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NEWS N. 24 - The Venice International Foundation

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Intaglio ligneo e dorature.<br />

Una tradizione veneziana<br />

GIOVANNI CANIATO<br />

Fra tardo Medioevo e primo Rinascimento gli intagliatori in<br />

legno attivi a Venezia erano nell’ordine delle centinaia e ogni<br />

chiesa, ogni Scuola e dimora patrizia accoglievano le loro<br />

opere: soprattutto crocifissi e composizioni sacre, ma anche gli stalli<br />

lignei dei cori e i soffitti riccamente decorati con volute e modanature.<br />

Schiere più o meno anonime<br />

di artigiani-artisti, integrati da diverse<br />

e complementari categorie –<br />

dai marangoni da case ai battioro, dai<br />

fenestreri ai doratori – che hanno concorso<br />

nel tempo a trasformare Venezia<br />

in una delle capitali mondiali<br />

delle arti e della bellezza. Specializzazioni<br />

che ancor oggi si perpetuano,<br />

pur fra crescenti difficoltà, gra-<br />

[75] Il coro ligneo della Basilica<br />

dei Frari.<br />

zie agli ultimi artigiani ancora in attività,<br />

che hanno saputo conservare<br />

nella pratica quotidiana il “saper fare”<br />

trasmesso loro di generazione in<br />

generazione, mantenendo vive le tradizionali, talora arcaiche, tecniche<br />

e consuetudini di bottega.<br />

A differenza delle più pregiate sculture in pietra, la maggior<br />

parte di queste opere dei secoli passati, trascorsa la moda del momento<br />

o degradate dalle ingiurie del tempo, venivano ridotte a legna<br />

da ardere o riutilizzate per altri fini; quelle che sono giunte fino<br />

a noi sono spesso in precarie condizioni di conservazione, compromesse<br />

dai tarli, rimodellate per nuove funzioni, snaturate da integrazioni<br />

moderne e strati di ridipinture,<br />

oppure private del tutto<br />

della policromia e doratura originali.<br />

Anche se va detto che, in tempi<br />

recenti, notevoli sforzi sono stati<br />

condotti da privati e dalle Soprintendenze<br />

competenti per restaurare<br />

reperti giacenti in magazzini o soffitte<br />

o riscoperti nel corso di restauri:<br />

ultimo fra tutti il pregevole cro-<br />

cifisso rinascimentale ritrovato nel<br />

campanile di San Salvador e presentato<br />

al pubblico pochi mesi or sono<br />

dopo un accurato intervento di re-<br />

[76] Il crocifisso della chiesa di<br />

San Salvador a Venezia.<br />

stauro. I reperti lignei giunti fino a noi sono fra l’altro in larga misura<br />

privi di attribuzione e tradiscono di regola la mano dell’artigiano<br />

più che di un artista tout court; pur con significative eccezioni,<br />

individuate soprattutto grazie alle protratte indagini sulle fonti<br />

archivistiche tardomedievali e rinascimentali condotte nell’ultimo<br />

decennio da Anne Markham Schulz.<br />

Fino al tardo Cinquecento gli intagliatori rappresentavano un<br />

colonello (specializzazione interna) della citata arte dei marangoni da<br />

case, la cui mariegola era stata approvata nel 1271 dall’ufficio della<br />

Giustizia Vecchia, organo competente in materia appunto di corporazioni<br />

di mestiere. I maestri dell’Arte potevano ingaggiare un<br />

[77] Insegna degli intagliatori,<br />

Venezia, Museo Correr.<br />

solo garzone per volta, mentre<br />

erano liberi di assumere un numero<br />

indeterminato di lavoranti,<br />

che non potevano tuttavia essere<br />

forestieri (cioè non veneziani) se non si fossero previamente<br />

iscritti nei ranghi dell’Arte.<br />

Fin dal 1445, nell’ottica protezionistica sempre perseguita dalla<br />

Serenissima, veniva ribadito il divieto d’importazione nella capitale<br />

di manufatti intagliati, mentre un decreto del 1453 vietava la<br />

vendita di opere d’intaglio in luoghi che non fossero le botteghe degli<br />

intagliatori. Eppure la maggior parte dei componenti la categoria<br />

degli intagliatori operanti in Venezia proveniva da fuori: la<br />

maggioranza dal bergamasco, ma anche dalle Romagne, dal Friuli,<br />

dal milanese e dai possedimenti veneziani nell’Adriatico orientale e<br />

lungo le coste e isole dell’attuale Grecia.<br />

Nel 1564 il Consiglio dei Dieci, accogliendo la supplica di alcuni<br />

intagliadori – che lamentavano di non avere né Arte né regole,<br />

pur essendo al numero di oltre sessanta maestri – autorizzano la nascita<br />

di un’autonoma corporazione, regolata da uno specifico statuto<br />

approvato l’anno successivo, nonostante l’opposizione dell’arte<br />

madre dei marangoni: si stabiliva, fra l’altro, che solo i maestri<br />

iscritti all’Arte potessero assumere altri intagliatori e si ribadiva il<br />

divieto di importazione in Venezia di qualsiasi lavoro d’intaglio<br />

eseguito altrove.<br />

Nel pieno Settecento – epoca considerata per Venezia di ineguagliato<br />

splendore nel campo delle arti, della decorazione, degli<br />

arredi e del rinnovamento edilizio – è attestata in laguna l’attiva<br />

presenza di diverse migliaia di maestri, lavoranti e garzoni, inquadrati<br />

nelle corrispondenti corporazioni di mestiere: riemergono le<br />

secolari diatribe fra gli intagliatori<br />

in legno e l’Arte madre dei marango<br />

ni da case, i quali “pretenderebbero<br />

che la nostra parte di lavoro fosse il<br />

puro e semplice intaggio, ma ciò è<br />

impossibile ad esequirne”, poiché i<br />

lavori “si devono far a pezi, ora un<br />

boccon ora l’altro”. I marangoni all’epoca<br />

erano ancora ripartiti nei quattro<br />

principali colonelli da fabbriche, da<br />

soaze, da rimessi e da noghera: i primi,<br />

[78] Gamba di tavolo intagliato. vale a dire i falegnami veri e propri,<br />

con 219 botteghe in attività, giungevano<br />

a un migliaio di addetti (550 maestri, 342 lavoranti, 91<br />

garzoni), oltre ad alcune centinaia di “figli di capomaestro”.<br />

Vi erano 73 maestri da noghera, con 21 botteghe aperte, addetti<br />

soprattutto alla fabbricazione<br />

di mobili in legno massiccio; 50<br />

da soaze (corniciai, ma che fabbricavano<br />

anche le finestrelle, le<br />

relative guide o cornici e le gri -<br />

glie, cioè le persiane lignee, per i<br />

felzi delle gondole), con 29 botteghe<br />

(oggi a Venezia si contano<br />

sulle dita di una mano). [79] Il felz della gondola.

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