieg lo legge come un ultimatum.<br />
“Proclami così categorici su materie che sono state oggetto<br />
di discussione per giorni e dopo che il tavolo si era faticosamente<br />
riaperto - sostengono gli editori - non sembra<br />
vogliano portare ad un accordo”. A novembre e dicembre<br />
si sciopera ancora.<br />
20 dicembre - Arrivano nuovi segnali di ottimismo e il 21<br />
Fieg e Fnsi firmano un comunicato congiunto che fa<br />
pensare a una prossima chiusura. La trattativa si sblocca<br />
sulla disponibilità degli editori a fare un passo indietro sul<br />
punto <strong>dei</strong> contratti a termine per capiservizio e caporedattori.<br />
10 gennaio - Si riprende a trattare ma due giorni dopo<br />
arriva un reciproco scambio di accuse e la minaccia di<br />
nuovi scioperi. Interviene nuovamente il ministero.<br />
13 febbraio - Inizia la trattativa che porta alla firma dell’ipotesi<br />
di accordo.<br />
(ANSA)<br />
secondo le disposizioni impartite dalla direzione o al quale,<br />
comunque, indipendentemente dalle condizioni di cui sopra,<br />
sia stata riconosciuta per iscritto tale qualifica; è considerato<br />
capo redattore il redattore al quale, salvo quanto disposto<br />
dall’art. 22, sia stato attribuito il compito di dirigere e coordinare<br />
le redazioni decentrate e gli uffici di corrispondenza.<br />
Il giornalista titolare di un rapporto di lavoro a tempo<br />
indeterminato chiamato a svolgere funzioni di condirettore,<br />
vice-direttore e capo-redattore centrale avrà diritto<br />
a percepire limitatamente alla durata dell’incarico una<br />
“indennità di funzione” il cui importo sarà determinato<br />
d’intesa con l’editore. Al termine delle funzioni, il giornalista<br />
tornerà a svolgere le mansioni proprie della qualifica<br />
di provenienza salvo opzione per la risoluzione<br />
consensuale del rapporto di lavoro nel qual caso avrà<br />
diritto a percepire l’indennità di cui all’art. 27 lett. b)<br />
maggiorata del 50%.<br />
Agli effetti dell’assegnazione del giornalista a diverse<br />
mansioni od incarichi, ovunque esercitati, non rileva<br />
l’esercizio di funzioni di superiorità gerarchica e di guida<br />
del personale in precedenza svolte.<br />
Ai giornalisti di cui al presente articolo sarà corrisposta oltre<br />
ai minimi predetti l’indennità di contingenza.<br />
Il presente articolo si applica anche ai giornalisti addetti ai<br />
periodici che prestano opera quotidiana con orario pieno; si<br />
applica altresì ai giornalisti che ai sensi dell’art. 1 del presente<br />
contratto prestano attività quotidiana con orario pieno negli<br />
uffici stampa nonché ai giornalisti fotocinereporters e telecineoperatori.<br />
<strong>Giornalisti</strong> assunti dal 1° dicembre 1995<br />
Per i giornalisti assunti dal 1° dicembre 1995 la lettera a) ed<br />
il 1° comma della lettera b) del precedente paragrafo sono<br />
rispettivamente sostituite con le seguenti disposizioni:<br />
a) redattore di 1ª nomina (meno di 30 mesi di anzianità<br />
professionale);<br />
b) redattore con oltre 30 mesi di anzianità professionale.<br />
Si confermano per il resto le disposizioni di cui al precedente<br />
paragrafo relative ai giornalisti in servizio alla data del 30<br />
novembre 1995.<br />
Norma transitoria<br />
Agli inviati speciali in servizio alla data di stipula del<br />
presente contratto viene mantenuto il trattamento<br />
economico e normativo previsto dal precedente contratto<br />
1° ottobre 1995-30 settembre 1999. L’inviato speciale<br />
quando non sia impegnato in servizi esterni ha l’obbligo<br />
di prestare – nei limiti dell’orario previsti dall’art. 7 – attività<br />
in redazione alle dirette dipendenze del direttore in<br />
mansioni che richiedano le sue competenze professionali.<br />
Nota a verbale<br />
1) Con riferimento ai nuovi regimi tabellari disposti dalla<br />
rinnovazione contrattuale del 16 novembre 1995 per i praticanti<br />
e redattori in servizio alla data del 30 novembre 1995<br />
ovvero assunti dal 1° dicembre 1995 le parti precisano quan-<br />
9
Pubblichiamo il testo<br />
integrale dell’intesa firmata<br />
il 24 febbraio <strong>2001</strong><br />
da Fnsi e Fieg<br />
to segue:<br />
- per i rapporti di lavoro intercorrenti fra aziende, praticanti e<br />
redattori in atto al 30 novembre 1995 si conferma lo sviluppo<br />
dell’iter retributivo sulla base delle anzianità previste<br />
dalla disciplina collettiva del 30 luglio 1991 (praticante fino<br />
a 3 mesi di servizio, praticante dopo 3 mesi di servizio, praticante<br />
dopo 12 mesi di servizio, redattore di 1ª nomina con<br />
meno di 18 mesi di anzianità professionale, redattore con<br />
oltre 18 mesi di anzianità professionale;<br />
- fermo restando quando disposto al precedente punto, per i<br />
rapporti di lavoro stipulati a decorrere dal 1° dicembre 1995<br />
fra aziende, praticanti e redattori ovvero di acquisizione<br />
delle indicate qualifiche dalla suddetta data a seguito di<br />
trasformazione di rapporti di lavoro ex art. 2, 12 e 36 già<br />
costituiti, trova applicazione l’iter retributivo sulla base delle<br />
anzianità definite dalla rinnovazione del 16 novembre 1995<br />
(praticante con meno di 12 mesi di servizio, praticante dopo<br />
12 mesi di servizio, redattore di 1ª nomina con meno di 30<br />
mesi di anzianità professionale, redattore con oltre 30 mesi<br />
di anzianità professionale).<br />
2) Qualora nelle redazioni o nei servizi le esigenze di cui al<br />
primo capoverso della lettera c) e al primo capoverso della<br />
lettera e) siano state soddisfatte mediante la nomina di uno<br />
o più capi redattori o capi servizio, non si darà luogo alla<br />
nomina di vice capi redattori o vice capi servizio.<br />
Qualora nelle redazioni o nei servizi oltre al redattore capo o<br />
al capo servizio titolari operino altri capi redattori o capi servizio,<br />
le mansioni vicarie saranno attribuite tra questi ultimi.<br />
Art. 23<br />
Permessi sindacali<br />
Modificare il testo come segue.<br />
Ai giornalisti che ricoprono cariche negli organi previsti<br />
dagli statuti della Federazione Nazionale della Stampa<br />
Italiana e delle Associazioni regionali di stampa federate<br />
o che risultino delegati ai congressi della categoria<br />
oppure incaricati delle trattative sindacali ovvero<br />
membri della Commissione di cui all’art. 47 saranno<br />
concessi permessi retribuiti per il tempo strettamente<br />
necessario per lo svolgimento delle funzioni.<br />
Permessi per il tempo strettamente necessario per lo<br />
svolgimento delle funzioni saranno concessi ai giornalisti<br />
che fanno parte degli organi direttivi dell’INPGI, della<br />
Casagit, del Fondo complementare e degli Ordini professionali<br />
ed ai componenti della Commissione esaminatrice<br />
per la prova di idoneità professionale in occasione<br />
delle riunioni <strong>dei</strong> medesimi. Tali permessi saranno retribuiti<br />
nei limiti di 20 giorni all’anno ad esclusione <strong>dei</strong><br />
componenti la Commissione esaminatrice per le prove<br />
di idoneità professionale.<br />
Art. 25<br />
Malattia ed infortunio<br />
In caso di infortunio o malattia riconosciuta, al direttore,<br />
condirettore, vice direttore, capo redattore, titolare o capo<br />
dell’ufficio di corrispondenza dalla capitale, vice capo redattore,<br />
capo servizio, vice capo servizio, redattore con oltre 18<br />
mesi di anzianità professionale, redattore con oltre 30 mesi<br />
di anzianità professionale, redattore di prima nomina (lett. a)<br />
art. 11), ai collaboratori di cui all’art. 2, ai corrispondenti di<br />
cui all’art. 12, non in prova, sarà conservato il posto sino alla<br />
raggiunta idoneità al lavoro con corresponsione della retribuzione<br />
intera per i primi 9 mesi di assenza e di metà di essa<br />
per i successivi 9 mesi.<br />
Il trattamento economico di cui sopra cesserà qualora il<br />
giornalista con più periodi di malattia raggiunga in<br />
complesso durante 24 mesi consecutivi un periodo di<br />
assenza di 18 mesi. Il trattamento economico di cui al 1°<br />
comma troverà nuova applicazione qualora, dopo il<br />
periodo di assenza di 18 mesi, il giornalista abbia prestato<br />
effettiva attività lavorativa per un periodo di 12 mesi.<br />
L’assenza per malattia o infortunio deve essere comunicata<br />
immediatamente salvo casi di giustificato impedimento. A<br />
richiesta dell’azienda il giornalista è tenuto ad esibire il certificato<br />
medico.<br />
L’azienda ha diritto di far controllare, ai sensi dell’articolo 5<br />
della legge 25 maggio 1970, n. 300, la idoneità al lavoro del<br />
giornalista da parte di enti pubblici o istituti specializzati di<br />
diritto pubblico.<br />
In caso di permanente inidoneità fisica al lavoro del giornalista<br />
constatata dagli enti ed istituti di cui sopra, l’azienda può<br />
risolvere il rapporto di lavoro corrispondendo al giornalista il<br />
trattamento di liquidazione stabilito dal presente contratto<br />
(trattamento di fine rapporto ed indennità sostitutiva del<br />
preavviso).<br />
Il periodo di malattia è computato nella determinazione della<br />
anzianità a tutti gli effetti.<br />
In caso di malattia o infortunio per causa di lavoro sarà<br />
conservata la retribuzione per il periodo di un anno.<br />
Art. 42<br />
Investimenti<br />
ed innovazioni tecnologiche<br />
Omissis<br />
Procedure e modalità di realizzazione <strong>dei</strong> piani.<br />
Per l’introduzione e l’utilizzo <strong>dei</strong> sistemi editoriali o per la<br />
sostanziale trasformazione di quelli esistenti che non costituisca<br />
modifica od aggiornamento degli stessi si devono<br />
seguire le seguenti procedure:<br />
1) L’azienda - con il necessario anticipo rispetto ai tempi della<br />
sua realizzazione - elabora il piano che consegnerà al comitato<br />
di redazione e alle organizzazioni sindacali territoriali.<br />
Copia del piano sarà trasmessa contestualmente alla FIEG<br />
che ne curerà l’inoltro alla FNSI. Nella preparazione del piano<br />
l’azienda potrà anche acquisire le indicazioni fornite da un<br />
gruppo di lavoro misto all’uopo costituito.<br />
In presenza di nuove iniziative editoriali, e qualora non risulti<br />
istituito il comitato di redazione, l’esame del piano e la trattativa<br />
di cui ai successivi punti verrà effettuata con l’intervento<br />
dell’associazione territoriale di stampa.<br />
2) Entro 15 giorni dalla presentazione del piano verrà avviata<br />
in sede aziendale con l’assistenza delle Organizzazioni<br />
nazionali su richiesta di una delle parti la trattativa fra<br />
editori, direttore e comitato di redazione per la definizione<br />
delle fasi di attuazione dello stesso con particolare riferimento<br />
alle nuove linee organizzative del lavoro giornalistico,<br />
anche per quanto riguarda il più efficace collegamento con<br />
le redazioni decentrate. In tale sede saranno altresì individuate<br />
le soluzioni ritenute più corrispondenti per quanto<br />
riguarda la dislocazione nei vari servizi <strong>dei</strong> terminali del<br />
sistema editoriale, di stampanti e/o di altre apparecchiature,<br />
avendo come riferimento l’efficienza organizzativa della redazione<br />
e la tutela della professionalità.<br />
In particolare - e in relazione alle caratteristiche del sistema -<br />
saranno precisati gli strumenti attraverso i quali assicurare:<br />
a) la segretezza <strong>dei</strong> testi attraverso l’adozione di “chiavi di<br />
accesso” o la predisposizione di particolari zone di “memoria”<br />
o altri tipi di accorgimenti tecnici;<br />
b) la permanenza, in memoria, per almeno 72 ore di ogni<br />
testo con l’identificazione dell’autore e delle correzioni<br />
introdotte, fatto salvo quanto disposto dall’art. 9;<br />
c) accessi di diverso livello agli archivi di servizio a seconda<br />
<strong>dei</strong> gradi di competenza;<br />
d) l’informazione preventiva sui programmi tipografici, in<br />
grado di interagire sul sistema editoriale;<br />
e) misure di salvaguardia per il mantenimento <strong>dei</strong> testi in<br />
memoria nei casi di guasti del sistema.<br />
3) Qualora al livello aziendale insorgano contrasti sull’applicazione<br />
delle disposizioni del presente articolo, le questioni,<br />
su iniziativa di una delle parti, potranno essere rimesse alla<br />
cognizione delle organizzazioni stipulanti per l’esame degli<br />
aspetti controversi.<br />
Le organizzazioni nazionali dovranno esprimere il proprio<br />
parere sull’applicazione delle disposizioni contrattuali<br />
entro trenta giorni dall’inoltro della richiesta, decorsi i quali la<br />
procedura si intenderà conclusa e le parti aziendali riacquisiranno<br />
la propria iniziativa.<br />
4) La fase di introduzione del sistema sarà obbligatoriamente<br />
preceduta da un periodo di addestramento professionale<br />
da realizzarsi, settore per settore o secondo le altre modalità<br />
concordate, nell’arco di tre mesi. Al termine di questo periodo<br />
inizierà la sperimentazione produttiva durante la quale si<br />
procederà agli eventuali adeguamenti o modifiche che si<br />
fossero dimostrati necessari sulla base delle esperienze<br />
maturate.<br />
Sono a carico dell’editore le spese per i corsi di formazione<br />
ed addestramento <strong>dei</strong> redattori sull’utilizzo <strong>dei</strong> nuovi sistemi<br />
elettronici editoriali.<br />
Qualora l’addestramento si svolga al di fuori del normale<br />
orario di lavoro il giornalista percepirà il trattamento straordinario<br />
contrattuale (art. 7). Sono altresì a carico dell’editore le<br />
spese per le visite, seminari e pubblicazioni specializzate per<br />
consultazione redazionale, utili all’ulteriore aggiornamento<br />
<strong>dei</strong> redattori sui nuovi sistemi di produzione.<br />
L’editore, il direttore e i comitati di redazione concorderanno<br />
la nuova organizzazione del lavoro con l’obiettivo di determinare<br />
le scelte più opportune e gli organici adeguati per la<br />
realizzazione del programma indicato nel piano. Eventuali<br />
esuberanze di organico redazionale verranno risolte:<br />
a) mediante l’eliminazione delle prestazioni straordinarie;<br />
b) mediante l’utilizzo dell’avvicendamento normale <strong>dei</strong> giornalisti.<br />
Nei casi in cui l’azienda intenda far ricorso agli articoli 35, 36<br />
e 37 della legge 5 agosto 1981, n. 416 e successive modificazioni,<br />
si applicheranno le procedure del protocollo di<br />
“consultazione sindacale” allegato al presente contratto.<br />
Utilizzo <strong>dei</strong> sistemi editoriali<br />
Modificare l’undicesimo capoverso come segue.<br />
Nelle aziende che editano periodici la videoimpaginazione<br />
è opera del redattore grafico. Le funzioni del redattore<br />
grafico sono quelle inerenti sia la ideazione sia la<br />
progettazione e realizzazione delle pagine secondo i<br />
criteri tipici della sua professionalità. Restano invece di<br />
competenza <strong>dei</strong> lavoratori grafici gli interventi di caratte-<br />
re tecnico-produttivo. In ogni caso devono essere evitate<br />
duplicazioni di interventi operativi.<br />
Art. 43<br />
Economie di gruppo ed interaziendali<br />
I commi 7 ed 8 sono così sostituiti.<br />
7) I singoli piani relativi ai programmi di integrazione o di<br />
supporti - con i necessari riferimenti alla salvaguardia dell’occupazione<br />
nelle forme e con gli strumenti previsti dal contratto<br />
- saranno consegnati ai comitati di redazione e contestualmente<br />
trasmessi alla Fieg, alla Fnsi ed alle organizzazioni<br />
regionali.<br />
8) Qualora al livello aziendale insorgano contrasti sull’applicazione<br />
delle disposizioni del presente articolo, le questioni,<br />
su iniziativa di una delle parti, potranno essere rimesse alla<br />
cognizione delle organizzazioni stipulanti per l’esame degli<br />
aspetti controversi. Le organizzazioni nazionali dovranno<br />
esprimere il proprio parere sull’applicazione delle disposizioni<br />
contrattuali entro trenta giorni dall’inoltro della richiesta,<br />
decorsi i quali la procedura si intenderà conclusa e le<br />
parti aziendali riacquisiranno la propria iniziativa.<br />
Il comma 12° (ultimo) e la dichiarazione a verbale sono abrogati.<br />
Allegato N al contratto<br />
Lavoro nei giornali elettronici<br />
La Fieg e la Fnsi, nell’intento di fornire in via sperimentale<br />
per un periodo biennale una specifica ed autonoma regolamentazione<br />
contrattuale ai rapporti di lavoro intercorrenti tra<br />
le aziende di giornali elettronici e redattori addetti<br />
hanno convenuto quanto segue<br />
1) le aziende forniranno agli organismi sindacali <strong>dei</strong> giornalisti<br />
le informazioni relative alle loro iniziative multimediali;<br />
2) il presente protocollo si applica ai redattori di nuova<br />
assunzione utilizzati nelle redazioni di giornali elettronici per<br />
la ricerca, elaborazione, commento, invio e verifica delle<br />
notizie ed elaborazione di ogni altro elemento di contenuto<br />
giornalistico relativo alla ricerca e predisposizione degli<br />
elementi multimediali ed interattivi da immettere direttamente<br />
nel sistema.<br />
Non sono considerate di pertinenza giornalistica prestazioni<br />
attinenti alle informazioni di servizio, pubblicitarie e di contenuto<br />
commerciale.<br />
3) Qualifiche<br />
Nelle redazioni <strong>dei</strong> giornali elettronici trova applicazione la<br />
seguente distinzione di qualifiche:<br />
- redattori<br />
- coordinatori con il compito di impartire le direttive tecnicoprofessionali<br />
e dare le disposizioni necessarie al regolare<br />
andamento del lavoro redazionale.<br />
4) Orario di lavoro<br />
Fermo restando il diritto al riposo settimanale di legge, l’orario<br />
di lavoro di 36 ore settimanali sarà suddiviso sui giorni<br />
lavorativi secondo l’esigenza della prestazione redazionale.<br />
Il lavoro prestato in eccedenza dell’orario settimanale di<br />
massima di 36 ore dà diritto ad un compenso straordinario<br />
pari alla retribuzione oraria maggiorata del 20%.<br />
Il lavoro notturno è quello svolto tra le ore 23 e le ore 6. Le<br />
ore di lavoro notturno saranno retribuite con la maggiorazione<br />
del 16% sulla retribuzione oraria (minimo e contingenza).<br />
Il lavoro prestato nelle festività infrasettimanali riconosciute<br />
dalla legge e nelle domeniche è retribuito con la maggiorazione<br />
del 30% sulla normale retribuzione giornaliera.<br />
I redattori che, nell’ambito e con i limiti delle disposizioni<br />
previste dall’art. 4, siano chiamati a prestare la loro opera<br />
per altri quotidiani, periodici o agenzie di stampa di proprietà<br />
o controllate dallo stesso editore avranno diritto, limitatamente<br />
al periodo di utilizzo della loro opera, al trattamento economico<br />
previsto dal CNLG.<br />
5) Normativa<br />
Per quanto compatibili trovano applicazione ai redattori e<br />
coordinatori i seguenti articoli del contratto nazionale di<br />
lavoro giornalistico:<br />
art. 3 - contratti a termine<br />
art. 4 - assunzione e periodo di prova<br />
art. 8 - rapporti plurimi<br />
art. 9 - modifica, cessione e pubblicazione di articoli<br />
art. 21 - INPGI-CASAGIT<br />
art. 23 - ferie-permessi-aspettativa<br />
art. 24 - matrimonio e maternità<br />
10 ORDINE 3 <strong>2001</strong>
Tutte le novità del Contratto<br />
nazionale di lavoro giornalistico<br />
1° <strong>marzo</strong> <strong>2001</strong><br />
28 febbraio 2005<br />
art. 25 - malattia ed infortunio<br />
art. 26 - servizio militare<br />
art. 27 - indennità sostitutiva nella misura di tre mensilità<br />
art. 28 - TFR calcolo<br />
art. 30 - 2, 3, 4 capoversi<br />
art. 31 - indennità in caso di morte<br />
art. 32 - legittimi motivi di risoluzione<br />
art. 38 - assicurazione infortuni<br />
art. 40<br />
art. 41<br />
art. 46 - contrattazione aziendale<br />
art. 48 - quote sindacali<br />
- regolamento di disciplina<br />
6) Comitato di redazione<br />
Nelle redazioni <strong>dei</strong> giornali elettronici con almeno dieci redattori<br />
è costituito un comitato di redazione di 3 membri al quale<br />
è demandata la tutela <strong>dei</strong> diritti morali e materiali derivanti ai<br />
giornalisti dal presente contratto e dalle norme di legge (in<br />
particolare la legge 3-2-1963, n. 69 e lo Statuto <strong>dei</strong> lavoratori).<br />
È compito del comitato di redazione:<br />
a) mantenere il collegamento con le Associazioni regionali di<br />
stampa e i giornalisti dipendenti dall’azienda;<br />
b) controllare l’applicazione esatta del contratto di lavoro e<br />
intervenire per l’osservanza delle norme di legislazione<br />
sociale;<br />
c) tentare la conciliazione delle controversie individuali o<br />
collettive sorte tra le parti.<br />
Su richiesta del C.d.R. l’azienda fornirà informativa sullo<br />
sviluppo aziendale e tecnologico nonché sull’organizzazione<br />
del lavoro.<br />
Se il numero <strong>dei</strong> redattori e coordinatori è inferiore a 10 e<br />
superiore a 4 è eletto un fiduciario con compiti identici a quelli<br />
del comitato di redazione.<br />
Nelle aziende che occupano meno di 5 redattori e coordinatori,<br />
i compiti del Fiduciario sono affidati, su richiesta<br />
del singolo giornalista, all’Associazione regionale di<br />
stampa competente per territorio.<br />
7) Trattamento economico.<br />
a) Minimi di stipendio mensili:<br />
redattore: RO - 30 ed RO +30<br />
(+ indennità di contingenza)<br />
coordinatore: Capo servizio<br />
(+ indennità di contingenza)<br />
b) 13a mensilità<br />
8) Interventi congiunti<br />
La FIEG e la FNSI si attiveranno, nelle sedi competenti, al<br />
fine della estensione della normativa di legge sulla stampa<br />
ai giornali elettronici.<br />
9) Formazione professionale<br />
Le innovazioni del CCNL relative a tale capitolo saranno, per<br />
quanto di competenza, estese anche al settore <strong>dei</strong> giornali<br />
elettronici.<br />
10) Commissione paritetica<br />
Le parti costituiranno una commissione paritetica per<br />
acquisire elementi di conoscenza sullo sviluppo dell’informazione<br />
online.<br />
Accordo collettivo nazionale<br />
La FIEG e la FNSI con il presente accordo intendono fissare<br />
alcune regole di base integrative delle norme previste dagli<br />
artt. 2222 e segg. del Codice Civile, relative alla disciplina del<br />
lavoro autonomo.<br />
Art. 1) I rapporti di collaborazione coordinata e continuativa<br />
dovranno risultare, agli effetti probatori, da lettera contratto<br />
contenente le seguenti indicazioni:<br />
- la data di inizio della collaborazione;<br />
- la durata del rapporto di collaborazione;<br />
- il tipo di prestazioni professionali richieste al giornalista (in<br />
particolare articoli, servizi fotografici, servizi grafici,<br />
servizi giornalistici);<br />
- il corrispettivo pattuito;<br />
- tempi e modalità di pagamento.<br />
Art. 2) Il corrispettivo di massima scaturisce dalla quantità e<br />
qualità della collaborazione effettivamente prestata.<br />
Il corrispettivo deve essere comunque liquidato non oltre 60<br />
giorni dalla pubblicazione degli articoli e servizi elaborati dal<br />
giornalista con emissione delle ricevute fiscali previste dalla<br />
ORDINE 3 <strong>2001</strong><br />
legge. Il costo <strong>dei</strong> mezzi organizzati resta a carico del collaboratore.<br />
Sono rimborsate le spese preventivamente autorizzate.<br />
Art. 3) Gli articoli ed i servizi pubblicati con la firma devono di<br />
norma comparire nel testo rilasciato dal giornalista. Il direttore<br />
del giornale ha diritto di introdurre quelle modificazioni di<br />
forma che sono richieste dalla natura e dai fini del giornale.<br />
Negli articoli da riprodursi senza indicazione del nome<br />
dell’autore, questa facoltà si estende alla soppressione o<br />
riduzione di parti di detto articolo.<br />
Art. 4) È costituita una commissione paritetica di due rappresentanti<br />
per organizzazione con il compito di formulare pareri<br />
e tentare la conciliazione <strong>dei</strong> contrasti che dovessero insorgere<br />
in applicazione del presente accordo.<br />
Art. 5) Le parti confermano gli usi e le consuetudini in atto<br />
nel settore dell’informazione per gli operatori non giornalisti<br />
che alimentano la rete informativa <strong>dei</strong> giornali con collaborazioni<br />
anche saltuarie, rese in regime di autonomia, con carattere<br />
accessorio rispetto ad altre diverse attività professionali<br />
o lavorative principali svolte dagli interessati.<br />
Fondo ex Fissa<br />
Fatti salvi gli interventi che dovranno essere eventualmente<br />
assunti dalle parti in relazione alle deliberazioni<br />
della Commissione di vigilanza sui fondi-pensione, FIEG<br />
e FNSI convengono di rinviare alla scadenza del biennio<br />
di validità economica del presente contratto le verifiche<br />
sull’andamento della gestione e l’adozione degli interventi<br />
previsti dall’ultimo comma dell’Allegato L del<br />
contratto nazionale dell’ottobre 1995. Resta confermato<br />
che l’eventuale incremento dell’aliquota contributiva di<br />
finanziamento avrà decorrenza successiva alla data di<br />
scadenza del biennio di validità economica del presente<br />
accordo con conseguente imputazione delle relative<br />
incidenze di costo in sede del successivo rinnovo biennale<br />
<strong>dei</strong> minimi contrattuali.<br />
Regolamento di disciplina<br />
Fermi restando gli obblighi, i doveri e i diritti fissati dalla legge<br />
3 febbraio 1963, n. 69, che regolamenta la professione giornalistica<br />
e le relative competenze disciplinari <strong>dei</strong> Consigli<br />
dell’<strong>Ordine</strong>, il giornalista è tenuto al rispetto degli obblighi<br />
derivanti dall’applicazione del presente contratto e delle<br />
norme di legge (artt. 2104, 2105 e 2106 C.C.).<br />
In presenza di violazioni <strong>dei</strong> predetti obblighi l’azienda, fatto<br />
salvo quanto previsto dal secondo comma dell’art. 2104 e<br />
dall’art. 2106 C.C. potrà assumere, sentito il Direttore, in<br />
considerazione della gravità della violazione o della reiterazione<br />
della stessa, nel rispetto delle procedure previste<br />
dall’art. 7 della legge 20 maggio 1970, n. 300, i seguenti provvedimenti<br />
disciplinari:<br />
1) Rimprovero verbale<br />
Il rimprovero verbale si applica nelle ipotesi di lievi infrazioni<br />
e nelle ipotesi di inosservanza degli obblighi previsti dall’art.<br />
7 del contratto.<br />
2) Rimprovero scritto<br />
In caso di recidiva di violazione degli obblighi contrattuali e di<br />
legge ovvero per mancata comunicazione dell’assenza<br />
senza giustificato motivo.<br />
3) Multa<br />
Per gravi recidive delle violazioni di cui ai punti precedenti.<br />
4) Sospensione dal lavoro e dalla retribuzione per un periodo<br />
non superiore a cinque giorni<br />
In considerazione della gravità e della recidività della violazione<br />
degli obblighi di legge e di specifici obblighi di contratto,<br />
ovvero per l’uso di strumenti aziendali per un lavoro<br />
estraneo all’attività dell’azienda per il danneggiamento di<br />
notevole entità di materiale aziendale per colpa grave.<br />
5) Licenziamento<br />
Il provvedimento del licenziamento potrà essere adottato in<br />
conformità con le disposizioni contenute nella legge<br />
15.7.1966 n. 604 e per violazione dell’art. 8 del contratto.<br />
Responsabilità civile<br />
Le parti esamineranno entro 90 giorni dalla data di<br />
rinnovazione del presente contratto la possibilità di<br />
stipula di polizza assicurativa generale per l’intero<br />
settore finalizzata alla copertura parziale <strong>dei</strong> danni<br />
conseguenti a responsabilità civile individuando criteri<br />
e limiti della relativa copertura.<br />
Osservatorio “anti-sopruso”<br />
È costituita una Commissione mista di 2 rappresentanti per<br />
ciascuna Federazione incaricata di raccogliere e coordinare<br />
entro l’ottobre <strong>2001</strong> la documentazione (progetti di legge,<br />
esperienze contrattuali di altri settori) utile a fornire alle parti<br />
un quadro di riferimento sullo stato e l’evoluzione del fenomeno<br />
e ciò in vista di possibili determinazioni normative.<br />
Emittenza radiotelevisiva in ambito locale<br />
L’inciso “emittenza radiotelevisiva privata” di cui all’art. 1,<br />
primo comma, è sostituito con l’inciso “emittenza radiotelevisiva<br />
privata di ambito nazionale”.<br />
In calce all’art. 1 è inserita la seguente nota a verbale:<br />
“Le parti convengono che ai giornalisti assunti successivamente<br />
alla data di stipula del presente contratto dalle emittenti<br />
radiotelevisive private di ambito locale collegate con<br />
aziende editoriali troverà applicazione la regolamentazione<br />
prevista dal contratto collettivo 3 ottobre 2000 per la regolamentazione<br />
del lavoro giornalistico nelle imprese di radiodiffusione<br />
sonora e televisiva in ambito locale.<br />
Resta confermata l’applicazione del contratto nazionale<br />
stipulato tra FIEG e FNSI per i giornalisti della emittenza di<br />
cui sopra assunti anteriormente alla stipula del presente<br />
contratto”.<br />
ISTITUTO NAZIONALE DI PREVIDENZA<br />
DEI GIORNALISTI ITALIANI<br />
“GIOVANNI AMENDOLA” - I.N.P.G.I.<br />
CASSA AUTONOMA DI PREVIDENZA<br />
E ASSISTENZA INTEGRATIVA<br />
DEI GIORNALISTI ITALIANI - CASAGIT<br />
Art. 21<br />
Modificare come segue il 3° cpv.:<br />
L’editore tratterrà sulla retribuzione del giornalista professionista,<br />
del praticante e del pubblicista a tempo pieno,<br />
nonché su ogni altro compenso ecc.<br />
Art. 36<br />
Pubblicisti<br />
In sede di stesura della disciplina collettiva, le parti procederanno<br />
ad una revisione dell’articolo per aggiornarlo alle<br />
nuove situazioni determinatesi.<br />
COMMISSIONE PARITETICA NAZIONALE E COLLEGIO<br />
PER LA CONCILIAZIONE DELLE CONTROVERSIE<br />
Art. 47<br />
Sono abrogati il secondo e terzo comma dell’articolo.<br />
In calce all’articolo è aggiunto il seguente testo:<br />
“È costituito un Collegio a livello nazionale per la conciliazione<br />
delle vertenze individuali connesse al rapporto di lavoro,<br />
e sarà composto di tre membri di cui uno nominato dalla<br />
Fieg, uno dalla Fnsi ed uno, con funzioni di Presidente, nominato<br />
d’intesa tra la Fieg e la Fnsi.<br />
Il Collegio avrà il compito di promuovere un tentativo di<br />
composizione delle vertenze di lavoro di qualsiasi tipo prima<br />
di adire le vie giudiziarie e ciò ai sensi dell’art. 410 C.P.C..<br />
La parte, sia essa dipendente che datore di lavoro, interessata<br />
alla definizione della controversia, è tenuta a richiedere<br />
il tentativo di conciliazione tramite l’organizzazione sindacale<br />
di appartenenza.<br />
L’organizzazione sindacale deve, a sua volta, darne comunicazione<br />
all’altra parte interessata, all’organizzazione contrapposta<br />
ed al Collegio per la conciliazione per mezzo di lettera<br />
raccomandata.<br />
Il Collegio di conciliazione convoca le parti per il tentativo<br />
obbligatorio di conciliazione entro e non oltre trenta giorni<br />
dalla data di ricevimento della richiesta.<br />
Trascorso inutilmente tale termine, il tentativo di conciliazione<br />
si considera comunque espletato ai fini dell’art. 412 bis<br />
C.P.C..<br />
Norme transitorie<br />
Art. 7<br />
Sostituire il punto 2) sul “diritto d’autore” con il seguente<br />
testo:<br />
Nel confermare quanto disposto negli artt. 1, 8, 9, 10 e<br />
14 del presente contratto, la Fieg e la Fnsi convengono<br />
sulla necessità che, nell’ambito della tutela del diritto<br />
d’autore, siano individuati strumenti, anche di natura<br />
legislativa, tesi a garantire la regolamentazione del diritto<br />
d’autore nel settore dell’informazione, anche sulla<br />
scorta delle determinazioni che vanno delineandosi<br />
nelle sedi istituzionali europee (Parlamento e Commissione)<br />
ed italiana.<br />
In particolare, in relazione alla reprografia cartacea ed<br />
elettronica ed alle nuove condizioni che si stanno determinando<br />
con l’espansione delle tecnologie digitali, che<br />
interessano sia i giornalisti sia gli editori, le parti concordano<br />
sulla necessità di una regolamentazione delle<br />
utilizzazioni seconde <strong>dei</strong> prodotti e degli elaborati giornalistici<br />
operate da terzi, i cui proventi andranno ridistribuiti,<br />
qualsiasi siano la procedura giuridico-legislativa<br />
adottata (c.d. copia privata, accordo collettivo, legge ad<br />
hoc, ecc.) ed il mezzo della rilevazione e raccolta (attraverso<br />
la Siae o altro ente), secondo i criteri che saranno<br />
definiti dalle parti.<br />
11
Imprese e imprenditori nella capitale dell’innovazione, una mostra al Castello Sforzesco<br />
Milano,<br />
la città<br />
dell’editoria<br />
Un’incisione<br />
con<br />
una veduta<br />
degli<br />
stabilimenti<br />
Ricordi<br />
nella<br />
palazzina<br />
attigua<br />
alla Scala.<br />
Veduta<br />
del negozio<br />
di Antonio<br />
Vallardi<br />
all’angolo<br />
di piazza<br />
della Scala,<br />
1901.<br />
di Gino Banterla<br />
Milano 1881. Nelle 62 tipografie attive in città<br />
si pubblicavano 204 periodici e 12 quotidiani,<br />
tra i quali il Corriere della Sera, Il Secolo,<br />
Il Sole, l’Osservatore Cattolico, con una tiratura<br />
complessiva, ragguardevole per quei<br />
tempi, di 70mila copie. Intensa era anche la<br />
produzione libraria. La Biblioteca di Brera,<br />
l’anno precedente, aveva acquisito 1.692<br />
volumi e 1.131 opuscoli, l’80 per cento <strong>dei</strong><br />
quali stampati nel capoluogo lombardo.<br />
Protagonisti assoluti della scena editoriale<br />
erano Tito Ricordi, Edoardo Sonzogno,<br />
Emilio Treves, ai quali si affiancavano altri<br />
qualificati editori. Un nome per tutti: Ulrico<br />
Hoepli, “inventore” di manuali divulgativi che<br />
incontrarono tra i lettori largo consenso.<br />
Ricordi aveva già gettato le basi di quello che<br />
in pochi anni sarebbe diventato un colosso<br />
mondiale dell’editoria musicale. Sonzogno<br />
doveva la sua fortuna al Secolo, che fu per<br />
lungo tempo (prima del “sorpasso” da parte<br />
del Corriere della Sera) il quotidiano italiano<br />
a più alta tiratura. Ma altrettanto fortunate<br />
furono le sue collane di libri a basso prezzo<br />
destinate a un pubblico popolare: l’Universale,<br />
la Classica, la Romantica, quella del<br />
Popolo. Treves, editore di riviste di successo,<br />
tra le quali L’Illustrazione italiana, si rivolse<br />
invece ai lettori della borghesia colta, pubblicando<br />
per primo le opere di Giovanni Verga,<br />
Edmondo De Amicis, Gabriele d’Annunzio.<br />
Già nella metà dell’Ottocento, ancor prima<br />
dell’Unità d’Italia, Milano era diventata la<br />
capitale indiscussa dell’editoria italiana, sia<br />
per quanto riguarda i libri sia per i giornali,<br />
facendo proprio un ruolo esercitato fino agli<br />
ultimi anni del Settecento da Venezia, dove<br />
l’industria tipografica nata nel Cinquecento<br />
con Aldo Manuzio fu particolarmente fiorente.<br />
Un confronto significativo: nello stesso<br />
anno 1881 a Roma si pubblicavano 147<br />
testate tra quotidiani e periodici, a Napoli<br />
114, a Firenze 101. Numeri largamente inferiori<br />
a quelli del capoluogo lombardo.<br />
A partire dagli ultimi anni dell’Ottocento il<br />
ruolo di Milano in campo editoriale si<br />
sviluppò ulteriormente. Con la meccanizzazione<br />
delle tipografie (l’adozione della linotype,<br />
per esempio) il processo produttivo si<br />
fece sensibilmente più veloce, rendendo<br />
possibile la diffusione di un numero crescente<br />
di libri e giornali e quindi il “miracolo” di<br />
una forte circolazione di cultura, di idee, di<br />
informazione in un Paese con altissime<br />
percentuali di analfabeti. A trarne beneficio<br />
furono soprattutto i quotidiani. Nel 1891 Il<br />
Secolo raggiunse la tiratura di 130mila copie,<br />
seguito a lunga distanza dal Corriere della<br />
Sera (50mila copie) e dalle altre testate,<br />
comprese tra le 10mila e le tremila.<br />
Sono queste alcune curiosità statistiche che<br />
si possono cogliere dalla mostra La città<br />
dell’editoria. Dal libro tipografico all’opera<br />
digitale (1880-2020), allestita nelle Sale<br />
Viscontee del Castello Sforzesco di Milano<br />
(apertura fino al 16 aprile). La “città dell’editoria”<br />
è naturalmente Milano, con i suoi dinamici<br />
imprenditori che dall’Unità d’Italia in poi<br />
hanno fatto della carta stampata, oltre che<br />
un affare economico, un mezzo di unificazione<br />
culturale del Paese. Ma “città dell’editoria”<br />
è anche quell’ideale fucina nella quale<br />
convergono e si fondono tecnologia, intuizioni<br />
imprenditoriali, impegno intellettuale degli<br />
autori, aspettative sociali.<br />
La rassegna, accompagnata da un volume<br />
edito da Skirà, che più che un catalogo è<br />
utilissimo strumento di consultazione e di<br />
approfondimento, tocca soltanto marginalmente<br />
il mondo <strong>dei</strong> giornali. Sono infatti i libri<br />
e l’evoluzione delle tecnologie utilizzate per<br />
la loro produzione a delineare il percorso di<br />
un’avventura culturale e industriale che ha<br />
dato sin dagli ultimi decenni dell’Ottocento, e<br />
per tutto il Novecento, una precisa identità a<br />
Milano, facendone il principale centro editoriale<br />
italiano e uno <strong>dei</strong> più vitali a livello<br />
mondiale. La produzione di libri si intreccia<br />
tuttavia strettamente con quella <strong>dei</strong> giornali,<br />
il cui numero nei primi anni del XX secolo<br />
aumentò in misura consistente: nel 1905 a<br />
Milano si pubblicavano 13 quotidiani e 310<br />
periodici. Quattro anni dopo, intanto, il<br />
Corriere della Sera raggiunse le 150mila<br />
copie, mentre Il Secolo scese a 75.000.<br />
Dopo la fine del primo conflitto mondiale la<br />
ripresa fu lenta ma decisa. “Gli editori milanesi”,<br />
osserva Ada Gigli Marchetti nel catalogo,<br />
“grazie alla loro tenacia e alla loro capacità<br />
imprenditoriale, ebbero la meglio anche<br />
sulla guerra. Essi, infatti, nonostante le obiettive<br />
difficoltà seguite anche nel primo dopoguerra<br />
– rincaro <strong>dei</strong> prezzi <strong>dei</strong> libri, della<br />
carta, delle materie prime, del costo del lavoro<br />
cui faceva riscontro un limitatissimo potere<br />
d’acquisto da parte del pubblico <strong>dei</strong> lettori<br />
– riuscirono in breve a riportare il capoluogo<br />
lombardo al ruolo di città-leader nella produzione<br />
editoriale della nazione”.<br />
Nel 1919 un giovane editore proveniente da<br />
Verona, Arnoldo Mondadori, apriva un ufficio<br />
a Milano, dove nel 1923 trasferì la società.<br />
Nel 1927 incominciò l’attività di editore un<br />
tipografo di nome Angelo Rizzoli. Tra le altre<br />
imprese nate e affermatesi negli anni Trenta,<br />
quella di Valentino Bompiani. Il fascismo<br />
intanto, sotto la spinta di uno zelante deputato,<br />
Franco Ciarlantini, anch’egli editore<br />
essendo il fondatore della Alpes, varò numerose<br />
iniziative a sostegno del libro italiano.<br />
“Libro e moschetto fascista perfetto”, recitava<br />
il celebre motto. Nel 1933 si pubblicarono<br />
Dal libro tipografico<br />
stampato<br />
con i caratteri mobili<br />
all’opera digitale:<br />
come è cambiata<br />
la trasmissione<br />
del sapere<br />
e dell’informazione.<br />
E come sarà<br />
nel 2020, quando<br />
i bit avranno<br />
il sopravvento (forse)<br />
sulla carta stampata<br />
in tutta Italia ben 12.438 titoli. Un record.<br />
La crescita dell’editoria milanese fu favorita,<br />
in questo periodo, dal forte impulso dato al<br />
rinnovamento grafico, che ebbe le sue prime<br />
radici sia nelle sperimentazioni futuriste sia<br />
nella progressiva qualificazione del lavoro in<br />
tipografia. È uno degli aspetti più interessanti<br />
messi in luce nell’esposizione attraverso<br />
una serie di copertine rappresentative, che<br />
vanno ad affiancarsi a quelle di nuovi marchi<br />
sorti o affermatisi nel dopoguerra: Marzorati,<br />
Fratelli Fabbri, Longanesi, Garzanti, Rusconi,<br />
Feltrinelli, tanto per citarne alcuni.<br />
Il filo conduttore della mostra è costituito da<br />
oggetti e prodotti: un torchio per la stampa<br />
del 1841, una cassettiera con i caratteri tipografici<br />
mobili, una linotype e una monotype,<br />
Una forma libri e documenti, apparecchiature per la<br />
pronta fotocomposizione, computer della prima e<br />
per la stampa dell’ultima generazione. A partire dal 1880,<br />
in una quando le tecniche di stampa erano sostan-<br />
macchina zialmente le stesse <strong>dei</strong> tempi di Gutenberg,<br />
tipografica. vengono illustrati gli straordinari risultati<br />
Bozzetto e copertina di Albe Steiner per<br />
Lord Russel di Liverpool, Il flagello della<br />
svastica, Feltrinelli Editore, Milano 1955.<br />
12 ORDINE 3 <strong>2001</strong>
Tecniche e industria dal 1880 al 2020<br />
La mostra La città dell’editoria. Dal libro tipografico all’opera digitale (1880-2020), aperta fino al<br />
16 aprile <strong>2001</strong> nelle Sale Viscontee del Castello Sforzesco di Milano (orario 9,30-18, chiuso il<br />
lunedì), rientra nell’ambito delle iniziative promosse dal Comune di Milano per celebrare il primo<br />
centenario della morte di Giuseppe Verdi e mirate a illustrare la tradizione e l’innovazione nella<br />
società milanese del Novecento. Il percorso espositivo propone gli esiti di specifiche ricerche,<br />
delle quali viene dato conto in maniera approfondita nel catalogo, a cura di Giorgio Montecchi,<br />
edito da Skirà (pagine 182, lire 40.000). I capitoli su Impresa e lavoro. L’industria tipograficoeditoriale<br />
milanese dalla fine dell’Ottocento al Fascismo, di Ada Gigli Marchetti, e su La grafica<br />
compositiva, le tecniche di stampa e il libro italiano (1880-1980), di James Clough, mostrano<br />
l’evoluzione degli stabilimenti tipografici, del lavoro, <strong>dei</strong> procedimenti grafici e delle tecniche di<br />
stampa. Seguono gli interventi di Lodovica Braida su Editori e lettori a Milano tra la fine dell’Ottocento<br />
e il primo Novecento; di Irene Piazzoni su L’editoria musicale e teatrale; di Bruno<br />
Pischedda sul tema Editoria a Milano 1920-1945: dalla crisi post-bellica alla “bonifica culturale”,<br />
e di Letizia Tedeschi su Il moderno e la grafica editoriale a Milano tra anni Trenta e Cinquanta.<br />
Al secondo dopoguerra è dedicato un altro saggio di Bruno Pischedda (Editoria a Milano 1945-<br />
1970: gli anni dell’entusiasmo), mentre Lucilla Saccà approfondisce il tema Creatività e sperimentazione<br />
nell’editoria d’arte: editori, artisti e mercanti. Seguono gli interventi di Paolo Ferri e<br />
di Gianpietro Lotito sul presente e soprattutto sul futuro dell’editoria (rispettivamente La rivoluzione<br />
digitale e le nuove modalità del sapere e La “leggerezza” del mondo digitale. Il sapere<br />
viaggerà con i bit), con una previsione su quanto potrà accadere nei prossimi vent’anni. Completa<br />
il catalogo il saggio di Luisa Finocchi su La memoria del lavoro editoriale.<br />
Tavole<br />
originali per<br />
le copertine<br />
di Il mostro<br />
bianco<br />
di Herman<br />
Melville e di<br />
La<br />
Cacciatrice<br />
selvaggia di<br />
Mayne Reid,<br />
Mondadori,<br />
1935.<br />
ORDINE 3 <strong>2001</strong><br />
raggiunti nell’arco di un secolo: dal torchio<br />
metallico alla composizione a caldo, dalla<br />
riproduzione a stampa della fotografia attraverso<br />
il retino al rotocalco, dall’invenzione di<br />
nuovi caratteri tipografici alla fotocomposizione,<br />
dalla stampa offset alla rivoluzione digitale<br />
che sta prepotentemente imponendo<br />
nuove modalità della trasmissione del sapere.<br />
La storia dell’editoria milanese nel Novecento,<br />
nonostante ci siano state di mezzo<br />
due guerre e una lunga dittatura, ci appare<br />
caratterizzata da una innovazione continua,<br />
tenace, che pur rimanendo fedele alla tradizione,<br />
guarda con fiducia alla società del<br />
futuro. Ma le innovazioni che stiamo vivendo<br />
in questo inizio millennio – suggeriscono gli<br />
organizzatori – sono ben più profonde di<br />
quelle sinora vissute. Siamo a una svolta<br />
epocale nel campo della comunicazione e<br />
della trasmissione del sapere, pari a quella<br />
dell’invenzione di Gutenberg.<br />
Dobbiamo in un certo senso rassegnarci o,<br />
a seconda <strong>dei</strong> punti di vista, entusiasmarci.<br />
L’alfabeto oggi è lo stesso di duemila anni fa,<br />
è vero, e sarà lo stesso anche nei prossimi<br />
secoli. Ma le modalità di “trasporto” e i<br />
supporti dell’informazione veicolata attraverso<br />
i segni dell’alfabeto sono radicalmente<br />
cambiati: dopo il papiro è arrivata la pergamena<br />
scritta dagli amanuensi, dai fogli di<br />
carta stampata con caratteri mobili e dal libro<br />
siamo passati oggi ai testi scritti sul computer,<br />
che teoricamente possono essere<br />
conservati per un tempo indefinito, a differenza<br />
di quelli riportati su materiale deperibile<br />
quale la carta.<br />
“La standardizzazione delle informazioni<br />
digitali”, scrive Gianpietro Lotito, “ha permesso<br />
il grande balzo tecnologico che stiamo<br />
Bozzetto<br />
di Albe<br />
Steiner per<br />
la copertina<br />
del romanzo<br />
di Pasternak<br />
Il dottor<br />
Zivago, 1957.<br />
vivendo, così come l’invenzione della stampa<br />
a caratteri mobili da parte di Gutenberg e<br />
la standardizzazione del libro portatile, avvenuta<br />
attraverso l’utilizzo della stampa in ottavo<br />
da parte di Aldo Manuzio, hanno permesso<br />
che il sapere uscisse dai luoghi che tradizionalmente<br />
lo detenevano da un migliaio di<br />
anni circa”.<br />
L’informazione digitale si presenta con caratteristiche<br />
totalmente nuove. “Ha una velocità<br />
di trasmissione prima impensabile”, aggiunge<br />
Lotito. “Viaggia alla velocità del pensiero,<br />
in tempo reale. Questo accadeva anche con<br />
altre tecnologie precedenti, ma mai come<br />
ora da casa a casa e su contenuto complesso.<br />
Può essere diffusa contemporaneamente<br />
a un numero teoricamente infinito di<br />
persone senza che questo comporti necessità<br />
o spreco di materia prima. Si replica<br />
sempre uguale a se stessa, in modo assolutamente<br />
perfetto”.<br />
Ed ecco lo scenario prevedibile, secondo<br />
Lotito, per l’anno 2020 al quale fa riferimento<br />
il sottotitolo della mostra: “Avremo un’Internet<br />
ultraveloce, tridimensionale, con caratteristiche<br />
oggi inimmaginabili, ma a farla da<br />
padrone rimarrà sempre e comunque il<br />
contenuto. Senza contenuto questo mondo<br />
tecnologico si ridurrebbe a forni microonde<br />
azionati a distanza o a telefoni capaci di<br />
suonare con una perfetta riproduzione del<br />
ruggito di una tigre. Ecco che quindi ancora<br />
una volta il mondo editoriale, della comunicazione,<br />
svolgerà un ruolo guida. Le precedenti<br />
transizioni hanno avuto bisogno di<br />
millenni o secoli (dalla tradizione orale al<br />
papiro, agli amanuensi, alla carta stampata).<br />
Questa volta si svolgerà nell’arco della vita<br />
di un uomo. E noi potremo osservarla”.<br />
Il libro, stando a questa entusiastica previsione<br />
non da tutti condivisa, sembra dunque<br />
avere i giorni contati. Tra vent’anni il sapere<br />
universale viaggerà davvero attraverso i bit<br />
“immortali” di Internet? I vecchi cari e deperibili<br />
libri ingialliti dal tempo diventeranno<br />
obsoleti reperti archeologici? Difficile la<br />
risposta. Certo è comunque che la straordinaria<br />
potenzialità della comunicazione digitale<br />
e multimediale induce tutti, editori e lettori,<br />
a rivedere già da ora schemi mentali che<br />
appartengono al passato. Il dibattito è aperto<br />
mentre Milano, capitale dell’editoria e dell’innovazione,<br />
si sta comunque preparando con<br />
le sue imprese editoriali per affrontare da<br />
protagonista la nuova sfida culturale e di<br />
mercato imposta dal progresso tecnologico.<br />
Il “Premiolino”<br />
a Gabriella Simoni<br />
e Anna Migotto<br />
Milano, 6 febbraio. Gabriella Simoni (Studio Aperto - Italia<br />
1) e Anna Migotto (Tg4-Retequattro), autrici dello scoop<br />
mondiale sul linciaggio <strong>dei</strong> riservisti israeliani a Ramallah,<br />
sono tra i vincitori del “Premiolino”, sponsorizzato Parmalat,<br />
per il periodo luglio-dicembre 2000 e consegnato<br />
giovedì 8.<br />
Questi i premiati.<br />
Luglio: Umberto Galimberti (la Repubblica) “ogni suo<br />
intervento giornalistico, frutto di meditata analisi, ha il merito<br />
di indurre anche i contraddittori a profonda riflessione”.<br />
Agosto: Milena Gabanelli (Report-Raitre) dimostra “come<br />
anche in televisione sia possibile fare un’informazione libera<br />
che è anche critica costruttiva”.<br />
Settembre: Piero Bianucci (La Stampa-Tuttoscienze) “ha<br />
i meriti di un vero e proprio missionario che ci porta attraverso<br />
una giungla affascinante tracciando per noi sentieri<br />
percorribili”.<br />
Ottobre: Anna Migotto-Gabriella Simoni per i servizi<br />
sulla crisi israelo-palestinese e per il reportage sul linciaggio<br />
“un nitido modello di giornalismo televisivo, scoop<br />
mondiale”.<br />
Novembre: Andrea Vianello (Radio anch’io-Rai) “per la<br />
qualità e la serietà <strong>dei</strong> servizi giornalistici proposti quotidianamente<br />
dal programma di cui è conduttore”.<br />
Dicembre: Cesare Romana (il Giornale) come critico<br />
musicale “riesce a dosare conoscenza e competenza con<br />
notazioni di costume e finezze da vero scrittore”. (ANSA)<br />
Liguori condannato:<br />
ha diffamato Stefania Ariosto<br />
Como, 23 febbraio. Il collegio giudicante del tribunale di<br />
Como ha condannato nel primo pomeriggio di oggi il giornalista<br />
Paolo Liguori ritenuto colpevole di aver diffamato<br />
nel corso di una trasmissione televisiva su Italia 1 Stefania<br />
Ariosto. La sentenza accoglie in toto le tesi e le richieste<br />
del Pm Vittorio Nessi che nella sua dura, ma anche “folcloristica”<br />
requisitoria aveva sollecitato una condanna da lui<br />
definita simbolica a 1 milione di multa. La parte civile,<br />
rappresentata dall’avv. Aldo Bissi, aveva inoltre sollecitato<br />
una provvisionale di 50 milioni in vista di una richiesta di<br />
risarcimento danni per 200 milioni. Il tribunale ha concesso<br />
una provvisionale di 40 milioni.<br />
Secondo l’accusa, Liguori durante un’intervista al collega<br />
Feltri (quest’ultimo al telefono) trovò occasione per “dirottare”<br />
il discorso sulla “teste Omega” usando frasi i cui contenuti<br />
apparvero denigratori nei confronti della donna. Lo<br />
stesso Pm in aula ha ribadito che “non ci interessa sapere<br />
se la Ariosto è o meno donna dai facili costumi, ci interessa<br />
sapere che in quella intervista è stato violato il diritto al<br />
rispetto delle persone”. Tra le frasi incriminate quella in cui<br />
Liguori disse: “Ah, la Ariosto: parliamo di lei che è riuscita<br />
a non avere guai dopo una verifica della Guardia di Finanza<br />
concedendo in cambio favori in denaro e ampie dichiarazioni<br />
che portarono alle inchieste di Tangentopoli, in<br />
particolare legate agli ambienti socialisti e di Berlusconi”.<br />
Il Pm ha fatto notare che le verifiche in questione avvennero<br />
almeno 4 anni prima dell’ascesa in campo di Forza<br />
Italia. È questa la prima condanna inflitta dal tribunale di<br />
Como nell’ambito di una lunga serie di querele e controquerele<br />
che vedono protagonisti, fra gli altri anche Vittorio<br />
Sgarbi, proprio ieri a processo nel capoluogo lariano e che<br />
ha ricusato i giudici.<br />
(AGI)<br />
Caianiello: allo Stato i soldi<br />
delle querele ai giudici<br />
Roma, 21 febbraio - I risarcimenti delle querele vinte dai<br />
magistrati per diffamazione a mezzo stampa dovrebbero<br />
andare allo Stato e non ai singoli magistrati. È quanto ha<br />
affermato Vincenzo Caianiello, ex presidente della Corte<br />
Costituzionale, intervenendo al Forum sulla qualità<br />
dell’informazione organizzato dall’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalisti.<br />
Caianiello ha sottolineato come nelle cause tra magistrati<br />
e giornalisti venga meno il principio della “terzietà del giudice”<br />
in quanto le controversie tra i due corpi vengono decise<br />
da soggetti appartenenti alla magistratura, Caianiello<br />
ha sottolineato come la Costituzione non consenta l’istituzione<br />
di giudici speciali che possano ovviare al principio<br />
della terzietà del giudice e che eventuali interventi debbono<br />
comportare la modifica della Costituzione. A meno che<br />
vengano istituite delle sezioni specializzate previste<br />
dall’art. 102 della Costituzione: “è questo certamente un<br />
vulnus che attenta alla libertà di stampa perché il giornalista<br />
ha diritto di essere giudicato da un giudice che, per le<br />
peculiarietà della situazione, possa considerare terzo”.<br />
Per quanto riguarda il risarcimento economico, secondo<br />
Caianiello “per il magistrato dovrebbe essere sufficiente la<br />
soddisfazione morale che derivi dalla condanna di chi<br />
abbia arrecato offesa, mentre se questa vi è stata, dovrebbe<br />
essere lo Stato ad incamerare il risarcimento perché è<br />
esso in realtà ad aver subito l’offesa”. In pratica, ha concluso<br />
Caianiello, un professionista se viene diffamato può<br />
perdere una fetta di potenziale mercato di clienti mentre il<br />
magistrato è un funzionario pubblico nell’esercizio della<br />
sua funzione espletata nel nome dello Stato.<br />
(ANSA)<br />
13
Mostra al Museo civico del Risorgimento di Bologna<br />
Stampa satirica<br />
nell’Europa<br />
tra Ottocento<br />
e Novecento<br />
di Gino Banterla<br />
Come appare lontana oggi, mentre ci accingiamo<br />
ad abbandonare le vecchie monete<br />
nazionali per adottare definitivamente l’euro,<br />
l’immagine di un’Europa solidamente ancorata<br />
ai confini statali, in cui ogni popolo si<br />
esprimeva attraverso il proprio “carattere” e<br />
si contrapponeva agli altri in nome di una<br />
presunta inviolabile identità. Ecco l’iconografia<br />
di quell’Europa di fine Ottocento: ora<br />
rappresentata come giovane guerriera che<br />
conduce i popoli verso la conquista della<br />
nazionalità, che veglia il nascente secolo XX,<br />
che esibisce i segni della potenza militare;<br />
ora raffigurata come un’anziana signora con<br />
gli occhiali, che assiste attonita e impotente<br />
alle “gesta” degli Stati-nazione.<br />
Sono immagini ambigue e contraddittorie,<br />
nelle quali possiamo cogliere gli echi delle<br />
spinte espansive, trasformate dalle grandi<br />
potenze europee in un impressionante sistema<br />
di dominio, e insieme i segni del passato,<br />
di una civiltà plurimillenaria scandita da<br />
tragedie e da progressi. Sembrano evocazioni<br />
remote eppure è storia di ieri. Una storia<br />
ora rivisitata con il linguaggio della satira in<br />
una piccola ma significativa mostra dal titolo<br />
“Albione, Marianna e il bersagliere. Stereotipi<br />
nazionali e stampa satirica nell’Europa tra<br />
Ottocento e Novecento”, aperta fino al 29<br />
aprile al Museo civico del Risorgimento di<br />
Bologna.<br />
“Le grandi ammalate europee<br />
nella fine del 1899”,<br />
in La Rana del 15-16 dicembre 1899.<br />
“Maccherone italiano”, in Il Papagallo<br />
(sic, con una sola p), del 15 ottobre 1911.<br />
“La Triplice<br />
intesa”, in<br />
Simplicissimus,<br />
14 ottobre<br />
1912.<br />
“Albione, Marianna<br />
e il bersagliere.<br />
Stereotipi nazionali<br />
e stampa satirica nell’Europa<br />
tra Ottocento e Novecento”<br />
Museo civico del Risorgimento di Bologna<br />
(piazza Carducci 5). Aperta fino al 29 aprile<br />
dal martedì alla domenica con orario 9-<br />
13; giovedì 9-17; chiuso lunedì e giorni<br />
festivi infrasettimanali. Catalogo Edizioni<br />
Nautilus di Bologna (pp. 120, lire 30.000) a<br />
cura di Roberto Balzani e Mirtide Gavelli,<br />
con saggi di Simone Castelli, Il secolo<br />
degli atlanti, e di Roberto Balzani, Carte<br />
geografiche, caricature e identità. Spazio e<br />
stereotipie nazionali fra ’800 e ’900. Schede<br />
di Elena Musiani, Mirtide Gavelli, Pamela<br />
Corradini e Aurora Rambaldi.<br />
Attraverso le immagini pubblicate dalla fine<br />
dell’Ottocento e nei primi decenni del Novecento<br />
da sei periodici satirici (due italiani,<br />
uno francese, uno tedesco, uno spagnolo e<br />
uno inglese) viene ricostruito il teatrino della<br />
politica europea nel quale si rispecchiarono<br />
almeno quattro generazioni di individui, tra di<br />
loro divisi in nome di una esasperata propaganda<br />
nazionalistica.<br />
L’Ottocento è il secolo <strong>dei</strong> grandi atlanti<br />
geografici, che da semplici raccolte di carte<br />
si trasformano in vere e proprie opere enciclopediche,<br />
con una struttura logico-narrativa<br />
comprendente una parte antica e una<br />
moderna più squisitamente geografica. Da<br />
una esemplificazione di atlanti inizia il<br />
percorso dell’esposizione bolognese, perché<br />
la cartografia è un importante medium culturale<br />
nel processo di formazione degli Stati<br />
nazionali. La descrizione <strong>dei</strong> confini fisici di<br />
un Paese, infatti, forma o rafforza i confini<br />
mentali delle persone.<br />
Ma la rappresentazione della propria e altrui<br />
“diversità”, oltre che dalle carte geografiche,<br />
fu veicolata anche dalle vignette e dalle caricature,<br />
come dimostrano le illustrazioni<br />
esposte, scelte dalla vasta produzione di<br />
giornali satirici. Esse provengono dalle riviste<br />
Il Papagallo (sic: con una sola p), fondato<br />
a Bologna nel 1873 da Augusto Grossi e<br />
pubblicato fino al 1915; La Rana, anch’esso<br />
uscito nel capoluogo emiliano dal 1865 al<br />
1912; Blanco y Negro, il cui primo numero<br />
uscì in Spagna nel 1891; Le Charivari, nato<br />
a Parigi nel 1832 come “quotidiano politico<br />
illustrato” e vissuto tra alterne vicende per<br />
oltre uno secolo; Punch (1841-1992), al<br />
quale collaborarono i più prestigiosi disegnatori<br />
inglesi; e infine il tedesco Simplicissimus<br />
(1896-1944), i cui disegni riscuotevano maggior<br />
successo degli articoli di collaboratori<br />
quali Thomas Mann, Arthur Schnitzler ed<br />
Hermann Hesse.<br />
Il filo che tiene insieme queste pur diverse<br />
esperienze è l’analisi della politica europea<br />
vista come una scena popolata da allegorie,<br />
maschere, marionette. Gli Stati, usciti dagli<br />
atlanti geografici, diventano antropomorfi e<br />
sono rappresentati dagli umoristi nei modi<br />
più diversi.<br />
L’Italia per esempio è vista come una ieratica<br />
figura femminile con le torri in testa o<br />
come una contadina del Sud o ancora come<br />
una bersagliera; la Francia è Marianna, la<br />
figura di bella ragazza con berretto frigio,<br />
simbolo della libertà, creata dalla Rivoluzione;<br />
la Gran Bretagna s’incarna nella classica<br />
Britannia con tridente, segno della potenza<br />
marittima, o in un leone.<br />
Ogni Stato-nazione ha una propria immagine<br />
più o meno consolidata, anzi, stereotipata,<br />
nella quale ciascuno si riconosce. E gli<br />
altri? Come si comportano i disegnatori nel<br />
raffigurare i Paesi affini o nemici che entrano<br />
“Il gioco<br />
della palla<br />
anarchica”,<br />
in La Rana<br />
dell’11-12<br />
ottobre 1901.<br />
“Passatempo<br />
prediletto<br />
nei riposi<br />
estivi”,<br />
in La Rana,<br />
18 luglio<br />
1884.<br />
“L’Europa<br />
sorda, muta<br />
e cieca”,<br />
in<br />
Le Charivari<br />
del 30 <strong>marzo</strong><br />
1900.<br />
nel gioco delle sempre più mutevoli relazioni<br />
internazionali? La fantasia si scatena attraverso<br />
la ridicolizzazione delle stereotipie:<br />
così l’Italia esibisce una matrice rurale e<br />
brigantesca, l’Austria è un gendarme ottuso,<br />
la Spagna è declassata al rango di cipolla, la<br />
Turchia è una specie di orco cattivo.<br />
Le figure “civili”, all’inizio del XX secolo,<br />
lasciano sempre più spazio ai soldatini,<br />
segno di una crescente militarizzazione<br />
nazionale.<br />
Essi diventano i protagonisti della propaganda<br />
patriottica, promuovono l’immagine dello<br />
Stato-nazione onnipotente.<br />
E lentamente la guerra apparirà come uno<br />
strumento “ragionevole” per dare ordine allo<br />
scacchiere internazionale, mentre la figura<br />
di Europa, giovane o vecchia che sia, si<br />
dissolverà.<br />
14 ORDINE 3 <strong>2001</strong>
I NOSTRI LUTTI<br />
Elio Quercioli,<br />
il giornalismo vissuto<br />
in primo luogo<br />
come impegno politico<br />
di Emilio Pozzi<br />
Non ho trovato, tra i molti articoli in memoria<br />
di Elio Quercioli, uomo politico, amministratore<br />
pubblico e giornalista (nel 1945, diciottennne<br />
era già redattore di Voce comunista),<br />
anche in quelli che al di là della cronaca<br />
hanno ricordato le private virtù, l’accenno ad<br />
un episodio, apparentemente marginale, del<br />
suo lavoro come vicesindaco della Giunta<br />
guidata da Carlo Tognoli.<br />
Voglio raccontarlo, qui, perché, suscitandomi,<br />
ancora un sorriso, mi aiuterà a proseguire,<br />
nel grato, ma doloroso compito, di lasciare,<br />
anche nel giornale dell’<strong>Ordine</strong><br />
lombardo, una traccia<br />
di una vita, illuminata dagli<br />
ideali e consumata per gli<br />
altri.<br />
Elio, quand’era vice sindaco,<br />
oltre a portare a termine la<br />
municipalizzazione dell’azienda<br />
del gas e la metanizzazione<br />
(l’ha ricordato proprio<br />
Tognoli: “Il problema durava<br />
da dieci anni e Quercioli risolse<br />
tutto in un anno”), inventò<br />
il bastone ecologico, con la<br />
punta di ferro, per raccogliere<br />
la cacca <strong>dei</strong> cani, sui marciapiedi.<br />
Amava le bestie Elio, i<br />
cani soprattutto, ed era<br />
convinto, non potendo educare<br />
loro, almeno di rendere<br />
educati i padroni.<br />
Qualcuno, anche gli amici lo<br />
prendeva in giro per l’iniziativa,<br />
ma lui sorrideva, sotto gli<br />
occhiali, brontolando, “vedrete,<br />
vedrete” tra i denti. Anche<br />
quella, per lui era una battaglia<br />
da fare.<br />
Cronaca minimalista, questa?<br />
Non credo.<br />
Quercioli non è stato mai<br />
toccato da quella che Antonio<br />
Gramsci chiamava la<br />
“metafisica dell’impazienza”.<br />
Eppure, giorno dopo giorno<br />
tesseva, come un operoso<br />
artigiano, la solida tela per<br />
una società nuova.<br />
Ho sotto gli occhi quello che<br />
è stato scritto e ricordo i<br />
discorsi, davanti alla sua<br />
bara, ricoperta di dalie rosse,<br />
nella platea del Piccolo<br />
Teatro.<br />
Anche se le parole, a rileggerle,<br />
chiunque le abbia<br />
pronunciate, appaiono come<br />
un elenco, ripetitivo anche, di elogi. Parole<br />
commosse, spesso rotte da un nodo alla<br />
gola. È stato detto e scritto soltanto il giusto:<br />
lealtà, amicizia, fedeltà, pacatezza, ricerca di<br />
ciò che poteva unire. E poi ancora pazienza<br />
e dolce ironia. Ben più di mezzo secolo di<br />
vita per gli altri: compagni, colleghi, cittadini.<br />
Tutto, con grande umiltà, anche se il ruolo,<br />
scomodo, era quello di un protagonista.<br />
Chi gli è stato vicino, ha assistito alla sua fatica<br />
di vivere e combattere le lotte, non l’ha<br />
ORDINE - TABLOID<br />
periodico ufficiale del Consiglio<br />
dell’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalisti della Lombardia<br />
Mensile / Spedizione in a. p. (45%)<br />
Comma 20 (lettera B) art. 2 legge n. 662/96 -<br />
Filiale di Milano - Anno XXXII - Numero 3,<br />
<strong>marzo</strong> <strong>2001</strong><br />
Direttore responsabile FRANCO ABRUZZO<br />
Condirettore BRUNO AMBROSI<br />
ORDINE 3 <strong>2001</strong><br />
mai sentito lamentarsi, dare segni di cedimento.<br />
Qualche pisolino, con molta discrezione,<br />
se lo concedeva, durante dibattiti<br />
lunghi, noiosi e inconcludenti. In un certo<br />
senso era il suo modo di disapprovare. Si irritava,<br />
talvolta: per le ingiustizie, i lassismi, i<br />
tradimenti. Le collere e le amarezze erano<br />
sempre trattenute, mai drammatizzate. Non<br />
ha mai sbattuto la porta. Conosceva il suo<br />
dovere. Restare perché c’era bisogno di lui.<br />
Fino all’ultimo.<br />
Non gli ho mai sentito dire ‘io’. Ma anche il<br />
suo plurale significava essere con gli altri,<br />
unirsi agli altri nell’assumersi responsabilità<br />
o ammettere errori.<br />
Quando, ecco un solo esempio, andò in<br />
scena al Piccolo Teatro il Galileo di Brecht,<br />
dopo tante polemiche, anche miopi e anche<br />
da sinistra, mandò a Paolo Grassi questo<br />
telegramma “Solo oggi capisco quanto poco<br />
abbiamo fatto per voi”.<br />
Non era molto loquace, e nemmeno amava<br />
tanto scrivere. Professionalmente preferiva<br />
organizzare, dirigere. “Per me il giornalismo<br />
è sempre stato in primo luogo impegno politico”.<br />
Lo disse, nel <strong>marzo</strong> 1998, quando gli fu<br />
Direzione, redazione, amministrazione<br />
Via Appiani, 2 - 20121 Milano<br />
Tel. 02/ 63.61.171 - Telefax 02/ 65.54.307<br />
Segretaria di redazione<br />
Teresa Risé<br />
Consiglio dell’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalisti<br />
della Lombardia<br />
Franco Abruzzo, presidente;<br />
Brunello Tanzi, vicepresidente;<br />
Gabriele Moroni, consigliere segretario,<br />
Sergio D’Asnasch, consigliere tesoriere<br />
consegnata la medaglia d’oro per i<br />
cinquant’anni di professione, tutta rigorosamente<br />
esercitata, dal più umile gradino al più<br />
impegnativo di direttore dell’Unità, nell’ambito<br />
della stampa comunista. Era proprio un<br />
ragazzo quando cominciò come redattore<br />
nel settimanale della Federazione di Milano,<br />
Voce comunista, di cui diventò direttore,<br />
prima di passare come capocronista all’Unità.<br />
Nei momenti “forti” del quotidiano divenne<br />
prima condirettore, a fianco di Mario<br />
Alicata, poi direttore dell’edizione di Milano.<br />
E poi si dedicò, benché assorbito da impegni<br />
politici sempre crescenti (cito a memoria<br />
e alla rinfusa: consiglio d’amministrazione<br />
del giornale, consigliere comunale,<br />
deputato, questore<br />
alla Camera, nella direzione<br />
nazionale del Pci, commissione<br />
di vigilanza Rai, responsabile<br />
<strong>dei</strong> problemi radiotelevisivi,<br />
presidente dell’Istituto<br />
milanese della Resistenza<br />
e del movimento<br />
operaio, vice sindaco di Milano<br />
e assessore al bilancio,<br />
estensore di un progetto di<br />
riforma dell’editoria, consigliere<br />
d’amministrazione alla<br />
Triennale). Attento ai problemi<br />
della cultura, dello spettacolo,<br />
dell’arte (tra i pittori suoi<br />
amici Ernesto Treccani,<br />
Giuseppe Migneco, Aligi<br />
Sassu, Gabriele Mucchi,<br />
personaggi del teatro e della<br />
musica), non si tirava indietro<br />
quando c’era da dare<br />
slancio a iniziative che avessero<br />
un alto profilo. Sapeva<br />
dialogare con tutti, quasi<br />
implacabile nel cercare di<br />
raggiungere i risultati.<br />
Era però troppo serio per<br />
usufruire delle relazioni che<br />
da buon tessitore portava<br />
avanti. Non ha lasciato nemmeno<br />
testimonianze scritte,<br />
nè appunti di diario. Mimma<br />
Paulesu, moglie e compagna,<br />
quando gli sentiva<br />
accennare qualche episodio<br />
significativo, della Resistenza,<br />
fremeva. Ad esempio, di<br />
quando sedicenne, dopo l’8<br />
settembre ’43, era finito per<br />
due mesi nella bolgia di San<br />
Vittore, con altri giovani<br />
amici arrestati perché avevano<br />
nascosto in una casa di<br />
Milano prigionieri russi e<br />
inglesi scappati dai campi di<br />
<strong>Ordine</strong>/Tabloid<br />
Elio Quercioli con la moglie Mimma Paulesu, nipote di Antonio Gramsci.<br />
prigionia o di quello che aveva combinato da<br />
partigiano combattente nella 113esima<br />
brigata Garibaldi. “Tu racconti e io scrivo”<br />
Mimma ci sapeva fare (è autrice anche di un<br />
libro sui campi di sterminio). Elio smetteva di<br />
raccontare e lasciava cadere il discorso,<br />
quasi chiudendosi a riccio.<br />
Una sola volta si lasciò andare, un poco, in<br />
un’intervista. Per Il Giorno lo interrogava<br />
nell’ufficio, bello e impegnativo di vice sindaco,<br />
Guido Gerosa che riuscì a strappargli<br />
Consiglieri:<br />
Bruno Ambrosi, Annibale Carenzo,<br />
Letizia Gonzales, Cosma Damiano<br />
Nigro, Domenico Tedeschi.<br />
Collegio <strong>dei</strong> revisori <strong>dei</strong> conti<br />
Davide Colombo, Rino Felappi (presidente);<br />
Guido Re<br />
Coordinamento grafico di <strong>Ordine</strong> - Tabloid<br />
Franco Malaguti<br />
qualche confidenza. Il pezzo uscì con il titolo:<br />
“Vagone letto e bicicletta. Ecco il vice sindaco<br />
che non usa l’automobile” Anticipatore.<br />
Era il 16 settembre 1981.<br />
Quercioli aveva compiuto da due giorni 55<br />
anni. Gerosa glielo ricordò. “Proprio in questi<br />
giorni. È vero. Mi ero dimenticato la data”.<br />
Bella quell’intervista.<br />
Trovo giusto riproporre qui un brano di quel<br />
testo, dal quale emerge uno squarcio dell’autentica<br />
umanità di Quercioli. E così rendiamo<br />
onore, a chi lo intervistava, un giornalista di<br />
razza, che sapeva far parlare gli altri, avendo<br />
come arma segreta, un sorriso radioso.<br />
Gerosa descrive anzitutto l’ambiente:<br />
Un ufficio vasto, spazioso e da uomo del potere, per un<br />
personaggio che ha un viso aperto e cordiale e modi<br />
assai alla mano. Fortunatamente sopra la sua testa e<br />
davanti ai suoi occhi ci sono scene popolari milanesi:<br />
quadri di popolani e popolane al lavoro e in festa, in<br />
campagna e nel mondo brulicante del Verzèe. Quercioli<br />
vede che sono un po’ colpito da questo ufficio.<br />
“Dovrebbe vedere l’altro mio ufficio, quello di assessore<br />
al Bilancio. È stato di Toeplitz, il grande banchiere che<br />
ebbe tanta parte nelle vicende dell’Italia unita e che vi<br />
giungeva attraverso un sottopassaggio collegato alla sua<br />
Banca Commerciale”.<br />
Si sente che il ritrovarsi nell’ufficio di Toeplitz lo emoziona,<br />
e questo già ti fa riflettere sulla potenza della “milanesità”<br />
del personaggio. Solo “una certa idea di Milano” può affratellare<br />
nel tempo questo comunista iscritto al Partito dal<br />
1943 e il grande nume storico della Banca Commerciale,<br />
solitario eroe del capitalismo ambrosiano.<br />
Lei è un milanese di quelli per vocazione oltre che per<br />
nascita.<br />
“Certo. Sono nato in via Solari, nel quartiere operaio<br />
dell’Umanitaria. È una casa di cui hanno celebrato da<br />
poco il settantacinquesimo di costruzione. Era un quartiere<br />
operaio modello per Milano: 230 famiglie, asili collettivi,<br />
biblioteca, cooperativa, teatro. Noi sentivamo molto<br />
questo mondo. Era il nostro di adozione e di scelta. Mio<br />
padre era un romagnolo venuto a Milano prima dello<br />
scoppio della prima guerra mondiale, con quei fenomeni<br />
di emigrazione interna prodottisi dopo la Settimana<br />
Rossa del giugno 1914. La mamma era toscana. Io sono<br />
milanese e ho sempre avuto un rapporto affettivo con la<br />
mia città.”<br />
Nella sua famiglia c’è qualcosa di mitico, di legato a una<br />
grande dimensione culturale della testimonianza umana.<br />
Sua moglie Mimma Paulesu è la nipote di Gramsci.<br />
È figlia di Teresa, la sorella di Antonio Gramsci, alla quale<br />
egli scriveva ‘Cara Teresita’. Mia moglie ha scritto il libro<br />
Gramsci vivo, una serie di testimonianze sull’uomo,<br />
compresa quella di Pertini. Ha anche curato una raccolta<br />
di favole che Gramsci ha in parte inventato, in parte<br />
tradotte dal tedesco...”<br />
(Le illustrazioni - aggiungo ora io - sono di<br />
Ernesto Treccani).<br />
Chiudo, con mano lieve, il fascicolo personale<br />
di Elio Quercioli, il ragazzo di via Solari.<br />
Due date sono annotate con un pennarello<br />
nero: 14 settembre 1926-4 febbraio <strong>2001</strong>.<br />
Dentro ci sono anche i suoi sogni di un<br />
mondo diverso da quello che ha lasciato. Lui<br />
non potrà aggiungere altre pagine. Agli altri<br />
che restano, il compito di realizzarli, quei<br />
sogni.<br />
Stampa Stem Editoriale S.p.A. Via Brescia, 22<br />
20063 Cernusco sul Naviglio (Mi)<br />
Iscritto al n. 983/ 1983<br />
del Registro nazionale della Stampa<br />
Comunicazione e Pubblicità<br />
Comunicazioni giornalistiche Advercoop<br />
Via G.C.Venini, 46 - 20127 Milano<br />
Tel. 02/ 261.49.005 - Fax 02/ 289.34.08<br />
La tiratura di questo numero è stata<br />
di 20.100 copie<br />
Chiuso in redazione il 26 febbraio <strong>2001</strong><br />
15 (23)
APPROVATE IL 21 FEBBRAIO IN VIA DEFINITIVA E ALL’UNANIMITÀ DAL SENATO LE NUOVE NORME CHE MODIFICANO<br />
L’intervento<br />
straordinario<br />
di integrazione<br />
salariale<br />
è a carico dell’Inpgi.<br />
Finanziamenti<br />
anche per Internet<br />
e i cd-rom.<br />
Stanziati<br />
184 miliardi<br />
in tre anni.<br />
Editoria, la riforma ora è legge.<br />
Ddl Senato – Nuove norme sull’editoria e sui prodotti<br />
editoriali. Modifiche alla legge 5 agosto 1981 n. 416.<br />
Capo I DISPOSIZIONI<br />
GENERALI<br />
Articolo 1. Definizioni e disciplina del prodotto editoriale<br />
1. Per prodotto editoriale, ai fini della presente legge, si intende<br />
il prodotto realizzato su supporto cartaceo, ivi compreso il<br />
libro, o su supporto informatico, destinato alla pubblicazione<br />
o, comunque, alla diffusione di informazioni presso il pubblico<br />
con ogni mezzo, anche elettronico, o attraverso la radiodiffusione<br />
sonora o televisiva, con esclusione <strong>dei</strong> prodotti<br />
discografici o cinematografici.<br />
2. Non costituiscono prodotto editoriale i supporti che riproducono<br />
esclusivamente suoni e voci, le opere filmiche ed i<br />
prodotti destinati esclusivamente all’informazione aziendale<br />
sia ad uso interno sia presso il pubblico. Per opera filmica si<br />
intende lo spettacolo, con contenuto narrativo o documentaristico,<br />
realizzato su supporto di qualsiasi natura, purché<br />
costituente opera dell’ingegno ai sensi della disciplina sul<br />
diritto d’autore, destinato originariamente, dal titolare <strong>dei</strong> diritti<br />
di utilizzazione economica, alla programmazione nelle sale<br />
cinematografiche ovvero alla diffusione al pubblico attraverso<br />
i mezzi audiovisivi.<br />
3. Al prodotto editoriale si applicano le disposizioni di cui<br />
all’articolo 2 della legge 8 febbraio 1948, n. 47. Il prodotto<br />
editoriale diffuso al pubblico con periodicità regolare e<br />
contraddistinto da una testata, costituente elemento identificativo<br />
del prodotto, è sottoposto, altresì, agli obblighi previsti<br />
dall’articolo 5 della medesima legge n. 47 del 1948.<br />
Articolo 2. Disposizioni sulla proprietà delle imprese<br />
editrici ed in materia di trasparenza<br />
1. All’articolo 1 della legge 5 agosto 1981, n. 416, e successive<br />
modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:<br />
a) il primo comma è sostituito dal seguente:<br />
“L’esercizio dell’impresa editrice di giornali quotidiani e` riservato<br />
alle persone fisiche, nonché alle società costituite nella<br />
forma della società in nome collettivo, in accomandita semplice,<br />
a responsabilità limitata, per azioni, in accomandita per<br />
azioni o cooperativa, il cui oggetto comprenda l’attività editoriale,<br />
esercitata attraverso qualunque mezzo e con qualunque<br />
supporto, anche elettronico, l’attività tipografica, radiotelevisiva<br />
o comunque attinente all’informazione e alla comunicazione,<br />
nonché le attività connesse funzionalmente e direttamente<br />
a queste ultime.”;<br />
b) il quarto comma è sostituito dal seguente:<br />
“Le azioni aventi diritto di voto o le quote sociali possono<br />
essere intestate a società per azioni, in accomandita per<br />
azioni o a responsabilità limitata, purché la partecipazione di<br />
controllo di dette società sia intestata a persone fisiche o a<br />
società direttamente controllate da persone fisiche. Ai fini<br />
della presente disposizione, il controllo è definito ai sensi<br />
dell’articolo 2359 del codice civile, come sostituito dall’articolo<br />
1 del decreto legislativo 9 aprile 1991 n.127, nonché<br />
dall’ottavo comma del presente articolo. Il venire meno di<br />
dette condizioni comporta la cancellazione d’ufficio dell’impresa<br />
dal registro degli operatori di comunicazione di cui all<br />
‘articolo 1, comma 6, lettera a), n.59, della legge 31 luglio<br />
1997 n.249”;<br />
c) al sesto comma, primo periodo, le parole: “o estere” sono<br />
soppresse;<br />
d) dopo l’ultimo comma è aggiunto, infine, il seguente<br />
comma:<br />
Roma, 21 febbraio. La riforma della legge sull’editoria è<br />
stata approvata oggi all’unanimità dal Senato. Dopo il via<br />
libera del 7 febbraio scorso da parte della Commissione<br />
Cultura della Camera in sede deliberante, il testo ha ricevuto<br />
l’approvazione definitiva senza subire modifiche. Il trattamento<br />
straordinario di integrazione salariale è stato esteso<br />
ai giornalisti professionisti, pubblicisti e praticanti dipendenti<br />
di imprese editrici di periodici. In precedenza era limitato<br />
ai dipendenti di quotidiani e agenzie di stampa a diffusione<br />
nazionale. Il trattamento è a carico dell’Inpgi. L’articolo<br />
15 dà vita, per la durata di 5 anni (<strong>2001</strong>-2005) a un Fondo<br />
per la mobilità e la riqualificazione professionale <strong>dei</strong> giornalisti.<br />
Il Fondo, istituito presso la presidenza del Consiglio <strong>dei</strong><br />
Ministri (Dipartimento per l’informazione e l’editoria), ha una<br />
“dote” di 8,5 miliardi.<br />
Tra le novità del provvedimento c’è una nuova definizione del<br />
“prodotto editoriale”, che comprende sia il libro sia il prodotto<br />
multimediale (Internet e cd-rom). Il “prodotto editoriale”, quando<br />
è una testata (anche su web) diffusa con periodicità regolare,<br />
dovrà essere registrato in tribunale. La nuova legge<br />
introduce poi il criterio della diffusione, in luogo di quello della<br />
tiratura, per attribuire le provvidenze previste dalla legge 416<br />
del 1981. Sono inoltre concessi aiuti pubblici in forma di credito<br />
agevolato e sconto fiscale sul credito d’imposta, al fine di<br />
incentivare lo sviluppo del settore editoriale.<br />
Le agevolazioni al credito verranno erogate in forma di<br />
concessione di contributi in conto interessi da un Fondo<br />
appositamente costituito che finanzierà i progetti di innovazione<br />
tecnologica, di ampliamento e modifica degli impianti,<br />
di potenziamento della rete informatica anche “in connessione<br />
con l’utilizzo <strong>dei</strong> circuiti telematici internazionali e <strong>dei</strong> satelliti”.<br />
Una quota del Fondo, il 5 per cento, verrà riservata alle<br />
piccole imprese, con un fatturato non superiore ai 5 miliardi.<br />
Un ulteriore 5 per cento sarà riservato alle imprese impegna-<br />
“I soggetti di cui al primo comma sono ammessi ad esercitare<br />
l’attività d’impresa ivi descritta solo se in possesso della<br />
cittadinanza di uno Stato membro dell’Unione europea o, in<br />
caso di società, se aventi sede in uno <strong>dei</strong> predetti Stati. I<br />
soggetti non aventi il predetto requisito sono ammessi all’esercizio<br />
dell’impresa medesima solo a condizione che lo<br />
Stato di cui sono cittadini applichi un trattamento di effettiva<br />
reciprocità. Sono fatte salve le disposizioni derivanti da accordi<br />
internazionali.”.<br />
Articolo 3. Modalità di erogazione delle provvidenze in<br />
favore dell’editoria<br />
1. A decorrere dal 1° gennaio dell’anno successivo alla data<br />
di entrata in vigore della presente legge l’importo di 2 miliardi<br />
di lire previsto per i contributi di cui all’articolo 26, primo<br />
comma, della legge 5 agosto 1981, n. 416, e successive<br />
modificazioni, è aumentato a 4 miliardi di lire.<br />
2. Alle imprese editrici di giornali quotidiani che abbiano attivato<br />
sistemi di teletrasmissione in facsimile delle testate edite<br />
in Paesi diversi da quelli membri dell’Unione europea è<br />
concesso un contributo pari al 50 per cento <strong>dei</strong> costi annui<br />
documentati di acquisto carta, stampa e distribuzione relativi<br />
alla diffusione nei suddetti Paesi delle copie delle testate teletrasmesse.<br />
Sono esclusi dal calcolo del contributo i costi relativi<br />
a tirature inferiori a 10.000 copie medie giornaliere, o<br />
effettuate per meno di un anno, in un singolo Paese di destinazione.<br />
Sono altresì esclusi dal calcolo del contributo i costi<br />
relativi a testate il cui contenuto redazionale sia inferiore al<br />
50 per cento di quelli dell’edizione diffusa nella città italiana<br />
presso il cui tribunale sono registrate. L’ammontare complessivo<br />
del contributo di cui al presente comma non può superare<br />
lire 4 miliardi annue. Nel caso in cui il contributo<br />
complessivo in base alle domande presentate superi tale<br />
ammontare, lo stanziamento sarà ripartito tra gli aventi diritto<br />
in proporzione al numero delle copie stampate e diffuse nei<br />
suddetti Paesi.<br />
Capo II INTERVENTI<br />
PER LO SVILUPPO<br />
DEL SETTORE<br />
EDITORIALE<br />
Articolo 4. Tipologie di interventi nel settore editoriale<br />
Alle imprese operanti nel settore editoriale sono concesse le<br />
agevolazioni di credito di cui agli articoli 5, 6 e 7, nonché il<br />
credito di imposta di cui all’articolo 8.<br />
Articolo 5. Fondo per le agevolazioni di credito alle<br />
imprese del settore editoriale<br />
1. È istituito, presso la Presidenza del Consiglio <strong>dei</strong> ministri -<br />
Dipartimento per l’informazione e l’editoria, fino all’attuazione<br />
della riforma di cui al decreto legislativo 30 luglio 1999 n. 300,<br />
e al decreto legislativo 30 luglio 1999 n. 303, il Fondo per le<br />
agevolazioni di credito alle imprese del settore editoriale, di<br />
seguito denominato “Fondo”. Il Fondo è finalizzato alla<br />
concessione di contributi in conto interessi sui finanziamenti<br />
della durata massima di dieci anni deliberati da soggetti autorizzati<br />
all’attività bancaria.<br />
2. Al Fondo affluiscono: le risorse finanziarie stanziate a tale<br />
fine nel bilancio dello Stato, il contributo dell’1 per cento trattenuto<br />
sull’ammontare di ciascun beneficio concesso, le<br />
somme comunque non corrisposte su concessioni effettuate,<br />
le somme disponibili alla data di entrata in vigore della<br />
te in progetti per la diffusione della lettura in Italia o per la<br />
promozione di prodotti editoriali in lingua italiana all’estero.<br />
Un altro 10 per cento, infine, sarà destinato ai progetti per<br />
sostenere le spese di gestione o di esercizio delle imprese<br />
costituite in forma di cooperative di giornalisti e di poligrafici.<br />
Saranno agevolati con il meccanismo del credito d’imposta,<br />
fino al 31 dicembre 2004, gli investimenti in “beni strumentali<br />
nuovi, esclusi gli immobili, destinati alla produzione di<br />
giornali, riviste, periodici, libri e simili, nonché di prodotti<br />
editoriali multimediali” e i programmi di ristrutturazione<br />
economico-produttiva, a partire dalle tecnologie di trasmissione<br />
e ricezione digitale. La legge prevede anche interventi<br />
per le testate in crisi, con nuove norme sull’esodo, il<br />
prepensionamento e la cassa integrazione.<br />
Sono state apportate alcune modifiche ai meccanismi per i<br />
contributi all’editoria. Non ci potranno essere sovvenzioni<br />
statali qualora i giornali nazionali “siano posti in vendita<br />
congiuntamente con altre testate” o la “testata edita sia<br />
posta in vendita a un prezzo inferiore alla media del prezzo<br />
base degli altri quotidiani, senza inserti e supplementi, di<br />
cui viene accertata la tiratura”. I finanziamenti complessivi<br />
ammontano a 32,7 miliardi per il <strong>2001</strong>, 62,1 per il 2002 e<br />
89,5 miliardi per il 2003.<br />
Novità anche sul prezzo <strong>dei</strong> libri, che “viene liberamente<br />
fissato dall’editore o dall’importatore”. Eventuali sconti<br />
potranno essere fatti solo in casi precisi ed entro limiti<br />
prefissati: comunque non oltre il 10 per cento per i libri d’arte,<br />
antichi, a tiratura limitata, per quelli usati, o venduti su<br />
prenotazione o su Internet. Lo sconto può arrivare al 20 per<br />
cento qualora la vendita avvenga all’interno di manifestazioni<br />
di particolare rilevanza nazionale e internazionale,<br />
regionale o locale, o sia a favore di biblioteche o associazioni<br />
senza fini di lucro. Lo sconto sui libri scolastici non<br />
potrà, invece, superare il 5 per cento.<br />
presente legge esistenti sul fondo di cui all’articolo 29 della<br />
legge 5 agosto 1981, n. 416, e successive modificazioni. Il<br />
fondo di cui al citato articolo 29 è mantenuto fino al completamento<br />
della corresponsione <strong>dei</strong> contributi in conto interessi<br />
per le concessioni già effettuate.<br />
3. I contributi sono concessi, nei limiti delle disponibilità finanziarie,<br />
mediante procedura automatica, ai sensi dell’articolo<br />
6, o valutativa, ai sensi dell’articolo 7.<br />
4. Sono ammessi al finanziamento i progetti di ristrutturazione<br />
tecnico-produttiva; di realizzazione, ampliamento e modifica<br />
degli impianti, con particolare riferimento all’installazione<br />
e potenziamento della rete informatica, anche in connessione<br />
all’utilizzo <strong>dei</strong> circuiti telematici internazionali e <strong>dei</strong> satelliti;<br />
di miglioramento della distribuzione; di formazione professionale.<br />
I progetti sono presentati dalle imprese partecipanti<br />
al ciclo di produzione, distribuzione e commercializzazione<br />
del prodotto editoriale.<br />
5. In caso di realizzazione <strong>dei</strong> progetti di cui al comma 4 con<br />
il ricorso alla locazione finanziaria, i contributi in conto canone<br />
sono concessi con le medesime procedure di cui agli articoli<br />
6 e 7 e non possono, comunque, superare l’importo <strong>dei</strong><br />
contributi in conto interessi di cui goderebbero i progetti se<br />
effettuati ai sensi e nei limiti previsti per i contributi in conto<br />
interessi.<br />
6. Una quota del 5 per cento del Fondo è riservata alle imprese<br />
che, nell’anno precedente a quello di presentazione della<br />
domanda per l’accesso alle agevolazioni, presentano un<br />
fatturato non superiore a 5 miliardi di lire ed una ulteriore<br />
quota del 5 per cento a quelle impegnate in progetti di particolare<br />
rilevanza per la diffusione della lettura in Italia o per la<br />
diffusione di prodotti editoriali in lingua italiana all’estero. Ove<br />
tale quota non sia interamente utilizzata, la parte residua riaffluisce<br />
al Fondo per essere destinata ad interventi in favore<br />
delle altre imprese.<br />
7. Una quota del 10 per cento del Fondo è destinata ai<br />
progetti volti a sostenere spese di gestione o di esercizio per<br />
le imprese costituite in forma di cooperative di giornalisti o di<br />
poligrafici.<br />
8. Ai fini della concessione del beneficio di cui al presente<br />
articolo, la spesa per la realizzazione <strong>dei</strong> progetti è ammessa<br />
in misura non eccedente il 90 per cento di quella prevista<br />
nel progetto, ivi comprese quelle indicate nel primo comma<br />
dell’articolo 16 del decreto del Presidente della Repubblica 9<br />
novembre 1976, n. 902, nonché le spese previste per il fabbisogno<br />
annuale delle scorte in misura non superiore al 40 per<br />
cento degli investimenti fissi ammessi al finanziamento. La<br />
predetta percentuale del 90 per cento è elevata al 100 per<br />
cento per le cooperative di cui all’articolo 6 della legge 5<br />
agosto 1981, n. 416, e successive modificazioni.<br />
9, I contributi in conto interessi possono essere concessi<br />
anche alle imprese editrici <strong>dei</strong> giornali italiani all’estero di cui<br />
all’articolo 26 della legge 5 agosto 1981, n. 416, e successive<br />
modificazioni, per progetti realizzati con il finanziamento<br />
di soggetti autorizzati all’esercizio dell’attività bancaria aventi<br />
sede in uno Stato appartenente all’Unione europea.<br />
10. L’ammontare del contributo è pari al 50 per cento degli<br />
interessi sull’importo ammesso al contributo medesimo,<br />
calcolati al tasso di riferimento fissato con decreto del Ministro<br />
del tesoro, del bilancio e della programmazione economica.<br />
Il tasso di interesse e le altre condizioni economiche<br />
alle quali è riferito il finanziamento sono liberamente concordati<br />
tra le parti.<br />
11. In aggiunta alle risorse di cui al comma 2, a decorrere<br />
dall’anno <strong>2001</strong> e fino all’anno 2003, è autorizzata la spesa di<br />
lire 7,9 miliardi per il primo anno, di lire 24,3 miliardi per il<br />
secondo anno e di lire 18,7 miliardi per il terzo anno.<br />
12. Ai contributi di cui al presente articolo, erogati secondo le<br />
16 (24) ORDINE 3 <strong>2001</strong>
LA LEGGE 5 AGOSTO 1981 N. 416<br />
Tra le novità del provvedimento<br />
c’è una nuova definizione<br />
del “prodotto editoriale”,<br />
che comprende sia il libro<br />
sia il prodotto multimediale<br />
(Internet e cd-rom)<br />
e che, quando<br />
è una testata<br />
(anche sul web)<br />
diffusa con periodicità regolare,<br />
dovrà essere registrato<br />
in tribunale.<br />
Cassa integrazione nei periodici<br />
procedure di cui agli articoli 6 e 7 della presente legge, si<br />
applicano le disposizioni di cui agli articoli 8 e 9, commi da 1<br />
a 5, del decreto legislativo 31 <strong>marzo</strong> 1998, n. 123.<br />
13. Con regolamento emanato ai sensi dell’articolo 17,<br />
comma 1, della legge 23 agosto 1988, n. 400, e successive<br />
modificazioni, su proposta del Presidente del Consiglio <strong>dei</strong><br />
ministri, sentito il Ministro per i beni e le attività culturali, sono<br />
dettate disposizioni integrative ed attuative della presente<br />
legge. Sono in particolare disciplinati le modalità ed i termini<br />
di presentazione o di rigetto delle domande, le modalità di<br />
attestazione <strong>dei</strong> requisiti e delle condizioni di concessione<br />
<strong>dei</strong> contributi, la documentazione delle spese inerenti ai<br />
progetti, gli adempimenti ed i termini delle attività istruttorie,<br />
l’organizzazione ed il funzionamento del Comitato di cui al<br />
comma 4 dell’articolo 7, il procedimento di decadenza dai<br />
benefìci, le modalità di verifica finale della corrispondenza<br />
degli investimenti effettuati al progetto, della loro congruità<br />
economica, nonché dell’inerenza degli investimenti stessi<br />
alle finalità del progetto.<br />
14. All’istruttoria <strong>dei</strong> provvedimenti di concessione <strong>dei</strong> contributi<br />
di cui agli articoli 6 e 7 della presente legge provvede,<br />
fino all’attuazione della riforma di cui al decreto legislativo 30<br />
luglio 1999, n. 300, la Presidenza del Consiglio <strong>dei</strong> ministri.<br />
15. Le somme erogate ai sensi degli articoli 6 e 7, a qualunque<br />
titolo restituite, sono versate all’entrata del bilancio dello<br />
Stato per essere successivamente assegnate al Fondo. Il<br />
Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione<br />
economica è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le<br />
occorrenti variazioni di bilancio.<br />
Articolo 6. Procedura automatica<br />
1. Alla concessione <strong>dei</strong> contributi di cui all’articolo 5 si provvede<br />
mediante procedura automatica relativamente ai<br />
progetti che presentano cumulativamente le seguenti caratteristiche:<br />
a) finanziamento complessivo non superiore ad un miliardo<br />
di lire;<br />
b) realizzazione del progetto entro due anni dall’ammissione<br />
ai benefìci. Sono altresì ammesse le spese sostenute nell’anno<br />
antecedente la data di presentazione della domanda.<br />
2. Con avviso pubblicato nella Gazzetta Ufficiale sono comunicati<br />
l’ammontare delle risorse disponibili per la concessione<br />
<strong>dei</strong> contributi ed il termine massimo di presentazione delle<br />
domande.<br />
3. Le domande di concessione del contributo sono accolte<br />
sulla base della sola verifica della completezza e regolarità<br />
delle domande medesime e della relativa documentazione,<br />
secondo l’ordine cronologico di presentazione. Le domande<br />
presentate nello stesso giorno si intendono presentate contestualmente.<br />
La concessione del contributo è integrale fino a<br />
concorrenza delle risorse finanziarie di cui al comma 2. In<br />
caso di insufficienza delle risorse finanziarie a soddisfare<br />
integralmente le domande, la disponibilità residua è ripartita<br />
proporzionalmente al costo <strong>dei</strong> progetti. Detta ripartizione ha<br />
luogo tra le domande presentate contestualmente il giorno<br />
successivo a quello di presentazione delle ultime domande<br />
che hanno ottenuto capienza intera.<br />
4. In caso di inosservanza del termine di cui al comma 1,<br />
lettera b), del presente articolo, è dichiarata la decadenza<br />
dal beneficio ed il soggetto beneficiario è tenuto alla restituzione<br />
delle somme eventualmente già percepite maggiorate<br />
degli interessi, calcolati ai sensi all’articolo 9, comma 4, del<br />
decreto legislativo 31 <strong>marzo</strong> 1998, n. 123.<br />
5. Il soggetto beneficiario, entro sessanta giorni dalla realizzazione<br />
del progetto, produce i documenti giustificativi delle<br />
spese sostenute, gli estremi identificativi degli impianti,<br />
macchinari o attrezzature acquistati, nonché la perizia giura-<br />
ORDINE 3 <strong>2001</strong><br />
Definizione<br />
ta di un esperto del settore, iscritto al relativo albo professionale,<br />
se esistente, che attesti la corrispondenza degli investimenti<br />
alla finalità del progetto, nonché la congruità <strong>dei</strong> costi<br />
sostenuti.<br />
6. Il contributo di cui al presente articolo è erogato in corrispondenza<br />
delle scadenze delle rate di ammortamento<br />
pagate dall’impresa beneficiaria all’istituto di credito. Tenuto<br />
conto della tipologia dell’intervento e su richiesta dell’impresa,<br />
può essere effettuata la corresponsione del contributo in<br />
un’unica soluzione, scontando al valore attuale, al momento<br />
dell’erogazione, il beneficio derivante dalla quota di interessi.<br />
Articolo 7. - (Procedura valutativa).<br />
1. Alla concessione <strong>dei</strong> contributi di cui all’articolo 5 si provvede<br />
mediante procedura valutativa relativamente ai progetti<br />
o programmi organici e complessi, che presentano cumulativamente<br />
le seguenti caratteristiche:<br />
a) finanziamento, eccedente l’importo di cui all’articolo 6,<br />
comma 1, lettera a); la domanda deve contenere la deliberazione<br />
preventiva dell’istituto finanziatore; il finanziamento<br />
può, comunque, essere ammesso a contributo in misura non<br />
superiore a lire 30 miliardi;<br />
b) realizzazione del progetto entro due anni dall’ammissione<br />
ai benefìci. Sono altresì ammesse le spese sostenute nei<br />
due anni antecedenti la data di presentazione della domanda.<br />
2. Con avviso pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, sono comunicati<br />
il termine finale, non inferiore a novanta giorni, di<br />
presentazione delle domande, l’ammontare delle risorse<br />
disponibili, i requisiti dell’impresa proponente e dell’iniziativa<br />
in base ai quali è effettuata la valutazione ai fini della concessione<br />
del contributo.<br />
3. I requisiti dell’iniziativa, di cui al comma 1, attengono alla<br />
tipologia del programma, al fine perseguito dallo stesso, alla<br />
coerenza degli strumenti con il perseguimento degli obiettivi<br />
previsti. La validità tecnica, economica e finanziaria dell’iniziativa<br />
è valutata con particolare riferimento alla congruità<br />
delle spese previste, alla redditività, alle prospettive di mercato<br />
e agli obiettivi di sviluppo aziendale.<br />
4. L’ammissione al contributo di cui al presente articolo è<br />
disposta sulla base della deliberazione di un Comitato istituito<br />
con decreto del Presidente del Consiglio <strong>dei</strong> ministri da<br />
emanare entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore del<br />
regolamento di cui all’articolo 5, comma 13. La composizione<br />
del Comitato è effettuata in modo da assicurare la presenza<br />
delle amministrazioni statali interessate, degli editori, delle<br />
emittenti radiotelevisive, <strong>dei</strong> rivenditori e <strong>dei</strong> distributori, <strong>dei</strong><br />
giornalisti e <strong>dei</strong> lavoratori tipografici. Il funzionamento del<br />
Comitato non comporta nuovi o maggiori oneri a carico del<br />
bilancio dello Stato.<br />
Dalla data di entrata in vigore del decreto di istituzione del<br />
Comitato di cui al presente comma è soppresso il Comitato<br />
per la concessione del credito agevolato di cui all’articolo 32<br />
della legge 5 agosto 1981, n. 416, e successive modificazioni.<br />
5. Il contributo di cui al presente articolo è erogato in corrispondenza<br />
delle scadenze delle rate di ammortamento<br />
pagate dall’impresa beneficiaria all’istituto di credito. Dalla<br />
prima quota è trattenuto, a titolo di cauzione, un importo non<br />
inferiore al 10 per cento dell’agevolazione concessa, la cui<br />
erogazione è subordinata alla verifica della corrispondenza<br />
della spesa al progetto ammesso al contributo sulla base<br />
della documentazione finale della spesa stessa.<br />
6. Ferma la cauzione di cui al comma 5, tenuto conto della<br />
tipologia dell’intervento e su richiesta dell’impresa, può essere<br />
effettuata la corresponsione del contributo in un’unica<br />
soluzione, con sconto degli interessi di cui al comma 5 rispet-<br />
Le novità in arrivo<br />
• Prodotto editoriale sarà non solo il quotidiano e il periodico ma anche il libro e il prodotto<br />
multimediale incluso quello sviluppato su Internet.<br />
Agevolazioni<br />
• Per lo sviluppo del settore sono previste agevolazioni per il credito e il credito d’imposta.<br />
Le prime verranno erogate in forma di concessione di contributi in conto interessi<br />
da un fondo appositamente costituito che finanzierà i progetti di innovazione tecnologica,<br />
di ampliamento e modifica degli impianti e di potenziamento della rete informatica.<br />
• Con il meccanismo del credito d’imposta, invece, saranno agevolati fino al 31 dicembre<br />
2004 gli investimenti in beni strumentali nuovi, esclusi gli immobili, destinati alla<br />
produzione di giornali, riviste, periodici, libri e simili nonché di prodotti editoriali multimediali<br />
e i programmi di ristrutturazione economico-produttiva, a partire dalle tecnologie<br />
di trasmissione e ricezione digitale.<br />
Contributi<br />
• Sono previsti interventi per le testate in crisi e modifiche ai meccanismi attuali per i<br />
contributi all’editoria. Per quanto riguarda i libri, oltre al complesso meccanismo che<br />
regola la fissazione degli sconti sul prezzo è prevista la costituzione di un fondo per la<br />
promozione del libro e <strong>dei</strong> prodotti editoriali di elevato valore culturale.<br />
• È previsto un fondo per sostenere le nuove iniziative <strong>dei</strong> giornalisti che hanno perso il<br />
posto di lavoro. La legge prevede un onere di 32,7 milardi nel <strong>2001</strong>, 62,1 miliardi nel<br />
2002 e 89,5 miliardi nel 2003.<br />
(da Il Sole 24 Ore 22 febbraio <strong>2001</strong>)<br />
to alla data delle predette scadenze. È, in ogni caso, consentita<br />
l’erogazione, a titolo di anticipazione, del contributo<br />
concesso fino ad un massimo del 50 per cento del contributo<br />
medesimo, sulla base di fi<strong>dei</strong>ussione bancaria o polizza<br />
assicurativa di importo non inferiore alla somma da erogare.<br />
Articolo 8. Credito di imposta<br />
1. Alle imprese produttrici di prodotti editoriali che effettuano<br />
entro il 31 dicembre 2004, gli investimenti di cui al comma 2,<br />
relativi a strutture situate nel territorio dello Stato, è riconosciuto,<br />
a richiesta, secondo le modalità previste dal decreto<br />
del Presidente del Consiglio <strong>dei</strong> ministri di cui al comma 4,<br />
un credito di imposta di importo pari al 3 per cento del costo<br />
sostenuto, con riferimento al periodo di imposta in cui l’investimento<br />
è effettuato ed in ciascuno <strong>dei</strong> quattro periodi di<br />
imposta successivi.<br />
2. Gli investimenti per i quali è previsto il credito di imposta di<br />
cui al comma 1 hanno ad oggetto:<br />
a) beni strumentali nuovi, ad esclusione degli immobili, destinati<br />
esclusivamente alla produzione <strong>dei</strong> seguenti prodotti<br />
editoriali in lingua italiana: giornali, riviste e periodici, libri e<br />
simili, nonché prodotti editoriali multimediali;<br />
b) programmi di ristrutturazione economico-produttiva riguardanti,<br />
congiuntamente o disgiuntamente:<br />
1) l’acquisto, l’installazione, il potenziamento, l’ampliamento<br />
e l’ammodernamento delle attrezzature tecniche, degli<br />
impianti di composizione, redazione, impaginazione, stampa,<br />
confezione, magazzinaggio, teletrasmissione verso le<br />
proprie strutture periferiche e degli impianti di alta e bassa<br />
frequenza delle imprese di radiodiffusione nonché il processo<br />
di trasformazione delle strutture produttive verso tecnologie<br />
di trasmissione e ricezione digitale;<br />
2) la realizzazione o l’acquisizione di sistemi composti da<br />
una o più unità di lavoro gestite da apparecchiature elettroniche<br />
che governino, a mezzo di programmi, la progressione<br />
logica delle fasi del ciclo tecnologico, destinate a svolgere<br />
una o più delle seguenti funzioni legate al ciclo produttivo:<br />
lavorazione, montaggio, manipolazione, controllo, misura e<br />
trasporto;<br />
3) la realizzazione o l’acquisizione di sistemi di integrazione<br />
di una o più unità di lavoro composti da robot industriali, o<br />
mezzi robotizzati, gestiti da apparecchiature elettroniche, che<br />
governino, a mezzo di programmi, la progressione logica<br />
delle fasi del ciclo tecnologico;<br />
4) la realizzazione o l’acquisizione di unità elettroniche o di<br />
sistemi elettronici per l’elaborazione <strong>dei</strong> dati destinati al disegno<br />
automatico, alla progettazione, alla produzione della<br />
documentazione tecnica, alla gestione delle operazioni legate<br />
al ciclo produttivo, al controllo e al collaudo <strong>dei</strong> prodotti<br />
lavorati, nonché al sistema gestionale, organizzativo e<br />
commerciale;<br />
5) la realizzazione o l’acquisizione di programmi per l’utilizzazione<br />
delle apparecchiature, <strong>dei</strong> sistemi di cui ai numeri<br />
2), 3) e 4);<br />
6) l’acquisizione di brevetti e licenze funzionali all’esercizio<br />
delle attività produttive, <strong>dei</strong> sistemi e <strong>dei</strong> programmi di cui ai<br />
numeri 2), 3), 4) e 5).<br />
3. l credito di imposta, che non concorre alla formazione del<br />
reddito imponibile, può essere fatto valere anche in compensazione<br />
ai sensi del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241.<br />
Il credito di imposta non è rimborsabile ma non limita il diritto<br />
al rimborso di imposte ad altro titolo spettante; l’eventuale<br />
eccedenza è riportabile fino al quarto periodo di imposta<br />
successivo.<br />
4. Con decreto del Presidente del Consiglio <strong>dei</strong> ministri, da<br />
emanarsi entro 90 giorni dall’entrata in vigore della presente<br />
legge adottato ai sensi dell’articolo 17, comma 3, della legge<br />
17 (25)
Editoria, la riforma ora è legge<br />
Cassa integrazione nei periodici<br />
23 agosto 1988, n. 400, su proposta del Ministro delle finanze,<br />
sentito il Ministro dell’industria, del commercio e dell’artigianato,<br />
sono determinate le modalità di attuazione del credito<br />
di imposta, e sono stabilite le procedure di monitoraggio e<br />
di controllo rivolte a verificare l’attendibilità e la trasparenza<br />
<strong>dei</strong> programmi degli investimenti di cui al comma 2, nonché<br />
specifiche cause di revoca totale o parziale <strong>dei</strong> benefìci e di<br />
applicazione delle sanzioni.<br />
Articolo 9. Fondo per la promozione del libro e <strong>dei</strong><br />
prodotti editoriali di elevato valore culturale<br />
1. È istituito presso il Ministero per i beni e le attività culturali<br />
un fondo finalizzato alla assegnazione di contributi, con riferimento<br />
ai contratti di mutuo stipulati per lo sviluppo dell’attività<br />
di produzione, distribuzione e vendita del libro e <strong>dei</strong><br />
prodotti editoriali di elevato valore culturale, nonché per la<br />
loro diffusione all ‘estero.<br />
2. Possono accedere al fondo:<br />
a) gli editori che intendono realizzare e commercializzare<br />
prodotti editoriali di elevato valore culturale e scientifico;<br />
b) i soggetti che presentano piani di esportazione e commercializzazione<br />
di prodotti editoriali italiani all’estero.<br />
3. Il funzionamento del fondo, nonché i criteri e le modalità di<br />
accesso e di assegnazione <strong>dei</strong> contributi, sono disciplinati<br />
con regolamento, emanato ai sensi dell’articolo 17, comma<br />
1, della legge 23 agosto 1988 n. 400 dal Ministro per i beni e<br />
le attività culturali d’intesa con il Ministro del tesoro, del bilancio<br />
e della programmazione economica e con il Ministro degli<br />
affari esteri per gli aspetti attinenti alla diffusione all’estero<br />
<strong>dei</strong> prodotti editoriali italiani.<br />
4. Ai fini indicati al comma 1, il Ministero conferisce alle regioni<br />
e alle province autonome di Trento e Bolzano parte delle<br />
risorse del fondo istituito con la stessa disposizione:<br />
a) per l’apertura di librerie nei comuni o nelle circoscrizioni<br />
comunali che ne sono privi, e nei quali il servizio di vendita al<br />
pubblico è inadeguato, in relazione alla popolazione residente;<br />
b) nei casi diversi da quelli indicati alla lettera a), per la ristrutturazione<br />
di librerie o per l’apertura di nuove librerie, caratterizzate<br />
da innovazione tecnologica o dalla specializzazione<br />
delle opere editoriali commercializzate o da formule commerciali<br />
innovative.<br />
5. I criteri per la individuazione e la ripartizione alle regioni e<br />
alle province autonome di Trento e di Bolzano delle risorse<br />
indicate al comma 4 sono stabiliti con decreto del Ministro,<br />
udita la Conferenza unificata Stato-Regioni ed autonomie<br />
locali.<br />
6. Per le finalità di cui al presente articolo, è autorizzata, a<br />
decorrere dall’anno 2003, la spesa massima di lire 2000<br />
milioni. Al relativo onere si provvede mediante corrispondente<br />
riduzione dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio<br />
triennale <strong>2001</strong>-2003, nell’ambito dell’unità previsionale di<br />
base di parte corrente “Fondo speciale” dello stato di previsione<br />
del Ministero del tesoro, del bilancio e della programmazione<br />
economica, allo scopo parzialmente utilizzando l’accantonamento<br />
relativo al Ministero per i beni e le attività<br />
culturali.<br />
Articolo 10. Messaggi pubblicitari di promozione del<br />
libro e della lettura<br />
1. I messaggi pubblicitari facenti parte di iniziative, promosse<br />
da istituzioni, enti, associazioni di categoria, volte a sensibilizzare<br />
l’opinione pubblica nei confronti del libro e della lettura<br />
trasmessi gratuitamente o/a condizioni di favore da emittenti<br />
televisive e radiofoniche pubbliche e private, non sono<br />
considerati ai fini del calcolo <strong>dei</strong> limiti massimi di cui all’articolo<br />
8 della legge 6 agosto 1990, n. 223 e successive modificazioni.<br />
Articolo 11. Disciplina del prezzo <strong>dei</strong> libri<br />
1. Il prezzo al consumatore finale <strong>dei</strong> libri venduti sul territorio<br />
nazionale è liberamente fissato dall’editore o dall’importatore<br />
ed è da questi apposto, comprensivo di imposta sul valore<br />
aggiunto, su ciascun esemplare o su apposito allegato.<br />
2. È consentita la vendita ai consumatori finali <strong>dei</strong> libri, da<br />
chiunque e con qualsiasi modalità effettuata, ad un prezzo<br />
effettivo diminuito da una percentuale non superiore al 10<br />
per cento di quello fissato ai sensi del comma 1.<br />
3. I commi 1 e 2 non si applicano per i seguenti prodotti:<br />
a) libri per bibliofili, intesi come quelli pubblicati a tiratura limitata<br />
per un ambito ristretto e di elevata qualità formale e tipografica;<br />
b) libri d’arte, intesi come quelli stampati, anche parzialmente,<br />
con metodi artigianali per la riproduzione delle opere artistiche<br />
quelli con illustrazioni eseguite direttamente a mano e<br />
quelli che sono rilegati in forma artigianale;<br />
c) libri antichi e di edizioni esaurite;<br />
d) libri usati;<br />
e) libri posti fuori catalogo dall’editore;<br />
f) libri venduti su prenotazione del lettore precedente la<br />
pubblicazione;<br />
g) libri pubblicati da almeno venti mesi e dopo che siano<br />
trascorsi almeno sei mesi dall’ultimo acquisto effettuato dalla<br />
libreria o da altro venditore al dettaglio;<br />
h) edizioni speciali destinate esclusivamente ad essere cedu-<br />
te nell’ambito di rapporti associativi;<br />
i) libri venduti nell’ambito di attività di commercio elettronico;<br />
4. Salva l’applicazione dell’articolo 15 del decreto legislativo<br />
31 <strong>marzo</strong> 1998, n. 114, i libri possono essere venduti ad un<br />
prezzo effettivo che può oscillare tra l’80 e il 100 per cento:<br />
a) in occasione di manifestazioni di particolare rilevanza<br />
internazionale, nazionale, regionale e locale, ai sensi degli<br />
articoli 40 e 41 del decreto legislativo 31 <strong>marzo</strong> 1998 n. 112;<br />
b) in favore di biblioteche, archivi e musei pubblici, organizzazioni<br />
non lucrative di utilità sociale, centri di formazione<br />
legalmente riconosciuti, istituzioni o centri con finalità scientifiche,<br />
o di ricerca, istituzioni scolastiche di ogni ordine e<br />
grado, educative ed università, i quali siano consumatori finali;<br />
c) quando sono venduti per corrispondenza.<br />
5. Il prezzo complessivo di collane, collezioni complete, grandi<br />
opere, fissato ai sensi del comma 1 in via preventiva può<br />
essere diverso dalla somma <strong>dei</strong> prezzi <strong>dei</strong> singoli volumi che<br />
lo compongono.<br />
6. Salva l’applicazione dell’articolo 153 del decreto legislativo<br />
16 aprile 1994 n. 297 e dell’articolo 27 comma 3 della legge<br />
23 dicembre 1998 n. 448, per i libri di testo scolastici la riduzione<br />
massima di cui al comma 2 non può essere superiore<br />
il 5 per cento.<br />
7. La vendita di libri al consumatore finale, effettuata in difformità<br />
dalle disposizioni del presente articolo, comporta l’applicazione<br />
delle sanzioni di cui agli articoli 22, comma 3, e 29,<br />
commi 2 e 3 del decreto legislativo 31 <strong>marzo</strong> 1998, n. 114.<br />
8. Il Comune vigila sul rispetto delle disposizioni del presente<br />
articolo e provvede all’accertamento e all’irrogazione delle<br />
sanzioni previste al comma 7; i relativi proventi sono attribuiti<br />
al comune nel quale le violazioni hanno avuto luogo.<br />
9. A decorrere dal secondo anno successivo alla data d’entrata<br />
in vigore della presente legge il Ministero per i beni e le<br />
attività culturali, sentiti il Ministro dell’industria, del commercio<br />
e dell’artigianato e l’Autorità garante della concorrenza e<br />
del mercato, e udita la Conferenza unificata Stato-Regioni<br />
ed autonomie locali, con proprio decreto può provvedere alla<br />
ulteriore individuazione:<br />
a) della misura massima dello sconto di cui ai commi 2, 4 e 6;<br />
b) di ipotesi ulteriori di formulazione <strong>dei</strong> commi 3 e 4, anche<br />
modificando l’elenco <strong>dei</strong> prodotti editoriali o delle modalità di<br />
vendita per i quali consentire le deroghe alla disciplina del<br />
prezzo fisso.<br />
Capo III ULTERIORI<br />
INTERVENTI<br />
A SOSTEGNO<br />
DEL SETTORE<br />
EDITORIALE<br />
Articolo 12.Trattamento straordinario di integrazione salariale<br />
1. All’articolo 35 della legge 5 agosto 1981 n. 416, sono<br />
apportate le seguenti modificazioni:<br />
a) il primo comma è sostituito dal seguente: “Il trattamento<br />
straordinario di integrazione salariale di cui all’articolo 2,<br />
quinto comma, della legge 12 agosto 1977, n. 675, e<br />
successive modificazioni, è esteso, con le modalità previste<br />
per gli impiegati, ai giornalisti professionisti, ai pubblicisti e<br />
ai praticanti dipendenti da imprese editrici di giornali quotidiani,<br />
di periodici e di agenzie di stampa a diffusione nazionale,<br />
sospesi dal lavoro per le cause indicate nelle norme<br />
citate”;<br />
b) il quarto comma è sostituito dal seguente:<br />
“Il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, esperite le<br />
procedure previste dalle leggi vigenti, adotta i provvedimenti<br />
di concessione del trattamento indicato nei commi precedenti<br />
per periodi semestrali consecutivi e, comunque, non<br />
superiori complessivamente a ventiquattro mesi. Sono applicabili<br />
a tali periodi le disposizioni di cui agli articoli 3 e 4<br />
della legge 20 maggio 1975 n. 164”.<br />
Articolo 13. Risoluzione del rapporto di lavoro.<br />
L’articolo 36 della legge 5 agosto 1981 n. 416 è sostituito<br />
dal seguente:<br />
“Articolo 36. - (Risoluzione del rapporto di lavoro). - 1. I<br />
dipendenti delle aziende di cui all’articolo 35 per le quali sia<br />
stata dichiarata dal Ministero del lavoro e della previdenza<br />
sociale la situazione di crisi occupazionale, in caso di risoluzione<br />
del rapporto di lavoro per dimissioni nel periodo di<br />
godimento del trattamento di integrazione salariale, ovvero<br />
per licenziamento al termine del periodo di integrazione<br />
salariale di cui al citato articolo 35, hanno diritto, in aggiunta<br />
alle normali competenze di fine rapporto, ad una indennità<br />
pari all’indennità di mancato preavviso e, per i giornalisti, ad<br />
una indennità pari a quattro mensilità di retribuzione. I dipendenti<br />
di cui al presente comma sono esonerati dall’obbligo<br />
del preavviso in caso di dimissioni”.<br />
Articolo 14. Esodo e prepensionamento<br />
L’articolo 37 della legge 5 agosto 1981, n. 416, è sostituito<br />
dal seguente:<br />
“Articolo 37. - (Esodo e prepensionamento)<br />
- 1. Ai lavoratori di cui ai precedenti articoli, con l’esclusione<br />
<strong>dei</strong> dipendenti delle imprese editrici di giornali periodici, è<br />
data facoltà di optare, entro sessanta giorni dall’ammissione<br />
al trattamento di cui all’articolo 35 ovvero, nel periodo di godimento<br />
del trattamento medesimo, entro sessanta giorni dal<br />
maturare delle condizioni di anzianità contributiva richiesta,<br />
per i seguenti trattamenti:<br />
a) per i lavoratori poligrafici, limitatamente al numero di unità<br />
ammesse dal Ministero del lavoro e della previdenza sociale:<br />
trattamento di pensione per coloro che possano far valere<br />
nella assicurazione generale obbligatoria per l’invalidità, la<br />
vecchiaia e i superstiti almeno 360 contributi mensili ovvero<br />
1664 contributi settimanali di cui, rispettivamente, alle tabelle<br />
A e B allegate al decreto del Presidente della Repubblica 27<br />
aprile 1968 n.488, sulla base dell’anzianità contributiva<br />
aumentata di un periodo pari a 3 anni; i periodi di sospensione<br />
per quali è ammesso il trattamento di cui al citato articolo<br />
35 sono riconosciuti utili d’ufficio secondo quanto previsto<br />
dalla presente lettera; l’anzianita contributiva non può comunque<br />
risultare superiore a 35 anni;.<br />
b) per i giornalisti professionisti iscritti all’Inpgi, dipendenti<br />
dalle imprese editrici di giornali quotidiani e di agenzie di<br />
stampa a diffusione nazionale, limitatamente al numero di<br />
unità ammesso dal Ministero del lavoro e della previdenza<br />
sociale e per i soli casi di ristrutturazione o riorganizzazione<br />
in presenza di crisi aziendale: anticipata liquidazione della<br />
pensione di vecchiaia al cinquantottesimo anno di età, nei<br />
casi in cui siano stati maturati almeno diciotto anni di anzianità<br />
contributiva, con integrazione a carico dell’Inpgi medesimo<br />
del requisito contributivo previsto dal secondo comma<br />
dell’articolo 4 del regolamento approvato con decreto ministeriale<br />
1° gennaio 1953, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale<br />
n. 10 del 14 gennaio 1953, e successive modificazioni.<br />
L’integrazione contributiva a carico dell’Inpgi di cui alla lettera<br />
b) del comma 1 non può essere superiore a cinque anni. Per<br />
i giornalisti che abbiano compiuto i sessanta anni di età, l’anzianità<br />
contributiva è maggiorata di un periodo non superiore<br />
alla differenza fra i sessantacinque anni di età e l’età anagrafica<br />
raggiunta, ferma restando la non superabilità del tetto<br />
massimo di 360 contributi mensili. Non sono ammessi a fruire<br />
<strong>dei</strong> benefìci i giornalisti che risultino già titolari di pensione<br />
a carico dell’assicurazione generale obbligatoria o di forme<br />
sostitutive esonerative o esclusive della medesima. I contributi<br />
assicurativi riferiti a periodi lavorativi successivi all’anticipata<br />
liquidazione della pensione di vecchiaia sono riassorbiti<br />
dall’Inpgi fino alla concorrenza della maggiorazione contributiva<br />
riconosciuta al giornalista.<br />
2. La Cassa per l’integrazione <strong>dei</strong> guadagni degli operai<br />
dell’industria corrisponde alla gestione pensionistica una<br />
somma pari all’importo risultante dall’applicazione dell’aliquota<br />
contributiva in vigore per la gestione medesima sull’importo<br />
che si ottiene moltiplicando per i mesi di anticipazione<br />
della pensione l’ultima retribuzione percepita da ogni lavoratore<br />
interessato rapportati al mese. I contributi versati dalla<br />
Cassa integrazione guadagni sono iscritti per due terzi nella<br />
contabilità separata relativa agli interventi straordinari e per il<br />
rimanente terzo a quella relativa agli interventi ordinari.<br />
3. Agli effetti del cumulo del trattamento di pensione di cui al<br />
presente articolo con la retribuzione si applicano le norme<br />
relative alla pensione di anzianità.<br />
4. Il trattamento di pensione di cui al presente articolo non è<br />
compatibile con le prestazioni a carico dell’assicurazione<br />
contro la disoccupazione”.<br />
La normativa prevista dai commi primo, lettera a), e secondo,<br />
dell’articolo 37 della legge 5 agosto 1981, n. 416, nel<br />
testo in vigore antecedentemente alle modifiche apportate<br />
dal comma 1 del presente articolo, continuano a trovare<br />
applicazione nei confronti <strong>dei</strong> poligrafici dipendenti da aziende<br />
individuate dal medesimo articolo 37, che abbiano stipulato<br />
e trasmesso ai competenti uffici del Ministero del lavoro<br />
e della previdenza sociale, antecedentemente alla data di<br />
entrata in vigore della presente legge, accordi sindacali relativi<br />
al riconoscimento delle causali di intervento di cui all’articolo<br />
35 della medesima legge n. 416 del 1981.<br />
Articolo 15. Fondo per la mobilità e la riqualificazione<br />
professionale <strong>dei</strong> giornalisti<br />
1. È istituito, per la durata di cinque anni a decorrere dalla<br />
data di entrata in vigore della presente legge, il Fondo per la<br />
mobilità e la riqualificazione professionale <strong>dei</strong> giornalisti.<br />
Salva l’attuazione della riforma di cui al decreto legislativo 30<br />
luglio 1999, n. 300, e al decreto legislativo 30 luglio 1999, n.<br />
303, il predetto Fondo è istituito presso la Presidenza del<br />
Consiglio <strong>dei</strong> Ministri - Dipartimento per l’informazione e l’editoria.<br />
2. Il Fondo di cui al comma 1 è destinato ad effettuare interventi<br />
di sostegno a favore <strong>dei</strong> giornalisti professionisti dipendenti<br />
da imprese editrici di giornali quotidiani, da imprese<br />
editrici di periodici, nonché da agenzie di stampa a diffusione<br />
nazionale, i quali presentino le dimissioni dal rapporto di<br />
lavoro a seguito dello stato di crisi delle imprese di apparte-<br />
18 (26) ORDINE 3 <strong>2001</strong>
nenza.<br />
3. I giornalisti beneficiari degli interventi di sostegno di cui al<br />
comma 2 devono possedere, al momento delle dimissioni,<br />
una anzianità aziendale di servizio di almeno cinque anni.<br />
4. Gli interventi di sostegno di cui al presente articolo sono<br />
concessi, anche cumulativamente, per:<br />
a) progetti individuali <strong>dei</strong> giornalisti che intendano riqualificare<br />
la propria preparazione professionale per indirizzarsi all’attività<br />
informativa nel settore <strong>dei</strong> nuovi mass media. Il finanziamento<br />
per ogni progetto è contenuto nei limiti di lire 20<br />
milioni;<br />
b) progetti, concordati dalle imprese con il sindacato di categoria,<br />
diretti a favorire l’esodo volontario <strong>dei</strong> giornalisti dipendenti<br />
collocati in cassa integrazione guadagni straordinaria,<br />
ovvero in possesso <strong>dei</strong> requisiti per accedere al prepensionamento<br />
ai sensi dell’articolo 37 della legge 5 agosto 1981<br />
n. 416 come sostituito dall’articolo 14 della presente legge. È<br />
erogata a ciascun giornalista una indennità pari a diciotto<br />
mensilità del trattamento tabellare minimo della categoria di<br />
appartenenza;<br />
c) progetti, concordati dalle imprese con il sindacato di categoria,<br />
per il collocamento all’esterno, anche al di fuori del<br />
settore dell’informazione, <strong>dei</strong> giornalisti dipendenti. L’intervento<br />
di sostegno è contenuto nei limiti del 50 per cento del<br />
costo certificato del progetto. È erogata altresì a ciascun giornalista<br />
che accetti le nuove occasioni di lavoro proposte<br />
nell’ambito del progetto, una indennità pari a dodici mensilità<br />
del trattamento tabellare minimo della categoria di appartenenza.<br />
5. Per le finalità di cui al presente articolo, a decorrere dall’anno<br />
<strong>2001</strong> e fino all’anno 2005, è autorizzata la spesa massima<br />
di lire 8,5 miliardi annue.<br />
Capo IV SEMPLIFICAZIONE<br />
NORMATIVA<br />
E AMMINISTRATIVA<br />
Articolo 16. Semplificazioni.<br />
I soggetti tenuti all’iscrizione al registro degli operatori di<br />
comunicazione, ai sensi dell’articolo 1, comma 6, lettera a),<br />
numero 5), della legge 31 luglio 1997, n. 249, sono esentati<br />
dall’osservanza degli obblighi previsti dall’articolo 5 della<br />
legge 8 febbraio 1948, n. 47. L’iscrizione è condizione per<br />
l’inizio delle pubblicazioni.<br />
Capo V DISPOSIZIONI<br />
FINALI<br />
E TRANSITORIE<br />
Articolo 17. Copertura finanziaria<br />
1. All’onere derivante dall’attuazione della presente legge,<br />
valutato in lire 32,7 miliardi per l’anno <strong>2001</strong>, in lire 62,1 miliardi<br />
per l’anno 2002 e lire 89,5 miliardi per l’anno 2003 si provvede,<br />
quanto a lire 23,2 miliardi per l’anno <strong>2001</strong>, lire 41,6<br />
miliardi per l’anno 2002 e lire 36 miliardi per l’anno 2003,<br />
mediante corrispondente riduzione dell’autorizzazione di<br />
spesa di cui alla legge 14 agosto 1991 n. 278 recante: “Modifiche<br />
ed integrazioni alle leggi 25 febbraio 1987 n. 67 e 7<br />
agosto 1990 n. 250, recante provvidenze per l’editoria e<br />
quanto a lire 9,5 miliardi per l’anno <strong>2001</strong>, lire 20,5 miliardi<br />
per l’anno 2002 e lire 53,5 per l’anno 2003 mediante corrispondente<br />
riduzione dello stanziamento iscritto; ai fini del<br />
bilancio triennale <strong>2001</strong>-2003 nell’ambito dell’unità previsionale<br />
di base di parte corrente “Fondo speciale” dello stato di<br />
previsione del Ministero del tesoro, del bilancio e programmazione<br />
economica per l’anno <strong>2001</strong>, allo scopo parzialmente<br />
utilizzando l’accantonamento relativo al Ministero medesimo.<br />
Il Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione<br />
economica e`autorizzato ad apportare, con propri decreti,<br />
le occorrenti variazioni di bilancio.<br />
Articolo 18. Modifica all’articolo 3 della legge 7 agosto<br />
1990 n. 250<br />
1. Il comma 2 dell’articolo 3 della legge 7 agosto 1990, n.<br />
250, è sostituito dai seguenti:<br />
“2. A decorrere dal 1° gennaio 2002, i contributi di cui al<br />
comma 8 e al comma 11 del presente articolo, il cui ammontare<br />
non può comunque superare il 50 per cento <strong>dei</strong> suoi<br />
costi complessivi, compresi gli ammortamenti, risultanti dal<br />
bilancio dell’impresa stessa, sono concessi, limitatamente<br />
ad una sola testata, alle imprese editrici di giornali quotidiani<br />
che, tranne per quanto riguarda i punti a) e b) per le cooperative<br />
editrici costituite ai sensi e per gli effetti dell’articolo<br />
153, comma 4, della legge 23 dicembre 2000 n. 388, possiedano<br />
i seguenti requisiti:<br />
a) siano costituite come cooperative giornalistiche da almeno<br />
tre anni;<br />
b) editino la testata stessa da almeno tre anni;<br />
c) abbiano acquisito, nell’anno precedente a quello di riferi-<br />
ORDINE 3 <strong>2001</strong><br />
mento <strong>dei</strong> contributi, entrate pubblicitarie che non superino il<br />
30 per cento <strong>dei</strong> costi complessivi dell’impresa risultanti dal<br />
bilancio dell’anno medesimo;<br />
d) abbiano adottato con norma statutaria il divieto di distribuzione<br />
degli utili nell’esercizio di riscossione <strong>dei</strong> contributi e<br />
nei dieci esercizi successivi;<br />
e) la testata edita abbia diffusione formalmente certificata<br />
pari ad almeno il 25 per cento della tiratura complessiva per<br />
le testate nazionali e ad almeno il 40 per cento per quelle<br />
locali. Ai fini del presente articolo, si intende per diffusione<br />
l’insieme delle vendite e degli abbonamenti e per testata<br />
locale quella cui almeno l’80 per cento della diffusione<br />
complessiva è concentrata in una sola regione;<br />
f) le testate nazionali che usufruiscono di contributi di cui al<br />
presente articolo non siano poste in vendita congiuntamente<br />
con altre testate;<br />
g) abbiano sottoposto l’intero bilancio di esercizio cui si riferiscono<br />
i contributi alla certificazione di una società di revisione<br />
scelta tra quelle di cui all’elenco apposito previsto dalla<br />
Consob;<br />
h) la testata edita sia posta in vendita a un prezzo non inferiore<br />
alla media dal prezzo base degli altri quotidiani, senza<br />
inserti e supplementi, di cui viene accertata la tiratura, prendendo<br />
a riferimento il primo giorno di pubblicazione dall’anno<br />
di riferimento <strong>dei</strong> contributi.<br />
2-bis. I contributi previsti dalla presente legge e in misura,<br />
comunque, non superiore al 50 per cento <strong>dei</strong> loro costi<br />
complessivi compresi gli ammortamenti, risultanti dal bilancio<br />
dell’impresa stessa, sono concessi anche alle imprese<br />
editrici di giornali quotidiani la cui maggioranza del capitale<br />
sia detenuta da cooperative, fondazioni o enti morali non<br />
aventi scopo di lucro che possiedano i requisiti di cui alle<br />
lettere b), c), d), e), f) e g) del comma 2 del presente articolo.<br />
2-ter. I contributi previsti dalla presente legge e in misura,<br />
comunque, non superiore al 50 per cento <strong>dei</strong> loro costi<br />
complessivi compresi gli ammortamenti, risultanti dal bilancio<br />
dell’impresa stessa, sono concessi alle imprese editrici,<br />
comunque costituite, che editino giornali quotidiani in lingua<br />
francese, ladina, slovena e tedesca nelle regioni autonome<br />
Valle d’Aosta, Friuli-Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige, a<br />
condizione che le imprese beneficiarie non editino altri giornali<br />
quotidiani e possiedano i requisiti di cui alle lettere b), c),<br />
d), e), f) e g) del comma 2 del presente articolo. Gli stessi<br />
contributi e in misura, comunque, non superiore al 50 per<br />
cento <strong>dei</strong> loro costi complessivi compresi gli ammortamenti,<br />
risultanti dal bilancio dell’impresa stessa, sono concessi ai<br />
giornali quotidiani italiani editi e diffusi all’estero a condizione<br />
che le imprese editrici beneficiarie possiedano i requisiti di<br />
cui alle lettere b), c), d) e g) del comma 2 del presente articolo.<br />
Tali imprese devono allegare alla domanda i bilanci<br />
corredati da una relazione di certificazione da parte di<br />
società abilitate secondo la normativa dello Stato in cui ha<br />
sede l’impresa.<br />
2-quater. Le norme previste dal presente articolo per i quotidiani<br />
per quanto attiene ai requisiti e ai contributi si applicano<br />
anche ai periodici editi da cooperative giornalistiche ivi<br />
comprese quelle di cui all’articolo 52 della legge 5 agosto<br />
1981, n. 416.<br />
Articolo 19. Interventi a sostegno della lettura nelle<br />
scuole<br />
All’articolo 8, comma 1, del decreto legislativo 17 maggio<br />
1999, n. 153, dopo la lettera e), è aggiunta la seguente:<br />
“e-bis) acquisto, secondo parametri fissati dall’Autorità di vigilanza,<br />
su richiesta delle singole istituzioni scolastiche, di<br />
prodotti editoriali da devolversi agli istituti scolastici pubblici e<br />
privati nell’ambito del territorio nel quale opera la fondazione<br />
con il vincolo che tali istituti utilizzino i medesimi prodotti<br />
editoriali per attuare azioni a sostegno della lettura tra gli<br />
studenti e favorire la diffusione della lettura <strong>dei</strong> giornali quotidiani<br />
nelle scuole.”<br />
Articolo 20. Disposizioni finali<br />
1. Per quanto non previsto dalla presente legge si applicano,<br />
in quanto compatibili, le disposizioni di cui alla legge 7 agosto<br />
1990 n. 250 e successive modificazioni e integrazioni. In<br />
particolare si applicano l’ultimo periodo del comma 2 e i<br />
commi 6, 13 e 14 dell’articolo 3 della medesima legge.<br />
Articolo 21. Disposizioni transitorie e abrogazioni<br />
1. Sono abrogati gli articoli 9 e 54 della legge 5 agosto 1981,<br />
n. 416, nelle parti in cui dispongono rispettivamente l’obbligo<br />
del Dipartimento per l’informazione e l’editoria – Ufficio per<br />
l’editoria e la stampa di comunicare all’Autorità per le garanzie<br />
nelle comunicazioni le tirature <strong>dei</strong> giornali quotidiani e<br />
l’espressione di un parere su tali tirature da parte della<br />
commissione tecnica consultiva di cui allo stesso articolo 54.<br />
Detta commissione continua ad esprimere pareri sull’accertamento<br />
della diffusione e <strong>dei</strong> requisiti di ammissione ai<br />
contributi previsti dall’articolo 3 della legge 7 agosto 1990, n.<br />
250.<br />
2. A decorrere dalla data di entrata in vigore della presente<br />
legge sono abrogati gli articoli 29, 30, 31 e 33 della legge n.<br />
416 del 1981, fatto salvo quanto disposto dall’ultimo periodo<br />
del comma 4 dell’articolo 8.<br />
Un italiano su quattro<br />
non legge alcun giornale<br />
Roma, 21 febbraio Circa il 25% degli italiani non legge<br />
alcun giornale. Nei restanti casi, almeno un giornale entra<br />
nelle famiglie. Circa il 70% degli italiani, i ceti più colti,<br />
sostiene che esiste la libertà di stampa. Sono soprattutto i<br />
ceti popolari quelli che hanno riserve in proposito. I più<br />
dubbiosi si trovano a nord-est della penisola. È quanto si<br />
evince dai sondaggi che il Codres ha confezionato per l’<strong>Ordine</strong><br />
nazionale <strong>dei</strong> giornalisti “Italiani e mass media, giudizi<br />
ed opinioni” presentato oggi nel corso del Forum sulla<br />
qualità dell’informazione.<br />
L’indagine è stata condotta su 1.000 casi nell’intero territorio<br />
nazionale. Sono stati intervistati cittadini di tutte le età.<br />
Obiettivo dell’indagine è di verificare lo stato attuale della<br />
stampa e delle informazioni in Italia a partire da alcuni dati<br />
sui consumi di mass media.<br />
Per quanto concerne le varie tipologie di mass media, negli<br />
italiani prevale la televisione e i telegiornali, seguono i giornali,<br />
la radio, e poi si fa avanti anche il consumo tramite<br />
Internet. Le motivazioni della scelta <strong>dei</strong> giornali consistono<br />
nella possibilità di approfondimento delle informazioni.<br />
Invece si fa un discorso differente per Internet, di cui si loda<br />
l’immediatezza e la possibilità e l’affidabilità di verificare in<br />
tempi reali l’attendibilità dell’informazione, vista anche la<br />
partecipazione <strong>dei</strong> protagonisti e le dichiarazioni rese attraverso<br />
il mezzo televisivo. Per ciò che riguarda le fonti della<br />
stampa per il 50% degli intervistati le fonti non sono<br />
sempre veritiere o comunque sono discutibili. Nel dettaglio,<br />
sull’attendibilità, per il 45% degli intervistati è più affidabile<br />
la televisione con i suoi telegiornali, seguono al 30% i giornali<br />
e il 7,8% Internet. Il 20-25% non si fida di nessun<br />
mezzo di informazione.<br />
(AGI)<br />
“Il telegiornale è il media<br />
più credibile”<br />
Roma, 21 febbraio. Il telegiornale è per gli italiani il mezzo<br />
di informazione più credibile, nonostante si affacci un timido<br />
processo di affrancamento dalla televisione. È quanto ha<br />
evidenziato una ricerca presentata oggi dall’<strong>Ordine</strong> nazionale<br />
<strong>dei</strong> giornalisti in occasione del Forum sulla qualità<br />
dell’informazione. Lo studio, che ha interessato mille persone<br />
di età superiore ai 18 anni, è stato presentato da Mario<br />
Morcellini, ordinario di sociologica alla “Sapienza” di Roma.<br />
Quasi il 45% degli intervistati ritiene che “i Tg costituiscano,<br />
tra i canali informativi disponibili, lo strumento in grado<br />
di garantire i livelli più elevati di credibilità”. Subito dopo<br />
figura la carta stampata con una quota superiore al 25%<br />
mentre solo il 5% “sottolinea l’efficacia <strong>dei</strong> servizi informativi<br />
offerti tramite Internet”, e oltre il 25% degli intervistati<br />
giudica nessuno <strong>dei</strong> tre mezzi affidabile. Riguardo alla valutazione<br />
sulla preparazione <strong>dei</strong> giornalisti, in quasi il 70%<br />
<strong>dei</strong> casi il livello di qualificazione e professionalità è ritenuto<br />
molto elevato o in ogni modo adeguato rispetto al tipo di<br />
attività normalmente svolta. Per circa il 20% degli intervistati,<br />
la preparazione della categoria raggiunge i livelli intermedi,<br />
dove coesistono realtà di soddisfacente professionalità<br />
con aree di inefficienza e inadeguatezza. Soltanto il<br />
10% del campione intervistato ha espresso giudizi decisamente<br />
negativi. A questo si aggiunge che sempre il 70%<br />
degli intervistati considera “per lo più chiaro il linguaggio<br />
con cui si esprimono normalmente i giornalisti”.<br />
Rispetto ai processi futuri, la ricerca ha individuato che la<br />
diffusione degli strumenti di comunicazione più innovativi<br />
presuppone lo sviluppo di nuove professionalità e competenze<br />
specifiche. L’opportunità di acquisire nuovi mercati di<br />
nicchia tramite la realizzazione di proposte specializzate e<br />
finalizzate può rappresentare un altro elemento in grado di<br />
contribuire a consolidare sul piano qualitativo l’offerta <strong>dei</strong><br />
mezzi d’informazione.<br />
All’interno del quadro definito dalle varie ipotesi di riforma<br />
delle leggi e delle normative su stampa e informazione,<br />
secondo la ricerca, il cammino dovrebbe indirizzarsi nella<br />
direzione di “favorire la crescita di forme di autogoverno e<br />
autoregolamentazione della cateogria, più che imporre<br />
sistemi eccessivamente vincolanti e dirigisti. In questo<br />
ambito la capacità di dialogo tra mondo dell’informazione e<br />
realtà sociale e istituzionale assume un’importanza fondamentale”.<br />
(ANSA)<br />
19 (27)
LIBRERIA DI TABLOID<br />
Gigi Speroni<br />
I Savoia scomodi.<br />
La saga degli Aosta<br />
di Franco Fucci<br />
C’è un punto, all’inizio del<br />
bellissimo libro di Gigi<br />
Speroni (I Savoia scomodi.<br />
La saga degli Aosta) in cui<br />
l’autore, dopo una tormentata<br />
narrazione con tanti Umberto,<br />
Vittorio, Amedeo, Vittorio<br />
Emanuele, e persino<br />
due Marie (Teresa e Adelaide,<br />
entrambe di stirpe austriaca)<br />
dice al lettore, con<br />
deliziosa autorionia: “E speriamo<br />
di essere stati chiari”.<br />
Speroni chiaro lo è, eccome,<br />
ed è grande merito perché<br />
solo grazie alla sua chiarezza,<br />
alla vivace scrittura, al<br />
senso dell’umorismo che affiora<br />
quasi ad ogni pagina, il<br />
ponderoso volume - che poteva<br />
risultre un boccone duro<br />
da inghiottire - è invece di<br />
affascinante lettura.<br />
Perché gli Aosta siano stati<br />
“scomodi” e per chi, è il tema<br />
conduttore del libro, naturalmente.<br />
Furono scomodi per i<br />
Savoia-Carignano che videro<br />
nei cugini un pericolo per<br />
la loro corona: il ramo regnante<br />
sapeva benissimo<br />
che gli Aosta godevano di<br />
una grandissima popolarità<br />
fra gli italiani, e ciò grazie al<br />
fascino di alcuni personaggi<br />
della casata: basti pensare a<br />
Emanuele Filiberto, comandante<br />
durante la prima guer-<br />
ra mondiale di quella 3 a armata<br />
che meritatamente fu<br />
soprannominata “l’Invitta”; a<br />
Vittorio Emanuele conte di<br />
Torino, che difese l’onore<br />
dell’esercito italiano (reduce<br />
dalla batosta di Adua) battendosi<br />
in duello, e ferendolo,<br />
con Enrico d’Orléans, il<br />
principe francese che in alcuni<br />
articoli aveva definito i<br />
militari italiani “vili”; a Luigi<br />
Amedeo duca degli Abruzzi,<br />
navigatore, geografo, alpinista<br />
di fama internazionale.<br />
A ciò si aggiunga l’invidia <strong>dei</strong><br />
Carignano - piccolotti, tozzi,<br />
bruttini, almeno fino a Vittorio<br />
Emanuele III, soprannominato<br />
“sciaboletta” - per<br />
l’avvenenza degli Aosta, tutti<br />
alti e bellissimi. Nel libro di<br />
Speroni c’è una illustrazione<br />
che è di un’eloquenza spietata<br />
per capire il complesso<br />
d’inferiorità <strong>dei</strong> Carignano: la<br />
foto mostra Vittorio Emanuele<br />
III a colloquio con Amedeo<br />
duca d’Aosta. Statura <strong>dei</strong><br />
due personaggi, ripresi dall’obbiettivo<br />
crudele in piedi,<br />
uno di fronte all’altro: metri<br />
1,54 il re, metri 1,86 il duca.<br />
Da segnalare al lettore l’accurato<br />
studio che Speroni<br />
dedica ai rapporti tra i Savoia<br />
e il fascismo. Va lodato<br />
l’equilibrio <strong>dei</strong> giudizi sui vari<br />
personaggi, che non esclude<br />
la critica pungente - per<br />
esempio - per l’atteggiamento<br />
di Vittorio Emanuele III di<br />
Pier Luigi Celli<br />
Passioni<br />
fuori corso<br />
di Gregorio F. Terreno<br />
Nel mondo <strong>dei</strong> libri sovente<br />
accadono fenomeni che<br />
sembrano essere fuoriusciti<br />
dalla macchina del tempo:<br />
quando ad esempio la pagina<br />
scritta attira a sé la realtà<br />
quotidiana. Quasi che la prima<br />
avesse già prefigurato il<br />
calco entro il quale colerà la<br />
seconda. È la corrispondenza<br />
segreta e simpatica del<br />
de te fabula narratur, resa<br />
immortale da Quinto Orazio<br />
Flacco nelle sue Satire.<br />
A questo domino di rimandi<br />
e di rispecchiamento sembra<br />
pure incurvarsi l’ultimo libro<br />
di Pier Luigi Celli,<br />
Passioni fuori corso, edito<br />
recentemente per i tipi della<br />
Mondadori. E non già scopertamente<br />
per il suo carattere<br />
di autobiografia professionale;<br />
ma per l’immanenza<br />
di una svolta cui questo volume<br />
sembra additare nell’ultimo<br />
capitolo, appellato emblematicamente<br />
Congedi.<br />
L’autore, infatti, ancora direttore<br />
generale della televisione<br />
di Stato all’uscita dai tor-<br />
chi di stampa di questo saggio<br />
narrativo, capitolerà volontariamente<br />
ed imprevedibilmente<br />
alcuni mesi dopo.<br />
L’ordito del testo, in bilico tra<br />
la vocazione affabulatoria<br />
precedentemente battuta in<br />
altri lavori, e lo studio di analisi<br />
organizzativa, ripercorre<br />
le vicende di vertice di uno<br />
<strong>dei</strong> “grands commis d’Etat”.<br />
A cominciare proprio dal luogo<br />
che lo vide nell’agosto del<br />
1994 protagonista di un secco<br />
licenziamento, la Rai.<br />
Il libro è tuttavia una lucida,<br />
misurata e stimolante riflessione<br />
degli abbandoni e <strong>dei</strong><br />
mutamenti di stato apicale<br />
da parte di chi, per configurazione<br />
mentale ed intelligenza<br />
di pensiero, ha accettato<br />
nel corso di una prestigiosa<br />
carriera a cavalcioni<br />
tra pubblico e privato sfide di<br />
alta caratura. Ma soprattutto<br />
non solo questo. Come la<br />
sua esperienza di lavoro ha<br />
largamente testimoniato, esso<br />
è il prodotto di un top manager<br />
che a lungo ha civettato<br />
all’interno della mission<br />
affidatagli con l’eresia. Infatti,<br />
il connotato distintivo della<br />
fronte alle sciagurate leggi<br />
razziali del 1938. E non stupisce<br />
che l’autore riservi<br />
simpatia e ampio spazio ai<br />
caratteri e alle vicende di<br />
due cugini particolarmente<br />
“scomodi”, Amedeo vicerè<br />
d’Etiopia e Luigi duca degli<br />
Abruzzi: i Carignano certamente<br />
non potevano vantare<br />
figure altrettanto luminose.<br />
Non esistono prove - scrive<br />
Speroni - che gli Aosta abbiano<br />
brigato per “scippare”<br />
cultura di impresa è rappresentato<br />
manualisticamente<br />
dalla capacità di orientare,<br />
razionalmente ed attraverso<br />
meccanismi amministrativogestionali,<br />
mezzi quantitativi<br />
e risorse umane allo scopo<br />
sommo, il risultato. In altri<br />
termini, nell’organizzazione<br />
aziendale è posta risolutamente<br />
al bando la sfera delle<br />
passioni individuali; massime<br />
nell’accezione creativa<br />
ed ideativa <strong>dei</strong> loro riverberi<br />
sul piano dell’assolvimento<br />
<strong>dei</strong> compiti di strategia di intrapresa.<br />
Celli invece traccia una netta<br />
demarcazione equatoriale<br />
tra le due possibili interpretazioni<br />
della funzione direzionale:<br />
da un lato egli colloca<br />
l’adesione al modello burocraticistico<br />
<strong>dei</strong> ruoli; dall’altro<br />
ed in netta giustapposizione,<br />
quello dell’appartenenza a<br />
reale classe dirigente. Ed il<br />
discrimine profondo è proprio<br />
costituito pascalianamente<br />
dal riconoscimento di<br />
statuto di cittadinanza alle<br />
ragioni del cuore, accosto alle<br />
ragioni di logica di mercato<br />
e della produzione.<br />
Scrive egli in proposito: “Per<br />
questa strada passa la possibilità<br />
di ridare un’anima all’impresa;<br />
e alle sue strutture<br />
e ai suoi meccanismi il gusto<br />
di lavorare anche per interessi<br />
più ampi di quelli interni,<br />
necessariamente economici.<br />
È infatti la capacità di<br />
esprimere un’anima che ac-<br />
il trono ai Carignano.Tuttavia<br />
alla fine del libro al lettore<br />
forse viene da chiedersi: se<br />
su quel trono ci fossero stati<br />
gli Aosta sarebbe stato meglio<br />
per il nostro Paese?<br />
Forse sì, diciamo noi.<br />
Gigi Speroni,<br />
I Savoia scomodi.<br />
La saga degli Aosta<br />
Rusconi libri,<br />
pagine 494,<br />
lire 45.000<br />
cresce l’identità dell’impresa<br />
e la sua possibilità di successo.<br />
E il successo delle<br />
imprese è il lievito del cambiamento<br />
per l’intreccio civile<br />
e sociale che le comprende...<br />
Se il senso profondo di<br />
fare impresa è quello di una<br />
avventura, comunque, rischiosa,<br />
allora l’esposizione<br />
al nuovo che interpreta questa<br />
propensione richiede<br />
una sensibilità raffinata alla<br />
dimensione del processo, alla<br />
precarietà, al reinvestimento<br />
continuo, anche emozionale.<br />
Qualcosa insomma di più radicale<br />
di un sistema coerente<br />
di procedure e di organizzazioni.<br />
Un’anima, appunto”.<br />
Non apparirà allora così singolare<br />
che il prefatore ad un<br />
libro schierato nel campo<br />
ideale della sburocratizzazione<br />
del sistema sia Giuliano<br />
Ferrara. Vale a dire un<br />
opinionista falstaffiano senza<br />
peli sulla lingua ed alieno<br />
dalle circonlocuzioni di maniera.<br />
Ed indirettamente responsabile<br />
anni addietro del<br />
licenziamento dalla tivù nazionale<br />
del suo prefato. Che<br />
non si tira però oggi indietro<br />
nel rendere l’onore delle armi<br />
all’avversario: “È un libro<br />
fresco, di battaglia, che non<br />
si siede nella poltrona del<br />
pensiero”.<br />
Pier Luigi Celli,<br />
Passioni fuori corso,<br />
Mondadori,<br />
Milano 2000, lire. 27.000<br />
Antonio Duva<br />
Spadolini,<br />
sei anni dopo<br />
di Dario Fertilio<br />
Non c’è giornalista con più di<br />
trent’anni che non abbia incontrato<br />
nell’arco della sua<br />
carriera professionale, almeno<br />
una volta, Giovanni<br />
Spadolini. La sua figura professionale<br />
moralmente e fisicamente<br />
maestosa, la sua<br />
emotività traboccante in oratoria<br />
colta e appassionata, la<br />
sua curiosità indagatrice anche<br />
nei confronti del più umile<br />
interlocutore, la sua stessa<br />
travolgente carriera giornalistica<br />
e intellettuale naturalmente<br />
destinata al protagonismo,<br />
tutto contribuiva a<br />
renderlo un personaggio<br />
unico nel panorama italiano.<br />
Non si poteva ignorare uno<br />
come Spadolini, almeno se<br />
si esercitava il mestiere di<br />
giornalista: perché prima o<br />
poi ci si ritrovava a occuparsi<br />
di lui.<br />
Intellettuale tra i politici, politico<br />
tra i giornalisti, giornalista<br />
tra i professori: così lo dipingevano<br />
amici e<br />
critici con un misto<br />
di ironia e ammirazione.<br />
E davvero la<br />
strepitosa caricatura<br />
che Forattini aveva<br />
ideato per lui, e<br />
che lo ritraeva come<br />
un elefante fra i<br />
mediocri conigli e<br />
topolini della politica<br />
italiana (almeno<br />
fino alla comparsa<br />
dell’arcirivale Craxi<br />
con gli Stivali, per<br />
restare al bestiario<br />
satirico forattiniano)<br />
sottolineva la sua<br />
diversità genetica<br />
dall’uomo italico di<br />
partito. In effetti,<br />
Giovanni Spadolini<br />
ha incarnato, con<br />
Bettino Craxi, la<br />
stagione dell’orgoglio<br />
laico dopo una<br />
quarantennale egemonia<br />
politica democristiana. I tratti<br />
essenziali di quella personalità<br />
sono ora messi efficacemente<br />
a fuoco nella raccolta<br />
di saggi curata da Antonio<br />
Duva, anch’egli approdato<br />
alla politica dal giornalismo<br />
(della nostra professione<br />
continua ad occuparsene<br />
con encomiabile costanza),<br />
anch’egli come Spadolini di<br />
formazione repubblicana e<br />
più tardi conquistato dall’esperienza<br />
dell’Ulivo. Per iniziativa<br />
sua e del centro<br />
“Sinistra Oggi” da lui presieduto,<br />
Spadolini, sei anni dopo<br />
intende non solo celebrare<br />
ritualmente un leader recentemente<br />
scomparso, ma<br />
anche traghettare la sua<br />
esperienza in quella della<br />
Seconda Repubblica. Negli<br />
interventi non solo di Duva,<br />
ma anche di Aldo Aniasi,<br />
Giorgio Covi, Andrea Manzella<br />
e Mino Martinazzoli si<br />
delineano i tratti più moderni<br />
ed europei di Spadolini: primo<br />
esponente della società<br />
civile ad assumere incarichi<br />
politici ed istituzionali dopo<br />
decenni di nomenklatura all’italiana;<br />
primo presidente<br />
del Consiglio laico nonostante<br />
la modestia numerica<br />
del partito di riferimento, il<br />
Pri; deciso sostenitore di<br />
riforme istituzionali capaci di<br />
potenziare l’esecutivo in un<br />
sistema sempre più compromissorio,<br />
partitocratico e assembleare;<br />
instancabile moralizzatore<br />
e sostenitore di<br />
una “certa idea dell’Italia” le-<br />
gata alla trasparenza nella<br />
gestione della cosa pubblica.<br />
Questa raccolta di saggi, nonostante<br />
il carattere dichiaratamente<br />
militante e preelettorale<br />
degli interventi,<br />
raggiunge il suo scopo per la<br />
capacità di fondere scelta di<br />
campo politica e analisi storica<br />
spassionata, cogliendo<br />
il pensiero di Spadolini in<br />
senso dinamico. Antonio<br />
Duva, in particolare, completa<br />
il bilancio dell’attività spadoliniana,<br />
inevitabilmente legato<br />
alla Prima Repubblica,<br />
con il frutto maturo del suo<br />
riformismo laico: superamento<br />
del proporzionalismo<br />
partitocratico e approdo al<br />
sistema maggioritario; chiara<br />
riconoscibilità del capo<br />
dell’esecutivo e sua ridotta<br />
dipendenza dalle segreterie;<br />
evoluzione in senso realmente<br />
federale dello Stato,<br />
dopo una stagione in cui il<br />
regionalismo <strong>dei</strong> partiti moderati<br />
era stato inteso (forse<br />
per timore di concedere<br />
troppo potere locale ai comunisti)<br />
come puro decentramento<br />
e razionalizzazione<br />
amministrativa.<br />
Certo, Spadolini, sei anni<br />
dopo mantiene lungo tutte le<br />
sue pagine un carattere<br />
d’occasione che esclude approfonditi<br />
bilanci storici. La<br />
complessità del personaggio,<br />
delle sue curiosità intellettuali,<br />
delle antipatie e rivalità<br />
(prima di tutte la competizione<br />
con Craxi che finì con<br />
l’indebolire la carica riformatrice<br />
del fronte laico) richiederà<br />
analisi ben più approfondite.<br />
Rimane però intatto il nodo<br />
da sciogliere: se cioè il famoso<br />
“Decalogo” di Spadolini<br />
per una politica più moderna<br />
e morale, lanciato dall’allora<br />
segretario repubblicano nel<br />
1987 e qui richiamato in appendice,<br />
sia puro reperto di<br />
storia politica; argomento attuale<br />
di campagna elettorale;<br />
o non piuttosto (come<br />
credo) punto di riferimento<br />
per tutti coloro che, nel Polo<br />
o nell’Ulivo o nell’indipendenza,<br />
decidono di scommettere<br />
sulla modernizzazione,<br />
sulla trasparenza, sulla<br />
separazione della politica<br />
dall’economia e dall’amministrazione,<br />
e infine sull’attuazione<br />
di un sistema maggioritario<br />
finalmente compiuto.<br />
Spadolini, sei anni dopo<br />
a cura di Antonio Duva<br />
Quaderni di Sinistra Oggi,<br />
pagine 63, s.i.p.<br />
20 (28) ORDINE 3 <strong>2001</strong>
LIBRERIA DI TABLOID<br />
Raffaele Carletti<br />
Lettere di una<br />
grande amicizia<br />
di Mario Pancera<br />
Primo Mazzolari (1890-<br />
1959), sacerdote cremonese,<br />
per anni parroco di due<br />
piccoli paesi mantovani,<br />
Bozzolo e Cicognara, tra<br />
l’Oglio e il Po, è stato scritto-<br />
di Emilio Pozzi<br />
ORDINE 3 <strong>2001</strong><br />
re e predicatore di rara<br />
importanza dagli anni Venti<br />
fino alla morte (avvenuta<br />
dopo una predica nella sua<br />
chiesa), e pensatore innovativo<br />
e generoso, e perciò<br />
spesso contestato dalle<br />
stesse gerarchie ecclesiastiche,<br />
che lo fecero giudicare<br />
Gianfranco Bettetini<br />
Un tram senza rotaie.<br />
Fiaba per adulti in venti tempi<br />
Una curiosa sorpresa. Confidenzialmente<br />
l’autore lo definisce<br />
uno “scherzo”, nelle<br />
dediche agli amici, mentre,<br />
nella pagina introduttiva suggerisce<br />
altre definizioni: romanzo<br />
breve, o novella, o<br />
racconto lungo o fiaba per<br />
adulti. Decida, alla fine, ciascun<br />
lettore...<br />
Una vita divisa fra insegnamento<br />
universitario e mondo<br />
televisivo (a sua volta dicotomizzato<br />
quest’ultimo fra ruoli<br />
dirigenziali e attività registiche)<br />
quella di Gianfranco<br />
Bettetini, saggista della semiologia,<br />
teorico e storico<br />
della radiotelevisione (annoto<br />
queste sintetiche informazioni<br />
sull’autore che mancano<br />
completamente e volutamente,<br />
credo, nei risvolti di<br />
copertina) si è concesso poco<br />
alla narrativa. Ricordo<br />
soltanto un romanzo. Ora<br />
questo librino, “tentativo di<br />
trasformare in costruzione<br />
narrativa un’immagine onirica”,<br />
e, magari, anche se non<br />
esplicitata, un’ipotesi di sceneggiatura<br />
per una fiction.<br />
La lingua batte…<br />
Luogo della vicenda, Milano,<br />
una casa nella zona di San<br />
Siro, ma è inutile andare a<br />
cercarla perché, avverte<br />
l’autore, quella palazzina<br />
non c’è più - o forse non è<br />
mai esistita. Due sono i protagonisti:<br />
Luigi Bacellati - da<br />
vivo e da morto - e un tram,<br />
una verde carrozza della linea<br />
4, considerata moderna<br />
negli anni attorno al 1950<br />
che il buon Luigi era riuscito<br />
ad ottenere, dopo anni di<br />
onorato servizio come manovratore,<br />
al posto della liquidazione.<br />
Davvero una<br />
storia (o un sogno) strana.<br />
Perché Luigi, raggiunto l’obiettivo,<br />
non si accontenta di<br />
esporre il suo tesoro che so,<br />
nel giardino davanti a casa<br />
(a Milano molti ricordano un<br />
più volte dal Sant’Ufficio.<br />
Fatte le debite differenze, un<br />
uomo come Buonaiuti o<br />
Turoldo o Milani o Balducci.<br />
Ma fu anche uomo che viveva<br />
tra la sua gente, i contadini<br />
padani, <strong>dei</strong> quali portava<br />
avanti le istanze sociali; e<br />
tra i sacerdoti, soprattutto<br />
quelli che, per motivi vari - di<br />
crisi religiosa, intellettuale,<br />
sociale o altro - trascorsero<br />
anni assai difficili, di incomprensione<br />
tra i superiori e di<br />
diffidenza tra i fedeli. Questo<br />
volume, con prefazione di<br />
Lorenzo Bedeschi - altro<br />
sacerdote, noto storico <strong>dei</strong><br />
movimenti cattolici italiani<br />
nel XX secolo - tratta della<br />
vicenda umana e sacerdotale<br />
di un prete che gli fu<br />
amico, compagno di studi,<br />
confidente e che, appunto,<br />
fu tra coloro che ebbero non<br />
poche difficoltà nel vivere<br />
con chiarezza e lealtà la loro<br />
vocazione: Annibale Carletti<br />
(1888-1972) cremonese,<br />
cappellano militare e addirittura<br />
medaglia d’oro nella<br />
prima guerra mondiale.<br />
L’autore Raffaele Carletti<br />
(porta lo stesso cognome, è<br />
anch’egli sacerdote ed è<br />
dello stesso paese di don<br />
Annibale) ha raccolto non<br />
soltanto il carteggio Carletti-<br />
Mazzolari (1908-1920), ma<br />
anche molti articoli e annotazioni<br />
oltre a uno scambio<br />
di lettere dolorose e dure tra<br />
don Annibale e il suo vescovo,<br />
Giovanni Cazzani. Alla<br />
fine il prete “modernista” e<br />
assessore, fanatico <strong>dei</strong> treni<br />
che acquistò una locomotiva<br />
e la sistemò in un viale della<br />
propria villa nel Varesotto).<br />
Nossignori. Luigi Bacellati<br />
che di quattrini se ne è fatti,<br />
e non certamente con lo stipendio<br />
dell’ATM, compera<br />
un terreno e ci costruisce<br />
una palazzina di tre piani ponendo<br />
il tram al centro della<br />
costruzione. Tutto ruota intorno<br />
a questo ingombrante<br />
ospite. Anche i pensieri e i<br />
problemi di tutta la famiglia.<br />
Conviene a questo punto fare<br />
un passo indietro e conoscere<br />
meglio il bizzarro personaggio.<br />
Classe 1999, il<br />
giovane Luigi, esentato dagli<br />
obblighi militari (non potrà<br />
fregiarsi del titolo di “ragazzo<br />
del ’99”) per via di un difetto<br />
fisico, una lieve zoppia, s’innamora<br />
<strong>dei</strong> tram e della rete<br />
tranviaria. Pur avendo un discreto<br />
impiego, vi rinuncia<br />
perché il suo sogno è quello<br />
di diventare manovratore.<br />
Vince il concorso e la sua vi-<br />
coraggioso venne, come si<br />
dice con un’orribile espressione,<br />
“ridotto allo stato<br />
laicale”.<br />
Annibale Carletti, diventato il<br />
dottor Carletti, si sposò,<br />
ebbe due figli, educati nella<br />
religione cattolica e continuò<br />
comunque a sentirsi “nella<br />
Chiesa”, come aveva fatto<br />
Ernesto Buonaiuti, considerato<br />
l’iniziatore italiano della<br />
corrente di pensiero che<br />
voleva svecchiare le strutture<br />
e l’insegnamento cattolico.<br />
Si batté anche politicamente,<br />
e fu condannato a<br />
morte dai fascisti; durante la<br />
seconda guerra mondiale<br />
nella sua casa trovarono<br />
rifugio ebrei e soldati prigionieri<br />
sfuggiti ai nazisti.<br />
ta potrebbe dirsi realizzata,<br />
su binari tranquilli. Come<br />
manovratore nulla da dire.<br />
Come individuo è invece<br />
moralmente sempre sul punto<br />
di deragliare: in politica e<br />
negli affari, anche non leciti,<br />
ai quali si dedica con molta<br />
fortuna. Non è certamente<br />
da prendere ad esempio di<br />
quella generazione che ha<br />
attraversato, fortunosamente,<br />
buona parte del ventesimo<br />
secolo.<br />
Per Luigi Bacellati l’orizzonte<br />
si limitava alla conquista di<br />
un tram. E, manovrando la<br />
“manetta”, attento al traffico,<br />
alle curve e alle fermate, non<br />
ha avuto modo di riflettere<br />
sull’umanità che saliva sulla<br />
“carrozza di tutti” tanto bene<br />
descritta dal De Amicis. Un<br />
libro che nella sua presuntuosa<br />
e specialistica bibliote-<br />
Nella foto<br />
grande<br />
una messa<br />
al campo<br />
durante<br />
la Grande<br />
guerra.<br />
Don<br />
Annibale<br />
Carletti<br />
sacerdote<br />
novello<br />
in una<br />
fotografia<br />
del 1912<br />
e, a destra,<br />
cappellano<br />
al fronte.<br />
Il volume è stato curato con<br />
passione e va letto, a mio<br />
avviso, non soltanto per la<br />
storia romanzesca di Annibale<br />
Carletti, che fu non solo<br />
cappellano di fanteria, ma<br />
anche degli arditi, si prodigò<br />
per la miserrima società<br />
della Bassa Cremonese,<br />
(nella quale il famoso vescovo<br />
Geremia Bonomelli -<br />
anche lui considerato poco<br />
meno che eretico dalle autorità<br />
vaticane - dice che “v’era<br />
una camorra terribile di ladri,<br />
aggressori, assassini”, in<br />
lega tra i vari paesi, “si negava<br />
ogni verità, si usava alla<br />
Chiesa e ai sacramenti per<br />
ingannare l’autorità...”) va<br />
letto, dicevo, per penetrare<br />
la storia di una società, oggi<br />
ca diligentemente descritta<br />
da Bettetini, puntiglioso anche<br />
nel ricordare titoli di film<br />
e canzoni ispirate al tram,<br />
forse mancava.<br />
L’interpretazione <strong>dei</strong> sogni,<br />
lasciamola a Freud - che ha<br />
scritto persino “Nel bene e<br />
nel male, i sogni sono sempre<br />
più grandiosi di chi li sogna”<br />
- e a tutti coloro che si<br />
sono letterariamente immersi<br />
nel problema (“l’interpretazione<br />
di un sogno è già un<br />
sogno” ha scritto in Il teatro<br />
del sogno Salomon Resnik)<br />
come Guido Almansi e<br />
Claude Beguin, autori di una<br />
approfondita ricerca su più di<br />
cento autori della letteratura<br />
mondiale che ha dato luogo<br />
ad una ricca antologia intitolata<br />
Teatro del sonno.<br />
Quella delle metafore, invece,<br />
a chiunque voglia dilet-<br />
opulenta, ma nient’affatto<br />
dissimile da quella di altre<br />
regioni della Penisola, dove<br />
né le autorità civili né quelle<br />
religiose hanno ancora<br />
trovato gli strumenti per un<br />
reale progresso e per una<br />
concreta elevazione morale<br />
della persona umana.<br />
Raffaele Carletti,<br />
Lettere di una grande<br />
amicizia.<br />
Il cappellano militare<br />
Annibale Carletti a don<br />
Primo Mazzolari.<br />
La sua vicenda umana e<br />
sacerdotale.<br />
Pref. di Lorenzo Bedeschi,<br />
Editrice Confronti,<br />
Rivolta d’Adda,<br />
pagine 188<br />
tarsi a leggere la storia di<br />
questo tram senza rotaie<br />
Agile nella scrittura, privo di<br />
ricercatezze letterarie, e tanto<br />
lontano dallo stile dotto<br />
<strong>dei</strong> testi bettetiniani di semiotica<br />
il piccolo libro scorre<br />
con facilità e resta più impresso<br />
nella memoria, del<br />
sogno che ha ispirato la trascrizione<br />
del ricordo onirico.<br />
Rimane in sospeso il problema,<br />
posto dall’autore, della<br />
definizione da dare al testo.<br />
Che ne dite?<br />
Romanzo breve, racconto<br />
lungo, novella? E perché no,<br />
ricorrendo alla terminologia<br />
musicale, “scherzo”?<br />
Gianfranco Bettetini,<br />
Un tram senza rotaie,<br />
pagine 96,<br />
lire 18.000,<br />
Interlinea edizioni,<br />
Novara 2000<br />
L’ECO DELLA STAMPA<br />
ECO STAMPA MEDIA MONITOR S.R.L.<br />
Via Compagnoni 28, 20129 Milano<br />
Tel. 02 74 81 131 Fax. 02 76 11 03 46<br />
21 (29)
Varato il regolamento della legge 150/2000<br />
Roma, 7 febbraio <strong>2001</strong>.Via libera del Consiglio<br />
<strong>dei</strong> ministri al regolamento di attuazione<br />
della legge 150/2000 sulla comunicazione<br />
nella Pubblica amministrazione. Il testo è<br />
stato approvato oggi su proposta del presidente<br />
del Consiglio, Giuliano Amato, e del<br />
ministro della Funzione Pubblica, Franco<br />
Bassanini.<br />
Il regolamento è stato emanato in attuazione<br />
dell’articolo 5 della legge 150/2000 e fissa i<br />
“requisiti di accesso specifici per il personale<br />
impiegato presso uffici stampa e uffici per le<br />
relazioni con il pubblico (Urp), in coerenza<br />
con quanto indicato dalla legge, la quale, tra<br />
l’ altro, prevede espressamente l’iscrizione<br />
negli elenchi <strong>dei</strong> professionisti e <strong>dei</strong> pubblicisti<br />
dell’ albo nazionale <strong>dei</strong> giornalisti”.<br />
Il provvedimento, ricorda una nota della<br />
Funzione Pubblica, stabilisce, inoltre, le<br />
modalità per consentire “la permanenza in<br />
servizio negli uffici stampa del personale che<br />
già faceva parte della struttura prima dell’entrata<br />
in vigore della legge 150, prevedendo<br />
in particolare appositi programmi formativi,<br />
necessari per garantire la permanenza del<br />
personale nelle attività di informazione”.<br />
Questi programmi potranno essere organizzati<br />
dalle singole amministrazioni, con la<br />
collaborazione della Scuola superiore della<br />
pubblica amministrazione, del Formez e<br />
degli istituti e scuole di formazione esistenti<br />
presso le singole amministrazioni e delle<br />
università specializzate. Le attività di formazione<br />
dovranno essere completate entro 18<br />
mesi dall’ entrata in vigore del regolamento. I<br />
corsi per i responsabili di uffici stampa e Urp<br />
avranno durata minima di 90 ore per chi ha<br />
più di due anni di servizio nel settore, di 120<br />
ore per gli altri. Tra le attività formative, laboratori<br />
per la sperimentazione di tecnologie e<br />
processi innovativi in tema di comunicazione,<br />
incontri con testimonianze di eccellenza<br />
relative agli uffici per le relazioni con i pubblico<br />
e gli uffici stampa e, più in generale, alla<br />
comunicazione pubblica e di pubblica utilità.<br />
L’articolo 51 della legge n. 388/2000 (legge<br />
finanziaria <strong>2001</strong>) esclude le aree di contrattazione<br />
speciale, quale dovrebbe essere<br />
quella relativa ai giornalisti negli uffici stampa<br />
della Pubblica amministrazione. Possono<br />
partecipare alle tratttive i sindacati che<br />
abbiano una rappresentanza pari al 5% degli<br />
addetti a un comparto (articolo 47-bis del<br />
Dlgs n. 29/1993). La Fnsi ha chiesto all’Aran<br />
di avviare le trattative. Come si comporterà<br />
l’Aran? L’Aran rappresenta il Governo come<br />
datore di lavoro.<br />
Questo il testo del regolamento, che, prima<br />
di diventare Dpr, dovrà superare l’esame del<br />
Consiglio di Stato:<br />
Via libera ai giornalisti negli uff<br />
Ma c’è un’ombra sulla contratt<br />
Regolamento recante norme per la<br />
determinazione <strong>dei</strong> titoli per l’accesso<br />
alle attività di informazione e di<br />
comunicazione e per la individuazione<br />
e la disciplina degli interventi formativi, ai<br />
sensi dell’articolo 5 della legge 7 giugno<br />
2000, n. 150, recante la disciplina delle<br />
attività di informazione e comunicazione<br />
delle pubbliche amministrazioni.<br />
IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA<br />
Visto l’articolo 87, quinto comma, della Costituzione;<br />
Visto l’articolo 17, comma 1, della legge 23 agosto 1988, n.<br />
400;<br />
Visto il decreto legislativo 3 febbraio 1993, n. 29, e successive<br />
modificazioni e integrazioni;<br />
Vista la legge 7 giugno 2000, n. 150, e in particolare l’articolo<br />
5;<br />
Vista la preliminare deliberazione del Consiglio <strong>dei</strong> ministri,<br />
adottata nella seduta del;<br />
Acquisita l’intesa dalla Conferenza unificata Stato, regioni,<br />
città e autonomie locali;<br />
Udito il parere del Consiglio di Stato, espresso nell’adunanza<br />
generale del;<br />
Vista la deliberazione del Consiglio <strong>dei</strong> ministri, adottata nella<br />
seduta del;<br />
Sulla proposta del Presidente del Consiglio <strong>dei</strong> ministri di<br />
concerto con il Ministro della Funzione Pubblica;<br />
EMANA<br />
il seguente regolamento<br />
Art. 1 - Ambito di applicazione<br />
1. Il presente regolamento individua i titoli per l’accesso del<br />
personale da utilizzare per le attività di informazione e di<br />
comunicazione, disciplina i modelli formativi finalizzati alla<br />
qualificazione professionale del personale che già svolge<br />
le attività di informazione e di comunicazione nelle Pubbliche<br />
amministrazioni, e stabilisce i requisiti minimi <strong>dei</strong><br />
soggetti privati abilitati allo svolgimento di attività formative<br />
in materia di informazione e comunicazione delle Pubbliche<br />
amministrazioni.<br />
2. Le disposizioni del presente regolamento si applicano alle<br />
amministrazioni di cui all’articolo 1, comma 2, del decreto<br />
legislativo 3 febbraio 1993, n. 29, ad eccezione delle<br />
Regioni a statuto speciale e delle Province autonome di<br />
Trento e Bolzano.<br />
Art. 2 - Requisiti per lo svolgimento<br />
delle attività di comunicazione<br />
1. L’esercizio delle attività di comunicazione nell’ambito<br />
degli uffici per le relazioni con il pubblico o delle analoghe<br />
strutture di cui all’articolo 6 della legge 7 giugno<br />
2000, n.150, fatte salve le norme vigenti nei diversi ordinamenti<br />
che disciplinano l’accesso alle qualifiche, è<br />
subordinato al possesso:<br />
per il personale appartenente a qualifica dirigenziale,<br />
del diploma di laurea in scienze della comunicazione,<br />
del diploma di laurea in relazioni pubbliche e materie<br />
assimilate, ovvero, per I laureati in discipline diverse,<br />
del titolo di specializzazione o di perfezionamento post<br />
laurea o di altri titoli post universitari rilasciati in scienze<br />
della comunicazione o relazioni pubbliche e materie<br />
assimilate da università ed istituti universitari pubblici e<br />
privati, ovvero di mister in comunicazione conseguito<br />
presso la Scuola superiore della pubblica amministrazione;<br />
per il personale appartenente a qualifiche comprese<br />
nell’area di inquadramento C del contratto collettivo<br />
nazionale di lavoro per il comparto Ministeri o in area<br />
equivalente <strong>dei</strong> contratti collettivi nazionali di lavoro per<br />
i comparti di contrattazione riguardanti le altre amministrazioni<br />
pubbliche cui si applica il presente regolamento,<br />
del diploma di laurea in scienze della comunicazione,<br />
del diploma di laurea in relazioni pubbliche e materie<br />
assimilate, ovvero, per i laureati in discipline diverse,<br />
del titolo di specializzazione o di perfezionamento<br />
post laurea o di altri titoli postuniversitari in comunicazione,<br />
relazioni pubbliche o materie assimilate rilasciati<br />
da università ed istituti universitari italiani e stranieri<br />
ovvero dalla Scuola superiore della pubblica amministrazione.<br />
2. Ai fini dell’individuazione <strong>dei</strong> titoli di studio per le categorie<br />
di personale di cui al comma 1, lettere a) e b), è comunque<br />
fatta salva l’applicazione, secondo criteri di equivalenza,<br />
delle disposizioni di cui al regolamento in materia di<br />
autonomia didattica degli Atenei, adottato, ai sensi dell’articolo<br />
17, comma 95, della legge 15 maggio 1997, n. 127,<br />
con decreto del Ministro per l’università e la ricerca scientifica<br />
3 novembre 1999, n. 509.<br />
3. Nessun requisito specifico è richiesto per il personale<br />
diverso da quello di cui al comma 1 e comunque appartenente<br />
all’area di inquadramento contrattuale B del contratto<br />
collettivo nazionale di lavoro per il comparto Ministeri o<br />
ad area equivalente <strong>dei</strong> contratti collettivi nazionali di lavoro<br />
per i comparti di contrattazione riguardanti le altre<br />
amministrazioni pubbliche cui si applica il presente regolamento.<br />
4. Per l’assegnazione all’ufficio per le relazioni con il pubblico<br />
o strutture analoghe, le amministrazioni prevedono, relativamente<br />
al personale di cui al comma 2, la frequenza di<br />
corsi di formazione teorico pratici, organizzati, in relazione<br />
allo specifico profilo professionale da ricoprire, sulla base<br />
<strong>dei</strong> modelli formativi di cui al successivo articolo 7.<br />
5. Agli uffici per le relazioni con il pubblico non può essere<br />
adibito personale appartenente ad aree di inquadramento<br />
inferiore alla B.<br />
6. Ciascuna amministrazione provvede, nell’esercizio della<br />
propria potestà regolamentare, ad adottare atti di organizzazione<br />
degli uffici per le relazioni con il pubblico in<br />
coerenza con le disposizioni di cui ai precedenti commi.<br />
Art. 3 - Requisiti per lo svolgimento<br />
delle attività di informazione<br />
1. L’esercizio delle attività di informazione nell’ambito degli<br />
uffici stampa di cui all’articolo 9 della legge 7 giugno 2000,<br />
n.150, è subordinato, oltre al possesso <strong>dei</strong> titoli culturali<br />
previsti dai vigenti ordinamenti e disposizioni contrattuali in<br />
materia di accesso agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni,<br />
il possesso del requisito della iscrizione negli<br />
elenchi <strong>dei</strong> professionisti e <strong>dei</strong> pubblicisti dell’albo nazionale<br />
<strong>dei</strong> giornalisti di cui all’articolo 26 della legge 3<br />
febbraio 1963, n. 69, per il personale che svolge funzioni<br />
di capo ufficio stampa.<br />
2. Il requisito dell’iscrizione all’albo nazionale <strong>dei</strong> giornalisti è<br />
altresì richiesto per il personale che, se l’organizzazione<br />
degli uffici lo prevede, coadiuva il capo ufficio stampa<br />
nell’esercizio delle funzioni istituzionali, anche nell’intrattenere<br />
rapporti diretti con la stampa e, in generale, con i<br />
media.<br />
3. Nessun requisito professionale specifico è richiesto per il<br />
personale addetto all’ufficio con mansioni non rientranti<br />
nelle previsioni di cui ai precedenti commi 1 e 2.<br />
4. Le amministrazioni che hanno istituito un ufficio stampa<br />
provvedono, nell’ambito della potestà organizzativa prevista<br />
dal proprio ordinamento, ad adottare gli atti di organiz-<br />
zazione dell’ufficio in conformità alle disposizioni di cui ai<br />
precedenti commi.<br />
Art. 4 - Cittadini degli Stati membri<br />
dell’Unione europea<br />
1. In caso di affidamento a cittadini degli Stati membri dell’Unione<br />
europea delle funzioni di comunicazione di cui all’articolo<br />
2 e di informazione di cui all’articolo 3, si applicano<br />
le disposizioni di cui all’articolo 37, commi 2 e 3, del decreto<br />
legislativo 3 febbraio 1993, n. 29, e successive modificazioni<br />
ed integrazioni.<br />
Art. 5 - Soggetti estranei alla amministrazione<br />
1. Il conferimento dell’incarico di responsabile dell’ufficio per<br />
le relazioni con il pubblico e di strutture assimilate e di<br />
capo ufficio stampa a soggetti estranei alla pubblica amministrazione<br />
è subordinato al possesso <strong>dei</strong> requisiti di cui ai<br />
precedenti articoli 2 e 3.<br />
Art. 6 - Norma di prima applicazione<br />
1. In fase di prima applicazione del presente regolamento, le<br />
amministrazioni possono confermare l’attribuzione delle<br />
funzioni di comunicazione di cui all’articolo 2 e di informazione<br />
di cui ai commi 1 e 2 dell’articolo 3 al personale <strong>dei</strong><br />
ruoli organici che già svolgono tali funzioni. La conferma<br />
può essere effettuata anche se il predetto personale è<br />
sfornito <strong>dei</strong> titoli specifici previsti per l’accesso, e, relativamente<br />
all’esercizio delle funzioni di informazione, in<br />
mancanza del requisito professionale della iscrizione all’albo<br />
nazionale <strong>dei</strong> giornalisti.<br />
2. Le amministrazioni, per la conferma dell’attribuzione<br />
delle funzioni già svolte dal personale in servizio, prevedono,<br />
sulla base <strong>dei</strong> modelli individuati dal successivo<br />
articolo 7, l’adozione di programmi formativi nei limiti<br />
delle proprie disponibilità di bilancio, avvalendosi, secondo<br />
le norme vigenti, della collaborazione della Scuola<br />
Superiore della pubblica amministrazione, del Formez,<br />
degli istituti e delle scuole di formazione esistenti presso<br />
le amministrazioni stesse, delle università ed istituti<br />
universitari e di altri soggetti pubblici e di società private<br />
specializzate nel settore. I programmi annuali della Scuola<br />
superiore della pubblica amministrazione e del Formez<br />
sono conseguentemente adeguati per far fronte prioritariamente<br />
alle esigenze formative previste dal presente<br />
regolamento.<br />
3. Le attività formative del personale in servizio sono portate<br />
a compimento dalle amministrazioni entro diciotto mesi<br />
dall’entrata in vigore del presente regolamento.<br />
4. È esonerato dalla partecipazione al programma di formazione<br />
di cui al comma 2 il personale in servizio, già in<br />
possesso <strong>dei</strong> requisiti di cui agli articoli 2 e 3 o che ha<br />
frequentato master in comunicazione pubblica di durata<br />
non inferiore a quelle previste dal comma 1, lett. a), del<br />
successivo articolo 7, organizzati dalla Scuola superiore<br />
della pubblica amministrazione, da università ed istituti<br />
universitari o da strutture private dotate <strong>dei</strong> requisiti di cui<br />
all’articolo 8.<br />
5. Il personale confermato nell’esercizio delle funzioni di<br />
comunicazione ed informazione è assegnato ad altre<br />
funzioni se non svolge, nel termine di cui al precedente<br />
comma 4, il programma formativo previsto in relazione alla<br />
tipologia e al livello della funzione svolta presso l’amministrazione<br />
di appartenenza.<br />
Art. 7 - Interventi formativi<br />
1. Le strutture pubbliche e private chiamate a svolgere ai<br />
sensi dell’art.4, comma 2 della legge 150/2000, l’attività di<br />
formazione ed aggiomamento per il personale già in servi-<br />
22 (30) ORDINE 32 <strong>2001</strong>
fici stampa della P.a.<br />
tazione: Fnsi esclusa?<br />
zio presso gli uffici che si occupano di comunicazione ed<br />
informazione, definiscono i programmi formativi secondo<br />
quanto previsto nell’allegato A che costituisce parte integrante<br />
del presente regolamento.<br />
Art. 8 - Strutture private abilitate<br />
alle attività di formazione<br />
1. Per le attività di formazione di cui al precedente articolo 6<br />
le amministrazioni possono avvalersi, oltre che delle strutture<br />
pubbliche della formazione individuate all’art. 4 della<br />
legge 7 giugno 2000, n. 150, anche di strutture private con<br />
specifica esperienza e specializzazione nel settore.<br />
2. Le strutture private di cui al comma 1, sono ammesse alla<br />
selezione per lo svolgimento delle attività di formazione di<br />
cui al precedente articolo 6 previa verifica della sussistenza<br />
<strong>dei</strong> requisiti minimi individuati nell’allegato B) che costituisce<br />
parte integrante del presente regolamento.<br />
Allegato A - (articolo 7, comma 1)<br />
CRITERI, MODALITÀ E CONTENUTI<br />
DEGLI INTERVENTI FORMATIVI<br />
A) Durata <strong>dei</strong> corsi e degli altri interventi di comunicazione<br />
e aggiornamento.<br />
Per i responsabili degli uffici per le relazioni con il pubblico e<br />
strutture assimilate e per i capi uffici stampa gli interventi<br />
formativi devono avere una durata minima di novanta ore per<br />
il personale che alla data di entrata in vigore del presente<br />
regolamento svolga l’attività di comunicazione od informazione<br />
da almeno due anni e di centoventi ore ove il periodo sia<br />
inferiore. Per il restante personale degli uffici sopra indicati i<br />
corsi devono avere una durata minima di sessanta ore se<br />
con anzianità nella funzione di almeno due anni all’entrata in<br />
vigore del regolamento e di novanta ore ove il periodo sia<br />
inferiore.<br />
B) Modalità.<br />
L’organizzazione e la sequenza <strong>dei</strong> contenuti devono essere<br />
progettate secondo una articolazione modulare nella quale<br />
ogni modulo sia caratterizzato da una autoconsistenza tematica<br />
e finalizzata a raggiungere obiettivi didattici propri (conoscenze<br />
generali e specialistiche, capacità, atteggiamenti e<br />
stili professionali).<br />
Tenuto conto delle caratteristiche professionali e di esperienza<br />
<strong>dei</strong> partecipanti alle attività formative, deve essere metodologicamente<br />
privilegiato un modello didattico principalmente<br />
fondato su:<br />
• lezioni sui fondamentali modelli scientifici che sottendono le<br />
pratiche comunicative;<br />
• laboratori per la sperimentazione di tecnologie e processi<br />
innovativi in tema di comunicazione;<br />
• incontri spot con testimonianze di eccellenza relativi agli<br />
uffici per le relazioni con il pubblico e gli uffici stampa e, più<br />
in generale alla comunicazione pubblica e di pubblica utilità.<br />
I corsi per il personale degli uffici per le relazioni con il pubblico<br />
e le altre strutture analoghe e degli uffici stampa dovranno<br />
avere una parte comune non superiore al trenta per cento<br />
del monte orario complessivo sui fondamenti normativi e<br />
tematici di comune interesse. Le Amministrazioni potranno<br />
avvalersi <strong>dei</strong> pacchetti in autoistruzione predisposti e messi<br />
a disposizione dalla Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione<br />
in collaborazione con il Formez. La fruizione <strong>dei</strong><br />
contenuti in autoistruzione è considerata utile ai fini del<br />
raggiungimento del numero di ore di formazione previsto<br />
nelle diverse ipotesi.<br />
I corsi dovranno, inoltre, prevedere approfondimenti differenziati<br />
sia in relazione alla specificità delle funzioni di comunicazione<br />
ed informazione che in relazione al livello di responsabilità<br />
<strong>dei</strong> destinatari.<br />
C) Supporti multimediali e formazione a distanza.<br />
Le attività formative sono svolte con supporti multimediali.<br />
Parte <strong>dei</strong> contenuti individuati alla successiva lettera E) e per<br />
un numero di ore non superiore al cinquanta per cento del<br />
monte ore complessivo <strong>dei</strong> singoli programmi formativi, può<br />
essere erogata mediante formazione a distanza (F.A.D.).<br />
ORDINE 32 <strong>2001</strong><br />
L’<strong>Ordine</strong> del Lazio<br />
“avverte” Ezio Mauro<br />
Roma, 20 febbraio. Il Consiglio dell’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalisti<br />
di Lazio e Molise ha inflitto la sanzione dell’avvertimento al<br />
direttore del quotidiano La Repubblica, Ezio Mauro.<br />
L’avvertimento, che è la sanzione più lieve, sarebbe stata<br />
inflitta per una “mancata verifica” da parte del direttore. Il<br />
direttore infatti è responsabile del contenuto di tutti gli articoli<br />
comparsi sulla sua testata.<br />
(ANSA)<br />
I relativi moduli dovranno essere progettati secondo criteri di<br />
coerenza con i moduli di erogazione d’aula e dovranno<br />
prevedere test di verifica, valutazione e controllo del percorso<br />
di apprendimento del discente.<br />
D) Organizzazione.<br />
I partecipanti ai corsi non devono superare, di norma, il<br />
numero di venticinque per assicurare il massimo possibile di<br />
interazione. Tutti gli interventi formativi per il personale che<br />
già svolge attività di informazione e comunicazione dovranno<br />
assicurare, attraverso lezioni, esercitazioni pratiche, case<br />
studies, simulazioni anche operative, confronto con testimoni,<br />
un’adeguata trattazione delle discipline specifiche della<br />
comunicazione e dell’informazione con particolare riferimento<br />
all’attività delle istituzioni pubbliche La partecipazione ai<br />
corsi è obbligatoria. La frequenza non può essere inferiore<br />
all’ottanta per cento del totale delle ore complessive previste<br />
al punto A).<br />
La frequenza deve essere attestata dalle strutture di formazione.<br />
E) Contenuti. Nell’ambito <strong>dei</strong> corsi devono essere trattati,<br />
di norma, i seguenti temi:<br />
• tendenza ed evoluzione generale;<br />
• analisi <strong>dei</strong> processi di trasformazione <strong>dei</strong> sistemi amministrativi;<br />
• il quadro normativo riguardante l’informazione, la comunicazione<br />
pubblica, la stampa, la privacy;<br />
• le tecniche e strumenti della comunicazione e dell’informazione,<br />
l’utilizzo delle nuove tecnologie e qualità della comunicazione<br />
pubblica su Intemet;<br />
• la predisposizione <strong>dei</strong> piani annuali di comunicazione e<br />
delle campagne di informazione;<br />
• il marketing nel sistema pubblico;<br />
• la comunicazione interna e la comunicazione organizzativa;<br />
• logiche organizzative e strategie comunicative;<br />
• le tecniche di relazioni pubbliche;<br />
• la comunicazione interpersonale;<br />
• i new media;<br />
• tecniche di elaborazione <strong>dei</strong> messaggi e prodotti di comunicazione;<br />
• tecniche di valutazione <strong>dei</strong> progetti e prodotti comunicativi.<br />
Allegato B - (articolo 8, comma 2)<br />
REQUISITI PER LA SELEZIONE<br />
DELLE STRUTTURE PRIVATE<br />
ABILITATE ALLE ATTIVITÀ<br />
DI FORMAZIONE<br />
A) Adozione, nella pianificazione esecutiva della formazione<br />
che si intende erogare, <strong>dei</strong> modelli formativi di cui all’allegato<br />
A) previsto dall’art. 7 del regolamento;<br />
B) esperienza quinquennale accumulata nel campo della<br />
formazione in generale, di cui per almeno un biennio nel<br />
campo della formazione del personale di pubbliche amministrazioni;<br />
C) documentata competenza nello specifico settore della<br />
comunicazione e delle pubbliche relazioni;<br />
D) livello professionale <strong>dei</strong> formatori che devono essere di<br />
accertata competenza ed esperienza (docenza universitaria<br />
in discipline relative alla comunicazione e pubbliche relazioni<br />
e docenza universitaria relativa alle discipline amministrative,<br />
iscrizioni ad albi ed associazioni professionali relativi alla<br />
comunicazione, all’informazione e relazioni pubbliche da<br />
almeno tre anni, funzioni dirigenziali in strutture pubbliche e<br />
private in settori relativi alla progettazione organizzativa ed<br />
alla gestione <strong>dei</strong> sistemi informativi, altre analoghe e qualificate<br />
figure professionali);<br />
E) valutazione continua delle attività formative, sia attraverso<br />
strumenti di autovalutazione, sia attraverso strumenti di valutazione<br />
di impatto dell’intervento formativo dopo il ritorno <strong>dei</strong><br />
partecipanti nelle rispettive amministrazioni;<br />
F) capacità logistiche e stabilità economica e finanziaria;<br />
G) ricorso alle tecnologie della comunicazione e dell’informazione<br />
e disponibilità di sale multimediali attrezzate.<br />
Ciancio:<br />
solo i bilanci in<br />
nero difendono<br />
la libertà<br />
di stampa<br />
Roma, 21 febbraio <strong>2001</strong>.<br />
Qualità dell’informazione e<br />
rispetto della verità, ma<br />
anche le norme sulla diffamazione<br />
a mezzo stampa, la<br />
deontologia professionale,<br />
l’annoso problema delle citazioni<br />
miliardarie. Sono questi<br />
gli argomenti del Forum sulla<br />
qualità dell’informazione, organizzato<br />
oggi a Roma dall’<strong>Ordine</strong><br />
nazionale <strong>dei</strong> giornalisti.<br />
Ai lavori, introdotti dal presidente<br />
dell’<strong>Ordine</strong>, Mario<br />
Petrina, hanno partecipato<br />
tra gli altri il ministro di<br />
Grazia e Giustizia Piero<br />
Fassino, il Garante per la<br />
privacy, Stefano Rodotà, il<br />
presidente della Fieg, Mario<br />
Ciancio Sanfilippo, esponenti<br />
del mondo politico come<br />
Franco Frattini e del mondo<br />
giornalistico come i direttori<br />
Paolo Graldi, Paolo Gambescia<br />
e Pierluigi Magnaschi.<br />
“Intendiamo riflettere e ragionare<br />
- ha detto Petrina - per<br />
dare un contributo al<br />
raggiungimento della qualità<br />
dell’informazione e quindi<br />
alla democrazia nel nostro<br />
Paese”. Per Ciancio, “la<br />
libertà di stampa si difende<br />
con i bilanci sani, perché le<br />
aziende sane non subiscono<br />
pressioni”. Il presidente della<br />
Fieg ha stigmatizzato le<br />
“cifre incredibili” spese dagli<br />
editori per difendere i giornalisti<br />
nelle cause per diffamazione<br />
e ha auspicato che lo<br />
“sgonfiamento” della televisione<br />
indicato da una ricerca<br />
commissionata dall’<strong>Ordine</strong><br />
avvenga veramente: “Finora<br />
c’è stato un meccanismo a<br />
senso unico, perché la<br />
pubblicità televisiva non si è<br />
sgonfiata, ma anzi la ripartizione<br />
delle risorse pubblicatarie<br />
continua a vedere il<br />
60% alla Tv e il 35%-36%<br />
alla stampa. In tutti i Paesi<br />
europei avviene esattamente<br />
il contrario”.<br />
Dei rapporti tra privacy e<br />
giornalismo ha parlato invece<br />
Rodotà: “Negli Usa almeno<br />
da un anno si è capito<br />
che la privacy è un bene<br />
aggiuntivo, venduto al consumatore<br />
della rete.<br />
Questa mentalità sta arrivando<br />
anche da noi”. Per quanto<br />
riguarda i rapporti col<br />
mondo del giornalismo, Rodotà<br />
ha detto che è stato<br />
bilanciato “l’interesse all’informazione<br />
con il principio di<br />
dignità: ma noi non crediamo<br />
che la società si cambi per<br />
decreto. Siamo in una materia<br />
che tocca tutte le sfaccettature<br />
della società italiana”.<br />
Il garante ha sottolineato “la<br />
larga e progressiva adesione<br />
spontanea <strong>dei</strong> giornalisti a<br />
quanto prevede la legge”,<br />
segnalando che l’attività<br />
dell’Autorità ha incontrato<br />
minori resistenze rispetto a<br />
quelle riscontrate da organismi<br />
analoghi: “Su 295 ricorsi,<br />
ne sono stati impugnati<br />
solo sei, mentre su migliaia<br />
di pronunciamenti nessuno è<br />
stato impugnato”, ha ricordato<br />
Rodotà.<br />
Il ministro Fassino ha ricordato<br />
la collaborazione “molto<br />
intensa” con l’<strong>Ordine</strong>, la Fnsi<br />
e la Fieg, su un tema cruciale<br />
come quello della definizione<br />
di un quadro normativo<br />
più adeguato per il settore,<br />
che possa “garantire i<br />
diritti all’informazione per i<br />
cittadini, il diritto di cronaca<br />
per i giornalisti, l’onorabilità<br />
del singolo cittadino. Dovremo<br />
darci una legislazione<br />
che garantisca tutti e tre<br />
questi diritti e ogni disegno di<br />
legge andrà valutato nella<br />
sua congruità a tutelare<br />
questi tre principi”. Sui<br />
rapporti tra informazione e<br />
politica, il direttore del<br />
Messaggero Paolo Graldi ha<br />
sottolineato come i giornalisti<br />
siano sempre più chiamati<br />
ad autenticare quello che<br />
l’uomo politico dice, spesso<br />
senza avere la possibilità di<br />
replicare alle risposte date. A<br />
questo proposito, il direttore<br />
dell’Ansa Pierluigi Magnaschi,<br />
tornando sulle polemiche<br />
che hanno interessato<br />
“Porta a Porta”, ha sottolineato<br />
l’utilità della trasmissione<br />
per spingere i politici a<br />
rispettare i tempi previsti per<br />
i propri interventi televisivi e<br />
quindi contribuire ad una più<br />
efficace comunicazione, ha<br />
anche proposto di utilizzare<br />
una sorta di congegno che<br />
possa interrompere automaticamente<br />
l’audio.<br />
In tema di libertà di stampa,<br />
il direttore del Mattino Paolo<br />
Gambescia, ha detto che i<br />
giornalisti devono “fare<br />
un’autocritica per il loro<br />
comportamento. Non vedo<br />
pericoli per la libertà di stampa,<br />
anche se ci possono<br />
essere condizionamenti o il<br />
rischio dell’omologazione,<br />
ma è necessario che tutta la<br />
categoria faccia una critica<br />
sul proprio modo di lavorare”.<br />
Franco Frattini ha proposto<br />
ai giornalisti di domandarsi<br />
cosa si aspetta il cittadino<br />
dalla politica: “Questa è la<br />
domanda che si devono<br />
porre i mezzi di informazione.<br />
Non c’è più lo schermo<br />
delle ideologie e quello che<br />
si deve far emergere oggi è<br />
la qualità complessiva del<br />
singolo politico e permettergli<br />
di dire quello che pensa<br />
veramente”.<br />
Comunque, dalla ricerca<br />
presentata da Mario Morcellini,<br />
emerge che “negli ultimi<br />
anni ‘90 l’Italia si è avvicinata<br />
agli standard europei, sia per<br />
quanto riguarda la televisione<br />
sia per la multimedialità e<br />
l’avvento delle nuove tecnologie.<br />
Importanza particolare<br />
metterei - ha aggiunto Morcellini<br />
- al mondo della scuola:<br />
all’espansione dell’istruzione<br />
corrisponde l’aumento<br />
dell’interesse per il giornalismo<br />
e l’informazione.<br />
Questo avviene per il nostro<br />
Paese per la prima volta a<br />
partire dagli anni ‘90”.<br />
Tra i problemi segnalati da<br />
Morcellini “il persistere di<br />
aree di crisi e, a volte, la<br />
realizzazione di un cattivo<br />
‘prodotto-informazione’”.<br />
(ANSA)<br />
23 (31)
DELIBERAZIONE<br />
DISCIPLINARE<br />
Roma, 26 febbraio. Saranno 520 le<br />
concessioni per l’emittenza che il ministero<br />
delle comunicazioni assegnerà<br />
entro <strong>marzo</strong>: 400 a carattere informativo<br />
e commerciale e 120 a carattere<br />
comunitario. Le domande fioccate sul<br />
tavolo della commissione valutatrice<br />
sono ammontate a 4.547: ad avanzarle<br />
647 operatori. Niente paura però per<br />
quelle emittenti che non riceveranno la<br />
concessione: il decreto legge sul digitale<br />
che il Senato dovrebbe trasformare<br />
in legge a giorni prevede l’autorizzazione<br />
a trasmettere fino al 2006, fino<br />
all’avvento cioè del digitale. A chiudere<br />
Emittenza locale:<br />
sono in arrivo 520 concessioni<br />
i battenti, però, dopo l’assegnazione<br />
delle concessioni saranno il 10 per<br />
cento dellle attuali emittenti, circa una<br />
quarantina.<br />
“Si tratta di aziende che non hanno i<br />
requisiti minimi - precisa immediatamente<br />
il ministro per le comunicazioni,<br />
Salvatore Cardinale nel corso della<br />
conferenza stampa - di strutture cioè<br />
pressoché inesistenti, operatori senza<br />
personale, aziende senza fondi”. Le<br />
regioni più gettonate per nuove televisioni<br />
locali sono state la Lombardia, il<br />
Lazio il Veneto, la Sicilia e la Campania.<br />
Quel 10% di emittenti che usciran-<br />
no dal mercato, comunque “Tar<br />
permettendo”, come ironizza Cardinale,<br />
potranno vendere l’azienda, trasferendo<br />
al nuovo acquirente la concessine<br />
o l’autorizzazione e la frequenza.<br />
Delle 520 concessioni in arrivo, 400<br />
riguarderanno emittenti a carattere<br />
informativo e commerciale e 120 a<br />
carattere comunitario. La differenza<br />
inoltre tra emittenti in graduatoria e<br />
quelle fuori graduatoria, ma autorizzate<br />
a trasmettere fino al 2006, risiede nel<br />
titolo preferenziale, concesso a quelle<br />
in graduatoria, di accedere al digitale.<br />
(AdnKronos)<br />
Se l’autore dell’articolo viene<br />
Il Consiglio dell’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalisti della Lombardia, come frutto di eccessivo zelo “a favore <strong>dei</strong> potenti colleghi” - proprie” sul Dr. Vittorio Mele;<br />
nella sua seduta del 18 dicembre 2000;<br />
pone, sotto forma di domanda, una serie di quesiti, cui le - la Dr.ssa Boccassini avrebbe eletto a sua “pupilla fissa” la<br />
sentito il consigliere istruttore Sergio D’Asnasch (articolo 6 sentenze hanno dato risposta. Domandarsi, retoricamente, Signora Stefania Ariosto e ciò a dispetto di testimonianze<br />
della legge 7 agosto 1990 n. 241);<br />
ad esempio, perché “la prima sezione civile del Tribunale di della stessa, meritevoli di denuncia per calunnia essendo<br />
visti gli articoli 2 e 48 della legge 3.2.1963 n. 69 sull’ordina- Milano non spiega ai lettori, e prima ancora ai condannati, in risultate false;<br />
mento della professione giornalistica;<br />
che cosa noi condannati avremmo sbagliato?”, altera il - la Dr.ssa Boccassini, per la “famosa intercettazione romana<br />
lette la sentenza n. 11/1968 della Corte Costituzionale rapporto di fiducia tra lettori e stampa, dal momento che ai al... Mandara” si sarebbe trovata a “rispondere davanti al<br />
secondo la quale l’<strong>Ordine</strong> «....con i suoi poteri di ente pubbli- giornalisti, autori del commento, erano note le motivazioni C.S.M.” ed uno <strong>dei</strong> membri di detto Consiglio avrebbe giudico<br />
vigila, nei confronti di tutti e nell’interesse della collettività, del Tribunale, e ingenera nel lettore, cui tali motivazioni non cato il suo operato alla stregua di “scorrettezza oggettiva”<br />
sulla rigorosa osservanza di quella dignità professionale che sono offerte alla riflessione, l’idea di una decisione non moti- per assenza di imparzialità.<br />
si traduce, anzitutto e soprattutto, nel non abdicare mai alla vata o che non consenta di comprendere in quali parti e per L’autore del pezzo non mancava di postillare i vari episodi<br />
libertà di informazione e di critica e nel non cedere a solleci- quali ragioni l’articolo e/o la critica risultano diffamatori, con chiose volte ad appesantire gli addebiti fino ad ipotizzare<br />
tazioni che possano comprometterla» e la sentenza n. 7543<br />
che “sulla Boccassini... in continuazione sempre uguale<br />
del 9 luglio 1991 (Mass. 1991) della Cassazione civile secon- - ritenuto che, mentre nei confronti degli autori di tale dovrebbe riproporsi l’interrogativo se le sue “scorrettezze”<br />
do la quale «la fissazione di norme interne, individuatrici di commento, Giuliano Ferrara e Andrea Marcenaro, risultando siano da ascrivere a “strafalcioni” o “alla malizia”. Con la clau-<br />
comportamenti contrari al decoro professionale, ancorché gli stessi iscritti all’<strong>Ordine</strong> regionale <strong>dei</strong> giornalisti del Lazio, sola finale: “c’è da stupirsi se alla fine al CSM si siano arrab-<br />
non integranti abusi o mancanze, configura legittimo eserci- vanno trasmessi gli atti, per competenza, al Procuratore biati?”.zio<br />
<strong>dei</strong> poteri affidati agli Ordini professionali, con la consequenziale<br />
irrogabilità, in caso di inosservanza, di sanzione<br />
disciplinare»;<br />
espletate le sommarie informazioni di cui all’articolo 56 della<br />
Generale presso la Corte d’Appello di Roma, non è esente<br />
da censura il comportamento del direttore del settimanale<br />
Panorama, Roberto Briglia, non solo per l’obbligo di controllo<br />
impostogli dalla legge, ma anche perché, per le responsabi-<br />
2A seguito di tale articolo la Dr.ssa Boccassini e il Dr.<br />
Colombo, con autonome citazioni, convennero avanti il<br />
Tribunale di Milano la editrice della rivista, Arnoldo<br />
legge 3.2.1963 n. 69;<br />
lità che gli competono, nella indicata qualità, deve ritenersi Mondadori Editore S.p.A., il direttore Giuliano Ferrara e il<br />
tenuto conto della sentenza 14 dicembre 1995 n. 505 della concorrente nell’illecito disciplinare, sia per aver consentito la giornalista Andrea Marcenaro quali corresponsabili della<br />
Corte costituzionale;<br />
pubblicazione del commento, così come articolato, a corredo lesione dell’onore, della reputazione, dell’identità personale e<br />
visti altresì gli atti del procedimento;<br />
della pubblicazione <strong>dei</strong> dispositivi delle sentenze, sia per il professionale e dell’immagine altrui.<br />
Considerato quanto segue:<br />
1. Esposto e fatti<br />
commento senza firma “A proposito di giornalisti, p.m. e<br />
giustizia” ma allo stesso attribuibile per l’esplicito riferimento,<br />
nel contesto, alla “direzione di Panorama”;<br />
3Il Tribunale di Milano, con sentenze n. 3223/99 e N.<br />
3224/99, condannò i convenuti in solido al risarcimento<br />
<strong>dei</strong> danni e dispose la pubblicazione <strong>dei</strong> dispositivi sul<br />
In data 26 luglio 1999 la Procura generale della Repubblica - ritenuto, infatti, che, da un lato, l’incipit dell’articolo “A meno settimanale Panorama, per una volta e a caratteri doppi, nei<br />
di Milano ha chiesto (ex articolo 48, II comma, della legge n. di due anni, bruciando i tempi che occorrono normalmente trenta giorni dalla notificazione della sentenza.<br />
69/1963) l’apertura di un procedimento disciplinare a carico<br />
di Roberto Biglia, direttore di Panorama. Il settimanale era<br />
stato obbligato dalla prima sezione civile del Tribunale di<br />
Milano a pubblicare i dispositivi di due sentenze contro<br />
per definire una causa” contribuisce, ove letto unitamente a<br />
quanto riportato nel commento a firma di Ferrara e Marcenaro,<br />
ad ingenerare il sospetto di una giustizia “domestica”,<br />
dall’altro richiama passi dell’articolo pubblicato su Panorama<br />
4I soccombenti, tenuti a dare leale esecuzione all’ordine<br />
di pubblicazione, hanno in realtà concertato tra loro e<br />
poi posto in essere la seguente strategia:<br />
Giuliano Ferrara e Andrea Marcenaro, condannati al risarci- del 26.6.97, in particolare quelli relativi a Tommaso Buscetta<br />
mento <strong>dei</strong> danni da diffamazione ai magistrati Ilda Boccassi- e al “caso Mele”, senza alcuna indicazione delle valutazioni a) essi non hanno pubblicato puramente e semplicemente (e<br />
ni e Gherardo Colombo. Il settimanale Panorama, pubblican- effettuate dal Tribunale, non consentendo così al lettore di cioè senza chiose e commenti) i dispositivi delle sentenze<br />
do sul numero del 24 giugno 1999 gli estratti, aveva però rendersi conto delle ragioni per le quali sono stati ritenuti ma, al contrario, li hanno commentati con due testi che<br />
aggiunto commenti degli stessi Ferrara e Marcenaro “condi- diffamatori, pervenendo, peraltro, ad una nuova pubblicazio- hanno collocato in modo che i lettori dovessero per prima<br />
visi” da Briglia, che la Procura generale considera scorretti in ne degli stessi, nonostante le decisioni del Tribunale; leggere la “chiosa” e solo dopo passare alla lettura <strong>dei</strong> dispo-<br />
quanto ingenerano sospetti di una sentenza “domestica” per<br />
sitivi;<br />
accontentare altri magistrati e inoltre non riportano le valuta- - ritenuto che, se è vero che nell’articolo si specifica che “La<br />
zioni effettuate dal Tribunale, non consentendo al lettore di direzione di Panorama condivide quanto qui a lato sostengo- b) nella redazione <strong>dei</strong> due testi, recanti i titoli “A proposito di<br />
rendersi conto delle ragioni per le quali i due articoli erano no Ferrara e Marcenaro: basterebbe in questi casi una preci- giornalisti, p.m. e giustizia” e “L’imputato paghi ma non si<br />
stati ritenuti diffamatori. Il comportamento di Ferrara e Marcesazione...”, il comportamento complessivo, sopraindicato, spieghi il perché”, essi hanno operato in modo da indurre i<br />
naro è stato rimesso alla valutazione dell’<strong>Ordine</strong> del Lazio- consente di escludere, come si è detto, che per quanto lettori a non dare alcun credito alle sentenze pubblicate nella<br />
Molise. La Procura generale ha agito su istanza dell’avvoca- concerne il commento di Ferrara e Marcenaro, la “condivisio- pagina seguente, così da ridurre la pubblicazione <strong>dei</strong> dispoto<br />
Salvatore Morvillo, legale <strong>dei</strong> magistrati Boccassini e ne” sia limitata al solo suggerimento.<br />
sitivi a una mera formalità e da impedire che la pubblicazio-<br />
Colombo.<br />
D’altro canto, pur essendo convinto che un diverso rapporto ne assolvesse al suo scopo, che era quello di ripristinare i<br />
cittadino-stampa sarebbe auspicabile, con l’effettiva possibi- valori violati.<br />
2. Sommarie informazioni, capo d’incolpazione e comulità del cittadino di chiedere ed ottenere la rettifica di notizie Si noti che, per indurre i lettori a negare ogni valore alle decinicazioni<br />
alle parti<br />
inesatte, anziché ricorrere al giudice, comportamenti come sioni del Tribunale, gli interessati hanno operato su più piani<br />
quelli su indicati, peraltro successivi a decisioni del giudice, e così:<br />
In data 28 luglio 1999, il presidente di questo Consiglio ha non favoriscono, certo, l’avvio di una seria riflessione e la<br />
fatto notificare un avviso disciplinare al giornalista Roberto ricerca di soluzioni adeguate.<br />
- hanno presentato le sentenze come pronunce “del collega<br />
Briglia, allegando la richiesta della Procura generale, firmata Tanto premesso, visto l’art. 48 II comma Legge 69/63 Chiede della stessa città, dello stesso palazzo, dello stesso pianerot-<br />
dal sostituto Giacomo Caliendo. Eccone il testo:<br />
che il Consiglio Regionale della Lombardia dell’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> tolo e perfino della porta accanto” e come decisioni emesse<br />
“Il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Milano, giornalisti voglia iniziare procedimento disciplinare nei “a favore <strong>dei</strong> potenti colleghi” e “bruciando i tempi che occor-<br />
in persona del sostituto procuratore generale Dott. Giacomo confronti del giornalista professionista Roberto Briglia per i rono normalmente per definire una causa”;<br />
Caliendo, rilevato che, con istanza pervenuta il 20.7.99, l’avv. fatti sopra riportati”.<br />
Salvatore Morvillo, nella qualità di difensore della Dott.ssa Questa la richiesta al Pg dell’avvocato Salvatore Morvillo per - hanno fatto credere che i dispositivi fossero disancorati da<br />
Ilda Boccassini e del Dott. Gherardo Colombo, sollecita il conto <strong>dei</strong> magistrati Ilda Boccasini e Gherardo Colombo: motivazioni, lasciando nel silenzio le argomentazioni conte-<br />
potere di “richiesta” di procedimento disciplinare, ex art. 48 II “Ill.mo Signor Procuratore Generale, quale difensore della nute nel corpo delle sentenze che non sono state riprodotte,<br />
comma legge professionale, nei confronti “<strong>dei</strong> responsabili”, Dr.ssa Ilda Boccassini e del Dr. Gherardo Colombo mi pregio neppure per stralci o in sintesi.<br />
per i due articoli “A proposito di giornalisti, p.m. e giustizia” e sottoporre alla Sua attenzione i fatti seguenti:<br />
“L’imputato paghi ma non si spieghi il perché” pubblicati su<br />
Panorama del 24.6.99, a commento <strong>dei</strong> dispositivi, pubblicati<br />
nella pagina successiva, delle sentenze n. 3223/99 e n.<br />
3224/99 pronunciate dal Tribunale di Milano, nei procedimen-<br />
1Il settimanale Panorama, nel suo numero del 26.6.97,<br />
pubblicò a firma Andrea Marcenaro un articolo che recava<br />
il titolo: “Forza Ilda, con gli strafalcioni”; il sovratitolo:<br />
Ma vanificare con un comportamento rinnegante l’effetto<br />
della pubblicazione del dispositivo della sentenza era ancora<br />
troppo poco; la pubblicazione è stata infatti sfruttata anche<br />
alla stregua di una occasione per “bissare” la diffamazione<br />
ti promossi dalla Dott.ssa Boccassini e dal Dott. Colombo nei “PROTAGONISMI - LO SCHIAFFO DEL CSM ALLA censurata dal Giudice e cioè per ribadire attraverso un nuovo<br />
confronti della Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., del diretto- BOCCASSINI” ed il sottotitolo: “L’elogio di Buscetta, le cimici, scritto adespota quelle stesse calunnie che, contenute<br />
re di Panorama, Giuliano Ferrara, e del giornalista Andrea la difesa di Stefania Ariosto: Poi il primo stop di Mele alla nell’articolo precedente, avevano provocato l’intervento del<br />
Marcenaro;<br />
procura generale di Roma. Ma ora...”.<br />
Giudice.<br />
- ritenuto che il commento “L’imputato paghi ma non si spie- Nell’articolo, l’autore attribuiva alla Dr.ssa Boccassini una La condotta fin qui riassunta deve qualificarsi, anche per il<br />
ghi il perché” risulta in palese contrasto con l’obbligo del sequenza di “strafalcioni” ai quali sarebbe seguito “lo schiaffo palese Contempt of Court, non conforme né al decoro e alla<br />
rispetto della verità sostanziale <strong>dei</strong> fatti e con i doveri imposti del CSM”.<br />
dignità professionale <strong>dei</strong> giornalisti né a quella verità sostan-<br />
dalla lealtà e dalla buona fede, in quanto - oltre a presentare Questo l’elenco <strong>dei</strong> pretesi strafalcioni:<br />
ziale sulla quale si fonda il rapporto di fiducia tra lettori e<br />
la decisione come pretesa degli attori di una “sentenza del - la Dr.ssa Boccassini avrebbe errato nel collegare alle scel- stampa; appare dunque giusto che, su richiesta di cotesto<br />
collega della stessa città, dello stesso palazzo, dello stesso te del pentito Buscetta i relativi lutti familiari;<br />
Procuratore Generale a norma dell’art. 48 II comma della<br />
pianerottolo e perfino della porta accanto”, e l’ordine di - la Dr.ssa Boccassini e il Dr. Colombo avrebbero, in una Legge 69/63, venga dato avvio a procedimenti disciplinari<br />
pubblicazione del dispositivo a caratteri doppi del normale audizione del settembre 96, raccontato al CSM “balle vere e nei confronti <strong>dei</strong> responsabili.<br />
24 (32) ORDINE 3 <strong>2001</strong>
Su ricorso dell’<strong>Ordine</strong> il Tar Lazio<br />
blocca il concorso Rai<br />
Roma, 1 <strong>marzo</strong>. Si blocca il concorso per<br />
l’assunzione di giornalisti in Rai. Il Tar del<br />
Lazio ha accolto infatti il ricorso del Consiglio<br />
dell’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalisti, in cui si chiedeva<br />
che venisse annullato il bando della<br />
selezione. Secondo i giudici amministrativi,<br />
c’è un pregiudizio per “l’intera categoria”.<br />
“Questa decisione del Tar rende pieno merito<br />
a coloro i cui diritti dal bando venivano lesi<br />
- dice Mario Petrina, presidente del Consiglio<br />
nazionale dell’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalisti<br />
commentando la decisione del Tar sul<br />
concorso in Rai -. Con ciò credo di aver tutelato<br />
al meglio anche gli interessi di tutti i giornalisti<br />
precari che operano in azienda. E’<br />
assolto il direttore è senza colpe<br />
In tal senso viene qui formulata rispettosa istanza”.<br />
Alla richiesta, l’avvocato Salvatore Morvillo ha allegato: -<br />
copia articolo “Forza Ilda. . .” da Panorama del 26.6.97 - copia<br />
atto di citazione per la Dr.ssa Boccassini - copia atto di citazione<br />
per il Dr. Colombo - copia sentenza N. 3223/99 in<br />
causa Boccassini/Mondadori e altri - copia sentenza N.<br />
3224/99 in causa Colombo/Mondadori e altri - copia articolo<br />
“A proposito di giornalisti... “ da Panorama del 24.6.99.<br />
In data 29 settembre 1999, Roberto Briglia ha trasmesso le<br />
sue controdeduzioni al Consiglio dell’<strong>Ordine</strong>. Questo il testo:<br />
“Con riferimento alla richiesta di chiarimenti <strong>dei</strong> 28 luglio<br />
1999, ritengo opportuno precisare quanto segue:<br />
Nel suo esposto, il Procuratore Generale asserisce che avrei<br />
commesso un illecito disciplinare, alterando il rapporto di<br />
fiducia tra lettori e stampa per aver consentito la pubblicazione<br />
sia del commento <strong>dei</strong> colleghi Ferrara e Marcenaro, sia<br />
del commento “a proposito di giornalisti, p.m. e giustizia” attribuite<br />
alla “direzione di Panorama”.<br />
Prima di entrare nel merito, mi sia consentito di contestare<br />
fermamente sotto il profilo formale, la iniziativa della Procura<br />
Generale che, peraltro, inserendosi nell’iter giudiziario non<br />
ancora concluso di altro procedimento su impulso di parti<br />
private, sollecita il Consiglio ad occuparsi di fatti eventualmente<br />
di competenza della magistratura ordinaria.<br />
Se tale prassi trovasse l’avallo del Consiglio, il già aberrante<br />
(proprio recentemente denunziato) fenomeno del proliferare<br />
di iniziative giudiziarie in sede civile e/o penale (a volte<br />
entrambe per lo stesso fatto) avrebbe ulteriore impulso: per<br />
ogni articolo sarebbe, infatti, possibile adire il giudice penale,<br />
il giudice civile, il giudice “professionale” e, se del caso, anche<br />
il Garante della privacy.<br />
Sarebbe, dunque, opportuno che il Consiglio, ove non abbia<br />
in precedenza già affrontato il problema, ponesse uno “sbarramento”<br />
generale, deliberando che altra è la sede in cui le<br />
doglianze delle presunte persone offese devono essere valutate<br />
e che solo eccezionalmente un eventuale illecito penale<br />
può costituire anche illecito disciplinare.<br />
Venendo al caso che mi riguarda, ritengo di aver correttamente<br />
agito, nel rispetto <strong>dei</strong> miei doveri, ma esercitando l’inviolabile<br />
diritto di dar spazio e voce a chi legittimamente lo<br />
chieda e di esprimere un’opinione su fatti di pubblico interesse.<br />
Per quel che concerne l’intervento <strong>dei</strong> colleghi Ferrara e<br />
Marcenaro, che replicando ad una condanna ritenuta ingiusta<br />
e pubblicata contestualmente, hanno auspicato più rettifiche<br />
e meno cause, ho ritenuto fosse loro diritto esprimere il<br />
proprio punto di vista ed ho formulato il mio totale accordo<br />
sulla opportunità e la utilità delle precisazioni in luogo <strong>dei</strong><br />
processi non a caso, nel commento si legge “La direzione di<br />
Panorama condivide quanto qui a lato sostengono Ferrara e<br />
Marcenaro: basterebbe in questi casi una precisazione...”<br />
È apodittica ed infondata, poiché smentita dal testo letterale<br />
del pezzo, dunque, l’opinione del PG. secondo il quale il mio<br />
comportamento complessivo (quale? aver sottolineato la<br />
rapidità con cui il giudizio si è concluso? non sono i magistrati<br />
che da anni segnalano la lentezza <strong>dei</strong> processi civili?)<br />
consentirebbe di escludere che la “condivisione” si sia limitata<br />
al solo suggerimento.<br />
Quanto all’asserito, omesso controllo che avrebbe consentito<br />
la commissione di un illecito (di quale natura?) ad opera<br />
<strong>dei</strong> colleghi Ferrara e Marcenaro, solo un provvedimento che<br />
accertasse la reale sussistenza di tale illecito legittimerebbe<br />
eventualmente l’apertura di un procedimento a mio carico.<br />
Quanto al contenuto del commento, il lettore è subito informato<br />
che, per i fatti elencati, i giornalisti sono stati condannati<br />
al risarcimento <strong>dei</strong> danni sicché ha chiaro il quadro generale,<br />
corredato, peraltro, dal dispositivo della sentenza.<br />
Non vi è alcun inganno, se è vero come è vero che, in modo<br />
leale, si evidenzia che il giudice civile ha ritenuto diffamatori<br />
quei fatti; anzi vi è stato forse un eccesso di zelo, là dove non<br />
si è ritenuto di dover precisare che per uno di quei fatti, la<br />
vicenda del bar Mandara e la “cimice fasulla”, i colleghi erano<br />
stati assolti (non a caso tale vicenda non viene citata nell’esposto<br />
della Procura generale).<br />
Ritengo, dunque, di non essere venuto meno ai doveri che la<br />
legge professionale pone a mio carico e credo che neppure<br />
esposti “a cascata” favoriscano l’avvio di una seria riflessione<br />
e di quella ricerca di soluzioni adeguate che anche il Procuratore<br />
Generale sembra auspicare.<br />
Per quanto di ragione, pur auspicando che il Consiglio deliberi<br />
la archiviazione dell’esposto, nomino fin da ora miei<br />
difensori gli Avvocati Corso Bovio e Caterina Malavenda”.<br />
ORDINE 3 <strong>2001</strong><br />
questa la risposta più chiara a quanti, Fnsi e<br />
Usigrai, avevano firmato lo schema di<br />
concorso all’insegna di un ‘consociativismo’<br />
miope. alle tante chiacchiere, spesso fuori<br />
misura, l’<strong>Ordine</strong> e il suo presidente rispondono<br />
con i fatti”.<br />
(AdnKronos)<br />
Il Consiglio ribadisce che “un direttore di testata è responsabile<br />
di tutto quel che viene pubblicato sul giornale... Il direttore,<br />
che ha un dovere di lealtà verso i lettori del suo giornale,<br />
deve sempre operare in modo tale da rafforzare il rapporto di<br />
fiducia tra stampa e pubblico” (Consiglio Lombardia, 18<br />
gennaio 1998, parte Biselli).<br />
Il Consiglio ipotizza nel complesso del fatto addebitato dal<br />
Pg una possibile lesione di diversi principi deontologici da<br />
parte del direttore di Panorama che non solo ha omesso il<br />
dovuto controllo su quanto pubblicato ma ha anche ammesso<br />
su Panorama di condividere il commento di Giuliano<br />
Ferrara e Andrea Marcenaro. Potrebbero in particolare risultare<br />
violati alcuni cardini della deontologia professionale<br />
fissati negli articoli 2 e 48 della legge n. 69/1963:<br />
■ la tutela della persona umana e il rispetto della verità<br />
sostanziale <strong>dei</strong> fatti principi da intendere come limiti alle<br />
libertà “insopprimibile” di informazione e di critica;<br />
■ l’esercizio delle libertà di informazione e di critica ancorato<br />
ai doveri imposti dalla buona fede e dalla lealtà;<br />
■ il dovere di promuovere la fiducia tra la stampa e i lettori;<br />
■ il mantenimento del decoro e della dignità professionali;<br />
■ il rispetto della propria reputazione;<br />
■ il rispetto della dignità dell’<strong>Ordine</strong> professionale.<br />
In particolare il Consiglio ha tenuto presente questa massima<br />
giurisprudenziale: “Il diritto di critica giornalistica, che<br />
rientra tra i diritti pubblici soggettivi inerenti alla libertà di<br />
pensiero e di stampa, deve consistere in un dissenso motivato,<br />
espresso in termini corretti e misurati e non deve<br />
assumere toni gravemente lesivi dell’altrui dignità morale e<br />
professionale. Il limite all’esercizio di tale diritto deve intendersi<br />
superato quando l’agente trascenda in attacchi personali<br />
diretti a colpire, su un piano individuale, senza alcuna<br />
finalità di pubblico interesse, la figura morale del soggetto<br />
criticato, giacché in tal caso, l’esercizio del diritto, lungi dal<br />
rimanere nell’ambito di una critica misurata ed obiettiva,<br />
trascende nel campo dell’aggressione alla sfera morale<br />
altrui, penalmente protetta” (Cass. pen., sez. V, 11 <strong>marzo</strong><br />
1998; Parti in causa Iannuzzi; Riviste Giust. Pen., 1999, II,<br />
183).<br />
Tutto ciò premesso il Consiglio ha deliberato, accogliendo<br />
integralmente la richiesta del Pg, l’apertura del procedimento<br />
disciplinare, con riferimento agli articoli 2 e 48 della<br />
legge n. 69/1963 a carico di Roberto Briglia, direttore<br />
responsabile di Panorama, con la contestazione del<br />
seguente addebito: “Aver ospitato (condividendone le argomentazioni)<br />
un commento a firma Giuliano Ferrara e<br />
Andrea Marcenaro su Panorama (numero del 24 giugno<br />
1999) a corredo della pubblicazione <strong>dei</strong> dispositivi delle<br />
sentenze civili (n. 3223/99 e 3224/99 del Tribunale di Milano)<br />
di condanna (per diffamazione) <strong>dei</strong> suddetti giornalisti e<br />
aver scritto un proprio commento alle predette sentenze<br />
coordinato con quello di Ferrara e Marcenaro, tacendo le<br />
motivazioni delle sentenze citate e ingenerando il sospetto<br />
di una giustizia “domestica”. Così agendo Roberto Briglia -<br />
in concorso con Giuliano Ferrara e Andrea Marcenaro - ha<br />
arrecato una ferita profonda all’immagine e all’identità <strong>dei</strong><br />
magistrati Ilda Boccassini e Gherardo Colombo, con violazione<br />
<strong>dei</strong> principi deontologici fissati negli articoli 2 e 48<br />
della legge n. 69/1963 (la tutela della persona umana e il<br />
rispetto della verità sostanziale <strong>dei</strong> fatti principi da intendere<br />
come limiti alle libertà “insopprimibile” di informazione e<br />
di critica; l’esercizio delle libertà di informazione e di critica<br />
ancorato ai doveri imposti dalla buona fede e dalla lealtà; il<br />
dovere di promuovere la fiducia tra la stampa e i lettori; il<br />
mantenimento del decoro e della dignità professionali; il<br />
rispetto della propria reputazione; il rispetto della dignità<br />
dell’<strong>Ordine</strong> professionale)”.<br />
Il Consiglio, che ha fatto notificare il provvedimento ai<br />
controinteressati, ha sottolineato in quella occasione quanto<br />
affermato dai supremi giudici (sentenza della Cass. sez.<br />
un. 25 ottobre 1979 n. 5573) per cui «il provvedimento con<br />
il quale il Consiglio dell’<strong>Ordine</strong> deliberi l’apertura del procedimento<br />
disciplinare non implica, neppure implicitamente,<br />
alcuna pronuncia sulla colpevolezza del professionista, ma<br />
costituisce mero atto preliminare della decisione».<br />
Professioni: verso il nuovo<br />
regolamento sull’accesso<br />
Roma, 2 <strong>marzo</strong>. Partirà a giorni il tavolo di<br />
lavoro tra i ministeri dell’Università e della<br />
Giustizia per la definizione del nuovo regolamento<br />
per l’accesso agli ordini professionali<br />
con i nuovi titoli di studio universitari. Lo ha<br />
annunciato il sottosegretario all’Università<br />
Luciano Guerzoni. Il nuovo regolamento, ha<br />
sottolineato Guerzoni in un comunicato, “è<br />
in dirittura d’arrivo e nei prossimi giorni sarà<br />
attivato il tavolo di lavoro tra ministero dell’Università<br />
e ministero della Giustizia per la<br />
definizione ultima del nuovo regolamento<br />
per l’accesso agli ordini professionali con i<br />
nuovi titoli universitari. Sarà prevista l’ammissione<br />
- ha aggiunto - ai nuovi esami di Stato<br />
e alle apposite sezioni di Ordini e di Albi <strong>dei</strong><br />
giovani titolari <strong>dei</strong> diplomi universitari”.<br />
Secondo Guerzoni, si tratta di una “risposta<br />
efficace e attesa da migliaia e migliaia di<br />
giovani diplomati, che vedono finalmente<br />
riconosciuto il diritto a sbocchi professionali<br />
coerenti con i percorsi di formazione universitaria,<br />
sbocchi fino a oggi negati”.<br />
Con l’approvazione del nuovo regolamento,<br />
conclude Guerzoni, “studenti e famiglie<br />
conosceranno con certezza fin dall’avvio<br />
<strong>dei</strong> nuovi corsi di studio universitari il panorama<br />
delle attività libero-professionali cui si<br />
potrà accedere”.<br />
(ANSA)<br />
3. Audizione dell’incolpato<br />
Roberto Briglia, assistito dagli avvocati Corso Bovio e Caterina<br />
Malavenda, è stato ascoltato dal Consiglio nella seduta<br />
del 18 dicembre 2000. Le difese del giornalista sono esposte<br />
nella memoria, che i legali hanno depositato nel corso della<br />
seduta del 18 dicembre. Questi il punto saliente della memoria:<br />
“La valutazione della condotta del direttore deve, perciò,<br />
essere valutata sotto due distinti profili, il primo concernente<br />
l’eventuale omesso controllo sull’articolo a firma di Ferrara e<br />
Marcenaro, rispetto al quale egli non potrà che essere<br />
prosciolto, poiché il controllo evidentemente è stato ben<br />
condotto, visto che i “controllati” sono stati assolti; il secondo,<br />
avuto riguardo all’editoriale proveniente dalla direzione,<br />
rispetto al quale occorre enucleare gli aspetti sui quali il direttore<br />
sottolinea di concordare con i due giornalisti. L’unico riferimento<br />
in tal senso si coglie nell’inciso “La direzione di Panorama<br />
condivide quanto qui a lato sostengono Ferrara e<br />
Marcenaro: basterebbe in questi casi una precisazione, un<br />
argomentare fermo e documentato del magistrato a confutare<br />
le opinioni (o le inesattezze) del giornale”.<br />
Poiché l’incolpato deve rispondere solo di ciò che ha scritto e<br />
non già di ciò che chi legge, con occhio miope e parziale,<br />
può desumere da quanto scritto, è evidente che nell’editoriale<br />
si concorda sulla tesi di fondo esposta dai giornalisti<br />
condannati, vale a dire la opportunità di una rettifica in luogo<br />
di un processo penale o civile.<br />
Poiché non vi è prova che Briglia abbia conosciuto le motivazione<br />
della sentenza e, perciò, che abbia concorso nella<br />
presunta, voluta omissione delle motivazioni delle stesse,<br />
imputata ai giornalisti, non può in alcun modo ritenersi non<br />
solo accertata, ma neppure ipotizzabile una responsabilità in<br />
tal senso che, essendo dolosa, deve essere provata. Nel<br />
testo, come è facilmente rilevabile, non vi è cenno alle motivazioni<br />
delle sentenze, né ad una loro pretesa fumosità...<br />
Nessun riferimento, espresso o implicito, nel testo o nel titolo,<br />
consente di ritenere provata l’accusa mossa al Briglia di<br />
aver dolosamente taciuto le motivazioni delle sentenze citate...”.<br />
4. Valutazioni conclusive<br />
Il Consiglio dell’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalisti della Lombardia accoglie<br />
le argomentazioni della difesa e rileva che Roberto<br />
Briglia ha aderito a una parte del commento di Giuliano<br />
Ferrara e Andrea Marcenaro, quella in cui si avanza l’auspicio<br />
che le controversie possano essere risolte con il ricorso<br />
all’istituto della rettifica e della precisazione.<br />
Il Consiglio osserva che, nella seduta del 29 maggio 2000,<br />
Giuliano Ferrara e Andrea Marcenaro sono stati assolti dal<br />
Consiglio dell’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalisti del Lazio-Molise che “non<br />
ha ravvisato violazioni deontologiche nel comportamento <strong>dei</strong><br />
colleghi”. Ne consegue che vada assolto anche il direttore<br />
responsabile di Panorama, chiamato dal Cp a vigilare perché<br />
“con il mezzo della stampa non si commettano delitti”. Sul<br />
punto vale quanto hanno scritto i supremi giudici: “Nella fattispecie<br />
criminosa prevista dall’articolo 57 del Cp il reato che,<br />
con il mezzo della pubblicazione, viene commesso dall’autore<br />
dell’articolo pubblicato si configura come evento del reato<br />
colposo addebitato al direttore del giornale, cosicché tale ultimo<br />
reato non può configurarsi ove venga accertato che<br />
nessun reato è stato commesso dall’autore dell’articolo”<br />
(Cass. pen., sezione V, 12 giugno 1992, in Giur.It., 1994, II,<br />
45);<br />
PQM<br />
il Consiglio dell’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalisti della Lombardia,<br />
delibera<br />
di assolvere il giornalista professionista Roberto Briglia.<br />
Il presidente dell’OgL-estensore<br />
(dott. Franco Abruzzo)<br />
25 (33)
Le risposte<br />
del presidente<br />
dell’Inpgi<br />
Cescutti 1<br />
L’iscrizione al 10% è antielusiva<br />
Sul Sole-24 Ore di martedì 6 febbraio, il<br />
collega Franco Abruzzo, presidente dell’<strong>Ordine</strong><br />
<strong>dei</strong> giornalisti di Lombardia, mi colloca<br />
in ottima compagnia con il senatore Cesare<br />
Salvi, indicando il ministro del Lavoro e il<br />
sottoscritto come i riprovevoli autori di un<br />
“diktat”, indirizzato ai giornalisti liberi professionisti<br />
di questo Paese.<br />
Sotto accusa, a parere del collega Abruzzo,<br />
è una circolare che il sottoscritto, nella<br />
qualità di presidente dell’Inpgi, ha inviato lo<br />
scorso 26 gennaio agli iscritti alla gestione<br />
previdenziale separata per il lavoro autonomo.<br />
Nella quale lettera – dice Abruzzo – io<br />
avrei affermato che il ricorso alla formula<br />
della cessione del diritto d’autore “sarebbe<br />
un’elusione previdenziale e un’attività professionale<br />
mascherata”.<br />
Non ho mai detto, né scritto, quanto Abruzzo<br />
mi attribuisce. Né ho mai detto, o scritto, che<br />
“i giornalisti-autori sarebbero tenuti a versare<br />
(sempre comunque) il 12% alla gestione<br />
separata”. Riporto sinteticamente qui di<br />
seguito quel che, invece, ho sicuramente<br />
affermato.<br />
Come è noto, la legge prevede che la cessione<br />
del diritto d’autore non comporti l’obbligo<br />
di iscrizione alla gestione previdenziale<br />
separata. Il problema tuttavia è posto dal<br />
frequente ricorso a tale formula, anche allorché<br />
si sia in presenza di normalissime collaborazioni<br />
giornalistiche autonome.<br />
Nei mesi scorsi quindi l’Inpgi indirizzò al ministero<br />
del Lavoro una richiesta tendente a<br />
poter disporre di regole le quali consentano<br />
di distinguere, senza equivoci, quando ci si<br />
trovi in presenza di autentica cessione di<br />
diritto d’autore, e quando invece tale formula<br />
sia illegittima e non possa, quindi, costituire<br />
elemento per evitare l’obbligo di iscrizione<br />
alla gestione separata.<br />
Il ministero ci ha risposto condividendo le<br />
nostre osservazioni e ci ha invitati a individuare<br />
parametri oggettivi attraverso i quali<br />
sia possibile determinare se la cessione del<br />
diritto d’autore sia corrispondente alla<br />
norma, o mascheri invece una sia pur inconsapevole<br />
elusione contributiva.<br />
Questi parametri sono stati da noi individuati,<br />
e sottoposti al vaglio del ministero del<br />
Lavoro, che ha concordato sulla validità degli<br />
stessi. Ne ho quindi dato doverosa e dettagliata<br />
descrizione agli iscritti.<br />
La circolare “incriminata”, oggetto di critica<br />
da parte del collega Abruzzo, è dunque<br />
servita non tanto a notificare un diktat, né ad<br />
annunciare ultimatum, quanto a far conoscere<br />
i criteri ratificati dal ministero vigilante, e ai<br />
quali da oggi in avanti ci atterremo in tutti i<br />
casi in cui i nostri uffici possano avere dubbi<br />
sulla deroga all’obbligo di contribuzione,<br />
motivata dal ricorso alla cessione al diritto<br />
d’autore.<br />
Aggiungo che la lettera del 26 gennaio è<br />
anche servita a far sì che alcuni iscritti non<br />
debbano subire nell’anno in corso un danno<br />
economico.<br />
La contribuzione dovuta all’Inpgi 2 è infatti<br />
composta da:<br />
a) un contributo soggettivo pari al 10% del<br />
reddito professionale netto dichiarato ai fini<br />
fiscali;<br />
b) un contributo integrativo pari al 2% del<br />
reddito imponibile lordo, che deve essere<br />
corrisposto al giornalista dall’azienda<br />
committente. Era quindi indispensabile sottolineare<br />
che nel <strong>2001</strong> tutti i colleghi la cui attività<br />
– in relazione ai parametri indicati – non<br />
dovesse rientrare nella cessione del diritto di<br />
autore, dovranno sollecitare all’editore il<br />
pagamento di quanto di sua competenza (il<br />
2% del reddito lordo).<br />
Credo di aver dimostrato che l’istituto della<br />
cessione del diritto di autore non è stato mai<br />
disconosciuto dall’Inpgi, né dal suo presidente.<br />
Il nostro è stato, al contrario, un intervento<br />
di chiarezza, anche a tutela delle migliaia<br />
di colleghi che riconoscono nella gestione<br />
separata un’occasione di garanzia previdenziale<br />
per il loro futuro. E sono grato al ministero<br />
del Lavoro, che ci ha aiutati in questo<br />
non facile compito. Quanto agli annunci di<br />
azioni giudiziarie nei confronti dell’Inpgi,<br />
confermo la mia totale fiducia nella Giustizia.<br />
Gabriele Cescutti<br />
presidente Inpgi<br />
Cescutti 2<br />
L’Istituto non è tenuto ad “adeguarsi”<br />
Roma, 8 febbraio <strong>2001</strong><br />
Caro Abruzzo, rispondo con altrettanto<br />
stupore alla tua lettera del 5 corrente, nella<br />
quale richiami alla mia attenzione i contenuti<br />
dell’art. 72 della Legge 388/2000 che disciplina<br />
il cumulo tra pensione e reddito da lavoro,<br />
chiedendone l’estensione anche all’Inpgi.<br />
Secondo il tuo ragionamento, l’Istituto<br />
dovrebbe puramente e semplicemente<br />
“adeguarsi” a quanto statuito dal Parlamento<br />
per i pensionati dell’Assicurazione Generale<br />
Obbligatoria e delle forme sostitutive, esonerative<br />
ed esclusive della medesima, trascurando<br />
la circostanza che l’Inpgi è un ente<br />
sostitutivo, ma privatizzato, disciplinato<br />
perciò dal Decreto Leg.vo n. 509/94 e<br />
dall’art. 3, comma 12, della legge n.335/85.<br />
Vengo, pertanto, a illustrarti i motivi del mio<br />
fondato dissenso rispetto alla tua tesi.<br />
1. A seguito dell’intervenuta privatizzazione<br />
dell’ente (che - è bene rammentarlo - ha<br />
avuto il pregio di darci la possibilità di gestire<br />
autonomamente il nostro Istituto di previdenza,<br />
togliendoci di dosso i pesanti condizionamenti<br />
derivanti dalle leggi che ancora oggi<br />
gravano sui corrispondenti enti pubblici), è<br />
venuta meno la possibilità di ritenere automaticamente<br />
riferibili all’Inpgi le norme di<br />
legge dettate per le forme previdenziali<br />
“sostitutive”.<br />
Ciò si fonda sulla constatazione che l’Istituto<br />
continua ad essere un ente sostitutivo (come<br />
sancito a suo tempo dall’art.1 della legge<br />
n.1564/51 e riaffermato dall’art.3, comma 2,<br />
lettera b) <strong>dei</strong> Decreto Leg.vo n.509/94),<br />
soggetto però al nuovo ordinamento introdotto<br />
dal citato decreto n. 509, che ha conferito<br />
agli enti privatizzati autonomia gestionale,<br />
organizzativa e contabile nel rispetto <strong>dei</strong><br />
principi stabiliti dall’art. 2.<br />
Quanto precede sta a significare che ogni<br />
decisione riguardante la gestione dell’ente,<br />
ivi compresa quella riguardante i contributi e<br />
le prestazioni, è di stretta competenza degli<br />
organi di amministrazione e deve essere<br />
coerente con le indicazioni risultanti dal<br />
bilancio tecnico (art. 2, commi 1 e 2 <strong>dei</strong><br />
decreto legislativo 509/94 e art. 3, comma<br />
12, della Legge n.335/95). Ovviamente la<br />
gestione è sottoposta al controllo <strong>dei</strong> ministeri<br />
<strong>dei</strong> Lavoro e <strong>dei</strong> Tesoro che, quali Enti<br />
vigilanti, devono verificare che tali decisioni<br />
siano in linea con quanto appena esposto.<br />
Ne consegue che l’emanazione di una<br />
norma di legge a carattere generale che<br />
disponga in maniera difforme da quanto indicato<br />
dal Regolamento dell’Inpgi non può<br />
avere automatico effetto sull’ordinamento<br />
dell’Istituto, salvo che ciò non sia esplicitamente<br />
previsto dalla norma stessa.Ciò<br />
è avvenuto, ad esempio, nella riforma <strong>dei</strong><br />
sistema pensionistico, disposta dalla legge<br />
n. 335/95 (introduzione del sistema contributivo),<br />
dove l’unico dettato imposto agli enti<br />
privatizzati ha riguardato il rispetto delle<br />
disposizioni innovative apportate alle pensioni<br />
di anzianità come espressamente previsto<br />
dall’art. 3 comma 12. Anche la legge Finanziaria<br />
<strong>2001</strong>, quando ha voluto estendere il<br />
rispetto di alcune norme in essa contenute<br />
agli Enti privatizzati, l’ha espressamente indicato,<br />
come nel caso della totalizzazione<br />
delle posizioni contributive utili alla liquidazione<br />
della pensione pro-rata (art. 71 legge<br />
388/2000).<br />
2. Dalle considerazioni suesposte discende<br />
che l’ente privatizzato non è giuridicamente<br />
obbligato ad accogliere automaticamente nel<br />
proprio ordinamento disposizioni dettate dal<br />
Parlamento per gli enti pubblici di previdenza.<br />
A meno che, ripeto, la legge emanata<br />
non lo preveda espressamente. A ciò si<br />
oppongono le chiare disposizioni contenute<br />
nel citato art. 2 del Decreto di privatizzazione<br />
e nell’art. 3, comma 12 della Legge<br />
335/95, dalle quali scaturisce la totale<br />
responsabilità degli amministratori per le<br />
scelte gestionali di loro competenza, che non<br />
possono mai confliggere con le risultanze del<br />
bilancio tecnico, a meno di non voler incorrere<br />
in pesanti responsabilità civili ed amministrative.<br />
La ratio che è alla base dell’art. 2 risulta<br />
evidente dalla sua correlazione con l’art.1,<br />
comma 3 del Decreto Leg.vo n.509, che<br />
sancisce il divieto - per gli enti privatizzati -<br />
di “finanziamenti pubblici diretti o indiretti”.<br />
È da chiedersi, allora, in base a quale logica<br />
e a quale principio giuridico una norma dettata<br />
per soggetti pubblici ai quali lo Stato<br />
trasferisce annualmente migliaia di miliardi,<br />
dovrebbe avere automatica applicazione<br />
anche per un istituto di previdenza privatizzato<br />
chiamato a far fronte alla pesante spesa<br />
riguardante le prestazioni unicamente con<br />
le proprie risorse finanziarie.<br />
Non si tratta, allora, di “adeguarsi” fatalmente<br />
ed automaticamente a qualcosa che sovrasta<br />
l’ente (perché così non è) quanto - invece<br />
- di verificare se il bilancio dell’Istituto<br />
consente di recepire in tutto, in parte, o<br />
per niente le novità introdotte dalla finanziaria<br />
<strong>2001</strong> in materia di cumulo.<br />
3. Di conseguenza, finché non verrà eseguita<br />
da parte degli organi di amministrazione<br />
dell’ente la verifica della compatibilità di<br />
eventuali modifiche riguardanti il cumulo tra<br />
pensione e redditi da lavoro, la materia<br />
resterà disciplinata dall’art.15 del Regolamento<br />
per le prestazioni previdenziali ed<br />
assistenziali.<br />
Solo se l’Istituto fosse ancora pubblico, la<br />
norma introdotta dall’art. 72 della Finanziaria<br />
<strong>2001</strong>, riguardante anche le forme di previdenza<br />
pubbliche sostitutive (non quindi quelle<br />
privatizzate), avrebbe sostituito ogni diversa<br />
disposizione regolamentare dell’Inpgi. Ciò<br />
sarebbe anche avvenuto se lo stesso articolo<br />
72 lo avesse espressamente previsto.<br />
Sul punto, peraltro, il ministero del Lavoro ha<br />
avuto già modo di esprimersi, rispondendo<br />
ad un quesito postogli dall’Inpgi, in persona<br />
dell’allora Presidente pro-tempore, il 27<br />
settembre 1995, avente ad oggetto l’art.1,<br />
comma 41, della Legge n. 335/95 che estese<br />
la disciplina del trattamento pensionistico<br />
a favore <strong>dei</strong> superstiti, vigente nell’assicurazione<br />
generale obbligatoria, a tutte le forme<br />
di previdenza esclusive e sostitutive (tradotta<br />
in percentuale, la norma riconosce la corresponsione<br />
del 60% della pensione del dante<br />
causa ad un superstite, rispetto al 75% previsto<br />
dall’Inpgi).<br />
(da Il Sole 24 Ore, febbraio <strong>2001</strong>)<br />
L’Inpgi, sull’argomento, rivendicò il suo pieno<br />
diritto all’autonormazione sviluppando le<br />
seguenti considerazioni: “Diversamente non<br />
troverebbe più riscontro nella realtà il rispetto<br />
<strong>dei</strong> principi di autonomia che, affermati dal<br />
Decreto Leg.vo n. 509/94 e riconfermati dalla<br />
legge del riordino delle pensioni, stanno a<br />
significare che le norme riguardanti le<br />
prestazioni non possono che essere espressione<br />
della volontà degli organi deliberanti.<br />
E peraltro - continuava il quesito posto nel<br />
‘95 - là dove il legislatore ha voluto derogare<br />
al predetto principio, lo ha fatto espressamente<br />
e nell’ambito del comma 12 dell’art.3<br />
nel quale - ad esempio - si regolamenta l’accesso<br />
ai pensionamenti anticipati di anzianità.<br />
Se fosse invece sostenibile la tesi che<br />
ogni norma contenuta nella Legge 335,<br />
riguardante le forme di previdenza sostitutive<br />
dell’assicurazione generale obbligatoria,<br />
si applica sic et simpliciter anche agli enti<br />
privatizzati gestori di forme di previdenza<br />
sostitutive, non ci sarebbe stato bisogno di<br />
sancire nel predetto comma che ai fini<br />
dell’accesso ai pensionamenti di anzianità<br />
trovano applicazione le disposizioni contenute<br />
nell’art. 1, commi 25 e 26.<br />
Le norme di cui sopra, infatti, sono già dirette<br />
agli enti gestori di previdenza sostitutive.<br />
Se ne deduce, allora - concludeva la nostra<br />
nota - che il legislatore, quando ha voluto<br />
estendere anche agli enti privatizzati alcune<br />
delle disposizioni riguardanti le forme di<br />
previdenza sostitutive dell’A.G.O., lo ha<br />
espressamente previsto, con ciò escludendo<br />
che nei confronti di detti enti possano trovare<br />
applicazione altre norme al di fuori di<br />
quelle richiamate.”<br />
Il ministero del Lavoro - Direzione Generale<br />
della Previdenza e Assistenza Sociale -<br />
concordò in pieno con le tesi esposte<br />
dall’Inpgi. La risposta al quesito, pervenuta<br />
con lettera del 6 <strong>marzo</strong> 1996, affermava: “In<br />
riferimento alla nota di codesto istituto n.605<br />
del 27 settembre 1995, la scrivente Direzione<br />
non può che convenire con quanto in<br />
essa precisato. Infatti, in linea con i principi<br />
di autonomia degli enti di previdenza in<br />
26 (34) ORDINE 3 <strong>2001</strong>
corso di privatizzazione sanciti dal Decreto<br />
Leg.vo n.509/94 per mancanza di disposizioni<br />
contrarie ravvisabili nella Legge 335/95,<br />
la norma indicata in oggetto non può trovare<br />
applicazione nei confronti dell’Inpgi”.<br />
Oggi, come allora, la norma che tu invochi e<br />
a cui l’Istituto dovrebbe “adeguarsi”, è una<br />
disposizione legislativa dettata per l’Inps e<br />
per le forme di previdenza sostitutive (pubbliche)<br />
e cioè per soggetti giuridici totalmente<br />
distinti dagli enti di previdenza privatizzati.<br />
4. Appare francamente improprio il richiamo<br />
all’art.3 della Costituzione, per sostenere la<br />
necessità dell’adeguamento normativo alle<br />
disposizioni sul cumulo al fine di impedire<br />
una presunta disparità di trattamento tra il<br />
pubblicista pensionato Inps e il professionista<br />
pensionato Inpgi.<br />
Per fugare simili preoccupazioni è forse il<br />
caso di riflettere che il pubblicista gode di un<br />
trattamento previdenziale nettamente inferiore<br />
rispetto al professionista: a parità di retribuzione<br />
pensionabile tra i due (e già questa<br />
è una chimera) il primo ottiene una pensione<br />
pari all’80% della predetta retribuzione (ma<br />
dopo 40 anni di contributi); il secondo ottiene<br />
ugualmente l’80%, ma dopo soli 30 anni di<br />
contribuzione.<br />
È forse il caso, allora, di essere più prudenti<br />
quando si invoca l’art. 3 della Costituzione:<br />
le due posizioni non sono confrontabili<br />
perché totalmente disomogenee e tali che la<br />
diversa disciplina sul cumulo non incide più<br />
di tanto sul diverso grado di copertura previdenziale<br />
accordato dai due sistemi.<br />
Concludo rassicurandoti che l’intera materia<br />
sarà comunque presto posta all’ordine del<br />
giorno del Consiglio di amministrazione,<br />
affinché si valuti con serenità e in maniera<br />
trasparente quale sia la miglior soluzione per<br />
l’ente e per la categoria.<br />
Se il Regolamento dovrà essere cambiato,<br />
lo si farà avendo però ben presenti le compatibilità<br />
e le priorità. Tra queste ultime risalta<br />
l’esigenza di garantire pensioni ragguardevoli<br />
e concorrenziali a tutti gli iscritti: a chi già<br />
oggi le percepisce, a chi è prossimo a percepirle<br />
e a coloro che, più in giovane età, da<br />
questo traguardo sono oggi lontani.<br />
Cordialmente,<br />
Gabriele Cescutti<br />
presidente Inpgi<br />
A) NON RAGGIUNGE IL DIRITTO AUTONOMO<br />
ALLA PENSIONE<br />
IN NESSUNO DEGLI ENTI<br />
In questo caso (1), qualora esistano contribuzioni in vari enti (INPGI, INPS, ENPALS, ecc.),<br />
il giornalista potrà ottenere:<br />
■ UNA PENSIONE DI VECCHIAIA PRO-QUOTA, purché dalla somma <strong>dei</strong> vari periodi<br />
contributivi risulti perfezionato il requisito minimo contributivo (2) (art. 71 legge Finanziaria<br />
<strong>2001</strong>). In questo caso, la pensione è ripartita tra i vari enti, ognuno per la sua parte di<br />
propria competenza. Tale possibilità di pensionamento è applicabile a TUTTI i regimi di<br />
previdenza obbligatoria, ivi compresi i regimi previdenziali <strong>dei</strong> Paesi esteri convenzionati<br />
con l’Italia (unione Europea + altri 18 Paesi).<br />
N.B. Per la pensione di vecchiaia è richiesta un’età pari a 65 anni per gli uomini e 60<br />
anni per le donne, ed una anzianità contributiva di almeno 20 anni (ovvero 15 anni<br />
entro il 31/12/1992).<br />
Qualora esistano contribuzioni solo all’INPGI e all’INPS, il giornalista potrà ottenere:<br />
■ UNA PENSIONE DI ANZIANITÀ PRO-QUOTA INPS/INPGI, purché dalla somma <strong>dei</strong><br />
diversi periodi contributivi risulti perfezionato il requisito minimo contributivo (35 anni di<br />
contributi) (art. 3 legge 1122/55, “legge Vigorelli”). In questo caso, la pensione è ripartita<br />
tra i due enti, ognuno per la sua parte di propria competenza. Tale possibilità di pensionamento<br />
pro-quota è applicabile SOLO in presenza di contribuzioni versate, oltre che<br />
all’INPGI, anche all’INPS (Fondo lavoratori dipendenti e Gestione Commercianti, Artigiani<br />
e Coltivatori Diretti) e/o in Paesi Esteri convenzionati.<br />
Coloro i quali avessero delle contribuzioni versate, oltre che all’INPGI, anche all’INPDAI<br />
e all’INPDAP potrebbero chiedere tale pensione solo previa richiesta - a tali enti - di<br />
costituzione della posizione contributiva all’INPS (“una sorta di ricongiunzione”) ai sensi<br />
della legge 58/1976 per gli ex iscritti INPDAI e della legge 322/1958 per gli ex dipendenti<br />
pubblici iscritti INPDAP (la costituzione all’INPS ai sensi delle predette normative è<br />
a titolo gratuito).<br />
In caso di eventuale contribuzione ENPALS, la totalizzazione per la pensione di anzianità<br />
pro-quota INPS/INPGI è ammessa solo nel caso in cui sia presente anche una posizione<br />
INPS maggioritaria rispetto a quella ENPALS (DPR 1420/71).<br />
ORDINE 3 <strong>2001</strong><br />
I pubblicisti contrattualizzati, titolari di un<br />
rapporto di lavoro subordinato di natura<br />
giornalistica, si trovano di fronte a una scelta<br />
difficile: è l’opzione da esercitare secondo<br />
l’articolo 76, comma 2 della legge 388<br />
del 23 dicembre 2000 (la Finanziaria per il<br />
<strong>2001</strong>). Questa norma, modificando l’articolo<br />
38 della legge 416/81, ha stabilito l’estensione,<br />
a decorrere dal 1° gennaio <strong>2001</strong>,<br />
della tutela previdenziale obbligatoria Inpgi<br />
(trattamenti previdenziali e assistenziali riconosciuti<br />
ai professionisti e ai praticanti) ai<br />
giornalisti iscritti nell’elenco pubblicisti<br />
dell’Albo, titolari di un rapporto di lavoro<br />
dipendente di natura giornalistica, assicurati<br />
per legge presso l’Inps. È stata prevista<br />
anche la possibilità dell’esercizio, entro<br />
giugno <strong>2001</strong>, da parte di questi soggetti,<br />
dell’opzione per il mantenimento della loro<br />
iscrizione presso l’Inps.<br />
Una scelta consapevole presuppone la<br />
conoscenza della convenienza del regime<br />
pensionistico Inpgi rispetto a quello Inps o<br />
viceversa. Non vi è alcun dubbio che il piatto<br />
della bilancia pende verso l’Inpgi per una<br />
serie di motivi tra i quali è determinante<br />
quello della misura della pensione, chiaramente<br />
più favorevole. Basta considerare che<br />
il rendimento pensionistico per ogni anno di<br />
contributi fino a un determinato limite della<br />
Pubblicisti contrattualizzati<br />
L’Inpgi-2 vuole il diritto d’autore<br />
ROMA. L’Istituto di previdenza <strong>dei</strong> giornalisti<br />
sferra l’attacco al diritto d’autore: con una<br />
lettera inviata a fine gennaio, l’Inpgi ha infatti<br />
segnalato a tutti i giornalisti iscritti all’<strong>Ordine</strong><br />
di avere ottenuto una serie di indicazioni<br />
dal ministero del Lavoro in base alle quali<br />
molte prestazioni attualmente rubricate<br />
come cessione di diritti d’autore dovrebbero<br />
essere considerate invece tra le collaborazioni<br />
coordinate e continuative. E, di conseguenza,<br />
su di esse dovranno versare un<br />
contributo alla cosiddetta gestione separata<br />
dell’Istituto, istituita nel ‘96 e intitolata ai free<br />
lance, anche se di fatto colpisce tutte le<br />
collaborazioni rese da giornalisti professionisti<br />
e pubblicisti, con un contributo del 12%,<br />
suddiviso in un 10% a carico del giornalista<br />
e in un 2% a carico dell’azienda committente.<br />
Questa gestione, nota anche come Inpgi-2,<br />
richiama la più famosa gestione separata<br />
Inps, e in effetti ha preso le mosse dalla<br />
stessa legge di riforma delle pensioni, la<br />
335/95. Come la gestione Inps, anche l’Inpgi-2<br />
assicura sia chi non ha versamenti nella<br />
retribuzione pensionabile all’Inpgi è pari al<br />
2,66% mentre all’Inps è del 2 per cento. Per<br />
le retribuzioni pensionabili eccedenti questo<br />
limite sono previste aliquote di rendimento<br />
sia all’Inpgi che all’Inps in misura decrescente<br />
in relazione agli scaglioni di retribuzione.<br />
Se si sposta poi il discorso sul costo del<br />
lavoro va anche sottolineato che l’azienda<br />
viene avvantaggiata, nel caso del non esercizio<br />
dell’opzione, pagando meno contributi<br />
(le aliquote contributive Inpgi sono inferiori<br />
del 4,87% rispetto a quelle in vigore all’Inps).<br />
Sul piano assistenziale Inpgi vanno, poi,<br />
segnalati i seguenti benefici: concessione in<br />
locazione di immobili e di prestiti e mutui<br />
ipotecari agevolati; ricovero in case di riposo<br />
per anziani; erogazioni straordinarie sotto<br />
forma di sussidi in vaso di comprovata difficoltà<br />
economica; una tantum ai superstiti<br />
aventi diritto a pensione (10% della retribuzione<br />
annua del redattore ordinario); assegno<br />
di superinvalidità in caso di necessità di<br />
assistenza continuativa del pensionato. E<br />
chissà che non si arrivi anche al riconoscimento,<br />
in favore di questi nuovi soggetti<br />
iscritti all’Inpgi, degli stessi benefici attribuiti<br />
ai giornalisti professionisti e praticanti<br />
nell’ambito della Casagit.<br />
La convenienza della soluzione Inpgi si<br />
gestione <strong>dei</strong> dipendenti sia chi possiede già<br />
una posizione previdenziale propria.<br />
In campo editoriale, però, molte prestazioni<br />
fornite da chi collabora a giornali, riviste e<br />
mezzi di comunicazione in genere vengono<br />
classificate come “opere dell’ingegno” e<br />
quindi assoggettate al diritto d’autore. Il<br />
contributo Inpgi, come quello Inps, riguarda<br />
invece le collaborazioni coordinate e continuative.<br />
La distinzione tra i due ambiti viene<br />
dalla normativa fiscale (il Testo unico delle<br />
imposte sui redditi, Dpr 917/86) che attualmente<br />
colloca le collaborazioni all’articolo 47<br />
e il diritto d’autore all’articolo 49.<br />
Temendo manovre elusive, l’Inpgi sottolinea,<br />
secondo quanto precisato dal Lavoro, alcuni<br />
segnali che dovrebbero “smascherare” un<br />
ricorso scorretto alla cessione di diritto d’autore:<br />
tra questi, la ripetitività delle prestazioni,<br />
il fatto che l’attitudine informativa dell’opera<br />
esaurisca le funzioni informative<br />
“nell’ambito della prima e tempestiva diffusione”,<br />
la circostanza che i compensi derivanti<br />
da diritto d’autore diventino principale<br />
fonte di reddito. In questi casi, avverte l’Isti-<br />
La totalizzazione<br />
presenta anche nei confronti di chi è vicino<br />
al traguardo pensionistico. Ecco, infatti, le<br />
possibilità che l’ordinamento previdenziale<br />
riserva al giornalista pubblicista alle prese<br />
con l’effettuazione o meno dell’opzione<br />
verso l’Inps:<br />
■ possibilità di ottenere una pensione proquota<br />
Inps-Inpgi percorrendo la strada della<br />
totalizzazione <strong>dei</strong> periodi assicurativi (articolo<br />
3 della legge 1122/1955). Questo<br />
meccanismo funziona così: si sommano i<br />
periodi assicurativi e contributivi per il<br />
raggiungimento del diritto in uno <strong>dei</strong> due Istituti<br />
previdenziali e poi ciascun ente previdenziale<br />
liquida la quota di pensione corrispondente<br />
ai propri contributi (già con due<br />
anni di contributi all’Inpgi si ottiene il 5,32%<br />
di rendimento contro il 4% dell’Inps);<br />
■ possibilità di ottenere un’unica pensione<br />
Inps mediante la ricongiunzione gratuita <strong>dei</strong><br />
contributi Inpgi all’Inps secondo l’articolo 1<br />
della legge 29/79;<br />
■ possibilità di ottenere un’unica pensione<br />
Inpgi attraverso la ricongiunzione onerosa<br />
<strong>dei</strong> contributi Inps all’Inpgi ai sensi dell’articolo<br />
2 della legge 29/79.<br />
Giuseppe Rodà<br />
(da Il Sole 24 Ore, 6 febbraio <strong>2001</strong>)<br />
tuto, gli uffici inviteranno i colleghi a rettificare<br />
le denunce: secondo l’Inpgi, nel recente<br />
passato alcuni giornalisti si sono trovati<br />
costretti da qualche azienda ad accettare la<br />
formula del diritto d’autore, anche se erano<br />
consapevoli dell’irregolarità di tale riferimento.<br />
L’attacco al diritto d’autore, tuttavia, presenta<br />
più di un punto debole: la distinzione tra<br />
collaborazione coordinata e continuativa e<br />
diritto d’autore, in primo luogo, nasce da<br />
una norma fiscale, sulla quale il ministero<br />
del Lavoro ha capacità interpretative tutte<br />
da verificare (titolare dell’interpretazione<br />
fiscale è il ministero delle Finanze); in<br />
secondo luogo, il riutilizzo (anche solo<br />
potenziale) del prodotto fornito all’editore<br />
giustificherebbe comunque una cessione di<br />
diritti d’autore; infine, lo stesso Istituto fa<br />
sapere di non avere facoltà ispettive o<br />
sanzionatorie riguardo alla mancata corresponsione<br />
del 2% da parte delle aziende<br />
comittenti.<br />
N.T.<br />
(da Il Sole 24 Ore, 6 febbraio <strong>2001</strong>)<br />
Il giornalista iscritto all’INPGI, che nella sua vita lavorativa abbia contribuzioni anche presso altri enti potrà trovarsi in una delle seguenti situazioni:<br />
B) RAGGIUNGE IL DIRITTO AUTONOMO<br />
ALLA PENSIONE<br />
IN ALMENO UNO DEGLI ENTI<br />
In questo caso (1), qualora esitano contribuzioni in vari enti (INPGI, INPS, ENPALS, ecc.), il<br />
giornalista potrà ottenere:<br />
■ UNA PENSIONE DI VECCHIAIA SUPPLEMENTARE (3) da parte degli enti in cui non<br />
si è maturato il diritto autonomo. Tale possibilità di pensionamento è applicabile a TUTTI<br />
i regimi di previdenza obbligatoria per lavoratori dipendenti, ivi compresi i regimi previdenziali<br />
<strong>dei</strong> Paesi esteri convenzionati con l’Italia.<br />
Unica eccezione è quella dell’INPDAP (dipendenti pubblici) la cui normativa non prevede<br />
la pensione supplementare. In questo caso, l’ex dipendente pubblico - per ottenere la<br />
pensione supplementare - deve chiedere a tale ente la costituzione della posizione<br />
all’INPS (legge 322/58).<br />
Le Gestioni Previdenziali <strong>dei</strong> liberi professionisti (Cassa Avvocati, INARCASSA, Cassa<br />
Notai, ecc.) non prevedono il diritto alla pensione supplementare.<br />
NOTE<br />
(1) Per diritto autonomo si intende la maturazione del diritto alla pensione in un ente,<br />
senza dover considerare le contribuzioni eventualmente versate ad altri enti.<br />
(2) Per requisito minimo contributivo si intende il minimo di versamenti contributivi richiesti<br />
per avere diritto alla pensione, che attualmente - per la pensione di vecchiaia - è pari a<br />
20 anni (ovvero 15 anni versati entro il 31/12/1992). Per la pensione di anzianità sono invece<br />
richiesti almeno 35 anni di contribuzione.<br />
(3) La pensione di vecchiaia supplementare è il trattamento pensionistico che si ottiene<br />
al compimento di 65 anni di età (60 per le donne), senza necessariamente dover raggiungere<br />
alcun minimo di versamenti contributivi, purché si sia già ottenuta una pensione di<br />
vecchiaia da altro ente.<br />
27 (35)
La gestione separata dell’Istituto tartassa chi si avvale della cessione <strong>dei</strong> diritti d’autore e i collaboratori occasionali<br />
L’Inpgi contro il cumulo<br />
pensioni-redditi da lavoro<br />
Milano, 7 febbraio <strong>2001</strong>. L’Inpgi snobba l’articolo<br />
72 della legge finanziaria <strong>2001</strong> (legge<br />
n. 388/2000) che consente il cumulo tra<br />
pensione e redditi da lavoro (autonomo o<br />
dipendente). La gestione separata dell’Inpgi<br />
(o Inpgi-2) in contemporanea tartassa i giornalisti<br />
che si avvalgono della cessione <strong>dei</strong><br />
diritti d’autore nonché i collaboratori occasionali,<br />
mentre è da rivedere l’obbligo per i giornalisti-redattori<br />
(“dipendenti”), titolari di collaborazioni,<br />
di iscriversi all’Inpgi-2 (o gestione<br />
separata dell’Inpgi). Franco Abruzzo ha chiesto<br />
oggi al presidente del Consiglio Giuliano<br />
Amato e a tre ministri (Vincenzo Visco, Ottaviano<br />
Del Turco e Cesare Salvi) “di vigilare<br />
sulla correttezza di quei processi decisionali<br />
del vertice dell’Inpgi, che appaiono in contrasto<br />
con la Costituzione, con il Tuir (Testo<br />
unico sulle imposte sui redditi) e con la legge<br />
n. 335/1996 (riforma Dini sulle pensioni)”.<br />
Analoga richiesta di vigilanza è stata rivolta<br />
alla Corte <strong>dei</strong> Conti. L’attività di vigilanza<br />
sull’Inpgi, prevista dall’articolo 3 del Dlgs n.<br />
509/1994, è affidata ai ministri del Tesoro e<br />
del Lavoro nonché alla Corte <strong>dei</strong> Conti. L’interprete<br />
unico delle leggi fiscali è il ministro<br />
delle Finanze.Questo il testo della lettera di<br />
Franco Abruzzo:<br />
“Premessa. La vigilanza sul’Inpgi (Istituto<br />
nazionale previdenza giornalisti italiani), dice<br />
l’articolo 3 del Dlgs n. 509/1994, “è esercitata<br />
dal ministero del Lavoro e della previdenza<br />
sociale, dal ministero del Tesoro, nonché<br />
dagli altri ministeri rispettivamente competenti<br />
ad esercitare la vigilanza per gli enti trasformati<br />
ai sensi dell’art. 1, comma 1… La Corte<br />
<strong>dei</strong> Conti esercita il controllo generale sulla<br />
gestione delle assicurazioni obbligatorie, per<br />
Le domande si possono presentare dal 1° <strong>marzo</strong> al 30 giugno <strong>2001</strong><br />
assicurare la legalità e l’efficacia, e riferisce<br />
annualmente al Parlamento”. L’Inpgi è “una<br />
Fondazione dotata di personalità giuridica di<br />
diritto privato incaricata di pubbliche funzioni<br />
a norma dell’articolo 38 della Costituzione,<br />
con autonomia gestionale, organizzativa e<br />
contabile, ai sensi dell’articolo 1 del decreto<br />
legislativo 30 giugno 1994 n. 509” (articolo 1<br />
dello Statuto dell’ente pubblicato nella Gazz.<br />
Uff. 23 agosto 1994 n. 196).<br />
L’articolo 72 della legge 388/2000. L’Inpgi<br />
non avrebbe l’intenzione di adeguarsi a quanto<br />
stabilito dall’articolo 72 (Cumulo tra pensione<br />
e reddito da lavoro) della legge n.<br />
388/2000 (legge finanziaria per il <strong>2001</strong>). Dice<br />
questo articolo:<br />
1. A decorrere dal 1° gennaio <strong>2001</strong> le pensioni<br />
di vecchiaia e le pensioni liquidate con<br />
anzianità contributiva pari o superiore a 40<br />
anni a carico dell’assicurazione generale<br />
obbligatoria e delle forme sostitutive, esclusive<br />
ed esonerative della medesima, anche se<br />
Milano, 28 febbraio 2000. Sono aperte dal 1° <strong>marzo</strong> fino al 30 giugno <strong>2001</strong> le iscrizioni al<br />
concorso di ammissione al XIII biennio (<strong>2001</strong>-2003) dell’Istituto “Carlo De Martino” per la<br />
Formazione al Giornalismo (Ifg). Il corso, sostitutivo del praticantato tradizionale, è promosso<br />
dall’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalisti della Lombardia in collaborazione con la Regione Lombardia.<br />
L’Ifg è il centro di formazione professionale gestito dall’Associazione “Walter Tobagi” per la<br />
formazione al giornalismo. Al termine <strong>dei</strong> due anni di corso, e superato l’esame di Stato,<br />
gli allievi-praticanti verranno iscritti all’elenco professionisti dell’Albo <strong>dei</strong> giornalisti.<br />
Questi i titoli richiesti per l’ammissione al concorso che è nazionale:<br />
■ i candidati non devono superare il limite di anni 30 al 31 dicembre <strong>2001</strong>;<br />
■ laurea (anche triennale) di qualsiasi disciplina.<br />
Il concorso è aperto anche ai cittadini <strong>dei</strong> Paesi dell’Unione europea.<br />
I posti a disposizione sono 40. La tassa annuale di frequenza è di £ 900mila, che va<br />
versata interamente alla Regione Lombardia.<br />
liquidate anteriormente alla data di entrata in<br />
vigore della presente legge, sono interamente<br />
cumulabili con i redditi da lavoro autonomo<br />
e dipendente”.<br />
2. A decorrere dal 1° gennaio <strong>2001</strong> le quote<br />
delle pensioni dirette di anzianità, di invalidità<br />
e degli assegni diretti di invalidità a carico<br />
dell’assicurazione generale obbligatoria e<br />
delle forme sostitutive, esclusive ed esonerative<br />
della medesima, eccedenti l’ammontare<br />
Chiesto l’intervento<br />
di Amato<br />
e della Corte <strong>dei</strong> Conti<br />
(servizi nelle pagine 26 e 27)<br />
del trattamento minimo del Fondo pensioni<br />
lavoratori dipendenti, sono cumulabili con i<br />
redditi da lavoro autonomo nella misura del<br />
70 per cento. Le relative trattenute non<br />
possono, in ogni caso, superare il valore pari<br />
al 30 per cento <strong>dei</strong> predetti redditi. Per i trattamenti<br />
liquidati in data precedente al 1°<br />
gennaio <strong>2001</strong> si applica la relativa previgente<br />
disciplina se più favorevole.<br />
I dirigenti dell’Inpgi sono incaricati di pubblico<br />
servizio in quanto l’Istituto svolge “attività di<br />
natura pubblica” (articolo 1 dello Statuto<br />
dell’ente). Le loro eventuali decisioni (in<br />
dissonanza con la legge n. 388/2000) sono<br />
censurabili sotto il profilo amministrativo,<br />
penale e risarcitorio. Potrebbe accadere - se<br />
le voci dovessero essere fondate - un fatto<br />
paradossale: il pubblicista pensionato Inps<br />
può (dal 1° gennaio <strong>2001</strong>) cumulare assegno<br />
di quiescenza e reddito da collaborazioni,<br />
mentre ciò sarebbe vietato o sarebbe reso<br />
oneroso al giornalista professionista pensionato<br />
Inpgi. Due pesi e due misure. I dirigenti<br />
dell’Inpgi credo abbiano conoscenza dell’articolo<br />
3 della Costituzione (uguaglianza giuridica<br />
<strong>dei</strong> cittadini).<br />
Eccesso di delega. Segnalo che il Dlgs<br />
103/1996 soffre di eccesso di delega (rispetto<br />
alla legge n. 335/1995) nella parte in cui<br />
prevede l’obbligatorietà per i (redattori, ndr)<br />
dipendenti, titolari di collaborazioni, di iscriversi<br />
nella gestione separata (o Inpgi-2).<br />
Cessione <strong>dei</strong> diritti d’autore e collaboratori<br />
occasionali. Faccio presente ancora che<br />
nel modello unico della dichiarazione <strong>dei</strong><br />
redditi figurano un quadro per chi effettua la<br />
cessione <strong>dei</strong> diritti d’autore e un altro quadro<br />
per chi svolge collaborazioni occasionali. Su<br />
questi soggetti non grava l’obbligo - come<br />
erroneamente è scritto in una circolare attribuita<br />
al ministro del Lavoro - di iscriversi nella<br />
gestione separata.<br />
La lettera del presidente dell’Inpgi che<br />
richiama una circolare del ministro del<br />
Lavoro. Trasmetto anche la lettera del presidente<br />
dell’Inpgi, che fa riferimento a una lettera<br />
del ministro del Lavoro, che avrebbe accolto<br />
le tesi stravaganti del vertice dell’Istituto<br />
senza alcun concerto con il ministro delle<br />
Finanze”.<br />
Bando per il XIII biennio (<strong>2001</strong>-2003) dell’Istituto “Carlo De Martino” per la Formazione al Giornalismo - “<strong>Giornalisti</strong> si diventa a Milano”<br />
La Scuola<br />
di Giornalismo<br />
di Milano<br />
cerca 40<br />
praticanti<br />
laureati<br />
(anche<br />
cittadini<br />
comunitari)<br />
Il concorso di ammissione avrà luogo nell’autunno <strong>2001</strong> e prevede tre prove scritte e una<br />
orale. Il bando può essere richiesto per posta (dietro rimborso delle spese) o direttamente<br />
alla segreteria dell’Ifg: via Fabio Filzi, 17 - 20124 Milano - tel. 02.6749871 - fax:<br />
02.67075551 (orario 9-12.30 / 14-17, escluso sabato e festivi). Il questionario per iscriversi<br />
alla selezione può essere stampato (con il bando) direttamente dai siti:<br />
■ www.odg.mi.it<br />
■ www.ifg.mi.it<br />
La Scuola di giornalismo dell’<strong>Ordine</strong> di Milano e della Regione Lombardia nei 24 anni di<br />
vita ha creato 517 giornalisti: di questi, 22 sono direttori responsabili; 112 sono vicedirettori<br />
o capiredattori; 374 sono redattori ordinari e 9 sono responsabili di uffici stampa. Questi<br />
numeri dicono che le scelte fatte nel 1974/1977 dalla Regione Lombardia e dall’<strong>Ordine</strong><br />
<strong>dei</strong> <strong>Giornalisti</strong> della Lombardia sono state accompagnate da un successo senza eguali.<br />
Preciso che 15 <strong>dei</strong> 40 allievi del XII biennio sono stati già assunti prima che il corso si<br />
concluda nell’ottobre prossimo.<br />
28 (36) ORDINE 3 <strong>2001</strong>