L'era dei Narcostati - Valori
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La nuova frontiera<br />
del riciclaggio<br />
di Douglas Farah<br />
L<br />
L’AUTORE<br />
Douglas Farah<br />
È presidente di Ibi Consultants<br />
e Senior Fellow presso<br />
l’International Assessment and<br />
Strategy Center. È consulente<br />
alla sicurezza nazionale e analista.<br />
Nel 2004 ha lavorato per nove<br />
mesi presso il Consortium for the<br />
Study of Intelligence, dove<br />
si è occupato del tema <strong>dei</strong> gruppi<br />
armati e della riforma <strong>dei</strong> servizi<br />
di intelligence. Nei due decenni<br />
precedenti è stato corrispondente<br />
all’estero e giornalista d’inchiesta<br />
per il Washington Post e altri<br />
giornali, occupandosi<br />
in particolare di Africa Occidentale<br />
e America Latina.<br />
* Questo editoriale è basato<br />
sul contenuto di un’intervista<br />
rilasciata a <strong>Valori</strong> nel mese<br />
di ottobre 2012.<br />
| editoriale |<br />
e regole internazionali per il contrasto al riciclaggio di denaro e al traffico di droga sono state<br />
progettate oltre vent’anni fa. Ma il mondo che si conosceva all’epoca era molto diverso<br />
da quello globalizzato in cui viviamo oggi. I flussi di libero scambio commerciale, i rapidi<br />
trasferimenti di denaro e i nuovi paradisi offshore hanno finito per plasmare un nuovo<br />
ambiente capace di rendere gli attuali strumenti di contrasto sorpassati e inutili. Vale per molte<br />
attività, dal riciclaggio al traffico di armi, un settore nel quale le regole erano state pensate per<br />
contrastare gli scambi tra gli Stati e oggi risultano completamente inadatte nel prevenire<br />
gli scambi illegali tra i mercanti privati che attualmente dominano il mercato. Tutto è cambiato.<br />
Dieci anni fa lo scambio commerciale tra Cina e America Latina era valutato in dieci miliardi<br />
di dollari. Oggi vale venti volte tanto. La maggior parte di queste transazioni rientra nello<br />
scambio legale. Ma l’aspetto più importante, sfortunatamente, è che, al crescere<br />
dell’ammontare degli scambi, aumenta anche la facilità con cui vi si possono nascondere<br />
i traffici e le transazioni illegali. In definitiva qualcuno può sempre guadagnare qualche<br />
milione di dollari qua o là, oppure spostare qualche container da un’altra parte senza che<br />
questo sembri attrarre molta attenzione. E probabilmente, come ha evidenziato il caso<br />
di Hsbc, l’interesse a sapere cosa accade non esiste nemmeno.<br />
Oggi le compagnie cinesi controllano molti <strong>dei</strong> principali porti del Messico, gli stessi in cui,<br />
da un lato, si può osservare una forte crescita del traffico di metanfetamine e, dall’altro, una<br />
miriade di processi finanziari fittizi, attività tipiche del riciclaggio, realizzati attraverso<br />
banche cinesi di piccole dimensioni che magari neanche esistono (nessuno ha voglia<br />
di controllare). Nei porti messicani si vedono container provenienti dalla Cina con un valore<br />
dichiarato di 2 o anche 4 milioni di dollari. Stanno fermi lì in attesa che qualcuno se li venga<br />
a prendere. In seguito, dopo un bel po’ di tempo, magari anche sei settimane, visto che<br />
nessuno li reclama, le autorità messicane intervengono, li aprono e scoprono che non<br />
contengono nessuna merce di valore. E allora, sei settimane dopo che qualcuno ha pagato<br />
2 o 4 milioni di dollari per “niente”, è perfettamente chiaro cosa sia realmente successo:<br />
2 o 4 milioni di dollari sono già entrati in circolo nel sistema finanziario illegale.<br />
In America Centrale, contrariamente alle aspettative, la debolezza dell’economia non<br />
ha condotto a un grande collasso finanziario. La ragione principale è probabilmente la forte<br />
crescita del narcotraffico e delle attività illegali. Un elemento decisivo, qualcosa di cui<br />
queste economie hanno bisogno. Basta guardare a Paesi come El Salvador, Panama<br />
o Ecuador – “economie dollarizzate” in cui non devi nemmeno cambiare valuta se vuoi fare<br />
business – e alle molteplici opportunità che questi offrono ai trafficanti di droga e ai<br />
riciclatori. Di fatto non c’è nessun controllo sui flussi di denaro e per i criminali i rischi sono<br />
molto bassi. Ci sono grandi investimenti, si importano auto di lusso, si costruiscono<br />
appartamenti nuovi di zecca: l’economia sembra crescere, ma il 90% della popolazione<br />
continua a non prenderne parte. La verità è che è tutto fasullo e ogni cosa non è che<br />
un sintomo delle attività di riciclaggio. Secondo il programma della Casa Bianca noto come<br />
Strategy to Combat Transnational Organized Crime, le attività di riciclaggio valgono<br />
da 1,3 a 3,3 trilioni di dollari. Il controvalore stimato dallo United Nations Office on Drugs<br />
and Crime è pari invece a 2,1 trilioni, una cifra equivalente all’incirca al Pil dell’Italia. <br />
| ANNO 12 N. 104 | NOVEMBRE 2012 | valori | 3 |