31.05.2013 Views

NEWS N. 24 - The Venice International Foundation

NEWS N. 24 - The Venice International Foundation

NEWS N. 24 - The Venice International Foundation

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

Mariano Fortuny: la seduzione<br />

dell’arte decorativa<br />

CLAUDIO FRANZINI<br />

Eclettico, transdisciplinare per antonomasia, Mariano Fortuny,<br />

influenzato dallo spirito e dalla vita veneziana in una<br />

fusione armonica di acqua e cielo, arte e silenzio, ha percorso<br />

diverse “narrazioni” costituite da forma, luce e colore.<br />

Dotato di una straordinaria curiosità e vitalità in un sovrapporsi<br />

di molteplici esperienze ciò che emerge dall’opera di Fortuny è<br />

l’espressione formale di materie riplasmate<br />

e rimodellate con intuizioni<br />

originali, tra la conoscenza delle<br />

arti del passato e la sperimentazione<br />

delle tecniche, in un meraviglioso<br />

equilibrio tra sapere antico e modernità<br />

novecentesca. Una sorta di sogno<br />

di un’altra epoca. Il suo processo<br />

costitutivo procede con la convinzione<br />

e la sicurezza che l’unità del<br />

suo fare è data dai materiali utilizzati<br />

in quel determinato momento,<br />

nell’assidua ricerca di applicazioni e<br />

relazioni tra linguaggi diversi.<br />

In questa traiettoria singolare e discontinua, e per certi versi<br />

anomala, Fortuny, nella progettazione, nella creazione e nel brevetto<br />

di diversi oggetti (grafica, applicazioni<br />

scientifiche o produzioni seriali)<br />

si colloca come una sorta di<br />

protodesigner, sulla scia dell’esperienza<br />

di fine Ottocento ricca di fermenti<br />

culturali e dibattiti destinati a rivalutare<br />

la qualità creativa, la ma-<br />

[205] Disegno di brevetto per stoffa<br />

plissettata e ondulata, 1909.<br />

[204] Autoritratto fotografico di<br />

Mariano Fortuny y Madrazo.<br />

nualità artigianale, l’arte decorativa,<br />

ma più in generale l’arte applicata.<br />

Le istanze di progresso nell’impiego<br />

di nuovi sistemi produttivi, artigianali ma connotati da una nuova<br />

e forte espressione artistica, sorte soprattutto in Inghilterra dalle<br />

idee di John Ruskin e riprese da William Morris fondatore del<br />

gruppo Arts and Crafts, s’indirizzavano innanzitutto a una riqualificazione<br />

di carattere funzionale ed estetico e crearono le premesse<br />

al movimento Art Nouveau che si sviluppò in vari paesi con caratteristiche<br />

diverse. In Italia in particolare, giova ricordarlo, queste<br />

influenze arrivarono in modo frammentario, quando ormai le spinte<br />

Art Nouveau in Europa erano già in declino, e solo nel 1902 all’Esposizione<br />

delle Arti Decorative di Torino raggiunsero un momento<br />

di confronto tra manufatti di carattere regionale e desideri<br />

di stilizzazione nazionale. Nonostante gli sforzi, queste creazioni<br />

d’arte applicata risultarono degli eclettismi individuali poco supportati<br />

da produzioni di industrie artistiche o Scuole di Arti e Mestieri,<br />

quest’ultime promosse da istituzioni pubbliche nazionali che<br />

miravano allo sviluppo di tradizioni popolari di un paese che aveva<br />

raggiunto una sua unità in tempi relativamente recenti.<br />

In questo contesto Venezia si offrì con una peculiarità carica di<br />

significati che vanno ricercati in un programma per la città, fortemente<br />

perseguito dagli intenti di forze culturali e sociali che pur in<br />

un ambito d’immaginazione figurativa e artistica, vollero connotare<br />

un’idea di Venezia come luogo mistico e simbolo della bellezza<br />

e del fasto. Fu un percorso inevitabile: un numero rilevante di artisti,<br />

artigiani e piccoli imprenditori dagli inizi del Novecento sino<br />

agli anni trenta conversero fattivamente, in una paradossale “innovazione<br />

conservatrice”, in un accostamento ideale di “ricostruzione<br />

simbolica”, di bellezza effimera e scenografica, a volte ambigua e<br />

contraddittoria.<br />

Trasferitosi nella città lagunare nel 1889, proveniente da Parigi,<br />

dove compie la sua formazione, Mariano Fortuny y Madrazo<br />

completa gli studi artistici frequentando l’Accademia di Belle Arti<br />

entrando così in contatto immediato con il milieu intellettuale e<br />

culturale veneziano che da lì a breve tempo porterà all’istituzione<br />

della Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia. Conosce i pittori<br />

Cesare Laurenti, Mario de Maria, Ettore Tito, i critici e letterati<br />

Antonio Fradeletto, Pietro Selvatico, Pompeo Molmenti, Angelo<br />

Conti, ma anche Ugo Ojetti, il barone Giorgio Franchetti,<br />

Hugo von Hofmannsthal, Gabriele D’Annunzio, l’attrice drammatica<br />

Eleonora Duse. Uomo profondamente colto e sensibile, Mariano<br />

in questi anni si consacra ad attività che gli sono congeniali, in<br />

una continua alternanza di interessi tra pittura, illuminotecnica,<br />

scenografia e teatro.<br />

Alla fine dell’Ottocento Mariano<br />

prende possesso di uno studio: la soffitta<br />

di un imponente edificio gotico,<br />

il Palazzo Pesaro Orfei nelle vicinanze<br />

di campo San Beneto, che diverrà<br />

nel corso degli anni prima la-<br />

boratorio e poi la sua residenza definitiva.<br />

Al di là delle esperienze pittoriche<br />

che lo portano a progettare<br />

decorazioni murali e vetrate per edifici,<br />

opere mai realizzate, Fortuny si<br />

[206-207] Laboratorio all’ultimo<br />

piano di Palazzo Pesaro degli<br />

Orfei e, a sinistra, pubblicità con<br />

piantina della sua manifattura.<br />

confronta anche con la grafica e la<br />

cartellonistica; nel febbraio del 1898<br />

disegna il nuovo frontespizio della<br />

rivista di letteratura e arte Il Marzoc<br />

c o diretta da Enrico Corradini; nel<br />

1899 crea un’a f f i c h e p u b b l i c i t a r i a<br />

per un azienda che produce un burro<br />

speciale da tavola, “Tenuta di Sirchera”<br />

in provincia di Cremona. Nel<br />

campo del design illuminotecnico,<br />

tra il 1900 e il 1906, progetta e brevetta<br />

lampade ad arco, lampade a<br />

diffusione di luce indiretta e sistemi<br />

complessi di illuminazione per le<br />

scene teatrali e miscelatori per la regia<br />

illuminotecnica (ciò che ora viene<br />

comunemente chiamato mixer<br />

luci) che verranno per molti anni<br />

impiegati in innumerevoli teatri di<br />

[208-209] Mariano Fortuny con l’elettricista<br />

Giachetti nel 1906 in un teatro parigino e,<br />

in alto, la lampada a luce indiretta e<br />

diffusa ideata da Mariano.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!