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OtToBrE 2004 - Bazar

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n.7 ottobre <strong>2004</strong><br />

mensile di intrattenimento intelligente


2 EDITORIALE bazar 10 <strong>2004</strong><br />

MAra Codalli<br />

Direttore arTistico<br />

Eugenia ROmanelli<br />

Direttore responsabile<br />

Vera RIsi<br />

viceDirettore<br />

cama@bazarweb.info


azar@bazarweb.info<br />

bazar 10 <strong>2004</strong> laboratori studenti la sapienza 3<br />

RISCHIO MORTALE,<br />

NE VALE LA PENA?<br />

Ogni gioco ha le sue regole? Non tutti. Certi giochi superano ogni limite.<br />

Sport talmente spericolati ed eccitanti da creare dipendenza. Sfide<br />

all’estremo che a volte mettono a rischio anche la vita di chi non gioca.<br />

Giochi divertenti da morire? Si, perchè a volte si muore davvero.<br />

Bungee Jumping: volare si può<br />

Il bungee jumping consiste nell’ effettuare un salto nel vuoto da ponti, gru, elicotteri o mongolfiere legati a un elastico. La forma più estrema<br />

di questo sport è il BASE JUMPING. Ci si getta da edifici, antenne, ponti e dirupi, ma senza l’elastico a fermare il volo. In questo caso il<br />

jumper apre il paracadute solo all’ultimo momento quando il margine per non sfracellarsi è di appena due o tre secondi. Una tremenda<br />

scarica di adrenalina, un gesto di piena follia, che somma al rischio di lasciarci la pelle quello di finire in galera. La sfida dentro la sfida è,<br />

infatti, quella di lanciarsi da luoghi speciali, simbolici, pericolosissimi o vietati, come la Statua della libertà o la Torre Eiffel.<br />

Eppure basta poco, una raffica di vento, un errore nel tempo di apertura del paracadute e l’avventura si conclude in tragedia. I “jumpers”<br />

hanno tra i venti ei trent’anni d’ età. In maggioranza maschi, non mancano ultracinquantenni e giovanissimi. Per i campioni del brivido non<br />

conta solo l’espressione liberatoria dell’energia fisica, ma piuttosto la sua gestione e il suo allenamento. Succede che quelli che lo provano<br />

contraggono una specie di dipendenza. E’ il riflesso psicologico e probabilmente anche organico di un’esperienza limite, di una mistica del<br />

pericolo e del rifiuto della normalità che crea troppi miti e nuovi seguaci.


4 studenti la sapienza laboratori bazar 10 <strong>2004</strong><br />

Pazzi o temerari, esibizionisti o spiriti<br />

liberi, drogati di adrenalina o atleti<br />

preparati e consapevoli?<br />

A raccontarcelo sono loro.<br />

Alessandro quanti anni hai?<br />

34.<br />

Perché pratichi il base jumping?<br />

Mi dà sensazioni ed emozioni uniche, forti. Sento l’ adrenalina<br />

nel mio corpo. E la cosa che mi scalda di più è quella di<br />

sentire il vento nelle orecchie. E’ come possedere un oggetto,<br />

sentire il proprio corpo.<br />

Da dove effettui i tuoi lanci?<br />

Dai ponti, dalle pareti, dalle antenne. Base, poi è una parola<br />

formata da queste quattro lettere, che racchiudono anche i<br />

viadotti.<br />

Esistono posti ufficiali, dov’è legale?<br />

Posti precisi non è che ce ne siano… Però è diffuso<br />

soprattutto nel Brento, in Trentino.... (Esiste un codice di<br />

autoregolamentazione per la pratica in sicurezza del BASE<br />

JUMPING sul territorio della provincia di Trento ai sensi dell’<br />

articolo 1 della L.P. 12 Agosto 1996, n.5. N.d.r.). Certo lanciarsi<br />

da un palazzo entra maggiormente nell’ ambito dell’illegalità.<br />

Da una parete rocciosa la situazione è a rischio solo per te<br />

stesso...Quindi....è differente.<br />

Esiste un’associazione?<br />

Non esiste alcuna associazione. Si va alla ricerca di persone<br />

che come te amano praticare il Base, ma non ci sono<br />

associazioni... Anche se in Malesia c’è un appuntamento<br />

annuale durante il quale è consentito praticare il Base.<br />

In quella circostanza sembra un po’ di stare a una<br />

manifestazione sportiva con molte esibizioni.<br />

La tua prima volta è stata…<br />

Da un ponte. Poi ho cominciato anche a lanciarmi dai palazzi,<br />

fino ad arrivare alle mongolfiere.<br />

Che preparazione fisica occorre?<br />

Non serve una preparazione fisica specifica. E’ un po’ come<br />

il paracadute. Devi solamente imparare le tecniche del lancio,<br />

insomma interessarti specificatamente della tecnica del Base.”<br />

E se succede un incidente?<br />

E’ molto pericoloso, è vero, ma fa parte del gioco, e di solito<br />

chi si lancia sa esattamente a cosa va incontro. Lo so anche<br />

io, ma è un’emozione davvero straordinaria, irripetibile. Mi dà<br />

una forza interiore.<br />

Ma lo fai anche per soldi?<br />

C ‘è chi mette in evidenza il marchio dello sponsor, e quindi<br />

sotto si cela un interesse prettamente commerciale...”<br />

Intervista di Emanuele Rossi (hanno collaborato Mariangela<br />

Pagano, Caterina Rao e Ilaria Pinta)<br />

Parkour: da<br />

grande voglio<br />

fare l’uomo<br />

ragno…<br />

Di Daniela Terzino<br />

Il parkour è uno sport dedicato agli amanti delle<br />

arti marziali, delle filosofie orientali e delle attività<br />

estreme. Il termine che lo contraddistingue è un<br />

neologismo che vuol dire percorso, e i traceur,<br />

che tradotto dal francese significa “quello che fa<br />

un tracciato”, sono i suoi sacerdoti.<br />

Nasce nelle periferie parigine circa sedici anni fa e il suo<br />

fondatore riconosciuto è David Belle.<br />

E’ l’arte dello spostamento in ambiente urbano e non può<br />

essere classificato esclusivamente come disciplina fisica. I<br />

percorsi di gara, forniti direttamente dall’urbanistica cittadina,<br />

impegnano i praticanti in arrampicate su muri e mirabolanti<br />

salti da tetti, grondaie, parapetti e ponti. Avvalendosi<br />

unicamente delle proprie mani e dell’ausilio del proprio<br />

coraggio (protezioni o altri generi di aiuti sono banditi),<br />

i “traceur” sfidano l’autocontrollo e la paura di superare<br />

impedimenti architettonici per conquistare la padronanza del<br />

corpo.<br />

Il Parkour ha conosciuto grande diffusione tra i giovani<br />

e, grazie all’ausilio della rete, (www.urbanfreeflow.com e<br />

Di Rodolfo Volpini<br />

Di Mariantonietta Tosi – Anna Recchia<br />

bazar@bazarweb.info<br />

E chi è stufo del grigiore metropolitano<br />

ma non vuole rinunciare al brivido del<br />

pericolo, sceglie paradisi naturali per<br />

tuffi mortali…<br />

Ne parliamo con Alessandro Tramontano, spericolato tuffatore.<br />

Quando hai iniziato a praticare questo tipo di tuffi?<br />

Ho iniziato da piccolissimo; avevo 4 anni e quando andavamo al mare ero affascinato<br />

dai tuffi che facevano quelli più grandi di me. Un giorno uno di loro mi ha spinto e<br />

anche se non fu una mia scelta, lanciarmi mi piacque tantissimo. Eravamo al lido “la<br />

Marinella” a Sant’Agnello.<br />

Poi, a fare sul serio ho iniziato a 13-14 anni.<br />

In cosa consistono questi tuffi, come si svolgono?<br />

Ci sono diversi tipi di tuffi: quelli che si svolgono da altezze che possono variare dai 4<br />

ai 15 metri in mare profondo oppure quelli che si fanno da 5-6 metri in acque basse,<br />

non più di sessanta centimetri. Ci sono anche diverse modalità di tuffo: in acque<br />

profonde il mio gruppo si tuffa a stile o a palla di cannone, cioè lanciandoci di testa<br />

e chiudendoci come una palla di cannone durante il tuffo, impattando le acque con<br />

il dorso, in modo da sollevare una grossa quantità d’acqua….ovviamente vince chi<br />

schizza più in alto!<br />

La cosa particolare è che nessuno di noi ha una preparazione adeguata alle spalle e<br />

in quello che facciamo ci affidiamo solo alla nostra esperienza. Un’altra caratteristica<br />

di questi tuffi è che, per raggiungere la cima degli scogli dai quali tuffarsi, bisogna<br />

arrampicarsi a mani nude su pareti scoscese e lisce e questo rende la cosa ancora<br />

più eccitante.<br />

Quali sono i luoghi più frequentati da chi pratica questo tipo di tuffi e quali sono i<br />

posti che frequenti tu abitualmente?<br />

I posti sono sempre gli stessi: la spiaggia di Puolo; lo” Scoglio del Principe”;<br />

la Marinella ; la”Campanella” sempre vicino Sorrento. Tutti posti che frequento<br />

indistintamente ad eccezione dello “Scoglio del Principe”.<br />

Ci sono delle ragazze che fanno questi tuffi?<br />

Certo, qualche anno fa ricordo una ragazza nel nostro gruppo, si chiama Marika, era<br />

veramente molto brava.<br />

Lo fate in luoghi nascosti?<br />

No, le persone, i bagnanti assistono spesso a quello che facciamo, anzi il più delle<br />

volte ci guardano ammirati!<br />

Ti sei mai fatto male durante questi tuffi o qualcuno dei tuoi amici ha mai<br />

rischiato la vita?<br />

Rischi sicuramente ce ne sono, soprattutto quando ci si tuffa in acque basse dove,<br />

cadendo di testa, c’è un forte rischio di rompersi il collo o i denti e la colonna<br />

vertebrale…Da grosse altezze, se si cade male in acqua, c’è il rischio di procurarsi<br />

ematomi ed escoriazioni: l’acqua diventa cemento!<br />

Io, personalmente, ho rischiato solo una volta cadendo male in acque basse 40 cm….<br />

me la cavai, fortunatamente, con qualche escoriazione! Tra i miei amici nessuno<br />

ha mai riportato danni seri ma diverse persone hanno perso la vita soprattutto dallo<br />

“Scoglio del Principe” …. molte cose purtroppo non vengono dette.<br />

Nonostante tutto, tu continui a farlo…<br />

Sì. L’ultima volta è stata quest’estate, ma ero da solo, non con gli amici. Ultimamente<br />

tendo a fare questi tuffi in maniera solitaria non più in gruppo… tanto a me non<br />

succederà mai niente di grave, perché comunque sono più bravo degli altri!<br />

Cosa provi quando ti butti da quelle altezze?<br />

Provare per credere. E’ una sensazione di totale libertà! Non ci sono paracaduti, non<br />

c’è elastico, non c’è nulla. Solo tu e il tuo bisogno irrefrenabile di andare sempre più<br />

su, di fare sempre meglio, di superare nuovi limiti. E’ come una droga. Ma la cosa più<br />

bella è la paura. La paura che si prova prima di saltare giù, è quella che ti fa sentire<br />

vivo. Poi, una volta giù capisci che, ancora una volta, ce l’hai fatta! E ti senti forte!<br />

Perché sicuramente dietro tutto ciò è vero che c’è dell’esibizionismo, la voglia di fare<br />

colpo, di piacere agli altri, di dimostrare (magari dopo una competizione di essere<br />

migliore degli altri) ma per me c’è qualcosa di più: ho acquistato maggiore sicurezza<br />

in me stesso.<br />

A pochi metri dall’asfalto, due<br />

paracadutisti a confronto<br />

Luca, 32 anni, svolge regolarmente attività aviolancistica presso l’Aeroporto di Guidonia.<br />

Rodolfo, 37 anni, è controllore del traffico aereo Enav spa.<br />

Rodolfo: secondo te perché spesso, nonostante alcuni principi di sicurezza che regolano<br />

l’attività di lancio come la quota minima per l’apertura, si va oltre il limite di sicurezza?<br />

Luca: chi si lancia oltre misura lo fa per provare emozioni forti ma con il tempo prevale<br />

l’assuefazione, e lo stato d’eccitazione si attenua. Quell’incredibile senso di piacere che<br />

ti rimane dopo una scarica di endorfine, purtroppo, dopo i primi lanci, si attenua, ci si fa<br />

l’abitudine e così qualcuno cerca sensazioni forti e rischia più del dovuto.<br />

Rodolfo: cosa intendi per rischiare più del dovuto?<br />

Luca: ritardare l’apertura del paracadute fino all’ultimo e talvolta anche oltre…. come<br />

purtroppo è accaduto. Considera che con i vecchi paracadute l’altezza limite era di circa<br />

350 metri ma ora con i nuovi puoi arrivare sino a 150. Anche una frazione di secondo può<br />

costarti la vita o, se va bene, l’invalidità permanente.


azar@bazarweb.info<br />

Roulette russa: occorrenti:<br />

una rivoltella, una vita<br />

Regole del gioco: : due giocatori a turno premono il grilletto<br />

di una rivoltella puntata alla loro testa, dopo aver fatto ruotare<br />

casualmente il tamburo con un solo proiettile inserito, in una<br />

delle sei posizioni possibili. Il gioco continua fino a che uno<br />

dei due giocatori muore.<br />

Per saperne di più…<br />

Un tempo la roulette russa era impiegata come forma di<br />

duello tra ufficiali e aristocratici della Russia zarista.<br />

Negli U.S.A i tre casi eclatanti degli ultimi anni: a New York<br />

una ventitreenne, in attesa del secondo figlio, viene uccisa<br />

dal compagno perché si rifiuta di partecipare a questo<br />

gioco da lei definito sciocco e pericoloso; a Minneapolis un<br />

ventottenne, dopo aver suggerito una partita alla roulette<br />

russa, viene accusato di omicidio di terzo grado per la morte<br />

del cugino; a Jacksonville, Florida il pastore Melvyn Nurse<br />

per rendere il sermone particolarmente interessante illustra<br />

i sette peccati capitali facendo la roulette russa con una 357<br />

magnum caricata a salve ma il secondo peccato gli è fatale, il<br />

rivestimento del proiettile si conficca nel cervello uccidendolo.<br />

Il rischio, per alcuni aspetti eccitante, attraente e affascinante,<br />

viene inoltre riscoperto come richiamo mediatico e come<br />

fonte di successo. E’ il caso del cantante Johnny Ace che<br />

attraverso il gioco della roulette russa svela tutto il potenziale<br />

della morte come mossa di carriera, perdendo la vita a 25<br />

anni alla vigilia di Natale del 1954. Non da meno è il caso del<br />

mago Derren Brown che nel suo reality show rischia il suicidio<br />

davanti al pubblico. Gli ingredienti della roulette russa c’erano<br />

tutti: una pistola a sei colpi puntata alla tempia, un solo<br />

proiettile in canna, il grilletto premuto e tanta suspense per la<br />

sorte del mago che in base a suoi calcoli da sensitivo riesce a<br />

individuare il colpo fatale.<br />

Roulette russa all’italiana<br />

di Giampiero Ranucci<br />

La roulette russa, gioco che sembra completamente estraneo<br />

all’ambiente italiano, in realtà ha le sue vittime anche nel<br />

nostro Paese. Una tragedia ha coinvolto un ventenne romano,<br />

Michele, e nessuno lo ha mai saputo. Perché? Un amico di<br />

Michele, con un po’ di paura e ricordi confusi, prova a dire<br />

qualcosa...<br />

Quanti anni hai?<br />

R. 22<br />

Dove abiti?<br />

R. Roma - Boccea<br />

Chi era il protagonista?<br />

R. MICHELE. 20 anni, abitava a Roma e studiava. Era un<br />

ragazzo simpatico, estroverso..<br />

Dove si è svolto il gioco pericoloso?<br />

R. é successo a Roma. Erano in tre.<br />

Quando?<br />

R. 3 anni fa<br />

E’ stato un episodio isolato?<br />

R. Si, e le famiglie hanno fatto in modo che la cosa non<br />

avesse risonanza.<br />

Perchè scegliere di fare la ROULETTE RUSSA?<br />

R. E chi può dirlo, forse perchè erano 3 ragazzi abbandonati<br />

a se stessi che in quel momento non erano completamente<br />

lucidi<br />

In che senso “abbandonati a se stessi”?<br />

R. non erano molto seguiti dalle famiglie<br />

Come hanno pensato di riunirsi?<br />

R. Stimolati dal rischio e dal brivido, dalla voglia di fare<br />

qualcosa di diverso ed emergere nel gruppo.<br />

Sai come hanno fatto a procurarsi una pistola?<br />

R .Chiedi troppo, non lo so<br />

Perchè l’accaduto è stato occultato?<br />

R. Da parte delle famiglie non rendere pubbliche queste<br />

notizie è anche un modo per far si che il dolore non riemerga<br />

quotidianamente, inoltre è difficile ammettere che queste cose<br />

accadano a chi ci sia vicino.<br />

I numeri di chi non ce la fa<br />

Di Alessandro Lamaro e Irene Buscemi<br />

l’indice di mortalità presenta il valore massimo nella guida contromano, con<br />

6,7 morti ogni 100 incidenti, per scendere a 5,3 e 5,0 morti ogni 100 incidenti<br />

rispettivamente per eccesso di velocità e per attraversamento irregolare della<br />

strada da parte di pedoni.<br />

Incidenti a causa di una andatura contromano<br />

Numero: 6.329<br />

Percentuale: 2,9<br />

Morti: 421 (numero di morti per 100 incidenti)<br />

Feriti: 10.491<br />

Indice di mortalità: 6,7<br />

Statistiche dell’Anno2000<br />

Conducenti responsabili di incidenti stradali secondo il sesso<br />

Totale incidenti nel 2000: 234.558<br />

Percentuale maschile: 77,8<br />

Percentuale femminile: 22,2<br />

bazar 10 <strong>2004</strong> laboratori studenti la sapienza 5<br />

Surfer suicide<br />

Di Federica Taraborelli – Barbara Donati – Fabiana Iacoucci<br />

Pochi sanno che esiste una versione moderna della roulette russa, rivisitata e contestualizzata<br />

nell’ambito metropolitano: si chiama Skilarking (letteralmente “passatempo volante”) ed è<br />

una specie di sport estremo non riconosciuto, dove i praticanti vengono soprannominati<br />

“surfers suicide”, serfisti destinati al suicidio. Qui infatti non è l’onda ad essere cavalcata ma<br />

i treni metropolitani. Nessuna delle vittime proviene dai bassifondi: l’identikit del surfer rivela<br />

personalità estroverse, buoni voti a scuola ma tendenza alla ribellione; l’età dei praticanti<br />

sarebbe compresa tra i 14 e i 23 anni, alcuni provengono dagli ambienti dei graffitari e tra loro<br />

esiste un patto di silenzio.<br />

Non ci resta che ridere!<br />

In piena guerra fredda la delegazione del Congo, stato filo-comunista, si reca in Unione<br />

Sovietica in visita diplomatica. I delegati Africani vengono portati in giro per Mosca finché<br />

arrivano in un locale notturno dove alcune persone si stanno puntando una pistola alla<br />

tempia. Allora chiedono: “Gosa essere guello?”. “Questo è il nostro sport nazionale: la<br />

roulette russa! Si prende una pistola, si carica, tutti i colpi sono a salve meno uno”. I delegati<br />

rimangono affascinati dalla crudeltà del gioco e, terminata la visita, ritornano in Congo.<br />

Tempo dopo è la delegazione russa che si reca in Congo. Vengono anche loro portati in giro<br />

a vedere le bellezze locali e alla fine sono portati in una capanna. Il capo africano dice: “In<br />

guesta capanna noi tenere nostro sbort nazionale: la roulette del Congo!”. I delegati russi<br />

entrano dentro e strabuzzano gli occhi: la capanna è piena di donne nude bellissime. “Bello,<br />

ma come si gioca?”. “Dudde gueste donne fare bombini, ma solo una essere cannibale!!”.<br />

Contromano è meglio<br />

C’è un gioco in cui ciascuno deve superare se stesso e gli altri: chi beve più alcool, chi<br />

mangia più salsicce, chi tira più coca, chi corre in auto in maniera sfrenata, sono tutte<br />

situazioni in cui ci si porta oltre i limiti della razionalità. E naturalmente vince chi supera tutti gli<br />

altri nell’eccesso.<br />

un gioco con il quale spesso si mette in pericolo non solo la propria vita ma anche quella<br />

degli altri.<br />

Deve esserci un vincitore, altrimenti il gioco non ha senso.<br />

Nicolò Figus Diaz ha 24 anni e vive a Roma. Lavora presso un concessionario di automobili<br />

e ama definirsi un machinaro. Frequenta quartieri e locali della Roma “bene”. E’ iscritto alla<br />

facoltà di economia.<br />

Figus. Perché contromano?<br />

Probabilmente perchè per me tutto il mondo è pista, e in pista non esiste il contromano... è<br />

questione di traiettoria dell’automobile. Mi capita spesso, quindi, di andare contromano o<br />

anche in retromarcia...<br />

Ci racconti qualche episodio?<br />

La volta in cui mi sono divertito di più è stata ad Ecumenitza, il porto greco più caotico che<br />

abbia mai visto. Eravamo io, Charles e Sara, 16 ore insonni e un gran nervoso perchè non<br />

riuscivo a imboccare l’autostrada. Ho chiesto a Charles di guardare fuori dal tettuccio dove<br />

fosse l’imbocco. Lui mi indica una direzione. Ho seguito le sue indicazioni e ho imboccato la<br />

rampa contromano (bellissima...tutta tonda, tipo NY!!!). Dopo circa 300mt. ho fatto un testa<br />

coda mettendomi così nel senso giusto … e ho trascorso delle bellissime vacanze!<br />

E tutto ciò a quale velocità?<br />

Sui 160Km/h. Di solito...a tavoletta. Dipende dalla macchina.<br />

Quanto conta la passione per le auto...<br />

La passione è per i motori in generale. Ho fatto anche delle bellissime gare contromano in<br />

motorino... in generale direi che riguardo al contromano ci sono 3 motivi di fondo.<br />

Quali?<br />

n°1 perchè ho fretta. Non posso farmi un’ora di traffico quando basta imboccare un senso<br />

vietato e arrivo dove devo. N°2 La mia macchina ha 5 marce + la retro: ho il dovere di usarle<br />

tutte... e poi quando vai a 80km/h in retro è bellissimo. Appena tocchi il volante la macchina<br />

schizza! N°3 la velocità di incontro/scontro è raddoppiata e la manovra acquista più pathos.<br />

E non pensi che potresti farti male?<br />

No. Penso che chi ho di fronte si dovrebbe spostare perchè io non mi sposto.<br />

Perché?<br />

perchè io ho più fretta di lui.<br />

I componenti necessari per un “buon contromano”?<br />

Le curve, la macchina, qualcuno in auto che abbia paura di quello che sto per fare e a volte<br />

la musica.<br />

Quale tipo di musica?<br />

La registrazione della Mitzubishi Lanter Revolution 7 che sgasa a vuoto ai box durante un<br />

rally oppure qualche pezzo house...penso che tutto sta a quanto la battuta coordina il cambio<br />

marcia. Infatti l’house a 120bpm/min. è perfetta!<br />

E le droghe? Ne fai uso?<br />

Prendo tanti caffè al giorno e comincio a bere dalla mattina… mi basta.<br />

Hai una tua filosofia di vita?<br />

Vale quello che ho risposto a Sara quella volta in Grecia e che vorrei fosse scritto anche sulla<br />

mia tomba: me ne frega cazzo!<br />

Shock da immersione. Quando la sfida a<br />

superarsi sfocia in … stupidità<br />

Di Laura Piazza<br />

Per “rinfrescarsi le idee” qualcuno ha inventato un gioco nuovo: l’immersione da<br />

shock. Come giocare? Il gioco si svolge immergendo la testa nelle acque gelide di<br />

una di quelle vecchie fontane usate un tempo per abbeverare gli animali. Dopo essersi<br />

incappucciati a turno si cerca di rimanere più tempo sott’acqua. La difficoltà sta nel<br />

potersi tirare indietro essendo trattenuti con forza dal braccio di un amico o da un<br />

cappio legato ad un masso. Diventa leader chi supera gli altri, che viene premiato. Chi<br />

arriva per ultimo viene punito e è immerso interamente nella fontana, per più di un’ora.<br />

Quando giocare? Solo d’inverno, prerogativa essenziale perché l’acqua deve essere<br />

gelida. Viene praticato sempre dallo stesso gruppetto, perché invadere il loro campo è<br />

come rubare quelle emozioni che sono soltanto loro. Perché giocare? Lo sfuggire alle<br />

responsabilità della vita è la loro motivazione. La cosa eccitante è uscire fuori dai canoni<br />

e la voglia di sfidare il destino li porta a ripetere il gioco.


6 studenti la sapienza laboratori bazar 10 <strong>2004</strong><br />

Cosa dice la scienza. Gli ultimi sviluppi della ricerca<br />

scientifica sul tema dell’eccitazione.<br />

Di Enza Tempone<br />

La dott.ssa Annalisa Pascucci, psichiatra ser.t. Appia Antica Roma “C”, distretto XI, spiega che l’adrenalina è<br />

un ormone creato dai surreni e indispensabile nel nostro organismo perché è l’ormone dell’attività sotto i suoi<br />

più svariati aspetti, attività costruttiva o distruttiva, dell’adattamento dell’individuo all’ambiente esterno e viene<br />

solo stimolata per far fronte a queste situazioni ma non ne è la causa. Non è l’adrenalina che spinge all’azione<br />

ma il fattore psicologico, la situazione mentale. Sempre all’interno dei soggetti si può trovare una motivazione<br />

dell’esaltazione fisica dovuta a una alterazione primissima nella struttura formativa del bimbo in relazione con la<br />

madre al momento del concepimento. Non è nulla di genetico!E’ solo uno “STOP” della formazione del bimbo.<br />

Il prof. Renato Cavallaro, docente di Sociologia presso la facoltà di Scienze della Comunicazione all’Università La<br />

Sapienza di Roma spiega: “il gioco è sempre una battaglia addomesticata in cui lo scontro con l’altro è necessario<br />

per guadagnarsi il riconoscimento e l’affermazione di se stessi.<br />

L’individuo per sua natura tende a considerare la forza e il coraggio come elementi di potenza che utilizza<br />

per affermare se stesso all’interno di un gruppo. Il ruolo del gruppo è determinante, il soggetto ne cerca il<br />

riconoscimento, si misura e si scontra con l’altro per determinare la propria posizione; questo atteggiamento trova<br />

un riscontro nella legge del più forte, dove all’interno del branco il capo dimostra di essere tale e si colloca al<br />

vertice di una gerarchia.<br />

La ricerca ostinata del pericolo è anche la conseguenza di una socializzazione mal riuscita, che può provocare<br />

un disagio mentale nell’individuo. In tali circostanze la famiglia invece di offrire un supporto, spesso pratica<br />

una socializzazione mal controllata: si trova a far fronte a nuovi strumenti, a lei sconosciuti con i quali, invece, i<br />

ragazzi hanno una certa padronanza. Un fattore che aggrava la situazione è che in età giovane si attribuisce poca<br />

importanza al valore della vita e del tempo. Sembra di avvertire un senso di invincibilità ma nella maggior parte<br />

dei casi dietro queste azioni si nascondono forti disagi, e soprattutto per praticare azioni pericolose bisogna aver<br />

assunto eccitanti o droghe per abbassare il livello di coscienza”.<br />

“La società oggi sviluppa comportamenti standardizzati e siamo avvolti da un pacchetto di regole da cui non<br />

possiamo liberarci. I valori trasmessi dalla produzione di comunicazione sono assimilati e rappresentati a livello<br />

mentale da tutti, per cui film e romanzi rispecchiano l’immagine dell’eroe e per coloro che mettono a rischio la<br />

propria vita sembra quasi di vivere uno spicchio di eroismo”. Il prof. Bruno Mazzara, docente di psicologia presso<br />

la facoltà di Scienze della Comunicazione all’Università La Sapienza di Roma, spiega così la stretta connessione<br />

di questi fenomeni con la società della comunicazione e i nuovi valori diffusi dal progresso del nostro tempo.<br />

VOGLIO UNA VITA MALEDUCATA<br />

DI QUELLE VITE FATTE FATTE COSI’<br />

VOGLIO UNA VITA CHE SE NE FREGA<br />

CHE SE NE FREGA DI TUTTO SI’<br />

VOGLIO UNA VITA CHE NON E’ MAI TARDI<br />

DI QUELLE CHE NON DORMO MAI<br />

VOGLIO UNA VITA DI QUELLE CHE NON SI SA MAI<br />

E POI CI TROVEREMO COME LE STAR<br />

A BERE DEL WHISKY AL ROXY BAR<br />

O FORSE NON C’INCONTREREMO MAI<br />

OGNUNO A RINCORRERE I SUOI GUAI<br />

OGNUNO COL SUO VIAGGIO<br />

OGNUNO DIVERSO<br />

E OGNUNO IN FONDO PERSO<br />

DENTRO I CAZZI SUOI<br />

VOGLIO UNA VITA SPERICOLATA<br />

VOGLIO UNA VITA COME QUELLE DEI FILM<br />

VOGLIO UNA VITA ESAGERATA<br />

VOGLIO UNA VITA COME STEVE MCQUEEN<br />

VOGLIO UNA VITA CHE NON E’ MAI TARDI<br />

DI QUELLE CHE NON DORMI MAI<br />

VOGLIO UNA VITA, LA VOGLIO PIENA DI GUAI<br />

E POI CI TROVEREMO COME LE STAR<br />

A BERE DEL WHISKY AL ROXY BAR<br />

OPPURE NON C’INCONTREREMO MAI<br />

OGNUNO A RINCORRERE I SUOI GUAI<br />

OGNUNO COL SUO VIAGGIO<br />

OGNUNO DIVERSO<br />

E OGNUNO IN FONDO PERSO<br />

DENTRO I CAZZI SUOI<br />

VOGLIO UNA VITA MALEDUCATA<br />

DI QUELLE VITE FATTE FATTE COSI’<br />

VOGLIO UNA VITA CHE SE NE FREGA<br />

CHE SE NE FREGA DI TUTTO SI’<br />

VOGLIO UNA VITA CHE NON E’ MAI TARDI<br />

DI QUELLE CHE NON DORMI MAI<br />

VOGLIO UNA VITA<br />

VEDRAI CHE VITA VEDRAI<br />

E POI CI TROVEREMO COME LE STAR<br />

A BERE DEL WHISKY AL ROXY BAR<br />

OPPURE NON C’INCONTREREMO MAI<br />

OGNUNO A RINCORRERE I SUOI GUAI<br />

OGNUNO COL SUO VIAGGIO<br />

OGNUNO DIVERSO<br />

E OGNUNO IN FONDO PERSO<br />

DENTRO I CAZZI SUOI<br />

SITOGRAFIA:<br />

www.mancolicani.com/mancodalmondo/<br />

1999-roulette.html<br />

www.ilcorriere.it<br />

www.news200.libero.it/webmagazine/<br />

wmz38.html<br />

www.drivemagazine.net/ace.html<br />

www.repubblica.it/cinema_recensioni/intacto/<br />

intacto/intacto.html<br />

www.web.genie.it/utenti/m/m.mal<br />

www.dizionariodelgioco.org<br />

www.arcobaleno.net/sport/<br />

bungeejumping.htm<br />

www.geocities.com/yosemite/rapids/1583/<br />

bungee.htm<br />

www.clarence.com/contents/sport/speciali/<br />

001025jumping<br />

www.larepubblica.it/ondine/cronaca/jumping/<br />

mistero/mistero.html<br />

www.comunicatori.net/giromondoindex.htm<br />

www.baseitalia.com/<br />

autoregolamentazione.htm<br />

www.waytrend.net/root/parole_libro_1166.html<br />

di Valeria Bartolini<br />

con la collaborazione di:<br />

GRUPPO FONTI:<br />

Silvia Imperoli<br />

Massimo Maioli<br />

Cristina Iorio<br />

Concetta Zaccaglino<br />

Riccardo Parrinello<br />

Federica Festino<br />

Francesca Settembrino<br />

GRUPPO RICERCA:<br />

Scarpaleggia Daniele<br />

Alessandro D’Andrea<br />

Raffaella Ferro<br />

Emanuele Siciliano<br />

Donatella Fiorentino<br />

Lorenzo Tempestini<br />

Adele Ferrarelli<br />

M.Grazia Forcellino<br />

Manuela Intrieri<br />

Ilaria Desantis<br />

Federica Giuntella<br />

Annalisa Nati<br />

Claudia Patti<br />

Bianca Pomo<br />

Viviana Milone<br />

Viviana Pulignano<br />

Francesca Perna<br />

Roberto Martufi<br />

GRUPPO INTERVISTE:<br />

Rossella Savarese<br />

Sara Spigarelli<br />

Valentina Perrucci<br />

Carolina Visca<br />

Giuliana Palmeri<br />

Federica Pitrone<br />

Lina Gambuti<br />

Ambra Vestri<br />

bazar@bazarweb.info<br />

Film belli …<br />

da morire<br />

Sballo, eccitazione e adrenalina! Un cocktail perfetto<br />

non solo per giochi belli da morire, ma anche per<br />

l’intrattenimento personale su una comoda poltrona!<br />

Il Cacciatore (di Michael Cimino, 1978): c’è la più<br />

appassionante roulette russa che sia mai stata simulata<br />

in un film. I protagonisti vengono catturati dai Vietcong<br />

e sono costretti a giocare alla roulette russa tra di<br />

loro (mentre i brutali carcerieri scommettono su chi<br />

sopravvivrà).<br />

Fast&Furious (Rob Cohen, 2001): adrenalina e<br />

testosterone si amalgamano all’odore di benzina e al<br />

protossido d’azoto in una miscela decisamente esplosiva<br />

(con macchine truccate e la febbre della corsa)<br />

The Matrix (Andy e Larry Wachowski, 1999): un inesperto<br />

Neo si cimenta (anche se virtualmente) in un bel salto da<br />

un palazzo all’altro…<br />

Chi invece si vuole informare sulla “non-cultura dello<br />

sballo” può trovare interessante leggere il libro “Il popolo<br />

della notte – discoteche, ecstasy e alcol: nuove solitudini o<br />

buio da illuminare?” di Carlo Climati.<br />

“Uno strano fenomeno sta caratterizzando, da alcuni anni<br />

a questa parte, le nuove generazioni di giovani: la vita di<br />

notte. Moltissimi ragazzi amano vivere di notte. Frequentano<br />

locali, pub, discoteche, rave... Oppure si divertono a<br />

partecipare a giochi pericolosi, come le folli corse in<br />

moto o in automobile. Altri trascorrono ore e ore di fronte<br />

a un computer, per navigare su internet o dialogare in<br />

chat. Altri ancora sono schiavi della prostituzione o della<br />

pornografia, oppure sono affascinati dal satanismo, dalle<br />

feste di Halloween e dalle visite ai cimiteri. Ma che cosa<br />

accade realmente in questo mondo della notte? Perché<br />

tanti ragazzi si rifugiano nella non-cultura dello sballo, della<br />

droga e dell’alcool? Che cosa li spinge a rischiare la vita<br />

con giochi pericolosi?”<br />

Questo libro, ben documentato, vuole rappresentare un<br />

viaggio alla scoperta del “popolo della notte”. L’autore<br />

analizza tutti i fenomeni della notte: il consumo di ecstasy,<br />

il ballo, le cubiste, le varie trasgressioni, le stragi del<br />

sabato sera... Manifestazioni, tutte queste, di una notte<br />

più inquietante: la “notte delle coscienze”, quel buio<br />

interiore che porta a vivere all’insegna dell’egoismo<br />

e dell’indifferenza. Un saggio che invita fortemente a<br />

sostituire la non-cultura del vuoto con l’impegno personale<br />

e la riscoperta dei volti degli altri, illuminando il buio della<br />

notte con una luce nuova. Al termine del libro c’è anche un<br />

dizionarietto con le parole della notte.<br />

Un adeguato sottofondo musicale a questa lettura?<br />

la famosissima canzone “VITA SPERICOLATA” tratta<br />

dall’album Rewind di Vasco Rossi.<br />

Sei uno studente, liceale o universitario? Vuoi scrivere e collaborare<br />

con noi? Hai dubbi, critiche o complimenti da farci, delle novità da<br />

segnalarci?<br />

SCRIVI A: bazar@bazarweb.info


3-4-5-6<br />

Studenti la Sapienza Roma<br />

- LABORATORI – Rischio<br />

mortale, ne vale la pena?<br />

9-10-11<br />

12<br />

13<br />

14<br />

15<br />

Roberto Pisoni - VISIONI<br />

– Thriller story nella città di<br />

quarzo<br />

Alessandro Benvenuti<br />

– VISIONI (IN PILLOLE) - Il<br />

nostro lato ridicolo<br />

Giuseppe Mottola<br />

– VIDEOGIOCANDO<br />

– Transumanesimo: capacità<br />

all’ennesima potenza<br />

Caterina Gonnelli - ONDE<br />

– La tele la faccio io<br />

Giulia Baldi - SINTONIE<br />

– Tutti giù dal letto!<br />

16-17<br />

18<br />

19<br />

21<br />

22<br />

23<br />

24<br />

Carla Antolini - SCENE<br />

– Attori immobili in scene<br />

vuote<br />

Carla Antolini - SCENE<br />

– Tempus et corpus<br />

Enrico Lo Verso – SCENE<br />

(SALMONI) – Quando si<br />

dice grazie<br />

Fabio Murru - SUONI<br />

– (RECENSIONI) –<br />

Esplorazioni musicali<br />

Pietro D’Ottavio – SUONI<br />

– Dallo show kolossal al<br />

festival autoprodotto<br />

Marcello Amoruso - SUONI<br />

– Stile intimista e fatica<br />

Fabrizio Gianuario - SUONI<br />

– L’epico minimalismo dei<br />

Pan Sonic<br />

26-27<br />

Ciro Bertini - LEGGERE<br />

– (RECENSIONI) - Un amore<br />

di ellepi<br />

28<br />

29<br />

30<br />

31<br />

32<br />

33<br />

34<br />

Marco Begani – LEGGERE<br />

(FUMETTI) – La coscienza<br />

americana in una strip<br />

Claudio Amendola<br />

– LEGGERE (RILEGGERE)<br />

– Prode prodiere<br />

Nancy Brilli – LEGGERE<br />

(BRILLETTURE) – L’odore<br />

Alberto Traversi - NOTTE<br />

– Lo stilista + cool? Quello<br />

che apre un locale tutto<br />

suo!<br />

Andrea Lisi - NOTTE – The<br />

No Future, top dj in Emilia<br />

Marcello Amoruso<br />

– NOTTE – Fetish fantasy<br />

Claudio Coccoluto<br />

– NOTTE (NOTTETEMPO)<br />

– Musica, e basta<br />

36-37<br />

Chiara Spegni – GUSTI<br />

– Legumi!<br />

38-39<br />

40<br />

42<br />

43<br />

44<br />

46<br />

47<br />

48<br />

Chiara Tacconi – GUSTI<br />

– Sapore semplice e raro<br />

Eva Buiatti - GUSTI<br />

(MANGIA COME LEGGI)<br />

– Un caldo gallego sotto la<br />

pioggia in autunno<br />

Lorella Scacco - ARTI – arte<br />

a quattro mani<br />

Luca Beatrice – ARTI<br />

– Classici e dissacratori<br />

Marzia di Mento – ARTI<br />

– Scoprire la vita di una<br />

volta<br />

Luca Carboni – ARTI<br />

– (SKIZZI)<br />

Andrea Mugnaini – VIAGGI<br />

– Corsica, terra di frontiera<br />

Agnese Ananasso<br />

– ESSERE – Diversamente<br />

intelligenti<br />

bazar 10 <strong>2004</strong> SOMMARIO 7<br />

49<br />

50<br />

51<br />

52<br />

53<br />

54<br />

55<br />

56<br />

57<br />

58<br />

59<br />

60<br />

61<br />

62<br />

Giulia Premilli – AVERE<br />

– Clever shopping<br />

Agnese Ananasso – HI-TECH<br />

– Una discoteca in casa.<br />

Legalmente e senza spendere<br />

una fortuna.<br />

Oliva Muratore<br />

– ARCHITETTURE – La<br />

fotografia racconta le forme<br />

Matteo Bianchini – PICCOLI<br />

– E’ l’ora dei Teletubbies!<br />

Valerio Cammarano – SPORT<br />

– Curling, pietre che scivolano<br />

sul ghiaccio<br />

Angelita Peyretti –<br />

SCIOCCHINA – Domanda di<br />

lavoro<br />

Valeria Cecilia – CORSI<br />

– Sushi! Mica solo pesce…<br />

Giuliano Cangiano –<br />

FENOMENI – Si lotta ballando<br />

Valeria Cecilia – NET –<br />

Babelteka.org, liberi di sapere<br />

Guido Dolara – NOI – Riga,<br />

stella del Nord<br />

Franco Andreucci – LORO<br />

– Junk food<br />

Cristiana Scoppa<br />

– MIGRAZIONI – Notizie/non<br />

notizie dal Medio Oriente<br />

Giulia Premilli – GENDER<br />

– Sessualità. Si cresce.<br />

Mario Morcellini – CORTEI –<br />

Il Presidente messo al Moore


pisoni@bazarweb.info<br />

Il nuovo film di Michael Mann rompe con il respiro ampio<br />

e vertiginoso del suo trittico Heat/Insider/Alì. Per la durata<br />

contenuta (solo due ore) e per la scelta dell’unità di ambientazione<br />

(una notte in taxi a Los Angeles), Collateral impone alla storia<br />

una gabbia severa e attiva, un lavoro di purificazione spaziale e di<br />

compressione temporale assai sorprendente in un regista che ama le<br />

strutture narrative articolate e l’aura epica. Il plot è ridotto all’osso:<br />

Max/Jamie Foxx, tassista che sogna una ditta indipendente, è<br />

trascinato in un tour sanguinario da Vincent/Tom Cruise, killer<br />

su commissione che deve eliminare in poche ore cinque testimoni<br />

chiave di un processo contro un boss della droga.<br />

Il thriller è da sempre la struttura che misura la pressione e<br />

l’energia del cinema di Mann, è il genere in cui ha origine il suo<br />

stile (Strade violente) e attraverso il quale, negli anni novanta (Heat),<br />

è giunto alla maturità registica. Collateral apre una terza via e opera<br />

una sorta di sintesi: rinnova la ricerca d’intensità realistica della<br />

prima fase della sua carriera e preserva i principi di dilatazione<br />

astratta della seconda. Guidato da questa ambizione paradossale,<br />

il film si srotola con un ritmo bizzarro in cui coabitano diverse<br />

velocità. All’inizio, il flusso tranquillo della notte di un tassista è<br />

scandito da una dosata mescolanza di ripetizione, improvvisazione<br />

e sorpresa: con il primo cliente, una giovane procuratrice (Jada<br />

Pinketts Smith) lo scambio è intimo, la scena toccante. Poi irrompe<br />

Vincent, il secondo cliente e Mann raddoppia la scena precedente.<br />

Lunga discussione all’interno del taxi in cui i personaggi si svelano:<br />

uno è un manipolatore crudele e raffinato, l’altro un ingenuo<br />

facilmente manipolabile. Pausa, il film si sospende brutalmente:<br />

mentre Max attende Vincent dopo un appuntamento, un corpo<br />

piomba sul taxi. La prima vittima.<br />

Parte allora il movimento centrale, la complessa relazione padrone/<br />

servo tra i due protagonisti e la lunga cavalcata omicida. Tutto il<br />

film fluttua tra questi estremi: la ballata lounge e notturna nei<br />

meandri profondi di Los Angeles - la city in tutti i suoi sobborghi e<br />

anfratti, restituiti in maniera sublime dal supporto digitale e dalla<br />

regia di Mann - e il ritorno alla meccanica del genere thriller con le<br />

sue improvvise velocizzazioni spettacolari.<br />

La grande forza del film sta nel rifiuto da parte del regista di<br />

concentrarsi sulla relazione “predatoria” tra Vincent e Max. Poteva<br />

ricavarne una semplice metafora della lotta di classe e invece fa<br />

vacillare i limiti che separano il buon borghese afroamericano dal<br />

wasp sociopatico uscito da un romanzo di Bret Easton Ellis.<br />

Per Michael Mann il film si riassume essenzialmente in un<br />

bazar 10 <strong>2004</strong> visioni di roberto pisoni 9<br />

Thriller story nella città di quarzo<br />

“C’è più ricerca visiva<br />

in cinque minuti di<br />

Collateral che in tutti gli<br />

altri film visti all’ultimo<br />

festival di Venezia…”<br />

(uno spettatore anonimo)<br />

problema di messa in spazio del racconto. Nella prima parte del<br />

film l’abitacolo del taxi è l’unica location del balletto vampiresco: in<br />

primo piano, a destra dell’inquadratura, Max guida guardando quasi<br />

nell’obbiettivo, dietro, a sinistra, Vincent conduce la danza. La regia<br />

gioca con gli effetti di simmetria che sfruttano le potenzialità della<br />

profondità di campo e così organizza i rapporti di potere. E’ solo<br />

quando si slega una volta per tutte dal suo taxi che Max rompe la<br />

relazione dominatore/dominato e comincia a “guidare” il film. Allora<br />

l’ultimo terzo di Collateral si allarga ed esplode, con la formidabile<br />

scena della discoteca e quella, splendida, nell’ufficio di Jada Pinketts<br />

Smith che riprende il meccanismo hitchcockiano de La finestra sul cortile.<br />

In queste scene, già pagine classiche del cinema d’azione, Mann<br />

sfrutta le risorse del suo cinema “acquario”, iperformale, trasformando<br />

ciascuna inquadratura in un bagno di luci, superfici, ombre semoventi<br />

e riflessi pronti a ribaltare il corso dell’azione.<br />

Nel lungo inseguimento finale in metro, Max e Vincent si ritrovano<br />

faccia a faccia, immobili e spossati. Ammirevole è lo sfruttamento<br />

da parte di Mann di un racconto classico d’oppressione e di dualità<br />

vampiresca, utilizzando quasi esclusivamente le risorse del luogo, la<br />

molteplicità degli spazi chiusi e desolanti di una Los Angeles fantasma.<br />

Collateral non ridimensiona affatto l’estensione fiume degli ultimi film<br />

di Mann, né costituisce una battuta d’arresto. E’ semplicemente una<br />

favola dalla corrucciata morale darwiniana e dallo stile inimitabile di<br />

un regista nel pieno della sua maturità.


10 di roberto pisoni visioni bazar 10 <strong>2004</strong><br />

l codice del reale<br />

Intervista a Michael Mann<br />

Qualcuno lo ha definito il più grande regista americano vivente, eppure<br />

il nome di Michael Mann non stimola la stessa reverenza che la critica<br />

nutre per Scorsese, Coppola, De Palma o perfino per il controverso<br />

Spielberg. Più defilato dai media, meno cinefilo dei suoi celebri coetanei,<br />

ha alle spalle una carriera poco abbagliante ma di coerenza granitica. Dopo<br />

aver studiato alla London Film School, Mann ha realizzato documentari<br />

e spot pubblicitari, prima di diventare sceneggiatore per la televisione,<br />

soprattutto per la serie Starsky e Hutch. Nel 1979 firma la sua prima regia, il<br />

telefilm The Jericho Mile, un dramma ambientato nell’universo carcerario,<br />

e continua nel registro del poliziesco con Strade Violente (1981), primo<br />

lungometraggio, interpretato da James Caan. Gira poi La fortezza, abile<br />

melange tra atmosfere fantastiche e film di guerra, per tornare di nuovo al<br />

piccolo schermo. Diventa celebre come autore e produttore di una serie<br />

culto, Miami Vice, che lancia Don Johnson. Forte del successo, Mann è<br />

il primo regista a familiarizzare con l’universo malsano dello scrittore<br />

Thomas Harris, adattando nel 1986 il romanzo Red Dragon. In Manhunter<br />

il dottor Hannibal Lecter appare al cinema per la prima volta con i tratti<br />

di Brian Cox. Lo stile depurato e glaciale del film affascina pubblico e<br />

critica. Dopo una nuova stagione televisiva - L.A. Takedown nel 1989, Drug<br />

Wars: the Camarena Story nel 1990 che gli vale un Emmy Award - e una<br />

deviazione nell’affresco storico (L’ultimo dei Mohicani nel 1992), il regista,<br />

riconosciuto finalmente come uno dei talenti più innovativi degli anni<br />

ottanta, torna al suo primo amore, il thriller poliziesco, orchestrando il<br />

faccia a faccia tra due attori-monumento, Robert De Niro e Al Pacino,<br />

in Heat. La brillante direzione degli attori e l’attenzione suprema alla<br />

costruzione dello spazio visivo escono rafforzati anche nei due film tratti<br />

dalla cronaca e dalla storia recente: Insider (2000) e Alì (2002). In settembre<br />

Mann ha finalmente presentato Collateral a Venezia, dove lo abbiamo<br />

incontrato.<br />

Collateral più che un thriller sembra una sinfonia visiva per una<br />

grande città: Los Angeles…Ho letto che è stato ispirato dal libro<br />

di Mike Davis, “La città di quarzo”…<br />

Sì, ho letto il libro di Davis, solo una trentina di pagine però…(ride). Più<br />

che La Città di Quarzo, che è un libro notevole, mi ha influenzato la mia<br />

percezione della città. In genere la Los Angeles che si vede al cinema è<br />

Malibu: le palme, la spiaggia, il mare. A me piaceva mostrare invece la<br />

City, i luoghi che conosco: Commerce, Wilmington, South Central, East<br />

L.A. Los Angeles conta diciassette milioni di abitanti ed è, sia etnicamente<br />

sia sociologicamente, molto composita e complessa. E’ una città<br />

orizzontale, una metropoli infinita, dove però ti può capitare di incontrare<br />

pisoni@bazarweb.info<br />

dei coyote che attraversano la strada, come succede nel<br />

film e come è capitato anche a me. E’ la città del futuro e<br />

ne ho voluto mostrare la straordinaria ricchezza. Per ogni<br />

scena ho cercato il background adatto o in contrasto con<br />

quello che succede.<br />

Come mai la decisione di concentrare tutta la storia<br />

in una notte?<br />

Sapevo che tipo di film avrei fatto ancora prima di trovare<br />

la sceneggiatura. Volevo intensità dalla storia e che si<br />

svolgesse in un arco di tempo limitato. Mi interessava<br />

questa costrizione temporale che rende il compito della<br />

regia analogo a quello del pilota al volante di un auto da<br />

competizione, una compressione tale per cui ogni singolo<br />

gesto ha una risonanza inaspettata. Poi volevo tornare al<br />

film di genere, dopo l’attualità di Alì e Insider.<br />

Quali “valori aggiunti” le ha dato, in termini di<br />

linguaggio, l’uso del digitale?<br />

La pellicola non registra ciò che gli occhi possono vedere<br />

di notte, per questo motivo sono passato al digitale ad<br />

alta definizione: per vedere di notte, per vedere tutto<br />

quello che si vede a occhio nudo. La Viper FilmStream, la<br />

telecamera che ho usato più frequentemente, consente di<br />

avere una profondità di campo e dei colori che la pellicola<br />

non può darti. Di notte le luci della strada e il cielo di Los<br />

Angeles sono unici, volevo restituire la loro bellezza e la<br />

loro ruvidezza. Quella corrosione al lavoro caratteristica<br />

della città che potevo cogliere soltanto con il digitale.<br />

Nei suoi film c’è un fortissimo realismo nei<br />

dettagli, ma questo realismo sembra condurre a<br />

un’astrazione totale dello spazio e del tempo…<br />

Ogni volta che affronto un progetto devo partire<br />

dalla realtà. Faccio sempre molte ricerche sui luoghi, i<br />

personaggi, il lavoro che fanno. Il personaggio di Vincent<br />

è ispirato a una serie di criminali veri… Poi una volta<br />

che questi dati reali mi convincono, mi sento libero di<br />

modificarli, variarli, ricrearli. Una cosa è certa però: i<br />

miei film devono molto di più a ricerche sociologiche o<br />

criminologiche che ad altri film.


pisoni@bazarweb.info<br />

La lunga guerra sul<br />

set di Spartacus<br />

bazar 10 <strong>2004</strong> visioni di roberto pisoni 11<br />

A pochi mesi dall’uscita americana giunge anche in Italia la nuova<br />

edizione in due dischi di Spartacus, il kolossal storico-mitologico di<br />

Stanley Kubrick. Il film è stato restaurato minuziosamente (è presente<br />

addirittura una traccia italiana in DTS 5.1) e offre una strepitosa<br />

quantità di extra (tra gli altri i commenti audio del produttore e attore<br />

Kirk Douglas, di Peter Ustinov, dello scrittore Howard Fast, del<br />

produttore Edward Lewis, l’analisi scena per scena dello sceneggiatore<br />

Dalton Trumbo, lo storyboard originale del designer Saul Bass, i<br />

disegni di Stanley Kubrick). Attraverso le diverse voci e i torrenziali<br />

racconti dei testimoni diretti è possibile finalmente ricostruire, una<br />

volta per tutte, la sofferta gestazione e la burrascosa realizzazione<br />

del film che Kubrick non amava includere nella sua filmografia.<br />

L’idea di trasferire sul grande schermo Spartacus, il romanzo<br />

di Howard Fast risale al 1957. Kirk Douglas, che aveva letto la<br />

sceneggiatura di Ben Hur, voleva interpretarne la parte principale. Il<br />

regista William Wyler (con cui l’attore aveva già girato Detective Story<br />

nel 1951), gli propose il ruolo di Messala, il “traditore”, che Douglas<br />

rifiutò sdegnosamente, lasciando campo libero a Stephen Boyd. Alla<br />

fine dell’anno, Edward Lewis, il produttore delegato che lavorava<br />

per la società di produzione di Douglas, la Byrna, gli sottopose il<br />

romanzo Spartacus. Esaltato, l’attore ne opzionò i diritti e lo propose<br />

alla United Artists, casa di produzione che si era arricchita anche<br />

grazie alla sua interpretazione ne I Vichinghi, 1958, che Douglas aveva<br />

anche coprodotto. La United Artists rifiutò il progetto, sostenendo<br />

di avere in produzione una sceneggiatura pressoché identica, The<br />

Gladiators con Yul Brynner. Il film, che doveva essere diretto da<br />

Martin Ritt, non vedrà mai la luce. Furioso, Douglas sottopose allora<br />

il progetto alla Universal, che accettò con la pretesa di avere una<br />

sceneggiatura più completa, un cast prestigioso e di imporre il regista.<br />

Douglas affidò la scrittura della sceneggiatura allo scrittore del libro,<br />

Howard Fast ma il risultato fu un vero disastro (secondo le parole<br />

di Kirk) e l’incarico venne girato a Dalton Trumbo. Quest’ultimo,<br />

ancora sulla lista nera “anti-comunista” del senatore McCarthy, non<br />

poteva firmare il film a suo nome e lavorò sotto lo pseudonimo di<br />

Sam Jackson durante tutta la produzione di Spartacus. Douglas<br />

completò rapidamente il casting e strinse i contratti con Laurence<br />

Olivier (con cui aveva già girato Il Discepolo del Diavolo nel 1959),<br />

Charles Laughton e Peter Ustinov. Al contrario, trovare l’interprete<br />

femminile fu un problema quasi insormontabile. Dopo il rifiuto o<br />

la defezione di Ingrid Bergman, Elsa Martinelli e Jean Simmons, la<br />

scelta cadde su una perfetta sconosciuta di origini tedesche, Sabina<br />

Bethmann. Anche per il regista ci fu indecisione, così vennero<br />

snocciolati i nomi di David Lean e Martin Ritt, finché la Universal<br />

non impose Anthony Mann.<br />

Le riprese cominciarono il 27 gennaio 1959. Molto presto, Douglas ruppe ogni rapporto con Anthony Mann.<br />

Venerdì 13 febbraio, il regista venne silurato. Alcune scene girate da Mann figurano ancora nel montaggio finale<br />

(la miniera iniziale e la scuola dei gladiatori). Lo rimpiazzò un “giovane figlio di puttana” di nome Stanley Kubrick,<br />

allora trentaduenne, che Douglas aveva contribuito a lanciare, producendo e interpretando nel 1957 Orizzonti di<br />

Gloria. La produzione si riorganizzò e l’attrice Sabina Bethmann venne sostituita dalla più quotata Jean Simmons.<br />

Kubrick si trovò a gestire una situazione tesissima, innanzitutto aveva a che fare con attori-registi che avevano<br />

le loro idee sulla messa in scena. Soprattutto Laurence Olivier si lamentò con Douglas per l’inesperienza del<br />

giovane regista, rimpiangendo in continuazione la partenza di Mann. Laughton, invece, chiese a Ustinov di<br />

riscrivere alcuni dialoghi, mentre Douglas proponeva sistematicamente delle posizioni diverse per la macchina<br />

da presa. In più il tournage ebbe continue interruzioni: Jean Simmons dovette essere operata, Tony Curtis si<br />

danneggiò il tendine di Achille durante una partita a tennis e Kirk Douglas venne colpito da un virus. Girato<br />

in 167 giorni (6 settimane soltanto per la scena della battaglia finale), Spartacus esce sugli schermi americani<br />

il 7 ottobre 1960. Kubrick, allora sotto contratto con Douglas, non riconobbe il film nel suo montaggio finale<br />

di 184 minuti. Il regista da questa esperienza impara una lezione che non dimenticherà mai: d’ora in poi<br />

esigerà per contratto di avere il final cut su tutti i suoi film. Nonostante Spartacus sia un buon successo al<br />

botteghino non riuscirà mai a rientrare dei folli costi di produzione. Il film uscirà una seconda volta al cinema<br />

nel 1991, con una versione più lunga di 14 minuti. In particolare è stata reintegrata la splendida sequenza del<br />

corteggiamento omosessuale tra Olivier e Curtis. Il suono della scena originale era andato perduto: Tony<br />

Curtis si è ridoppiato, mentre la voce di Laurence Olivier, ormai scomparso, è stata “imitata” da Anthony<br />

Hopkins. Nel suo libro di memorie Kirk Douglas ha dichiarato sarcasticamente: “Spartacus si è rubato tre anni<br />

della mia vita, molto tempo in più di quello impiegato dallo schiavo Spartaco per combattere contro gli eserciti romani”.<br />

Spartacus, 2 dischi, Universal, 23,90<br />

DVD


12 visioni.in pillole di alessandro benvenuti bazar 10 <strong>2004</strong><br />

www<br />

Il nostro lato ridicolo<br />

Pur diventando sempre più intollerante, riesco a tollerare meglio<br />

qualsiasi cosa accada. La comprendo meglio, e così non riesco + a<br />

prendere posizione su nulla…<br />

Viaggiavo. Ascoltavo distrattamente per radio una canzone<br />

di Lucio Battisti. Il testo era di Panella, il paroliere della sua<br />

seconda stagione d’autore. Così ho pensato che una volta<br />

liberatosi di Mogol, il povero Lucio, prima che la sua vita<br />

finisse prematuramente, in effetti aveva ricominciato a vivere;<br />

a divertirsi, a giocare con la musica con una libertà gioiosa,<br />

quasi pericolosa. Non so quanto ci sia di vero in questa mia<br />

impressione - non conoscendo niente dei loro rapporti umani e<br />

professionali - ma all’improvviso il celebrato Mogol mi è apparso<br />

come un catenaccio, un dolore di testa, un cibo indigesto, un<br />

limite insopportabile. E molte di quelle canzoni che hanno fatto<br />

da colonna sonora alla mia gioventù mi si sono seccate sui rami.<br />

E i sentimenti che parevano rappresentare con tanta poetica<br />

precisione i nostri stati d’animo di allora, mi sono parsi dei calcoli<br />

matematici e insinceri costruiti a tavolino per infinocchiarci.<br />

Secondo me Mogol non è ciò che ci è sempre sembrato.<br />

Naturalmente è solo un pensiero mio... Ma tu guarda però cosa<br />

succede ad ascoltare distrattamente la radio.<br />

Anni fa ebbi dei problemi analoghi con Dio, (fra i due, penso che<br />

sarà più facile per me sbarazzarmi di Mogol!). Era il 20 agosto.<br />

Erano le 10,30. Ritornando da Subiaco, una volta passato il<br />

casello autostradale di Lunghezza (Roma est) ho sentito il bisogno<br />

di fermarmi accostandomi alla massicciata del piazzale. Alla radio<br />

parlavano di temi astronomici. Allora ho pensato che il sole è una<br />

immensa palla di benzina che brucia consumando se stessa piano<br />

piano. Fra 4 miliardi di anni il sole a un tratto morirà. Nel farlo<br />

si gonfierà fino all’orbita di Giove e uno spasmo celeste brucerà<br />

tutto ciò che troverà sul suo cammino. E Buster Keaton, i Beatles,<br />

Mozart, Beethoven, Leonardo da Vinci, sarà come non fossero<br />

benvenuti@bazarweb.info<br />

mai esistiti, perché nessuno potrà più ricordarli. L’eternità non si<br />

addice all’uomo. E vedevo quelli che, pagato il pedaggio, passavano<br />

pestando sull’acceleratore per guadagnare la corsia di sinistra prima<br />

della macchina successiva. Non si volevano far fregare insomma. Che<br />

se ne stesse dietro quello della Opel corsa, o della Renault Megane.<br />

Ognuno, viaggiando, si raccontava una storia e sorpassava gli altri<br />

con uno scopo preciso. Chissà chi si crede di essere la gente. E poi<br />

guardavo il sole. La nostra fonte di vita. La nostra pila con tanto di<br />

data di scadenza. E ho pensato che magari un piantino me lo potevo<br />

anche fare. Poi, l’indomani avrei ricominciato a non pensarci più. E<br />

avrei visto le figlie crescere sperando per loro ogni bene possibile.<br />

Ma mi fa tenerezza. Mi fanno tenerezza le nostre presunzioni. Se ne<br />

avessi il potere forse ammazzerei un bel po’ di gente. Lo farei perché,<br />

non so come, qualcuno mi ha instillato un senso di giustizia. Lo farei<br />

credendo di essere nel giusto. Ammazzerei quel tre per cento di<br />

imbecilli che ci sono fra i cristiani e fra i mussulmani. Poi ammazzerei<br />

gli imbecilli ebrei. Per gli indù non ho una posizione precisa. Penso<br />

però che loro non li toccherei. Li terrei d’occhio lo stesso, ma all’inizio<br />

mi dedicherei più a quelli che ho detto.<br />

Poi ho fatto un respiro profondo. Sto invecchiando. E’ normale. E<br />

pur diventando sempre più intollerante, riesco a tollerare meglio<br />

qualsiasi cosa accada. Mi sembra di essere maggiormente in grado di<br />

comprenderla, e perciò non riesco più a prendere posizione su nulla.<br />

Ma non mi sto anestetizzando. Rido di più. E delle tragedie vedo il<br />

lato ridicolo. L’uomo è ridicolo: basta guardare il destino sempre più<br />

televisivo che si è scelto. Ho avuto pietà per quelle povere creature<br />

di Beslan. Ho tenuto i giornali che raccontavano le loro storie. L’ho<br />

fatto perché sento il bisogno di rileggerle fra un po’. C’è qualcosa<br />

di incredibilmente osceno fra i loro poveri destini e la complicata<br />

semplicità che ha portato quella storia a finire com’è, purtroppo,<br />

finita. Ma io che ci posso fare? Posso farmi i complimenti perché<br />

finalmente il tiggì mi ha fatto piangere? Ho cercato di calarmi nei<br />

sogni di chi è sopravvissuto e ho avuto paura. Solo questo posso<br />

onestamente dire. Tutti quelli che condannano (o quasi) mi fanno<br />

schifo comunque e nel loro piccolo puzzano di letame come quelli che<br />

vorrebbero puzzassero più di loro. A tal proposito, visto che io sono<br />

quello che parla di cinema, chi non l’avesse ancora fatto si guardi<br />

Dogville. Non è tanto la forma, che di per se è geniale, ma sono le<br />

parole. Splendide nel descrivere chi realmente siamo.


mottola@bazarweb.info<br />

Il Lato Oscuro<br />

La rappresentazione a tinte fosche del futuro trans-umano in<br />

titoli come Deus Ex e System Shock è una “tara” che i videogiochi<br />

hanno ereditato dalla letteratura sci-fi, in particolare da William<br />

Gibson, il padre del cyberpunk. Nel mondo raccontato dai suoi<br />

memorabili “Neuromante” e “Johnny Mnemonic” le persone<br />

possono ampliare le proprie facoltà mentali, immagazzinare<br />

dati nel proprio cervello usandolo come un hard disk e rendere<br />

trans-umano il proprio corpo: la tecnologia del prossimo secolo<br />

permette, ad esempio, di sfidare le leggi della natura e di allungare<br />

la vita a dismisura, di rendere i propri arti delle armi grazie a<br />

lame retrattili sottocutanee, di sostituire gli occhi con ben più<br />

efficaci visori a infrarossi. I passi da gigante che la biotecnologia<br />

sta compiendo in questa direzione rendono plausibili i racconti di<br />

Gibson e alimentano le speranze del movimento Transumanista<br />

per un miglioramento sensibile della vita. Ma il futuro (pre?)visto<br />

dallo scrittore americano è ben diverso da quello auspicato<br />

dai transumanisti: la tecnologia è ancora a portata di pochi e<br />

l’ibridazione fra carne e silicio genera mostri (uomini simili a<br />

macchine e macchine che iniziano a pensare come uomini). Gibson<br />

(come Philip K. Dick prima di lui) ci avvisa dei pericoli nascosti in<br />

uno sviluppo tecnologico che, senza etica e asservito alla legge del<br />

profitto, rischia di diventare una gabbia che offre all’uomo, con il<br />

cyberspazio e la realtà virtuale, una sola libertà: quella di potersi<br />

credere altrove.<br />

bazar 10 <strong>2004</strong> videogiocando di giuseppe mottola 13<br />

TRANSUMANESIMO:<br />

Nelle trame degli sparatutto e dei giochi<br />

di ruolo fantascientifici c’è un’overdose di<br />

pessimismo che stroncherebbe chiunque:<br />

invasioni aliene, intrighi di potere, società<br />

implose, economie collassate, IA impazzite.<br />

E i giocatori sono chiamati a risolvere la<br />

situazione impersonando super-uomini<br />

dotati di impianti neurali e innesti bionici.<br />

Avete mai voluto essere come loro?<br />

Allora siete sulla buona via per diventare<br />

transumanisti. Il Transumanesimo è<br />

un movimento culturale che incoraggia<br />

il potenziamento degli esseri umani<br />

attraverso la tecnologia. L’eroe di Deus<br />

Ex 2 o di System Shock è un abbozzo<br />

di ciò che i transumanisti chiamano<br />

post-umano, un uomo potenziato<br />

(trans-umano) che ha spinto ai limiti il<br />

proprio auto-accrescimento: ha capacità<br />

intellettuali e fisiche straordinarie, non<br />

invecchia, non s’ammala e non muore.<br />

I potenziamenti dei protagonisti di<br />

sparatutto e gdr sci-fi sono alcuni fra<br />

i mezzi che i transumanisti ritengono<br />

necessari per diventare post-umani:<br />

nanotecnologia molecolare, ingegneria<br />

genetica, interfacce neurali, strumenti<br />

avanzati per gestire le informazioni e<br />

innesti bionici. Ma mentre nei videogiochi<br />

questo accrescimento ha fini distruttivi<br />

(uccidere meglio) per i transumanisti ha<br />

fini costruttivi (il benessere dell’umanità).<br />

Alcuni frutti positivi e negativi di queste<br />

tecnologie sono ben mostrati in Alpha<br />

Centauri: vasche di clonazione, fabbriche<br />

di operai genetici, nanoreplicatori,<br />

bombe quantiche, matrici telepatiche,<br />

computer senzienti. Già, computer<br />

senzienti. Secondo alcuni i primi postumani<br />

saranno proprio delle Intelligenze<br />

Artificiali. Avremo dei super fratellini al<br />

silicio? Forse... Per saperne di più basta<br />

puntare su http://transhumanism.org/<br />

index.php/WTA/languages/C49.<br />

capacità all’ennesima potenza<br />

Metà Super-uomo, metà cow boy della Rete: è<br />

il protagonista dei videogiochi sci-fi, presagio<br />

di ciò che saremo<br />

I game designer hanno trovato nel Transumanesimo<br />

terreno fertile per sviluppare le trame dei giochi,<br />

d’altronde biotecnologie, innesti bionici e incrementatori<br />

di prestazione sono talmente in voga in questi anni da<br />

rendere inevitabile la loro presenza. Nella fortunata saga<br />

horror di Resident Evil una grossa casa farmaceutica,<br />

la Umbrella Corporation, conducendo esperimenti<br />

genetici per creare i soldati perfetti diffonde un virus<br />

letale che scatena un’orda di creature ibride e zombi;<br />

il destino del mondo è nelle mani del protagonista,<br />

costretto a combattere contro questi nemici quasi<br />

transumani. In Anarchy Online i transumani siamo<br />

noi: ci possiamo potenziare con innesti sottocutanei,<br />

nano-teconologie e poteri psichici. Ambientato in un<br />

mondo cyberpunk chiamato Rubi-Ka, questo MMORPG<br />

sci-fi sfrutta scenari alla Philip Dick anziché riproporre<br />

la solita ambientazione fantasy, un regalo agli amanti<br />

di Blade Runner. In Deus Ex 2 vestiamo i panni di Alex<br />

Denton, agente che combatte il terrorismo con armi e<br />

impianti genetici, i Bio-Mod, che posti in certe parti del<br />

corpo aumentano le sue prestazioni e gli permettono di<br />

fronteggiare ogni tipo di situazione. Per ora questi sono<br />

solo giochi, ma un domani tutti noi potremo compiere<br />

azioni inimmaginabili con un chip nascosto sotto la pelle.


14 di caterina gonnelli onde bazar 10 <strong>2004</strong><br />

Voglia di esotico: gli orizzonti di Hot Bird<br />

Il ritorno dalle vacanze è stato traumatico? Inutile nascondersi dietro la “sindrome da rientro” di cui tutti parlano<br />

e che immancabile, ogni anno si ripresenta tra settembre e ottobre. Non rimane che buttarsi nel marasma della<br />

tv satellitare, che, a dispetto della tv generalista, pare non conoscere ferie. Sempre più numerosi i canali in chiaro<br />

e a pagamento orientali, soprattutto se consideriamo che nel nostro Paese esistono più di tre milioni di parabole<br />

adibite alla loro ricezione. Ci concentreremo su quelli a pagamento, che in teoria dovrebbero garantire una certa<br />

qualità dei programmi anche se, come accennato in un precedente numero di <strong>Bazar</strong>, le risate nei programmi<br />

“free”certo non mancano, soprattutto grazie ai mitici “melodrammi”. Sono 4 i bouquet asiatici a pagamento:<br />

Zee Tv, Ary Digital, Pehla e Dish Asia Network trasmessi dal satellite Hot Bird. Zee Tv è affiancato dalla<br />

rete tematica Zee Cinema che snocciola film coloratissimi e musicatissimi. Il merito è di Bollywood, l’instancabile<br />

macchina cinematografica che ha da tempo ampiamente superato Hollywood nel numero di pellicole prodotte. In<br />

arrivo anche un terzo canale nello stesso bouquet, ETC Alpha Punjabi, dove protagonista è la comunità indiana<br />

di lingua panjabi e i suoi bellissimi turbanti, regione nota al pubblico occidentale grazie al successo della canzone<br />

“Panjabi Music”che almeno una volta nella vita tutti abbiamo ballato e ascoltato. Pehla è il bouquet formato da<br />

numerosissimi canali ben confezionati tra i quali Sony Tv, Geo Tv e ten Sport dedicato alle discipline sportive<br />

asiatiche e al cricket e direttamente dalla capitale New Dehli Television per gli amanti delle news dell’ultima ora.<br />

Ary Digital è invece il primo canale in lingua urdu con vocazione sportiva mentre Dan Dish Network, con sei canali<br />

in lingua tamil e cingalese spazia dalla musica all’informazione, dallo sport al cinema fino all’intrattenimento. Se gli<br />

immigrati nepalesi, pakistani, indiani, cingalesi e del Bangladesh che si abbonano a questi canali aumentano ogni<br />

anno, gli italiani, affascinati dalla cultura e dai costumi indiani, non sono certo da meno.<br />

Music Box Italia: il juke box del<br />

nuovo millennio<br />

Per chi si sente un po’ Zorro e vuole lasciare la propria<br />

firma o semplicemente ama l’interattività ecco un canale<br />

che fa per voi: Music Box Italia, da tempo diffuso in<br />

Europa soprattutto dell’Est, in India e in Israele e ora<br />

approdato nel nostro Paese. Si tratta di un nuovo canale<br />

satellitare di intrattenimento visibile in chiaro e sullo Sky<br />

Box al numero 821, che 24 ore su 24, trasmette videoclip<br />

scelti in tempo reale dai telespettatori. Veloce, diretto,<br />

è l’erede del vecchio juke box dei nostri genitori: al posto<br />

della monetina un sms o una telefonatina, e nell’arco di un<br />

minuto si accede al proprio videoclip preferito scelto da<br />

una lista perennemente visibile sullo schermo. Attraverso<br />

la selezione del videoclip ognuno diventa protagonista e<br />

responsabile del successo di un cantante che nel giro di<br />

poco tempo può salire in vetta alla classifica dei brani e<br />

relativi video più scelti oppure precipitare agli ultimi posti.<br />

L’archivio di Music Box possiede attualmente oltre 20.000<br />

videoclip e contiene brani in oltre 15 lingue e generi.<br />

Niente presentatori, niente pubblicità ma solo tanta,<br />

tanta musica. Vi pare poco?<br />

foto www.oltremara.com<br />

gonnelli@bazarweb.info<br />

LA TELE LA<br />

FACCIO IO<br />

Le tv esotiche in lingua panjabi e cingalese ci seducono con<br />

colori e suoni. E su Music Box la musica la decidiamo noi, come<br />

un vecchio juke box. Mentre i lettori incalliti si ritrovano su<br />

Cult. A ciascuno la sua tele.<br />

Leggere in tv: “Cult” e il<br />

magico mondo dei libri<br />

Le nuove generazioni non leggono, non<br />

approfondiscono, divorano notizie senza ricordare,<br />

consumano e gettano: a sentire sociologi e<br />

intellettuali il caro vecchio libro, fatto di carta e<br />

inchiostro, rischia l’estinzione. Tutta colpa della<br />

tv, dicono, e in buona parte di internet. E invece,<br />

proprio dal mondo dello schermo, arriva la smentita:<br />

Cult Network Italia dedica uno spazio a libri,<br />

scrittori, editori e personalità di rilievo della cultura<br />

italiana e internazionale per soddisfare curiosità e<br />

sete di sapere che la tv in chiaro sembra ignorare.<br />

Una finestra sulla contemporaneità che individua gli<br />

scrittori di oggi come i narratori del nostro tempo.<br />

E’ proprio vero che non si finisce mai di imparare!


aldi@bazarweb.info<br />

Generazione Cocktail<br />

www.rai.it<br />

Gli amanti dei trend più bizzarri si saranno certo accorti che negli ultimi anni<br />

sono tornate di grande attualità, riproposte tout court o remixate, alcune<br />

musiche anni ‘ 50 e ‘ 60 legate ai riti del cocktail. Si ascoltano sempre più<br />

spesso al cinema, in televisione e naturalmente alla radio. Sono musiche<br />

che rivelano uno spiccato gusto per le atmosfere esotiche, e che spesso<br />

fanno parte di colonne sonore di film e telefilm di culto. E’ parte del fenomeno<br />

lounge, attorno a cui è sorto un vero e proprio movimento. I dischi, però,<br />

sono difficilmente reperibili sul mercato. Ma il mondo è pieno di sorprese: da<br />

qualche anno ricercatissime selezioni di lounge, exotica, kitch groovin’ ed easy<br />

leastening, incluse canzoni strane e incredibili, si possono ascoltare anche su<br />

Radio Rai. La trasmissione si chiama Ultrasuoni Cocktail, ed è ideata e condotta<br />

da Francesco Adinolfi, critico musicale e responsabile di Ultrasuoni (le pagine<br />

musicali di Alias, il settimanale culturale del Manifesto), nonché uno dei massimi<br />

esperti dell’argomento: è anche l’autore di “Mondo Exotica - Suoni, visioni<br />

e manie della Generazione Cocktail”, libro uscito per Einaudi che ripercorre<br />

la storia e ricostruisce la trama della lounge culture nei diversi ambiti della<br />

musica, del cinema e della letteratura. La sua infinita passione, l’impareggiabile<br />

preparazione, e la simpatica conduzione fanno di Ultrasuoni Cocktail<br />

un programma cult per gli amanti del genere, ma anche un programma<br />

da ascoltare in pieno relax solo per gustare un po’ di quelle affascinanti e<br />

intramontabili atmosfere, seppure dal nostro divano (comodo ma ormai un po’<br />

consumato…) anziché dal bordo di una piscina hollywoodiana.<br />

Ultrasuoni Cocktail. Radio 2 Rai. Ogni sera, dal lunedì al venerdì, dalle 19.30 alle<br />

20.00.<br />

Con Francesco Adinolfi. A cura di Federica Trippanera. Regia di Luca Cucchetti.<br />

bazar 10 <strong>2004</strong> sintonie di giulia baldi 15<br />

Tutti giù dal letto!<br />

Comincia alle 7 del mattino una<br />

delle trasmissioni radiofoniche<br />

più energiche del momento. Per<br />

curiosare con ironia tra fatti e<br />

misfatti. A sera invece ci si rilassa<br />

tra arte e lounge music.<br />

Platinissima<br />

www.deejay.it<br />

La mattina presto siamo tutti ancora assonnati, troppo pigri e poco<br />

lucidi. Tutti tranne Platinette! Avete mai provato a sintonizzarvi su<br />

Radio Deejay dal lunedì al venerdì dalle 7 alle 9? Sarete trascinati<br />

giù dal letto dall’energia della bionda più amata d’Italia, e dalla sua<br />

capacità di informare e destare le coscienze con allegria e ironia.<br />

“Platinissima” infatti è una trasmissione dal taglio giornalistico.<br />

Notizie, approfondimenti, interviste e l’immancabile parere del<br />

pubblico sono alla base di questo programma in equilibrio tra<br />

attualità e varietà, durante il quale si smascherano tutte le cattive<br />

abitudini degli Italiani, a partire dalla peggiore e più diffusa: “si fa<br />

ma non si dice”. Chi vuole partecipare attivamente a Platinissima<br />

può farlo mandando il proprio contributo con una e-mail all’indirizzo<br />

platinissima@deejay.it. Giù dal letto!!!<br />

Invito all’arte e urban<br />

stories<br />

www.radio24.it<br />

Una interessante e utile trasmissione di Radio24-Il<br />

Sole 24Ore è dedicata all’arte. E’ “Invito all’arte”, condotta da Adriana Fracchia. Va in<br />

onda ogni sabato dalle 20.30 alle 21.00, e sul sito della radio è anche possibile trovare i<br />

file audio delle trasmissioni passate, archiviati in ordine cronologico. Ascoltando “Invito<br />

all’arte” si possono avere tante informazioni sugli appuntamenti d’arte in corso, ma anche<br />

approfondimenti critici, curiosità e anticipazioni su mostre ed esposizioni future e iniziative<br />

culturali in qualche modo connesse al mondo dell’arte. Non mancano, poi, notizie utili<br />

anche da musei e sedi espositive internazionali. In sintesi una finestra sul mondo dell’arte<br />

e degli artisti. Una finestra che inevitabilmente si apre anche sul mondo delle arti applicate,<br />

dal design all’architettura. Insomma, ciò che di più bello ci circonda.<br />

Ha avuto in qualche modo a che fare con l’architettura e l’urbanistica, o meglio, con la<br />

storia e l’attualità delle grandi città, un’altra trasmissione di Radio24-Il Sole 24Ore andata<br />

in onda tutta l’estate. Anche in questo caso le puntate passate sono disponibili sul sito<br />

della radio, ma solo fino alla prima settimana di questo mese. Il titolo era”Urban. Eventi e<br />

storie dalle città”. Ideata con intelligenza da Alessandro Agostinelli e da lui condotta con<br />

sensibilità, ha affrontato temi come “le città alla moda”, “le città universitarie”, “I luoghi delle<br />

canzoni”, “le città del divertimento”; ma anche “Le città e il Medioevo, “I centri storici”, “La<br />

mobilità cittadina”. Agostinelli ci ha raccontato di aver riscontrato il profondo interesse degli<br />

ascoltatori/cittadini verso programmi che discutono approfonditamente di temi e problemi<br />

concreti e raccontano in maniera diffusa ciò che ci sta intorno. Siamo certi che è così.<br />

Perciò, speriamo che la trasmissione prima o poi riprenda.


16 di carla romana antolini scene bazar 10 <strong>2004</strong><br />

Attori immobili in scene vuote<br />

Nel tempo dell’abbondanza (di immagini e notizie) Massimiliano<br />

Civica propone la sottrazione. Su un palco spoglio i protagonisti<br />

sono il racconto e l’immaginazione dello spettatore.<br />

In un oggi che abbonda di immagini e notizie, che sovrabbonda di sensazionale e di cose “da non perdere”, si ama molto un lavoro che gioca<br />

sulla sottrazione di enfasi, immagini ed emozioni provocate da sovrapposizioni di diversi linguaggi. Nel “Grand Gugniol” di Massimiliano Civica quattro<br />

uomini recitano tre testi del teatro del terrore di fine ottocento, tre storie che hanno come protagoniste delle donne. Qui il teatro è presente per farci<br />

immaginare ciò che non c’è. Lo spettatore deve vedere con la mente delle donne, quando in scena ci sono solo uomini, deve ricostruire delle storie<br />

e deve vivere personalissime emozioni, perché gli attori non ci concedono nulla se non il piacere del racconto. Anche le braccia degli attori sono<br />

spesso conserte o poste dietro la schiena, mentre la scena è completamente vuota. In un oggi dove è protagonista la fretta, il pensiero in movimento, la<br />

trasversalità e la multimedialità, Massimiliano Civica ci comunica il desiderio di essenzialità e di immobilità, di storie chiare e di psicologie non contorte,<br />

pure nel loro bisogno di amore o di odio. Lo spettatore diviene protagonista e rivive le storie di donne che cercano una qualità alta della vita, che<br />

chiedono ai loro uomini un’attenzione ai dettagli dello stare insieme. Ne “L’artiglio” una donna ha sposato un despota che non la lascia vivere, ha già<br />

conosciuto un uomo che le fa battere il cuore e proprio quella vecchia casa decrepita abitata dal marito e dal suocero la porterà alla liberazione. Una<br />

scala fradicia della cantina sarà fatale per il marito, e se anche la donna lo sapeva, lo fa scendere per avvicinarsi alla liberazione. In “Passa la ronda” una<br />

carcerata farà di tutto per essere dopo molto tempo abbracciata da una guardia carceraria, ma questa, di fronte alla paura di essere punita, finirà per<br />

ucciderla. Ne “Il ritorno” il gioco del dover immaginare si raddoppia. Infatti una donna che ha perso il marito giovane lo attende ogni sera e finge che<br />

non sia mai morto. Da ormai dieci anni al castello si replica la farsa dell’atteso ritorno con la complicità di alcuni amici che pensano così di dare sollievo<br />

al dolore della donna, ma anno dopo anno i complici diminuiscono, stanchi, spaventati o morti. Gli attori che raccontano le storie dando vita a immobili<br />

dialoghi sono i bravi Andrea Cosentino, Mirko Feliziani, Antonio Taglierini e Daniele Timpano.<br />

I testi utilizzati fanno parte del fondo “Sainati” della Biblioteca Nazionale Burcardo di Roma, e sono gli originali copioni manoscritti utilizzati dalla<br />

Compagnia Sainati, unica compagnia italiana di Grand Guignol operante in Italia agli inizi del ‘900.<br />

Compagnia Civica-Cosentino-Feliziani-Tagliarini-Timpano<br />

Grand Guignol di Massimiliano Civica, con Andrea Cosentino, Mirko Feliziani, Antonio Tagliarini, Daniele Timpano<br />

Pontedera (Pi). Generazione Pontedera Festival. Fondazione Pontedera Teatro, Via Manzoni 22. 7 ottobre. Tel. 058755720<br />

Contro il pregiudizio<br />

Su un palcoscenico trasformato in giardino zen l’autore e regista sino-americano Ping<br />

Chong sa mostrarci la diversità come una ricchezza cui non dobbiamo né possiamo<br />

rinunciare. “Undesirable elements” è definito uno spettacolo stimolante e coraggioso che<br />

propone un interessante contraddittorio sul tema dell’immigrazione che ribalta pregiudizi<br />

e stereotipi di cui spesso neanche ci accorgiamo. Il noto regista teatrale, coreografo e<br />

creatore di video e installazioni è in scena con una statunitense del midwest e una del<br />

sud, un’iraniana e una libanese. Le storie personali di questi emigranti si intrecciano e<br />

si confondono, e dal confronto scaturisce una sorprendente condivisione di valori e<br />

percorsi, una nuova disposizione all’ascolto e alla comprensione reciproca.<br />

In inglese con sottotitoli in italiano, lo spettacolo in prima nazionale incuriosisce perché<br />

l’ideatore è stato a lungo uno dei principali interpreti di Meredith Monk e perché il tema<br />

del pregiudizio è ancora da denunciare con tutta la forza dell’arte.<br />

Undesirable elements di Ping Chong e Talvin Wilks, con Ping Chong, Angel Gardner,<br />

Leyla Modirzadeh, Tania Salmen e Tek Tomlinson.<br />

Roma. Romaeuropa Festival. Teatro Palladium Università Roma Tre. piazza Bartolomeo<br />

Roman 8. Dal 15 al 17 ottobre, ore 21.00. Info 800 795525. www.romaeuropa.net<br />

antolini@bazarweb.info<br />

Chicche dal RomaeuropaFestival<br />

Al festival Romaeuropa il nuovo spettacolo di Emma Dante,<br />

la giovane regista siciliana che si è rapidamente affermata<br />

nella scena nazionale con MPalermu e Carnezzeria prima e<br />

Medea poi, interpretata da Iaia Forte. Qui, in questo Vita mia<br />

la giovane regista torna a lavorare con il suo gruppo di giovani<br />

attori siciliani. Una madre guarda con occhi dolci e tristi i tre<br />

figli che ha di fronte insegnandogli che la vita è il bene più<br />

prezioso. Ma anche la vita fugge, e non si sa bene a chi è dato<br />

restare e chi deve invece partire. La vita è una corsa intorno a<br />

un letto e qui diviene centrale il disperato tentativo di ritardare<br />

il più possibile questo ultimo giro prima della morte. Tra i figli<br />

interpretati da Enzo Di Michele, Giacomo Guarnieri e Alessio<br />

Piazza chi sarà il prescelto? Anche la madre (Ersilia Lombardo)<br />

non ha alcun potere. Tutto è immobile: gesti, ricordi, parole di<br />

conforto e rimorsi, e anche quell’ultimo respiro di pulsazione<br />

del cuore che si ripete all’infinito.<br />

Vita mia. Testo e regia di Emma Dante, con Enzo di Michele,<br />

Giacomo Guarneri, Ersilia Lombardo, Alessio Piazza.<br />

Roma. Romaeuropa Festival. Villa Medici. piazza Trinità<br />

dei Monti, 1. Dal 27 al 31 ottobre. Tel. 800795525<br />

– www.romaeuropa.net<br />

Sempre al Romaeuropa Festival i Motus presentano una<br />

performance video ispirata a Pier Paolo Pasolini. Scegliendo<br />

la prospettiva di un’auto da corsa, i Motus hanno inventato<br />

un tragitto spaziale e ideale nell’immagine in movimento per<br />

ripercorrere l’universo percettivo marginale che ha segnato<br />

la visione e l’opera di Pasolini. Il gruppo riminese si sofferma<br />

su strade di passaggio, zone di accumulo e d’abbandono dei<br />

rifiuti materiali e umani che la città tenta di espellere ma che<br />

rimangono nella sua orbita, incubi estranei eppur familiari. In<br />

Schema di Viaggio si percorrono le terre di nessuno che il Bel<br />

Paese fa finta di non vedere, deserti custoditi da mostri edilizi<br />

e post-industriali, nuove periferie che tutti attraversiamo senza<br />

più notare, facilmente rimosse da percezione e coscienza.<br />

Schema di Viaggio. Performance video di Enrico Casagrande<br />

e Daniela Nicolò.<br />

Roma. Romaeuropa Festival. Teatro Palladium. piazza<br />

Bartolomeo Romano 8. 30 e 31 ottobre. Tel. 800795525<br />

– www.romaeuropa.net


antolini@bazarweb.info<br />

Phaedra’s<br />

love: dolore e<br />

desiderio<br />

Una tragedia sanguinolenta<br />

sulle note dei Massive Attack<br />

Come per sfondamento le azioni si avvicinano sempre di<br />

più al pubblico ineluttabilmente partecipe al gioco degli<br />

attori che palesano l’artificio di relazioni tra i protagonisti,<br />

tra sopraffazione e ambiguità. In una scatola bianca<br />

Fabrizio Arcuri mette in scena il Phaedra’s love di Sarah<br />

Kane, autrice che ci ha lasciato pochi testi che indagano<br />

le ineluttabili voragini del dolore e del desiderio. In<br />

quest’operazione, dove il testo è rispettato integralmente,<br />

colpisce la capacità del regista della romana Accademia<br />

degli Artefatti, che si confronta con un testo e con nuovi<br />

attori (i Numeriprimi di Parma), di riuscire a rimandare<br />

la ricerca espressiva e linguistica del testo inglese con<br />

immaginari complessi e ricercati che guardano alla<br />

tragedia senechiana come al grand guignol, ma anche alla<br />

ben nota necessità di sangue e violenza che appartiene<br />

all’oggi. Ippolito, (ben interpretato da Fabrizio Croci, in<br />

tutta la fiacca e la non curanza di chi rimane a guardare ciò<br />

che gli succede intorno) apre lo spettacolo tra pacchetti di<br />

patatine, giochi elettronici, televisione e una masturbazione<br />

consumata con noia in un calzino usato. Potentemente<br />

fragile è Fedra che mostra da subito il suo insano amore per<br />

il figliastro, rivelato dalla luminosità dei sorrisi della brava<br />

Simonetta Checchia. In un imponente abito elisabettiano è<br />

debole, quasi psicopatica, non smette mai di tormentarsi i<br />

capelli arricciandoseli e non si interessa della figlia Strofe se<br />

non quando il rapporto diviene la contesa delle attenzioni<br />

di Ippolito. Tutti i personaggi sono pronti a dare consigli<br />

su come agire e come vivere. Anche il medico (Antonluigi<br />

Gozzi) che visita Ippolito più che fare una diagnosi,<br />

catturato nel suo ruolo di sapiente da guanti antisettici<br />

e borsa professionale, vomita giudizi. Strofe (Francesca<br />

Zagaglia come una modella di Vanessa Beecroft) incita la<br />

madre a lasciar stare Ippolito, e il prete (lo stesso Gozzi)<br />

andando a trovare il giovane già incarcerato per farlo<br />

pentire, preferirà assaggiare il suo sesso, sottomettendosi al<br />

suo potere più che al peccato contro la religione. E per un<br />

rapido sorriso con una leggerezza da fiction si manifestano<br />

le tragiche conseguenze dei moralismi di ieri e di oggi.<br />

Pareti bianche cadono dall’alto restringendo lo spazio<br />

scenico tra musiche dei Massive Attack e Nick Cave,<br />

mentre la tragedia si consuma nella morte di tutti i<br />

protagonisti. Si impicca Fedra, dopo aver palesato il suo<br />

desiderio verso Ippolito in un rapporto orale. E solo qui<br />

arriva la prima emozione di Ippolito che annuncia “ce ne<br />

volevano di momenti così”. Finisce a ridosso del pubblico<br />

la scena in cui la tragedia diviene più sanguinolenta, dove<br />

Teseo (Rocco Antonio Bucarello) uccide entrambi i figli e<br />

si recide la gola con una lametta che sparge sangue tra le<br />

molte bambole, cadute dall’alto, con cui il re attua una<br />

fisicissima battaglia.<br />

Phaedra’s Love di Sarah Kane. Con Simonetta Checchia,<br />

Fabrizio Croci, Antonluigi Gozzi, Francesca Zagaglia. Regia<br />

di Fabrizio Arcuri<br />

Bologna. Cassero. Via Don Minzoni 18. 3 e 4 ottobre. Tel.<br />

0516494416<br />

bazar 10 <strong>2004</strong> scene di carla romana antolini 17<br />

Per scoprire ancora i monumenti di Roma<br />

Purtroppo solo fino al 2 ottobre per il romano Festival Esplor/Azioni, diretto da Gioia<br />

Costa, sulle Terrazze dei Mercati di Traiano, Iaia Forte darà vita a una delle voci<br />

emblematiche di Roma: la scrittrice Elsa Morante. Ogni creazione proposta dal festival<br />

è infatti legata a Roma. Ogni appuntamento permette di “esplorare” un luogo con<br />

la guida degli attori, all’interno di un evento unico, costruito per la rassegna. Esplor/<br />

azioni risponde inoltre a una volontà del teatro contemporaneo: cercare in altri spazi<br />

nuovi modi del racconto teatrale. E’ la risposta a un desiderio degli artisti, suggestionati<br />

dall’assenza di confini fra loro, l’opera e il pubblico. In questa quinta edizione gli<br />

artisti restituiranno vita a personaggi del passato che, in forme diverse, hanno abitato il<br />

luogo scelto per la rappresentazione, aprendosi alle parole e all’anima di grandi figure<br />

dell’arte e della letteratura. Attraverso schegge della “Storia” Iaia Forte ricostruirà la<br />

visione che ella aveva della città eterna. Nelle pagine della Morante, le passeggiate di<br />

Ida nel ghetto, veder Roma con gli occhi di un tenente tedesco, o, ancora, ammirare in<br />

una folata di vento Piazza del Popolo, Piazza Venezia, Via Veneto, il Gianicolo, Piazza<br />

Navona, San Pietro, sono l’occasione per scoprire una seconda città dentro la prima e<br />

ammirare con nuovo sguardo le strade, le piazze, le proporzioni e i colori di pietre che<br />

richiamano alla loro ombra il mondo intero.<br />

Iaia Forte – Elsa Morante<br />

Roma. Esplor/azioni. Terrazze dei Mercati di Traiano, via IV Novembre 94. Fino al 2<br />

ottobre. Tel. 0677591443


18 di carla romana antolini scene bazar 10 <strong>2004</strong><br />

Tempus et corpus<br />

La quotidianità del vivere, il tempo che fugge, la misteriosa<br />

inconciliabilità tra la nostra interiorità e lo scandire dei<br />

minuti. E poi il corpo, sublime completamento della<br />

creazione. Tra danze e nuove tecnologie video.<br />

Danza und Tanz<br />

Crown of Creation<br />

Il teatro è uno strumento sensibile con<br />

cui prendere atto di trasformazioni che<br />

avvengono nel tessuto sociale. Succede<br />

a Torino fino al 7 ottobre con la rassegna<br />

La via del mito - dall’India all’Europa. A dare<br />

corpo e voce al mito, a interpretarlo con<br />

modalità e discipline differenti, sono tre<br />

spettacoli appositamente creati per l’Espace.<br />

A ottobre Raphael Bianco, coreografo<br />

e danzatore di origine indiana, firma le<br />

coreografie di Crown of creation (dal 3 al<br />

7 ottobre), spettacolo in prima assoluta<br />

che esplora l’idea indiana del corpo come<br />

momento finale e assoluto della creazione,<br />

intrecciando la danza alle nuove tecnologie<br />

video. Crown of creation è la definizione<br />

che il filosofo indiano Sree Aurobindo<br />

dà del corpo umano, ovvero corona,<br />

completamento sublime della creazione.<br />

A differenza della visione occidentale<br />

giudaico-cristiana, il corpo in India è<br />

concepito ancora oggi (almeno per gli indù)<br />

come veicolo privilegiato per raggiungere<br />

il trascendente ed entrare in contatto con<br />

l’essenza più segreta dell’universo. E’ da<br />

questa dimensione corporea che Bianco<br />

affronta il tema della rassegna La via del Mito<br />

– dall’India all’Europa, evitando di portare in<br />

scena folcloristicamente danze indiane e<br />

costumi, tanto meno musiche tradizionali,<br />

che spesso non si prestano a un lavoro<br />

contemporaneo, poiché troppo vincolanti<br />

e legate a manifestazioni tradizionali del<br />

costume e della religione indù.<br />

Bianco lavora, dunque, su corpo, mito e<br />

violenza. E se mentre per il corpo e per<br />

la violenza il discorso è apparentemente<br />

più semplice, poiché sono presenti oggi<br />

come nell’antichità, il mito o meglio una<br />

meditazione sul mito e la poesia in tutte le<br />

sue forme diviene il nucleo più interessante<br />

di questo progetto.<br />

La via del Mito – dall’India all’Europa.<br />

Espace. Via Mantova 38, Torino. Fino al 7<br />

ottobre. Tel. 0112386067<br />

Il festival Danza und Tanz che mette da cinque anni a confronto la danza italiana e la danza tedesca ad ottobre sarà al Teatro del Campo<br />

Barbarico, nuovo spazio nato da un edilizia postindustriale pensato per il teatro e la danza, dopo aver abitato a Roma il Teatro Vascello e il Furio<br />

Camillo. Qui il 4 e 5 ottobre il gruppo berlinese Blicke propone nella stessa serata “Beziehungsweise” per due danzatori e “Ueber die Bewegung”<br />

un assolo in prima nazionale. Blicke è un gruppo che unisce alla tradizione del Tanztheather l’antica arte del movimento giapponese Kinomichi. I<br />

temi ricorrenti delle loro ultime creazioni affrontano la quotidianità del vivere attraverso un teatro fatto di piccole storie che s’intrecciano nel<br />

contesto coreografico. Nello stesso spazio a seguire anche le due compagnie romane che organizzano la rassegna. Travirovesce con Memoria Zero<br />

propongono in prima assoluta Appuntamenti in Nero, indagini di musica e danza che si interrogano sui significati della parola stile. In circostanze speciali<br />

(l’oggi) si formerà uno stile irriconoscibile, somma e negazione di tutti gli altri stili, determinato dalle scelte quasi imposte dal frastagliamento e dalla<br />

poliedricità della realtà contemporanea. Sono tre appuntamenti : “O’WATT - Come liberarsi dei fili per diventare elettrici”; “ZUPPILIA - Come<br />

crescere in altezza ignorando l’acustica” ; “VIBRASLAP - Composizione in forma scomposta di quattro danze concrete”. I Sistemi Dinamici<br />

Altamente Instabili propongono Tonine, dove in quattro diversi paesaggi il corpo rimane il luogo di attraversamento e sconfinamento per<br />

popolare di visioni l’immaginario reale. Quattro corpi abitano lo spazio delle proprie particolari ossessioni; corpi soggetti alla mobilità precaria cui li<br />

spinge una naturale condizione di spaesamento. La partitura elettronica originale dei Surya.Lab, sostiene gli ambienti abitati dalla danza, interviene<br />

sull’aleatorietà strutturale che rimane una scelta, per una coreografia dichiaratamente aperta, esperienza viva. Le immagini in movimento di Riot<br />

generation video, raccolgono i corpi, costruiscono l’ambiente della danza ma privano anche il corpo del senso di appartenenza, per abbandonarlo,<br />

perso nelle logiche emotive di un ambiente solitario fatto di visioni autonome.<br />

Danza und Tanz, Teatro del Campo Barbarico. Via Anicio Paolino, 27 Roma. Dal 4 ottobre al 9 ottobre ore 21,30 Tel. 0697616026<br />

Tempus fugit<br />

Dal Festival D’Avignone arriva a Roma con Il Romaeuropa Festival anche Tempus fugit di Sidi Larbi Cherkaoui. Il<br />

tempo è, come dimostra il titolo, il tema principale del nuovo lavoro del regista e coreografo marocchino che si è rivelato<br />

lo scorso anno al pubblico romano con Foi. Qual è il nostro rapporto con il tempo? Ogni cultura interpreta e concepisce<br />

questo dimensione apparentemente universale in modo diverso. Cherkaoui, partendo dalla sua personale esperienza di<br />

confine fra due civiltà distanti (è belga ma di origini marocchine), ci racconta come l’esperienza temporale partecipi della<br />

nostra concezione del mondo. Dieci danzatori in scena ci rivelano un misterioso orologio a volte dissonante e inconciliabile<br />

con una realtà interiore che ci fa apparire estranea e irriducibile. Sidi Larbi Cherkaoui e i danzatori de Les Ballets C. de la<br />

B. utilizzano i loro corpi come un nuovo strumento per conoscere il tempo: un tempo che vive sempre diacronicamente,<br />

scandito da ripetizioni, misure ed emozioni che definiscono la sua forma e lo trasformano in ricordo di attimi perduti.<br />

Tempus Fugit. Ideazione regia e coreografia di Sidi Larbi Cherkaoui. Romaeuropa festival. Teatro Argentina. largo di Torre<br />

Argentina 1, Roma. Dal 7 al 10 ottobre. Tel. 800795525 – www.romaeuropa.net<br />

antolini@bazarweb.info


loverso@bazarweb.info<br />

Cara Eugenia,<br />

bazar 10 <strong>2004</strong> scene.salmoni di enrico lo verso 19<br />

Quando si dice grazie<br />

Riconoscere un maestro, un amico, una guida, un compagno.<br />

E sapergli dire grazie per quanto ci ha regalato.<br />

la voglia di ricordare, l’amore per un Maestro, un amico, un compagno è stata la molla di uno spettacolo a Roma,<br />

ai Giardini della Filarmonica. Non conoscevo (lo ammetto) Pino Passalacqua. Come al solito sono andato a<br />

teatro pensando di vedere qualcos’altro. Credevo che avrei assistito a una serata di favole per bambini lette da attori<br />

in sostegno del CIAI (Centro Italiano Aiuti all’Infanzia) che patrocinava la manifestazione. Ma la maggior parte di<br />

coloro che erano lì testimoniavano l’amicizia, l’affetto, la riconoscenza a una di quelle, sempre più rare, persone in<br />

grado di dare tanto a chi gli sta vicino. Senza fare clamore, strepiti, senza sopraffare, prevaricare. Uno scrittore, regista,<br />

insegnante di recitazione. Sono sempre tante e diverse le ragioni che spingono a salire su un palcoscenico. Qualcuno,<br />

quella sera, sarà anche salito in cerca della ennesima passerella e occasione di essere notato. Ma quello che mi è<br />

sembrato di vedere negli artisti che lo hanno ricordato era l’orgoglio di definirsi allievi. Il piacere e l’umiltà<br />

di riconoscere un maestro. Credo che la forza più grande quando sei su quelle tavole provenga dall’umiltà. Alcuni dei<br />

suoi allievi di Accademia (Nazionale d’Arte Drammatica) hanno letto una cosa molto bella, scritta da loro, sul senso<br />

e il modo di stare in scena. Iniziava con un fortissimo NOI. Affermavano l’importanza del Noi contro l’egemonia<br />

dell’ IO. L’importanza di passarsi la palla. Probabilmente da queste idee derivava la loro forza e serenità sulla scena.<br />

Lo spettacolo, più che una performance era una piacevole serata tra amici con canzoni, musiche, filmati, danza e<br />

ovviamente pezzi recitati da artisti che erano stati vicino a Pino Passalacqua. Abbiamo visto Rubini, Diberti, Di<br />

Stasio, Rigillo, Sofia Ricci, e tanti altri. E abbiamo riso con gli aneddoti e l’improbabile romanesco di Gregoretti e con<br />

Franca Valeri, che con il suo stile inconfondibile (tra parentesi: è la più citata nelle scuole di recitazione) ha riportato<br />

l’attenzione sull’infanzia.<br />

Caro Enrico,<br />

ancora grazie delle tue parole, rendono me e il giornale su cui scriviamo più ricco. Di quello che racconti più di tutti<br />

mi tocca il tuo sguardo amoroso sul sentimento della gratitudine. Anche per me la gratitudine è un sentimento<br />

importante. Oltre che utile. Mi pare un modo profondo di trattenere dentro di sé un’esperienza che ci è servita, ci<br />

è piaciuta o ci ha giovato, un modo per farla rivivere sempre. Forse è proprio attraverso la gratitudine che si diventa<br />

completamente eredi delle cose, padroni e custodi di un qualcosa che poteva esaurirsi e invece si traduce in nuove<br />

vicende. Credo anch’io come te che il NOI sia più forte dell’IO. Ma non in un senso morale o gerarchico, piuttosto<br />

perché l’unione fa la forza e in squadra si possono compensare tante singolari mancanze. Credo che saper dire<br />

“grazie” è prima di tutto un atto di intelligenza e di senso storico: è la capacità di comprendere che mantenere in piedi<br />

un archivio di conoscenze ed esperienze ci rende più ricchi e meno soli. E’ un po’ come preferire la generosità al<br />

narcisismo. Ha senso!


murru@bazarweb.info<br />

Esplorazioni musicali<br />

Keith Jarrett<br />

The Out Of Towners<br />

Ecm Records<br />

Nell’estate del 2001 al Teatro<br />

dell’Opera di Monaco si esibisce sul<br />

palcoscenico un trio da leggenda. 20<br />

anni di attività insieme e di continua<br />

esplorazione musicale nel mondo del<br />

jazz, creatività e classicità jazzistica<br />

al servizio dell’arte. Lo straordinario<br />

trio in questione, composto dal leader<br />

Keith Jarrett al piano, Gary Peacock<br />

al basso e Jack DeJohnette alla<br />

batteria, decide solo ora di pubblicare<br />

quel concerto di 3 anni fa. Un disco<br />

eccellente per una performance di<br />

primo piano in cui va segnalata prima<br />

di tutto la strepitosa versione di I Love<br />

You eseguita in assolo al piano da<br />

Jarrett e poi la vibrante e bellissima<br />

versione blues lunga ben 18 minuti<br />

di The Out Of Towners che dà anche<br />

il titolo al disco. Il concerto continua<br />

alternando pagine di storia del jazz<br />

tra l’antico e il moderno e finisce con<br />

una straordinaria interpretazione di<br />

It’s All In The Game suonata in assolo<br />

da Jarrett, cosa che non faceva da<br />

molto tempo, e che lascia senza fiato<br />

per intensità e dolcezza di suono.<br />

Ennesimo capolavoro intimista del<br />

genio di Jarrett e nuova conferma,<br />

se mai ce ne fosse ancora bisogno,<br />

dell’alchimia perfetta che regna tra i<br />

tre artisti.<br />

Bjork<br />

Medulla<br />

Universal<br />

Gemiti, lamenti, dolore, sofferenza, piacere.<br />

L’animo umano scandagliato in lungo e largo.<br />

Bjork ci offre quanto ha di più intimo, il suo<br />

midollo e tutto quello che vi è dentro. Da qui,<br />

dal midollo, nasce anche il titolo del quinto<br />

album solista dell’artista islandese, Medulla.<br />

Difficile parlare di questo nuovo lavoro di<br />

Bjork che abbandona quasi completamente<br />

il pop sperimentale e alieno di Homogenic<br />

e Vespertine, i suoi consueti arrangiamenti<br />

elettronici, mettendosi in gioco ancora una<br />

volta senza compromessi, con un coraggio e<br />

una sensibilità senza pari, fuori dalle<br />

mode e dal suo passato, donandoci<br />

un lavoro ostico e duro. Cori di<br />

ispirazione classica, parti vocali in<br />

islandese drum machine viventi e<br />

la voce protagonista assoluta che<br />

invade lo spazio della ritmica e della<br />

melodia aprendo nuovi orizzonti,<br />

lasciandoci spesso senza fiato,<br />

come nel brano capolavoro di<br />

assoluta bellezza Oceania. Una<br />

personalità unica, vero patrimonio<br />

della scena musicale, Bjork<br />

sceglie con cura anche i suoi<br />

compagni di viaggio: Mike Patton,<br />

Robert Wyatt e la straordinaria<br />

Tagaq per portarci con lei in un<br />

viaggio destinato a chi sa aprirsi<br />

con abbandono totale a nuove<br />

esperienze musicali.<br />

bazar 10 <strong>2004</strong> suoni.recensioni di fabio murru 21<br />

Sono quelle proposte da Bjork, che si mette nuovamente in gioco percorrendo i<br />

sentieri impervi della vocalità. Ma anche le esplorazioni di Keith Jarrett sui tasti del<br />

suo piano e quelle di alcune star del blues anni ’70, oggi più innovative che mai.<br />

Suoni per ogni tempo.<br />

Fabio Caucino<br />

Immagini da sopra il cielo<br />

R & G Zedde<br />

Dopo una lunga e brillante carriera di autore<br />

e interprete nell’area della scuola piemontese<br />

e ligure di chansonnier e musicista di qualità,<br />

gia fondatore dell’interessante gruppo degli<br />

Animanegra, arriva al grande pubblico la<br />

musica di Fabio Caucino con la pubblicazione<br />

dell’album Immagini Da Sopra il Cielo. Il Caucio,<br />

questo il nome con cui ama farsi chiamare<br />

il cantautore, realizza un album interessante<br />

e melodicamente molto bello che ricorda il<br />

Paolo Conte prima maniera cosi come alcune<br />

atmosfere alla Vinicio Capossela. Caucino si<br />

occupa di scrivere sia i testi sia le musiche del<br />

suo disco ottenendo un lavoro piacevole e<br />

misurato che trova il suo apice nello splendido<br />

brano Disarmante. Splendida fotografia del<br />

suo Piemonte, nebbioso e carico di sentimenti.<br />

Un bel lavoro, che costituisce praticamente<br />

il suo disco d’esordio come autore e lascia<br />

ben sperare per il futuro della musica italiana<br />

d’autore.<br />

Muddy Waters/dvd<br />

Messin’ With the Blues<br />

BMG<br />

Da vedere e ascoltare tutto d’un fiato il dvd<br />

che registra uno dei momenti magici della<br />

musica blues durante il fantastico concerto<br />

che si tenne nell’ormai lontano 28 giugno<br />

del 1974 presso il Montreux Jazz Festival<br />

in Svizzera. Un concerto leggendario per<br />

gli amanti del blues, che qui videro esibirsi<br />

alcune delle più brillanti stelle del panorama<br />

blues di Chicago di quei tempi: Muddy<br />

Waters, blues man considerato da molti tra<br />

i più influenti del secolo scorso, Buddy Guy,<br />

straordinario interprete di blues elettrico e<br />

incredibile cantante soul nonché vero istrione<br />

del palco, e l’eccezionale interprete blues<br />

Junior Wells. Ad arricchire la spettacolarità<br />

dell’evento anche il basso di Bill Wyman,<br />

il pianoforte di Pinetop Perkins, la batteria<br />

di Dallas Taylor e la chitarra di Terry Taylor.<br />

Immagini di un’epoca lontana per una<br />

musica senza tempo suonata da alcuni dei<br />

suoi figli più sensibili in un crescendo che<br />

emoziona. Una preziosità da custodire con<br />

cura.<br />

Le conseguenze dell’amore<br />

Radiofandango<br />

Dal bel film di Paolo Sorrentino, che racconta<br />

una storia di umana solitudine, segnaliamo una<br />

colonna sonora interessante, intensa e molto<br />

variegata che viaggia da Scary World Theory<br />

di Lali Puna a Rossetto e Cioccolata di Ornella<br />

Vanoni passando per un certo tipo di musica<br />

elettronica minimalista tedesca. Un sound a volte<br />

freddo, quasi asettico, ma che scivola qua e là<br />

in inaspettate e vibranti melodie di viole e violini,<br />

che riescono ad emozionare e sorprendere.<br />

Perfettamente legata al film, la colonna sonora è<br />

un bel lavoro di Pasquale Catalano che firma la<br />

musica e la orchestra insieme a Giuseppe Sasso.


22 di pietro d,ottavio suoni bazar 10 <strong>2004</strong><br />

Zero<br />

RADICI NEL CEMENTO<br />

2, Padova, Sottosopra<br />

TANIA MARIA<br />

1, 2 Milano, Blue Note<br />

JOE ZAWINUL<br />

5, 6, 7, 8, 9, 10 Milano, Blue Note<br />

Ricomincio da… Zero. Anzi da 260mila. Tanti sono stati gli spettatori che Renato Fiacchini, in arte<br />

Zero, ha chiamato a raccolta in soli 5 concerti negli stadi quest’estate, dal San Siro di Milano al<br />

Bentegodi di Verona, dal Franchi a Firenze all’Olimpico (due volte) di Roma. Un successo imponente,<br />

iniziato negli anni Settanta e che raramente ha conosciuto battute di arresto. Un concerto che prende<br />

spunto dalle ultime canzoni del recente album Cattura, prima fra tutte A Braccia Aperte, per poi riaprire<br />

quell’enorme scrigno fitto di capolavori scolpiti nell’immaginario collettivo che vanno da Il carrozzone<br />

a Spalle al muro, passando per Madame, Triangolo, No Mamma No, Il Cielo, Mi vendo… Da alcuni<br />

anni Renato veste i panni dello chansonnier che con grande gusto rilegge in chiave orchestrale le sue<br />

pietre miliari, avvolgendo tutti i frammenti sullo scheletro di un recital che “cattura” masse sconfinate<br />

di zerofolli. Uno show kolossal, sempre arricchito da schegge di danza e di teatro, ma senza mai<br />

perdere il filo del discorso anticonformista di quel Renato Zero che prima esordiva al FolkStudio e<br />

che presto iniziò a cantare di fronte alle masse sotto ai tendoni di Zerolandia. E ormai il Re dei sorcini<br />

è una vera e propria maschera dello spettacolo, un totem della canzone d’autore che riesce nella<br />

rara acrobazia di coniugare musica di qualità e grandissimi numeri. Il nuovo tour, “Il sogno continua”,<br />

promette di polverizzare nuovamente ogni record, ed è il più lungo in assoluto tra quelli annunciati che<br />

si snoderanno nei palasport di tutta Italia. E allora… tre, due, uno…Zero: il concerto va a incominciare.<br />

LE DATE: 16 Genova, Mazdapalace; 18 Milano, Filaforum; 21 Torino, Mazdapalace; 26 Padova,<br />

Palasport; 30 Pesaro, Palasport; 2/11 Roma, Palalottomatica; 5/11 Firenze, Palasport; 11/11 Bologna,<br />

Palamaguti; 16 Eboli (Sa), Palasele; 19 Caserta, Palamaggiò; 21 Barletta, Paladisfida; 24 Reggio<br />

Calabria, Palapentimele; 26 Palermo, Palasport; 28 Acireale (Ct), Palasport.<br />

INFO: 0276113055<br />

FRANCESCO GUCCINI<br />

8 Torino, Mazdapalace; 15 Firenze,<br />

Palasport<br />

FIORELLA MANNOIA<br />

16 Padova Palazzetto dello Sport; 18<br />

Firenze, teatro Saschall; 21 Roma,<br />

Palalottomatica; 23 Bari, teatro Team;<br />

28 Torino, teatro Colosseo<br />

PROZAC+<br />

21 Milano, Rolling Stone<br />

PATTI SMITH<br />

27 Roma, Auditorium Parco della<br />

Musica<br />

ANASTACIA<br />

28 Milano, Forum<br />

DIANA KRALL<br />

28 Milano, teatro Smeraldo<br />

MAROON5<br />

28 Milano, Alcatraz<br />

Zufest<br />

dottavio@bazarweb.info<br />

Dallo show kolossal al festival autoprodotto<br />

Mentre a Genova parte il nuovo show di uno degli chansonnier più anticonformisti<br />

della storia musicale italiana, da Bologna si snoda un festival autoprodotto da uno dei<br />

gruppi di punta della controcultura italiana.<br />

Dopo i dischi e i concerti autoprodotti, ecco il festival autoprodotto. Si chiama<br />

Zufest, appuntamento biennale organizzato dagli Zu per presentare in tre città<br />

italiane i suoni che più li hanno colpiti. I romani Zu, all’attivo 6 dischi e 500<br />

concerti in tutto il mondo in 5 anni di attività, sono uno dei gruppi musicali di<br />

punta della “controcultura” italiana, forti anche di collaborazioni di prestigio<br />

come quelle con The Ex, Damo Suzuki dei Can, Guy Picciotto dei Fugazi.<br />

E dopo l’ultimo album “Radiale”, gli Zu stanno lavorando a un nuovo cd<br />

composto insieme ai newyorkesi hip hop Dalek. L’idea del Zufest ha preso<br />

corpo da un paio di anni, ma solo stavolta la kermesse varca i confini della<br />

capitale e sbarca anche a Bologna e Milano. Complici degli Zu in tutte e tre le<br />

occasioni saranno i Lightning Bolt e Mats Gustafsson. I primi sono un autentico<br />

caso: i Sonic Youth hanno deciso di aprire in incognita (annunciati solo come<br />

“special guest”) il loro ultimo tour americano. Una sorta di passaggio del<br />

testimone: i Sonic Youth hanno poi spiegato che i Bolt sono adesso quello<br />

che loro erano negli ‘80, cioè l’ultima frontiera del suono. La giovane band<br />

americana è infatti rumore ed emozione, dance floor fury e sinfonie intricate di<br />

lavatrici scricchiolanti, furia dissonante e velocità inaudita. Brian Chippendale<br />

(batteria) e Brian Gibson (basso) suonano insieme dal 1995, anche se<br />

all’epoca dividevano la scena con altri musicisti. Quello dei Sonic Youth è un filo<br />

conduttore che porta anche a Mats Gustafsson: la più nota band di noise-rock<br />

sta incidendo un intero album di cover del sassofonista europeo. L’artista, tra i<br />

più in vista degli ultimi anni nella scena free-jazz, vanta un suono e un attitudine<br />

punk che lo ha fatto accostare al miglior John Zorn.<br />

LE DATE: 8, Bologna (TPO), 9 Roma (Acquario Romano), 10 Milano (Cox 18)<br />

INFO: 3204092413


amoruso@bazarweb.info<br />

Roma, avamposto della canzone<br />

d’autore emergente. Filippo Gatti,<br />

Pinomarino e Riccardo Sinigallia i<br />

nuovi rappresentanti di quella scena<br />

impegnata, cupa e intimista che ha<br />

da sempre contraddistinto il migliore<br />

cantautorato nazionale<br />

Sarà la bellezza monumentale di Roma e la suadente malinconia che traspira dal<br />

Tevere. Sarà il fascino delle luci gialle e il vuoto candore delle sbiadite periferie<br />

notturne, fatto è che lo spirito intimistico e passionale che in genere emerge dalla<br />

figura di un cantautore ha sempre trovato terreno fertile nella città eterna. Qualcuno<br />

ha cantato i suoi luoghi, la sua storia: grande e piccola. Per altri, le strade della città<br />

sono state una via di passaggio, uno dei tanti possibili transiti in cui riflettere le<br />

proprie emozioni. Così è per Filippo Gatti, Pinomarino e Riccardo Sinigallia, che<br />

proprio da Roma rilanciano quello stile personalissimo, impegnato e intimista, che è<br />

sempre stato un marchio indelebile per molti cantautori italiani del passato.<br />

Artisti la cui musica nasce prima di tutto dalle parole, dall’opportunità di diffondere<br />

Selezioni elettroniche al Roma<br />

Europa festival<br />

Per questo mese, il Roma Europa Festival presenterà tre<br />

importanti appuntamenti di musica elettronica. Si comincia il<br />

6, al Palladium, con Thomas Knak alias Opiate, che vanta una<br />

precedente collaborazione con Bjork. Bassi avvolgenti e sezioni<br />

acustiche, questo il set che il dj di Copenaghen, considerato un<br />

pioniere del sound glitch-dub, metterà in scena. Il 16 ottobre, al<br />

Brancaleone, serata dedicata alla Kompakt Night, storica etichetta<br />

di Colonia che ha avviato le sperimentazioni dell’electromusic.<br />

A onorare la causa l’emissario Reinhard Voight, Superpitcher,<br />

e le selezioni visuali della Ddg, nota video crew romana. Il 20<br />

ottobre si esibiranno sul palco del blasonato Auditorium Dj<br />

Spooky e Pansonic. Paul D. Miller (aka Dj Spooky) è un artista<br />

concettuale, scrittore e musicista che vive e lavora a New York.<br />

Per l’occasione presenterà Rebirth of a Nation, remake sonoro del<br />

capolavoro del cinema muto di D.W. Griffith, Birth of a Nation,<br />

icona contraddittoria e celebrativa dell’America. A seguire i Pan<br />

Sonic, il duo finlandese formato nel 1994 da Ilpo Vaisanen e<br />

Mika Vainio. Affermatisi nella scena techno sperimentale con<br />

un’inconfondibile tocco minimalista, il loro sound è molto legato<br />

all’interazione con oggetti e situazioni reali.<br />

Per info sulle location: www.romaeuropa.net<br />

FESTIVAL<br />

bazar 10 <strong>2004</strong> suoni di marcello amoruso 23<br />

Stile intimista e fatica<br />

sensi piuttosto che estetizzare tecnologie, esibire virtuosismi tecnici o inscenare stucchevoli<br />

ammiccamenti. Tutti e tre vantano una lunga e faticosa carriera alle spalle, un successo<br />

sudato, teso all’inesorabile accoglimento di un raffinato pubblico. Filippo Gatti dopo tre<br />

cd realizzati con la precedente band, Eletrojoyce, decide di continuare da solo il suo percorso<br />

artistico, e nel 2003 celebra l’esordio solista con Tutto sta per cambiare (Sony). Pinomarino,<br />

raffinato pianista, trascorre i primi anni nel sottosuolo musicale romano, lavorando in<br />

teatro e per strada, ma anche come riparatore di pianoforti. Giunge finalmente, nel 2001,<br />

al primo contratto discografico (Nun). Con la stessa etichetta è arrivato al secondo atto<br />

l’anno scorso, con Non bastano i fiori. Per Riccardo Sinigallia la via al successo non è stata<br />

più semplice. Dopo aver conosciuto Francesco Zampaglione e David Nerattini, nascono<br />

i “6 suoi ex”, inizio anni Novanta. La prima collaborazione che consacra la sua abilità<br />

compositiva è quella con Max Gazzè nel disco La Favola di Adamo ed Eva, di cui cura<br />

la produzione artistica. Collabora anche con Niccolò Fabi e Frankie Hi nrg, con lui gira<br />

Quelli che benpensano e Autodafè. Quindi arriva l’esperienza poco felice con i Tiromancino,<br />

sollecitato da Francesco (fratello di Federico Zampagliene) ad aiutare il progetto ormai<br />

privo di vitalità. Nasce così La descrizione di un attimo (2001), ma dopo il successo il gruppo<br />

si spacca; Riccardo, Laura Arzilli e Francesco decidono di concentrarsi sul disco omonimo<br />

che uscirà due anni dopo.<br />

Purtroppo il loro stile intimo, raccolto, introspettivo e in alcuni casi cupo non è stato<br />

largamente gradito da emittenti radiotelevisive e grande distribuzione, imperniate sui<br />

consensi di un pubblico assuefatto dalla costante proliferazione di agende patinate, dove<br />

l’ottimismo si spreca e il pianto, quando c’è, è solo di facciata. Per una maggiore visibilità si<br />

consigliano: www.filippogatti.it; www.pinomarino.org; www.riccardordosinigallia.it.<br />

Il tour europeo della Jon Spencer<br />

Blues Explosion approda il 12 ottobre al<br />

Rainbow di Milano<br />

La Jon Spencer Blues Explosion, la band formata insieme al chitarrista<br />

Judah Bauer e al batterista Russel Simins, verrà a Milano il 12 ottobre a<br />

presentare il nuovo album, Damage, uscito il 27 settembre scorso per la<br />

Mute Records. Newyorchese, Jon Spencer è una figura controversa e<br />

ambigua dell’immaginario blues. Da sempre accusato di aver preso troppo<br />

da mostri sacri quali Jerry Lee Lewis, Chuck Berry, Elvis e i Rolling Stones,<br />

per spiegare la sua musica ha usato queste parole: “il blues suonato da un<br />

punk”. Riff blues strampalati, chitarre messe a loop e un’incalzante sezione<br />

ritmica si incrociano sul palco in un clangore di grosso impatto.<br />

Rainbow, via Cassiodoro 5, Milano. Info: 0248001988<br />

TOUR


24 di fabrizio gianuario suoni bazar 10 <strong>2004</strong><br />

Sono diverse le formazioni, ai confini dell’elettronica<br />

o in essa pienamente coinvolte, che sono in tour in<br />

Italia nel mese di ottobre. Tra queste segnaliamo i To<br />

Rococo Rot (prima foto a destra), in concerto il<br />

1 ottobre a Brescia al Free Muzik, il 2 ottobre a Bologna<br />

al Covo, il 3 ottobre a Milano ai Magazzini Generali, il<br />

6 ottobre a Roma al Circolo degli Artisti e il 7 ottobre<br />

a Torino all’Hiroshima. La formazione berlinese, che si<br />

distingue per un’elettronica ordinata e cristallina, con<br />

una cifra marcatamente melodica, ha recentemente<br />

pubblicato il suo ultimo disco Hotel Morgen (Domino).<br />

E’ il quinto lavoro discografico, che segue l’omonimo<br />

disco di esordio del 1996 pubblicato con la Kitty Yo,<br />

e gli album del ’97 Veiculo, del ‘99 The Amateur View e<br />

del 2001 Music is a Hungry Ghost editi dalla City Slang.<br />

Tutti dischi piacevoli, che mettono ben in risalto le radici<br />

teutoniche del gruppo che, seppur senza sfondare il<br />

muro dell’assoluta genialità, ha sempre mantenuto una<br />

preziosa dignità musicale, dovuta alla sapiente ricerca di<br />

fertili sonorità disegnate spesso su impianti musicali di<br />

tipo modulare.<br />

Richie Hawtin (seconda foto a destra),<br />

anche conosciuto con il suo pseudonimo Platikman,<br />

è di scena il 23 al capannone del petrolchimico di<br />

Marghera all’interno del Festival Internazionale<br />

di Musica Elettronica della Biennale di Venezia<br />

(www.labiennale.org/it/musica). Con lui si esibiscono<br />

sempre il 23 i Frame – progetto di Davide Mastropaolo<br />

e Leandro Sorrentino che sono tra i fondatori di<br />

Avatar_41°, un consorzio di arti elettroniche costituito<br />

da musicisti, videomakers ed etichette indipendenti – e<br />

Mass, al secolo Mario Masullo.<br />

Da segnalare infine le date che l’austriaco Christian<br />

Fennesz(terza foto a destra) terrà il 12 a Reggio<br />

Emilia e il 13 a Milano al Piccolo Teatro Studio.<br />

E’ sicuramente una delle formazioni più estreme del concettualismo minimale elettronico. Forse la più<br />

nota, e questo grazie soprattutto all’energico attivismo musicale di Mika Vainio, che da diversi anni si è reso<br />

protagonista di numerosi e importanti progetti musicali, spesso ai confini dell’installazione sonora.<br />

Nati nel 1993 dalla collaborazione, appunto, di Vainio e del finlandese Ilpo Väisänen, i Pan Sonic, che<br />

hanno dovuto decurtare il loro nome di una A per via di una lampante omonimia con un noto marchio<br />

aziendale (precedentemente si chiamavano Panasonic), sono ora in tour per presentare il loro ultimo<br />

epico lavoro discografico. Kesto, il cui termine può essere tradotto con “forza” o “durata”, è un progetto<br />

di oltre quatto ore di musica inedita raccolta in quattro cd. Un nuovo capitolo musicale che si prepara a<br />

entrare tra gli esperimenti più massimalisti che il gruppo abbia mai realizzato. Come si rende possibile,<br />

infatti, coniugare gigantismo e minimalismo? Forse è più semplice di quanto si possa pensare, dal<br />

momento che ciò che muove la musica del duo finlandese è la musica stessa. E’ il suono in tutta la sua<br />

libertà che prepotentemente si isola e si estende per un tempo infinito. Si frammenta e si ricompone in<br />

un gioco combinatorio e aleatorio che, teoricamente, non ha alcun limite strutturale. Non esiste infatti<br />

forma musicale o struttura compositiva atta a contenere il concettualismo musicale di stampo minimale.<br />

Esistono delle ‘leggi’ di trasformazione, di trasmutazione e di esplorazione di mondi sonori, ma non<br />

esistono composizioni o canzoni. Leggi che, se portate fino alle estreme conseguenze, possono condurre<br />

appunto ad universi pan-sonici, all’interno dei quali l’attenzione dell’ascoltatore si ritrova imbrigliata in<br />

un reticolo musicale senza fine. Universi in cui l’idea di suono e il suono stesso si sovrappongono fino<br />

a rendersi indistinguibili l’una dall’altro, e all’interno dei quali il musicista sembra trasformarsi in un<br />

ordinatore passivo di ciò che, contestualmente all’intenzionalità creatrice, vive di vita propria. E se ‘tutto’<br />

è suono, ecco allora che il gigantismo di Kesto si riduce a niente più che a un piccolo breviario musicale. E<br />

da questa prospettiva l’epica può tornare a farsi minimale, confezionandosi in poco più di quattro ore di<br />

musica. Nulla in confronto all’universo di frequenze che continuamente si intrecciano a costituire eterni<br />

mondi sonori.<br />

Le tappe live dei Pan Sonic, in tour in Italia per tutto il mese di ottobre, toccano il 15 Torino, il 16 Catania,<br />

il 19 Napoli, il 20 Roma , il 22 Marghera e il 23 Bologna.<br />

www.mute.com/mute/news/tour.htm#Psonic<br />

L’epico minimalismo dei Pan Sonic<br />

Il duo finlandese in tour per presentare Kesto, un progetto la cui corposità<br />

(4 cd per 4 ore di musica) esprime al meglio la loro capacità di esplorazione<br />

di mondi sonori<br />

gianuario@bazarweb.info


26 di ciro bertini leggere.recensioni bazar 10 <strong>2004</strong><br />

IMPERDIBILE<br />

La stravagante epopea di Augusten<br />

A volte capita. Di avere una madre convinta che un giorno diventerà una poetessa di grido e per padre un matematico<br />

alcolizzato la cui aspirazione è abitare vicino a una discarica. Logico, quando la situazione degenera “da banale odio<br />

a potenziale duplice omicidio”, venire affidati a uno psichiatra che interpreta la propria professione in maniera non<br />

esattamente ortodossa. E’ quanto accade ad Augusten in età prepuberale. In effetti, la casa del Dottor Finch è una specie<br />

di comune popolata da pazienti, ex pazienti, familiari, che entrano ed escono a loro piacimento, con l’unica limitazione<br />

di una stanza inaccessibile: il Masturbatorium dove il medico-guru, anziché raccogliersi a escogitare sistemi per curare<br />

l’anima, espleta una sfrenata attività onanistica. E questa non è certo la più sorprendente delle sue eccentricità:<br />

che pensare altrimenti della lettura dei fondi del cesso, quando Finch coinvolge i suoi adepti nell’osservazione dei<br />

propri escrementi, ravvisando nella loro forma una rappresentazione della volontà divina? Ah già, perché il dottore<br />

è, per sovrappiù, cattolico. Conseguentemente le figlie – Hope e Natalie, compagne di avventure di Augusten – prima di<br />

affrontare una qualsiasi decisione interrogano la Bibbia aprendone una pagina a caso, come si trattasse di un oracolo.<br />

Poi c’è l’amore, debordante. Un giorno Augusten torna a casa e scorge una testa tra le gambe della madre. Sorpresa: è<br />

una donna. Stupore: è la moglie del prete. Del resto, alle prime avvisaglie di desiderio erotico, dopo essersi confessato<br />

omosessuale a un ex paziente molto più vecchio di lui, Augusten ne viene praticamente violentato, osservando la sua<br />

“prima volta” come se capitasse a qualcun altro. Dev’essere per questo insieme di motivi che ammira le famiglie normali<br />

dei serial, che il suo sogno da grande è diventare una star televisiva e che immagina che “ci sia sempre una cinepresa<br />

puntata su ogni mio movimento, pronta a zoomare su un primo piano per catturare l’espressione del mio viso”.<br />

Cari lettori, se giunti sin qui ipotizzate con fastidio che vi sia stato svelato troppo di questo romanzo letteralmente<br />

straordinario, sappiate invece che ci siamo limitati a costruire un medley tra alcuni dei numerosi episodi stravaganti<br />

di cui è costellato.<br />

Che le famiglie felici si somigliassero tutte, mentre ogni famiglia infelice lo fosse a modo suo, lo sapevamo da un<br />

pezzo. Non fosse bastata l’esperienza personale, circa un secolo fa Lev Tolstoj si era fatto carico di spiattellarci<br />

questa realtà di fatto sottoforma aforistica. Da questo punto di vista le famiglie di Augusten, sia quella naturale<br />

che quella putativa, sembrano approfittarsene. In realtà, la sua è un’epopea, descritta attraverso brevi capitoli<br />

dall’andamento omogeneo: quando il dolore emozionale del protagonista raggiunge livelli parossistici, viene annientato<br />

con l’arma della distaccata ironia. Per fortuna un’epopea liberatoria. Infatti, la consolante lezione di Augusten,<br />

non è tanto che di ogni cosa - anche delle esperienze più traumatiche - si possa sorriderne, quanto che sia possibile<br />

adattarsi ad ogni circostanza che la vita ci impone non rinunciando alla propria irredimibile identità. E allora, se<br />

capita, è possibile venirne fuori.<br />

Correndo con le forbici in mano – Augusten Burroughs (Alet. 318 pp., 17 euro)<br />

Colonna sonora: THE STREETS A grand don’t come free<br />

UN AMORE DI ELLEPI<br />

Dedicato agli irriducibili del vinile<br />

“Celo, celo, manca!”. Impossibile non accorgersi di questa<br />

chicca: una variopinta miscellanea composta da trecentocinquanta<br />

copertine di dischi che vanno dagli anni venti del secolo<br />

scorso agli anni duemila. Copertine che raffigurano con le loro<br />

immagini non solo la storia della musica e dell’arte grafica, ma<br />

anche i mutamenti del costume, del sentire comune, delle forme<br />

della comunicazione. La selezione dichiaratamente arbitraria del<br />

curatore – Antonio Gaudino - riesce efficacemente a contemperare<br />

la necessità di non trascurare i dischi degli artisti più<br />

significativi delle varie epoche con quella di rappresentare la<br />

gamma più ampia possibile dei modi di espressione di quest’arte,<br />

così popular. Sì, perché un tempo la funzione della copertina<br />

era quella di acchiappare l’attenzione del potenziale acquirente<br />

che vagava tra le pile dei dischi di un negozio: allora<br />

poteva capitare d’imbattersi in un’immagine dall’impatto così<br />

trascinante da spingere all’acquisto a scatola chiusa. Un tempo<br />

in cui non esistevano i videoclip come mezzo di promozione,<br />

certo, ma soprattutto in cui il compact disc non aveva ancora<br />

soppiantato il vecchio trentatré giri. Si tratta di un problema<br />

di dimensioni dell’involucro. Fate la prova: rigiratevi tra le<br />

mani un qualsiasi lp per ammirarne l’immagine di copertina e<br />

poi subito dopo compiete la stessa operazione con un cd. Volete<br />

mettere? Un libro curioso, nostalgico e divertente (si può fare<br />

il gioco del “celo, manca” con gli amici), arricchito da note<br />

esaustive che aiutano a contestualizzare le immagini.<br />

LP COVER – Antonio Gaudino (Electa. 384 pp., 19 euro)<br />

Colonna sonora: CAETANO VELOSO A foreign sound<br />

bertini@bazarweb.info


ertini@bazarweb.info<br />

TALENT SCOUTING<br />

Una casa editrice si trasforma in campo giochi per<br />

scrittori allenati<br />

Che un nuovo spettro si aggiri per l’Europa, al grido<br />

di scrittori Liberi e Audaci di tutto il mondo unitevi?<br />

Il loro manifesto lo ha redatto la neonata casa editrice<br />

romana Playground. Recita così: “Playground è il campo<br />

giochi, ma soprattutto lo spazio dove i bambini e i ragazzi<br />

statunitensi imparano a praticare uno sport […] si gioca<br />

e si combatte, e soprattutto le squadre si formano e si<br />

sciolgono con rapidità e secondo logiche impreviste […]<br />

il fine del gioco è garantire le migliori, nel senso di<br />

più intense, intelligenti e originali, rappresentazioni<br />

di storie, incubi, vite, ossessioni, gusti e disgusti<br />

gay”. Perciò, siamo andati ai bordi del campo e li abbiamo<br />

osservati giocare.<br />

Il primo team ad esibirsi è stato Bloody Europe! -<br />

sottotitolo Racconti, appunti, cartoline dall’europa gay<br />

– con ventisei giovani giocatori di cui tre stranieri<br />

(il più noto l’Alan Warner di “Rave girl”). A risultare<br />

maggiormente convincenti sono state le prove di più ampio<br />

respiro, piuttosto che le fugaci apparizioni, che, in<br />

alcuni casi, sono sembrate comparsate quasi controvoglia.<br />

Piena di sostanza, anche se tutta giocata con le finte,<br />

l’azione di Elena Stancanelli, di cui è da sottoscrivere<br />

la frase: “io se potessi insegnare qualcosa, insegnerei a<br />

dimenticare le differenze, tutte”. Altrettanto efficaci le<br />

performance di Mario Desiati e Rossana Campo. Di notevole<br />

intensità evocativa il tour de force di Melania Mazzucco a<br />

marcare quell’anima errante di Annemarie Schwarzenbach. Da<br />

segnalare, per la carica emotiva, la cartolina spedita da<br />

Renzo Paris a Dario Bellezza, che nell’allineare i ricordi<br />

del bel gioco dei tempi che furono fa i conti con l’aridità<br />

di quello presente. Insomma: risultato complessivamente<br />

positivo, ma solo grazie alle abili giocate individuali di<br />

qualcuno dei giocatori fatti scendere in campo.<br />

Con Pazzo di Vincent si viene catapultati in atmosfere<br />

molto più maledette. Anzitutto gli anni ’80 e la comparsa<br />

del flagello AIDS (di cui Hervé Guibert è morto a 36 anni<br />

nel ’91). Poi l’amore disperato, vissuto come ossessione<br />

distruttiva. Che altro non è che quello che l’autore<br />

sente per Vincent, giovane tossico che vagheggia desideri<br />

eterosessuali, in perenne fuga da se stesso, dalla vita e<br />

quindi anche dall’amore di Guibert. Il libro si apre con<br />

la morte di Vincent, tra il ridicolo e il patetico: in<br />

preda a svariati tipi di eccesso cade dal terzo piano, si<br />

rialza rifiutando i soccorsi, decede due giorni dopo per<br />

un’emorragia interna. Il dolore di Guibert è inconsolabile,<br />

solo che lui scrive e, per giunta, molto bene. Naturale che<br />

cerchi di liberarsene trasferendolo su carta. Quindi, con<br />

una trovata originale, decide di trascrivere a ritroso le<br />

pagine del diario amoroso. Tra brandelli di amore lirico<br />

e rabbia vendicativa, Roland Barthes e Marguerite Duras,<br />

trova spazio persino l’estetica del buco reciproco come<br />

forma massima d’unione tra individui (“ancora più intimo<br />

dell’atto sessuale, di una violenza e di una complicità<br />

insensate”).<br />

A ricondurci verso una giocosità ironica, a tratti folle ma<br />

sempre bramosa di vita, ci pensa Un chilogrammo di esplosivo<br />

e un vagone di cocaina, raccolta di racconti brevi del russo<br />

trentenne Vadim Kalinin. Tanto per capirci, citando due<br />

nomi della recente produzione russa, qui siamo dalle parti<br />

delle storie surreali di Pelevin e della rappresentazione<br />

operata da Bolmat di una gioventù disillusa e spregiudicata.<br />

Di suo, Kalinin aggiunge un paio di ingredienti niente<br />

male al filone che pare persino banale fare discendere da<br />

Gogol’: l’omosessualità e, talvolta, l’ebraismo. Una felice<br />

immaginazione, incipit brucianti e rapidità di esecuzione.<br />

E, miracolo, riusciamo a intravedere qualcosa della<br />

misteriosa Russia, almeno di quella cittadina, complici<br />

metafore irriverenti (“Noi, in qualche modo siamo tutti<br />

camerieri […] Sai qual è il vero problema? Noi non capiamo<br />

dove e a chi portiamo i nostri maledetti piatti”) e sprazzi<br />

di lucidissimo realismo (“Nella polizia lavorano persone<br />

rozze, incattivite dai salari bassi. Nel paese regna il<br />

caos più completo. Oggi la polizia non ha alternative, deve<br />

sparare contro tutto ciò che si muove”).<br />

Bloody Europe! – Aa. Vv. (Playground. 168 pp., 12,50 euro)<br />

Pazzo di Vincent – Hervé Guibert (Playground. 76 pp., 8<br />

euro)<br />

Un chilogrammo di esplosivo e un vagone di cocaina – Vadim<br />

Kalinin (Playground. 88 pp., 9 euro)<br />

Colonna sonora: THE SMITHS The Meat Is Murder<br />

bazar 10 <strong>2004</strong> leggere.recensioni di ciro bertini 27<br />

Pulsioni individuali e regole sociali<br />

Chi voglia misurarsi con uno dei più impenetrabili misteri della storia<br />

della letteratura è servito: si metta comodo, stacchi il cellulare per un<br />

paio d’ore e s’immerga nella lettura di questo racconto d’una cinquantina<br />

di pagine dell’autore di Moby Dick. Chi è Bartleby? Di lui sappiamo<br />

poco o niente, fin dall’inizio; e le cose non miglioreranno granché<br />

chiuso il libro, quando non potremo fare a meno di elaborare congetture<br />

attorno al significato della sua presenza nel mondo. La mancanza di<br />

descrizioni fisiche, oltre a impedirci di attribuirgli una maschera<br />

seppur immaginaria, non ci permette di individuarne l’età. Allo stesso<br />

modo nulla è dato sapere circa il suo passato, prima del suo ingresso in<br />

scena: da dove provenga, il contesto familiare, quali lavori abbia svolto.<br />

Perciò, nonostante la sua flemma, è come se Bartleby facesse irruzione<br />

nella storia, narrata da un anziano avvocato titolare di uno studio nella<br />

Wall Street del 1850. Assunto in qualità di copista, Bartleby s’immerge<br />

immediatamente nel lavoro, dimostrandosi dipendente solerte. L’avvocato<br />

non può che esserne soddisfatto. Solo che, del tutto inaspettatamente,<br />

alla richiesta di ricontrollare i documenti ricopiati assieme ai<br />

colleghi, risponde: “Avrei preferenza di no” - nella traduzione di Gianni<br />

Celati, in originale: “I would prefer not to” – lasciando attoniti gli<br />

astanti. Alle pressioni affinché modifichi atteggiamento o chiarisca<br />

le proprie intenzioni, replica serafico ma determinato come un mulo:<br />

“Avrei preferenza di no”. L’avvocato, presa in considerazione l’intera<br />

gamma delle possibili reazioni – dal padronale licenziamento in tronco<br />

alla filantropica comprensione umana – si risolve per passarci sopra,<br />

confidando nell’eccezionalità del comportamento dello scrivano. Inutile<br />

dire che di lì a poco, sarà tutto un susseguirsi di “Avrei preferenza di<br />

no” da parte di Bartleby, pronunciati con un’ostinazione via via sempre<br />

più irriducibile. Gradualmente, la sua diventa una presenza assurda<br />

nell’ambito dell’ufficio legale - inane, tutto il giorno a fissare un muro<br />

– quanto inamovibile: non abbandona il suo posto in ufficio nemmeno quando<br />

l’avvocato vende l’immobile. Una presenza resa scandalosa, per i canoni<br />

della convivenza civile, non tanto dalle impossibilità comunicative<br />

(essendo l’unica risposta che è possibile ottenere “Avrei preferenza<br />

di no”) quanto dal rifiuto di Bartleby, individuo “borderline”, di<br />

accettare una qualsivoglia forma di soccorso da parte del prossimo.<br />

Insomma, qualunque interpretazione si sia inclini a dare alla parabola<br />

di questo personaggio – e la somma reticenza di Melville, svariate ne<br />

consente nessuna in particolare autorizzandone, da qui la sua grandezza<br />

- Bartleby rappresenta l’inconciliabilità tra pulsioni individuali e<br />

regole sociali.<br />

Bartleby lo scrivano – Herman Melville (Feltrinelli. 112 pp., 5,68 euro)<br />

Colonna sonora: DIANA KRALL The girl in the other room<br />

UNA PROVOCAZIONE<br />

POSITIVA<br />

Pensare leggendo<br />

OLD FASHION<br />

L’elemento più provocatorio di questo libro – considerati i tempi e il fatto<br />

che non è stato scritto da un fanatico sostenitore della teoria che questo<br />

sia il migliore dei mondi possibili – risiede nel titolo Perché ce la faremo.<br />

In effetti, quella lanciata dall’autore a tutti noi, è una sfida a non<br />

considerarci semplici comparse di una rappresentazione manovrata da poteri<br />

forti, anche perché, dopo una deriva inarrestabile, la trama prevede – magari<br />

con un finale pirotecnico - la distruzione del pianeta su cui viviamo.<br />

Accettare la sfida significa sentirsi sempre meno parte della massa e sempre<br />

più singoli individui responsabili delle loro scelte. Già, perché la massa<br />

chiede al mercato “sesso e cazzate” e alla politica “utopie impossibili (più<br />

sanità e meno tasse, lavorare meno e guadagnare di più)”. La reazione consiste<br />

nel far crescere questi bisogni: il mercato attraverso la pubblicità, la<br />

politica con le false promesse. In questo modo si originano delle “spirali<br />

involutive”. Appare persino ovvio che a spezzare questa catena non possa che<br />

essere la gente, una volta resa consapevole che non resta molto tempo: “il<br />

punto di non ritorno è stato individuato nell’anno 2020. Se entro tale data<br />

non verranno prese decisioni che regolamentino le attività umane trovando una<br />

sintonia con le esigenze dell’ecosistema, potremmo incorrere in stravolgimenti<br />

ambientali non più controllabili”. Marco Roveda ci racconta tutto questo con<br />

un linguaggio confidenziale, da natante sulla nostra stessa barca. Se sciorina<br />

dati sullo stato di salute dell’ambiente non è per terrorizzarci, ma per<br />

spingerci a darci una mossa. Non esita nemmeno a rivelarci che lui ci aveva<br />

provato a realizzarsi attraverso l’accumulo di denaro, ma, imprenditore di<br />

successo, si accorse di non essere felice. Persona pratica, evita toni da guru.<br />

Certo: afferma che senza valori e ideali, non si può essere felici. Intanto ci<br />

ha fornito una dimostrazione pratica: Fattoria Scaldasole, azienda che opera<br />

nel settore alimentare, è diventata la prima in Italia nel comparto biologico.<br />

E con l’associazione LifeGate diffonde i principi dell’ecosostenibilità e<br />

dell’equosolidarietà. Naturalmente, speriamo di farcela.<br />

Perché ce la faremo – Marco Roveda (Ponte alle Grazie. 154 pp., 10 euro)<br />

Colonna sonora: CAT STEVENS Tea for tillerman


28 di marco begani leggere.fumetti bazar 10 <strong>2004</strong><br />

ROMICS<br />

La capitale accoglie la quarta edizione di Romics, dal 7 al 10<br />

ottobre presso la sede della Fiera di Roma in via Cristoforo<br />

Colombo 291. Quest’anno novità succose, oltre alla ricca<br />

partecipazione di espositori e al nutrito calendario promessi:<br />

sotto la direzione artistica di Luca Raffaelli e il sostegno di Fiera<br />

Roma e Castelli Animati prende il via "L’Università del fumetto",<br />

seminario accademico con credito formativo riconosciuto<br />

dall’Ateneo romano.<br />

Attraverso la collaborazione del Dipartimento di Sociologia e<br />

Comunicazione della Facoltà di Scienze della Comunicazione<br />

e del Dipartimento di Arti e Scienze dello Spettacolo della<br />

Facoltà di Scienze Umanistiche dell’Università "La Sapienza"<br />

di Roma, verranno imbastite lezioni riguardanti la storia, la<br />

tecnica e il linguaggio del fumetto e del cinema d’animazione,<br />

affiancate da incontri e interviste con alcuni autori. Tra i nomi<br />

che incontreremo: Alberto Abruzzese, Sergio Brancato, Stefano<br />

Cristante e Gino Frezza. In quest’occasione, biglietto ridotto per<br />

gli studenti universitari.<br />

Aspirate a volare in Giappone per l’edizione 2005 dell’Annual<br />

World Cosplay Summit? Fatevi avanti, perché la selezione<br />

italiana avviene proprio qui al Romics sotto gli occhi di una giuria<br />

di Nagoya.<br />

Ospite d’onore di quest’anno sarà Vittorio Giardino.<br />

http://www.romics.it<br />

Qualcosa sta cambiando. Il lutto e il dolore che hanno<br />

paralizzato il mondo e l’America da tre anni si risvegliano,<br />

ma la faccia del nemico non è più soltanto quella del<br />

Saraceno barbuto e crudele; secondo alcuni, l’effetto<br />

boomerang della politica di guerra degli Stati Uniti si<br />

confonde sempre di più con il viso pulito dei suoi attori<br />

in giacca, cravatta e bandierina. Mentre Michael Moore<br />

scrolla il mondo e l’assopita coscienza americana con il<br />

suo Farenheit 9/11, altri protagonisti della comunicazione<br />

sondano nel profondo l’identità americana. Art Spiegelman<br />

è uno di loro. E non ha bisogno di presentazioni. Insignito<br />

del Premio Pulitzer per il suo Maus (pubblicato in Italia<br />

da Einaudi), è un narratore così capace e sensibile che<br />

ha raccontato l’Olocausto in vignette dalla disarmante<br />

semplicità, ha riflettuto sull’identità di un popolo, ha<br />

commosso e insegnato (ha cioè lasciato un segno).<br />

Ha utilizzato un tratto che ha le radici nella storia del<br />

fumetto (Krazy Kat di Harriman, per esempio) e ne ha<br />

fatto un simbolo, un percorso scelto anche da Marjane<br />

Satrapi per il suo Persepolis (Sperling e Kupfer Editori).<br />

Da qualche tempo Spiegelman non disegnava più,<br />

aveva abbandonato il territorio che l’aveva reso celebre,<br />

e scriveva per il New Yorker. Poi, un giorno, a pochi isolati<br />

da casa sua, l’inferno dell’11 settembre.<br />

"Non pensavo che i dirottamenti dell’11 settembre<br />

sarebbero stati a loro volta dirottati dalla cricca di<br />

Bush, che li ha ridotti a un manifesto di guerra per<br />

l’arruolamento… Quando il governo ha messo in moto la<br />

sua dispotica modalità da Grande Fratello e ha schiantato<br />

l’America contro un’avventura coloniale in Iraq – mentre<br />

faceva molto poco per rendere l’America davvero più<br />

sicura, a parte confiscare i taglia-unghie negli aeroporti<br />

– tutta la rabbia che avevo represso dopo le elezioni del<br />

2000 e la paranoia che avevo a stento soffocato dopo gli<br />

attentati, sono tornate a farsi sentire". (Traduzione tratta<br />

dalla news on line ICV2.com).<br />

Così Spiegelman ha ripreso i pennelli in mano, per creare,<br />

strato su strato, l’eccezionale album In the Shadow of<br />

No Towers, pubblicato dalla Pantheon Books negli USA<br />

in settembre, contemporaneamente a Gran Bretagna,<br />

Francia, Spagna, Olanda e Italia. "Non ho mai avuto<br />

l’intenzione di fare il fumettista politico" chiarisce l’autore,<br />

che applica lo spesso tratto espressionista e le grandi<br />

tavole tipiche di inizio novecento (anche allora il cuore<br />

dell’Occidente era scosso dai dubbi) alle contraddizioni<br />

degli ultimi anni di guerra e menzogne. Il risultato è un<br />

racconto che, come in Maus, vede intrecciate in modo<br />

indissolubile la storia della collettività e la storia personale:<br />

Spiegelman sembra così ricordarci che, macinata dalla<br />

retorica dei media e nascosta dietro ai bavagli e ai<br />

palloncini della propaganda, si svolge una tragedia di cui<br />

in realtà siamo gli imbambolati protagonisti.<br />

ART SPIEGELMAN, L’Ombra delle Torri,<br />

Torino, Einaudi <strong>2004</strong><br />

Frankfurt Book Fair<br />

begani@bazarweb.info<br />

La coscienza americana in una strip<br />

Art Spiegelman non disegna più da tempo. Preferisce scrivere per il<br />

New Yorker. Poi arrivano l’11 settembre e la cricca di Bush. E allora<br />

la rabbia esplode tra i tratti di una matita…<br />

La Frankfurt Book Fair <strong>2004</strong> apre i battenti il 6 ottobre. Dedicata a<br />

tutto quello che il libro può essere, da volume in carta a supporto<br />

digitale, ospita come sempre una sezione fumetti ricchissima intitolata<br />

‘Fascination Comics’: 80 espositori provenienti da dodici Paesi del<br />

Mondo, forum, dibattiti e incontri con gli autori , una ‘Manga Sunday’<br />

tutta dedicata al fumetto giapponese, e una partecipazione italiana<br />

d’eccezione: Sandra Federici e Andrea Marchesini della rivista italiana<br />

Africa e Mediterraneo presenteranno 40 storie africane a fumetti intorno<br />

al tema ‘(Violazione dei) diritti umani’, e insieme all’autore camerunese<br />

Christophe Ngalle Edimo discuteranno del ruolo educativo di un<br />

medium come il fumetto. Inoltre, premiazione per il ‘Comic of the Year’<br />

– neanche a dirlo – alla grandissima Marjane Satrapi per Persepolis.<br />

Applausi per loro, applausi per una fiera dagli occhi aperti. Fino al 10<br />

ottobre. Programma, orari e tutto quello che cercate sull’ottimo sito:<br />

http://frankfurt-book-fair.com


amendola@bazarweb.info<br />

bazar 10 <strong>2004</strong> leggere.rileggere di claudio amendola 29<br />

Prode prodiere<br />

Avrei voluto dirvi quanto mi è piaciuto l’ultimo<br />

libro che ho letto… quanto mi ha emozionato. Ma<br />

stavolta non ci riesco…<br />

Prode prodiere. Così mi ha chiamato fino a oggi Eugenia, la mia skipper, il<br />

comandante del mio viaggio nelle recensioni di libri per <strong>Bazar</strong>, e per me era un onore,<br />

perché il prodiere in un equipaggio ha un ruolo fondamentale.<br />

Ma questo mese il prodiere ha perso il vento, non trova più la rotta, è in balia<br />

delle onde e la bussola è rotta. Vi avrei voluto dire quanto mi è piaciuto il libro<br />

di Walter Veltroni SENZA PATRICIO, quanto mi ha commosso e quanto mi ha emozionato.<br />

Quanto vicino mi ha fatto sentire un paese che non è il mio. Quanto profondamente ha<br />

toccato le corde della mia paternità e quanto mi ha fatto risentire figlio ora che un<br />

padre non ce lo ho più.<br />

Ma sono settimane che guardo lo schermo del computer senza riuscire a scrivere una<br />

riga che non sia banale, sciocca, ripetitiva.<br />

E allora mi sa che me so’ giocato la dote, nel senso che quello che potevo fare l’ho<br />

fatto e chi s’è visto s’è visto, io nu riesco più a scrive’ manco la lista per la<br />

spesa.<br />

Ammaino la vela, mi tolgo la cerata e, a nuoto, ritorno a riva.<br />

Buon vento a tutti.<br />

Caro Claudio,<br />

è un periodo strano, questo. Dev’essere il rientro dalle vacanze, il freddo<br />

improvviso, la pioggia e la luce che vertiginosamente diminuisce a farci sentire<br />

astienici, esangui.<br />

Anche tanti dei miei marinai (ho altri prodi prodieri, non sei l’unico, non sentirti<br />

addosso il peso di una responsabilità gigantesca!) sono affaticati e faccio un po’<br />

difficoltà a tenerli su.<br />

Ma quel che è davvero peggio è che anche io sono stanca e a volte mi sento un po’ sola<br />

nella consapevolezza di non poter smettere mai di reggere e guidare, di essere forte e<br />

prestante, proprio in quanto ho accettato il ruolo di capitano di una nave.<br />

Ma se tu ti fidi e affidi con così tanto amore a me, confessando la tua debolezza con<br />

tanta semplicità, anche io voglio fare lo stesso e restituirti il dono. E provare,<br />

anche solo per un attimo, a mostrarmi: invece che usare i muscoli per raddrizzarti e<br />

tirarti in piedi, mi distendo accanto a te per riposarci insieme. Posso?<br />

E per chi vuole una pausa, c’è ancora posto accanto a noi…<br />

Come comincia…<br />

“Un giorno della mia vita, uno qualunque, passando per una strada<br />

di Buenos Aires ho visto una scritta su un muro. Vernice colorata<br />

su una superficie senz’anima. Quattro parole: «Patricio, te amo.<br />

Papa». Non mi era mai capitato, in quasi cinquant’anni, di vedere<br />

un graffito dedicato da un padre a un figlio. E ho immaginato<br />

storie che possano aver prodotto il gesto di quella scritta.<br />

In quella terra malinconica e triste, con l’anima appesa al<br />

tempo, tutto sembra epico e grande. Anche un atto così semplice.<br />

Diciassette lettere scritte da qualcuno, un giorno, su un muro…”<br />

Storie d’amore tra padri e figli, di padri verso i propri figli,<br />

in una terra dal tragico passato e dal presente faticoso.<br />

Senza Patricio – di Walter Veltroni.<br />

Edizioni Rizzoli<br />

124 pag. 9,50.


30 di nancy brilli leggere.brilletture bazar 10 <strong>2004</strong><br />

L’odore<br />

Lanterna magica, di Ingmar Bergman.<br />

Edizione Gli Elefanti Saggi. 9,30.<br />

E’ un certo odore, un odore che non dimentichi… Una<br />

volta che l’hai sentito, dopo lo rivuoi. E lo cerchi…<br />

Ad esempio puoi stare seduta a terra su uno scalino in curva che<br />

scende verso una radio nascosta. Righe sottili corrono verso un<br />

infinito vicino, porte chiuse a bloccare il suono che esce, il suono<br />

che entra. Strizzato il culo in un nero di pelle costosa, freddo<br />

finto di aria condizionata, faccia bianca e stanca, rossetto. Siete<br />

mai stati dietro le quinte, in un teatro? C’è un odore che non te<br />

lo dimentichi, che ti ci affezioni, che lo rivuoi. Ingmar Bergman lo<br />

conosce, e ne parla. E parla pure d’amore, e di arrabbiature, e di<br />

cinema e di tanto altro, e tutto alto, tutto pieno, tutto interessante.<br />

Leggetevi LANTERNA MAGICA. E’ bello.<br />

brilli@bazarweb.info<br />

…e per entrare nell’atmosfera<br />

“A dodici anni ebbi l’occasione di accompagnare un musicista che suonava la celesta dietro le quinte nel Sogno<br />

di Strindberg... sera dopo sera assistetti, nascosto nella torre del proscenio, al matrimonio tra l’avvocato e la<br />

Figlia. Era la prima volta che sperimentavo la magia del teatro. L’Avvocato teneva una forcina per capelli<br />

tra il pollice e l’indice. La torceva, la raddrizzava e la faceva a pezzi. Non c’era nessuna forcina ma io la<br />

vedevo! L’ufficiale stava dietro la porta delle quinte e aspettava di fare il suo ingresso. Se ne stava chino in<br />

avanti a guardarsi le scarpe, le mani dietro la schiena, schiarendosi la gola senza fare rumore: una persona<br />

normalissima. Poi la porta si apre e lui avanza sulla scena illuminata. Cambia, si trasforma: è l’Ufficiale”.<br />

Uno stralcio tratto da Lanterna Magica, di Ingmar Bergman


amoruso@bazarweb.info<br />

Ritual the club, una tendenza<br />

girovaga. Il fetish a portata<br />

di locale, filosofia dell’harddancing,<br />

performance splatter e<br />

l’obbligatorio travestimento<br />

In diretta connessione con il Torture Garden di Londra, dj<br />

Ritual e Silvia nel ‘99 danno vita a quello che fu il primo<br />

evento Ritual the club, l’esordio del fetish a Roma: o<br />

forse l’inizio di una forma dichiarata di esserlo. In esso<br />

confluiscono il precedente movimento dark/gothic e gli<br />

amanti di pratiche sessuali alternative: due scene già<br />

visibilmente diffuse a Roma.<br />

La scelta musicale è palesemente orientata – dicono<br />

gli organizzatori – alla “filosofia dell’hard dancing”,<br />

electroclash e frastuoni techno-industrial nei momenti clou.<br />

Costanti i set di body performance estreme,<br />

spesso con rinomati artisti della scena fetish<br />

londinese. Ospiti di casa gli Skoid, crew di<br />

Torbellamonaca che inscenano set di body<br />

art a tinte splatter, con espliciti riferimenti alla<br />

sottomissione sessuale del corpo, o meglio,<br />

di alcune sue parti. Obbligatorio il dresscode,<br />

assoluto il rifiuto di abiti casual. Qui il fetish<br />

assume una forma originaria, che non circuisce<br />

un movente prioritariamente sessuale, piuttosto<br />

indugia sull’aspetto erotico che la fantasia riconosce nelle<br />

cose. Al Ritual The Club, fetish non deve necessariamente<br />

intendersi come calze autoreggenti, collant, scollature,<br />

top, latex, leather o quant’altro; fetish è più semplicemente<br />

l’ostentazione sessuata o androgina di una qualsiasi<br />

fantasia: che sia un fumetto, un anima giapponese,<br />

un desiderio infantile poco importa. Il Ritual non è<br />

l’espressione di un solo rituale piuttosto la composizione di<br />

tanti quanti sono i personaggi interpretati dai frequentatori.<br />

Al primo sguardo si è presi da una pulsione sessuale<br />

molto forte scatenata da trasparenti nudità e dalla lucida<br />

e gommosa perfezione degli indumenti. Un attimo dopo<br />

è totale confusione. Difficile distinguere gli uomini dalle<br />

donne, i corpi da maschere e travestimenti.<br />

Quanto raccontato difficilmente accadrà in un’unica<br />

notte, perché, come qualsiasi rituale che si rispetti,<br />

tutto avviene senza forzature: si tratta di un copione a<br />

braccio che tutti possono recitare rispettandone essenza<br />

e ruoli, fuori da forzature. Per info sui prossimi eventi:<br />

www.ritualtheclub.com<br />

Post Romantic Empire porta<br />

Sascha Ring a Roma<br />

Il Post Romantic Empire ha scelto di partire dal Supper Club per inaugurare<br />

la nuova stagione musicale con una serata-evento che porterà nel locale le<br />

dita esperte del dj berlinese Apparat (al secolo Sascha Ring), il 13 ottobre.<br />

Progetto internazionale attento ai temi e motivi dell’estetica romantica nella<br />

produzione artistica contemporanea, PRE non disattende le aspettative e<br />

per l’occasione chiama Apparat, il quale, con buone probabilità, non avrà<br />

mai pensato di poter essere identificato come un post romantico, ma di<br />

certo con questo fa i conti visti l’amore e la cura con cui lavora i suoni. Nato<br />

in una piccola città tra le montagne del sud est della Germania, Sascha Ring<br />

ha avviato i primi maneggi di dischi all’inizio degli anni Novanta. Da allora<br />

ha attraversato diversi stili musicali, dalla gabber alla techno più dura, prima<br />

di passare alle atmosfere visionarie e ingegnose della sound art, dove il<br />

calcolo matematico e l’estetizzazione dei livelli di processamento del suono<br />

divengono più importanti delle 7 note: ciò che prevale è il design virtuale<br />

che il suono assume. Se non altro, Sascha Ring ha anche un cuore, e a<br />

quelle forme algoritmiche riesce a intrecciare intense melodie. Apprezzato<br />

musicista internazionale, collabora al progetto Moderat con Modeselektor (il<br />

musicista elettronico preferito dai Radiohead), è producer per Ellen Allien<br />

e per la sua BPitch Control, e con T.Raumschmiere gestisce la Shitkatapult,<br />

etichetta di musica elettronica ampiamente acclamata. Per info: http:<br />

//www.apparat.net; www.postromantic.com.<br />

13 ottobre, via de’ Nari 14, Roma. Infoline 0668807207<br />

bazar 10 <strong>2004</strong> notte.SUD di marcello amoruso 31<br />

Fetish fantasy<br />

A Giarre l’arte<br />

sa di vino<br />

Scatta l’ora wine-bar anche a Giarre e nasce Le figure: 130 etichette<br />

di vini siciliani da sorseggiare tra note jazz e teatro in un’atmosfera<br />

scaldata da pietra lavica naturale. Ideato in perfetto stile wine-bar, Le<br />

figure è il nuovissimo locale di Giarre, che nel giro di poco tempo è<br />

diventato punto di riferimento per artisti e frequentatori provenienti<br />

dal vicino capoluogo etneo. La programmazione artistica prevede<br />

innanzitutto concerti jazz di rinomati maestri di Catania e non solo,<br />

ma anche blues, teatro e cabaret. Uno spazio interamente in pietra<br />

lavica e ferro battuto, intercalato da guizzi etnici. In stile liberty,<br />

invece, i salottini in cui è possibile gustare circa 130 etichette di vini<br />

esclusivamente siciliani. “Senza esagerare troppo con il prezzo”,<br />

assicura Giovanni, il factotum enologo del locale.<br />

Le Figure, Via Calderai 14 – Giarre (Ct). Info: 3488888111


32 di alberto traversi notte.NORD bazar 10 <strong>2004</strong><br />

Lo hanno fatto Dolce e Gabbana, Armani, Cavalli... Dopo aver vestito i corpi,<br />

ora vestono spazi, divani, poltrone e tavoli, e chi non cena da Armani Nobu non è<br />

abbastanza … Armani style. Per irrecuperabili fashion victims!<br />

Siamo a Paderno Dugnano, a due passi da Milano: è qui<br />

che ha da poco aperto il Nausicaa Show Restaurant Music<br />

Hall, locale interessante per struttura e programmazione.<br />

L’arredamento si allontana dai canoni urbani per trovare il calore<br />

di un arredo classico dove, accanto ad affreschi neo romantici,<br />

trovano posto complementi in legno e colori della terra: rossi,<br />

verdi di bosco, blu, ocra e oro. Il locale è aperto soltanto per il<br />

fine settimana, ma è soprattutto la domenica che attira il pubblico<br />

più trendy. Merito di Paolo Pignotti e del suo Aperitmico: un<br />

happy-hour con dj a base di hip hop, lounge, happy house e r’n’b.<br />

Buone nuove arrivano anche dal bergamasco, precisamente da<br />

Dalmine dove è da poco sorta La Contrada. L’idea dello staff è<br />

quella di ricostruire un antico borgo paesano, ed effettivamente<br />

varcata la soglia d’ingresso l’impressione è quella di viaggiare nel<br />

tempo e nello spazio: dal ventunesimo al ventesimo secolo, dalle<br />

luci dell’autostrada a quelle fioche e morbide di lampioni in ferro<br />

battuto. Archi, capitelli, ringhiere lavorate e un immenso trompel’oeil<br />

raffigurante un borgo medievale fanno il resto.<br />

Nausicaa Show Restaurant Music Hall, via Tirano, 14. Paderno<br />

Dugnano, Milano<br />

La Contrada, via Friuli, 29. Dalmine. Bergamo.<br />

Robert De Niro, Sylvester Stallone, Renée Simonsen, Linda Evangelista,<br />

Carol Alt: sembra il cast di un film sulla storia delle passerelle celebri, in realtà è solo,<br />

si fa per dire, l’elenco degli invitati a una delle mitiche feste di Gianni Versace. Correva<br />

il decennio d’oro, quello degli anni’80. Oggi qualcosa è cambiato. La moda tira un<br />

po’meno e la crisi incalza anche nel settore privilegiato del bel vestire. Ma i rapporti<br />

tra notte e prêt-à-porter non accennano a diminuire anzi registrano, da parte degli<br />

stilisti, un interesse trasversale, quasi parallelo, nel portare avanti insieme al design<br />

delle collezioni progetti che includono discoteche, bar e ristoranti (ovviamente alla<br />

moda!). I primi sono stati Domenico Dolce e Stefano Gabbana a mettere le mani,<br />

ma solo in veste di soci, sul Post Garage, un locale che, grazie a loro, è diventato<br />

in breve tempo discoteca di grido. Dal giugno 1998, proprio lì si sono svolti alcuni<br />

dei più divertenti post-sfilata della griffe milanese. Oggi, abbandonate le quote e la<br />

direzione artistica dello spazio, la coppia siciliana punta molto sul Bar Martini, un<br />

angolo attrezzato all’interno del loro negozio di corso Venezia 15. Dentro domina il<br />

nero: da quello patinato delle sedute in pelle a forma di cubo, a quello lucido delle<br />

colonne e del bancone, illuminato da un lampadario scenografico che a suo modo<br />

ravviva l’ambiente. Il clima è comunque austero, ideale per lunch da piccola cucina e<br />

aperitivi pre-serata. A poca distanza, sempre intorno ai confini di una zona nota in tutto<br />

il mondo come quadrilatero della moda (un rettangolo i cui lati coincidono con grandi<br />

vie dello shopping meneghino, via Montenapoleone, corso Venezia, via della Spiga e<br />

via Manzoni) sorge il megastore di Armani, un mall del lusso che comprende negozi<br />

di abbigliamento, elettronica, dolci, suppellettili per la casa e fiori, tutti legati in qualche<br />

modo al marchio di Re Giorgio. In mezzo a cotanto lusso, non potevano mancare zone<br />

dedicate al ristoro e al divertimento notturno. C’è l’Emporio Armani Café, elegante<br />

american bar con entrata in via Crocerossa, il rinomato ristorante giapponese Armani<br />

Nobu, con entrata in via Pisoni e, sempre in via Pisoni, il nuovissimo Armani Privé. Qui<br />

270 metri quadrati ospitano un banco bar, sedute comode e avvolgenti, la consolle per<br />

il dj e una piccola pista per ballare. Sulle pareti si affacciano oblò circolari, scanditi da<br />

bacchettine di legno di ispirazione giapponese, così come di derivazione giapponese<br />

è anche il pavimento tipo tatami. Ben lontano dal minimalismo zen che caratterizza<br />

l’ambiente Armani, il Just Cavalli Café, café ispirato al mondo di Roberto Cavalli, da<br />

lui aperto qualche mese fa, punta tutto, o quasi, sul camouflage di derivazione animale,<br />

un must che ha reso famose nel mondo le collezioni dello stilista. La location è quella<br />

conosciuta della Torre Branca, storico edificio milanese alto ben 108 metri, costruito nel<br />

1933 dietro progetto del grande architetto Giò Ponti. Tra cristalli, arredi preziosi e punti<br />

luce curatissimi, spiccano frequentazioni eleganti, sexy e un po’osé com’è d’altronde<br />

lo stile del suo fondatore.<br />

Post Garage via Castello, 5 Legnano.<br />

Bar Martini, corso Venezia 15, Milano.<br />

Armani Nobu e Armani Privè, via Pisoni 1, Milano.<br />

Just Cavalli Café, viale Luigi Camoens, c/o Torre Branca Milano.<br />

Lo stilista + cool ?<br />

Quello che apre un<br />

locale tutto suo!<br />

traversi@bazarweb.info


lisi@bazarweb.info<br />

The No Future,<br />

top dj in Emilia<br />

Siete tra i mondani very cool a cui<br />

piace ballare quella specie di pop<br />

omogeneizzato con forti dosi di ritmo<br />

e alienato da sogghigni punkettari che<br />

imperversa in tutti i club che contano<br />

dell’universo? E allora leggete qui!<br />

Amate quel miscuglio di Cameo, Talkin Heads, Jazoo, New Order,<br />

Gang of Four, Prince, Moroder, Kraftwerk, Section 25, 23 Skidoo, Clash,<br />

Suicide, Martha and the Muffins, Cure..., che da un paio d’anni detta<br />

legge nel circuito dell’underground più hipe saldando abilmente utile<br />

e dilettevole, vestito avanguardistico e appeal commerciale, “senso” e<br />

sensibilità, con cari saluti all’idea di un orientamento pionieristico della<br />

musica da ballo e però tanta soddisfazione nel sapersi tra gli estimatori<br />

cinici e ironici di un revivalismo obbligato, senza via d’uscita?! Bene. Ci<br />

sono un paio di appuntamenti notturni<br />

nel mese che viene, che vi offriranno anche l’occasione di buttare al<br />

mare il discorso trito e ritrito del “fa fico perchè ricorda gli anni ‘80”, per<br />

toccare le note ben più desolanti di un precoce ritorno della stagione<br />

acid che, compromettendosi con i tempi spuri della battuta grezza e<br />

corposa hip popettara, puzza di ancora più precoce neo big beat. Senza<br />

la sguaiatezza festaiola di 7 anni fa però, perchè c’è molto meno da stare<br />

allegri di questi tempi!<br />

Direttamente dalla Gomma Records di Monaco, quasi privé sofisticato<br />

della GiGOLo, l’ammiraglia teutonica della Dance di tendenza, il 7<br />

approda al Maffia di Reggio Emilia mister Headman, al secolo lo svizzero<br />

Rob Insinna, un album e una manciata di singoli all’attivo tra cui quel<br />

“So then” premiato dal Jockey Slut di inizio <strong>2004</strong> come miglior pezzo del<br />

mese. Cos’è Jockey Slut?! Ahiahiai!! ‘E la rivista di dance culture che la sa<br />

più lunga di tutte le altre su cos’è “attuale” o meno in questo momento.<br />

Cito testualmente, per orientarvi sulla piega verosimile che prenderà la<br />

serata nel “club dei club OFF” italiani: “’So then’, possiede un giro di<br />

basso molto Clash con Jam, qualche synth anni ‘80 e una chitarra rock,<br />

il tutto mescolato a formare un motivo dance di classe”. Ma dobbiamo<br />

aspettarci una mitragliata di disco-punk alla Dfa/Rapture/Output? Si e no,<br />

perchè, sempre secondo l’autorevole bibbia del clubbarolo informato, lo<br />

svizzero Headman è fondamentalmente un Party Animal più che un cool<br />

manhattan Type, è più warm, feelgood and istant, più disco. Capitoo?<br />

E invece Ivan Smagghe che suonerà il 31 in un luogo di<br />

Bologna ancora da definire, chi è? Ma come?! E’ il selezionatore dell’anno<br />

già residente al mitico Pulp di Parigi, membro con Arnaud Rebotini del<br />

duo alfiere del revival acid Black strobe, che oltre a incidere per labels<br />

super come Turbo, Output e Tigersushi, ha remixato tutto il remixabile<br />

del “nuovo e figo”. Andatevi a prendere le compilation prodotte nel<br />

<strong>2004</strong> Death Disco e Suck my deck, dal titolo emblematico come il nome<br />

della sua serata parigina How to kill a dj. Avrete un ritratto completo di<br />

un dj che non prende più sul serio la maniera tradizionale di esserlo,<br />

(vedi confezionatore di tappeti ritmici per lo sballo di massa) che sente<br />

puzza di esaurimento delle possibilità di pura innovazione della dance<br />

e evoca la morte della discoteca; che punta su una vorace sensualità<br />

per sfuggire all’empasse di una crisi di prospettive. Il suo sound è pieno<br />

di riferimenti all’electro pop irrobustiti da divagazioni funky-house.<br />

Ma in questa ondata di contaminazioni non c’è traccia del carattere<br />

sperimentale delle simili esperienze new wave e post punk anni ‘80, e<br />

non tanto per l’insistenza sulla comunicabilità dei pezzi, ma perchè qui<br />

si plagia per nostalgia e/o disillusione. La scena alternativa rappresenta<br />

il main stream rivestendo i panni degli archetipi della combinazione<br />

arty, ovvero i protagonisti del postmodernismo musicale di 25 anni<br />

fa, ma senza pretendere la sospensione d’incredulità, dissacrando.<br />

Il divertimento è assicurato perchè la scaletta è piena di atmosfere e<br />

pose in cui riconoscersi, di già sentito che fa tornare in mente canzoni<br />

piaciute tanto nel passato, di una immediatezza condita di eleganza che<br />

appaga sia la voglia di essere coinvolto senza tante storie, che il bisogno<br />

di sentirsi comunque “avanti”. Il francesino Cut copy ospitato in una<br />

delle compilation di Smagghe, si fa molte domande sul futuro nella sua<br />

“futures” ma già sa che molto è deciso dal gioco tra l’essere una “copia<br />

tagliata” oppure un “copione”, un copy cat. Dilemma epocale!!<br />

Per sapere dove metterà i dischi a Bologna Ivan Smagghe consultate<br />

www.geocities.com/italy-gig-list.<br />

bazar 10 <strong>2004</strong> notte di andrea lisi 33


34 di claudio coccoluto notte.nottetempo bazar 10 <strong>2004</strong><br />

Qualche effluvio… al resto pensateci voi<br />

Musica come benzina per muoversi.<br />

Musica come alfabeto per comunicare.<br />

Musica come chimica per l’ebbrezza.<br />

Musica come un abbraccio sulla pelle, una vacanza della<br />

mente, un momento di comunione, un atto di seduzione.<br />

Questo mese basta così. Basto così.<br />

coccoluto@bazarweb.info<br />

MUSICA, E BASTA


foto www.oltremara.com<br />

36 di chiara spegni gusti bazar 10 <strong>2004</strong><br />

Carne dei poveri, i legumi impazzano, da Oriente ad Occidente. Dall’hummus libanese<br />

alla ribollita, dai risi e bisi al tofu, i piatti a base di legumi rappresentano un classico in ogni<br />

cucina. La star a livello internazionale è la soia, una trasformista, specie sulle tavole dei<br />

vegetariani, mentre fagioli e piselli si sposano con tutto.<br />

I ceci di Cicerone<br />

Dopo la soia e i fagioli, sono i legumi più coltivati del<br />

mondo. Fra i primi alimenti consumati dall’essere<br />

umano, erano molto diffusi tra i romani. Basta<br />

pensare al celebre poeta Cicerone: il suo nome di<br />

famiglia deriva dai “ciceri”, i ceci. Molto amati in<br />

India e nei Paesi del Medio Oriente, sono presenti in<br />

molte preparazioni di ricette delle cucine regionali<br />

italiane, dal Piemonte alla Sicilia. Il purè di ceci,<br />

l’hummus, è un piatto tipico libanese, molto amato<br />

da vegetariani e non: va bene con tutto, spalmato<br />

sul pane o insieme a carne o verdure. Basta passare<br />

nel mixer i ceci cotti, cumino, aglio, olio, succo di<br />

limone e peperoncino a piacere. Se c’è, aggiungere un<br />

cucchiaio di tahina, la pasta di semi di sesamo.<br />

Fave, un po’ demodé<br />

Originarie della Persia, queste leguminose erano<br />

molto comuni nella Grecia antica, dove, oltre ad<br />

essere impiegate nei riti funebri, avevano una<br />

funzione particolare: servivano per conferire un voto<br />

favorevole o negativo nell’elezione dei magistrati<br />

(colore chiaro o scuro della buccia). Utilizzate anche<br />

dai romani, sempre per celebrare i morti e nei riti di<br />

purificazione in genere venivano mangiate crude con<br />

formaggi e salumi. Alimento fondamentale durante il<br />

Medioevo e poi nel Rinascimento, cadono in disgrazia<br />

con l’arrivo dall’America dei fagioli.<br />

I bisi veneziani<br />

Le prime coltivazioni di piselli risalgono al neolitico<br />

e, da allora, i baccelli verdi sono stati sempre<br />

utilizzati. Impiegati da greci e romani, riscuotono<br />

grande successo alla corte del re Sole, in Francia.<br />

L’antico piatto di risi e bisi (risotto con piselli)<br />

della Serenissima Repubblica di Venezia veniva<br />

tradizionalmente offerto ogni anno al Doge il 25<br />

aprile nella ricorrenza del patrono S. Marco: per<br />

4 persone 250 gr di piselli teneri e dolci, 250 gr di<br />

riso vialone nano, 60 gr di burro, 50 gr di pancetta,<br />

1 cipolla, prezzemolo, sale, pepe e parmigiano;<br />

soffriggere cipolla e pancetta con mezza dose di<br />

burro, aggiungere i piselli e poi il riso, mescolando e<br />

aggiungendo ogni tanto un po’ di brodo. A fine cottura<br />

cospargere il risotto con il trito di prezzemolo,<br />

spegnere il fuoco e lasciar mantecare qualche minuto<br />

con sale, pepe, l’altra metà del burro e parmigiano.<br />

Legumi !<br />

La soia e una passione vegetariana: il tofu<br />

Conosciuto da almeno 4.000 anni in Oriente, è il legume più impiegato nel mondo.<br />

La sua presenza in Cina sarebbe documentata dal 3.000 AC. Tra i suoi derivati: il<br />

latte, che si ottiene dai semi macerati a lungo in acqua, poi frullati e diluiti; il tofu,<br />

il formaggio vegetale; la carne; la lecitina; l’olio; la salsa; il temphe, soia bollita<br />

e fermentata grazie a un fungo; germogli; pane e pasta. Scoperta dai navigatori<br />

olandesi e portoghesi nel XV secolo, la soia riesce a diffondersi solo nel XIX secolo,<br />

quando aumentano le importazioni dall’Asia e comincia ad essere coltivata in Asia<br />

e Africa. La soia, in cinese “ta tou”, cioè “fagiolo grande”, veniva considerato uno<br />

dei 5 cereali sacri, insieme a miglio, frumento, orzo e riso, anche se poi cereale<br />

non era. Il tofu invece, una sorta di formaggio vegetale a base di soia, sarebbe<br />

stato creato da Li An, un monaco vissuto in Cina duemila anni fa esperto di arti<br />

alchimistiche. Il tofu arriva in Corea e in Tailandia, non tocca l’India ma arriva in<br />

Occidente. Tofu è un termine giapponese che significa “carne senza ossa”. Altre<br />

informazioni nel libro “Il tofu e la cucina vegetariana” di Giuliana Lomazzi, ed.<br />

Tecniche Nuove, 7,9 euro.<br />

I fagioli, famosi latinoamericani<br />

Gli Inca li mangiavano ogni giorno, insieme al riso, mentre gli egizi li offrivano agli<br />

dei. Un proverbio dice che in Messico “nemmeno i topi mangiano i fagioli crudi”,<br />

perché c’è sempre nei paraggi una olla (una pentola di coccio) con una zuppa di<br />

fagioli sul fuoco. Alimento basilare nella cucina di Sud America, Spagna e Portogallo,<br />

si chiamano frijol negro in spagnolo o feijao in portoghese. In Brasile il piatto<br />

nazionale è la feijoada, dove i tipici fagioli neri sono immersi in uno stufato di<br />

carne, che si gusta spesso nel weekend. A Cuba invece il piatto Moros y Cristianos,<br />

è il piatto di capodanno, a base di riso e fagioli. I tipi di fagioli che conosciamo oggi<br />

arrivano in Europa solo con la scoperta dell’America, e si rivelano un’ottima fonte di<br />

proteine per le popolazioni denutrite a causa di carestie e pestilenze nel XVI secolo.<br />

Una Befana d’altri tempi<br />

spegni@bazarweb.info<br />

Un’antica usanza marchigiana è quella di preparare la Torta del giorno della Befana:<br />

un dolce con frutta secca e candita, cannella e rum, dove nell’impasto si nasconde<br />

un grande fagiolo secco. Chi lo troverà sarà il re o la regina della giornata. La<br />

Befana delle origini, nel mondo contadino di una volta, lasciava caramelle d’orzo,<br />

castagne bollite e nocciole e ai bambini cattivi cipolle e carbone vero. Lei in cambio<br />

riceveva un piatto di pasta e fagioli o una zuppa di fave sul tavolo di casa. Con del<br />

vino rosso naturalmente.<br />

Y<br />

Fu<br />

sc


spegni@bazarweb.info<br />

Le lenticchie<br />

portafortuna<br />

Tracce di lenticchie sono state rinvenute in alcune tombe risalenti<br />

al periodo neolitico in Siria e Turchia. La parola lenticchia deriva dal<br />

latino lens, termine che ha poi identificato anche le lenti ottiche, del<br />

tutto simili nella forma alla leguminosa. Regine nella cucina indiana,<br />

dove non manca mai la zuppa di dal (lenticchia), sono diffuse in<br />

grande varietà, intere e spezzate, verdi, gialle, marroni e arancioni.<br />

Sono famose anche nella Bibbia: per un piatto di lenticchie Esaù vende<br />

la primogenitura al fratello Giacobbe. Spesso preferite ad altri legumi<br />

per le piccole dimensioni, a parità di peso sono in numero maggiore,<br />

e mangiare lenticchie nel primo giorno dell’anno dovrebbe far<br />

guadagnare lo stesso numero di monete d’oro.<br />

Curiosità varie<br />

I lupini, consumati in genere durante le carestie, sono oggi considerati<br />

in Italia e Grecia come uno snack, mentre impazzano in Bolivia e<br />

Perù. In Africa e Asia a volte sono utilizzati per fare un surrogato del<br />

caffè. Le arachidi, originarie dell’America Latina, vengono chiamate<br />

noccioline americane e dopo i piselli sono i semi più ricchi di<br />

proteine. Abbinate a pasta, pollo e insalate, sono spesso utilizzate<br />

nella cucina creativa; l’olio è impiegato per le fritture, mentre il burro<br />

di noccioline è la nutella dei bambini americani.<br />

in e yang<br />

Basta aprire un manuale come “Macrobiotica. Ricette classiche”,<br />

ed. Demetra, 5,16 euro, per scoprire alcune qualità dei cibi. Ci sono<br />

quelli yin, che contengono più potassio, hanno un sapore acido,<br />

amaro, molto dolce o aromatico e un alto grado di acidità. Quelli<br />

yang contengono più sodio, hanno un sapore salato e un alto grado di<br />

alcalinità. Le lenticchie sono cibi yang, mentre i piselli sono cibi ying.<br />

Nelle stagioni calde è meglio privilegiare i cibi yin, in quelle fredde i<br />

cibi yang.<br />

ori fa freddo. Dentro ci<br />

alda una zuppa…<br />

Legumi a volontà, da gustare anche con gli occhi, nel volume<br />

“Zuppe”, salate e dolci, di Roland Durand, con le fotografie di Sophie<br />

Tramier, Fabbri ed., 26 euro; supereconomiche le guide di Anne<br />

Wilson “Zuppe da tutto il mondo” e “Zuppe rapide”, ed. Gribaudo a<br />

1,60 euro; nella collana “i manuali della buona tavola” ed. Hobby &<br />

Work “Le minestre”, a 7.90 euro; stesso titolo per un altro ricettario<br />

ed. Vallardi, di Orietta Sala, a 9,30 euro; nella collana “cucinare<br />

oggi” ed. De Vecchi, c’è il manuale su “Le minestre e le zuppe”, a<br />

6,50 euro; promette bene “Ricette mondiali di zuppe e minestre” di<br />

Rosario Buonassisi per Mondadori, 20 euro; più specifico “I legumi”<br />

della biblioteca culinaria, per conoscerli, prepararli e cucinarli con<br />

le ricette dei grandi cuochi, a 28,50 euro; un classico è “500 ricette<br />

di legumi” di Alba Allotta, per un’alimentazione sana e naturale, ed.<br />

Newton & Compton a 11,50 euro. Avviso ai viaggiatori: una buona<br />

corba (zuppa) in Turchia d’inverno è d’obbligo. A Instanbul un locale<br />

da provare anche in inverno, proprio per la zuppa del giorno, è il<br />

Sarimsak, in Haviar Sok. 38/1, a Cihangir; tel. (0212) 2937656, aperto<br />

dalle 10 alle 23.30, la domenica chiuso.<br />

bazar 10 <strong>2004</strong> gusti di chiara spegni 37<br />

Qualche guida<br />

in inglese<br />

Vegetariani e non, in Usa è più facile trovare guide specializzate in<br />

particolari ingredienti. Su www.amazon.com abbondano titoli anche<br />

sui legumi. Un must in materia è “The Bean Bible: a Legumaniac’s<br />

guide to Lentils, Peas, and every edible bean on the planet!” di Aliza<br />

Green, a 13,27 $; per mangiare fagioli a colazione, pranzo e cena<br />

“The Bean Gourmet presents: The little Bean Cookbook” di Tom<br />

Chasuk, per 12,95 $; “Lean bean cuisine: over 100 tasty meatless<br />

recipes from around the world” di Jay Solomon, 1,50$; per 6,64$ c’è<br />

anche “The Bean book”, in un virtuale viaggio nelle cucine del globo,<br />

di Roy F. Guste padre e figlio; studiato per i principianti in cucina<br />

“Romancing the Bean: essentials for creating vegetarian bean dishes”,<br />

per 5,78 $; poi “Beans, Lentils and Tofu Gourmet” di Rose Robert,<br />

13,27$; “More easy beans” di Trish Ross e Jacquie Trafford, 6,34 $;<br />

“Boutique Bean Pot: exciting bean varieties in superb new recipes” di<br />

Kathleen Mayes e Sandra Gottfried promette ricette creative.<br />

Un piatto contadino<br />

La ribollita è una preparazione tipica toscana, ottenuta ripassando<br />

in forno una zuppa di verdura, indimenticabile quando gli ingredienti<br />

arrivano direttamente dall’orto di casa. Ottima come piatto jolly<br />

invernale per i vegetariani, senza sale è indicata per chi ha<br />

problemi di pressione alta. La zuppa più usata è quella di fagioli<br />

cannellini e cavolo nero, ma si può fare con qualsiasi minestra di<br />

verdura. Ingredienti: 400 gr di cannellini secchi, verza e cavolo nero<br />

400 gr, due coste di sedano, due carote, due cipolle, 400 gr pomodori,<br />

un porro, uno spicchio d’aglio, timo, un bicchiere di olio di oliva, pane<br />

raffermo a fette 400 gr, sale e pepe. Ammollare i fagioli cannellini per<br />

12 ore in acqua fredda; una volta scolati aggiungere il timo e l’aglio<br />

con la buccia e far bollire il tutto a fuoco lento per due ore, salando i<br />

fagioli poco prima della fine della cottura; tagliare a rondelle sedano,<br />

carote e parte bianca del porro, a strisce le foglie di verza e di cavolo<br />

nero, a filetti i pomodori; passate al passaverdura 3⁄4 dei fagioli e<br />

aggiungerli al brodo di cottura; rosolare la cipolla con 3⁄4 di olio e<br />

cuocere con la verdura per dieci minuti a fuoco lento, poi aggiungere<br />

pomodoro, verza, cavolo, timo, sale, pepe e infine il passato di<br />

fagioli con il brodo; cuocere altri 60 minuti, poi versare i fagioli interi<br />

lasciandoli amalgamare dieci minuti; distribuire a strati la zuppa<br />

e le fette di pane insaporite con olio, pepe e cipolla in una teglia;<br />

infornare in un tegame di terracotta per 30 minuti a 170° e lasciare<br />

riposare per dieci minuti prima di servire.<br />

Riso basmati con lenticchie rosse decorticate, servito con<br />

peperoni al curry o melanzane allo yogurt, oppure un orzotto<br />

al posto del solito risotto; poi ceci agli odori, saltati con aglio<br />

e aromi; cannellini all’uccelletta, con pomodoro e salvia;<br />

crocchette di fagioli o lenticchie (non fritte ma al forno); zuppa<br />

di fave e cicoria; spezzato di piselli e carciofi; minestre di ceci<br />

e farro. Nel circolo Arci, nel centro di Padova, il ristorante<br />

vegetariano Luna nuova cambia spesso il menu, è a buon mercato<br />

e per questo è molto frequentato da universitari, sposando la<br />

buona cucina a prodotti genuini, per il 90% biologici. Claudio<br />

Friscione e Franco Levorato ai fornelli offrono al cliente la<br />

possibilità di scegliere diverse combinazioni di piatti, conditi<br />

solo con olio extravergine e mai fritti: due pietanze a 7,90 euro;<br />

tre pietanze a 8,80 euro; cinque pietanze a 9,90 euro, escluso<br />

antipasto (2,50 euro), coperto (1,30 euro) e bevande. Sono tante<br />

le ricette che valgono l’assaggio, come i tortini di miglio con<br />

verdure di stagione saltate a parte con formaggio grattugiato,<br />

cous cous con ceci e vari sughi o ragoût vegetali. C’è sempre la<br />

pasta e la pizza, con farine integrali. Per entrare basta essere<br />

socio Arci: la tessera annuale costa 10 euro. Luna nuova è aperto<br />

a pranzo dalle 12.30 alle 14 e a cena dalle 19.30 alle 24, ma la<br />

cucina chiude alle 22. è vicino al Duomo, in via San Gregorio<br />

Barbarigo 12; Tel. 0498758907; chiuso domenica e lunedì.


Q<br />

38 di chiara tacconi gusti bazar 10 <strong>2004</strong><br />

Design<br />

Terme<br />

Località Madonna Assunta, Pigna (Imperia). Tel. 0184 241046<br />

Chiuso il mercoledì<br />

Spesa media 30 euro<br />

I fagioli di Pigna, insieme a quelli di Badalucco e di Conio, sono una felice riscoperta<br />

ligure: crescono nei terrazzamenti, sui terreni più in alto, e si può quindi immaginare<br />

quanto siano rari. Nel ristorante annesso all’albergo che accoglie gli ospiti dello<br />

stabilimento termale, il menu (variabile a seconda della stagione) offre questi piccoli<br />

capolavori della natura. Capra con fagioli bianchi di Pigna è uno dei piatti forti del locale,<br />

insieme a tagliolini, ravioli di magro, coniglio alla ligure, stoccafisso accomodato e, per<br />

concludere, dolci della casa.<br />

Sapore semplice<br />

e raro<br />

Stavano per sparire. Finché<br />

contadini, gourmet e ristoratori<br />

non li hanno salvati. Ecco dove<br />

assaggiare alcuni dei legumi più<br />

rari (e più buoni).<br />

Square<br />

Via Sottoriva 15, Verona. Tel 045597120,<br />

prenotazione cena 335 8130293<br />

Sempre aperto, solo al sera<br />

Tipo di cucina fusion<br />

Specialità del locale gamberoni lardellati<br />

su crema di lenticchie<br />

Spesa media 30 euro vino incluso<br />

Dolci da fornitori di fiducia<br />

Vino consigliato degustazione champagne<br />

al bicchiere<br />

Piatti dietetici insalate per vegetariani<br />

Particolarità mercoledì sera massaggi<br />

shatsu<br />

Numero coperti 70<br />

Carte di credito Mastercard, Visa<br />

Musica venerdì sera DJ (elettronica, house),<br />

domenica sera live jazz<br />

Gentilezza personale ottima<br />

Sale fumatori no<br />

Servizi per disabili no<br />

Illuminazione soffusa<br />

Il canto del maggio<br />

Località Penna Alta 30 d, Terranuova Bracciolini (Arezzo). Tel. 055 9705147<br />

Chiuso il lunedì e il martedì<br />

Spesa media 34 euro<br />

Il fagiolo zolfino (così chiamato per il colore giallo come lo zolfo) è diventato un po’ il simbolo dei legumi rari<br />

e buonissimi e la sua fama non è esagerata. La sua zona di produzione è il Pratomagno, sulle colline aretine,<br />

ed è qui, a Terranova Bracciolini, che merita andare a cercarli. Il canto del Maggio è un delizioso ristorante<br />

nell’antico borgo di Penna Alta, dove i prodotti tipici vengono trasformati in golose proposte gastronomiche.<br />

Un piatto di fagioli zolfini conditi con un filo d’olio di queste terre è davvero un’esperienza da provare, magari<br />

insieme ai moscardini al Chianti; dal menu segnaliamo anche pappardelle, cinghiale e lepre quando è stagione<br />

di caccia, e il peposo alla fornacina, senza dimenticare i dolci fatti in casa.<br />

Tradizionale<br />

Perbacco<br />

Via Montechiaro 26, Villa San Secondo (Asti).<br />

Tel. 0141905525<br />

Chiuso il mercoledì e giovedì<br />

Tipo di cucina regionale<br />

Specialità del locale girello di vitello al sale<br />

con macedonia di verdure<br />

Spesa media 30 euro<br />

Dolci della casa<br />

Vino consigliato del Monferrato<br />

Piatti dietetici no<br />

Particolarità angolo enoteca con vendita<br />

Numero coperti 35<br />

Carte di credito tutte<br />

Musica no<br />

Gentilezza personale ottima<br />

Sale fumatori no<br />

Servizi per disabili sì<br />

Illuminazione diffusa<br />

Da Pompeo<br />

Vico al Piano 14, Foggia. Tel. 0881 724640<br />

Chiuso la domenica<br />

Spesa media 28 euro<br />

Nelle campagne foggiane si coltiva un legume tenero e saporito,<br />

che non ha bisogno né di concime né di trattamenti. La fava<br />

di Carpino, ad esempio, una delle varietà più apprezzate della<br />

regione, viene cucinata con le erbe o gustata come semplice<br />

contorno, abbinata magari a vini rosati del luogo. Anche in<br />

pieno centro storico, in questo ristorante accogliente e molto<br />

frequentato, è possibile gustare le prelibatezze della campagna<br />

come il mitico legume di Carpino. Cicorie con purè di fave e<br />

minestra di fave sono due dei piatti che più ne esaltano il sapore,<br />

ma sarebbe un peccato non assaggiare anche l’agnello al forno con<br />

patate e funghi o i piatti di mare. Il tutto innaffiato da vini della<br />

regione.<br />

Etnico<br />

tacconi@bazarweb.info<br />

La Maison Espana<br />

Via Montegani 68, Milano. Tel. 0289540234<br />

Chiuso lunedì e martedì, aperto solo la sera<br />

Tipo di cucina spagnola<br />

Specialità del locale paella<br />

Spesa media 32 euro<br />

Dolci della casa<br />

Vino consigliato dalla carta<br />

Piatti dietetici vegetariani<br />

Particolarità spettacoli di flamencos e sevillana<br />

Numero coperti 200<br />

Carte di credito tutte<br />

Musica dal vivo e dj set<br />

Gentilezza personale buona<br />

Sale fumatori no<br />

Servizi per disabili sì<br />

Illuminazione soffusa


tacconi@bazarweb.info<br />

Un brindisi “critico” nei centri sociali<br />

Fra le tante fiere e mostre che hanno per protagonista il vino, questa si<br />

distingue per l’originalità dell’idea: riunire piccoli produttori e parlare di<br />

temi “scabrosi” come il prezzo sorgente o i consumi. Si chiama Terra e<br />

Libertà/Critical Wine - Fiera dei particolari e nasce dalla filosofia di Luigi<br />

Veronelli, mostro sacro dell’enogastronomia, che oltre a recensire i migliori<br />

vini e ristoranti d’Italia nelle guide che portano il suo nome non si stanca<br />

mai di ripensare al modo di fare cultura attraverso la tavola. Per ogni<br />

dettaglio vi rimandiamo alla pagina Fenomeni di questo numero.<br />

Eat & go<br />

Boccondivino<br />

Piazza del Garigliano 3, Città di Castello<br />

(Perugia). Tel. 0758523152<br />

Chiuso lunedì e martedì<br />

Tipo di cucina taverna – wine bar<br />

Specialità del locale tagliere di salumi umbri e<br />

toscani<br />

Spesa media 25 euro<br />

Dolci fatti in casa<br />

Vino consigliato soprattutto umbri<br />

Piatti dietetici no<br />

Particolarità bruschette e spuntini fino a tardi<br />

Numero coperti 120<br />

Carte di credito tutte<br />

Musica sì<br />

Gentilezza personale buona<br />

Sale fumatori no<br />

Servizi per disabili sì<br />

Illuminazione soffusa<br />

Enoteca<br />

La Caneva al ristorante Canaletto<br />

Castello 5490, Venezia. Tel. 0415212661<br />

Sempre aperto (ristorante aperto a pranzo e<br />

cena, enoteca solo a cena)<br />

Tipo di cucina tradizionale, con ottimi piatti di<br />

pesce<br />

Specialità del locale “squaquaciò” di mare in<br />

cocotte con polenta filante<br />

Spesa media 70 euro<br />

Dolci fatti in casa<br />

Vino ottima cantina<br />

Piatti dietetici no<br />

Particolarità di fronte alla casa del pittore<br />

Canaletto<br />

Numero coperti 100<br />

Carte di credito tutte<br />

Musica no<br />

Gentilezza personale ottima<br />

Sale fumatori sì<br />

Servizi per disabili no<br />

Illuminazione soffusa<br />

bazar 10 <strong>2004</strong> gusti di chiara tacconi 39<br />

Italiani<br />

all’estero<br />

Un concentrato di stile italiano?<br />

Provate a Londra, a Notting Hill,<br />

all’angolo fra Westbourne Grove<br />

e Portobello Road. Entrate nel<br />

Negozio Classica e vi sentirete<br />

in un’ambasciata italiana del<br />

gusto. La ristorazione italiana<br />

all’estero troppo spesso è nelle<br />

mani di improvvisatori che<br />

propinano improbabili spaghetti<br />

alla bolognese e pizza senza un<br />

filo di mozzarella. O, all’estremo,<br />

è relegata in ristoranti carissimi<br />

e inaccessibili legati alla fortuna<br />

di uno chef. Allora ecco l’idea<br />

nuova: aprire un “negozio”<br />

dove tutto, dal design al caffè,<br />

rappresenta il meglio dello stile<br />

italiano. Classica, azienda nata da<br />

una costola della prestigiosa casa<br />

vinicola Avignonesi, distribuisce<br />

vini, prodotti tipici e artigianato di<br />

eccellente qualità. E ha pensato di<br />

creare uno spazio suggestivo dove<br />

acquistare prodotti e bottiglie, ma<br />

anche assaggiare vino al bicchiere,<br />

magari nell’area lounge arredata<br />

con poltrone e luci basse,<br />

gustando creazioni gastronomiche<br />

tutte italiane inventate dallo<br />

chef Lucio Pompili. Questo di<br />

Londra è solo il primo Negozio<br />

Classica, presto sarà riproposto<br />

anche in altre città del mondo,<br />

con lo stesso stile fortemente<br />

improntato agli anni Cinquanta, lo<br />

stesso menu e la stessa cura per<br />

l’ospite. http://www.classica.it/<br />

londra/neg-lon.htm.


40 di eva buiatti gusti.mangia come leggi bazar 10 <strong>2004</strong><br />

Libri da mangiare e piatti da leggere da tutti i Paesi del mondo per occasioni diverse<br />

Un caldo gallego sotto la pioggia in autunno<br />

“Aveva bisogno di sapori profondi, lontani, come un latte materno recuperato<br />

dalla memoria del palato, e si cucinò un caldo gallego, troppo abbondante, troppo<br />

sostanzioso, e dopo aver tolto la pentola dal fuoco rimase a contemplarla come un<br />

vaso chiuso di Pandora dal quale non poteva uscire che malinconia” .<br />

M. Vasquez Montalban, Il fratellino, Universale Economica Feltrinelli, Marzo 2001.<br />

buiatti@bazarweb.info<br />

Mettete a bagno la sera prima 300 gr. di fagioli cannellini e procuratevi un quarto di cavolo verza, due costole di maiale da rosticciana,<br />

200 gr. di manzo da lesso, una salsiccia ben pepata, un etto di pancetta, una cipolla, un chilo scarso di patate. In una pentola alta da brodo<br />

fate un soffritto di cipolla a cui aggiungerete, quando la cipolla sarà ben cotta e trasparente, la pancetta a dadini e la salsiccia spellata e disfatta,<br />

che lascerete indorare. Aggiungete adesso acqua abbondante (circa 2 litri), un po’ di sale grosso (attenti: salsiccia e pancetta sono salate), la<br />

rosticciana, il manzo e i fagioli. Coprite fino a che non prende il bollore. Intanto tagliate a striscioline il cavolo verza e a tocchi non troppo<br />

piccoli le patate sbucciate, e aggiungete il tutto alla zuppa. Aggiustate di sale e lasciate bollire a fuoco basso, levando ogni tanto la schiuma con<br />

la schiumarola, fino a che i fagioli insieme a tutto il resto saranno ben cotti, meglio di più che di meno (ci vorrà un’ora e mezzo). Scolate con la<br />

schiumarola una parte dei fagioli e delle patate e passateli con un po’ del brodo nel frullatore. Aggiungete di nuovo il frullato alla zuppa e prima<br />

di servire spolverate di pepe nero fresco e di prezzemolo tritato. Servite ben caldo in piatti da minestra o in ciotole di coccio.<br />

E’ un piatto tosto da autunno umido e da freddo nelle ossa, adatto a tutti quelli che lavorano all’aperto: operai edili, archeologi<br />

medievalisti (che scavano a volte in posti freddissimi), mannequins che d’autunno presentano la collezione di primavera,<br />

tassisti con il riscaldamento rotto, ragazze impegnate a ridipingere da sole il proprio appartamento con vernici a calce fredde e<br />

bagnate, giornalai senza stufetta, bambini rom con la fisarmonica da suonare seduti su un gradino, senegalesi lontani da casa e<br />

che hanno rinunciato alle usanze mussulmane. Serve a scacciare quel primo pizzicore alla gola e quel piccolo freddo dell’anima<br />

che parte dallo stomaco quando le giornate diventano corte e ci capita, tornando a casa, di inciampare con i piedi bagnati sul<br />

primo gradino perché già la luce del giorno non c’è più. Se riuscirete a raccogliere un gruppetto di queste persone infreddolite,<br />

anche semplicemente spargendo la voce, potete offrire loro il caldo gallego insieme a crostini di pane fritto e un bel piatto<br />

di formaggi, da mangiare partendo dal più dolce e finendo con il gorgonzola. Vino rosso corposo, mi raccomando. Se il caldo<br />

vi avanza potrete benissimo mangiarvelo il giorno dopo nel velo dei ricordi, con la coscienza tranquilla per avere compiuto<br />

un’opera di bene. Soprattutto, non buttatelo nella tazza del gabinetto come Montalban fa fare al suo personaggio Carvalho.<br />

Agile libretto della serie Carvalho, cara a tutti gli estimatori di Montalban. Costretto dalle poche pagine<br />

e dalla tipologia del racconto breve, qui il nostro Manuel è un po’ più essenziale del solito: nel bene<br />

e nel male, perché il suo barocchismo estasia alcuni e sazia altri fino all’indigestione. Per i pochi che<br />

ancora non conoscono l’autore, questo libretto è un buon modo di decidere se il suo tono dolcepiccante,<br />

il suo cinismo etico, il suo sbattere in faccia a ogni rigo l’ironia catalana come un patrimonio<br />

genetico ci si confanno, e ne vogliamo sapere di più. Per chi ama il buon cibo, è una finestra aperta su<br />

mondi culinari sconfinati, sconosciuti e a volte impossibili descritti, o meglio evocati, da un passionale<br />

ghiottone. Se siete a dieta (del corpo o della mente), è meglio che non leggiate Montalban.<br />

Se c’ è un libro che vi piace,<br />

con un personaggio che<br />

mangia con gusto, e vi siete<br />

sempre domandati che sapore<br />

avrebbe il suo piatto, scrivete a:<br />

buiatti@bazarweb.info<br />

Troverete la ricetta sul<br />

prossimo numero di <strong>Bazar</strong>!


42 di lorella scacco arti bazar 10 <strong>2004</strong><br />

Arte a quattro mani<br />

Artisti che si dividono la superficie cartacea su cui<br />

dipingere, altri che si concentrano sui prodotti da<br />

supermercato. E poi c’è chi lavora sulla frequenza di<br />

un’onda sonora. Arte come esplorazione.<br />

Sol Le Witt – Mimmo<br />

Paladino<br />

La mostra nasce dall’incontro dei due<br />

maestri avvenuto a Roma nel 2002. La loro<br />

collaborazione ha dato vita a una serie di 24<br />

opere su carta realizzate a quattro mani. Ogni<br />

artista è intervenuto solo su una metà della<br />

superficie cartacea, la quale è stata poi ultimata<br />

dall’altro autore. Si è trattato di una sorta di<br />

sfida per i due artisti che lavorano in maniera<br />

diametralmente opposta ma che ha dato vita ad<br />

una serie di opere davvero originali e uniche.<br />

Il rigore delle forme geometriche del pittore<br />

americano si è infatti accostato alla liricità<br />

delle immagini di Paladino. La mostra approda<br />

a Roma dopo la prestigiosa tappa presso la<br />

Estorick Collection di Londra.<br />

Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Viale<br />

delle Belle Arti 131, Roma, tel. 06322981 fax<br />

063221579, e-mail: gnam@beniculturali.it ,<br />

comunicazione.gnam@beniculturali.it, orari:<br />

mart-dom 8,30-19,30, lun. chiuso. Dal 6<br />

ottobre al 5 dicembre.<br />

Doppler<br />

Che cos’è l’effetto doppler? È la variazione della frequenza di<br />

un’onda sonora o luminosa emessa da una sorgente in moto<br />

rispetto al fruitore. E cosa ha in comune con le due artiste<br />

Kristine Alksne e Sandrine Nicoletta? Si tratta di un concetto<br />

spaziale che interessa le loro ricerche ed emerge nelle loro opere<br />

tanto da sceglierlo come titolo delle loro mostre personali in<br />

simultanea. Alla giovanissima artista lettone piace far nascere i<br />

suoi lavori negli interstizi degli spazi, utilizzando materiali già<br />

presenti nel luogo che ricompone o nella natura circostante.<br />

L’italiana Sandrine Nicoletta , classe 1970, è interessata invece<br />

all’idea dell’equilibrio, sia in senso fisico sia spirituale. L’acrobata<br />

è così una figura che spesso ritorna nelle sue rappresentazioni e<br />

nelle sue performance. “Doppler” è un progetto espositivo curato<br />

da Laura Garbarino.<br />

Galleria Autori Cambi, via di San Martino ai Monti 21 a/b,<br />

Roma, tel. 06 47824613, info@arteautoricambi.it, orari: lunedì<br />

- venerdì 11.30 - 19.30, sabato su appuntamento, dal 7 ottobre<br />

al 27 novembre.<br />

scacco@bazarweb.info<br />

Spread in Prato<br />

E’ alla sua terza edizione la manifestazione SPREAD<br />

IN PRATO che presenta una selezione di opere<br />

fotografiche e una sezione di film d’artista esposti<br />

in luoghi non convenzionali, come fabbriche, uffici,<br />

negozi e cinema della città toscana. Questo percorso<br />

espositivo si incentra sul tema del corpo, visto in senso<br />

fisico e materico ma anche sociale e culturale, e si<br />

attua specialmente attraverso il mezzo fotografico. Tra<br />

gli italiani, segnaliamo i dettagli fotografici di Italo Zuffi;<br />

i ritratti di bagnanti su una spiaggia affollata di Sissi e<br />

le masse di individui che emigrano di Armin Linke. Gli<br />

altri artisti invitati sono: Takuma Nakahira, Carmelo<br />

Nicosia, Philip-Lorca di Corcia, Isaac Julien, Tomoko<br />

Yoneda, Rosa Rossa, Adi Nes, Gil Marco Shani, Rona<br />

Yefman, Michal Chelbin, Yumita Hiro, Michelangelo<br />

Consani, Donatella Di Cicco. Un gruppo di autori<br />

internazionali è stato scelto per film di forte impatto<br />

visivo, come gli olandesi Jeroen De Rijke e Willem De<br />

Rooij, il canadese Mark Lewis, i cinesi Yang Fu Dong<br />

e Zhang Peili. La manifestazione propone quest’anno<br />

anche un altro mezzo comunicativo: la cartolina,<br />

ideata e realizzata rispettivamente dal Gruppo A12,<br />

da Connie Dekker e Luca Malgari. Il curatore del<br />

progetto è Pier Luigi Tazzi.<br />

Spread In Prato, varie sedi, info: tel. 3474536136<br />

e-mail silviapichini@libero.it. Dal 16 ottobre al 25<br />

novembre.<br />

Olafur Eliasson e il consumo<br />

contestato<br />

Si tratta di un progetto speciale site-specific quello che<br />

Olafur Eliasson ha ideato per il Palazzo delle Papesse.<br />

Dopo la straordinaria installazione alla Tate Modern di<br />

Londra (The Weather Project, visitata da più di un milione<br />

di spettatori), l’artista danese torna a lavorare sul tema<br />

della luce con un’opera inedita che utilizza le proiezioni<br />

di luce emesse da sette vetri specchianti e rotanti. Il museo<br />

senese inaugura e ospita contemporaneamente anche<br />

la mostra Ipermercati dell’arte. Il consumo contestato,<br />

a cura di Omar Calabrese, che riunisce i risultati di<br />

quella produzione artistica influenzata dagli oggetti del<br />

supermercato e dal loro packaging. Il percorso espositivo<br />

inizia dalle più storiche rappresentazioni pop e iperrealiste<br />

per approdare alle più recenti esperienze artistiche, come<br />

il trash e il post-human. Tre le sedi ad accogliere la mostra:<br />

il Palazzo Pubblico (Il consumo rappresentato), Santa<br />

Maria della Scala (Il consumo ironizzato) e il Palazzo delle<br />

Papesse (Il consumo contestato), dove saranno esposte<br />

opere di: Giovanni Albanese, Jan Albers, Anette Baldauf<br />

& Katharina Weingartner, Vittorio Brocadello, Jiri Cernicky,<br />

collectif_fact, Minerva Cuevas, Kristof Kintera, Lucia Koch,<br />

Zwelethu Mthethwa, Olaf Nicolai, Erwin Olaf, Guillaume<br />

Paris, Gabriele Picco, Tom Sachs, Denis Santachiara, Eliezer<br />

Sonnenschein, Dan Steinhilber, Jeanne Susplugas, Ricky<br />

Swallow, Oliviero Toscani, vedovamazzei, Rhonda Weppler.<br />

Nello spazio sotterraneo della ex-Banca d’Italia si apre<br />

poi l’ottava edizione del progetto Caveau con un’opera di<br />

Petulia Mattioli e Russel Mills intitolata Hold.<br />

Palazzo delle Papesse, Via di Città 126, 53100 Siena,<br />

tel. 057722071, fax 057742039, www.papesse.org,<br />

info@papesse.org. Dal 9 Ottobre <strong>2004</strong> al 9 Gennaio 2005.


eatrice@bazarweb.info<br />

Classici e dissacratori<br />

La scultura di Medardo Rosso, la genialità di Franz Kline,<br />

la trasgressione di Terry Richardson, le atmosfere visionarie<br />

della psichedelia, i raffinati fumetti di Scozzari.<br />

Franz Kline<br />

Anche il Castello di Rivoli si dà al classico per celebrare il ventesimo<br />

compleanno. Con una mostra d’eccezione perché Franz Kline in Europa si<br />

è visto davvero poco. Protagonista dell’Espressionismo astratto americano,<br />

Kline è noto soprattutto per le grandi opere gestuali in bianco e nero<br />

oppure attraversate da grandi campiture di colore nei quadri più tardi. Oltre<br />

cento lavori, di cui una buona parte dedicati al periodo realista degli anni<br />

’40, testimoniano la genialità del pittore scomparso a New York nel 1962.<br />

Occasione storica per riscoprire un artista, forse non celebre come Pollock o<br />

Rothko, cui si devono alcuni momenti di straordinaria intensità.<br />

Franz Kline, Castello di Rivoli, piazza Mafalda di Savoia, Rivoli (TO), 20<br />

ottobre <strong>2004</strong>-30 gennaio 2005. tel. 0119562220 www.castellodirivoli.org<br />

orario: martedì-giovedì 10-17; venerdì-domenica 10-21, chiuso lunedì.<br />

Ingresso 6,50-4,50<br />

Kaleidoscope<br />

Una mostra dedicata ad uno degli ultimi grandi movimenti<br />

d’avanguardia del ‘900, la psichedelia. Un movimento<br />

filosofico, legato alla scoperta dei mondi interiori, al viaggio<br />

e all’espansione della<br />

coscienza, che si è riverberato, con esiti sorprendenti nel<br />

mondo della creazione artistica, lasciandovi un segno<br />

indelebile. Amsterdam, Londra e San Francisco tra 1964 e<br />

1974 furono i punti cardinali della psichedelia, raccontata<br />

attraverso manifesti d’epoca, fotografie, musiche, film più<br />

una giornata dedicata a Jimi Hendrix. Curatori di questa<br />

rassegna visionaria due autentici guru: Enzo Gentile e<br />

Matteo Guarnaccia.<br />

Kaleidoscope. 1964-1974. Suoni e visioni della psichedelia. Sala<br />

ex Poste di Palazzo dei Pio, Carpi (MO). 17 settembre - 17<br />

ottobre <strong>2004</strong>. orario: giovedì, sabato, festivi 10-12.30, 15.30-<br />

19. ingresso gratuito.<br />

bazar 10 <strong>2004</strong> arti di luca beatrice 43<br />

Terry Richardson<br />

Medardo Rosso<br />

La GAM di Torino apre la stagione con la bella mostra<br />

dedicata a Medardo Rosso, uno dei protagonisti della scultura<br />

tra fine ‘800 e inizi ‘900, qui allestita con spirito minimale a<br />

superare la conclamata inadeguatezza dello spazio. In bilico<br />

tra i due secoli Rosso seppe guardare alla grande tradizione<br />

classica assimilando la lezione di Rodin e, allo stesso tempo,<br />

si propose come uno dei pochi scultori proiettati verso<br />

l’avanguardia, relazionandosi con i Futuristi, con Cézanne<br />

e Picasso. Alcune opere di questa completa retrospettiva<br />

provengono da musei e collezioni giapponesi e americane,<br />

dunque inedite in Italia.<br />

Medardo Rosso. Le origini della scultura moderna, GAM,<br />

via Magenta 31, Torino, fino al 28 novembre <strong>2004</strong>, tel.<br />

0115629911 www.gamtorino.it orario: martedì- domenica 9-<br />

19, giovedì 9-23, chiuso lunedì. ingresso 5,50 – 3.<br />

Filippo Scozzari<br />

Mondo Bizzarro è da un decennio il luogo di culto bolognese per gli<br />

appassionati di stranezze, erotismo, grafica d’autore, pittura e cinema<br />

di serie B. Prima solo libreria e videoteca, poi spazio espositivo, da<br />

oggi raddoppia e apre anche a Roma, a due passi dal Macro. Dopo aver<br />

inaugurato con Pin Ups and Down, group show al femminile, Mondo<br />

Bizzarro presenta la retrospettiva di Filippo Scozzari, mostro sacro del<br />

fumetto italiano, compagno di avventure di Pazienza, Liberatore nel<br />

movimento del ’77. Un caratteraccio (nella sua autobiografia Prima<br />

pagare… poi ricordare edita da Castelvecchi ne ha veramente per tutti) ma<br />

anche un disegnatore raffinatissimo.<br />

Filippo Scozzari, Mondo Bizzarro Gallery, via Reggio Emilia<br />

32 c/d, Roma. 2 ottobre – 4 novembre <strong>2004</strong>, tel. 06-44247451<br />

www.mondobizzarro.net/gallery orario: lunedì-sabato 12-20, chiuso<br />

domenica e festivi. Ingresso libero.<br />

Arriva in Italia il fotografo più trasgressivo e dissacratore tra moda, hard core<br />

e arte. Terry Richardson, newyorkese cresciuto a Hollywood, ha realizzato<br />

le campagne pubblicitarie per marchi come Saint-Laurent, Gucci, Costume<br />

National, dal ’97 cura l’immagine della Sisley con uno stile inconfondibile,<br />

pubblica su prestigiose riviste di moda (i-D, Dazed and Confused, Vogue)<br />

e di recente ha esposto in gallerie d’arte e musei internazionali. Al glamour<br />

patinato risponde con la sfrontatezza di chi si è formato sulla strada. E’<br />

Damiani Editore, una nuova casa editrice d’arte che ha pubblicato di recente<br />

Out of Red sulla nuova fotografia cinese, a pubblicare oggi la summa erotica<br />

di Richardson. Kibosh oltre 300 foto in edizione limitata (solo 2.000 copie),<br />

acquistabile on line al prezzo speciale di 350 (www.damianieditore.it) A<br />

L’Inde Le Palais, ultimo locale di tendenza a Bologna tra design, fotografia e<br />

libri rari, grande festa per l’apertura, Harvey Keitel e Vincent Gallo padrini<br />

d’eccezione (o compagni di sbronze?).<br />

Terry Richardson, Kibosh, L’Inde Le Palais, via dei Musei 6 Bologna tel.


44 di marzia di mento arti bazar 10 <strong>2004</strong><br />

Scoprire la vita di una volta<br />

Teche ad altezza bambino per mostrare soldatini d’epoca<br />

e giocattoli antichi, un baraccone con gli strumenti della<br />

transumanza, dalle tagliole per i lupi alle campane delle<br />

pecore. Musei che raccontano un’antica quotidianità.<br />

Riapre il Museo del Giocattolo e del Bambino<br />

Sessantacinque vetrine ad “altezza bambino” e una collezione di circa duemila balocchi dal 1700 al 1960.<br />

Stiamo parlando di uno dei musei più grandi in Europa. E’ allestito nei locali di un ex orfanotrofio aperto a<br />

Milano nel 1528, chiamato “dei Martinitt”, dal vicino oratorio di San Martino.<br />

E’ possibile scegliere tra un percorso storico, dal giocattolo artigianale del settecento fino all’era<br />

dell’elettronica, e un percorso tematico, con approfondimenti come “Bambole e soldatini”, “Pinocchio e<br />

il legno”, “Circo e Teatro”. E’ stata inoltre ricostruita un’aula scolastica “Deamicisiana” completa di arredi<br />

dell’epoca. Sono a disposizione dei visitatori supporti audiovisivi, la sala proiezione, la sala ludoteca,<br />

visite guidate su prenotazione (minimo 20 persone) differenziate a seconda delle età e degli interessi<br />

specifici. Inoltre attività seminariali, corsi di aggiornamento, oltre a feste private e di compleanno, e<br />

laboratori per l’invenzione e la costruzione di giocattoli.<br />

Museo del Giocattolo e del Bambino, Via Pitteri 56 Milano. Tel. 0226411585<br />

museodelgiocattolo@tin.it<br />

Ingresso: dal martedì alla domenica (lunedì su prenotazione) dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 15.00 alle 18.00.<br />

Biglietto: intero 5 , ridotto 3 (bambini dai 5 ai 14 anni, anziani sopra i 60 anni, convenzioni); gruppi con<br />

visita guidata 4 , museo più laboratorio 8 (circa 3 ore). Gratuito sotto i 5 anni e per tutti i bambini la<br />

domenica e i festivi.<br />

Bookshop, accesso e servizi per disabili<br />

Al cinema con vista sul museo<br />

Durante i lavori di ristrutturazione del Cinema Trevi, Sala Alberto<br />

Sordi, vicino a Fontana di Trevi, a Roma, è stata rinvenuta<br />

un’insula romana di età imperiale, costituita da un caseggiato<br />

organizzato in più unità e affacciato su un’antica strada, il vicus<br />

Caprarius. I materiali raccolti durante lo scavo sono esposti<br />

nell’area museale annessa al sito, insieme ai mosaici policromi,<br />

alle statue e alle decorazioni marmoree. Una lunga vetrata rende<br />

visibile l’area archeologica anche dalla sala cinematografica.<br />

La “Città dell’Acqua”.<br />

Vicolo del Puttarello 25, Roma<br />

Tel. 3397786192 (visite guidate su prenotazione)<br />

Aperto dal martedì alla domenica dalle 11.00 alle 15.00. Chiuso il<br />

lunedì, il 1 gennaio e il 25 dicembre.<br />

Biglietti: 2 , ridotto 1 (dai 18 ai 25 anni, insegnanti), gratuito<br />

(studenti universitari, minori di 18 e maggiori di 65 anni).<br />

dimento@bazarweb.info<br />

Altre<br />

migrazioni: il museo della<br />

transumanza<br />

Aperto nel 1998 con un finanziamento<br />

dell’Unione Europea, il Museo della<br />

Transumanza di Villetta Barrea (AQ), nel cuore<br />

del Parco Nazionale, espone oggetti legati allo<br />

spostamento periodico delle greggi dall’Abruzzo<br />

alla Puglia, la transumanza appunto, pratica<br />

molto antica oggi quasi completamente<br />

scomparsa, oltre alla produzione della lana e del<br />

latte, alle forme di equipaggiamento dei pastori e<br />

all’organizzazione di ricoveri temporanei o stabili.<br />

Allestito in un fabbricato rurale del XIX secolo,<br />

il “Baraccone”, tra gli strumenti più interessanti<br />

conserva campane, attrezzi per la tosatura delle<br />

pecore, marchi, tagliole per lupi, supportati da<br />

esaurienti e colorati pannelli illustrativi. Aperto<br />

fino ad oggi solo nei periodi di maggior flusso<br />

turistico, ora si spera di riuscire a garantirne<br />

l’apertura almeno per i fine settimana.<br />

Il museo, indubbiamente molto piccolo e fin<br />

troppo specifico, è encomiabile per la cura e<br />

l’attenzione con cui è stato allestito, oltre che per<br />

il livello scientifico e la passione di chi lo gestisce.<br />

Museo della Transumanza, Comune di Villetta<br />

Barrea (AQ), via provinciale. Tel. 086489324<br />

oppure 3403174515. E- mail: graziani@planet.it<br />

Aperto fine settimana e festività dalle 16.30 alle<br />

19.30 (visite guidate 17.30-18.30)<br />

Biglietti: 2 , visita guidata 3 , gratuito per<br />

bambini di meno di 10 anni, gruppi 1.50 euro<br />

A Villetta Barrea, nel Centro Operativo del Servizio<br />

Educazione (Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio<br />

e Molise), è allestita la mostra archeologica “Tra<br />

guardie e ladri... ritessiamo i costumi dei Safini”,<br />

aperta fino al 6 gennaio 2005 (tel. 086489102).<br />

“Mio Dio, si potrebbe sempre andare al<br />

museo!”<br />

Nel lungo racconto dell’Assomoir, Zola si ferma per qualche pagina (pp. 82-86)<br />

per una riflessione colta sulla funzione del museo, per raccontare, con occhio<br />

spietato, la visita di un’anomala comitiva per le sale del museo del Louvre di<br />

Parigi. Così un gruppo di operai, lavandaie, ricamatrici dei sobborghi della<br />

Parigi fine ottocento si trova per la prima volta ad attraversare le sale di un<br />

museo, sentendosi fuori posto ed essendo sbeffeggiato da tutti i visitatori<br />

abituali e dai custodi.<br />

“ ... Doveva essersi diffusa la voce che una comitiva di nozze stava visitando<br />

il Louvre: pittori accorrevano con la bocca spalancata nel riso, curiosi si<br />

mettevano a sedere sulle poltroncine per assistere comodamente alla sfilata,<br />

mentre i custodi a labbra strette trattenevano a fatica qualche battutaccia.” Non<br />

sembra estremamente attuale – Sono poi così cambiate le cose?<br />

E. Zola, Assomoir, pp. 492, traduzione di F. Bruno. 9,55


46 di luca carboni arti.skizzi bazar 10 <strong>2004</strong> carboni@bazarweb.info


mugnaini@bazarweb.info<br />

Corsica,<br />

terra di frontiera<br />

Da vedere<br />

bazar 10 <strong>2004</strong> viaggi di andrea mugnaini 47<br />

Non è più Italia, non può considerarsi completamente Francia. Ha splendide spiagge di sabbia bianca bagnate da un mare<br />

cristallino e aspri sentieri di montagna da percorrere per raggiungere vette isolate. Si parla una lingua che è un dialetto unico:<br />

basato in origine sul latino è stato contaminato, con il tempo, da influenze genovesi, francesi, sarde e arabe.<br />

E’ una terra di forti contrasti la Corsica. Nella cultura e nello spirito dei suoi abitanti indipendenti e ribelli. Contrasti che<br />

ritroviamo anche nel paesaggio, nei colori e nei luoghi: mare e montagna, blu e verde, cittadine affollate e paesi isolati. Tutto<br />

a poca distanza uno dall’altro, in una regione che è poco più vasta della nostra Umbria. Nel nord dell’isola, in un fazzoletto di<br />

terra, convivono placidamente Saint-Florent, elegante località di villeggiatura, la chiesa romanica di San Michele a Murato, le<br />

cui pietre bianche e verdi si integrano alla perfezione nella fertile regione del Nebbio, e il Désert des Agriates, luogo isolato e<br />

disabitato ma tutt’altro che desertico che nasconde al suo interno la spiaggia di Saleccia, una delle più belle della Corsica.<br />

Aggrappate alla roccia granitica, le case di Corte, capitale storica della Corsica indipendente, si trovano a pochi chilometri dalla<br />

verdissima valle della Restonica. Percorsa dall’omonimo fiume e circondata da pini larici è il luogo ideale per immergersi in un<br />

freddissimo bagno d’acqua dolce. Da qui andando verso est, superate le montagne, si apre alla vista il golfo di Porto con uno<br />

spettacolo mozzafiato fatto di torri di guardia, una spiaggia di ciottoli e alberi di eucalipti. Al tramonto le Calanches di Piana, che<br />

si trovano poco più a sud, si colorano delle mille gradazioni del rosso nei suoi pinnacoli e nelle sue grotte. Proseguendo ancora<br />

verso sud, arriverete alla Plage d’Arone attraverso una strada che sembra porti alla fine del mondo.<br />

Lo spirito battagliero della Corsica è un destino segnato fin dai tempi dei tempi. Nei resti preistorici di Filitosa dominano i<br />

menhir, alcuni dei quali con raffigurazioni di facce di uomini che impugnano spade e pugnali. La stessa battaglia che viene<br />

combattuta ogni giorno a Bonifacio tra il vento impetuoso e le rocce calcaree. Ed è proprio l’azione erosiva del vento, insieme alle<br />

onde del mare, che ha creato le affascinanti scogliere a picco sul mare di Bonifacio.<br />

A piedi? La GR 20<br />

5 cose da non perdere<br />

1. Le scogliere di Bonifacio<br />

2. Il mare trasparente della spiaggia di<br />

Santa Giulia<br />

3. La valle della Restonica<br />

4. Percorrere la GR 20 (tutta o in parte)<br />

5. La roccia rossa delle Calanches<br />

Un po’ di Francia, un pizzico di Genova, qualche spruzzata di Sardegna<br />

e tanta influenza araba. Spirito ribelle, acque cristalline e strade che<br />

sembrano portare alla fine del mondo. Da percorrere a piedi.<br />

16 tappe e 200 chilometri da percorrere a piedi, da Calenzana fino a Conça. Questa in sintesi è la GR 20, la Grande Randonnée, un<br />

sentiero a lunga percorrenza al tempo stesso bellissimo e impegnativo che attraversa tutta la Corsica da nord a sud. Bellissimo perché<br />

si snoda tra foreste incontaminate, laghetti di montagna, cascate, valli rigogliose, pareti di roccia di duro granito, toccando tutte le<br />

più importanti cime dell’isola (dai 2.700 metri del Monte Cinto fino ai 1.500 del Col de Bavella, passando per il Monte Oro e il<br />

Monte Rotondo); il tutto a due passi dal mare con un panorama unico nel suo genere. Impegnativo perché i posti per rifornirsi non<br />

sono molti, per il notevole dislivello fatto di ardue salite e ripide discese, per la durata del percorso. Mai mettersi in cammino senza<br />

l’indispensabile guida topografica, abbigliamento adatto a tutte le condizioni atmosferiche, riserve sufficienti di cibo e acqua.<br />

Acquisti<br />

I sapori della gastronomia sono uno dei prodotti<br />

tipici di questa regione. I pastori nelle loro case<br />

sparse sulle montagne creano vere e proprie delizie<br />

per il palato. Primo fra tutti il brocciu, formaggio<br />

fatto con latte di capra e pecora che rientra tra gli<br />

ingredienti di numerosi piatti corsi. Dai maiali<br />

selvatici che vivono in semi-libertà cibandosi di<br />

ghiande, si producono salumi tradizionali come<br />

prosciutti, salami e salsicce. La castagna è un’altra<br />

protagonista della cucina regionale: con essa<br />

vengono realizzate farina, marmellate, minestre,<br />

frittelle e persino una birra. Ottima anche la<br />

produzione di vini come quelli di Patrimonio.<br />

Anche l’artigianato sta vivendo una nuova stagione<br />

di sviluppo, visto che molti turisti apprezzano<br />

prodotti inizialmente pensati come manufatti di<br />

uso comune più che come souvenir. Tra i ricordi<br />

da mettere in valigia ci sono pipe in radica, oggetti<br />

in ceramica come piatti, vasi, brocche e coltelli a<br />

serramanico.<br />

Ristoranti<br />

Stella d’Oro,7 Rue Doria, Bonifacio tel. 0033 4 95730363<br />

Bistrot du Port, quai des Martyrs, Bastia, tel. 0033 4 95321983<br />

Coltelli<br />

L’atelier du Couteau, Port Charles Ornano, Ajaccio tel. 0033 4<br />

95101652<br />

Artigianato<br />

Corsic’arte, 16 rue Roi de Rome, Ajaccio, tel. 0033 4 95211180<br />

Prodotti Corsi<br />

Chez Annie, 5 Rue Clémenceau, Calvi, tel. 0033 4 95654967<br />

Parchi naturali<br />

Parc Naturel Régional de Corse, 2 rue Major Lambroschini,<br />

Ajaccio tel. 0033 4 95517910<br />

Salumi<br />

A la charcuterie Moracchini, 1 Av de la République, Corte, tel.<br />

0033 4 95462298<br />

foto di andrea mugnaini<br />

Risorse internet<br />

http://www.visit-corsica.com<br />

sito dell’Agenzia per il turismo<br />

della Corsica<br />

http://www.parc-naturel-corse.com<br />

sito ufficiale del parco regionale<br />

della Corsica dove potete trovare<br />

utili informazioni sulla GR20 e<br />

non solo<br />

http://www.allerencorse.com<br />

Informazioni pratiche, visita<br />

virtuale e buona selezione di alloggi<br />

http://www.corse-boutique.com<br />

prodotti tipici della Corsica da<br />

acquistare online


48 di agnese ananasso essere bazar 10 <strong>2004</strong><br />

Diversamente<br />

intelligenti<br />

Non tutti sviluppano<br />

le stesse abilità. La<br />

difficoltà di leggere,<br />

scrivere o fare di conto<br />

a volte è un muro<br />

invalicabile per un<br />

bambino, e lo fa sentire<br />

diverso. Un disagio che<br />

però quasi mai è una<br />

incapacità, basti pensare<br />

ad Einstein...<br />

Cos’è la dislessia<br />

La dislessia e’ una difficoltà che riguarda la<br />

capacità di leggere, scrivere e calcolare in modo<br />

corretto e fluente. In Italia la dislessia è poco<br />

conosciuta, benché riguardi almeno 1.500.000<br />

persone. Le difficoltà cominciano a rilevarsi<br />

verso i 4 o 5 anni quando il bambino riesce a<br />

leggere e scrivere solo impegnando al massimo<br />

le sue capacità, non lo fa automaticamente e<br />

quindi deve ricorrere a una sorta di trucchi<br />

per riuscirci, così si stanca rapidamente,<br />

commette errori, rimane indietro, non impara.<br />

Questo continuo esercizio nell’utilizzo di<br />

strumenti “inusuali” rende i bambini dislessici<br />

particolarmente vivaci e creativi.<br />

E se fosse genetico?<br />

L’equipe del prof. Marco Battaglia della<br />

facoltà di Psicologia del San Raffaele di<br />

Milano, studiando un gruppo di 12 famiglie<br />

di bambini italiani affetti da dislessia ha rilevato<br />

che il disturbo è dovuto a un’alterazione<br />

del cromosoma 15 ma la malattia è molto<br />

complessa e, come ha affermato lo stesso<br />

Battaglia, sono tanti e troppi i fattori ambientali<br />

e genetici che aumentano la possibilità che la<br />

patologia si manifesti.<br />

ananasso@bazarweb.info<br />

E=mc² è la formula che riassume il senso della<br />

vita di Einstein, la formula che esprime la teoria<br />

della relatività ristretta (per distinguerla dalla estesa,<br />

non solidamente provata) che hai rivoluzionato<br />

le leggi dell’elettromagnetismo e che costituisce il<br />

presupposto della possibilità di ottenere reazioni<br />

dalle fissioni atomiche per la generazione di energia<br />

nucleare. Einstein è passato alla storia come la<br />

quinta essenza della genialità, anche se a scuola era<br />

considerato una frana, tanto da credere che fosse<br />

dislessico. Il fatto è che lui poteva viaggiare senza<br />

passaporto nel paese dei numeri ma non in quello<br />

delle lettere. Aveva sviluppato un tipo di abilità che<br />

non poteva essere applicata in altri campi. La sua<br />

non era dislessia, era semmai “distrazione”. Come<br />

lui esistono bambini o adulti che sviluppano certi<br />

tipi di intelligenza piuttosto che altri. Il punto sta nel<br />

riconoscere dove inizia il disagio e come intervenire.<br />

Gli stimoli giusti<br />

Alle volte vengono chiamati dislessici bambini che non lo sono affatto e che magari hanno soltanto un disturbo<br />

generico transitorio con difficoltà di tipo emotivo associato ad altri disturbi specifici di sviluppo o a turbe della<br />

condotta. Si parla così di disagio affettivo-relazionale-familiare nel caso in cui si siano verificate carenze sociali e<br />

ambientali che, in ambito familiare e non, producono manifestazioni riscontrabili nelle difficoltà di apprendimento<br />

o si presume che possano produrle in seguito. I disturbi d’ansia sono invece evidenti manifestazioni di sofferenza<br />

legate alla separazione dalle persone affettivamente significative come i genitori, e alla presenza di persone non<br />

familiari. Altri bambini invece manifestano disturbi della condotta violando le regole del vivere comune o dei diritti<br />

degli altri. Se tale comportamento è abituale può nascondere un disagio profondo del bambino, non momentaneo.<br />

Si possono inoltre verificare disturbi dell’identità di genere, ossia il rifiuto del proprio sesso con comportamenti<br />

conformi a quello opposto tanto evidenti da risultare eccessivi. Altri bambini possono avere disturbi nervosi (tic),<br />

della minzione (orinazione involontaria), del linguaggio (balbuzie, farfugliamento, numero limitato di vocaboli<br />

utilizzati) e dell’attività motoria. In questo caso si hanno due estremi: quando a un bambino viene restituita dai<br />

genitori un’immagine di sé “ingombrante”, in grado cioè di danneggiare coi movimenti cose e persone, egli tenderà<br />

ad essere goffo, ad avere difficoltà di relazione col mondo circostante e riporterà oltre a ritardi nella deambulazione,<br />

difficoltà nei movimenti che richiedono coordinazione. Al contrario può accadere che i bambini con difficoltà a<br />

fissare l’attenzione arrivino a una iperattività e impulsività eccessiva, specialmente in gruppo e a scuola.<br />

Che fare<br />

Proprio per l’età in cui si manifestano i primi sintomi (4-6 anni), i luoghi dove dovrebbe avvenire la rilevazione<br />

dei sintomi e la cura dei disturbi sono la casa e la scuola, quindi genitori e insegnanti sono i primi a dover assistere<br />

e aiutare i bambini con difficoltà, patologiche o transitorie che siano. In genere, gli studenti scelgono e applicano<br />

le procedure per risolvere problemi difficili e nuovi, mentre gli studenti con difficoltà di apprendimento trovano<br />

difficoltà nel portare nella vita fuori delle mura scolastiche le strategie che hanno appreso durante le lezioni, non<br />

riescono a generalizzarle a meno che qualcuno non spieghi loro il metodo per farlo. Secondo gli ultimi studi<br />

compiuti, per essere efficace l’insegnamento di strategie deve seguire un processo coerente con gli obiettivi da<br />

raggiungere e con il ciclo di studi. L’insegnante presenta le strategie dandone una dimostrazione diretta e poi<br />

aiutando gli studenti nelle esercitazioni offrendo loro l’opportunità di scegliere la strategia giusta tra quelle acquisite,<br />

di applicarla. Gli allievi verbalizzano e prendono atto di volta in volta delle scelte compiute e dalla coscienza del<br />

progresso traggono forza e fiducia. Viene così sviluppata la capacità di riflettere sulla propria attività mentale,<br />

di controllarla e arrivare a capire che non ha capito. Imparando ad avere un ruolo attivo ed efficace nel proprio<br />

apprendimento, gli studenti imparano ad avere fiducia nelle proprie capacità di risolvere i problemi, sono più<br />

disposti a provare ad applicare le nozioni acquisite in contesti nuovi, abbandonando l’idea di essere degli inetti, di<br />

sbagliare sempre e di dover dipendere dagli altri per la risoluzione di problemi nuovi.<br />

I genitori, da parte loro, una volta che uno specialista ha rilevato il problema, non possono far altro che fidarsi degli<br />

esperti e degli insegnanti, che vanno opportunamente avvisati dei disturbi del bambino. Una guida introduttiva per<br />

i genitori è reperibile sul sito internet www.guidagenitori.it<br />

Le parole per dirlo. Piccolo vademecum per capire.<br />

Dislessia: difficoltà a riconoscere e comprendere i segni associati alla parola.<br />

Disgrafia: disturbo della scrittura nella riproduzione dei segni alfabetici e numerici con tracciato incerto,<br />

irregolare. E’ una difficoltà che riguarda la scrittura ma non il contenuto.<br />

Disortografia: è una difficoltà che riguarda il contenuto della scrittura. In genere nel soggetto affetto si<br />

riscontrano difficoltà a scrivere le parole usando tutti i segni alfabetici e a collocarli al posto giusto rispettando<br />

le regole ortografiche.<br />

Discalculia: difficoltà del calcolo in uno sviluppo normale e in assenza di disturbi affettivi. Il disturbo specifico<br />

invece è presente anche se il bambino è stato opportunamente stimolato.<br />

Help on line<br />

www.aid.it Il sito dell’Associazione Italiana Dislessia Onlus<br />

www.psicopedagogika.it Un sito completo sulle difficoltà dei bambini<br />

www.ceis.rn.it Il sito del laboratorio permanente per il trattamento e la prevenzione della dislessia e della<br />

disgrafia con sede a Rimini<br />

www.dislessia.it il sito dell’Associazione Italiana disturbi da Deficit di Attenzione e


premilli@bazarweb.info<br />

Lo zaino borraccia<br />

Per fare i capretti in montagna è necessario avere a<br />

disposizione tanta acqua. E chi frequenta le alte vette<br />

sa quanto sia noioso scaricare lo zaino per attingere<br />

alla borraccia. DaKine ha risolto il problema! E’ nata<br />

la borraccia che diventa zaino. Glacier di DaKine<br />

sacca, morbida e soprattutto leggera, contiene al suo<br />

interno fino a due litri d’acqua e grazie al tubo flessibile<br />

esterno l’escursionista può ad ogni evenienza rifornirsi<br />

della bevanda fresca.<br />

Incredibile.<br />

Costo: 48 euro. www.dakine.com<br />

Clever shopping<br />

Il fast good sbarca in Italia<br />

E’ venuto in testa a Ferran Adrià, uno dei più grandi cuochi al<br />

mondo. Trasgressivo e innovatore, ha deciso di creare una<br />

catena di ristoranti di alta cucina che sia la risposta di qualità<br />

al fast food.<br />

Una scommessa impertinente che fa tremare i polsi al<br />

magnate americano del panino “scappa e fuggi” Mc<br />

Donald’s. Perché il cuoco catalano sta già dilagando in<br />

mezza Europa, ha già sperimentato l’idea con la catena di<br />

alberghi spagnola Nh Hotels, e oggi sta stringendo i tempi<br />

per sbarcare in Italia. Pare infatti che fra qualche mese<br />

apriranno a Roma, Torino, Milano, Firenze e Siena punti<br />

ristoro fast good a prezzi da far leccare i baffi. Per un pasto<br />

completo, assicura Ferran, non ci vorranno più di 15-20<br />

euro. E il menù offrirà fra gli altri: hamburger certificati di<br />

vitello, insalate con dadi di fegato di anatra e panini con<br />

salvia e pinoli con aggiunta di cipolle caramellate e paté. Ma<br />

non finisce qui, la cucina di Ferran offre anche una delizia:<br />

i ravioli ripieni in brodo. Cosa hanno di unico? Il fatto che<br />

fuori sono freddi mentre il brodo caldo si trova all’interno. Per<br />

assaporarli si appoggiano delicatamente sul palato per far<br />

colare dolcemente il liquido in bocca.<br />

Occhio quindi a Ferran in Italia!<br />

bazar 10 <strong>2004</strong> avere di giulia premilli 49<br />

Divertimento erotico assicurato e anonimo. Acqua a portata di bocca. Piatti<br />

prelibati a prezzi equi. Consigli medici via sms e tante dritte per risparmiare<br />

soldi. Quando lo shopping si fa furbo.<br />

Sesso anonimo al distributore<br />

automatico<br />

Niente più imbarazzi per gli acquisti erotici nei sexy shop! Da oggi si possono<br />

comprare gli “attrezzi del piacere” in assoluto anonimato. E’ arrivato il distributore<br />

automatico per i prodotti sexy. Il servizio è stato messo a punto da Piccole<br />

Trasgressioni, azienda leader nel settore, che ha voluto offrire i propri prodotti<br />

proponendoli in assoluta riservatezza in modo facile e veloce. Basta andare in<br />

una delle videoteche automatiche (convenzionate) della propria città e scegliere<br />

dal catalogo l’oggetto desiderato che verrà consegnato immediatamente<br />

dall’erogatore in un anonimo formato videocassetta!<br />

Il tutto usando la tessera magnetica del proprio rivenditore. Il catalogo è<br />

particolarmente vasto, si va dalle manette, al dildo, alle uova... insomma tutto<br />

quanto possa servire per una notte hot.<br />

Qualche prezzo? Manette di peluche zebrate 25 euro.<br />

Video Bunny 1, via Vespucci, 5- San Giuliano Milanese (MI).<br />

Planet Video, viale I Maggio, 24 Grotta Ferrata (RM).<br />

Risparmiare senza sforzo<br />

Te lo insegna www.altroconsumo.com,<br />

www.risparmiate.it, www.confrontotariffe e www.movi<br />

mentoconsumatori.it. Sono i siti più risucchiati dai clic<br />

dei navigatori oculati!<br />

Un esempio? Per risparmiare fino al 45 per cento<br />

del carburante meglio avere una guida leggera per<br />

almeno tre quarti del tragitto oppure per risparmiare<br />

sull’acqua, lavare la frutta e la verdura con l’ammollo<br />

e poi risciacquare velocemente con poca acqua. lI<br />

frigorifero invece è meglio tenerlo sempre pieno; i<br />

prodotti freddi mantengono inalterata la temperatura<br />

dell’abitacolo così da consumare meno energia per la<br />

refrigerazione. Per quanto riguarda i computer invece:<br />

lavorando con un portatile si risparmia fino al 30 per<br />

cento delle risorse energetiche a differenza dei modelli<br />

da tavola particolarmente golosi di luce.<br />

Via Sms: dai tarocchi all’esame del sangue<br />

Dall’effimero al sociale, Tim si sta organizzando per offrire una vasta gamma di servizi<br />

ai propri utenti via Sms. E lo fa lanciando i servizi di informazione sanitaria via Sms.<br />

Mandando un Sms gratuito al numero 40154 potranno essere chiariti tutti i dubbi in campo<br />

medico (occhio però perchè se è gratuito l’invio, la ricezione della risposta ammonta a 30,98<br />

centesimi di Euro iva inclusa).<br />

Si possono richiedere informazioni relative a: analisi del sangue, farmaci (come indicazioni<br />

terapeutiche, composizione, ticket, prezzo), chiarimenti su vocaboli medici oppure indicazioni<br />

sulle strutture sanitarie pubbliche o private. Ma il top, Tim l’ha raggiunto con i servizi sul<br />

“mondo delle stelle” (dal sacro al profano!) che quotidianamente possono essere inviati sul<br />

telefonino. Il più banale? L’oroscopo fatto espressamente da Banko e Paolo Fox, e c’è anche<br />

l’opzione Ching! Inoltre per gli insicuri è attivo il calcolo del bioritmo quotidiano per sapere se<br />

sarà una giornata da dimenticare o no. I più tecnologici? I tarocchi via Mms.<br />

Ma il più strepitoso è il Bioeroscopo, una sorta di lettura del bioritmo di coppia dal quale<br />

desumere le modalità e tempi per un frizzante “rapporto” di coppia.


50 di agnese ananasso hi-tech bazar 10 <strong>2004</strong><br />

Farsi una discoteca in casa.<br />

Legalmente e senza<br />

spendere una fortuna<br />

Rinunciare a una cena fuori per<br />

comprare un cd. A questo siamo<br />

arrivati in Italia, a dover scegliere<br />

come spendere quei 20 euro. Ascoltare<br />

musica è diventato un lusso, non solo<br />

per appassionati e collezionisti ma per<br />

chiunque. Stavolta però non è tutta<br />

colpa dell’euro…<br />

Anche con la vecchia moneta il prezzo di un cd si aggirava intorno alle<br />

36 mila lire. Sono anni ormai che la musica si fa pagare cara. E chi non<br />

ce la fa a rinunciare al suo momento di relax musicale ricorre a mezzi più<br />

economici, aiutato anche dalla tecnologia, dall’avvento di Internet, del<br />

file-sharing (condivisione on line), dei masterizzatori, dei lettori Mp3, dei<br />

software per scaricare musica (e film) sempre più veloci da installare e da<br />

usare.<br />

Napster&Co.<br />

Dopo un periodo di relativa “anarchia” nel Web – correvano gli anni di<br />

Napster e Music Net (i due siti da cui scaricare gratuitamente musica<br />

a go-go) – oggi sia la condivisione che l’acquisto on line è regolamentato,<br />

ed esistono veri e propri negozi musicali virtuali, che possono o meno<br />

avere il loro corrispettivo “reale”. Oggi Napster e MusicNet non esistono<br />

più in Europa, per contro è sbarcato nel Vecchio continente iTunes, il<br />

Music Store di Apple, già attivo in Francia, Gran Bretagna e Germania e<br />

che passerà il confine italiano forse alla fine dell’anno. Basta andare su<br />

www.apple.com/itunes, scaricare il software e scegliere tra gli 800 titoli<br />

del catalogo i brani preferiti a meno di un euro ciascuno.<br />

In Italia intanto si può scaricare musica da MSN Music Club (Microsoft),<br />

www.musicclub.msn.it, rifornito da OD2, una compagnia di distribuzione di<br />

musica digitale fondata da Peter Gabriel. Però non ci sono tantissimi titoli,<br />

circa 350, e il prezzo varia a seconda del brano scelto.<br />

Poi c’è il mitico Vitaminic, da cui, cliccando su www.vitaminic.it e pagando<br />

un canone annuale di 80 euro si può scaricare, oltre a tutta la musica<br />

che si desidera, anche l’Mp3, sempre incluso nel prezzo. Chi usa Fastweb<br />

in casa ha anche la possibilità di scaricare la musica da un sito dedicato,<br />

collegandosi dalla home page. Altri siti cliccatissimi sono www.meomodus.com,<br />

www.winmix.com, www.kazaa.com, che mettono a disposizione<br />

canzoni e software, anche se alle volte c’è da fare un po’ di “coda”.<br />

Andando oltre confine troviamo anche il sito della bevanda più famosa<br />

del mondo, la Coca-Cola www.mycokemusic.com, quest’anno uno dei siti<br />

tecnologicamente più all’avanguardia in materia di downloading.<br />

Come scaricare il pezzo<br />

preferito dalla rete, in quattro<br />

passi<br />

1. Innanzitutto bisogna cliccare sul sito web che<br />

vende musica legalmente e assicurarsi di possedere<br />

il programma adatto al downloading, ad esempio<br />

Windows Media Player. In caso di dubbio esistono<br />

siti che controllano la configurazione del computer<br />

durante il processo,come il sito del Dr. Downloading.<br />

2. Dopo la configurazione si devono acquistare dei<br />

crediti, ossia decidere, in base alle alternative che<br />

offre il sito, se acquistare singoli brani, il cui prezzo<br />

va da meno di un euro a un euro e mezzo circa, o<br />

stipulare un abbonamento semestrale o annuale per<br />

scaricare tutta la musica desiderata (da 50 a 80<br />

euro circa). In genere si paga con carta di credito<br />

ma da alcuni siti, come quello della Coca Cola si può<br />

pagare anche via SMS col telefonino. La cifra da<br />

pagare appare sul display.<br />

3. A questo punto si sceglie dal catalogo artista<br />

e brano. Certi siti consentono di ascoltarlo<br />

gratuitamente per una trentina di secondi, oppure<br />

di scaricarlo sul computer a pagamento. Con una<br />

connessione a banda larga il tutto prende poco più di<br />

un minuto.<br />

4. A questo punto il gioco è fatto perché una volta<br />

salvato, il brano può essere ascoltato dal computer<br />

o scaricato su un cd o in un lettore Mp3, stando<br />

bene attenti però a non trasgredire le norme del<br />

contratto accettato all’inizio, infatti alcune canzoni<br />

non possono essere trasferite più di due o tre<br />

volte su cd e la quantità varia di volta in volta a<br />

discrezione del fornitore. Questo per arginare,<br />

almeno in parte, il fenomeno della pirateria.<br />

Ma quanto mi costi<br />

Quello che pesa sul prezzo del cd sono i costi di<br />

produzione, promozione e distribuzione. Prendiamo<br />

ad esempio un album di tre tracce con copertina a<br />

colori e un progetto grafico minimo. Per inciderlo<br />

occorre una giornata di registrazione e una di postproduzione.<br />

Supponendo che venda almeno 100.000<br />

copie e considerando che quello che costa più di<br />

tutto è il cosiddetto master, ossia il primo cd, i costi<br />

di produzione ammontano a circa due euro e mezzo,<br />

quelli di distribuzione a un euro, di promozione a<br />

due euro. Il prezzo di costo dovrebbe essere di<br />

5,5 euro. Pur ammettendo che il prezzo salga per<br />

tasse e diritti SIAE e una parte sia valore aggiunto<br />

per l’industria stessa,un prezzo di 20 euro resta<br />

comunque ingiustificato. Allora, se non si può proprio<br />

rinunciare al rito dell’acquisto del cd in negozio,<br />

occhio alle offerte.<br />

Cd nel banco frigo<br />

ananasso@bazarweb.info<br />

IBM e Caliel Global Entertainment rispondono al caro<br />

musica con My Emotion, i chioschi forniti da Ibm e<br />

installati in supermercati, pub, centri commerciali e<br />

discoteche per comporre il proprio cd personalizzato,<br />

scegliendo tra i 200.000 brani (presto arriveranno<br />

a 500.000) archiviati in un server centrale messo<br />

a disposizione da IBM, col consenso di BMG, EMI e<br />

Universal. Il prezzo varia da 1,20 euro a 1,5 euro<br />

a secondo della canzone scelta. Si possono anche<br />

comporre dediche e copertine personalizzate.<br />

Il concerto me lo porto a casa<br />

Hanno iniziato gli Elio e le Storie Tese e sta già<br />

diventando la nuova moda: vendere all’uscita dei<br />

concerti i cd appena masterizzati del concerto<br />

stesso, a circa 10 euro. Non solo una strategia di<br />

marketing ma anche il mezzo più efficace per lasciare<br />

il segno, per far arrivare il messaggio, soprattutto<br />

per gruppi “particolari” come gli Elio e le Storie Tese.<br />

Il guadagno è importante ma dargli un senso lo è<br />

ancor di più.


muratore @bazarweb.info<br />

Carlo Scarpa in foto<br />

L’architetto Carlo Scarpa (1906 – 1978) è forse l’ultimo<br />

esponente della generazione dei così detti architetti disegnatori,<br />

per i quali la comunicazione dei propri progetti di architettura<br />

era deputata alla matita e ai colori, senza avere alcun rapporto<br />

con le tecnologie digitali né con la fotografia. E’ nota la diffidenza<br />

di Scarpa per la capacità dell’interpretazione fotografica di<br />

entrare in competizione con le concezioni spaziali dell’architetto.<br />

E’ altrettanto vero, però, che il controllo della luce, l’uso dei<br />

colori, il contrasto tra materiali differenti, il gioco di riflessi delle<br />

superfici hanno reso le architetture di Scarpa i soggetti forse più<br />

fotografati del Novecento.<br />

Una interessante mostra,Carlo Scarpa nella fotografia. Racconti<br />

di architettura, propone una lettura dell’opera di Carlo Scarpa<br />

attraverso i diversi occhi di fotografi europei che si sono misurati<br />

con la rappresentazione dei capolavori dell’architetto veneziano,<br />

a partire dagli anni Cinquanta sino ad oggi. L’esposizione<br />

presenta opere inedite di interpreti della fotografia italiana<br />

contemporanea, fra i quali Gianni Berengo Gardin, Aldo Ballo,<br />

Gabriele Basilico, Daniel Boudinet, Stefan Buzas, Guido Guidi,<br />

Luigi Ghirri, Pino Guidolotti, Ferruccio Leiss, Paolo Monti, Fulvio<br />

Roiter. Le fotografie sviluppano un percorso visivo intorno ad<br />

alcune realizzazioni chiave di Carlo Scarpa, ponendo a confronto<br />

La maratona<br />

dell’architettura<br />

E’ promossa dall’Ordine<br />

degli Architetti di Roma e<br />

Provincia, a conclusione delle<br />

manifestazioni per la Settimana<br />

internazionale dell’Architettura<br />

ed in contemporanea con altre<br />

capitali Europee (Parigi, Madrid,<br />

Varsavia). L’evento, aperto a tutti,<br />

si svolgerà lungo un percorso<br />

di circa 6 Km che, partendo<br />

dall’Acquario Romano Casa<br />

dell’Architettura, toccherà alcuni<br />

monumenti dell’architettura<br />

moderna ubicati nel quartiere<br />

Esquilino – S. Giovanni.<br />

Maratona dell’Architettura,<br />

seconda edizione, Roma – 17<br />

ottobre <strong>2004</strong><br />

Info: 0697604590 - Piazza<br />

Manfredo Fanti, 47.<br />

bazar 10 <strong>2004</strong> architetture di oliva muratore 51<br />

Pagine di formazione<br />

Con l’intento di evidenziare l’evoluzione della<br />

formazione culturale, tecnica, scientifica,<br />

artistica dell’architetto, l’autore ha<br />

analizzato i principali cambiamenti verificatisi<br />

nelle attività didattiche ed artistiche<br />

delle istituzioni formative e professionali:<br />

dai cantieri delle cattedrali alle botteghe<br />

medievali e rinascimentali, dalle Universitates<br />

all’Academie di Colbert, dalle scuole<br />

gesuitiche alla divulgazione illuministica,<br />

dagli ateliers della École des-Beaux-Arts<br />

alle accademie riformate, dalle associazioni<br />

culturali e formative, come il Werkbund, alle<br />

Scuole superiori di architettura fino alla<br />

nascita della facoltà di architettura di Roma.<br />

La formazione dell’architetto, di<br />

Alessandro Castagnaro, <strong>2004</strong>, Liguori<br />

molteplici punti di vista, realizzati in tempi diversi da oltre trenta<br />

differenti fotografi: da vere e proprie icone come la tomba Brion a<br />

S. Vito d’Altivole o la Gipsoteca Canoviana, ad opere dimenticate<br />

come le case veneziane degli anni Quaranta. Sarà presentata in<br />

mostra anche la multivisione con sonoro “Spazio, tempo, luce”<br />

incentrata sul Museo di Castelvecchio, realizzata dal progettistafotografo<br />

olandese Arno Hammacher nel 1981 su incarico di<br />

Licisco Magagnato. In mostra anche gli “occhi” di Carlo Scarpa:<br />

piccoli capolavori di disegno, prospettive schizzate a margine dei<br />

fogli di lavoro. Attraverso questi, l’architetto veneziano calibrava<br />

l’immagine dell’architettura che andava componendo sul foglio. Vere<br />

e proprie “fotografie con la matita”, questi straordinari schizzi<br />

registrano il punto di vista dall’architetto in funzione dell’ideale<br />

fruitore. Fotografie e disegni saranno esposti al pubblico con un<br />

allestimento studiato per l’occasione da Umberto Riva, uno dei più<br />

sensibili fra gli eredi ideali dell’opera di Carlo Scarpa. E in sinergia<br />

con la mostra di Carlo Scarpa anche la IV edizione del Corso<br />

sull’Architettura Scarpiana “Carlo Scarpa e la Fotografia”, a cura<br />

di Italo Zannier, che si terrà tra il 5 ed il 9 ottobre <strong>2004</strong> nella<br />

medesima sede della mostra.<br />

Carlo Scarpa nella fotografia. Racconti di architettura (1954-<br />

<strong>2004</strong>), Museo Palladio Palazzo Barbaran da Porto, Vicenza. Aperta<br />

fino al 9 gennaio 2005, per informazioni: C.I.S.A. Andrea Palladio,<br />

tel. 0444323014, fax 0444322869, www.cisapalladio.org.<br />

La fotografia racconta le forme<br />

Un viaggio nell’architettura di Carlo Scarpa attraverso alcuni tra i<br />

maggiori fotografi europei.<br />

Testimone di cambiamenti<br />

La Nona Mostra Internazionale di Architettura,<br />

diretta da Kurt W. Forster, affronta i cambiamenti<br />

in atto nell’architettura contemporanea, sia nel<br />

campo della teoria e della pratica progettuale,<br />

sia nell’uso delle nuove tecnologie costruttive. Il<br />

percorso espositivo di METAMORPH ipotizza la<br />

figura del visitatore come testimone di questi<br />

cambiamenti che, sfuggendo alle tradizionali<br />

prospettive interpretative, giustificano in modo<br />

sempre più evidente un aperto e innovativo<br />

confronto con l’evoluzione degli organismi viventi e<br />

le loro capacità di trasformazione.<br />

Dalla mostra si percepisce che l’architettura<br />

di oggi ha ampliato in modo consistente i propri<br />

recinti disciplinari. Il suo nuovo ruolo è quello di<br />

catalizzare grandi esperienze sociali e culturali<br />

a scala internazionale, che si manifestano<br />

soprattutto in relazione alle modificazioni delle<br />

strutture urbane e del paesaggio. Lo spazio<br />

architettonico è così inteso nella sua capacità<br />

di vivere i mutamenti odierni: i nuovi materiali<br />

accolgono e sottolineano gli effetti atmosferici,<br />

la percezione dell’architettura si apre a una<br />

concezione dinamica del tempo e la vita pubblica<br />

negli edifici assume caratteri più centrati<br />

sull’evoluzione dell’ambiente.<br />

IX Mostra Internazionale di Architettura<br />

METAMORPH – Biennale di Venezia<br />

Giardini della Biennale e Arsenale – Venezia. fino<br />

al 7 novembre <strong>2004</strong>.


52 di matteo bianchini piccoli bazar 10 <strong>2004</strong><br />

BAMBINI IN MOVIMENTO<br />

La cultura imperante e seducente dei videogame, insieme alla mancanza di spazi<br />

per il libero gioco, stanno contribuendo a modificare il modo di giocare dei bambini,<br />

vissuto sempre meno in attività socializzanti e di stimolo al movimento.<br />

La teologa tedesca Dorothee Sölle alla domanda “Come spiegherebbe a un bambino<br />

che cos’è la felicità?” rispose: “Non glielo spiegherei. Gli darei un pallone per farlo<br />

giocare”.<br />

E’ proprio il movimento che ci apre la mente, ci rende curiosi e ci aiuta a esprimere<br />

liberamente un pensiero, costringendoci quasi a guardare il mondo da un’altra<br />

angolazione.<br />

Nella realtà di oggi dove il gioco dei bambini spesso viene relegato nel seducente<br />

immobilismo del mondo virtuale, dei giocattoli industriali da “consumare” secondo<br />

le loro regole, una palla è uno strumento straordinario per creare nuove forme di<br />

movimento, per aiutare a correggere il portamento e sviluppare armonicamente il<br />

corpo.<br />

Antonio Maone, medico dello sport, che ha realizzato diversi modelli di palla pensati<br />

per le esigenze dei bambini, ci accompagna a conoscere la realtà dei bambini di oggi<br />

nel loro rapporto con il movimento e il gioco, fornendoci tante indicazioni pratiche e<br />

suggerendo gli esercizi da fare, illustrati con immagini efficaci.<br />

Antonio Maone , BAMBINI IN MOVIMENTO<br />

Ed. SONDA <strong>2004</strong> pp. 240 formato 15x21 brossura 14.50<br />

bianchini@bazarweb.info<br />

E’ L’ORA DEI TELETUBBIES!<br />

Chi sono Tinky Winky, Dipsy, Laa-Laa e Po? Quattro personaggi, molto<br />

amici tra loro e molto vicini al mondo dei bambini e con numerose qualità<br />

che grandi e piccoli si divertiranno a scoprire insieme!<br />

Conosciamo i nuovi amici<br />

I Teletubbies sono quattro piccoli abitanti di un pianeta felice; hanno uno schermo televisivo sul pancino con il quale entrano in contatto<br />

con i bambini della terra.<br />

Il più grande di loro è Tinky Winky, molto gentile ed educato. Indossa una tuta viola e ama cantare la sua canzone preferita quando danza<br />

e fa le capriole. È in ottimi rapporti con tutti, ma la simpatia più forte è per la piccola Po.<br />

Il secondo è Dipsy, in tuta verde e con la pelle scura. Ordinato e fiero del proprio stile, è l’anima allegra e scherzosa del gruppo. Passa<br />

anche molto tempo da solo, a riflettere e sognare.<br />

Laa-Laa, la bimba in giallo, rappresenta la felicità e la spensieratezza; corre felice giocando a palla e facendo capriole per i prati. È molto<br />

legata ai suoi amici, specie a Dipsy, ed è sempre curiosa di sapere cosa fanno. La sua filastrocca laalaali è pura espressione di gioia.<br />

Po è la più piccola, riconoscibile per il vestito rosso e l’entusiasmo e lo stupore che la accompagnano in ogni sua avventura; manifesta<br />

la sua felicità saltellando. Po è animata da una grande voglia di scoprire il mondo, sia quando esplora la natura col suo monopattino, sia<br />

quando curiosa fra gli strani aggeggi tecnologici della loro casetta.<br />

Vivono tutti insieme a Noo-Noo, un simpatico aspirapolvere che raccoglie le briciole di toast lasciate in terra dai quattro amici. Qualche<br />

volta è un po’ pedante, ma i Teletubbies sanno allegramente tenergli testa.<br />

Il magico mondo di Teletubbyland<br />

Tinky Winky, Dipsy, Laa-Laa, Po e l’aspirapolvere vivono su una verde collina, in una casetta avveniristica e piena di luminose meraviglie<br />

tecnologiche. Preferiscono però correre nei prati, sempre accompagnati da un sole benevolo e sorridente, da animaletti divertenti e da<br />

suoni e voci dalle rime magiche. Anche gli amici un po’ prepotenti, il Leone e l’Orso, non sono mai una minaccia per i piccoli Teletubbies.<br />

La curiosità per gli aspetti della vita e la voglia di comunicare con i nostri bambini li spingono a collegarsi con i loro monitor sul pianeta<br />

terra.<br />

Ognuno muove i primi piccoli passi nella vita secondo il proprio carattere, ma condivide le sue scoperte e le sue emozioni con gli amici.<br />

Vivono insieme tante avventure aiutandosi nei momenti di bisogno, rispettandosi e incoraggiandosi.<br />

Le ore serene della giornata sono scandite quindi dal formarsi di una personalità insieme alla capacità di vivere con gli altri, e di capirli;<br />

dall’amore per la natura e per gli animali unita alla confidenza con gli strumenti informatici; soprattutto dall’esperienza del gioco che li fa<br />

acquisire nuove capacità di giudizio e di comportamento.<br />

Chi c’è dietro Teletubbyland?<br />

Dietro l’apparente semplicità di ogni puntata si cela un<br />

lungo e serio lavoro di esperti della BBC, in collaborazione<br />

con educatori, genitori e bambini. Teletubbies è un<br />

prodotto televisivo concepito e sviluppato attorno ai<br />

bambini di età pre-scolare come occasione di divertimento<br />

ed apprendimento. Grande attenzione è posta al<br />

linguaggio, che deve essere compreso da tutti ed essere<br />

in grado di trasmettere al bambino quella fiducia che<br />

predispone ad imparare. Anche le storie sono raccontate<br />

in modo da generare contestualmente confidenza e<br />

stupore, toccando temi in cui il bambino si riconosce;<br />

riuscendo a prevedere la fine, i piccoli spettatori<br />

sviluppano le capacità critiche e di relazione fra cose e<br />

situazioni diverse. Teletubbies è un modo divertente e<br />

intelligente di stare davanti alla TV, che per venti minuti si<br />

trasforma nella finestra magica delle mille sorprese, delle<br />

mille possibilità della fantasia.


cammarano@bazarweb.info<br />

CURLING<br />

bazar 10 <strong>2004</strong> sport di valerio cammarano 53<br />

Pietre che scivolano su ghiaccio<br />

Saper maneggiare la scopa. E’ questa l’abilità strategica per<br />

vincere al curling. Roba da casalinghi? Niente affatto!<br />

Accanto agli sport minori come il tiro con l’arco o la scherma, esistono anche gli sport minimi. Quelli che vengono praticati da quattro gatti in aree del paese<br />

molto circoscritte e, quando va bene, sono circondati da scetticismo, mentre quando va male – cioè quasi sempre – sono oggetto di derisione. Tra questi c’è sicuramente<br />

il curling. Come tutte le discipline, merita rispetto, se non altro perché chi lo pratica ci mette impegno e passione. Oltretutto, si tratta di uno sport antico, che in altre nazioni,<br />

come il Canada o la Scozia, vanta milioni di seguaci. E dal 1998 è anche uno sport olimpico.<br />

Lo scopo è lo stesso del gioco delle bocce: obiettivo è fare arrivare un oggetto – una pallina per le bocce, un disco di pietra (detto stone) di 20 chili circa per il curling – il più<br />

vicino possibile a un punto prestabilito.<br />

La particolarità di questa disciplina nata in Scozia circa 500 anni fa è che per aiutare lo scorrimento del disco, i giocatori si impegnano a “spazzolare” il ghiaccio o, meglio, a<br />

scaldarlo con uno strumento detto scopa per allungare il tragitto dello stone o migliorarne la traiettoria. Il campo è lungo 45 metri, largo 4,5 e alle due estremità ha disegnati<br />

quattro cerchi concentrici che segnano il punto di arrivo del disco e sono detti house (casa).<br />

Detto così può sembrare una cosa elementare. Ma non lo è affatto. Non solo perché calcolare la traiettoria e la potenza del lancio non è facile, ma anche perché gli avversari<br />

possono a loro volta usare la scopa per far scivolare lo stone avversario oltre il campo da gioco.<br />

In Italia non è facilissimo trovare luoghi dove praticare questa curiosa, divertente e poco costosa disciplina. La maggior parte degli impianti, com’è ovvio, si trovano a nord.<br />

Le culle del curling sono il Veneto – in particolare Cortina d’Ampezzo – e il Trentino (Valle di Cembra e Altopiano di Pinè). Uno dei posti più belli dove dedicarsi al curling è<br />

sicuramente il Lago Santo, in Emilia, quando la superficie è ghiacciata.<br />

Il curling, che, come detto, è disciplina olimpica dal 1998, è uno sport che fa parte della Federazione Italiana Sport del Ghiaccio, sul sito della quale (www.fisg.it) è possibile<br />

trovare l’elenco delle società presso le quali praticarlo.<br />

Evento BAZAR del mese:<br />

mondiali di ciclismo<br />

Verona capitale mondiale del ciclismo<br />

Ottobre è un mese caldissimo per lo sport italiano. Sono appena partiti o sono in partenza i campionati della<br />

maggior parte delle discipline, dal calcio al basket alla pallavolo all’hockey e via elencando. E proprio quando gli<br />

altri cominciano a giocare, i ciclisti si concedono un lungo (e meritato) riposo. A questo punto qualcuno potrebbe<br />

(giustamente) chiedersi perché ne parliamo. Il motivo è presto detto: prima del letargo invernale, i faticatori<br />

del pedale si concederanno ai tifosi in quello che è uno degli appuntamenti clou della stagione, vale a dire i<br />

Campionati del Mondo. Che quest’anno si svolgono a Verona tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre.<br />

Occasione d’oro per vedere all’opera i migliori ciclisti e le migliori cicliste del mondo (senior e junior) sugli<br />

splendidi percorsi disegnati per le prove su strada e per quelle a cronometro. Soprattutto queste ultime potranno<br />

contare sul ricco scenario del Lago di Garda, con la cittadina di Bardolino a fare da punto di partenza e arrivo.<br />

Per questo appuntamento, Verona e dintorni hanno deciso di fare le cose in grande. Dal 1° al 3 ottobre per le vie<br />

del centro sono previste sfilate ed esibizioni storiche, il 2 ottobre è in programma uno spettacolo di piazza con<br />

accesso libero, mentre domenica 3 ottobre una festa con tanto di concerto jazz chiude i Mondiali.<br />

GINNASTICA<br />

RITMICA<br />

Quando il gioco si fa serio<br />

VERONA-BARDOLINO<br />

MONDIALI DI CICLISMO<br />

PROGRAMMA GARE<br />

Lunedì 27 settembre<br />

Cronometro Junior Donne<br />

Cronometro U23 Uomini<br />

Martedì 28 settembre<br />

Cronometro Junior Uomini<br />

Cronometro Elite Donne<br />

Mercoledì 29 settembre<br />

Cronometro Elite Uomini<br />

Venerdì 1 ottobre<br />

Junior Donne<br />

U23 Uomini<br />

Sabato 2 ottobre<br />

Junior Uomini<br />

Elite Donne<br />

Domenica 3 ottobre<br />

Elite Uomini<br />

A proposito di sport minori o minimi, un’altra disciplina che prima delle ultime Olimpiadi molti consideravano<br />

alla stregua di un passatempo per originali, la ginnastica ritmica, ha conquistato centinaia di migliaia di fan.<br />

Che forse, da Atene a Pechino, ne dimenticheranno presto anche l’esistenza. Ma che, se ne sentiranno parlare,<br />

penseranno con rispetto e ammirazione ai quattro scriccioli – Elisa Santoni, Elisa Blanchi, Fabrizia D’Ottavio,<br />

Daniela Masseroni – che sulle pedane greche hanno dato dimostrazione pratica della verità dell’assunto secondo<br />

cui non c’è niente di più serio del gioco.<br />

Le quattro ragazze d’argento della ritmica azzurra – e le altre anonime che a questa disciplina si dedicano<br />

– giocano con palle, bastoni, corde, cerchi e nastri. Il che, come dicevamo, può sembrare un puerile passatempo<br />

per originali. Mentre in realtà è una delle attività sportive più difficili da praticare. Lanciare un cerchio in aria e<br />

riprenderlo al volo con un piede dopo avere fatto un paio di capriole, il tutto a ritmo di musica, può sembrare<br />

assurdo (anche se, quanto a utilità, non c’è molta differenza con il prendere a racchettate un pallina su un campo da tennis o dare calci a<br />

un pallone in uno stadio), ma richiede una coordinazione mostruosa, una visione laterale degna di un’aquila, un senso delle misure e delle<br />

distanze impressionante.<br />

Se vedendo le imprese di Santoni e compagne ad Atene le vostre figlie (o voi stesse) vi siete innamorate di questa disciplina che, a<br />

livello agonistico, è rigorosamente preclusa agli uomini, sappiate che queste doti si acquisiscono solo con ore e ore e ore di allenamenti<br />

massacranti. Se tra le vostre qualità non ci sono la disciplina, il senso del gruppo, la determinazione, lo spirito di sacrificio, non tentate<br />

nemmeno. Anche e soprattutto perché le soddisfazioni che questo sport può dare a livello puramente amatoriale sono pochissime. È uno<br />

di quei casi in cui un divertimento (minimo) arriva solo dopo anni di apprendistato e fatica. In Italia ci sono parecchie palestre nelle quali è<br />

possibile praticare questa spettacolare disciplina. L’elenco completo lo trovate sul sito della Federazione Ginnastica d’Italia (FGI) all’indirizzo<br />

www.federginnastica.it.


54 di angelita peyretti sciocchina bazar 10 <strong>2004</strong><br />

“i vicini” disegno di marco begani<br />

Domanda di lavoro<br />

Carta e penna, ora scrivo il mio curriculum<br />

vitae e glielo mando. Pare facile…<br />

Egregio Signor Parlodoppio, uhm, troppo antiquato, oggi si punta a essere diretti,<br />

informali, casual! Caro Enzo, come va vecchio sporcaccione? No, poi pensa che voglia<br />

ricattarlo… Beh, lasciamolo provvisoriamente, adesso andiamo al sodo… uh,<br />

perfetto! Andiamo al sodo… mah, forse così è un po’ troppo casual.<br />

Dunque, ora mi devo presentare, bene: molto piacere, io sono sciocchina… no, e come<br />

può saperlo, è gente che non legge! E come si fa in questi casi? Cioè io so chi è lui, ma<br />

lui che ne sa di chi sono io? Forse dovrei metterla qui la firma… No, prima gli giro<br />

intorno e poi gli sparo là il nome.<br />

Dunque: laureata… Uff, manca il soggetto… Come faccio a dirgli chi sono senza<br />

dirgli chi sono? Io, laureata… laureata-mi in biologia marina con una tesi sulla s.s.d.d.<br />

(sindrome schizofrenica dei delfini da acqua park), toh, ciapa lì, non so se mi spiego…<br />

Poveraccio, mi sa che questo se la beve… uhm, che esista davvero una s.s.d.d.? No,<br />

impossibile, lo rassicurerò in qualche modo, glielo metto tra parentesi (non si allarmi<br />

per i poveri delfini, si è trovata la cura con certe alghe…)<br />

E questo è chiarito, andiamo avanti, Le chiedo, no, meglio domandare, le domando…<br />

e che gli domando adesso? Le domando scusa. Scusa?! Penserà che gli abbia fatto<br />

qualcosa! Più rapido, incisivo: mi scuso per il disturbo… un po’ perentorio. Le chiedo<br />

umilmente scusa se mi permetto di importunare con le mie inutili parole una persona tanto<br />

impegnata quale lei è … un po’ servile? No, andrà benissimo, è gente a cui piace vedere<br />

tutte le elle maiuscole, Lei, inviarLe, disturbarLa…<br />

Adesso è il momento di parlare di lavoro: Oso rivolgermi direttamente a lei perché la<br />

cugina Sandra conosce uno che le porta quasi sempre il pranzo, e insieme al pranzo (anch’io<br />

adoro le acciughe, specie se già spinate) domani le recapiterà questa mia. Andrà bene<br />

questo riferimento? Ma sì, così vede che ho tante conoscenze. Al massimo tolgo<br />

l’ammiccamento alle acciughe, anche se certe pennellate alle volte sono decisive.<br />

Avanti, non sono ancora arrivata al punto, come faccio adesso? Mi sembra sfacciato…<br />

mettiamoci un ebbene: ebbene, rompo gli indugi… bello! Le scrivo per proporle la mia<br />

disponibilità… no, sembra che glielo faccia cadere dall’alto, volevo sottoporle la mia<br />

disponibilità… uhm, mi pare che strida un po’, sottoporle la mia… la mia persona! Ecco<br />

sì, la mia persona (mi calpesti pure, non sentirò nulla), perché sono convinta che ciò che fate lì…<br />

là… ciò che fate ivi. Uff, calma, sembra facile ma è un lavoraccio, bisogna che costruisca<br />

peyretti@bazarweb.info<br />

un raffinatissimo reticolo di messaggi subliminali per farlo cadere in<br />

trappola.<br />

Riprendiamo: Mi spinge, anzi, Mi sottende, wow, la convinzione, di più, la<br />

persuasione, non basta, una vera e propria fede nel fatto che le vostre attività… ma che<br />

fanno questi? Uhm, vediamo un po’ le pagine gialle, com’è che si chiamano<br />

questi? Ah sì, Spectre, già sentiti da qualche parte… qui dice “Contattaci,<br />

per il tuo benessere”, capirai… “I problemi più delicati con la massima<br />

discrezione”, mah, faranno creme antiemorroidali. Beh, che gentili,<br />

prima ti inchiappettano e poi ti curano, anche questa non mi è nuova…<br />

Riprendiamo: ritengo che le vostre svariate e benefiche attività coincidano proprio con<br />

le caratteristiche… anzi, con le qualità della mia formazione e della mia personalità…<br />

troppo freddo, ci vuole più trasporto, e della mia dinamica, multisfaccettata e<br />

mutevole personalità…d’altronde se si occupano di culi, una certa flessibilità è<br />

d’obbligo… della mia melliflua personalità.<br />

Allego il mio curriculum vitae, meglio la sola sigla, dà un effetto dimestichezza,<br />

il mio V.C., perché lo esamini e ci trovi qualche ragione per darmi un qualsiasi lavoro…<br />

no, non deve vedere che sono disposta a tutto, o finirà che mi sfrutteranno!<br />

Se vuole può anche sputarci sopra tanto non è che ci tenga…Ma che mi prende?<br />

Allora, rivediamo: Allego il mio…tho, ma cos’ho scritto? V.C.! ma tu guarda<br />

la sciocchina che sono, il mio WC, tanto sempre vicino al culo si trova, perché<br />

lo esamini a fondo in cerca di elementi di affinità con le vostre salutari e filantropiche<br />

attività.<br />

Benissimo, ora ci vuole una chiosa efficace, e se ci riesco fra le righe ci<br />

infilo un ultimo accorato appello: La saluto, no, troppo confidenziale, qui ci<br />

vuole un dignitoso distacco, Addio… un po’ tragico. Le porgo i miei più cari e<br />

sentiti saluti, manifestandole un tenero affetto che sento già crescere in petto, e la prego,<br />

la imploro, Gentile Signore, Sua Santità, (c’è chi ha osato un Sire) di mettersi una<br />

mano sul cuore, se ne ha uno, c’ho tre gatte di ventidue chili l’una da sfamare, faccia<br />

qualcosa prima che mi divorino, se vuole mi sputi, tanto gliel’ho già detto, io non me la<br />

prendo, e poi io anche se le emorroidi non le ho mai avute personalmente, io in quanto<br />

giovane laureata di culi da riparare me ne intendo un pochetto, e comunque di questi<br />

tempi da quelle parti son dolori per tutti, creda.<br />

Mi inginocchio, con rispettosa subordinazione, baciamo le mani. Sciocchina.


cecilia@bazarweb.info<br />

Sushi! Mica solo pesce…<br />

Stage di acrobatica per attori e artisti<br />

di strada<br />

Stage intensivo di acrobatica e training fisico condotto dalla<br />

celebre Nicole Kehrberger, performer, acrobata e danzatrice che<br />

vanta collaborazioni con Le Theatre Du Soleil, Antonio Latella, e<br />

che ha insegnato presso molte scuole di circo internazionali. Lo<br />

stage verte su esercizi di improvvisazione teatrale, tecniche di<br />

acrobatica, sospensioni, lavoro con le funi e le tele, training con la<br />

musica. Il lavoro di Nicole Kehrberger si articola su livelli differenti,<br />

ballo energetico, teatro e danza, ricerca dell’equilibrio precario.<br />

Dal 4 al 29 ottobre <strong>2004</strong>, 5 volte a settimana, 4 ore al giorno.<br />

Il corso è destinato ad attori, professionisti e non, acrobati e<br />

artisti di strada. Le lezioni si tengono presso il Circolo degli Artisti,<br />

Via casilina vecchia 42 (Piazza Lodi - S.Giovanni) Roma. Tel.<br />

0661662490 – 3332584332. lesabrine@tiscali.it<br />

bazar 10 <strong>2004</strong> corsi di valeria cecilia 55<br />

Sui banchi a scoprire che il sushi è anche di carne, che truccarsi può essere un’arte, che<br />

l’equilibrio s’impara studiando acrobazia, che il futuro è nello sviluppo sostenibile.<br />

Ogni corso è una scoperta.<br />

Il manager di programmi<br />

comunitari e globali<br />

Fino al 15 ottobre ci si può iscrivere<br />

alla nuova edizione del GMP, Corso<br />

postlaurea di formazione avanzato in<br />

Europrogettazione, organizzato Centro<br />

Interuniversitario di Ricerca Per lo Sviluppo<br />

sostenibile, dell’Università La Sapienza di<br />

Roma. Il Corso intensivo di dieci giornate è<br />

riservato a 35 partecipanti e si rivolge a chi<br />

è interessato ad approfondire le tematiche<br />

dei programmi comunitari e delle forme di<br />

finanziamento a gestione diretta promosse<br />

dalla Commissione Europea, in particolare<br />

i programmi per le relazioni esterne con i<br />

paesi terzi.<br />

Costo iscrizione: Euro 2.000. Le date: 19 – 23<br />

ottobre (I° modulo - Progettazione) e 9 – 13<br />

novembre <strong>2004</strong> (II° modulo – Gestione)<br />

Info: www.cirps-continuum.it - cecilia.chiape<br />

ro@uniroma1.it CIRPS, tel. 067092079<br />

A scuola di trucco:<br />

per bellezza, salute o arte<br />

Chi non vorrebbe conoscere i trucchi di un bravo visagista per<br />

migliorare la propria pelle, intensificare lo sguardo e far brillare il<br />

sorriso… Alcuni primi trucchi per l’auto maquillage si possono trovare<br />

on line, sul sito www.esteticamente.it/html/viso_e_corpo.html, dove<br />

c’è a disposizione di tutti i lettori una piccola guida al trucco. Altrimenti<br />

si può andare alla Making Beauty Academy di Milano che organizza<br />

ogni anno corsi di trucco per tutti i gusti, dal semplice maquillage, al<br />

trucco correttivo, fotografico o artistico. I corsi hanno durata annuale e<br />

semestrale e poi ci sono quelli brevi. Nel mese di ottobre inizia il corso<br />

annuale di trucco (frequenza tutti i giorni dalle 9 alle 13, costo 3590,<br />

rateizzabile, che comprendono tassa d’iscrizione, tassa d’esame,<br />

dispense, testi e rilascio di attestato (è escluso il materiale trucco) e<br />

poi partono le lezioni di maquillage e abbellimento per principianti<br />

(costo totale 790 euro).<br />

Per informazioni www.mbacademy.it. Tel 0286984516<br />

Corso di cucina giapponese e sushi<br />

A Firenze l’associazione culturale giapponese Lailac (termine che sta<br />

ad indicare un fiore ma che se trascritto in ideogrammi kaji significa<br />

“gente che viene a divertirsi”) organizza un corso di cucina e lezioni<br />

di sushi. L’insegnante, rigorosamente giapponese, è Hiromy Sasaski.<br />

I due corsi spiegano la preparazione di pietanze tipiche nipponiche<br />

semplici e fatte di ingredienti naturali. Si inizia con un piatto<br />

caratteristico come la “Zuppa di miso”, a base di fagioli di soia, che<br />

si può arricchire con il tofu (formaggio di soia) o con le alghe, e che<br />

in genere è il piatto di accompagno del riso e delle verdure. In aula si<br />

prepara poi lo “Yaki tori”, spiedini di pollo con salsa di soia cotti alla<br />

griglia. Ma le maggiori sorprese arrivano durante le lezioni di sushi,<br />

che, ci spiega Errie, una delle responsabili dell’associazione, tutti<br />

credono essere una pietanza a base solo di pesce crudo. Il termine<br />

sushi in realtà indica il “riso condito con aceto”, che poi si unisce ad<br />

altri ingredienti per fare delle pietanze complesse. Si usa spesso con<br />

i filetti di pesce crudo (ed ecco il sushi di pesce) ma anche con la<br />

carne fatta a involtini o con le verdure. Il corso di cucina generico si<br />

svolge in 5 incontri, ogni giovedì dal 21 ottobre <strong>2004</strong> al 17 febbraio<br />

2005, costo totale 89 euro. Il corso di sushi prevede invece tre lezioni:<br />

13, 27 ottobre e 10 novembre e costa 120 euro.Per informazioni<br />

www.lailac.it/corsi-sapori.html, tel 055702870


56 di GIULIANO CANGIANO fenomeni bazar 10 <strong>2004</strong><br />

Si lotta ballando<br />

E si grida no alla guerra, ma con arte.<br />

Ecco cosa accade nei centri sociali d’Italia.<br />

Tra vino, musica, dibattiti, feste e cortei.<br />

cangiano@bazarweb.info<br />

Vacanze terminate, gitani dell’ultimo momento rientrati in ufficio pronti ad un altro tour de force lavorativo che non lascia spazio, se non<br />

per fugaci scappatelle fuori porta, ad altre pause-relax almeno fino alla prossima settimana bianca… E fino ad allora? Che fare? Beh,<br />

siete nel posto giusto per trovare valide alternative a picnic plurifamiliari o a bigami lumi di candela clandestini...<br />

Iniziamo subito con una reprise per palati stanchi di tracannare litri di birra gelata o beveroni anti-afa: passata la bella stagione è di nuovo<br />

tempo di assaporare i genuini fermenti della nostra terra e l’occasione ce la offre in calici e flûte socialmente impegnati la prima edizione<br />

romana di terra e libertà / CRITICAL WINE. Ecco di cosa si tratta: “sensibilità planetarie e agricoltura contadina, vignaioli e vini in mostra,<br />

stands di aziende vitivinicole, assaggi, incontri con i produttori, convegni, musiche, poesia e molto altro”. Sull’impronta del francese Foire<br />

des Particuliers, comincia a prendere piede in Italia questo sensibile evento auto-gestito con lo scopo di proporre un nuovo rapporto<br />

produttore-consumatore, offrendo tra l’altro a case vinicole più e meno note la possibilità di far conoscere agli estimatori la qualità<br />

dei propri prodotti, e inoltre di dibattere temi inerenti terra e ambiente, equità e sostenibilità del consumo. L’edizione in esame sbarca<br />

a Venezia sabato 2 ottobre (Centro sociale zona bandita 1105/a Cannaregio) per poi approdare a Roma negli storici locali del Forte<br />

Prenestino il 22, 23 e 24 Ottobre. E’ previsto che ogni visitatore all’entrata venga dotato di un calice di vetro che, per l’accessibile dazio<br />

di 5 euro potrà riempire a piacimento durante tutta la manifestazione per degustare ottimi vini di tutta Italia.<br />

Forte Prenestino, via Federico Delpino 189 zona Centocelle - ROMA<br />

Link: Collettivo Informale Terra e libertà /Criticalwine www.criticalwine.org<br />

C.S.O.A. Forte Prenestino www.forteprenestino.net<br />

Chi invece non può aspettare fino alla terza decade per dare spazio alla propria voglia di centro sociale può benissimo approfittare di<br />

INCONTROTEMPO 2.0, il festival del precariato metropolitano. Il Laboratorio Occupato Autogestito Acrobax si fa portavoce di noi<br />

lavoratori del terzo millennio, dipendenti solo da occupazioncine sottopagate e pure in nero o nella migliore delle ipotesi da agenzie per<br />

il lavoro interinale, e ci offre una quattroggiorni di incontri, dibattiti, autorganizzazione, musica e quant’altro per prendere coscienza dei<br />

tempi che cambiano e per confrontare esperienze, lotte, disagi, drammi e conquiste. Ormai il popolo impegnato del bel paese le lotte<br />

le fa ballando, che la terra scotta sotto i piedi e abiurando la voglia che verrebbe di farsi, da soli, sotto la fulgida egida dell’imbandanato<br />

premiér seguendo il da lui segnato cammino, e questa volta si incontra dal 30 settembre (già passato mentre leggete) al 2 ottobre (per<br />

fortuna siete ancora in tempo) per cospirare di giustezza.<br />

LOA Acrobax, in Via della vasca navale, 6 - ROMA<br />

Link: www.acrobax.org<br />

Si sta preparando inoltre, sempre su territorio romano, (monogeografica questa uscita!!) una giornata internazionale degli artisti contro<br />

la guerra, sulla scia di quella ben riuscita del 30 giugno scorso. Il 23 di questo mese vedrà raccogliersi e unirsi in un corale diniego artisti<br />

di provenienza internazionale. Aggiornamenti continui su www.bloggersperlapace.org e ricezione proposte e adesioni all’indirizzo artistico<br />

ntroguerre@libero.it.<br />

Giorno 18 festeggerebbe trent’anni il Leoncavallo di Milano se non fosse che, per l’ennesima volta, un’amministrazione tragicamente<br />

priva di lungimiranza ha deciso di fare la voce grossa e di sindacare sul destino di un’area, quella ex industriale di via Watteau, che dal<br />

settembre 94 ha avuto modo di ospitare le numerosissime attività per cui il Centro Sociale milanese si è sempre distinto. Si decide in<br />

queste settimane sullo sgombero, sarebbe un peccato ripristinare lo status quo di dismissione e abbandono. Ma la festa intanto ci sarà,<br />

perché i 30 anni sono un traguardo importante.<br />

Centro Sociale Leoncavallo, via Watteau 7.


cecilia@bazarweb.info<br />

«Fin dal periodo di Reagan, la maggiore scarsità degli Stati Uniti<br />

non riguarda l’innovazione tecnica, ma piuttosto la volontà di lavorare<br />

insieme per il bene pubblico. Non ha alcun senso incoraggiare la prima a<br />

spese della seconda», Richard Stallman, ideatore del free software.<br />

Si apre con questa frase la porta (home page) della prima “biblioteca<br />

pubblica distribuita”, un sistema di prestito gratuito di libri, dischi,<br />

film. Una libreria dove possono trovar posto tante raccolte domestiche<br />

lasciate piene di polvere, vecchie collezioni letterarie del nonno, libri<br />

che abbiamo comprato ma che non amiamo o libri che invece amiamo<br />

a tal punto da voleri far leggere a tutto il mondo. E ancora dischi che<br />

ci hanno deluso, doppie copie di cd ricevuti in regalo, vecchi moovie:<br />

insomma su babelteka.org si può mettere, e trovare, di tutto. L’uso<br />

della banca dati è semplice, ci si iscrive, segnando il proprio indirizzo,<br />

e si depositano, (o si chiedono), le opere. Tutto gratuitamente. L’unico<br />

serio accorgimento da mantenere durante l’uso di babelteka è il<br />

rispetto per gli altri.<br />

L’idea di questa biblioteca pubblica on line nasce ad opera di una rete di<br />

persone: “traduttori, programmatori, progettisti, sociologi, ognuno con<br />

la propria competenza ha contribuito alla messa on line di babelteka”,<br />

racconta Rattus, uno dei responsabili del progetto, che ha prestato<br />

le sue doppie competenze sociologiche e informatiche. “Babelteka<br />

è nata da delle libere chiacchierate su temi quali il bookcrossing, le<br />

telestreet, il free software” dice Rattus. Il codice di programmazione<br />

che è stato usato per strutturare il data base infatti è<br />

stato preso dal progetto californiano<br />

“Distributed Library Project”<br />

( w w w. t h o u g h t c r i m e . o r g /<br />

software/dlp/), padre di tutte<br />

le biblioteche pubbliche on line.<br />

La versione di casa nostra<br />

rispetto a quella americana,<br />

incentrata su tante piccole<br />

comunità locali, vorrebbe che<br />

DLP riuscisse ad avere un<br />

quadro della distribuzione delle<br />

opere sul territorio nazionale.<br />

Ciò potrebbe determinare nel<br />

corso del tempo il costituirsi di<br />

cataloghi capienti da divenire<br />

appetibili per bibliofili,<br />

studiosi e collezionisti, fino a<br />

rendere Babelteka una novità<br />

significativa nell’offerta di<br />

servizi pubblici di questo<br />

genere. “Il nostro scopo<br />

dice Rattus, è di creare un<br />

servizio di pubblica utilità. Se<br />

Babelteka venisse clonata,<br />

non ci dispiacerebbe<br />

minimamente, anzi c’è da<br />

augurarselo”.<br />

bazar 10 <strong>2004</strong> net di valeria cecilia 57<br />

Babelteka.org,<br />

liberi di sapere<br />

E’ nato il primo nodo italiano di scambio gratuito di opere. E’ basato<br />

sul free software e ha l’ambizione di creare molto “traffico di libri”<br />

lungo tutto il territorio nazionale.<br />

Manga fai da te<br />

Nel bazar di Maria si trova di<br />

tutto, basta che sia made in<br />

Japan….<br />

Tutte le cose più impensate sui manga sono su http://ilbazar<br />

dimari.altervista.org/index.html: istruzioni fai-da-te, storie di<br />

censure, sigle, fotomontaggi, racconti e leggende giapponesi,<br />

ma anche corsi di cucina orientali, trame, fanfiction,<br />

fanart, cosplay, canzoni, videogiochi. Tutto questo e altro<br />

su questo sito amatoriale realizzato e gestito per intero<br />

da una ragazza di 22 anni appassionata di cartoni animati<br />

giapponesi da quando ne aveva 15. Ma il bello di questo sito è<br />

che è arricchito con il contributo di tutti gli utenti. Presto ci<br />

sarà una nuova sezione dedicata al J rock e J pop, la musica<br />

moderna giapponese.<br />

Sicilia on line<br />

Per conoscere<br />

tutti gli eventi,<br />

soprattutto quelli<br />

alternativi<br />

www.siciliantagonista.org è il nuovo<br />

contenitore promozionale di eventi,<br />

manifestazioni, festival, concerti<br />

e tutto ciò che riguarda la Sicilia.<br />

Siciliantagonista.org ha l’ambizione<br />

di creare una fitta rete di contatti e<br />

di appuntamenti siciliani “alternativi”<br />

per fare in modo che siano visibili<br />

e consultabili in modo veloce,<br />

attraverso un semplice click.<br />

Scrivi anche tu, senza censura<br />

Censurati.It è un sito interattivo<br />

che dà voce alle notizie di solito<br />

non divulgate. Puoi scrivere anche<br />

tu….<br />

www.censurati.it è un sito di<br />

rivendicazione sul diritto d’opinione.<br />

Un portale che offre un servizio<br />

completo di informazione interattiva<br />

che tratta temi di attualità, politica,<br />

cinema, hackeraggio, mobbing,<br />

libri, con un approccio che vuole<br />

smascherare le bugie. Si legge sul<br />

manifesto del sito: “Censurati.it è<br />

nato per farti sapere quello che non<br />

ti vogliono dire. Per evitare quindi<br />

il piattume in cui rischi di cadere,<br />

collabora anche tu, se senti di poter<br />

esprimere verità scomode. Nessuno<br />

ti metterà un bavaglio!”


58 di guido dolara noi bazar 10 <strong>2004</strong><br />

La capitale della Lettonia<br />

è una delle metropoli<br />

dell’Unione europea più<br />

lontane e più povere.<br />

Più vicina a Mosca che a<br />

Bruxelles, è tutta proiettata<br />

verso l’Europa, e guarda<br />

con diffidenza alla Russia ex<br />

colonizzatrice. Il legame più<br />

stretto è con la Scandinavia,<br />

da cui la separa solo un<br />

breve tratto di mare. Città<br />

dell’est col cuore ad ovest.<br />

Riga, stella del Nord<br />

Situata a pochi chilometri dal confine tra Ue e Russia, Riga è geograficamente e<br />

storicamente più vicina a Mosca che a Bruxelles e alle capitali dell’Europa occidentale.<br />

Il suo futuro è però assolutamente proteso verso l’occidente e verso l’Europa. Grazie a<br />

questo entusiasmo la città sta vivendo una rinascita e un boom culturale ed economico,<br />

proponendosi come una delle metropoli più promettenti della nuova Europa e come nuova<br />

capitale del Mar Baltico.<br />

Il suo fascino e la sua attrazione nascono soprattutto dalla posizione geografica e geopolitica,<br />

crocevia di culture. Riga è prima di tutto una capitale dell’Europa del nord,<br />

affacciata sul Mar Baltico e da sempre centro di scambi tra Scandinavia e mondo slavo.<br />

Un breve tratto di mare di circa 400 kilometri separa Riga da Stoccolma. Fino al 1991 i<br />

due paesi erano divisi dalla cortina di ferro. Oggi gli scandinavi considerano Riga e i paesi<br />

baltici il ”cortile di casa propria”.<br />

Gli investimenti dai paesi nordici sono visibili ovunque: il panorama di Riga è dominato<br />

dall’elegante grande magazzino finlandese Stockmann e dall’albergo norvegese Reval. I<br />

giovani comprano vestiti dal negozio norvegese Dressman. La linea aerea nazionale, Air<br />

Baltic, è di proprietà delle linee aeree scandinave SAS, mentre la principale impresa di<br />

telecomunicazioni, Lattelekom, ha come principale investitore straniero il colosso svedesefinlandese<br />

TeliaSonera.<br />

Riga è anche indubbiamente una capitale centro-europea, come Praga o Varsavia, a cui<br />

somiglia soprattutto dal punto di vista architettonico. Come la Cecoslovacchia e la Polonia,<br />

la Lettonia ha vissuto un periodo di indipendenza e prosperità nel periodo tra le due guerre<br />

mondiali e di quel periodo rimane soprattutto l’architettura, bellissimi edifici residenziali in<br />

stile Jungendstil (Liberty o stile floreale in italiano). Inoltre, come Praga e Varsavia la città<br />

sta vivendo una rinascita grazie alla fine della dominazione sovietica.<br />

C’è da dire che con il nome di (come si scrive in caratteri cirillici) la città è un centro<br />

importante nel panorama culturale russo, visto che oltre il 40% dei suoi abitanti sono di<br />

madrelingua russa. Le relazioni tra lettoni e russi sono spesso tese e i due gruppi nazionali<br />

vivono vite separate. L’influenza russa è vista con sospetto, anche se i rapporti commerciali<br />

con la Russia sono necessari e la musica e la televisione russe continuano a essere<br />

omnipresenti. In futuro, la familarità con la Russia potrà diventare un vantaggio per Riga,<br />

possibile punto di incontro tra l’Europa e il suo più grande vicino dell’Est. Per adesso i russi<br />

continuano a essere visti come un problema piuttosto che una opportunità.<br />

Al centro di questo crocevia di culture, i Lettoni sono un piccolo popolo circa 1 milione e<br />

mezzo di persone, nemmeno il 60% della popolazione del loro stato, per il resto composto<br />

prevalentemente da russi. Raramente indipendenti durante la loro storia, i lettoni sono un<br />

popolo orgoglioso della propria lingua e della propria individualità e sono la vera anima di<br />

questa capitale baltica.<br />

Per visitarla<br />

L’ industria del turismo sta diventando importante per la città di Riga. La sua forza<br />

principale è che la città è indubbiamente bella, grazie al fiume, ai ponti all’architettura<br />

restaurata e quasi intonsa dalla guerre. Riga è una meta di gite di fine settimana da tutta<br />

la regione circostante, a cominciare da lituani ed estoni che la visitano per fare spese, da<br />

russi che vengono a trovare parenti fino a scandinavi che cercano turismo culturale, per<br />

non parlare di alcol e sigarette a basso prezzo. Anche il turismo dal resto d’Europa si fa<br />

sempre più visibile e la città offre una buona infrastruttura di alberghi, ostelli, ristoranti, caffè<br />

e locali notturni. La lingua inglese è usata piuttosto comunemente dai giovani al di sotto dei<br />

30 anni. Altrimenti, russo o lettone sono le uniche possibilità per comunicare.<br />

Esiste però anche il fenomeno del turismo sessuale, attratto dai numerosi locali a luci<br />

rosse, controllati dalla mafia locale. Il mondo della prostituzione in Lettonia è violento,<br />

pericoloso e poco regolamentato. La maggior parte delle ragazze che ci lavorano sono in<br />

condizione di semi schiavitù, fatto ignorato dai gruppi di turisti occidentali tutti al maschile<br />

che frequentano i bordelli.<br />

Il modo migliore per ottenere informazioni specifiche su Riga è utilizzare la guida ”Riga<br />

in your pocket”, bimestrale che si trova nella maggior parte dei giornalai, o consultare<br />

gratuitamente online su www.inyourpocket.com. Altrimenti, i due classici del turismo<br />

giovanile, Lonely Planet e Rough Guide, hanno sezioni su Riga nelle loro guide dei paesi<br />

baltici.<br />

Per arrivare a Riga utilizzando opzioni Low Cost si può utilizzare Ryanair<br />

(www.ryanair.com), che va a Riga da Londra, Francoforte e Tampere in Finlandia.<br />

Altrimenti, Air Baltic (www.airbaltic.com) vola a Riga a basso prezzo dalla maggior parte dei<br />

paesi europei compresa Milano. Per chi preferisce arrivare via mare, la rotta più comune è<br />

Stoccolma-Riga.<br />

COME ARRIVARE<br />

dolara@bazarweb.info


andreucci@bazarweb.info<br />

Facile schierarsi contro McDonald’s e Coca-Cola, simboli di una<br />

cultura americana che non piace alle sinistre nel mondo. Bisogna però<br />

distinguere. Tanto per cominciare, sul piano del gusto: la Pepsi-Cola,<br />

con i suoi aromi di agrumi, è più buona della Coca-Cola, che ha una<br />

forte componente di cannella. E ancora: una bistecca alla fiorentina è<br />

più buona di un hamburger, ma, forse, un hamburger con le patatine<br />

fritte McDonald’s è più buono di una minestra in scatola Campbell’s.<br />

Il terreno di discussione, è chiaro, non è questo. Le proteste contro<br />

McDonald’s e Coca-Cola (contro la Coca-Cola protestava sul<br />

suo quotidiano anche il PCI negli anni ’50) nascono dall’accusa<br />

di considerarle responsabili di arroganti operazioni commerciali e<br />

industriali, che hanno come risultato perdite di identità culturali locali.<br />

In poche parole, le considerano agenti della globalizzazione.<br />

E gli americani? Al di là dei gruppetti radicali europeizzanti<br />

antiglobalizzazione, che atteggiamento tiene il pubblico americano<br />

verso due dei simboli più vistosi del suo modo di vita? In primo luogo,<br />

mangia da McDonald’s e beve Coca-Cola magari senza entusiasmo,<br />

ma con la stessa naturalezza con cui noi andiamo in pizzeria. E, bisogna<br />

aggiungere, raggiungendo cifre di consumo spaventose (nel mondo,<br />

circa 47 milioni di persone al giorno mangiano McDonald’s). C’erano,<br />

una volta, delle differenze fra Burger King, che cuoce sulla griglia, e<br />

McDonald’s, che cuoce sulla piastra. Ma alla fine, è il fast food il punto,<br />

non i singoli ristoranti. E le catene (le numerosissime catene) di fast<br />

food sono ormai una parte del panorama culturale americano. Certo<br />

anche in questi angolini simbolici si svolge una parte della costruzione<br />

dell’identità e dobbiamo riflettere sul fatto che, quando la Francia ha<br />

criticato la politica americana e si è ripetuto un capitolo del tradizionale<br />

rapporto di amore-odio tra americani e francesi, gli americani più<br />

americani hanno proposto di chiamare le patatine fritte Liberty fries<br />

invece che French fries.<br />

In America, dove la Coca-Cola ha aperto ad Atlanta una specie<br />

di museo con visita guidata alla fabbrica (simile, del resto, a quello<br />

della Guinness a Dublino), i consumi di soft drinks nei fast food non<br />

sembrano in pericolo.<br />

Ci sono, tuttavia, una serie di segnali su cui vale la pena discutere.<br />

Contro la Coca-Cola, sono sempre più vivaci le proteste a<br />

proposito della sua politica industriale. Atteggiamenti antisindacali,<br />

discriminazioni, scarso interesse per le risorse naturali, inquinamento<br />

prodotto dai suoi impianti di imbottigliamento dall’India alla Colombia,<br />

dall’Africa alla vecchia Europa sono tra le principali critiche che le<br />

vengono mosse. Le bevande in sé non sembrano in discussione. In<br />

questo senso, la Coca-Cola è equiparata a qualunque altro gigante<br />

industriale che gode di una posizione di semimonopolio. I suoi critici<br />

costituiscono uno schieramento più ampio dei soli no-global: di esso<br />

fanno parte anche sindacalisti, movimenti per i diritti civili, ambientalisti.<br />

Per McDonald’s, la cosa è più complessa perché alle polemiche<br />

del genere precedente, se ne aggiungono altre due: una è la<br />

contrapposizione culturale e il revival – anche nel fast food – di<br />

cucine etniche. L’altra, più seria, si accompagna alla convinzione che<br />

McDonald’s sia responsabile (sia fra i responsabili) di una delle malattie<br />

sociali più serie d’America, l’obesità. Sono in corso una serie di cause<br />

legali contro McDonald’s intentate da bambini obesi e dai loro genitori<br />

obesi che si basano sul fatto che il cibo offerto dal gigante del fast food è<br />

un cibo ipercalorico, grasso, che trasuda colesterolo e che nei ristoranti<br />

McDonald’s non solo non si suggerisce nessuna cautela alimentare,<br />

ma si incoraggia il consumo. Ora, anche qui c’è da distinguere: da una<br />

parte c’è la lobby degli avvocati, alla ricerca di azioni legali collettive<br />

contro grandi compagnie (come contro le compagnie del tabacco)<br />

che possano produrre sentenze lucrose. E di questo, riparleremo.<br />

Dall’altra, c’è il problema generale del junk food (del cibo spazzatura):<br />

caramelline, merendine, gelatoni, sciroppi, grassi e farinacei offerti in<br />

porzioni gigantesche che non si risolve facendo la guerra a McDonald’s.<br />

E’ un problema di cultura alimentare, e ci vorranno decenni per trovare<br />

una soluzione.<br />

Junk Food<br />

bazar 10 <strong>2004</strong> loro di franco andreucci 59<br />

Ketchup, hamburger, patatine fritte,<br />

maionese, senape a volontà e tanta<br />

Coca Cola. Da una parte. Dall’altra<br />

ambientalisti, sindacalisti, obesi furibondi<br />

e avvocati a caccia di cause lucrose.<br />

Fotografia di Karen Summer


60 di cristiana scoppa migrazioni bazar 10 <strong>2004</strong><br />

Esteri. Kuwait: nuovi progetti per<br />

lo sviluppo e diritti politici anche<br />

alle donne<br />

(DWpress) – Kuwait City – Il primo ministro kuwaitiano<br />

Sheikh Sabah al-Ahmad Al Sabah ha reso note le intenzioni<br />

del governo di cercare, ora che il Paese è libero da minacce<br />

altrui, una partenza per il risveglio e lo sviluppo economico<br />

sulle basi di alcuni progetti organizzati. Oltre la costruzione<br />

di un porto commerciale e la ristrutturazione di quelli<br />

già esistenti, Al Sabah ha chiesto l’aiuto di alcune società<br />

di Singapore anche per edificare un aeroporto che possa<br />

contenere almeno 20 milioni di passeggeri l’anno. Ma la<br />

notizia più “calda” è l’intenzion e del governo di stanziare<br />

nuove leggi per dare finalmente a tutte le donne diritti<br />

politici finora inesistenti.<br />

Numero 167/168 del 24/25 settembre <strong>2004</strong><br />

Esteri/1. Iran: giro di vite sui diritti<br />

delle donne<br />

(DWpress) - Teheran - Il direttore del Festival di Teatro<br />

di Teheran in una nota stampa diffusa ieri ha invitato<br />

le attrici e le compagnie teatrali a rispettare il codice di<br />

abbigliamento e di comportamento islamico. “Le attrici che<br />

si presenteranno in scena o in qualsiasi altro momento del Festival<br />

teatrale con abiti aderenti, senza il tradizionale hijab, o con un trucco<br />

pesante, non potranno essere premiate”. La direzione del festival<br />

ha anche vietato incontri diretti tra uomini e donne fuori<br />

dal palcoscenico, aggiungendo che nel caso di eventuali<br />

insubordinazioni la cerimonia finale della premiazione sarà<br />

sospesa. Ricordiamo che risale a quindici giorni fa l’arresto<br />

del direttore della Casa del Cinema di Teheran, perchè<br />

durante una festa, alcuni dei partecipanti non avevano<br />

rispettato il codice islamico d’abbigliamento e si erano viste<br />

donne stringere la mano agli uomini.<br />

Numero 172 del 30 settembre <strong>2004</strong><br />

Esteri/1. India: una moschea per<br />

sole donne<br />

(DWpress) – Tamil Nadu - Un gruppo di donne<br />

musulmane (Wlulm) della città indiana ha deciso di<br />

costruire la propria moschea. La decisione di questo<br />

consiglio cittadino di donne (una jamat al femminile)<br />

sarebbe dovuta alla mancanza di rappresentazione nella<br />

comunità. Secondo la Commissione degli Affari Pubblici,<br />

tutta maschile, le donne hanno il diritto di pregare nelle<br />

moschee, ma in posti separati. Non è concepibile una<br />

moschea di donne. I jamats, connessi alla moschea,<br />

giudicano i casi delle famiglie della comunità, inclusa<br />

la violenza domestica. A eccezione del caso del jamat<br />

femminile non è permesso alle donne esserne membri o<br />

presentare i loro casi.<br />

Numero 171 del 29 settembre <strong>2004</strong><br />

DWpress,<br />

tel.: 0667605796 tel-fax: 0667605049.<br />

dwpress@mclink.it - www.mclink.it/n/dwpress<br />

PER SAPERNE DI +<br />

scoppa@bazarweb.info<br />

Notizie/non notizie dal Medio Oriente<br />

C’è una piccola agenzia stampa<br />

– DW Press – che da una decina<br />

d’anni trasforma in “lanci” e “notizie”<br />

imprese, problemi, successi, eventi<br />

che vedono le donne protagoniste.<br />

Uno sguardo diverso su quel mondo<br />

islamico di cui tanto si sente parlare<br />

in questi giorni, ma di regola in modo<br />

superficiale. E’ possibile, una volta<br />

tanto, entrare in profondità in quel<br />

mondo parlando di cose che quasi<br />

mai trovano spazio sulle pagine dei<br />

giornali? <strong>Bazar</strong> ci ha provato<br />

Esteri/2. USA - Giornalista turca<br />

liberata racconta la sua prigionia<br />

in carcere<br />

(DWpress) - New York – Una giornalista turca, liberata dopo<br />

diversi giorni di prigionia in carcere, ha pubblicato un duro e<br />

toccante resoconto di questa sua terribile esperienza. “I primi<br />

carcerieri – racconta - sono stati i meno feroci. Si erano presentati<br />

come membri di Ansar al-Islam, il gruppo fondamentalista che sotto<br />

Saddam Hussein era riuscito a stabilire un’enclave in zona curda e<br />

che per gli Stati Uniti è collegato ad Al Qaeda. Anche se parlavano<br />

turco, sostenevano di essere arabi sunniti e non turcomanni sciiti. Io,<br />

avevo dalla mia sia il fatto di essere musulmana sia di poter parlare<br />

con alcuni dei carcerieri nella nostra lingua comune, il turco, anche se<br />

per i sequestratori ero una donna troppo indipendente. Fin dal primo<br />

momento mi hanno obbligato a indossare una lunga tunica e il velo, non<br />

volevano vedermi in maglietta e pantaloni. Una volta accertato che io e<br />

gli altri ostaggi eravamo giornalisti, l’emiro aveva deciso di liberarci, ma<br />

quella notte stessa morì sotto un bombardamento americano. Fummo<br />

allora ceduti ad altri gruppi e l’ultimo, in particolare, fu il più violento.<br />

Amavano torturarci senza motivo. Spesso si mettevano le dita davanti<br />

alla gola per farci segno che saremmo stati sgozzati. Una volta mi hanno<br />

messo una kefiah bianca e rossa attorno alla testa legata così stretta da<br />

farmi temere di diventare cieca. Poi cominciarono a picchiarmi con una<br />

cintura piena di chiodi. ‘Il tuo amico ha confessato tutto, sei pronta a<br />

confessare anche tu?’, urlavano i carcerieri. A un certo punto, mentre ero<br />

sdraiata a terra dolorante, qualcuno mi scostò il velo davanti agli occhi e<br />

vidi le scarpe e la giacca del mio collega. Nella stanza entròun giovane<br />

che mi disse: ‘Il tuo amico è stato ucciso, tu sei libera’. Così, fui prelevata<br />

e dopo un po’ di giri in macchina mi lasciarono davanti alla sede del<br />

Fronte turcomanno iracheno a Mosul.<br />

Numero 169 del 27 settembre <strong>2004</strong>


premilli@bazarweb.info<br />

Sessualità.<br />

Si cresce<br />

Il parroco e la trans: chi vuole<br />

si faccia avanti!<br />

Sandra Alvino, presidente dell’associazione Italiana Transessuali,<br />

(candidata per Forza Italia nel consiglio di quartiere 5 del comune<br />

di Firenze per le ultime elezioni amministrative e non eletta)<br />

da poco ha contattato Don Santoro (il prete dei poveri delle<br />

Piagge di fiorentine). Il parroco non nuovo all’accoglienza le ha<br />

messo a disposizione un ambiente della sua parrocchia affinché<br />

Alvino continui il suo lavoro di sostegno alle persone transessuali.<br />

La presidente infatti si era ritrovata senza “casa” proprio al<br />

momento della sua candidatura con Forza Italia in quanto si è<br />

vista “sfrattare” dalla Casa del Popolo il Progresso l’allora sede<br />

dell’associazione. La stessa Alvino inoltre, nell’ultimo mese ha<br />

chiesto al presidente della Regione Toscana Martini un colloquio<br />

per creare una bozza di vitalizio da presentare al Ministro per<br />

le Pari Opportunità a beneficio delle persone transessuali con<br />

problemi di salute.<br />

Studio lesbo<br />

Partendo dal presupposto che è sempre bene conoscere per<br />

migliorare, il centro Ricerche di Neuroscienze di Torino sta<br />

svolgendo una ricerca sul mondo omosessuale femminile in<br />

collaborazione con il dott. Alessandro Cellerino del CNR di Pisa,<br />

autore del libro “Eros e Cervello”.<br />

Lo scopo è raccogliere informazioni su alcuni parametri<br />

relativi alla scelta del partner e confrontare le risposte secondo<br />

l’orientamento sessuale, omosessuale ed eterosessuale. Si ricercano<br />

soggetti disposti a partecipare a tale studio.<br />

Le informazioni saranno raccolte e utilizzate in modo anonimo.<br />

Chi è interessato può mettersi in contatto con il numero<br />

0118171483, e chiedere della dottoressa Olga Sassu.<br />

No global? Si grazie!<br />

bazar 10 <strong>2004</strong> gender di giulia premilli 61<br />

Una maratona cinematografica<br />

sull’universo gender ma anche un<br />

forum sociale europeo sui diritti<br />

civili di gay e lesbiche. E poi ricerche<br />

scientifiche sull’orientamento sessuale<br />

e solidarietà. Perché tutto serve.<br />

Gender vs realtà<br />

Si scaldano i motori per il Forum Sociale Europeo che si svolgerà a Londra dal 14 al 17 ottobre.<br />

Il terzo incontro no global vede accreditate centinaia di associazioni. I temi in discussione: guerra e<br />

pace, democrazia e diritti fondamentali (tra i quali diritti umani delle persone disabili; diritti civili per<br />

lesbiche e gay) giustizia sociale e solidarietà: contro le privatizzazioni e per i diritti del lavoro, sociali<br />

e delle donne (includere speaker sulle disuguaglianze riguardanti donne, lavori, lavoratori neri e<br />

migranti), globalizzazione liberista e giustizia global, contro razzismo, discriminazione, estrema destra:<br />

per uguaglianza e diversità (con seminari sul tema dell’oppressione di gay e lesbiche), crisi ambientali,<br />

contro il liberismo e per società sostenibili.<br />

Anche il centro di Documentazione del Cassero di Bologna partecipa a Women<br />

in rivolt: realtà vs Gender manifestazione organizzata dal Festival MilanOltre<br />

<strong>2004</strong> (dal 17 settembre al 15 ottobre). Prendono posto nel ricco palinsesto (tra teatro<br />

e danza) anche una lunga maratona di film a tema gender tratti dalla filmografia<br />

che va dagli anni ‘30 agli ‘80. Come spiega Luca Scarlini nella presentazione della<br />

manifestazione l’anima del festival si avvale del “gender, che è parola complessa<br />

e di recente adozione, che in primo luogo accoglie in sé tutto quello che appartiene<br />

all’identità, alla rappresentazione di sé nel mondo, per quanto concerne la sessualità,<br />

che di ciò è ovviamente un carattere primario”.<br />

Da segnalare: dal 2/10 al Teatro Leonardo GENDER IN ACTION: TUTTO<br />

IN UNA NOTTE, la maratona cinematografica di MilanOltre in collaborazione<br />

con Centro di Documentazione Il Cassero e Gender Bender (Bologna) e dal 8/10<br />

al 10/10 al Teatro dell’Elfo Dixie Fun Dance Theatre (Usa) THE THINNEST<br />

WOMAN WINS (Vince la più magra), creato e interpretato da Dixie FunLee<br />

Shulman .<br />

Inoltre: il 2 e il 3 ottobre al Teatro Strehler RWANDA 94 (BELGIO), Une<br />

tentative de réparation symbolique envers les morts, à l’usage des vivants e inoltre dal<br />

13/10 al 15/10 al Teatro dell’Elfo Julie Dossavi in F.I.V.E. coreografia Julie Dossavi<br />

e Gérard Gourdot con Julie Dossavi .Info: Ticketone c/o Spazio Oberdan, v.le<br />

V.Veneto 1, tel. 02392261, www.ticketone.it tel. 02716791 - 0226681166.


62 di mario morcellini cortei bazar 10 <strong>2004</strong><br />

Tutti i colpi di Michael Moore vanno a<br />

segno. Eppure manca il colpo del KO. E<br />

l’impressione marginale che permane è<br />

che il potere, visto da vicino, fa ribrezzo<br />

Mettiamo subito le cose in chiaro: Michael Moore è bravo e il suo<br />

Fahrenheit 9/11 è bello. Altrimenti questa potrebbe sembrare l’orazione di<br />

Marco Antonio. Se c’è da discutere, infatti, è solo sui motivi dell’efficacia<br />

del documentario e sull’applicazione delle qualità del regista, visto anche<br />

il clamore, non del tutto atteso, suscitato dall’uscita del film. Un clamore<br />

legato in qualche misura al concetto di rivelazione, ma in maniera un po’<br />

più profonda rispetto alla semplice scoperta di un fatto prima ignorato,<br />

senza tuttavia arrivare al blasfemo. Perché, a dirla tutta, il documentario<br />

di Moore non aggiunge molto di nuovo a quello che già si sapeva, o che<br />

almeno sapevano i critici di Bush, che non sono la minoranza e neppure<br />

silenziosi. Si sapeva già che il Presidente americano non ha una faccia<br />

intelligente e le sue espressioni sfiorano il catatonico anche nelle normali<br />

occasioni pubbliche, senza dover andare a rovistare nel sacco dei “fuori<br />

onda” che, con pettini e ciprie intorno al viso, in parte legittimano il suo<br />

fare attonito, che invece forse viene da più lontano. Bush si muove, parla<br />

e agisce come una persona mediocre e, nel frattempo, un po’ tutti ci<br />

eravamo accorti che non è un grande statista; non basta parlare come<br />

John Wayne, mettersi il giubbetto da aviatore o dichiarare una guerra<br />

col sopracciglio lievemente inarcato. Così come sapevamo già che la<br />

sua elezione non è stata un esempio di limpidezza, né comparirà in un<br />

manuale sulla democrazia perfetta; sapevamo anche, ahimè, che la guerra<br />

è una questione sporca e brutta (e ogni giorno che passa lo sappiamo di<br />

più), che gli affari, in generale, finiscono per comparire dietro molti ideali,<br />

se si ha la forza e la giusta impudenza per grattare sotto la superficie, un po’<br />

in tutti i campi, non solo su quello di battaglia. Lo sapevamo, tutto questo,<br />

ma c’è bisogno che ogni tanto qualcuno ce lo ricordi, perché queste<br />

consapevolezze incrociate finiscono per formare una patina, come una<br />

crosta, che aiuta a sopportare forse, ma alla lunga avvilisce nell’indifferenza<br />

e nel cinismo le nostre capacità di interpretazione e di critica della realtà.<br />

Se quindi Fahrenheit 9/11 aggiunge poco alle nostre conoscenze, lo<br />

aggiunge bene, meglio ancora, fa bene ad aggiungerlo.<br />

Il suo scoop principale è che l’amministrazione Bush, col capo in testa e la<br />

fanfara, dopo un periodo di ozioso raccoglimento, atterrita dalla necessità<br />

di governare, ha accolto l’attacco alle torri gemelle come un’occasione<br />

“d’oro” per tirar fuori la sua vera anima: che risulta nel film quella di uno<br />

spietato e cinico comitato d’affari. Secondo Moore quest’accolita di facce<br />

di bronzo falsifica i certificati, nasconde i fatti che gli dispiacciono, passa<br />

il tempo a imbellettarsi e manda i ragazzi americani, e non solo quelli, a<br />

sparacchiare in giro per il mondo, molto meno a caso di quanto sembri<br />

anche ai critici più smaliziati. I colpi di Moore vanno quasi tutti a segno.<br />

Inducono a riflessioni quantomeno inquietanti le immagini di Bush che<br />

riceve all’orecchio la notizia dell’attacco kamikaze mentre è in visita<br />

a una scuola. Il capo dell’Impero non trova di meglio che sfogliare un<br />

abbecedario e assumere un’aria banalmente smarrita, come un burattino<br />

senza fili che aspetta Mangiafuoco. Riflessioni ancora più inquietanti<br />

insorgono di fronte alla storia dei legami del Presidente, e degli affaristi<br />

che lo attorniano, con il petrolio saudita, da cui proviene l’intimità nei<br />

confronti della famiglia Bin Laden e del suo entourage. Provengono anche,<br />

nell’ordito del documentario, legittime domande sull’atteggiamento, a dir<br />

poco altalenante, nei confronti del mondo islamico e dell’Arabia Saudita.<br />

Ma dobbiamo leggere simpaticamente questa storia come un remake<br />

di Red e Toby - che, come si sa, per Walt Disney sono “nemiciamici”<br />

come vuole la natura - altrimenti la logica condurrebbe a sospettare che<br />

Bush stesso abbia mandato i kamikaze oppure li abbia coperti, oppure<br />

potesse sapere qualcosa. È questo il guaio, purtroppo, di tutte le accuse “a<br />

valanga”: nella tempesta dei colpi si può intravedere qualunque disegno.<br />

I colpi, qualcuno anche poderoso, vanno a segno, dicevamo, ma il colpo<br />

del KO non sembra arrivare. Sia perché nella fitta sassaiola qualche volta<br />

il lanciatore può nascondere la mano, sia perché la dinamica incalzante<br />

del racconto, sempre alla ricerca di qualcosa di ancora più infame che<br />

inchiodi finalmente l’orco alle sue malefatte, finisce per produrre un filo<br />

logico tenue e qualche incongruenza. La principale è il divario che c’è fra<br />

le due principali accuse che vengono mosse: l’incapacità e la diabolicità<br />

del progetto che viene ricostruito. Il diavolo non sarà brutto come lo si<br />

dipinge, questo è vero, ma neanche ci riesce di immaginarlo così stupido.<br />

C’è insomma nella tesi di Moore qualcosa di martellante e precostituito che<br />

la rende meno credibile e talvolta sfiora il miracolo, perché tale sarebbe, di<br />

rendere per contrasto meno antipatico (simpatico non è possibile, in tutta<br />

franchezza) il bersaglio della critica. Anche cinematograficamente si trova<br />

l’eco di quel cinema un po’ radical in cui il Presidente e il suo clan sono<br />

sempre colpevoli, con una spruzzata di “impero del male” che contribuisce<br />

all’identificazione dei personaggi ma un po’ lede l’attendibilità dei<br />

ragionamenti. C’è anche un po’ di televisione, televisione che conosciamo.<br />

Il documentario sembra un misto di Tv7 (quello buono, come si faceva<br />

una volta), di telestreet (sembra simile l’impianto ideologico: ti piazzo una<br />

telecamera in fronte e tutti capiranno da sé chi è il “cattivo”) e di “striscia la<br />

notizia” (per la filosofia di fondo, ispirata alla distruzione burlesca dell’alone<br />

che circonda “il potere”). In qualche momento Michael Moore pensa<br />

di essere Kubrick (ricordate Orizzonti di gloria, ma soprattutto il Dottor<br />

Stranamore?), però, anche se lui probabilmente non lo conosce, finisce<br />

almeno una volta per somigliare a Valerio Staffelli, quando si piazza davanti<br />

al Congresso per convincere i deputati a mandare in guerra anche i loro<br />

figli. In quel momento tutti<br />

gli italiani si saranno aspettati<br />

l’apparizione di un grande<br />

tapiro d’oro.<br />

Le opere “a tesi” però sono<br />

così: hanno pregi (per chi le<br />

condivide) e difetti (per chi<br />

non è d’accordo). Moore lo<br />

sa e va dritto al suo scopo,<br />

lavorando per accumulo,<br />

scendendo nei gironi di<br />

quest’ambiente infetto e non<br />

esitando a “usare” immagini<br />

e persone. E questo va bene,<br />

fa parte del gioco ed è la forza<br />

dirompente del film. Però<br />

c’è qualcosa, d’impalpabile<br />

forse, che sembra mancare.<br />

Non è tanto la compostezza critica, l’approfondimento analitico, che forse<br />

non sarebbero intonati a un lavoro “militante”, quanto lo stupore vero<br />

e il rispetto di fronte alla realtà. La persistenza dell’attacco, la lettura in<br />

termini “buoni” contro “cattivi” non sempre aiuta a capire, non sempre gli<br />

argomenti si vedono meglio se vengono sfiancati nell’esibizione. Pignolerie?<br />

Peli nell’uovo? Sì, forse. Ma che bisogno avrebbe Moore di un applauso in<br />

più? E forse la ricerca degli ulteriori spunti di riflessione che un lavoro così<br />

denso naturalmente offre, è un complimento migliore.<br />

In modo particolare, un’impressione marginale, fra quelle, copiose, che<br />

il film lascia, ci sembra degna d’attenzione. Pare giunto alla fase di “non<br />

ritorno” l’affievolimento della distanza fra società e apparato dirigenziale<br />

che la governa. A pensarlo prima, sembrava un fenomeno legato al<br />

miglioramento progressivo della democrazia, auspicabile, anzi necessario.<br />

Ma a viverne i riflessi attuali, qualche dubbio viene. Moore non è il tipo<br />

che ti aiuta a entrare negli argomenti in modo calmo e riflessivo: il suo fare<br />

- quello di uno che “la sa lunga” e ti dà le “dritte” giuste “senza peli sulla<br />

lingua” - è affabulatorio e giustamente aggressivo. Ma è quello che non si<br />

vede, nel film, a inquietare di più. Non si vede la distanza, la mediazione.<br />

Il potere viene visto sempre da vicino, schiacciato, senza prospettiva. E fa<br />

ribrezzo. Ribrezzo e basta. Sarebbe curioso immaginare come concepirebbe<br />

Moore un documentario su Kerry. Non è in questione qui la politica di Bush,<br />

ma il decadimento della qualità della politica (sul quale anche in Italia non si<br />

scherza affatto) e un potenziale abbassamento del livello della critica. Senza<br />

arrivare obbligatoriamente a lamentare il solito “declino della cultura”,<br />

operazione che peraltro serve a poco, basta invocare un po’ d’attenzione:<br />

se si frugano i cestini della spazzatura, nessuno è in salvo, né il Kennedy<br />

che apre la pratica Vietnam e forse chiude quella Monroe, né il Clinton<br />

dagli appetiti sessuali sbrigliati escono indenni. La macchina da presa di<br />

Moore è troppo vicina all’obiettivo, naturalmente in senso anche figurato,<br />

e così sottolinea la difficoltà a costruire oggi nuovi miti, buoni o cattivi<br />

che siano. Se è più difficile che la marcia di un Hitler sia senza ostacoli,<br />

neanche è vero che Ghandi, come sostiene la pubblicità di una compagnia<br />

di telecomunicazioni, sarebbe oggi il faro del mondo. La mitologia politica,<br />

quella pessima ma anche quella buona, non riesce ad attecchire se non si<br />

creano zone d’ombra o di credulità. Solo, bisogna conoscere qual è il grano<br />

e quale il loglio. Questa frenesia che ci percuote - in cui subito arriva un<br />

tizio qualunque, con foto e prove che rivelano tutto, con il video che mostra<br />

al di là di ogni raccapriccio, con l’informazione che va dimenticando il suo<br />

ruolo di mediatore e interprete - non ci aiuta. Ma in questo mondo che<br />

corre, in cui tutto è vero e tutto è falsificabile (che Popper ci perdoni…),<br />

qualcosa si perde e qualcosa anche si guadagna. Si perde la “distanza”<br />

dalle cose, quella che forse ce le fa vedere meglio, ma si guadagna, se non<br />

la verità (non illudiamoci), almeno una consapevolezza: nella costruzione<br />

dello spazio pubblico il gioco ormai avviene a carte scoperte, chi governa<br />

non può più farlo puntando sull’ignoranza dei “governati”, o non tenendo<br />

conto di ciò che essi pensano. E allora, mille di questi Moore.<br />

Il Presidente<br />

messo al Moore<br />

(Ha collaborato Giovambattista Fatelli)<br />

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