il mont cjantât cui voi dai fruts - Direzione Didattica di Tolmezzo

DIREZIONE DIDATTICA DI TOLMEZZO
SCUOLA PRIMARIA “A.MARZONA” – VERZEGNIS
ANNO SCOLASTICO 2011 – 2012
“RADÎS PAR CRESSI”
“IL MONT CJANTÂT CUI VOI DAI FRUTS”
Referente del progetto: Lorena Pellis
1

DIREZIONE DIDATTICA DI TOLMEZZO
SCUOLA PRIMARIA “A.MARZONA” – VERZEGNIS
ANNO SCOLASTICO 2011 – 2012
“RADÎS PAR CRESSI”
RELAZIONE SVILUPPO PROGETTO “IL MONT CJANTÂT CUI VOI DAI FRUTS”
Durante l’anno scolastico 2011 – 2012, nella scuola primaria di Verzegnis, è stato
attuato il progetto “Il mònt cjantât cui voi dai fruts” che ben si inserisce nell’ottica
della valorizzazione della diversità delle lingue regionali e minoritarie come
patrimonio da salvaguardare e coltivare.
Tale valorizzazione si basa sulla conoscenza della letteratura, della cultura, sulla
trasmissione della lingua alle generazioni future attraverso processi dinamici di
apprendimento inseriti nelle caratteristiche del contesto sociale dei parlanti stessi.
Quanto evidenziato favorisce ed incoraggia il bilinguismo che fornisce indubbi
benefici sia dal punto di vista cognitivo, sia dal punto di vista sociale favorendo la
possibilità di accedere a culture diverse e a far sì che si sviluppi una maggiore
tolleranza fra le stesse.
IDEE GENERALI DEL PROGETTO
Il filo conduttore del progetto attuato è stata la riscoperta e rivalutazione di
filastrocche, conte, ninne nanne e vari tipi di canzoni della tradizione popolare che
un tempo erano di fondamentale importanza per insegnare ai bambini la lingua, la
musica, il movimento e i concetti base della vita. Queste filastrocche e conte
possono oggi essere utili sia per “ragionare” sulla storia locale, sia per apprendere e
conoscere meglio la lingua friulana, sia per comunicare un discorso di approccio alla
musica.
Inoltre, tali forme di espressione, sono presenti anche in tutte le tradizioni del
mondo e possono essere utili per facilitare il confronto e la conoscenza con bambini
stranieri presenti sul territorio.
TEMPI E MODI DI ATTUAZIONE DEL PROGETTO
Il progetto si è svolto regolarmente, con cadenza settimanale, durante l’intero anno
scolastico, per un numero complessivo di sessantun ore in lingua locale friulana.
2

Per la sua attuazione è stata richiesta la collaborazione del musicologo Giulio Venier
che, partendo dall’analisi di brani della tradizione popolare friulana, ha coinvolto gli
alunni in attività di ricerca, di analisi, di ascolto, di canto e di utilizzo di strumenti
musicali fino a giungere ad un’ulteriore invenzione creativa dove si è sviluppata la
capacità di eseguire sia con la voce, sia con gli strumenti vere e proprie composizioni
musicali.
Tutti gli alunni della scuola primaria di Verzegnis hanno partecipato alle attività
svolte con entusiasmo apprendendo le nozioni musicali di base di alcuni strumenti
(percussioni, fiati, corde) e cimentandosi nella “musica d’insieme”. Inoltre, alcuni
brani, sono stati sia suonati che cantati avviando così gli allievi al canto corale.
Oltre che all’aspetto prettamente musicale, è stato attuato anche un percorso di
approccio al linguaggio teatrale. I testi dei brani popolari presi in considerazione
sono stati “ridotti” a copione e recitati dai bambini prima dell’esecuzione
strumentale dei brani stessi. Anche quest’attività espressiva è stata molto gradita e
coinvolgente.
Durante la festa di fine anno, che si è svolta il nove giugno 2012, gli alunni hanno
dato un saggio di quanto appreso recitando, suonando e cantando alcuni brani della
tradizione friulana. Lo spettacolo ha riscosso successo e consenso da parte del
pubblico presente: genitori, parenti degli alunni, autorità pubbliche e scolastiche.
Le insegnanti, tenuto conto dell’importanza formativa e della validità del progetto,
intendono dare allo stesso configurazione pluriennale.
Di seguito il testo dello spettacolo (introduzioni comprese) e delle canzoni sia in
lingua friulana che in lingua italiana, corredato da alcune fotografie.
Allegati: video della rappresentazione teatrale.
L'INTRODUZIONE GENERALE DELLA REFERENTE DI PROGETTO TERMINA CON RIFLESSIONI IN
FORMA DI AFORISMI SULLA MUSICA
Parcè che la musiche a è GJONDE
Perché la musica è GIOIA
Parcè che la musiche a è VITE
PARCÈ CHE LA MUSICHE A È… PERCHÉ LA MUSICA È…
3

Perché la musica è VITA
Parcè che la musiche a è ATENZION
Perché la musica è ATTENZIONE
Parcè che la musiche a è LIGRIE e, cualchi volte, encje MALINCUNIE
Perché la musica è ALLEGRIA e, a volte, anche TRISTEZZA
Parcè che la musiche a jude a tornâ a cjatâ la VOE DI RIDI
Perché la musica aiuta a ritrovare il sorriso
Parcè che la musiche a è MATEMATICHE
Perché la musica è MATEMATICA
Parcè che la prime musiche ch’al sint un frut al è il bati dal cûr di sô mari
Perché la prima musica che il bimbo sente è il battito del cuore della sua mamma
Parcè che l’om al à sunât inmò prin di cjacarâ
Perché l’uomo ha suonato prima ancora di parlare
Parcè che la musiche a è cun non in ducj i moments impuartants da vite
Perché la musica è con noi in tutti i momenti importanti della vita
Parcè che la musiche a è LIBERTÂT
Perché la musica è LIBERTÀ
Parcè che la musiche a è PASSION
Perché la musica è PASSIONE
4

INTRODUZION RECITE 2012
Gillian: - Ce di corse ch’al è passât chest an di scuele!
Anna Lisa: - Sì sì!...Tu âs propit reson!
Gillian: - A bisugne dî, però, ch’i vin lavorât une vore e imparât tantes roubes!
Anna Lisa: - Si po cuasi dî ch’i vin encje imparât a sunâ!
Gillian: - Mah…vutu jodi ch’i sin chi par fâ sintî a cheste biele int ce brâfs ch’i sin!
Anna Lisa: - No sta fâ tant la spiritose… che a mi a mi trimin un pouc las gjambes… sperìn di fâ
biele figure!
Gillian: - Alore movinsi… prime ch’a ti vegni il “delirio tremens”!...
Anna Lisa: - Ma cui tachie?
Simone: - jo i ai une idee! I podaresin fâ chê conte vecje vecje… di cuant ch’a erin i Longobars in
Friûl!...
Gillian: - Eh sì… chê conte li a è ‘ne vore antighe… a la fasevin i fruts prin dal an mil!
Anna Lisa: - E alore, Simone,… conte!
Simone recita una conta risalente all'epoca longobarda (vedasi spiegazione allegata) e individua il
primo gruppo che si prepara. Mentre i bimbi si posizionano, entrano in scena Rossella e Tiziana che
presentano il pezzo.
Rossella: - I fruts di prime e seconde a recitaran e cjantaran une filastrocje vecje vecje ch’a cjacare
di cjampanes, di surîs, di lecais, di siores di Vignesie e di un biât om ch’al è muart stuart ma ch’al à
vût un biel funerâl…
Tiziana: - Siores e siôrs, eco, dut par vuatis,… IL DIN DAN DON!
Finisce l’esibizione ed entrano in scena Mattia e Gioia che presentano il pezzo successivo.
Gioia: - Cumò a tocje a chei di seconde e tierce recitâ, sunâ e cjantâ…
Mattia: - Lor a sunin e a cjantin un toc da tradizion popolâr furlane. A son partîts tegnint la prime
strofe origjinâl e dopo, zuiant cu las peraules, a àn fat cressi la cjancion, inventant strofes gnoves…
Si po dî ch’a àn zuiât a fâ i “Cjantautôrs”
Gioia: - Alore no mi reste che presentâju. Ve chi ch’a son, pronts a sunâ… PAULI DANA!
Finisce l’esibizione ed entrano in scena Riccardo e Greta.
Greta: - Cumò a tocje a non grancj di cuarte e cuinte! Cuissà po, se si impensìn dut!
5

Riccardo: - Jout ch’i vin imparât a sunâ e cjantâ tantes cjançons! Sperìn che, s’i sbaglìn alc, il public
al seti comprensîf…
Greta: - Ma scolte, forsi, s’i sbaglìn, nissun di lôr al vorà la vorele cussì fine di ‘nacuarzisi!...
Riccardo: - Lôr forsi no, ma… Giulio sicuramenti sì… E dopo, cui lu sintie…
Greta: - A baste fâ come ch’a nus à insegnât lui… E cioè, stâ concentrâts sul toc ch’i stin fasint…
Riccardo: - Cumò ch’i tu âs dit cussì i sei plui trancuil…la situazion a è sot control!
Greta: - Sperin!...Supò presente il toc!
Riccardo: - I fruts di cuarte e cuinte a recitaran, sunaran e cjantaran une nine nane popolâr ch’a
conte di cuant ch’a si lave ator cul cjar, a si zuiave di claputs e intas cjases a si filave lin e lane par
cont di un paularin ch’al veve nâs pai afârs!... Signori e signore ecco a voi: NIÇUL NAÇUL!
TRADUZIONE DELL’INTRODUZIONE ALLO SPETTACOLO
Gillian: - Com’è passato in fretta quest’anno scolastico!
Annalisa: - Sì, sì, hai proprio ragione!
Gillian: - Dobbiamo dire, però, che abbiamo lavorato molto e imparato tante cose
Annalisa: - Quasi quasi si può dire che abbiamo anche imparato a suonare!
Gillian: - Mah ... vuoi vedere che siamo qui proprio per far sentire a questa bella gente che bravi
siamo!?
Annalisa: - Non fare la spiritosa ... a me tremano un po’ le gambe ... speriamo di far bella figura!
Gillian: - Allora muoviamoci ... prima che ti venga il “delirium tremens”!
Annalisa: - Ma chi comincia?
Simone: - Io, io avrei un’idea! Potremmo fare quella “conta” vecchia vecchia che risale al tempo
dei Longobardi in Friuli!
Gillian: - Eh sì, quella conta lì è molto antica! La facevano i bambini ancor prima dell’anno mille!
Annalisa: - E allora, Simone, ... conta!
Simone recita la conta e individua il primo gruppo che si prepara. Mentre i bambini si posizionano,
entrano in scena Rossella e Tiziana che presentano il pezzo.
6

Rossella: - I bambini di prima e seconda reciteranno una vecchia filastrocca che parla di campane,
di sorcetti, di lumache, di signore di Venezia e di un pover’uomo che è morto storto ma ha avuto
un bel funerale.
Tiziana: - Signore e signori, ecco tutto per voi il “Din Dan Don”!
Finisce l’esibizione ed entrano in scena Mattia e Gioia, che presentano il pezzo successivo
Gioia: - Adesso tocca al secondo gruppo recitare, suonare e cantare ...
Mattia: - Loro suonano e cantano un pezzo della tradizione popolare friulana. Sono partiti tenendo
la prima strofa originale e dopo, giocando con le parole, hanno “fatto crescere” la canzone
inventando strofe nuove ... si può dire che hanno giocato a fare i cantautori.
Gioia: - Allora non mi resta che presentarli. Eccoli qua pronti a suonare ... “Pauli Dana”!
Finisce l’esibizione ed entrano in scena Riccardo e Greta, che presentano il pezzo successivo
Greta: - Adesso tocca a noi grandi di quarta e quinta! Chissà se ci ricorderemo tutto
Riccardo: - Guarda che abbiamo imparato a suonare e cantare tante canzoni! Speriamo che il
pubblico sia comprensivo se facciamo qualche errore!
Greta: - Ma senti, forse, se sbagliamo, nessuno avrà l’orecchio così fine di accorgersene!
Riccardo: - Loro no, ma ... Giulio sicuramente sì ... e poi, chi lo sente!?
Greta: - Basta fare come ci ha insegnato lui ... e cioè stare concentrati sul pezzo che stiamo
facendo.
Riccardo: - Adesso che hai detto così sono più tranquillo ... la situazione è “sotto controllo”!
Greta: - Speriamo! ... Dai, presenta il pezzo!
Riccardo: - I bambini di quarta e quinta reciteranno, suoneranno e canteranno una ninna nanna
popolare che racconta di quando si andava in giro col carro, si giocava con i sassolini e nelle case si
filavano lino e lana su commissione di un signore di Paularo (si fa riferimento a Jacopo Linussio,
imprenditore tessile del ‘700, figura preminente nel panorama industriale della zona) che aveva
“naso” per gli affari! ... Signore e signori, ecco a voi “Niçul Naçul”.
7

SPIEGAZIONE RELATIVA ALLA CONTA LONGOBARDA
Tratto da: D. Virgili, La Flôr. Letteratura ladina del Friuli, Società Filologica Friulana, Udine, 1978,
ristampa, vol. 1, pag. 15
Traduzione:
Libran
Ilbran
Gulpran
Scultàs
Pataf
Scabin
Scjapin
Fûr il prin!
Liutprando - Ildebrando - Gulprando - Sculdascio - Schiaffo - Scabini - Tomaio - Fuori il primo!
E’ una “conta” (formula di sorteggio) per giochi infantili che Valentino Ostermann (Gemona del
Friuli, 1841-1904), studioso delle tradizioni popolari friulane cita nel suo libro La vita in Friuli: «Per
gettare la sorte, è raro che i fanciulli si contino; ordinariamente usano certe cantilene… Ecco una di
tali cantilene da me raccolta in Carnia, e che pubblico qui a titolo di curiosità, perché direbbesi
tramandata dai Longobardi».
I nomi di persona (Libran, Ilbran, Gulpran) e delle cariche pubbliche (scultàs, scabin), a cui si
aggiungono scherzosamente contraffazioni foniche (pataf, scjapin), appartengono proprio
all’onomastica e all’ordinamento civile longobardo.
Notiamo così, per curiosità che Liutprando e il suo nipote e collega Ildebrando furono re
longobardi fra il 712 e il 744…
8

DIN DAN DON…
Devis: - Al è muart Pieri Stuart!
Emiliano: - Ma, cui lu dîs?
Dana: - A lu à dit la surîs… I saveis pûr che jei a sa simpri dut!
Gaia: - I sai ce ch’a covente!... E po, par dîle dute, a mi mel à dit il lacai… vaint come un mat: lôr doi
a erin amîs!
Michele: - Ael vût inmancul un biel funerâl?
Arianna: - Eh sì… Pense ch’a erin siores di ogni bande, fin di Vignesie, ch’a lu portavin denti e fûr
da gleisie!
Marco: - Ma ese vere ch’a lu à soterât il plui siôr dal paîs?
Lidia: - Sì a è vere… A lu à metût sot siôr Pieri peliçot!
Nima: - Biât Pieri Stuart!
Diego: - Al è muart cumò ch’al tacave a dreçâsi!
9

PAULI DANA
Un bimbo, Jacopo, disperato, si aggira lamentandosi…
Jacopo: - Joi joi joi joi… I miei anemaluts… I no ju cjati plui! Ce stupit ch’i sei stât!... Nossere i ai
lassât la puarte da stale vierte e lôr a son scjampâts… I eri lât a toli il cjaval par dâlu a mê agne ch’a
veve di lâ al bal…
Greta: - No sta dâmi la colpe a mi…i ti vevi dit di sierâ la puarte!
Arriva Serena, tenendo in mano una ranocchia.
Serena: - Pauli… Pauli… No esel il to crot chest chi?
Jacopo: - Vedin?!... Sì sì sì, al è propit lui… Ce content ch’i sei, là eriel?
Serena: - Là ch’al ere? Intal gno ort! Al à fat cra cra dute la not e jo i no ai durmît! No sta fâlu
scjampâ plui, se no la prossime volte i tiri il cuel!... Mandi Pauli…
Jacopo (sospirando): - Mandi… No sta preocupâti, i lu ten dongje di me… (Poi guardando la
ranocchia) Cuissà ce trant freit ch’i tu âs vût, usât a essi vistît di dì e di not!... Cuissà chei atis dulà
ch’a son!
Arrivano Stefano e Flavio, tenendo in braccio un gatto.
Flavio: - Sint mo Pauli… tenti il to gjat! A mi à sgarfât dut l’ort!
Stefano: E cuant ch’i cerivi di cjapâlu a si scuindeve ta tane das surîs! Tenlu dongje, se no la
prossime volte i tiri il cuel!...
Jacopo: - Ven tuiut, tu seis il gno gjatut… (Poi guardando Stefano) No sta preocupâti, i lu ten
dongje di me…
Flavio: - Al sarà miôr… Mandi Pauli…
Jacopo (sospirando): - Mandi e grazie!... Cuissà chei atis dulà ch’a son!
Arriva Eleonora, tenendo in braccio un cagnolino.
Eleonora: - Pauli, ve chi ch’al è il to cjan… Al baiave ator par Milan… Cuasi, cuasi al finive sot di une
machine!... Cumò tenlu dongje, al sarès un pecjât ch’ai sucedès alc di mâl a chest biel cjanut!
Jacopo: - Grazie, grazie! No sta preocupâti…
Maichol: - Jo, invesse, i vorès propit tirât il cuel a chest cunin!
Alessandro: - Al à mangjât dute las carotes dal nesti ort!
Maichol: - Tentel dongje, senò nu tu lu jous plui saltâ… I lu fâs in salmì!
10

Gaia: - No sarès une brute idee... Jo i podarès fâ la polente!
Jacopo: - Supò finile…Il gno cunin a nol finirà intune pagjele!
Si salutano…
Arriva Silvia, tenendo in braccio un porcellino.
Silvia: - A mi àn dit che chest purcit al è to… Cîr di no fâlu plui scjampâ! Al à mangjât dut il sclopit
dal gno prât… E cumò cun ce fasio il risot? Tenlu dongje, se no la prossime volte i tiri il cuel!...
Jacopo: - Ven purcitut… (E lo mette vicino agli altri animaletti, poi rivolto a Silvia) No sta
preocupâti, lu ten dongje di me… Mandi!
Silvia: - A ti conven tegnilu dongje, se no la prossime volte tu jôts nome luanies!
Jacopo: - Ce content ch’i sei! I miei anemaluts a son un’ate volte vissin di me a fâmi compagnie! Al
mancje nome il scriç!
Luca: - Eh, tu sâs pûr… Chel pote a si è inemorât di une çore, ma chê a fâs la preziose, nome parcè
ch’à i pics neris… Jo no ve ch’i no mi pierdarès daûr di jei cussì superbeose!
Jacopo: - Tu âs reson! No bisugne mai pierdi il cjâf daûr das femines!
Luca e Jacopo escono tenendosi sotto braccio…
NIÇUL NAÇUL Tre “signore pettegole” di paese sono sedute fuori casa…
Federica: - Mah!... No sai jo ve ce ch’al à di fâ Bepo cun so fi grant… Chel li nol à voe di fâ nue…
Camilla: - Eh sì, al è bon nome di lâ ator a balâ pas sagres!
Chiara: - A nol da mai une man a sô famee, cun dut il cefâ ch’a àn!
Federica: - Cjo, ve là ch’al è il piçul ch’al cîr so fradi grant!
Entra in scena Filippo che sta cercando suo fratello maggiore: a un certo punto, passa un
carrettiere…
Filippo (arrivando di corsa): - Ehilà, Toni… Fermiti!
Marco - Bondì, ce vûstu?
Filippo: - Âstu jodût il gno maiôr? No lu cjati di nissune bande!
Marco - Eh no… Al è di sabide sere ch’i no lu jout… I erin insieme a balâ la gjerovane a Cjaules sot il
Comun!
Filippo: - Mah!... Alore no sai là ch’al po jessi lât… S’i lu cjapi… Guai!
11

Davide: - No sta inrabiati di bant! Tu sâs pûr che a chel li ai plâs lâ ator… Al baile a filâ lin e lane e
dopo a je tove…
Arriva un altro bambino…
Matteo: - I sai ben jo là ch’al è to fradi grant!
Filippo: - Là ch’i tu l’âs jodût, contimi!
Matteo: - I lu ai jodût di là da l’aghe sentât suntun murut ch’al zuiave di claputs!
Filippo: - Cemût al zuiave di claputs?!? I vin di seâ cinc setôrs in mont e lui al va ator! Roubes diu
chel ati mont! S’a lu cjape nesti pari a lu cope!
Federica: - Eh… So pari al è masse bon! Guai s’al fos gno fi… (annusa l’aria…) Joi, ce puce di
brusât… Jodareis ch’al è il gno tocj ch’al bruse! Joi, joi, joi… (e scappa via)
Camilla (alzandosi): - Ai suceit simpri cussì… A si piert vie a peteçonâ e il so biât om al mangje
simpri roube brusade…
Chiara (alzandosi): - Anìn encje non cumò, a è ore di lâ a molzi!
Camilla: - Po sì, sì… Movìnsi, senò i no rivìn a portâ il lat ta latarie!...
12

Finito questo brano, Simone presenta una filastrocca popolare stile nonsense ripetitivo arrangiata in stile
“rap”.
AO DI DILE O DI CONTALE
Al era una volta un òm daûr il domo
C’era una volta un uomo dietro il Duomo
Cu la sclòpe su pa spàle
Con il fucile sulla spalla
Ao di dìle o di contàle?
Devo dirla o raccontarla?
Dìla!
Dilla!
No si dîs mai dila, simpri còntila!
Non si dice mai “dilla”, sempre “raccontala”
Al era una volta un òm … (e si torna a tacâ)
C’era una volta un uomo … (e si ricomincia)
“Cere bere” dimi vere
“Cere bere” dimmi la verità
Cui c’ha trata che puzata su pa puarta dal palâz?
Chi ha fatto quella “puzzetta” sulla porta del palazzo?
Putìn, putàz puze!
Gioco di parole onomatopeico intraducibile.
13

TRADUZIONE TESTI TEATRALI RECITA
I testi fanno riferimento a tradizioni locali, narrate nei brani cantati e suonati dagli alunni; infatti nel corso
dello spettacolo, ogni brano è stato introdotto dalla relativa “scenetta” qui sotto riportata. Per
comprendere completamente il senso del testo, bisogna fare riferimento alla storia locale (vedi relazione
sviluppo progetto) e abbinare la scenetta alla canzone o filastrocca corrispondente.
“DIN DAN DON”
Devis: - È morto “Pietro storto”!
Emiliano: - Ma, chi lo dice?
Dana: - Lo dice il sorcetto ... sapete pur che lui sa sempre tutto!
Gaia: - So quel che serve! ... E poi, per dire proprio tutto tutto, a me l’ha detto la lumaca ... piangendo come
una matta: loro due erano amici!
Michele: - Ha almeno avuto un bel funerale?
Arianna: - Eh sì ... pensate che c’erano signore che venivano da tanti posti, perfino da Venezia, che lo
portavano dentro e fuori dalla chiesa!
Marco: - Ma è vero che lo ha sotterrato il più ricco del paese?
Lydia: - Sì, è proprio vero ... l’ha “messo sotto” il signor Pietro Pellicciotto!
Nima: - Povero Pietro storto!
Diego: - È morto adesso ... che incominciava a raddrizzarsi!
14

“PAULI DANA”
Jacopo: - Ohi, ohi, ohi ... i miei animaletti .... non li trovo più! Che stupido sono stato! ... ieri sera ho lasciato
la porta della stalla aperta e loro sono tutti scappati ... ero andato a prendere il cavallo per darlo a mia zia
che doveva andare al ballo...
Greta: - Non dare la colpa a me ... ti avevo detto di chiudere la porta!
Arriva Serena tenendo in mano una ranocchia
Serena: - Paolo, Paolo ... non è la tua ranocchia questa?
Jacopo: - Vediamo?! ... sì sì sì, è proprio lei ... che contento che sono, dov’era?
Serena: - Dov’era?! Nel mio orto! Ha gracidato tutta la notte e io non ho dormito! Non farla più scappare,
se no la prossima volta le tiro il collo! ... Ciao Paolo.
Jacopo: - (sospirando) Ciao ciao ... Non preoccuparti! La terrò vicino a me! (poi guardando la ranocchia)
Chissà quanto freddo hai avuto, abituata ad essere vestita di giorno e di notte! ... Chissà gli altri dove sono!
Arrivano Stefano e Flavio tenendo in braccio un gatto
Flavio: - Senti un po’ Paolo ... tieni il tuo gatto! Mi ha riempito l’orto di buche!
Stefano: - E quando cercavo di prenderlo si nascondeva nella tana del sorcetto! Tienilo d’occhio, sennò la
prossima volta gli tiro il collo!
Jacopo: - Vieni vieni, gattino mio, sei proprio il mio micetto (poi guardando Stefano) Non preoccuparti, lo
terrò sempre vicino a me!
Flavio: - Sarà meglio ... ciao Paolo ...
Jacopo: - (sempre sospirando) ciao e grazie! ... chissà mai gli altri dove saranno!
Arriva Eleonora tenendo in braccio un cagnolino
Eleonora: - Ehi, Paolo! Ecco qua il tuo cane ... l’ho visto mentre abbaiava in giro per Milano ... per poco non
finiva sotto una macchina! Adesso tienilo sempre vicino a te, sarebbe proprio un peccato che succedesse
qualcosa di male a questo bel cagnolino!
Jacopo: - Grazie, grazie! Non preoccuparti ...
Maichol arriva arrabbiato con Alessando e Gaia portando un coniglio
Maichol: - Io, invece, avrei proprio tirato il collo a questo coniglio!
Alessandro: - Ha mangiato tutte le carote del nostro orto!
Maichol: - tienilo d’occhio, sennò non lo vedrai più saltare, lo faccio in salmì!
Gaia: - Non sarebbe una brutta idea ...io potrei fare una polenta!
Jacopo: - Smettetela! Il mio coniglio non deve finire in pentola!
15

Si salutano ... arriva Silvia tenendo in braccio un porcellino
Silvia: - Mi hanno detto che questo maialino è tuo ... cerca di non farlo più scappare! Ha mangiato tutto il
silene del mio prato ... e adesso con cosa lo faccio il risotto? Tienilo d’occhio, sennò la prossima volta gli tiro
il collo!
Jacopo: - Vieni, vieni, porcellino ... (lo mette vicino agli altri animaletti, poi rivolto a Silvia) Non
preoccuparti, lo terrò vicino a me ... ciao!
Silvia: - Ti conviene tenerlo d’occhio, altrimenti la prossima volta vedrai solo salsicce!
Jacopo: - Oh, come sono contento! I miei animaletti sono un’altra volta accanto a me a farmi compagnia!
Manca solo lo scricciolo!
Luca: - Eh, sai pur! Quello sciocco si è innamorato di una cornacchia, ma quella fa la preziosa, soltanto
perché ha le penne nere ... io certo non perderei il mio tempo a corteggiare una così superba!
Jacopo: - Eh, hai proprio ragione! Non bisogna mai perdere la testa dietro alle donne!
Luca e Jacopo escono di scena tenendosi sottobraccio.
16

“NIÇUL NAÇUL”
Tre “signore pettegole di paese” sono sedute fuori casa ...
Federica: - Mah! ... Non so proprio quel che deve fare Giuseppe col figlio maggiore ... quelli lì non ha voglia
di fare niente ...
Camilla: - Eh sì, è capace solo di andare in giro a ballare nelle sagre!
Chiara: - Non dà mai una mano alla sua famiglia, eh sì che hanno tanto lavoro!
Federica: - Ecco là “il piccolo” che cerca suo fratello maggiore!
Entra in scena Filippo che si guarda intorno; ad un certo punto passa un carrettiere.
Filippo: - Ehilà Antonio, fermati!
Marco: - Buongiorno, cosa vuoi?
Filippo: - Hai per caso visto mio fratello? Non lo trovo da nessuna parte!
Marco: - Eh no ... è da sabato sera che non lo vedo ... eravamo andati a ballare “la Gjerovane” nella sagra di
Verzegnis.
Filippo: - Mah, non so proprio dove può essere ... se lo trovo ... guai!
Davide: - Non arrabbiarti per nulla! Sai pur che a quello lì piace andare in giro ... fila in fretta lino e lana e
poi ... chi s’è visto s’è visto!
Matteo: - So io dove può essere tuo fratello!
Filippo: - Dove l’hai visto, dimmi!
Matteo: - L’ho visto al di là del fiume, seduto su un muretto, che giocava con dei sassolini.
Filippo: - Ma come giocava con dei sassolini!?! Dobbiamo falciare cinque grandi prati in montagna e lui? ...
va in giro! Cose dell’altro mondo! Se lo prende nostro padre lo ammazza!
Federica: - Eh ... suo padre è troppo buono ... guai se fosse mio figlio! (annusa l’aria) Che puzza di bruciato
... non sarà mica il mio sugo che brucia? Ohi Ohi Ohi! (e scappa via)
Camilla: - (alzandosi) Succede sempre così ... perde tempo a spettegolare e poi quel poveraccio di suo
marito mangia sempre cibo bruciato!
Chiara – Andiamo adesso! È ora di mungere!
Camilla: - Eh sì sì, muoviamoci, altrimenti non faremo in tempo a portare il latte in latteria.
(Escono di scena tenendosi sottobraccio e parlottando)
17

“NICIUL NACIUL”
TESTI BILINGUE DELLE CANZONI E FILASTROCCHE
“Niciul Naciul” cjaradôr “Niciul naciul” carrettiere
astu viodût il gno majôr? hai visto il mio primogenito?
No l'ai viodût né vue né îr Non l’ho visto né oggi né ieri
passe l'aghe attraversa il fiume
valu a cîr! vai a cercarlo!
L'ai viodût sun tun murùt L’ho visto su un muretto
ch'al zuave di clapùts che giocava con dei sassolini
Al filave lin e lane Filava lino e lana
al balave la Gjerovane ballava la danza di Dierico.
18

“DIN DAN DON”
Din dan don Din dan don
Din dan don Din dan don
Lis cjampanis di Vençòn Le campane di Venzone
Cui l'è muart? Pieri stuart Chi è morto? Pietro “lo storto”
Cui lu dÎs? La surÎs! Chi lo dice? Il sorcetto!
Cui lu vai? Il lacai! Chi lo piange? La lumaca!
Cui lu puarte in glesie? Chi lo porta in chiesa?
Las siores di Vignesie! Le signore di Venezia!
Cui lu puartial fûr? Chi lo porta fuori?
Las siores di Riusûl! Le signore di Ligosullo!
Cui lu metial sòt? Chi lo seppelisce?
Sior Pieri Peliciòt! Il signor Pietro “Pellicciotto”
19

“PAULI DANA”
Pauli Dana al veva un crot Pauli Dana aveva una ranocchia
ch'a lu vistiva di dì e di gnot la vestiva giorno e notte.
A lu vistiva di mieza lana: La vestiva con mezza lana:
al era il crot di Pauli Dana! era la ranocchia di Pauli Dana!
Pauli Dana al veva un gjat Pauli Dana aveva un gatto
ch'al coreva como un mat che correva come un matto.
Al coreva inta tana: Correva nella tana:
al era il gjat di Pauli Dana! era il gatto di Pauli Dana!
Pauli Dana al veva un purcìt Pauli Dana aveva un maialino
ch'al mangjava simpri sclopit che mangiava sempre silene.
Lu mangjave e al pacjava: Lo mangiava e lo assaporava:
al era il purcìt di Pauli Dana! era il maialino di Pauli Dana!
Pauli Dana al veve un cjaval Pauli Dana aveva un cavallo
ch'a lu portava simpri al bal Che lo portava sempre al ballo.
Al balava cun sô agna: Ballava con sua zia:
al era il cjaval di Pauli Dana! era il cavallo di Pauli Dana!
Pauli Dana al veva un cunìn Pauli Dana aveva un coniglio
tant tant tant ninìn Tanto tanto carino.
Al mangjava e al saltava: Mangiava e saltava:
al era il cunìn di Pauli Dana! era il coniglio di Pauli Dana!
Pauli Dana al veva un scriç Pauli Dana aveva uno scricciolo
ch'al faseva “scric scric scric” Che faceva “scric scric scric”.
A lu faseva prin da neveàda: Lo faceva prima che nevicasse:
al era il scriç di Pauli Dana! era lo scricciolo di Pauli Dana!.
20

CONSIDERAZIONI FINALI
Al termine del lavoro presentato le insegnanti desiderano porre l’accento su alcune
considerazioni:
1. l’attività ha coinvolto diversi rami del sapere, fondendo le differenti abilità e
conoscenze fino ad arrivare all’espressione di una reale competenza i cui obiettivi
fanno riferimento all’ambito linguistico (italiano e lingua minoritaria), a quello
storico (comprendendo che la storia locale viene spesso espressa e tramandata
attraverso conte, filastrocche ecc,), a quello artistico e musicale;
2. le abilità trasversali di memoria, concentrazione, collaborazione per uno scopo
comune, rispetto dell’altro sono state particolarmente stimolate dalle attività
espressive svolte. Attraverso questa modalità gli alunni potranno sperimentare e
trasferire in altri campi ed in altre situazioni le competenze acquisite;
3. i testi teatrali che compongono lo spettacolo sono “cresciuti” via via grazie alla
collaborazione ed ai suggerimenti degli alunni, che hanno avuto un ruolo attivo nella
stesura di gran parte dei brani. Anche attraverso questa modalità operativa sono
state stimolate tanto le abilità creative, quanto le competenze sociali in relazione
all’ascolto, alla capacità critica e al rispetto delle idee altrui.
Verzegnis, 26 giugno 2012 l’insegnante referente di progetto
Lorena Pellis
21