You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
CENTRO STUDI<br />
Lo spread e il tasso<br />
di benessere dei bambini<br />
Il 20 settembre scorso la Commissione<br />
ONU ha incontrato, in sessione<br />
plenaria, una delegazione del<br />
Governo italiano per un confronto<br />
circa l’effettiva applicazione nel nostro<br />
Paese dei principi enunciati<br />
nella Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia<br />
e dell’Adolescenza. Paola Crestani, presidente<br />
del CIAI, vi ha partecipato in qualità<br />
di osservatore, insieme ad un gruppo di altre<br />
sei associazioni appartenenti al Gruppo CRC.<br />
I delegati ONU hanno chiesto ai rappresentanti<br />
del Governo delucidazioni su moltissime<br />
questioni, ponendo domande precise e puntuali<br />
sulla base dei dati forniti sulla situazione<br />
italiana attraverso il Rapporto Governativo e<br />
quello Supplementare, quest’ultimo redatto<br />
dalle oltre 90 associazioni indipendenti appartenenti<br />
al Gruppo CRC. In seguito alle risposte<br />
date e ai dati raccolti, il Comitato<br />
ONU si è espresso con una serie di Raccomandazioni<br />
che l’Italia è invitata ad ottemperare<br />
entro il 2017, e che dovrebbero<br />
rappresentare la bussola del nostro operare nei<br />
prossimi 5 anni.<br />
Innanzitutto, l’Italia è sollecitata a preoccuparsi<br />
delle alte percentuali di minori in situazioni<br />
di indigenza e delle forti disparità a<br />
livello regionale: il 17% dei minori residenti<br />
nel nostro Paese vive in condizioni di “povertà<br />
relativa”: trattasi di minori di origine straniera,<br />
quali i sinti e i rom, ma anche minori di origine<br />
italiana con un’evidente disparità di accesso<br />
ai diritti fondamentali - quali sanità,<br />
istruzione e assistenza – a livello regionale.<br />
Inoltre, si auspica un maggior stanziamento<br />
di risorse economiche a favore dell’infanzia:<br />
risulta incredibile che l’Italia abbia approvato<br />
un Piano Infanzia, arrivato con 7 anni di ritardo,<br />
a costi zero. La scarsità di risorse è un<br />
nodo cruciale che va a toccare diversi ambiti:<br />
basti pensare che nel 2011 il Fondo nazionale<br />
per le Politiche Sociali già tagliato nel 2010 -<br />
è diminuito di ulteriori 55 milioni di euro, il<br />
47% in meno rispetto al 2010. Anche la<br />
quota dedicata alla cooperazione internazionale<br />
dall’Italia rimane ancora al di sotto delle<br />
aspettative, attestandosi allo 0,15% del PIL<br />
contro lo 0,7% richiesto a livello internazionale<br />
e che il nostro Paese è chiamato a garantire<br />
entro il 2015.<br />
Altra questione ritenuta urgente è quella rela-<br />
20<br />
tiva alla mancanza di dati aggiornati sui minori:<br />
non solo non sappiamo quanti siano i<br />
minori non accompagnati presenti sul nostro<br />
territorio – compresi quelli dei recenti sbarchi<br />
di Lampedusa – ma abbiamo difficoltà a<br />
monitorare l’intero panorama dei minori in<br />
situazioni di difficoltà con particolare riguardo<br />
a coloro che vivono al di fuori della famiglia,<br />
ai bambini in comunità, in affido temporaneo,<br />
in affido “sine die”, in attesa di adozione<br />
nazionale; ciò rende difficile non solo quantificare<br />
i fenomeni ma anche capire la specificità<br />
delle problematiche di ogni singola situazione.<br />
Non possiamo ignorare che nel nostro Paese vi<br />
sono migliaia di bambini e ragazzi in affido<br />
(12.551 minori stimati nel 2005) e che il<br />
60% di questi affidi dura da oltre 2 anni (limite<br />
massimo previsto, ma derogabile) vivendo<br />
quindi in una situazione di incertezza<br />
affettiva e materiale rispetto al proprio presente<br />
e futuro. Vi sono 11.543 bambini e ragazzi<br />
in comunità – ma il dato è ancora fermo<br />
al 2005 – laddove per comunità si intende<br />
dalla casa famiglia al vecchio istituto semplicemente<br />
ridimensionato.<br />
Non sappiamo, inoltre, quanti<br />
siano i bambini che in Italia,<br />
pur essendo adottabili,<br />
non vengano adottati da<br />
nessuno – anche se si<br />
parlasse di un centinaio<br />
ciò non dovrebbe<br />
esimerci dal preoccuparci<br />
per loro – e non<br />
sappiamo neanche<br />
quanti bambini arrivati<br />
con l’adozione internazionale<br />
siano poi stati “restituiti”<br />
al Tribunale. Recentemente, in<br />
un’ intervista, la stessa Presidente del<br />
Tribunale per i Minorenni di Roma ha parlato<br />
dei “troppi fallimenti adottivi” come di<br />
un fenomeno in crescita, ammettendo però<br />
l’inesistenza di dati.<br />
In particolare, per quanto riguarda la tematica<br />
dell’adozione - che ci tocca più da vicino<br />
e rispetto alla quale siamo stati capofila nella<br />
redazione del paragrafo dedicato nel Rapporto<br />
Supplementare - il Comitato chiede al Governo<br />
italiano di: prestare maggiore attenzione<br />
all’ascolto e all’opinione del minore; garantirgli<br />
il suo diritto a conoscere l’identità dei ge-<br />
di Marina Raymondi*<br />
nitori naturali; legiferare in materia di adozione<br />
mite e di affidi “sine die”; ridurre il numero<br />
degli enti autorizzati anche al fine di<br />
garantire un maggior controllo sul loro operato<br />
e sui costi dell’adozione; monitorare gli<br />
esiti a lungo termine delle adozioni: sullo stato<br />
di benessere dei figli adottivi e sugli eventuali<br />
“fallimenti”.<br />
Queste sono le questioni specifiche alle quali<br />
dovremo dare una risposta nel 2017, queste<br />
sono le questioni urgenti che riguardano i<br />
tanti bambini che vivono al di fuori del proprio<br />
ambiente familiare e che chiedono di essere<br />
tenuti in considerazione, non<br />
dimenticati, rispettati nel loro diritto ad avere<br />
una famiglia stabile, duratura, affettiva, nella<br />
quale crescere armoniosamente e sviluppare le<br />
proprie potenzialità.<br />
Rispetto alla recente polemica sull’Italia che<br />
non adotterebbe più - quando i dati , ancora<br />
quelli del 2011, ci dicono che siamo al secondo<br />
posto al mondo, solo dopo gli USA ,<br />
per numero di bambini adottati dall’estero -<br />
sembra che a farla da padrone siano i numeri,<br />
nonché i costi, nonché i tempi…..<br />
ma non lo stato di benessere dei<br />
bambini adottati. Facciamo<br />
numero, ma non ci interroghiamo<br />
sugli esiti a<br />
lungo termine di questi<br />
“numeri”. A questo veniamo<br />
chiamati anche<br />
dal Comitato ONU,<br />
non solo perché l’Italia<br />
è uno dei Paesi che realizza<br />
maggiori adozioni,<br />
e oltretutto di bambini<br />
sempre più grandi di età –<br />
ma soprattutto perché l’Italia<br />
poco si interroga sullo stato di benessere<br />
dei bambini e dei ragazzi adottati ormai<br />
cinque, dieci …quindici anni fa.<br />
In un’epoca di crisi economica, di crisi politica<br />
e, perché no, di lamentata “crisi della adozioni”<br />
, come sarebbe bello se il tasso di affidabilità<br />
di uno Stato fosse calcolato sul tasso<br />
di felicità e spensieratezza dei nostri bambini!<br />
*Responsabile Centro Studi CIAI