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n.7 ottobre <strong>2004</strong><br />
mensile di intrattenimento intelligente
2 EDITORIALE bazar 10 <strong>2004</strong><br />
MAra Codalli<br />
Direttore arTistico<br />
Eugenia ROmanelli<br />
Direttore responsabile<br />
Vera RIsi<br />
viceDirettore<br />
cama@bazarweb.info
azar@bazarweb.info<br />
bazar 10 <strong>2004</strong> laboratori studenti la sapienza 3<br />
RISCHIO MORTALE,<br />
NE VALE LA PENA?<br />
Ogni gioco ha le sue regole? Non tutti. Certi giochi superano ogni limite.<br />
Sport talmente spericolati ed eccitanti da creare dipendenza. Sfide<br />
all’estremo che a volte mettono a rischio anche la vita di chi non gioca.<br />
Giochi divertenti da morire? Si, perchè a volte si muore davvero.<br />
Bungee Jumping: volare si può<br />
Il bungee jumping consiste nell’ effettuare un salto nel vuoto da ponti, gru, elicotteri o mongolfiere legati a un elastico. La forma più estrema<br />
di questo sport è il BASE JUMPING. Ci si getta da edifici, antenne, ponti e dirupi, ma senza l’elastico a fermare il volo. In questo caso il<br />
jumper apre il paracadute solo all’ultimo momento quando il margine per non sfracellarsi è di appena due o tre secondi. Una tremenda<br />
scarica di adrenalina, un gesto di piena follia, che somma al rischio di lasciarci la pelle quello di finire in galera. La sfida dentro la sfida è,<br />
infatti, quella di lanciarsi da luoghi speciali, simbolici, pericolosissimi o vietati, come la Statua della libertà o la Torre Eiffel.<br />
Eppure basta poco, una raffica di vento, un errore nel tempo di apertura del paracadute e l’avventura si conclude in tragedia. I “jumpers”<br />
hanno tra i venti ei trent’anni d’ età. In maggioranza maschi, non mancano ultracinquantenni e giovanissimi. Per i campioni del brivido non<br />
conta solo l’espressione liberatoria dell’energia fisica, ma piuttosto la sua gestione e il suo allenamento. Succede che quelli che lo provano<br />
contraggono una specie di dipendenza. E’ il riflesso psicologico e probabilmente anche organico di un’esperienza limite, di una mistica del<br />
pericolo e del rifiuto della normalità che crea troppi miti e nuovi seguaci.
4 studenti la sapienza laboratori bazar 10 <strong>2004</strong><br />
Pazzi o temerari, esibizionisti o spiriti<br />
liberi, drogati di adrenalina o atleti<br />
preparati e consapevoli?<br />
A raccontarcelo sono loro.<br />
Alessandro quanti anni hai?<br />
34.<br />
Perché pratichi il base jumping?<br />
Mi dà sensazioni ed emozioni uniche, forti. Sento l’ adrenalina<br />
nel mio corpo. E la cosa che mi scalda di più è quella di<br />
sentire il vento nelle orecchie. E’ come possedere un oggetto,<br />
sentire il proprio corpo.<br />
Da dove effettui i tuoi lanci?<br />
Dai ponti, dalle pareti, dalle antenne. Base, poi è una parola<br />
formata da queste quattro lettere, che racchiudono anche i<br />
viadotti.<br />
Esistono posti ufficiali, dov’è legale?<br />
Posti precisi non è che ce ne siano… Però è diffuso<br />
soprattutto nel Brento, in Trentino.... (Esiste un codice di<br />
autoregolamentazione per la pratica in sicurezza del BASE<br />
JUMPING sul territorio della provincia di Trento ai sensi dell’<br />
articolo 1 della L.P. 12 Agosto 1996, n.5. N.d.r.). Certo lanciarsi<br />
da un palazzo entra maggiormente nell’ ambito dell’illegalità.<br />
Da una parete rocciosa la situazione è a rischio solo per te<br />
stesso...Quindi....è differente.<br />
Esiste un’associazione?<br />
Non esiste alcuna associazione. Si va alla ricerca di persone<br />
che come te amano praticare il Base, ma non ci sono<br />
associazioni... Anche se in Malesia c’è un appuntamento<br />
annuale durante il quale è consentito praticare il Base.<br />
In quella circostanza sembra un po’ di stare a una<br />
manifestazione sportiva con molte esibizioni.<br />
La tua prima volta è stata…<br />
Da un ponte. Poi ho cominciato anche a lanciarmi dai palazzi,<br />
fino ad arrivare alle mongolfiere.<br />
Che preparazione fisica occorre?<br />
Non serve una preparazione fisica specifica. E’ un po’ come<br />
il paracadute. Devi solamente imparare le tecniche del lancio,<br />
insomma interessarti specificatamente della tecnica del Base.”<br />
E se succede un incidente?<br />
E’ molto pericoloso, è vero, ma fa parte del gioco, e di solito<br />
chi si lancia sa esattamente a cosa va incontro. Lo so anche<br />
io, ma è un’emozione davvero straordinaria, irripetibile. Mi dà<br />
una forza interiore.<br />
Ma lo fai anche per soldi?<br />
C ‘è chi mette in evidenza il marchio dello sponsor, e quindi<br />
sotto si cela un interesse prettamente commerciale...”<br />
Intervista di Emanuele Rossi (hanno collaborato Mariangela<br />
Pagano, Caterina Rao e Ilaria Pinta)<br />
Parkour: da<br />
grande voglio<br />
fare l’uomo<br />
ragno…<br />
Di Daniela Terzino<br />
Il parkour è uno sport dedicato agli amanti delle<br />
arti marziali, delle filosofie orientali e delle attività<br />
estreme. Il termine che lo contraddistingue è un<br />
neologismo che vuol dire percorso, e i traceur,<br />
che tradotto dal francese significa “quello che fa<br />
un tracciato”, sono i suoi sacerdoti.<br />
Nasce nelle periferie parigine circa sedici anni fa e il suo<br />
fondatore riconosciuto è David Belle.<br />
E’ l’arte dello spostamento in ambiente urbano e non può<br />
essere classificato esclusivamente come disciplina fisica. I<br />
percorsi di gara, forniti direttamente dall’urbanistica cittadina,<br />
impegnano i praticanti in arrampicate su muri e mirabolanti<br />
salti da tetti, grondaie, parapetti e ponti. Avvalendosi<br />
unicamente delle proprie mani e dell’ausilio del proprio<br />
coraggio (protezioni o altri generi di aiuti sono banditi),<br />
i “traceur” sfidano l’autocontrollo e la paura di superare<br />
impedimenti architettonici per conquistare la padronanza del<br />
corpo.<br />
Il Parkour ha conosciuto grande diffusione tra i giovani<br />
e, grazie all’ausilio della rete, (www.urbanfreeflow.com e<br />
Di Rodolfo Volpini<br />
Di Mariantonietta Tosi – Anna Recchia<br />
bazar@bazarweb.info<br />
E chi è stufo del grigiore metropolitano<br />
ma non vuole rinunciare al brivido del<br />
pericolo, sceglie paradisi naturali per<br />
tuffi mortali…<br />
Ne parliamo con Alessandro Tramontano, spericolato tuffatore.<br />
Quando hai iniziato a praticare questo tipo di tuffi?<br />
Ho iniziato da piccolissimo; avevo 4 anni e quando andavamo al mare ero affascinato<br />
dai tuffi che facevano quelli più grandi di me. Un giorno uno di loro mi ha spinto e<br />
anche se non fu una mia scelta, lanciarmi mi piacque tantissimo. Eravamo al lido “la<br />
Marinella” a Sant’Agnello.<br />
Poi, a fare sul serio ho iniziato a 13-14 anni.<br />
In cosa consistono questi tuffi, come si svolgono?<br />
Ci sono diversi tipi di tuffi: quelli che si svolgono da altezze che possono variare dai 4<br />
ai 15 metri in mare profondo oppure quelli che si fanno da 5-6 metri in acque basse,<br />
non più di sessanta centimetri. Ci sono anche diverse modalità di tuffo: in acque<br />
profonde il mio gruppo si tuffa a stile o a palla di cannone, cioè lanciandoci di testa<br />
e chiudendoci come una palla di cannone durante il tuffo, impattando le acque con<br />
il dorso, in modo da sollevare una grossa quantità d’acqua….ovviamente vince chi<br />
schizza più in alto!<br />
La cosa particolare è che nessuno di noi ha una preparazione adeguata alle spalle e<br />
in quello che facciamo ci affidiamo solo alla nostra esperienza. Un’altra caratteristica<br />
di questi tuffi è che, per raggiungere la cima degli scogli dai quali tuffarsi, bisogna<br />
arrampicarsi a mani nude su pareti scoscese e lisce e questo rende la cosa ancora<br />
più eccitante.<br />
Quali sono i luoghi più frequentati da chi pratica questo tipo di tuffi e quali sono i<br />
posti che frequenti tu abitualmente?<br />
I posti sono sempre gli stessi: la spiaggia di Puolo; lo” Scoglio del Principe”;<br />
la Marinella ; la”Campanella” sempre vicino Sorrento. Tutti posti che frequento<br />
indistintamente ad eccezione dello “Scoglio del Principe”.<br />
Ci sono delle ragazze che fanno questi tuffi?<br />
Certo, qualche anno fa ricordo una ragazza nel nostro gruppo, si chiama Marika, era<br />
veramente molto brava.<br />
Lo fate in luoghi nascosti?<br />
No, le persone, i bagnanti assistono spesso a quello che facciamo, anzi il più delle<br />
volte ci guardano ammirati!<br />
Ti sei mai fatto male durante questi tuffi o qualcuno dei tuoi amici ha mai<br />
rischiato la vita?<br />
Rischi sicuramente ce ne sono, soprattutto quando ci si tuffa in acque basse dove,<br />
cadendo di testa, c’è un forte rischio di rompersi il collo o i denti e la colonna<br />
vertebrale…Da grosse altezze, se si cade male in acqua, c’è il rischio di procurarsi<br />
ematomi ed escoriazioni: l’acqua diventa cemento!<br />
Io, personalmente, ho rischiato solo una volta cadendo male in acque basse 40 cm….<br />
me la cavai, fortunatamente, con qualche escoriazione! Tra i miei amici nessuno<br />
ha mai riportato danni seri ma diverse persone hanno perso la vita soprattutto dallo<br />
“Scoglio del Principe” …. molte cose purtroppo non vengono dette.<br />
Nonostante tutto, tu continui a farlo…<br />
Sì. L’ultima volta è stata quest’estate, ma ero da solo, non con gli amici. Ultimamente<br />
tendo a fare questi tuffi in maniera solitaria non più in gruppo… tanto a me non<br />
succederà mai niente di grave, perché comunque sono più bravo degli altri!<br />
Cosa provi quando ti butti da quelle altezze?<br />
Provare per credere. E’ una sensazione di totale libertà! Non ci sono paracaduti, non<br />
c’è elastico, non c’è nulla. Solo tu e il tuo bisogno irrefrenabile di andare sempre più<br />
su, di fare sempre meglio, di superare nuovi limiti. E’ come una droga. Ma la cosa più<br />
bella è la paura. La paura che si prova prima di saltare giù, è quella che ti fa sentire<br />
vivo. Poi, una volta giù capisci che, ancora una volta, ce l’hai fatta! E ti senti forte!<br />
Perché sicuramente dietro tutto ciò è vero che c’è dell’esibizionismo, la voglia di fare<br />
colpo, di piacere agli altri, di dimostrare (magari dopo una competizione di essere<br />
migliore degli altri) ma per me c’è qualcosa di più: ho acquistato maggiore sicurezza<br />
in me stesso.<br />
A pochi metri dall’asfalto, due<br />
paracadutisti a confronto<br />
Luca, 32 anni, svolge regolarmente attività aviolancistica presso l’Aeroporto di Guidonia.<br />
Rodolfo, 37 anni, è controllore del traffico aereo Enav spa.<br />
Rodolfo: secondo te perché spesso, nonostante alcuni principi di sicurezza che regolano<br />
l’attività di lancio come la quota minima per l’apertura, si va oltre il limite di sicurezza?<br />
Luca: chi si lancia oltre misura lo fa per provare emozioni forti ma con il tempo prevale<br />
l’assuefazione, e lo stato d’eccitazione si attenua. Quell’incredibile senso di piacere che<br />
ti rimane dopo una scarica di endorfine, purtroppo, dopo i primi lanci, si attenua, ci si fa<br />
l’abitudine e così qualcuno cerca sensazioni forti e rischia più del dovuto.<br />
Rodolfo: cosa intendi per rischiare più del dovuto?<br />
Luca: ritardare l’apertura del paracadute fino all’ultimo e talvolta anche oltre…. come<br />
purtroppo è accaduto. Considera che con i vecchi paracadute l’altezza limite era di circa<br />
350 metri ma ora con i nuovi puoi arrivare sino a 150. Anche una frazione di secondo può<br />
costarti la vita o, se va bene, l’invalidità permanente.
azar@bazarweb.info<br />
Roulette russa: occorrenti:<br />
una rivoltella, una vita<br />
Regole del gioco: : due giocatori a turno premono il grilletto<br />
di una rivoltella puntata alla loro testa, dopo aver fatto ruotare<br />
casualmente il tamburo con un solo proiettile inserito, in una<br />
delle sei posizioni possibili. Il gioco continua fino a che uno<br />
dei due giocatori muore.<br />
Per saperne di più…<br />
Un tempo la roulette russa era impiegata come forma di<br />
duello tra ufficiali e aristocratici della Russia zarista.<br />
Negli U.S.A i tre casi eclatanti degli ultimi anni: a New York<br />
una ventitreenne, in attesa del secondo figlio, viene uccisa<br />
dal compagno perché si rifiuta di partecipare a questo<br />
gioco da lei definito sciocco e pericoloso; a Minneapolis un<br />
ventottenne, dopo aver suggerito una partita alla roulette<br />
russa, viene accusato di omicidio di terzo grado per la morte<br />
del cugino; a Jacksonville, Florida il pastore Melvyn Nurse<br />
per rendere il sermone particolarmente interessante illustra<br />
i sette peccati capitali facendo la roulette russa con una 357<br />
magnum caricata a salve ma il secondo peccato gli è fatale, il<br />
rivestimento del proiettile si conficca nel cervello uccidendolo.<br />
Il rischio, per alcuni aspetti eccitante, attraente e affascinante,<br />
viene inoltre riscoperto come richiamo mediatico e come<br />
fonte di successo. E’ il caso del cantante Johnny Ace che<br />
attraverso il gioco della roulette russa svela tutto il potenziale<br />
della morte come mossa di carriera, perdendo la vita a 25<br />
anni alla vigilia di Natale del 1954. Non da meno è il caso del<br />
mago Derren Brown che nel suo reality show rischia il suicidio<br />
davanti al pubblico. Gli ingredienti della roulette russa c’erano<br />
tutti: una pistola a sei colpi puntata alla tempia, un solo<br />
proiettile in canna, il grilletto premuto e tanta suspense per la<br />
sorte del mago che in base a suoi calcoli da sensitivo riesce a<br />
individuare il colpo fatale.<br />
Roulette russa all’italiana<br />
di Giampiero Ranucci<br />
La roulette russa, gioco che sembra completamente estraneo<br />
all’ambiente italiano, in realtà ha le sue vittime anche nel<br />
nostro Paese. Una tragedia ha coinvolto un ventenne romano,<br />
Michele, e nessuno lo ha mai saputo. Perché? Un amico di<br />
Michele, con un po’ di paura e ricordi confusi, prova a dire<br />
qualcosa...<br />
Quanti anni hai?<br />
R. 22<br />
Dove abiti?<br />
R. Roma - Boccea<br />
Chi era il protagonista?<br />
R. MICHELE. 20 anni, abitava a Roma e studiava. Era un<br />
ragazzo simpatico, estroverso..<br />
Dove si è svolto il gioco pericoloso?<br />
R. é successo a Roma. Erano in tre.<br />
Quando?<br />
R. 3 anni fa<br />
E’ stato un episodio isolato?<br />
R. Si, e le famiglie hanno fatto in modo che la cosa non<br />
avesse risonanza.<br />
Perchè scegliere di fare la ROULETTE RUSSA?<br />
R. E chi può dirlo, forse perchè erano 3 ragazzi abbandonati<br />
a se stessi che in quel momento non erano completamente<br />
lucidi<br />
In che senso “abbandonati a se stessi”?<br />
R. non erano molto seguiti dalle famiglie<br />
Come hanno pensato di riunirsi?<br />
R. Stimolati dal rischio e dal brivido, dalla voglia di fare<br />
qualcosa di diverso ed emergere nel gruppo.<br />
Sai come hanno fatto a procurarsi una pistola?<br />
R .Chiedi troppo, non lo so<br />
Perchè l’accaduto è stato occultato?<br />
R. Da parte delle famiglie non rendere pubbliche queste<br />
notizie è anche un modo per far si che il dolore non riemerga<br />
quotidianamente, inoltre è difficile ammettere che queste cose<br />
accadano a chi ci sia vicino.<br />
I numeri di chi non ce la fa<br />
Di Alessandro Lamaro e Irene Buscemi<br />
l’indice di mortalità presenta il valore massimo nella guida contromano, con<br />
6,7 morti ogni 100 incidenti, per scendere a 5,3 e 5,0 morti ogni 100 incidenti<br />
rispettivamente per eccesso di velocità e per attraversamento irregolare della<br />
strada da parte di pedoni.<br />
Incidenti a causa di una andatura contromano<br />
Numero: 6.329<br />
Percentuale: 2,9<br />
Morti: 421 (numero di morti per 100 incidenti)<br />
Feriti: 10.491<br />
Indice di mortalità: 6,7<br />
Statistiche dell’Anno2000<br />
Conducenti responsabili di incidenti stradali secondo il sesso<br />
Totale incidenti nel 2000: 234.558<br />
Percentuale maschile: 77,8<br />
Percentuale femminile: 22,2<br />
bazar 10 <strong>2004</strong> laboratori studenti la sapienza 5<br />
Surfer suicide<br />
Di Federica Taraborelli – Barbara Donati – Fabiana Iacoucci<br />
Pochi sanno che esiste una versione moderna della roulette russa, rivisitata e contestualizzata<br />
nell’ambito metropolitano: si chiama Skilarking (letteralmente “passatempo volante”) ed è<br />
una specie di sport estremo non riconosciuto, dove i praticanti vengono soprannominati<br />
“surfers suicide”, serfisti destinati al suicidio. Qui infatti non è l’onda ad essere cavalcata ma<br />
i treni metropolitani. Nessuna delle vittime proviene dai bassifondi: l’identikit del surfer rivela<br />
personalità estroverse, buoni voti a scuola ma tendenza alla ribellione; l’età dei praticanti<br />
sarebbe compresa tra i 14 e i 23 anni, alcuni provengono dagli ambienti dei graffitari e tra loro<br />
esiste un patto di silenzio.<br />
Non ci resta che ridere!<br />
In piena guerra fredda la delegazione del Congo, stato filo-comunista, si reca in Unione<br />
Sovietica in visita diplomatica. I delegati Africani vengono portati in giro per Mosca finché<br />
arrivano in un locale notturno dove alcune persone si stanno puntando una pistola alla<br />
tempia. Allora chiedono: “Gosa essere guello?”. “Questo è il nostro sport nazionale: la<br />
roulette russa! Si prende una pistola, si carica, tutti i colpi sono a salve meno uno”. I delegati<br />
rimangono affascinati dalla crudeltà del gioco e, terminata la visita, ritornano in Congo.<br />
Tempo dopo è la delegazione russa che si reca in Congo. Vengono anche loro portati in giro<br />
a vedere le bellezze locali e alla fine sono portati in una capanna. Il capo africano dice: “In<br />
guesta capanna noi tenere nostro sbort nazionale: la roulette del Congo!”. I delegati russi<br />
entrano dentro e strabuzzano gli occhi: la capanna è piena di donne nude bellissime. “Bello,<br />
ma come si gioca?”. “Dudde gueste donne fare bombini, ma solo una essere cannibale!!”.<br />
Contromano è meglio<br />
C’è un gioco in cui ciascuno deve superare se stesso e gli altri: chi beve più alcool, chi<br />
mangia più salsicce, chi tira più coca, chi corre in auto in maniera sfrenata, sono tutte<br />
situazioni in cui ci si porta oltre i limiti della razionalità. E naturalmente vince chi supera tutti gli<br />
altri nell’eccesso.<br />
un gioco con il quale spesso si mette in pericolo non solo la propria vita ma anche quella<br />
degli altri.<br />
Deve esserci un vincitore, altrimenti il gioco non ha senso.<br />
Nicolò Figus Diaz ha 24 anni e vive a Roma. Lavora presso un concessionario di automobili<br />
e ama definirsi un machinaro. Frequenta quartieri e locali della Roma “bene”. E’ iscritto alla<br />
facoltà di economia.<br />
Figus. Perché contromano?<br />
Probabilmente perchè per me tutto il mondo è pista, e in pista non esiste il contromano... è<br />
questione di traiettoria dell’automobile. Mi capita spesso, quindi, di andare contromano o<br />
anche in retromarcia...<br />
Ci racconti qualche episodio?<br />
La volta in cui mi sono divertito di più è stata ad Ecumenitza, il porto greco più caotico che<br />
abbia mai visto. Eravamo io, Charles e Sara, 16 ore insonni e un gran nervoso perchè non<br />
riuscivo a imboccare l’autostrada. Ho chiesto a Charles di guardare fuori dal tettuccio dove<br />
fosse l’imbocco. Lui mi indica una direzione. Ho seguito le sue indicazioni e ho imboccato la<br />
rampa contromano (bellissima...tutta tonda, tipo NY!!!). Dopo circa 300mt. ho fatto un testa<br />
coda mettendomi così nel senso giusto … e ho trascorso delle bellissime vacanze!<br />
E tutto ciò a quale velocità?<br />
Sui 160Km/h. Di solito...a tavoletta. Dipende dalla macchina.<br />
Quanto conta la passione per le auto...<br />
La passione è per i motori in generale. Ho fatto anche delle bellissime gare contromano in<br />
motorino... in generale direi che riguardo al contromano ci sono 3 motivi di fondo.<br />
Quali?<br />
n°1 perchè ho fretta. Non posso farmi un’ora di traffico quando basta imboccare un senso<br />
vietato e arrivo dove devo. N°2 La mia macchina ha 5 marce + la retro: ho il dovere di usarle<br />
tutte... e poi quando vai a 80km/h in retro è bellissimo. Appena tocchi il volante la macchina<br />
schizza! N°3 la velocità di incontro/scontro è raddoppiata e la manovra acquista più pathos.<br />
E non pensi che potresti farti male?<br />
No. Penso che chi ho di fronte si dovrebbe spostare perchè io non mi sposto.<br />
Perché?<br />
perchè io ho più fretta di lui.<br />
I componenti necessari per un “buon contromano”?<br />
Le curve, la macchina, qualcuno in auto che abbia paura di quello che sto per fare e a volte<br />
la musica.<br />
Quale tipo di musica?<br />
La registrazione della Mitzubishi Lanter Revolution 7 che sgasa a vuoto ai box durante un<br />
rally oppure qualche pezzo house...penso che tutto sta a quanto la battuta coordina il cambio<br />
marcia. Infatti l’house a 120bpm/min. è perfetta!<br />
E le droghe? Ne fai uso?<br />
Prendo tanti caffè al giorno e comincio a bere dalla mattina… mi basta.<br />
Hai una tua filosofia di vita?<br />
Vale quello che ho risposto a Sara quella volta in Grecia e che vorrei fosse scritto anche sulla<br />
mia tomba: me ne frega cazzo!<br />
Shock da immersione. Quando la sfida a<br />
superarsi sfocia in … stupidità<br />
Di Laura Piazza<br />
Per “rinfrescarsi le idee” qualcuno ha inventato un gioco nuovo: l’immersione da<br />
shock. Come giocare? Il gioco si svolge immergendo la testa nelle acque gelide di<br />
una di quelle vecchie fontane usate un tempo per abbeverare gli animali. Dopo essersi<br />
incappucciati a turno si cerca di rimanere più tempo sott’acqua. La difficoltà sta nel<br />
potersi tirare indietro essendo trattenuti con forza dal braccio di un amico o da un<br />
cappio legato ad un masso. Diventa leader chi supera gli altri, che viene premiato. Chi<br />
arriva per ultimo viene punito e è immerso interamente nella fontana, per più di un’ora.<br />
Quando giocare? Solo d’inverno, prerogativa essenziale perché l’acqua deve essere<br />
gelida. Viene praticato sempre dallo stesso gruppetto, perché invadere il loro campo è<br />
come rubare quelle emozioni che sono soltanto loro. Perché giocare? Lo sfuggire alle<br />
responsabilità della vita è la loro motivazione. La cosa eccitante è uscire fuori dai canoni<br />
e la voglia di sfidare il destino li porta a ripetere il gioco.
6 studenti la sapienza laboratori bazar 10 <strong>2004</strong><br />
Cosa dice la scienza. Gli ultimi sviluppi della ricerca<br />
scientifica sul tema dell’eccitazione.<br />
Di Enza Tempone<br />
La dott.ssa Annalisa Pascucci, psichiatra ser.t. Appia Antica Roma “C”, distretto XI, spiega che l’adrenalina è<br />
un ormone creato dai surreni e indispensabile nel nostro organismo perché è l’ormone dell’attività sotto i suoi<br />
più svariati aspetti, attività costruttiva o distruttiva, dell’adattamento dell’individuo all’ambiente esterno e viene<br />
solo stimolata per far fronte a queste situazioni ma non ne è la causa. Non è l’adrenalina che spinge all’azione<br />
ma il fattore psicologico, la situazione mentale. Sempre all’interno dei soggetti si può trovare una motivazione<br />
dell’esaltazione fisica dovuta a una alterazione primissima nella struttura formativa del bimbo in relazione con la<br />
madre al momento del concepimento. Non è nulla di genetico!E’ solo uno “STOP” della formazione del bimbo.<br />
Il prof. Renato Cavallaro, docente di Sociologia presso la facoltà di Scienze della Comunicazione all’Università La<br />
Sapienza di Roma spiega: “il gioco è sempre una battaglia addomesticata in cui lo scontro con l’altro è necessario<br />
per guadagnarsi il riconoscimento e l’affermazione di se stessi.<br />
L’individuo per sua natura tende a considerare la forza e il coraggio come elementi di potenza che utilizza<br />
per affermare se stesso all’interno di un gruppo. Il ruolo del gruppo è determinante, il soggetto ne cerca il<br />
riconoscimento, si misura e si scontra con l’altro per determinare la propria posizione; questo atteggiamento trova<br />
un riscontro nella legge del più forte, dove all’interno del branco il capo dimostra di essere tale e si colloca al<br />
vertice di una gerarchia.<br />
La ricerca ostinata del pericolo è anche la conseguenza di una socializzazione mal riuscita, che può provocare<br />
un disagio mentale nell’individuo. In tali circostanze la famiglia invece di offrire un supporto, spesso pratica<br />
una socializzazione mal controllata: si trova a far fronte a nuovi strumenti, a lei sconosciuti con i quali, invece, i<br />
ragazzi hanno una certa padronanza. Un fattore che aggrava la situazione è che in età giovane si attribuisce poca<br />
importanza al valore della vita e del tempo. Sembra di avvertire un senso di invincibilità ma nella maggior parte<br />
dei casi dietro queste azioni si nascondono forti disagi, e soprattutto per praticare azioni pericolose bisogna aver<br />
assunto eccitanti o droghe per abbassare il livello di coscienza”.<br />
“La società oggi sviluppa comportamenti standardizzati e siamo avvolti da un pacchetto di regole da cui non<br />
possiamo liberarci. I valori trasmessi dalla produzione di comunicazione sono assimilati e rappresentati a livello<br />
mentale da tutti, per cui film e romanzi rispecchiano l’immagine dell’eroe e per coloro che mettono a rischio la<br />
propria vita sembra quasi di vivere uno spicchio di eroismo”. Il prof. Bruno Mazzara, docente di psicologia presso<br />
la facoltà di Scienze della Comunicazione all’Università La Sapienza di Roma, spiega così la stretta connessione<br />
di questi fenomeni con la società della comunicazione e i nuovi valori diffusi dal progresso del nostro tempo.<br />
VOGLIO UNA VITA MALEDUCATA<br />
DI QUELLE VITE FATTE FATTE COSI’<br />
VOGLIO UNA VITA CHE SE NE FREGA<br />
CHE SE NE FREGA DI TUTTO SI’<br />
VOGLIO UNA VITA CHE NON E’ MAI TARDI<br />
DI QUELLE CHE NON DORMO MAI<br />
VOGLIO UNA VITA DI QUELLE CHE NON SI SA MAI<br />
E POI CI TROVEREMO COME LE STAR<br />
A BERE DEL WHISKY AL ROXY BAR<br />
O FORSE NON C’INCONTREREMO MAI<br />
OGNUNO A RINCORRERE I SUOI GUAI<br />
OGNUNO COL SUO VIAGGIO<br />
OGNUNO DIVERSO<br />
E OGNUNO IN FONDO PERSO<br />
DENTRO I CAZZI SUOI<br />
VOGLIO UNA VITA SPERICOLATA<br />
VOGLIO UNA VITA COME QUELLE DEI FILM<br />
VOGLIO UNA VITA ESAGERATA<br />
VOGLIO UNA VITA COME STEVE MCQUEEN<br />
VOGLIO UNA VITA CHE NON E’ MAI TARDI<br />
DI QUELLE CHE NON DORMI MAI<br />
VOGLIO UNA VITA, LA VOGLIO PIENA DI GUAI<br />
E POI CI TROVEREMO COME LE STAR<br />
A BERE DEL WHISKY AL ROXY BAR<br />
OPPURE NON C’INCONTREREMO MAI<br />
OGNUNO A RINCORRERE I SUOI GUAI<br />
OGNUNO COL SUO VIAGGIO<br />
OGNUNO DIVERSO<br />
E OGNUNO IN FONDO PERSO<br />
DENTRO I CAZZI SUOI<br />
VOGLIO UNA VITA MALEDUCATA<br />
DI QUELLE VITE FATTE FATTE COSI’<br />
VOGLIO UNA VITA CHE SE NE FREGA<br />
CHE SE NE FREGA DI TUTTO SI’<br />
VOGLIO UNA VITA CHE NON E’ MAI TARDI<br />
DI QUELLE CHE NON DORMI MAI<br />
VOGLIO UNA VITA<br />
VEDRAI CHE VITA VEDRAI<br />
E POI CI TROVEREMO COME LE STAR<br />
A BERE DEL WHISKY AL ROXY BAR<br />
OPPURE NON C’INCONTREREMO MAI<br />
OGNUNO A RINCORRERE I SUOI GUAI<br />
OGNUNO COL SUO VIAGGIO<br />
OGNUNO DIVERSO<br />
E OGNUNO IN FONDO PERSO<br />
DENTRO I CAZZI SUOI<br />
SITOGRAFIA:<br />
www.mancolicani.com/mancodalmondo/<br />
1999-roulette.html<br />
www.ilcorriere.it<br />
www.news200.libero.it/webmagazine/<br />
wmz38.html<br />
www.drivemagazine.net/ace.html<br />
www.repubblica.it/cinema_recensioni/intacto/<br />
intacto/intacto.html<br />
www.web.genie.it/utenti/m/m.mal<br />
www.dizionariodelgioco.org<br />
www.arcobaleno.net/sport/<br />
bungeejumping.htm<br />
www.geocities.com/yosemite/rapids/1583/<br />
bungee.htm<br />
www.clarence.com/contents/sport/speciali/<br />
001025jumping<br />
www.larepubblica.it/ondine/cronaca/jumping/<br />
mistero/mistero.html<br />
www.comunicatori.net/giromondoindex.htm<br />
www.baseitalia.com/<br />
autoregolamentazione.htm<br />
www.waytrend.net/root/parole_libro_1166.html<br />
di Valeria Bartolini<br />
con la collaborazione di:<br />
GRUPPO FONTI:<br />
Silvia Imperoli<br />
Massimo Maioli<br />
Cristina Iorio<br />
Concetta Zaccaglino<br />
Riccardo Parrinello<br />
Federica Festino<br />
Francesca Settembrino<br />
GRUPPO RICERCA:<br />
Scarpaleggia Daniele<br />
Alessandro D’Andrea<br />
Raffaella Ferro<br />
Emanuele Siciliano<br />
Donatella Fiorentino<br />
Lorenzo Tempestini<br />
Adele Ferrarelli<br />
M.Grazia Forcellino<br />
Manuela Intrieri<br />
Ilaria Desantis<br />
Federica Giuntella<br />
Annalisa Nati<br />
Claudia Patti<br />
Bianca Pomo<br />
Viviana Milone<br />
Viviana Pulignano<br />
Francesca Perna<br />
Roberto Martufi<br />
GRUPPO INTERVISTE:<br />
Rossella Savarese<br />
Sara Spigarelli<br />
Valentina Perrucci<br />
Carolina Visca<br />
Giuliana Palmeri<br />
Federica Pitrone<br />
Lina Gambuti<br />
Ambra Vestri<br />
bazar@bazarweb.info<br />
Film belli …<br />
da morire<br />
Sballo, eccitazione e adrenalina! Un cocktail perfetto<br />
non solo per giochi belli da morire, ma anche per<br />
l’intrattenimento personale su una comoda poltrona!<br />
Il Cacciatore (di Michael Cimino, 1978): c’è la più<br />
appassionante roulette russa che sia mai stata simulata<br />
in un film. I protagonisti vengono catturati dai Vietcong<br />
e sono costretti a giocare alla roulette russa tra di<br />
loro (mentre i brutali carcerieri scommettono su chi<br />
sopravvivrà).<br />
Fast&Furious (Rob Cohen, 2001): adrenalina e<br />
testosterone si amalgamano all’odore di benzina e al<br />
protossido d’azoto in una miscela decisamente esplosiva<br />
(con macchine truccate e la febbre della corsa)<br />
The Matrix (Andy e Larry Wachowski, 1999): un inesperto<br />
Neo si cimenta (anche se virtualmente) in un bel salto da<br />
un palazzo all’altro…<br />
Chi invece si vuole informare sulla “non-cultura dello<br />
sballo” può trovare interessante leggere il libro “Il popolo<br />
della notte – discoteche, ecstasy e alcol: nuove solitudini o<br />
buio da illuminare?” di Carlo Climati.<br />
“Uno strano fenomeno sta caratterizzando, da alcuni anni<br />
a questa parte, le nuove generazioni di giovani: la vita di<br />
notte. Moltissimi ragazzi amano vivere di notte. Frequentano<br />
locali, pub, discoteche, rave... Oppure si divertono a<br />
partecipare a giochi pericolosi, come le folli corse in<br />
moto o in automobile. Altri trascorrono ore e ore di fronte<br />
a un computer, per navigare su internet o dialogare in<br />
chat. Altri ancora sono schiavi della prostituzione o della<br />
pornografia, oppure sono affascinati dal satanismo, dalle<br />
feste di Halloween e dalle visite ai cimiteri. Ma che cosa<br />
accade realmente in questo mondo della notte? Perché<br />
tanti ragazzi si rifugiano nella non-cultura dello sballo, della<br />
droga e dell’alcool? Che cosa li spinge a rischiare la vita<br />
con giochi pericolosi?”<br />
Questo libro, ben documentato, vuole rappresentare un<br />
viaggio alla scoperta del “popolo della notte”. L’autore<br />
analizza tutti i fenomeni della notte: il consumo di ecstasy,<br />
il ballo, le cubiste, le varie trasgressioni, le stragi del<br />
sabato sera... Manifestazioni, tutte queste, di una notte<br />
più inquietante: la “notte delle coscienze”, quel buio<br />
interiore che porta a vivere all’insegna dell’egoismo<br />
e dell’indifferenza. Un saggio che invita fortemente a<br />
sostituire la non-cultura del vuoto con l’impegno personale<br />
e la riscoperta dei volti degli altri, illuminando il buio della<br />
notte con una luce nuova. Al termine del libro c’è anche un<br />
dizionarietto con le parole della notte.<br />
Un adeguato sottofondo musicale a questa lettura?<br />
la famosissima canzone “VITA SPERICOLATA” tratta<br />
dall’album Rewind di Vasco Rossi.<br />
Sei uno studente, liceale o universitario? Vuoi scrivere e collaborare<br />
con noi? Hai dubbi, critiche o complimenti da farci, delle novità da<br />
segnalarci?<br />
SCRIVI A: bazar@bazarweb.info
3-4-5-6<br />
Studenti la Sapienza Roma<br />
- LABORATORI – Rischio<br />
mortale, ne vale la pena?<br />
9-10-11<br />
12<br />
13<br />
14<br />
15<br />
Roberto Pisoni - VISIONI<br />
– Thriller story nella città di<br />
quarzo<br />
Alessandro Benvenuti<br />
– VISIONI (IN PILLOLE) - Il<br />
nostro lato ridicolo<br />
Giuseppe Mottola<br />
– VIDEOGIOCANDO<br />
– Transumanesimo: capacità<br />
all’ennesima potenza<br />
Caterina Gonnelli - ONDE<br />
– La tele la faccio io<br />
Giulia Baldi - SINTONIE<br />
– Tutti giù dal letto!<br />
16-17<br />
18<br />
19<br />
21<br />
22<br />
23<br />
24<br />
Carla Antolini - SCENE<br />
– Attori immobili in scene<br />
vuote<br />
Carla Antolini - SCENE<br />
– Tempus et corpus<br />
Enrico Lo Verso – SCENE<br />
(SALMONI) – Quando si<br />
dice grazie<br />
Fabio Murru - SUONI<br />
– (RECENSIONI) –<br />
Esplorazioni musicali<br />
Pietro D’Ottavio – SUONI<br />
– Dallo show kolossal al<br />
festival autoprodotto<br />
Marcello Amoruso - SUONI<br />
– Stile intimista e fatica<br />
Fabrizio Gianuario - SUONI<br />
– L’epico minimalismo dei<br />
Pan Sonic<br />
26-27<br />
Ciro Bertini - LEGGERE<br />
– (RECENSIONI) - Un amore<br />
di ellepi<br />
28<br />
29<br />
30<br />
31<br />
32<br />
33<br />
34<br />
Marco Begani – LEGGERE<br />
(FUMETTI) – La coscienza<br />
americana in una strip<br />
Claudio Amendola<br />
– LEGGERE (RILEGGERE)<br />
– Prode prodiere<br />
Nancy Brilli – LEGGERE<br />
(BRILLETTURE) – L’odore<br />
Alberto Traversi - NOTTE<br />
– Lo stilista + cool? Quello<br />
che apre un locale tutto<br />
suo!<br />
Andrea Lisi - NOTTE – The<br />
No Future, top dj in Emilia<br />
Marcello Amoruso<br />
– NOTTE – Fetish fantasy<br />
Claudio Coccoluto<br />
– NOTTE (NOTTETEMPO)<br />
– Musica, e basta<br />
36-37<br />
Chiara Spegni – GUSTI<br />
– Legumi!<br />
38-39<br />
40<br />
42<br />
43<br />
44<br />
46<br />
47<br />
48<br />
Chiara Tacconi – GUSTI<br />
– Sapore semplice e raro<br />
Eva Buiatti - GUSTI<br />
(MANGIA COME LEGGI)<br />
– Un caldo gallego sotto la<br />
pioggia in autunno<br />
Lorella Scacco - ARTI – arte<br />
a quattro mani<br />
Luca Beatrice – ARTI<br />
– Classici e dissacratori<br />
Marzia di Mento – ARTI<br />
– Scoprire la vita di una<br />
volta<br />
Luca Carboni – ARTI<br />
– (SKIZZI)<br />
Andrea Mugnaini – VIAGGI<br />
– Corsica, terra di frontiera<br />
Agnese Ananasso<br />
– ESSERE – Diversamente<br />
intelligenti<br />
bazar 10 <strong>2004</strong> SOMMARIO 7<br />
49<br />
50<br />
51<br />
52<br />
53<br />
54<br />
55<br />
56<br />
57<br />
58<br />
59<br />
60<br />
61<br />
62<br />
Giulia Premilli – AVERE<br />
– Clever shopping<br />
Agnese Ananasso – HI-TECH<br />
– Una discoteca in casa.<br />
Legalmente e senza spendere<br />
una fortuna.<br />
Oliva Muratore<br />
– ARCHITETTURE – La<br />
fotografia racconta le forme<br />
Matteo Bianchini – PICCOLI<br />
– E’ l’ora dei Teletubbies!<br />
Valerio Cammarano – SPORT<br />
– Curling, pietre che scivolano<br />
sul ghiaccio<br />
Angelita Peyretti –<br />
SCIOCCHINA – Domanda di<br />
lavoro<br />
Valeria Cecilia – CORSI<br />
– Sushi! Mica solo pesce…<br />
Giuliano Cangiano –<br />
FENOMENI – Si lotta ballando<br />
Valeria Cecilia – NET –<br />
Babelteka.org, liberi di sapere<br />
Guido Dolara – NOI – Riga,<br />
stella del Nord<br />
Franco Andreucci – LORO<br />
– Junk food<br />
Cristiana Scoppa<br />
– MIGRAZIONI – Notizie/non<br />
notizie dal Medio Oriente<br />
Giulia Premilli – GENDER<br />
– Sessualità. Si cresce.<br />
Mario Morcellini – CORTEI –<br />
Il Presidente messo al Moore
pisoni@bazarweb.info<br />
Il nuovo film di Michael Mann rompe con il respiro ampio<br />
e vertiginoso del suo trittico Heat/Insider/Alì. Per la durata<br />
contenuta (solo due ore) e per la scelta dell’unità di ambientazione<br />
(una notte in taxi a Los Angeles), Collateral impone alla storia<br />
una gabbia severa e attiva, un lavoro di purificazione spaziale e di<br />
compressione temporale assai sorprendente in un regista che ama le<br />
strutture narrative articolate e l’aura epica. Il plot è ridotto all’osso:<br />
Max/Jamie Foxx, tassista che sogna una ditta indipendente, è<br />
trascinato in un tour sanguinario da Vincent/Tom Cruise, killer<br />
su commissione che deve eliminare in poche ore cinque testimoni<br />
chiave di un processo contro un boss della droga.<br />
Il thriller è da sempre la struttura che misura la pressione e<br />
l’energia del cinema di Mann, è il genere in cui ha origine il suo<br />
stile (Strade violente) e attraverso il quale, negli anni novanta (Heat),<br />
è giunto alla maturità registica. Collateral apre una terza via e opera<br />
una sorta di sintesi: rinnova la ricerca d’intensità realistica della<br />
prima fase della sua carriera e preserva i principi di dilatazione<br />
astratta della seconda. Guidato da questa ambizione paradossale,<br />
il film si srotola con un ritmo bizzarro in cui coabitano diverse<br />
velocità. All’inizio, il flusso tranquillo della notte di un tassista è<br />
scandito da una dosata mescolanza di ripetizione, improvvisazione<br />
e sorpresa: con il primo cliente, una giovane procuratrice (Jada<br />
Pinketts Smith) lo scambio è intimo, la scena toccante. Poi irrompe<br />
Vincent, il secondo cliente e Mann raddoppia la scena precedente.<br />
Lunga discussione all’interno del taxi in cui i personaggi si svelano:<br />
uno è un manipolatore crudele e raffinato, l’altro un ingenuo<br />
facilmente manipolabile. Pausa, il film si sospende brutalmente:<br />
mentre Max attende Vincent dopo un appuntamento, un corpo<br />
piomba sul taxi. La prima vittima.<br />
Parte allora il movimento centrale, la complessa relazione padrone/<br />
servo tra i due protagonisti e la lunga cavalcata omicida. Tutto il<br />
film fluttua tra questi estremi: la ballata lounge e notturna nei<br />
meandri profondi di Los Angeles - la city in tutti i suoi sobborghi e<br />
anfratti, restituiti in maniera sublime dal supporto digitale e dalla<br />
regia di Mann - e il ritorno alla meccanica del genere thriller con le<br />
sue improvvise velocizzazioni spettacolari.<br />
La grande forza del film sta nel rifiuto da parte del regista di<br />
concentrarsi sulla relazione “predatoria” tra Vincent e Max. Poteva<br />
ricavarne una semplice metafora della lotta di classe e invece fa<br />
vacillare i limiti che separano il buon borghese afroamericano dal<br />
wasp sociopatico uscito da un romanzo di Bret Easton Ellis.<br />
Per Michael Mann il film si riassume essenzialmente in un<br />
bazar 10 <strong>2004</strong> visioni di roberto pisoni 9<br />
Thriller story nella città di quarzo<br />
“C’è più ricerca visiva<br />
in cinque minuti di<br />
Collateral che in tutti gli<br />
altri film visti all’ultimo<br />
festival di Venezia…”<br />
(uno spettatore anonimo)<br />
problema di messa in spazio del racconto. Nella prima parte del<br />
film l’abitacolo del taxi è l’unica location del balletto vampiresco: in<br />
primo piano, a destra dell’inquadratura, Max guida guardando quasi<br />
nell’obbiettivo, dietro, a sinistra, Vincent conduce la danza. La regia<br />
gioca con gli effetti di simmetria che sfruttano le potenzialità della<br />
profondità di campo e così organizza i rapporti di potere. E’ solo<br />
quando si slega una volta per tutte dal suo taxi che Max rompe la<br />
relazione dominatore/dominato e comincia a “guidare” il film. Allora<br />
l’ultimo terzo di Collateral si allarga ed esplode, con la formidabile<br />
scena della discoteca e quella, splendida, nell’ufficio di Jada Pinketts<br />
Smith che riprende il meccanismo hitchcockiano de La finestra sul cortile.<br />
In queste scene, già pagine classiche del cinema d’azione, Mann<br />
sfrutta le risorse del suo cinema “acquario”, iperformale, trasformando<br />
ciascuna inquadratura in un bagno di luci, superfici, ombre semoventi<br />
e riflessi pronti a ribaltare il corso dell’azione.<br />
Nel lungo inseguimento finale in metro, Max e Vincent si ritrovano<br />
faccia a faccia, immobili e spossati. Ammirevole è lo sfruttamento<br />
da parte di Mann di un racconto classico d’oppressione e di dualità<br />
vampiresca, utilizzando quasi esclusivamente le risorse del luogo, la<br />
molteplicità degli spazi chiusi e desolanti di una Los Angeles fantasma.<br />
Collateral non ridimensiona affatto l’estensione fiume degli ultimi film<br />
di Mann, né costituisce una battuta d’arresto. E’ semplicemente una<br />
favola dalla corrucciata morale darwiniana e dallo stile inimitabile di<br />
un regista nel pieno della sua maturità.
10 di roberto pisoni visioni bazar 10 <strong>2004</strong><br />
l codice del reale<br />
Intervista a Michael Mann<br />
Qualcuno lo ha definito il più grande regista americano vivente, eppure<br />
il nome di Michael Mann non stimola la stessa reverenza che la critica<br />
nutre per Scorsese, Coppola, De Palma o perfino per il controverso<br />
Spielberg. Più defilato dai media, meno cinefilo dei suoi celebri coetanei,<br />
ha alle spalle una carriera poco abbagliante ma di coerenza granitica. Dopo<br />
aver studiato alla London Film School, Mann ha realizzato documentari<br />
e spot pubblicitari, prima di diventare sceneggiatore per la televisione,<br />
soprattutto per la serie Starsky e Hutch. Nel 1979 firma la sua prima regia, il<br />
telefilm The Jericho Mile, un dramma ambientato nell’universo carcerario,<br />
e continua nel registro del poliziesco con Strade Violente (1981), primo<br />
lungometraggio, interpretato da James Caan. Gira poi La fortezza, abile<br />
melange tra atmosfere fantastiche e film di guerra, per tornare di nuovo al<br />
piccolo schermo. Diventa celebre come autore e produttore di una serie<br />
culto, Miami Vice, che lancia Don Johnson. Forte del successo, Mann è<br />
il primo regista a familiarizzare con l’universo malsano dello scrittore<br />
Thomas Harris, adattando nel 1986 il romanzo Red Dragon. In Manhunter<br />
il dottor Hannibal Lecter appare al cinema per la prima volta con i tratti<br />
di Brian Cox. Lo stile depurato e glaciale del film affascina pubblico e<br />
critica. Dopo una nuova stagione televisiva - L.A. Takedown nel 1989, Drug<br />
Wars: the Camarena Story nel 1990 che gli vale un Emmy Award - e una<br />
deviazione nell’affresco storico (L’ultimo dei Mohicani nel 1992), il regista,<br />
riconosciuto finalmente come uno dei talenti più innovativi degli anni<br />
ottanta, torna al suo primo amore, il thriller poliziesco, orchestrando il<br />
faccia a faccia tra due attori-monumento, Robert De Niro e Al Pacino,<br />
in Heat. La brillante direzione degli attori e l’attenzione suprema alla<br />
costruzione dello spazio visivo escono rafforzati anche nei due film tratti<br />
dalla cronaca e dalla storia recente: Insider (2000) e Alì (2002). In settembre<br />
Mann ha finalmente presentato Collateral a Venezia, dove lo abbiamo<br />
incontrato.<br />
Collateral più che un thriller sembra una sinfonia visiva per una<br />
grande città: Los Angeles…Ho letto che è stato ispirato dal libro<br />
di Mike Davis, “La città di quarzo”…<br />
Sì, ho letto il libro di Davis, solo una trentina di pagine però…(ride). Più<br />
che La Città di Quarzo, che è un libro notevole, mi ha influenzato la mia<br />
percezione della città. In genere la Los Angeles che si vede al cinema è<br />
Malibu: le palme, la spiaggia, il mare. A me piaceva mostrare invece la<br />
City, i luoghi che conosco: Commerce, Wilmington, South Central, East<br />
L.A. Los Angeles conta diciassette milioni di abitanti ed è, sia etnicamente<br />
sia sociologicamente, molto composita e complessa. E’ una città<br />
orizzontale, una metropoli infinita, dove però ti può capitare di incontrare<br />
pisoni@bazarweb.info<br />
dei coyote che attraversano la strada, come succede nel<br />
film e come è capitato anche a me. E’ la città del futuro e<br />
ne ho voluto mostrare la straordinaria ricchezza. Per ogni<br />
scena ho cercato il background adatto o in contrasto con<br />
quello che succede.<br />
Come mai la decisione di concentrare tutta la storia<br />
in una notte?<br />
Sapevo che tipo di film avrei fatto ancora prima di trovare<br />
la sceneggiatura. Volevo intensità dalla storia e che si<br />
svolgesse in un arco di tempo limitato. Mi interessava<br />
questa costrizione temporale che rende il compito della<br />
regia analogo a quello del pilota al volante di un auto da<br />
competizione, una compressione tale per cui ogni singolo<br />
gesto ha una risonanza inaspettata. Poi volevo tornare al<br />
film di genere, dopo l’attualità di Alì e Insider.<br />
Quali “valori aggiunti” le ha dato, in termini di<br />
linguaggio, l’uso del digitale?<br />
La pellicola non registra ciò che gli occhi possono vedere<br />
di notte, per questo motivo sono passato al digitale ad<br />
alta definizione: per vedere di notte, per vedere tutto<br />
quello che si vede a occhio nudo. La Viper FilmStream, la<br />
telecamera che ho usato più frequentemente, consente di<br />
avere una profondità di campo e dei colori che la pellicola<br />
non può darti. Di notte le luci della strada e il cielo di Los<br />
Angeles sono unici, volevo restituire la loro bellezza e la<br />
loro ruvidezza. Quella corrosione al lavoro caratteristica<br />
della città che potevo cogliere soltanto con il digitale.<br />
Nei suoi film c’è un fortissimo realismo nei<br />
dettagli, ma questo realismo sembra condurre a<br />
un’astrazione totale dello spazio e del tempo…<br />
Ogni volta che affronto un progetto devo partire<br />
dalla realtà. Faccio sempre molte ricerche sui luoghi, i<br />
personaggi, il lavoro che fanno. Il personaggio di Vincent<br />
è ispirato a una serie di criminali veri… Poi una volta<br />
che questi dati reali mi convincono, mi sento libero di<br />
modificarli, variarli, ricrearli. Una cosa è certa però: i<br />
miei film devono molto di più a ricerche sociologiche o<br />
criminologiche che ad altri film.
pisoni@bazarweb.info<br />
La lunga guerra sul<br />
set di Spartacus<br />
bazar 10 <strong>2004</strong> visioni di roberto pisoni 11<br />
A pochi mesi dall’uscita americana giunge anche in Italia la nuova<br />
edizione in due dischi di Spartacus, il kolossal storico-mitologico di<br />
Stanley Kubrick. Il film è stato restaurato minuziosamente (è presente<br />
addirittura una traccia italiana in DTS 5.1) e offre una strepitosa<br />
quantità di extra (tra gli altri i commenti audio del produttore e attore<br />
Kirk Douglas, di Peter Ustinov, dello scrittore Howard Fast, del<br />
produttore Edward Lewis, l’analisi scena per scena dello sceneggiatore<br />
Dalton Trumbo, lo storyboard originale del designer Saul Bass, i<br />
disegni di Stanley Kubrick). Attraverso le diverse voci e i torrenziali<br />
racconti dei testimoni diretti è possibile finalmente ricostruire, una<br />
volta per tutte, la sofferta gestazione e la burrascosa realizzazione<br />
del film che Kubrick non amava includere nella sua filmografia.<br />
L’idea di trasferire sul grande schermo Spartacus, il romanzo<br />
di Howard Fast risale al 1957. Kirk Douglas, che aveva letto la<br />
sceneggiatura di Ben Hur, voleva interpretarne la parte principale. Il<br />
regista William Wyler (con cui l’attore aveva già girato Detective Story<br />
nel 1951), gli propose il ruolo di Messala, il “traditore”, che Douglas<br />
rifiutò sdegnosamente, lasciando campo libero a Stephen Boyd. Alla<br />
fine dell’anno, Edward Lewis, il produttore delegato che lavorava<br />
per la società di produzione di Douglas, la Byrna, gli sottopose il<br />
romanzo Spartacus. Esaltato, l’attore ne opzionò i diritti e lo propose<br />
alla United Artists, casa di produzione che si era arricchita anche<br />
grazie alla sua interpretazione ne I Vichinghi, 1958, che Douglas aveva<br />
anche coprodotto. La United Artists rifiutò il progetto, sostenendo<br />
di avere in produzione una sceneggiatura pressoché identica, The<br />
Gladiators con Yul Brynner. Il film, che doveva essere diretto da<br />
Martin Ritt, non vedrà mai la luce. Furioso, Douglas sottopose allora<br />
il progetto alla Universal, che accettò con la pretesa di avere una<br />
sceneggiatura più completa, un cast prestigioso e di imporre il regista.<br />
Douglas affidò la scrittura della sceneggiatura allo scrittore del libro,<br />
Howard Fast ma il risultato fu un vero disastro (secondo le parole<br />
di Kirk) e l’incarico venne girato a Dalton Trumbo. Quest’ultimo,<br />
ancora sulla lista nera “anti-comunista” del senatore McCarthy, non<br />
poteva firmare il film a suo nome e lavorò sotto lo pseudonimo di<br />
Sam Jackson durante tutta la produzione di Spartacus. Douglas<br />
completò rapidamente il casting e strinse i contratti con Laurence<br />
Olivier (con cui aveva già girato Il Discepolo del Diavolo nel 1959),<br />
Charles Laughton e Peter Ustinov. Al contrario, trovare l’interprete<br />
femminile fu un problema quasi insormontabile. Dopo il rifiuto o<br />
la defezione di Ingrid Bergman, Elsa Martinelli e Jean Simmons, la<br />
scelta cadde su una perfetta sconosciuta di origini tedesche, Sabina<br />
Bethmann. Anche per il regista ci fu indecisione, così vennero<br />
snocciolati i nomi di David Lean e Martin Ritt, finché la Universal<br />
non impose Anthony Mann.<br />
Le riprese cominciarono il 27 gennaio 1959. Molto presto, Douglas ruppe ogni rapporto con Anthony Mann.<br />
Venerdì 13 febbraio, il regista venne silurato. Alcune scene girate da Mann figurano ancora nel montaggio finale<br />
(la miniera iniziale e la scuola dei gladiatori). Lo rimpiazzò un “giovane figlio di puttana” di nome Stanley Kubrick,<br />
allora trentaduenne, che Douglas aveva contribuito a lanciare, producendo e interpretando nel 1957 Orizzonti di<br />
Gloria. La produzione si riorganizzò e l’attrice Sabina Bethmann venne sostituita dalla più quotata Jean Simmons.<br />
Kubrick si trovò a gestire una situazione tesissima, innanzitutto aveva a che fare con attori-registi che avevano<br />
le loro idee sulla messa in scena. Soprattutto Laurence Olivier si lamentò con Douglas per l’inesperienza del<br />
giovane regista, rimpiangendo in continuazione la partenza di Mann. Laughton, invece, chiese a Ustinov di<br />
riscrivere alcuni dialoghi, mentre Douglas proponeva sistematicamente delle posizioni diverse per la macchina<br />
da presa. In più il tournage ebbe continue interruzioni: Jean Simmons dovette essere operata, Tony Curtis si<br />
danneggiò il tendine di Achille durante una partita a tennis e Kirk Douglas venne colpito da un virus. Girato<br />
in 167 giorni (6 settimane soltanto per la scena della battaglia finale), Spartacus esce sugli schermi americani<br />
il 7 ottobre 1960. Kubrick, allora sotto contratto con Douglas, non riconobbe il film nel suo montaggio finale<br />
di 184 minuti. Il regista da questa esperienza impara una lezione che non dimenticherà mai: d’ora in poi<br />
esigerà per contratto di avere il final cut su tutti i suoi film. Nonostante Spartacus sia un buon successo al<br />
botteghino non riuscirà mai a rientrare dei folli costi di produzione. Il film uscirà una seconda volta al cinema<br />
nel 1991, con una versione più lunga di 14 minuti. In particolare è stata reintegrata la splendida sequenza del<br />
corteggiamento omosessuale tra Olivier e Curtis. Il suono della scena originale era andato perduto: Tony<br />
Curtis si è ridoppiato, mentre la voce di Laurence Olivier, ormai scomparso, è stata “imitata” da Anthony<br />
Hopkins. Nel suo libro di memorie Kirk Douglas ha dichiarato sarcasticamente: “Spartacus si è rubato tre anni<br />
della mia vita, molto tempo in più di quello impiegato dallo schiavo Spartaco per combattere contro gli eserciti romani”.<br />
Spartacus, 2 dischi, Universal, 23,90<br />
DVD
12 visioni.in pillole di alessandro benvenuti bazar 10 <strong>2004</strong><br />
www<br />
Il nostro lato ridicolo<br />
Pur diventando sempre più intollerante, riesco a tollerare meglio<br />
qualsiasi cosa accada. La comprendo meglio, e così non riesco + a<br />
prendere posizione su nulla…<br />
Viaggiavo. Ascoltavo distrattamente per radio una canzone<br />
di Lucio Battisti. Il testo era di Panella, il paroliere della sua<br />
seconda stagione d’autore. Così ho pensato che una volta<br />
liberatosi di Mogol, il povero Lucio, prima che la sua vita<br />
finisse prematuramente, in effetti aveva ricominciato a vivere;<br />
a divertirsi, a giocare con la musica con una libertà gioiosa,<br />
quasi pericolosa. Non so quanto ci sia di vero in questa mia<br />
impressione - non conoscendo niente dei loro rapporti umani e<br />
professionali - ma all’improvviso il celebrato Mogol mi è apparso<br />
come un catenaccio, un dolore di testa, un cibo indigesto, un<br />
limite insopportabile. E molte di quelle canzoni che hanno fatto<br />
da colonna sonora alla mia gioventù mi si sono seccate sui rami.<br />
E i sentimenti che parevano rappresentare con tanta poetica<br />
precisione i nostri stati d’animo di allora, mi sono parsi dei calcoli<br />
matematici e insinceri costruiti a tavolino per infinocchiarci.<br />
Secondo me Mogol non è ciò che ci è sempre sembrato.<br />
Naturalmente è solo un pensiero mio... Ma tu guarda però cosa<br />
succede ad ascoltare distrattamente la radio.<br />
Anni fa ebbi dei problemi analoghi con Dio, (fra i due, penso che<br />
sarà più facile per me sbarazzarmi di Mogol!). Era il 20 agosto.<br />
Erano le 10,30. Ritornando da Subiaco, una volta passato il<br />
casello autostradale di Lunghezza (Roma est) ho sentito il bisogno<br />
di fermarmi accostandomi alla massicciata del piazzale. Alla radio<br />
parlavano di temi astronomici. Allora ho pensato che il sole è una<br />
immensa palla di benzina che brucia consumando se stessa piano<br />
piano. Fra 4 miliardi di anni il sole a un tratto morirà. Nel farlo<br />
si gonfierà fino all’orbita di Giove e uno spasmo celeste brucerà<br />
tutto ciò che troverà sul suo cammino. E Buster Keaton, i Beatles,<br />
Mozart, Beethoven, Leonardo da Vinci, sarà come non fossero<br />
benvenuti@bazarweb.info<br />
mai esistiti, perché nessuno potrà più ricordarli. L’eternità non si<br />
addice all’uomo. E vedevo quelli che, pagato il pedaggio, passavano<br />
pestando sull’acceleratore per guadagnare la corsia di sinistra prima<br />
della macchina successiva. Non si volevano far fregare insomma. Che<br />
se ne stesse dietro quello della Opel corsa, o della Renault Megane.<br />
Ognuno, viaggiando, si raccontava una storia e sorpassava gli altri<br />
con uno scopo preciso. Chissà chi si crede di essere la gente. E poi<br />
guardavo il sole. La nostra fonte di vita. La nostra pila con tanto di<br />
data di scadenza. E ho pensato che magari un piantino me lo potevo<br />
anche fare. Poi, l’indomani avrei ricominciato a non pensarci più. E<br />
avrei visto le figlie crescere sperando per loro ogni bene possibile.<br />
Ma mi fa tenerezza. Mi fanno tenerezza le nostre presunzioni. Se ne<br />
avessi il potere forse ammazzerei un bel po’ di gente. Lo farei perché,<br />
non so come, qualcuno mi ha instillato un senso di giustizia. Lo farei<br />
credendo di essere nel giusto. Ammazzerei quel tre per cento di<br />
imbecilli che ci sono fra i cristiani e fra i mussulmani. Poi ammazzerei<br />
gli imbecilli ebrei. Per gli indù non ho una posizione precisa. Penso<br />
però che loro non li toccherei. Li terrei d’occhio lo stesso, ma all’inizio<br />
mi dedicherei più a quelli che ho detto.<br />
Poi ho fatto un respiro profondo. Sto invecchiando. E’ normale. E<br />
pur diventando sempre più intollerante, riesco a tollerare meglio<br />
qualsiasi cosa accada. Mi sembra di essere maggiormente in grado di<br />
comprenderla, e perciò non riesco più a prendere posizione su nulla.<br />
Ma non mi sto anestetizzando. Rido di più. E delle tragedie vedo il<br />
lato ridicolo. L’uomo è ridicolo: basta guardare il destino sempre più<br />
televisivo che si è scelto. Ho avuto pietà per quelle povere creature<br />
di Beslan. Ho tenuto i giornali che raccontavano le loro storie. L’ho<br />
fatto perché sento il bisogno di rileggerle fra un po’. C’è qualcosa<br />
di incredibilmente osceno fra i loro poveri destini e la complicata<br />
semplicità che ha portato quella storia a finire com’è, purtroppo,<br />
finita. Ma io che ci posso fare? Posso farmi i complimenti perché<br />
finalmente il tiggì mi ha fatto piangere? Ho cercato di calarmi nei<br />
sogni di chi è sopravvissuto e ho avuto paura. Solo questo posso<br />
onestamente dire. Tutti quelli che condannano (o quasi) mi fanno<br />
schifo comunque e nel loro piccolo puzzano di letame come quelli che<br />
vorrebbero puzzassero più di loro. A tal proposito, visto che io sono<br />
quello che parla di cinema, chi non l’avesse ancora fatto si guardi<br />
Dogville. Non è tanto la forma, che di per se è geniale, ma sono le<br />
parole. Splendide nel descrivere chi realmente siamo.
mottola@bazarweb.info<br />
Il Lato Oscuro<br />
La rappresentazione a tinte fosche del futuro trans-umano in<br />
titoli come Deus Ex e System Shock è una “tara” che i videogiochi<br />
hanno ereditato dalla letteratura sci-fi, in particolare da William<br />
Gibson, il padre del cyberpunk. Nel mondo raccontato dai suoi<br />
memorabili “Neuromante” e “Johnny Mnemonic” le persone<br />
possono ampliare le proprie facoltà mentali, immagazzinare<br />
dati nel proprio cervello usandolo come un hard disk e rendere<br />
trans-umano il proprio corpo: la tecnologia del prossimo secolo<br />
permette, ad esempio, di sfidare le leggi della natura e di allungare<br />
la vita a dismisura, di rendere i propri arti delle armi grazie a<br />
lame retrattili sottocutanee, di sostituire gli occhi con ben più<br />
efficaci visori a infrarossi. I passi da gigante che la biotecnologia<br />
sta compiendo in questa direzione rendono plausibili i racconti di<br />
Gibson e alimentano le speranze del movimento Transumanista<br />
per un miglioramento sensibile della vita. Ma il futuro (pre?)visto<br />
dallo scrittore americano è ben diverso da quello auspicato<br />
dai transumanisti: la tecnologia è ancora a portata di pochi e<br />
l’ibridazione fra carne e silicio genera mostri (uomini simili a<br />
macchine e macchine che iniziano a pensare come uomini). Gibson<br />
(come Philip K. Dick prima di lui) ci avvisa dei pericoli nascosti in<br />
uno sviluppo tecnologico che, senza etica e asservito alla legge del<br />
profitto, rischia di diventare una gabbia che offre all’uomo, con il<br />
cyberspazio e la realtà virtuale, una sola libertà: quella di potersi<br />
credere altrove.<br />
bazar 10 <strong>2004</strong> videogiocando di giuseppe mottola 13<br />
TRANSUMANESIMO:<br />
Nelle trame degli sparatutto e dei giochi<br />
di ruolo fantascientifici c’è un’overdose di<br />
pessimismo che stroncherebbe chiunque:<br />
invasioni aliene, intrighi di potere, società<br />
implose, economie collassate, IA impazzite.<br />
E i giocatori sono chiamati a risolvere la<br />
situazione impersonando super-uomini<br />
dotati di impianti neurali e innesti bionici.<br />
Avete mai voluto essere come loro?<br />
Allora siete sulla buona via per diventare<br />
transumanisti. Il Transumanesimo è<br />
un movimento culturale che incoraggia<br />
il potenziamento degli esseri umani<br />
attraverso la tecnologia. L’eroe di Deus<br />
Ex 2 o di System Shock è un abbozzo<br />
di ciò che i transumanisti chiamano<br />
post-umano, un uomo potenziato<br />
(trans-umano) che ha spinto ai limiti il<br />
proprio auto-accrescimento: ha capacità<br />
intellettuali e fisiche straordinarie, non<br />
invecchia, non s’ammala e non muore.<br />
I potenziamenti dei protagonisti di<br />
sparatutto e gdr sci-fi sono alcuni fra<br />
i mezzi che i transumanisti ritengono<br />
necessari per diventare post-umani:<br />
nanotecnologia molecolare, ingegneria<br />
genetica, interfacce neurali, strumenti<br />
avanzati per gestire le informazioni e<br />
innesti bionici. Ma mentre nei videogiochi<br />
questo accrescimento ha fini distruttivi<br />
(uccidere meglio) per i transumanisti ha<br />
fini costruttivi (il benessere dell’umanità).<br />
Alcuni frutti positivi e negativi di queste<br />
tecnologie sono ben mostrati in Alpha<br />
Centauri: vasche di clonazione, fabbriche<br />
di operai genetici, nanoreplicatori,<br />
bombe quantiche, matrici telepatiche,<br />
computer senzienti. Già, computer<br />
senzienti. Secondo alcuni i primi postumani<br />
saranno proprio delle Intelligenze<br />
Artificiali. Avremo dei super fratellini al<br />
silicio? Forse... Per saperne di più basta<br />
puntare su http://transhumanism.org/<br />
index.php/WTA/languages/C49.<br />
capacità all’ennesima potenza<br />
Metà Super-uomo, metà cow boy della Rete: è<br />
il protagonista dei videogiochi sci-fi, presagio<br />
di ciò che saremo<br />
I game designer hanno trovato nel Transumanesimo<br />
terreno fertile per sviluppare le trame dei giochi,<br />
d’altronde biotecnologie, innesti bionici e incrementatori<br />
di prestazione sono talmente in voga in questi anni da<br />
rendere inevitabile la loro presenza. Nella fortunata saga<br />
horror di Resident Evil una grossa casa farmaceutica,<br />
la Umbrella Corporation, conducendo esperimenti<br />
genetici per creare i soldati perfetti diffonde un virus<br />
letale che scatena un’orda di creature ibride e zombi;<br />
il destino del mondo è nelle mani del protagonista,<br />
costretto a combattere contro questi nemici quasi<br />
transumani. In Anarchy Online i transumani siamo<br />
noi: ci possiamo potenziare con innesti sottocutanei,<br />
nano-teconologie e poteri psichici. Ambientato in un<br />
mondo cyberpunk chiamato Rubi-Ka, questo MMORPG<br />
sci-fi sfrutta scenari alla Philip Dick anziché riproporre<br />
la solita ambientazione fantasy, un regalo agli amanti<br />
di Blade Runner. In Deus Ex 2 vestiamo i panni di Alex<br />
Denton, agente che combatte il terrorismo con armi e<br />
impianti genetici, i Bio-Mod, che posti in certe parti del<br />
corpo aumentano le sue prestazioni e gli permettono di<br />
fronteggiare ogni tipo di situazione. Per ora questi sono<br />
solo giochi, ma un domani tutti noi potremo compiere<br />
azioni inimmaginabili con un chip nascosto sotto la pelle.
14 di caterina gonnelli onde bazar 10 <strong>2004</strong><br />
Voglia di esotico: gli orizzonti di Hot Bird<br />
Il ritorno dalle vacanze è stato traumatico? Inutile nascondersi dietro la “sindrome da rientro” di cui tutti parlano<br />
e che immancabile, ogni anno si ripresenta tra settembre e ottobre. Non rimane che buttarsi nel marasma della<br />
tv satellitare, che, a dispetto della tv generalista, pare non conoscere ferie. Sempre più numerosi i canali in chiaro<br />
e a pagamento orientali, soprattutto se consideriamo che nel nostro Paese esistono più di tre milioni di parabole<br />
adibite alla loro ricezione. Ci concentreremo su quelli a pagamento, che in teoria dovrebbero garantire una certa<br />
qualità dei programmi anche se, come accennato in un precedente numero di <strong>Bazar</strong>, le risate nei programmi<br />
“free”certo non mancano, soprattutto grazie ai mitici “melodrammi”. Sono 4 i bouquet asiatici a pagamento:<br />
Zee Tv, Ary Digital, Pehla e Dish Asia Network trasmessi dal satellite Hot Bird. Zee Tv è affiancato dalla<br />
rete tematica Zee Cinema che snocciola film coloratissimi e musicatissimi. Il merito è di Bollywood, l’instancabile<br />
macchina cinematografica che ha da tempo ampiamente superato Hollywood nel numero di pellicole prodotte. In<br />
arrivo anche un terzo canale nello stesso bouquet, ETC Alpha Punjabi, dove protagonista è la comunità indiana<br />
di lingua panjabi e i suoi bellissimi turbanti, regione nota al pubblico occidentale grazie al successo della canzone<br />
“Panjabi Music”che almeno una volta nella vita tutti abbiamo ballato e ascoltato. Pehla è il bouquet formato da<br />
numerosissimi canali ben confezionati tra i quali Sony Tv, Geo Tv e ten Sport dedicato alle discipline sportive<br />
asiatiche e al cricket e direttamente dalla capitale New Dehli Television per gli amanti delle news dell’ultima ora.<br />
Ary Digital è invece il primo canale in lingua urdu con vocazione sportiva mentre Dan Dish Network, con sei canali<br />
in lingua tamil e cingalese spazia dalla musica all’informazione, dallo sport al cinema fino all’intrattenimento. Se gli<br />
immigrati nepalesi, pakistani, indiani, cingalesi e del Bangladesh che si abbonano a questi canali aumentano ogni<br />
anno, gli italiani, affascinati dalla cultura e dai costumi indiani, non sono certo da meno.<br />
Music Box Italia: il juke box del<br />
nuovo millennio<br />
Per chi si sente un po’ Zorro e vuole lasciare la propria<br />
firma o semplicemente ama l’interattività ecco un canale<br />
che fa per voi: Music Box Italia, da tempo diffuso in<br />
Europa soprattutto dell’Est, in India e in Israele e ora<br />
approdato nel nostro Paese. Si tratta di un nuovo canale<br />
satellitare di intrattenimento visibile in chiaro e sullo Sky<br />
Box al numero 821, che 24 ore su 24, trasmette videoclip<br />
scelti in tempo reale dai telespettatori. Veloce, diretto,<br />
è l’erede del vecchio juke box dei nostri genitori: al posto<br />
della monetina un sms o una telefonatina, e nell’arco di un<br />
minuto si accede al proprio videoclip preferito scelto da<br />
una lista perennemente visibile sullo schermo. Attraverso<br />
la selezione del videoclip ognuno diventa protagonista e<br />
responsabile del successo di un cantante che nel giro di<br />
poco tempo può salire in vetta alla classifica dei brani e<br />
relativi video più scelti oppure precipitare agli ultimi posti.<br />
L’archivio di Music Box possiede attualmente oltre 20.000<br />
videoclip e contiene brani in oltre 15 lingue e generi.<br />
Niente presentatori, niente pubblicità ma solo tanta,<br />
tanta musica. Vi pare poco?<br />
foto www.oltremara.com<br />
gonnelli@bazarweb.info<br />
LA TELE LA<br />
FACCIO IO<br />
Le tv esotiche in lingua panjabi e cingalese ci seducono con<br />
colori e suoni. E su Music Box la musica la decidiamo noi, come<br />
un vecchio juke box. Mentre i lettori incalliti si ritrovano su<br />
Cult. A ciascuno la sua tele.<br />
Leggere in tv: “Cult” e il<br />
magico mondo dei libri<br />
Le nuove generazioni non leggono, non<br />
approfondiscono, divorano notizie senza ricordare,<br />
consumano e gettano: a sentire sociologi e<br />
intellettuali il caro vecchio libro, fatto di carta e<br />
inchiostro, rischia l’estinzione. Tutta colpa della<br />
tv, dicono, e in buona parte di internet. E invece,<br />
proprio dal mondo dello schermo, arriva la smentita:<br />
Cult Network Italia dedica uno spazio a libri,<br />
scrittori, editori e personalità di rilievo della cultura<br />
italiana e internazionale per soddisfare curiosità e<br />
sete di sapere che la tv in chiaro sembra ignorare.<br />
Una finestra sulla contemporaneità che individua gli<br />
scrittori di oggi come i narratori del nostro tempo.<br />
E’ proprio vero che non si finisce mai di imparare!
aldi@bazarweb.info<br />
Generazione Cocktail<br />
www.rai.it<br />
Gli amanti dei trend più bizzarri si saranno certo accorti che negli ultimi anni<br />
sono tornate di grande attualità, riproposte tout court o remixate, alcune<br />
musiche anni ‘ 50 e ‘ 60 legate ai riti del cocktail. Si ascoltano sempre più<br />
spesso al cinema, in televisione e naturalmente alla radio. Sono musiche<br />
che rivelano uno spiccato gusto per le atmosfere esotiche, e che spesso<br />
fanno parte di colonne sonore di film e telefilm di culto. E’ parte del fenomeno<br />
lounge, attorno a cui è sorto un vero e proprio movimento. I dischi, però,<br />
sono difficilmente reperibili sul mercato. Ma il mondo è pieno di sorprese: da<br />
qualche anno ricercatissime selezioni di lounge, exotica, kitch groovin’ ed easy<br />
leastening, incluse canzoni strane e incredibili, si possono ascoltare anche su<br />
Radio Rai. La trasmissione si chiama Ultrasuoni Cocktail, ed è ideata e condotta<br />
da Francesco Adinolfi, critico musicale e responsabile di Ultrasuoni (le pagine<br />
musicali di Alias, il settimanale culturale del Manifesto), nonché uno dei massimi<br />
esperti dell’argomento: è anche l’autore di “Mondo Exotica - Suoni, visioni<br />
e manie della Generazione Cocktail”, libro uscito per Einaudi che ripercorre<br />
la storia e ricostruisce la trama della lounge culture nei diversi ambiti della<br />
musica, del cinema e della letteratura. La sua infinita passione, l’impareggiabile<br />
preparazione, e la simpatica conduzione fanno di Ultrasuoni Cocktail<br />
un programma cult per gli amanti del genere, ma anche un programma<br />
da ascoltare in pieno relax solo per gustare un po’ di quelle affascinanti e<br />
intramontabili atmosfere, seppure dal nostro divano (comodo ma ormai un po’<br />
consumato…) anziché dal bordo di una piscina hollywoodiana.<br />
Ultrasuoni Cocktail. Radio 2 Rai. Ogni sera, dal lunedì al venerdì, dalle 19.30 alle<br />
20.00.<br />
Con Francesco Adinolfi. A cura di Federica Trippanera. Regia di Luca Cucchetti.<br />
bazar 10 <strong>2004</strong> sintonie di giulia baldi 15<br />
Tutti giù dal letto!<br />
Comincia alle 7 del mattino una<br />
delle trasmissioni radiofoniche<br />
più energiche del momento. Per<br />
curiosare con ironia tra fatti e<br />
misfatti. A sera invece ci si rilassa<br />
tra arte e lounge music.<br />
Platinissima<br />
www.deejay.it<br />
La mattina presto siamo tutti ancora assonnati, troppo pigri e poco<br />
lucidi. Tutti tranne Platinette! Avete mai provato a sintonizzarvi su<br />
Radio Deejay dal lunedì al venerdì dalle 7 alle 9? Sarete trascinati<br />
giù dal letto dall’energia della bionda più amata d’Italia, e dalla sua<br />
capacità di informare e destare le coscienze con allegria e ironia.<br />
“Platinissima” infatti è una trasmissione dal taglio giornalistico.<br />
Notizie, approfondimenti, interviste e l’immancabile parere del<br />
pubblico sono alla base di questo programma in equilibrio tra<br />
attualità e varietà, durante il quale si smascherano tutte le cattive<br />
abitudini degli Italiani, a partire dalla peggiore e più diffusa: “si fa<br />
ma non si dice”. Chi vuole partecipare attivamente a Platinissima<br />
può farlo mandando il proprio contributo con una e-mail all’indirizzo<br />
platinissima@deejay.it. Giù dal letto!!!<br />
Invito all’arte e urban<br />
stories<br />
www.radio24.it<br />
Una interessante e utile trasmissione di Radio24-Il<br />
Sole 24Ore è dedicata all’arte. E’ “Invito all’arte”, condotta da Adriana Fracchia. Va in<br />
onda ogni sabato dalle 20.30 alle 21.00, e sul sito della radio è anche possibile trovare i<br />
file audio delle trasmissioni passate, archiviati in ordine cronologico. Ascoltando “Invito<br />
all’arte” si possono avere tante informazioni sugli appuntamenti d’arte in corso, ma anche<br />
approfondimenti critici, curiosità e anticipazioni su mostre ed esposizioni future e iniziative<br />
culturali in qualche modo connesse al mondo dell’arte. Non mancano, poi, notizie utili<br />
anche da musei e sedi espositive internazionali. In sintesi una finestra sul mondo dell’arte<br />
e degli artisti. Una finestra che inevitabilmente si apre anche sul mondo delle arti applicate,<br />
dal design all’architettura. Insomma, ciò che di più bello ci circonda.<br />
Ha avuto in qualche modo a che fare con l’architettura e l’urbanistica, o meglio, con la<br />
storia e l’attualità delle grandi città, un’altra trasmissione di Radio24-Il Sole 24Ore andata<br />
in onda tutta l’estate. Anche in questo caso le puntate passate sono disponibili sul sito<br />
della radio, ma solo fino alla prima settimana di questo mese. Il titolo era”Urban. Eventi e<br />
storie dalle città”. Ideata con intelligenza da Alessandro Agostinelli e da lui condotta con<br />
sensibilità, ha affrontato temi come “le città alla moda”, “le città universitarie”, “I luoghi delle<br />
canzoni”, “le città del divertimento”; ma anche “Le città e il Medioevo, “I centri storici”, “La<br />
mobilità cittadina”. Agostinelli ci ha raccontato di aver riscontrato il profondo interesse degli<br />
ascoltatori/cittadini verso programmi che discutono approfonditamente di temi e problemi<br />
concreti e raccontano in maniera diffusa ciò che ci sta intorno. Siamo certi che è così.<br />
Perciò, speriamo che la trasmissione prima o poi riprenda.
16 di carla romana antolini scene bazar 10 <strong>2004</strong><br />
Attori immobili in scene vuote<br />
Nel tempo dell’abbondanza (di immagini e notizie) Massimiliano<br />
Civica propone la sottrazione. Su un palco spoglio i protagonisti<br />
sono il racconto e l’immaginazione dello spettatore.<br />
In un oggi che abbonda di immagini e notizie, che sovrabbonda di sensazionale e di cose “da non perdere”, si ama molto un lavoro che gioca<br />
sulla sottrazione di enfasi, immagini ed emozioni provocate da sovrapposizioni di diversi linguaggi. Nel “Grand Gugniol” di Massimiliano Civica quattro<br />
uomini recitano tre testi del teatro del terrore di fine ottocento, tre storie che hanno come protagoniste delle donne. Qui il teatro è presente per farci<br />
immaginare ciò che non c’è. Lo spettatore deve vedere con la mente delle donne, quando in scena ci sono solo uomini, deve ricostruire delle storie<br />
e deve vivere personalissime emozioni, perché gli attori non ci concedono nulla se non il piacere del racconto. Anche le braccia degli attori sono<br />
spesso conserte o poste dietro la schiena, mentre la scena è completamente vuota. In un oggi dove è protagonista la fretta, il pensiero in movimento, la<br />
trasversalità e la multimedialità, Massimiliano Civica ci comunica il desiderio di essenzialità e di immobilità, di storie chiare e di psicologie non contorte,<br />
pure nel loro bisogno di amore o di odio. Lo spettatore diviene protagonista e rivive le storie di donne che cercano una qualità alta della vita, che<br />
chiedono ai loro uomini un’attenzione ai dettagli dello stare insieme. Ne “L’artiglio” una donna ha sposato un despota che non la lascia vivere, ha già<br />
conosciuto un uomo che le fa battere il cuore e proprio quella vecchia casa decrepita abitata dal marito e dal suocero la porterà alla liberazione. Una<br />
scala fradicia della cantina sarà fatale per il marito, e se anche la donna lo sapeva, lo fa scendere per avvicinarsi alla liberazione. In “Passa la ronda” una<br />
carcerata farà di tutto per essere dopo molto tempo abbracciata da una guardia carceraria, ma questa, di fronte alla paura di essere punita, finirà per<br />
ucciderla. Ne “Il ritorno” il gioco del dover immaginare si raddoppia. Infatti una donna che ha perso il marito giovane lo attende ogni sera e finge che<br />
non sia mai morto. Da ormai dieci anni al castello si replica la farsa dell’atteso ritorno con la complicità di alcuni amici che pensano così di dare sollievo<br />
al dolore della donna, ma anno dopo anno i complici diminuiscono, stanchi, spaventati o morti. Gli attori che raccontano le storie dando vita a immobili<br />
dialoghi sono i bravi Andrea Cosentino, Mirko Feliziani, Antonio Taglierini e Daniele Timpano.<br />
I testi utilizzati fanno parte del fondo “Sainati” della Biblioteca Nazionale Burcardo di Roma, e sono gli originali copioni manoscritti utilizzati dalla<br />
Compagnia Sainati, unica compagnia italiana di Grand Guignol operante in Italia agli inizi del ‘900.<br />
Compagnia Civica-Cosentino-Feliziani-Tagliarini-Timpano<br />
Grand Guignol di Massimiliano Civica, con Andrea Cosentino, Mirko Feliziani, Antonio Tagliarini, Daniele Timpano<br />
Pontedera (Pi). Generazione Pontedera Festival. Fondazione Pontedera Teatro, Via Manzoni 22. 7 ottobre. Tel. 058755720<br />
Contro il pregiudizio<br />
Su un palcoscenico trasformato in giardino zen l’autore e regista sino-americano Ping<br />
Chong sa mostrarci la diversità come una ricchezza cui non dobbiamo né possiamo<br />
rinunciare. “Undesirable elements” è definito uno spettacolo stimolante e coraggioso che<br />
propone un interessante contraddittorio sul tema dell’immigrazione che ribalta pregiudizi<br />
e stereotipi di cui spesso neanche ci accorgiamo. Il noto regista teatrale, coreografo e<br />
creatore di video e installazioni è in scena con una statunitense del midwest e una del<br />
sud, un’iraniana e una libanese. Le storie personali di questi emigranti si intrecciano e<br />
si confondono, e dal confronto scaturisce una sorprendente condivisione di valori e<br />
percorsi, una nuova disposizione all’ascolto e alla comprensione reciproca.<br />
In inglese con sottotitoli in italiano, lo spettacolo in prima nazionale incuriosisce perché<br />
l’ideatore è stato a lungo uno dei principali interpreti di Meredith Monk e perché il tema<br />
del pregiudizio è ancora da denunciare con tutta la forza dell’arte.<br />
Undesirable elements di Ping Chong e Talvin Wilks, con Ping Chong, Angel Gardner,<br />
Leyla Modirzadeh, Tania Salmen e Tek Tomlinson.<br />
Roma. Romaeuropa Festival. Teatro Palladium Università Roma Tre. piazza Bartolomeo<br />
Roman 8. Dal 15 al 17 ottobre, ore 21.00. Info 800 795525. www.romaeuropa.net<br />
antolini@bazarweb.info<br />
Chicche dal RomaeuropaFestival<br />
Al festival Romaeuropa il nuovo spettacolo di Emma Dante,<br />
la giovane regista siciliana che si è rapidamente affermata<br />
nella scena nazionale con MPalermu e Carnezzeria prima e<br />
Medea poi, interpretata da Iaia Forte. Qui, in questo Vita mia<br />
la giovane regista torna a lavorare con il suo gruppo di giovani<br />
attori siciliani. Una madre guarda con occhi dolci e tristi i tre<br />
figli che ha di fronte insegnandogli che la vita è il bene più<br />
prezioso. Ma anche la vita fugge, e non si sa bene a chi è dato<br />
restare e chi deve invece partire. La vita è una corsa intorno a<br />
un letto e qui diviene centrale il disperato tentativo di ritardare<br />
il più possibile questo ultimo giro prima della morte. Tra i figli<br />
interpretati da Enzo Di Michele, Giacomo Guarnieri e Alessio<br />
Piazza chi sarà il prescelto? Anche la madre (Ersilia Lombardo)<br />
non ha alcun potere. Tutto è immobile: gesti, ricordi, parole di<br />
conforto e rimorsi, e anche quell’ultimo respiro di pulsazione<br />
del cuore che si ripete all’infinito.<br />
Vita mia. Testo e regia di Emma Dante, con Enzo di Michele,<br />
Giacomo Guarneri, Ersilia Lombardo, Alessio Piazza.<br />
Roma. Romaeuropa Festival. Villa Medici. piazza Trinità<br />
dei Monti, 1. Dal 27 al 31 ottobre. Tel. 800795525<br />
– www.romaeuropa.net<br />
Sempre al Romaeuropa Festival i Motus presentano una<br />
performance video ispirata a Pier Paolo Pasolini. Scegliendo<br />
la prospettiva di un’auto da corsa, i Motus hanno inventato<br />
un tragitto spaziale e ideale nell’immagine in movimento per<br />
ripercorrere l’universo percettivo marginale che ha segnato<br />
la visione e l’opera di Pasolini. Il gruppo riminese si sofferma<br />
su strade di passaggio, zone di accumulo e d’abbandono dei<br />
rifiuti materiali e umani che la città tenta di espellere ma che<br />
rimangono nella sua orbita, incubi estranei eppur familiari. In<br />
Schema di Viaggio si percorrono le terre di nessuno che il Bel<br />
Paese fa finta di non vedere, deserti custoditi da mostri edilizi<br />
e post-industriali, nuove periferie che tutti attraversiamo senza<br />
più notare, facilmente rimosse da percezione e coscienza.<br />
Schema di Viaggio. Performance video di Enrico Casagrande<br />
e Daniela Nicolò.<br />
Roma. Romaeuropa Festival. Teatro Palladium. piazza<br />
Bartolomeo Romano 8. 30 e 31 ottobre. Tel. 800795525<br />
– www.romaeuropa.net
antolini@bazarweb.info<br />
Phaedra’s<br />
love: dolore e<br />
desiderio<br />
Una tragedia sanguinolenta<br />
sulle note dei Massive Attack<br />
Come per sfondamento le azioni si avvicinano sempre di<br />
più al pubblico ineluttabilmente partecipe al gioco degli<br />
attori che palesano l’artificio di relazioni tra i protagonisti,<br />
tra sopraffazione e ambiguità. In una scatola bianca<br />
Fabrizio Arcuri mette in scena il Phaedra’s love di Sarah<br />
Kane, autrice che ci ha lasciato pochi testi che indagano<br />
le ineluttabili voragini del dolore e del desiderio. In<br />
quest’operazione, dove il testo è rispettato integralmente,<br />
colpisce la capacità del regista della romana Accademia<br />
degli Artefatti, che si confronta con un testo e con nuovi<br />
attori (i Numeriprimi di Parma), di riuscire a rimandare<br />
la ricerca espressiva e linguistica del testo inglese con<br />
immaginari complessi e ricercati che guardano alla<br />
tragedia senechiana come al grand guignol, ma anche alla<br />
ben nota necessità di sangue e violenza che appartiene<br />
all’oggi. Ippolito, (ben interpretato da Fabrizio Croci, in<br />
tutta la fiacca e la non curanza di chi rimane a guardare ciò<br />
che gli succede intorno) apre lo spettacolo tra pacchetti di<br />
patatine, giochi elettronici, televisione e una masturbazione<br />
consumata con noia in un calzino usato. Potentemente<br />
fragile è Fedra che mostra da subito il suo insano amore per<br />
il figliastro, rivelato dalla luminosità dei sorrisi della brava<br />
Simonetta Checchia. In un imponente abito elisabettiano è<br />
debole, quasi psicopatica, non smette mai di tormentarsi i<br />
capelli arricciandoseli e non si interessa della figlia Strofe se<br />
non quando il rapporto diviene la contesa delle attenzioni<br />
di Ippolito. Tutti i personaggi sono pronti a dare consigli<br />
su come agire e come vivere. Anche il medico (Antonluigi<br />
Gozzi) che visita Ippolito più che fare una diagnosi,<br />
catturato nel suo ruolo di sapiente da guanti antisettici<br />
e borsa professionale, vomita giudizi. Strofe (Francesca<br />
Zagaglia come una modella di Vanessa Beecroft) incita la<br />
madre a lasciar stare Ippolito, e il prete (lo stesso Gozzi)<br />
andando a trovare il giovane già incarcerato per farlo<br />
pentire, preferirà assaggiare il suo sesso, sottomettendosi al<br />
suo potere più che al peccato contro la religione. E per un<br />
rapido sorriso con una leggerezza da fiction si manifestano<br />
le tragiche conseguenze dei moralismi di ieri e di oggi.<br />
Pareti bianche cadono dall’alto restringendo lo spazio<br />
scenico tra musiche dei Massive Attack e Nick Cave,<br />
mentre la tragedia si consuma nella morte di tutti i<br />
protagonisti. Si impicca Fedra, dopo aver palesato il suo<br />
desiderio verso Ippolito in un rapporto orale. E solo qui<br />
arriva la prima emozione di Ippolito che annuncia “ce ne<br />
volevano di momenti così”. Finisce a ridosso del pubblico<br />
la scena in cui la tragedia diviene più sanguinolenta, dove<br />
Teseo (Rocco Antonio Bucarello) uccide entrambi i figli e<br />
si recide la gola con una lametta che sparge sangue tra le<br />
molte bambole, cadute dall’alto, con cui il re attua una<br />
fisicissima battaglia.<br />
Phaedra’s Love di Sarah Kane. Con Simonetta Checchia,<br />
Fabrizio Croci, Antonluigi Gozzi, Francesca Zagaglia. Regia<br />
di Fabrizio Arcuri<br />
Bologna. Cassero. Via Don Minzoni 18. 3 e 4 ottobre. Tel.<br />
0516494416<br />
bazar 10 <strong>2004</strong> scene di carla romana antolini 17<br />
Per scoprire ancora i monumenti di Roma<br />
Purtroppo solo fino al 2 ottobre per il romano Festival Esplor/Azioni, diretto da Gioia<br />
Costa, sulle Terrazze dei Mercati di Traiano, Iaia Forte darà vita a una delle voci<br />
emblematiche di Roma: la scrittrice Elsa Morante. Ogni creazione proposta dal festival<br />
è infatti legata a Roma. Ogni appuntamento permette di “esplorare” un luogo con<br />
la guida degli attori, all’interno di un evento unico, costruito per la rassegna. Esplor/<br />
azioni risponde inoltre a una volontà del teatro contemporaneo: cercare in altri spazi<br />
nuovi modi del racconto teatrale. E’ la risposta a un desiderio degli artisti, suggestionati<br />
dall’assenza di confini fra loro, l’opera e il pubblico. In questa quinta edizione gli<br />
artisti restituiranno vita a personaggi del passato che, in forme diverse, hanno abitato il<br />
luogo scelto per la rappresentazione, aprendosi alle parole e all’anima di grandi figure<br />
dell’arte e della letteratura. Attraverso schegge della “Storia” Iaia Forte ricostruirà la<br />
visione che ella aveva della città eterna. Nelle pagine della Morante, le passeggiate di<br />
Ida nel ghetto, veder Roma con gli occhi di un tenente tedesco, o, ancora, ammirare in<br />
una folata di vento Piazza del Popolo, Piazza Venezia, Via Veneto, il Gianicolo, Piazza<br />
Navona, San Pietro, sono l’occasione per scoprire una seconda città dentro la prima e<br />
ammirare con nuovo sguardo le strade, le piazze, le proporzioni e i colori di pietre che<br />
richiamano alla loro ombra il mondo intero.<br />
Iaia Forte – Elsa Morante<br />
Roma. Esplor/azioni. Terrazze dei Mercati di Traiano, via IV Novembre 94. Fino al 2<br />
ottobre. Tel. 0677591443
18 di carla romana antolini scene bazar 10 <strong>2004</strong><br />
Tempus et corpus<br />
La quotidianità del vivere, il tempo che fugge, la misteriosa<br />
inconciliabilità tra la nostra interiorità e lo scandire dei<br />
minuti. E poi il corpo, sublime completamento della<br />
creazione. Tra danze e nuove tecnologie video.<br />
Danza und Tanz<br />
Crown of Creation<br />
Il teatro è uno strumento sensibile con<br />
cui prendere atto di trasformazioni che<br />
avvengono nel tessuto sociale. Succede<br />
a Torino fino al 7 ottobre con la rassegna<br />
La via del mito - dall’India all’Europa. A dare<br />
corpo e voce al mito, a interpretarlo con<br />
modalità e discipline differenti, sono tre<br />
spettacoli appositamente creati per l’Espace.<br />
A ottobre Raphael Bianco, coreografo<br />
e danzatore di origine indiana, firma le<br />
coreografie di Crown of creation (dal 3 al<br />
7 ottobre), spettacolo in prima assoluta<br />
che esplora l’idea indiana del corpo come<br />
momento finale e assoluto della creazione,<br />
intrecciando la danza alle nuove tecnologie<br />
video. Crown of creation è la definizione<br />
che il filosofo indiano Sree Aurobindo<br />
dà del corpo umano, ovvero corona,<br />
completamento sublime della creazione.<br />
A differenza della visione occidentale<br />
giudaico-cristiana, il corpo in India è<br />
concepito ancora oggi (almeno per gli indù)<br />
come veicolo privilegiato per raggiungere<br />
il trascendente ed entrare in contatto con<br />
l’essenza più segreta dell’universo. E’ da<br />
questa dimensione corporea che Bianco<br />
affronta il tema della rassegna La via del Mito<br />
– dall’India all’Europa, evitando di portare in<br />
scena folcloristicamente danze indiane e<br />
costumi, tanto meno musiche tradizionali,<br />
che spesso non si prestano a un lavoro<br />
contemporaneo, poiché troppo vincolanti<br />
e legate a manifestazioni tradizionali del<br />
costume e della religione indù.<br />
Bianco lavora, dunque, su corpo, mito e<br />
violenza. E se mentre per il corpo e per<br />
la violenza il discorso è apparentemente<br />
più semplice, poiché sono presenti oggi<br />
come nell’antichità, il mito o meglio una<br />
meditazione sul mito e la poesia in tutte le<br />
sue forme diviene il nucleo più interessante<br />
di questo progetto.<br />
La via del Mito – dall’India all’Europa.<br />
Espace. Via Mantova 38, Torino. Fino al 7<br />
ottobre. Tel. 0112386067<br />
Il festival Danza und Tanz che mette da cinque anni a confronto la danza italiana e la danza tedesca ad ottobre sarà al Teatro del Campo<br />
Barbarico, nuovo spazio nato da un edilizia postindustriale pensato per il teatro e la danza, dopo aver abitato a Roma il Teatro Vascello e il Furio<br />
Camillo. Qui il 4 e 5 ottobre il gruppo berlinese Blicke propone nella stessa serata “Beziehungsweise” per due danzatori e “Ueber die Bewegung”<br />
un assolo in prima nazionale. Blicke è un gruppo che unisce alla tradizione del Tanztheather l’antica arte del movimento giapponese Kinomichi. I<br />
temi ricorrenti delle loro ultime creazioni affrontano la quotidianità del vivere attraverso un teatro fatto di piccole storie che s’intrecciano nel<br />
contesto coreografico. Nello stesso spazio a seguire anche le due compagnie romane che organizzano la rassegna. Travirovesce con Memoria Zero<br />
propongono in prima assoluta Appuntamenti in Nero, indagini di musica e danza che si interrogano sui significati della parola stile. In circostanze speciali<br />
(l’oggi) si formerà uno stile irriconoscibile, somma e negazione di tutti gli altri stili, determinato dalle scelte quasi imposte dal frastagliamento e dalla<br />
poliedricità della realtà contemporanea. Sono tre appuntamenti : “O’WATT - Come liberarsi dei fili per diventare elettrici”; “ZUPPILIA - Come<br />
crescere in altezza ignorando l’acustica” ; “VIBRASLAP - Composizione in forma scomposta di quattro danze concrete”. I Sistemi Dinamici<br />
Altamente Instabili propongono Tonine, dove in quattro diversi paesaggi il corpo rimane il luogo di attraversamento e sconfinamento per<br />
popolare di visioni l’immaginario reale. Quattro corpi abitano lo spazio delle proprie particolari ossessioni; corpi soggetti alla mobilità precaria cui li<br />
spinge una naturale condizione di spaesamento. La partitura elettronica originale dei Surya.Lab, sostiene gli ambienti abitati dalla danza, interviene<br />
sull’aleatorietà strutturale che rimane una scelta, per una coreografia dichiaratamente aperta, esperienza viva. Le immagini in movimento di Riot<br />
generation video, raccolgono i corpi, costruiscono l’ambiente della danza ma privano anche il corpo del senso di appartenenza, per abbandonarlo,<br />
perso nelle logiche emotive di un ambiente solitario fatto di visioni autonome.<br />
Danza und Tanz, Teatro del Campo Barbarico. Via Anicio Paolino, 27 Roma. Dal 4 ottobre al 9 ottobre ore 21,30 Tel. 0697616026<br />
Tempus fugit<br />
Dal Festival D’Avignone arriva a Roma con Il Romaeuropa Festival anche Tempus fugit di Sidi Larbi Cherkaoui. Il<br />
tempo è, come dimostra il titolo, il tema principale del nuovo lavoro del regista e coreografo marocchino che si è rivelato<br />
lo scorso anno al pubblico romano con Foi. Qual è il nostro rapporto con il tempo? Ogni cultura interpreta e concepisce<br />
questo dimensione apparentemente universale in modo diverso. Cherkaoui, partendo dalla sua personale esperienza di<br />
confine fra due civiltà distanti (è belga ma di origini marocchine), ci racconta come l’esperienza temporale partecipi della<br />
nostra concezione del mondo. Dieci danzatori in scena ci rivelano un misterioso orologio a volte dissonante e inconciliabile<br />
con una realtà interiore che ci fa apparire estranea e irriducibile. Sidi Larbi Cherkaoui e i danzatori de Les Ballets C. de la<br />
B. utilizzano i loro corpi come un nuovo strumento per conoscere il tempo: un tempo che vive sempre diacronicamente,<br />
scandito da ripetizioni, misure ed emozioni che definiscono la sua forma e lo trasformano in ricordo di attimi perduti.<br />
Tempus Fugit. Ideazione regia e coreografia di Sidi Larbi Cherkaoui. Romaeuropa festival. Teatro Argentina. largo di Torre<br />
Argentina 1, Roma. Dal 7 al 10 ottobre. Tel. 800795525 – www.romaeuropa.net<br />
antolini@bazarweb.info
loverso@bazarweb.info<br />
Cara Eugenia,<br />
bazar 10 <strong>2004</strong> scene.salmoni di enrico lo verso 19<br />
Quando si dice grazie<br />
Riconoscere un maestro, un amico, una guida, un compagno.<br />
E sapergli dire grazie per quanto ci ha regalato.<br />
la voglia di ricordare, l’amore per un Maestro, un amico, un compagno è stata la molla di uno spettacolo a Roma,<br />
ai Giardini della Filarmonica. Non conoscevo (lo ammetto) Pino Passalacqua. Come al solito sono andato a<br />
teatro pensando di vedere qualcos’altro. Credevo che avrei assistito a una serata di favole per bambini lette da attori<br />
in sostegno del CIAI (Centro Italiano Aiuti all’Infanzia) che patrocinava la manifestazione. Ma la maggior parte di<br />
coloro che erano lì testimoniavano l’amicizia, l’affetto, la riconoscenza a una di quelle, sempre più rare, persone in<br />
grado di dare tanto a chi gli sta vicino. Senza fare clamore, strepiti, senza sopraffare, prevaricare. Uno scrittore, regista,<br />
insegnante di recitazione. Sono sempre tante e diverse le ragioni che spingono a salire su un palcoscenico. Qualcuno,<br />
quella sera, sarà anche salito in cerca della ennesima passerella e occasione di essere notato. Ma quello che mi è<br />
sembrato di vedere negli artisti che lo hanno ricordato era l’orgoglio di definirsi allievi. Il piacere e l’umiltà<br />
di riconoscere un maestro. Credo che la forza più grande quando sei su quelle tavole provenga dall’umiltà. Alcuni dei<br />
suoi allievi di Accademia (Nazionale d’Arte Drammatica) hanno letto una cosa molto bella, scritta da loro, sul senso<br />
e il modo di stare in scena. Iniziava con un fortissimo NOI. Affermavano l’importanza del Noi contro l’egemonia<br />
dell’ IO. L’importanza di passarsi la palla. Probabilmente da queste idee derivava la loro forza e serenità sulla scena.<br />
Lo spettacolo, più che una performance era una piacevole serata tra amici con canzoni, musiche, filmati, danza e<br />
ovviamente pezzi recitati da artisti che erano stati vicino a Pino Passalacqua. Abbiamo visto Rubini, Diberti, Di<br />
Stasio, Rigillo, Sofia Ricci, e tanti altri. E abbiamo riso con gli aneddoti e l’improbabile romanesco di Gregoretti e con<br />
Franca Valeri, che con il suo stile inconfondibile (tra parentesi: è la più citata nelle scuole di recitazione) ha riportato<br />
l’attenzione sull’infanzia.<br />
Caro Enrico,<br />
ancora grazie delle tue parole, rendono me e il giornale su cui scriviamo più ricco. Di quello che racconti più di tutti<br />
mi tocca il tuo sguardo amoroso sul sentimento della gratitudine. Anche per me la gratitudine è un sentimento<br />
importante. Oltre che utile. Mi pare un modo profondo di trattenere dentro di sé un’esperienza che ci è servita, ci<br />
è piaciuta o ci ha giovato, un modo per farla rivivere sempre. Forse è proprio attraverso la gratitudine che si diventa<br />
completamente eredi delle cose, padroni e custodi di un qualcosa che poteva esaurirsi e invece si traduce in nuove<br />
vicende. Credo anch’io come te che il NOI sia più forte dell’IO. Ma non in un senso morale o gerarchico, piuttosto<br />
perché l’unione fa la forza e in squadra si possono compensare tante singolari mancanze. Credo che saper dire<br />
“grazie” è prima di tutto un atto di intelligenza e di senso storico: è la capacità di comprendere che mantenere in piedi<br />
un archivio di conoscenze ed esperienze ci rende più ricchi e meno soli. E’ un po’ come preferire la generosità al<br />
narcisismo. Ha senso!
murru@bazarweb.info<br />
Esplorazioni musicali<br />
Keith Jarrett<br />
The Out Of Towners<br />
Ecm Records<br />
Nell’estate del 2001 al Teatro<br />
dell’Opera di Monaco si esibisce sul<br />
palcoscenico un trio da leggenda. 20<br />
anni di attività insieme e di continua<br />
esplorazione musicale nel mondo del<br />
jazz, creatività e classicità jazzistica<br />
al servizio dell’arte. Lo straordinario<br />
trio in questione, composto dal leader<br />
Keith Jarrett al piano, Gary Peacock<br />
al basso e Jack DeJohnette alla<br />
batteria, decide solo ora di pubblicare<br />
quel concerto di 3 anni fa. Un disco<br />
eccellente per una performance di<br />
primo piano in cui va segnalata prima<br />
di tutto la strepitosa versione di I Love<br />
You eseguita in assolo al piano da<br />
Jarrett e poi la vibrante e bellissima<br />
versione blues lunga ben 18 minuti<br />
di The Out Of Towners che dà anche<br />
il titolo al disco. Il concerto continua<br />
alternando pagine di storia del jazz<br />
tra l’antico e il moderno e finisce con<br />
una straordinaria interpretazione di<br />
It’s All In The Game suonata in assolo<br />
da Jarrett, cosa che non faceva da<br />
molto tempo, e che lascia senza fiato<br />
per intensità e dolcezza di suono.<br />
Ennesimo capolavoro intimista del<br />
genio di Jarrett e nuova conferma,<br />
se mai ce ne fosse ancora bisogno,<br />
dell’alchimia perfetta che regna tra i<br />
tre artisti.<br />
Bjork<br />
Medulla<br />
Universal<br />
Gemiti, lamenti, dolore, sofferenza, piacere.<br />
L’animo umano scandagliato in lungo e largo.<br />
Bjork ci offre quanto ha di più intimo, il suo<br />
midollo e tutto quello che vi è dentro. Da qui,<br />
dal midollo, nasce anche il titolo del quinto<br />
album solista dell’artista islandese, Medulla.<br />
Difficile parlare di questo nuovo lavoro di<br />
Bjork che abbandona quasi completamente<br />
il pop sperimentale e alieno di Homogenic<br />
e Vespertine, i suoi consueti arrangiamenti<br />
elettronici, mettendosi in gioco ancora una<br />
volta senza compromessi, con un coraggio e<br />
una sensibilità senza pari, fuori dalle<br />
mode e dal suo passato, donandoci<br />
un lavoro ostico e duro. Cori di<br />
ispirazione classica, parti vocali in<br />
islandese drum machine viventi e<br />
la voce protagonista assoluta che<br />
invade lo spazio della ritmica e della<br />
melodia aprendo nuovi orizzonti,<br />
lasciandoci spesso senza fiato,<br />
come nel brano capolavoro di<br />
assoluta bellezza Oceania. Una<br />
personalità unica, vero patrimonio<br />
della scena musicale, Bjork<br />
sceglie con cura anche i suoi<br />
compagni di viaggio: Mike Patton,<br />
Robert Wyatt e la straordinaria<br />
Tagaq per portarci con lei in un<br />
viaggio destinato a chi sa aprirsi<br />
con abbandono totale a nuove<br />
esperienze musicali.<br />
bazar 10 <strong>2004</strong> suoni.recensioni di fabio murru 21<br />
Sono quelle proposte da Bjork, che si mette nuovamente in gioco percorrendo i<br />
sentieri impervi della vocalità. Ma anche le esplorazioni di Keith Jarrett sui tasti del<br />
suo piano e quelle di alcune star del blues anni ’70, oggi più innovative che mai.<br />
Suoni per ogni tempo.<br />
Fabio Caucino<br />
Immagini da sopra il cielo<br />
R & G Zedde<br />
Dopo una lunga e brillante carriera di autore<br />
e interprete nell’area della scuola piemontese<br />
e ligure di chansonnier e musicista di qualità,<br />
gia fondatore dell’interessante gruppo degli<br />
Animanegra, arriva al grande pubblico la<br />
musica di Fabio Caucino con la pubblicazione<br />
dell’album Immagini Da Sopra il Cielo. Il Caucio,<br />
questo il nome con cui ama farsi chiamare<br />
il cantautore, realizza un album interessante<br />
e melodicamente molto bello che ricorda il<br />
Paolo Conte prima maniera cosi come alcune<br />
atmosfere alla Vinicio Capossela. Caucino si<br />
occupa di scrivere sia i testi sia le musiche del<br />
suo disco ottenendo un lavoro piacevole e<br />
misurato che trova il suo apice nello splendido<br />
brano Disarmante. Splendida fotografia del<br />
suo Piemonte, nebbioso e carico di sentimenti.<br />
Un bel lavoro, che costituisce praticamente<br />
il suo disco d’esordio come autore e lascia<br />
ben sperare per il futuro della musica italiana<br />
d’autore.<br />
Muddy Waters/dvd<br />
Messin’ With the Blues<br />
BMG<br />
Da vedere e ascoltare tutto d’un fiato il dvd<br />
che registra uno dei momenti magici della<br />
musica blues durante il fantastico concerto<br />
che si tenne nell’ormai lontano 28 giugno<br />
del 1974 presso il Montreux Jazz Festival<br />
in Svizzera. Un concerto leggendario per<br />
gli amanti del blues, che qui videro esibirsi<br />
alcune delle più brillanti stelle del panorama<br />
blues di Chicago di quei tempi: Muddy<br />
Waters, blues man considerato da molti tra<br />
i più influenti del secolo scorso, Buddy Guy,<br />
straordinario interprete di blues elettrico e<br />
incredibile cantante soul nonché vero istrione<br />
del palco, e l’eccezionale interprete blues<br />
Junior Wells. Ad arricchire la spettacolarità<br />
dell’evento anche il basso di Bill Wyman,<br />
il pianoforte di Pinetop Perkins, la batteria<br />
di Dallas Taylor e la chitarra di Terry Taylor.<br />
Immagini di un’epoca lontana per una<br />
musica senza tempo suonata da alcuni dei<br />
suoi figli più sensibili in un crescendo che<br />
emoziona. Una preziosità da custodire con<br />
cura.<br />
Le conseguenze dell’amore<br />
Radiofandango<br />
Dal bel film di Paolo Sorrentino, che racconta<br />
una storia di umana solitudine, segnaliamo una<br />
colonna sonora interessante, intensa e molto<br />
variegata che viaggia da Scary World Theory<br />
di Lali Puna a Rossetto e Cioccolata di Ornella<br />
Vanoni passando per un certo tipo di musica<br />
elettronica minimalista tedesca. Un sound a volte<br />
freddo, quasi asettico, ma che scivola qua e là<br />
in inaspettate e vibranti melodie di viole e violini,<br />
che riescono ad emozionare e sorprendere.<br />
Perfettamente legata al film, la colonna sonora è<br />
un bel lavoro di Pasquale Catalano che firma la<br />
musica e la orchestra insieme a Giuseppe Sasso.
22 di pietro d,ottavio suoni bazar 10 <strong>2004</strong><br />
Zero<br />
RADICI NEL CEMENTO<br />
2, Padova, Sottosopra<br />
TANIA MARIA<br />
1, 2 Milano, Blue Note<br />
JOE ZAWINUL<br />
5, 6, 7, 8, 9, 10 Milano, Blue Note<br />
Ricomincio da… Zero. Anzi da 260mila. Tanti sono stati gli spettatori che Renato Fiacchini, in arte<br />
Zero, ha chiamato a raccolta in soli 5 concerti negli stadi quest’estate, dal San Siro di Milano al<br />
Bentegodi di Verona, dal Franchi a Firenze all’Olimpico (due volte) di Roma. Un successo imponente,<br />
iniziato negli anni Settanta e che raramente ha conosciuto battute di arresto. Un concerto che prende<br />
spunto dalle ultime canzoni del recente album Cattura, prima fra tutte A Braccia Aperte, per poi riaprire<br />
quell’enorme scrigno fitto di capolavori scolpiti nell’immaginario collettivo che vanno da Il carrozzone<br />
a Spalle al muro, passando per Madame, Triangolo, No Mamma No, Il Cielo, Mi vendo… Da alcuni<br />
anni Renato veste i panni dello chansonnier che con grande gusto rilegge in chiave orchestrale le sue<br />
pietre miliari, avvolgendo tutti i frammenti sullo scheletro di un recital che “cattura” masse sconfinate<br />
di zerofolli. Uno show kolossal, sempre arricchito da schegge di danza e di teatro, ma senza mai<br />
perdere il filo del discorso anticonformista di quel Renato Zero che prima esordiva al FolkStudio e<br />
che presto iniziò a cantare di fronte alle masse sotto ai tendoni di Zerolandia. E ormai il Re dei sorcini<br />
è una vera e propria maschera dello spettacolo, un totem della canzone d’autore che riesce nella<br />
rara acrobazia di coniugare musica di qualità e grandissimi numeri. Il nuovo tour, “Il sogno continua”,<br />
promette di polverizzare nuovamente ogni record, ed è il più lungo in assoluto tra quelli annunciati che<br />
si snoderanno nei palasport di tutta Italia. E allora… tre, due, uno…Zero: il concerto va a incominciare.<br />
LE DATE: 16 Genova, Mazdapalace; 18 Milano, Filaforum; 21 Torino, Mazdapalace; 26 Padova,<br />
Palasport; 30 Pesaro, Palasport; 2/11 Roma, Palalottomatica; 5/11 Firenze, Palasport; 11/11 Bologna,<br />
Palamaguti; 16 Eboli (Sa), Palasele; 19 Caserta, Palamaggiò; 21 Barletta, Paladisfida; 24 Reggio<br />
Calabria, Palapentimele; 26 Palermo, Palasport; 28 Acireale (Ct), Palasport.<br />
INFO: 0276113055<br />
FRANCESCO GUCCINI<br />
8 Torino, Mazdapalace; 15 Firenze,<br />
Palasport<br />
FIORELLA MANNOIA<br />
16 Padova Palazzetto dello Sport; 18<br />
Firenze, teatro Saschall; 21 Roma,<br />
Palalottomatica; 23 Bari, teatro Team;<br />
28 Torino, teatro Colosseo<br />
PROZAC+<br />
21 Milano, Rolling Stone<br />
PATTI SMITH<br />
27 Roma, Auditorium Parco della<br />
Musica<br />
ANASTACIA<br />
28 Milano, Forum<br />
DIANA KRALL<br />
28 Milano, teatro Smeraldo<br />
MAROON5<br />
28 Milano, Alcatraz<br />
Zufest<br />
dottavio@bazarweb.info<br />
Dallo show kolossal al festival autoprodotto<br />
Mentre a Genova parte il nuovo show di uno degli chansonnier più anticonformisti<br />
della storia musicale italiana, da Bologna si snoda un festival autoprodotto da uno dei<br />
gruppi di punta della controcultura italiana.<br />
Dopo i dischi e i concerti autoprodotti, ecco il festival autoprodotto. Si chiama<br />
Zufest, appuntamento biennale organizzato dagli Zu per presentare in tre città<br />
italiane i suoni che più li hanno colpiti. I romani Zu, all’attivo 6 dischi e 500<br />
concerti in tutto il mondo in 5 anni di attività, sono uno dei gruppi musicali di<br />
punta della “controcultura” italiana, forti anche di collaborazioni di prestigio<br />
come quelle con The Ex, Damo Suzuki dei Can, Guy Picciotto dei Fugazi.<br />
E dopo l’ultimo album “Radiale”, gli Zu stanno lavorando a un nuovo cd<br />
composto insieme ai newyorkesi hip hop Dalek. L’idea del Zufest ha preso<br />
corpo da un paio di anni, ma solo stavolta la kermesse varca i confini della<br />
capitale e sbarca anche a Bologna e Milano. Complici degli Zu in tutte e tre le<br />
occasioni saranno i Lightning Bolt e Mats Gustafsson. I primi sono un autentico<br />
caso: i Sonic Youth hanno deciso di aprire in incognita (annunciati solo come<br />
“special guest”) il loro ultimo tour americano. Una sorta di passaggio del<br />
testimone: i Sonic Youth hanno poi spiegato che i Bolt sono adesso quello<br />
che loro erano negli ‘80, cioè l’ultima frontiera del suono. La giovane band<br />
americana è infatti rumore ed emozione, dance floor fury e sinfonie intricate di<br />
lavatrici scricchiolanti, furia dissonante e velocità inaudita. Brian Chippendale<br />
(batteria) e Brian Gibson (basso) suonano insieme dal 1995, anche se<br />
all’epoca dividevano la scena con altri musicisti. Quello dei Sonic Youth è un filo<br />
conduttore che porta anche a Mats Gustafsson: la più nota band di noise-rock<br />
sta incidendo un intero album di cover del sassofonista europeo. L’artista, tra i<br />
più in vista degli ultimi anni nella scena free-jazz, vanta un suono e un attitudine<br />
punk che lo ha fatto accostare al miglior John Zorn.<br />
LE DATE: 8, Bologna (TPO), 9 Roma (Acquario Romano), 10 Milano (Cox 18)<br />
INFO: 3204092413
amoruso@bazarweb.info<br />
Roma, avamposto della canzone<br />
d’autore emergente. Filippo Gatti,<br />
Pinomarino e Riccardo Sinigallia i<br />
nuovi rappresentanti di quella scena<br />
impegnata, cupa e intimista che ha<br />
da sempre contraddistinto il migliore<br />
cantautorato nazionale<br />
Sarà la bellezza monumentale di Roma e la suadente malinconia che traspira dal<br />
Tevere. Sarà il fascino delle luci gialle e il vuoto candore delle sbiadite periferie<br />
notturne, fatto è che lo spirito intimistico e passionale che in genere emerge dalla<br />
figura di un cantautore ha sempre trovato terreno fertile nella città eterna. Qualcuno<br />
ha cantato i suoi luoghi, la sua storia: grande e piccola. Per altri, le strade della città<br />
sono state una via di passaggio, uno dei tanti possibili transiti in cui riflettere le<br />
proprie emozioni. Così è per Filippo Gatti, Pinomarino e Riccardo Sinigallia, che<br />
proprio da Roma rilanciano quello stile personalissimo, impegnato e intimista, che è<br />
sempre stato un marchio indelebile per molti cantautori italiani del passato.<br />
Artisti la cui musica nasce prima di tutto dalle parole, dall’opportunità di diffondere<br />
Selezioni elettroniche al Roma<br />
Europa festival<br />
Per questo mese, il Roma Europa Festival presenterà tre<br />
importanti appuntamenti di musica elettronica. Si comincia il<br />
6, al Palladium, con Thomas Knak alias Opiate, che vanta una<br />
precedente collaborazione con Bjork. Bassi avvolgenti e sezioni<br />
acustiche, questo il set che il dj di Copenaghen, considerato un<br />
pioniere del sound glitch-dub, metterà in scena. Il 16 ottobre, al<br />
Brancaleone, serata dedicata alla Kompakt Night, storica etichetta<br />
di Colonia che ha avviato le sperimentazioni dell’electromusic.<br />
A onorare la causa l’emissario Reinhard Voight, Superpitcher,<br />
e le selezioni visuali della Ddg, nota video crew romana. Il 20<br />
ottobre si esibiranno sul palco del blasonato Auditorium Dj<br />
Spooky e Pansonic. Paul D. Miller (aka Dj Spooky) è un artista<br />
concettuale, scrittore e musicista che vive e lavora a New York.<br />
Per l’occasione presenterà Rebirth of a Nation, remake sonoro del<br />
capolavoro del cinema muto di D.W. Griffith, Birth of a Nation,<br />
icona contraddittoria e celebrativa dell’America. A seguire i Pan<br />
Sonic, il duo finlandese formato nel 1994 da Ilpo Vaisanen e<br />
Mika Vainio. Affermatisi nella scena techno sperimentale con<br />
un’inconfondibile tocco minimalista, il loro sound è molto legato<br />
all’interazione con oggetti e situazioni reali.<br />
Per info sulle location: www.romaeuropa.net<br />
FESTIVAL<br />
bazar 10 <strong>2004</strong> suoni di marcello amoruso 23<br />
Stile intimista e fatica<br />
sensi piuttosto che estetizzare tecnologie, esibire virtuosismi tecnici o inscenare stucchevoli<br />
ammiccamenti. Tutti e tre vantano una lunga e faticosa carriera alle spalle, un successo<br />
sudato, teso all’inesorabile accoglimento di un raffinato pubblico. Filippo Gatti dopo tre<br />
cd realizzati con la precedente band, Eletrojoyce, decide di continuare da solo il suo percorso<br />
artistico, e nel 2003 celebra l’esordio solista con Tutto sta per cambiare (Sony). Pinomarino,<br />
raffinato pianista, trascorre i primi anni nel sottosuolo musicale romano, lavorando in<br />
teatro e per strada, ma anche come riparatore di pianoforti. Giunge finalmente, nel 2001,<br />
al primo contratto discografico (Nun). Con la stessa etichetta è arrivato al secondo atto<br />
l’anno scorso, con Non bastano i fiori. Per Riccardo Sinigallia la via al successo non è stata<br />
più semplice. Dopo aver conosciuto Francesco Zampaglione e David Nerattini, nascono<br />
i “6 suoi ex”, inizio anni Novanta. La prima collaborazione che consacra la sua abilità<br />
compositiva è quella con Max Gazzè nel disco La Favola di Adamo ed Eva, di cui cura<br />
la produzione artistica. Collabora anche con Niccolò Fabi e Frankie Hi nrg, con lui gira<br />
Quelli che benpensano e Autodafè. Quindi arriva l’esperienza poco felice con i Tiromancino,<br />
sollecitato da Francesco (fratello di Federico Zampagliene) ad aiutare il progetto ormai<br />
privo di vitalità. Nasce così La descrizione di un attimo (2001), ma dopo il successo il gruppo<br />
si spacca; Riccardo, Laura Arzilli e Francesco decidono di concentrarsi sul disco omonimo<br />
che uscirà due anni dopo.<br />
Purtroppo il loro stile intimo, raccolto, introspettivo e in alcuni casi cupo non è stato<br />
largamente gradito da emittenti radiotelevisive e grande distribuzione, imperniate sui<br />
consensi di un pubblico assuefatto dalla costante proliferazione di agende patinate, dove<br />
l’ottimismo si spreca e il pianto, quando c’è, è solo di facciata. Per una maggiore visibilità si<br />
consigliano: www.filippogatti.it; www.pinomarino.org; www.riccardordosinigallia.it.<br />
Il tour europeo della Jon Spencer<br />
Blues Explosion approda il 12 ottobre al<br />
Rainbow di Milano<br />
La Jon Spencer Blues Explosion, la band formata insieme al chitarrista<br />
Judah Bauer e al batterista Russel Simins, verrà a Milano il 12 ottobre a<br />
presentare il nuovo album, Damage, uscito il 27 settembre scorso per la<br />
Mute Records. Newyorchese, Jon Spencer è una figura controversa e<br />
ambigua dell’immaginario blues. Da sempre accusato di aver preso troppo<br />
da mostri sacri quali Jerry Lee Lewis, Chuck Berry, Elvis e i Rolling Stones,<br />
per spiegare la sua musica ha usato queste parole: “il blues suonato da un<br />
punk”. Riff blues strampalati, chitarre messe a loop e un’incalzante sezione<br />
ritmica si incrociano sul palco in un clangore di grosso impatto.<br />
Rainbow, via Cassiodoro 5, Milano. Info: 0248001988<br />
TOUR
24 di fabrizio gianuario suoni bazar 10 <strong>2004</strong><br />
Sono diverse le formazioni, ai confini dell’elettronica<br />
o in essa pienamente coinvolte, che sono in tour in<br />
Italia nel mese di ottobre. Tra queste segnaliamo i To<br />
Rococo Rot (prima foto a destra), in concerto il<br />
1 ottobre a Brescia al Free Muzik, il 2 ottobre a Bologna<br />
al Covo, il 3 ottobre a Milano ai Magazzini Generali, il<br />
6 ottobre a Roma al Circolo degli Artisti e il 7 ottobre<br />
a Torino all’Hiroshima. La formazione berlinese, che si<br />
distingue per un’elettronica ordinata e cristallina, con<br />
una cifra marcatamente melodica, ha recentemente<br />
pubblicato il suo ultimo disco Hotel Morgen (Domino).<br />
E’ il quinto lavoro discografico, che segue l’omonimo<br />
disco di esordio del 1996 pubblicato con la Kitty Yo,<br />
e gli album del ’97 Veiculo, del ‘99 The Amateur View e<br />
del 2001 Music is a Hungry Ghost editi dalla City Slang.<br />
Tutti dischi piacevoli, che mettono ben in risalto le radici<br />
teutoniche del gruppo che, seppur senza sfondare il<br />
muro dell’assoluta genialità, ha sempre mantenuto una<br />
preziosa dignità musicale, dovuta alla sapiente ricerca di<br />
fertili sonorità disegnate spesso su impianti musicali di<br />
tipo modulare.<br />
Richie Hawtin (seconda foto a destra),<br />
anche conosciuto con il suo pseudonimo Platikman,<br />
è di scena il 23 al capannone del petrolchimico di<br />
Marghera all’interno del Festival Internazionale<br />
di Musica Elettronica della Biennale di Venezia<br />
(www.labiennale.org/it/musica). Con lui si esibiscono<br />
sempre il 23 i Frame – progetto di Davide Mastropaolo<br />
e Leandro Sorrentino che sono tra i fondatori di<br />
Avatar_41°, un consorzio di arti elettroniche costituito<br />
da musicisti, videomakers ed etichette indipendenti – e<br />
Mass, al secolo Mario Masullo.<br />
Da segnalare infine le date che l’austriaco Christian<br />
Fennesz(terza foto a destra) terrà il 12 a Reggio<br />
Emilia e il 13 a Milano al Piccolo Teatro Studio.<br />
E’ sicuramente una delle formazioni più estreme del concettualismo minimale elettronico. Forse la più<br />
nota, e questo grazie soprattutto all’energico attivismo musicale di Mika Vainio, che da diversi anni si è reso<br />
protagonista di numerosi e importanti progetti musicali, spesso ai confini dell’installazione sonora.<br />
Nati nel 1993 dalla collaborazione, appunto, di Vainio e del finlandese Ilpo Väisänen, i Pan Sonic, che<br />
hanno dovuto decurtare il loro nome di una A per via di una lampante omonimia con un noto marchio<br />
aziendale (precedentemente si chiamavano Panasonic), sono ora in tour per presentare il loro ultimo<br />
epico lavoro discografico. Kesto, il cui termine può essere tradotto con “forza” o “durata”, è un progetto<br />
di oltre quatto ore di musica inedita raccolta in quattro cd. Un nuovo capitolo musicale che si prepara a<br />
entrare tra gli esperimenti più massimalisti che il gruppo abbia mai realizzato. Come si rende possibile,<br />
infatti, coniugare gigantismo e minimalismo? Forse è più semplice di quanto si possa pensare, dal<br />
momento che ciò che muove la musica del duo finlandese è la musica stessa. E’ il suono in tutta la sua<br />
libertà che prepotentemente si isola e si estende per un tempo infinito. Si frammenta e si ricompone in<br />
un gioco combinatorio e aleatorio che, teoricamente, non ha alcun limite strutturale. Non esiste infatti<br />
forma musicale o struttura compositiva atta a contenere il concettualismo musicale di stampo minimale.<br />
Esistono delle ‘leggi’ di trasformazione, di trasmutazione e di esplorazione di mondi sonori, ma non<br />
esistono composizioni o canzoni. Leggi che, se portate fino alle estreme conseguenze, possono condurre<br />
appunto ad universi pan-sonici, all’interno dei quali l’attenzione dell’ascoltatore si ritrova imbrigliata in<br />
un reticolo musicale senza fine. Universi in cui l’idea di suono e il suono stesso si sovrappongono fino<br />
a rendersi indistinguibili l’una dall’altro, e all’interno dei quali il musicista sembra trasformarsi in un<br />
ordinatore passivo di ciò che, contestualmente all’intenzionalità creatrice, vive di vita propria. E se ‘tutto’<br />
è suono, ecco allora che il gigantismo di Kesto si riduce a niente più che a un piccolo breviario musicale. E<br />
da questa prospettiva l’epica può tornare a farsi minimale, confezionandosi in poco più di quattro ore di<br />
musica. Nulla in confronto all’universo di frequenze che continuamente si intrecciano a costituire eterni<br />
mondi sonori.<br />
Le tappe live dei Pan Sonic, in tour in Italia per tutto il mese di ottobre, toccano il 15 Torino, il 16 Catania,<br />
il 19 Napoli, il 20 Roma , il 22 Marghera e il 23 Bologna.<br />
www.mute.com/mute/news/tour.htm#Psonic<br />
L’epico minimalismo dei Pan Sonic<br />
Il duo finlandese in tour per presentare Kesto, un progetto la cui corposità<br />
(4 cd per 4 ore di musica) esprime al meglio la loro capacità di esplorazione<br />
di mondi sonori<br />
gianuario@bazarweb.info
26 di ciro bertini leggere.recensioni bazar 10 <strong>2004</strong><br />
IMPERDIBILE<br />
La stravagante epopea di Augusten<br />
A volte capita. Di avere una madre convinta che un giorno diventerà una poetessa di grido e per padre un matematico<br />
alcolizzato la cui aspirazione è abitare vicino a una discarica. Logico, quando la situazione degenera “da banale odio<br />
a potenziale duplice omicidio”, venire affidati a uno psichiatra che interpreta la propria professione in maniera non<br />
esattamente ortodossa. E’ quanto accade ad Augusten in età prepuberale. In effetti, la casa del Dottor Finch è una specie<br />
di comune popolata da pazienti, ex pazienti, familiari, che entrano ed escono a loro piacimento, con l’unica limitazione<br />
di una stanza inaccessibile: il Masturbatorium dove il medico-guru, anziché raccogliersi a escogitare sistemi per curare<br />
l’anima, espleta una sfrenata attività onanistica. E questa non è certo la più sorprendente delle sue eccentricità:<br />
che pensare altrimenti della lettura dei fondi del cesso, quando Finch coinvolge i suoi adepti nell’osservazione dei<br />
propri escrementi, ravvisando nella loro forma una rappresentazione della volontà divina? Ah già, perché il dottore<br />
è, per sovrappiù, cattolico. Conseguentemente le figlie – Hope e Natalie, compagne di avventure di Augusten – prima di<br />
affrontare una qualsiasi decisione interrogano la Bibbia aprendone una pagina a caso, come si trattasse di un oracolo.<br />
Poi c’è l’amore, debordante. Un giorno Augusten torna a casa e scorge una testa tra le gambe della madre. Sorpresa: è<br />
una donna. Stupore: è la moglie del prete. Del resto, alle prime avvisaglie di desiderio erotico, dopo essersi confessato<br />
omosessuale a un ex paziente molto più vecchio di lui, Augusten ne viene praticamente violentato, osservando la sua<br />
“prima volta” come se capitasse a qualcun altro. Dev’essere per questo insieme di motivi che ammira le famiglie normali<br />
dei serial, che il suo sogno da grande è diventare una star televisiva e che immagina che “ci sia sempre una cinepresa<br />
puntata su ogni mio movimento, pronta a zoomare su un primo piano per catturare l’espressione del mio viso”.<br />
Cari lettori, se giunti sin qui ipotizzate con fastidio che vi sia stato svelato troppo di questo romanzo letteralmente<br />
straordinario, sappiate invece che ci siamo limitati a costruire un medley tra alcuni dei numerosi episodi stravaganti<br />
di cui è costellato.<br />
Che le famiglie felici si somigliassero tutte, mentre ogni famiglia infelice lo fosse a modo suo, lo sapevamo da un<br />
pezzo. Non fosse bastata l’esperienza personale, circa un secolo fa Lev Tolstoj si era fatto carico di spiattellarci<br />
questa realtà di fatto sottoforma aforistica. Da questo punto di vista le famiglie di Augusten, sia quella naturale<br />
che quella putativa, sembrano approfittarsene. In realtà, la sua è un’epopea, descritta attraverso brevi capitoli<br />
dall’andamento omogeneo: quando il dolore emozionale del protagonista raggiunge livelli parossistici, viene annientato<br />
con l’arma della distaccata ironia. Per fortuna un’epopea liberatoria. Infatti, la consolante lezione di Augusten,<br />
non è tanto che di ogni cosa - anche delle esperienze più traumatiche - si possa sorriderne, quanto che sia possibile<br />
adattarsi ad ogni circostanza che la vita ci impone non rinunciando alla propria irredimibile identità. E allora, se<br />
capita, è possibile venirne fuori.<br />
Correndo con le forbici in mano – Augusten Burroughs (Alet. 318 pp., 17 euro)<br />
Colonna sonora: THE STREETS A grand don’t come free<br />
UN AMORE DI ELLEPI<br />
Dedicato agli irriducibili del vinile<br />
“Celo, celo, manca!”. Impossibile non accorgersi di questa<br />
chicca: una variopinta miscellanea composta da trecentocinquanta<br />
copertine di dischi che vanno dagli anni venti del secolo<br />
scorso agli anni duemila. Copertine che raffigurano con le loro<br />
immagini non solo la storia della musica e dell’arte grafica, ma<br />
anche i mutamenti del costume, del sentire comune, delle forme<br />
della comunicazione. La selezione dichiaratamente arbitraria del<br />
curatore – Antonio Gaudino - riesce efficacemente a contemperare<br />
la necessità di non trascurare i dischi degli artisti più<br />
significativi delle varie epoche con quella di rappresentare la<br />
gamma più ampia possibile dei modi di espressione di quest’arte,<br />
così popular. Sì, perché un tempo la funzione della copertina<br />
era quella di acchiappare l’attenzione del potenziale acquirente<br />
che vagava tra le pile dei dischi di un negozio: allora<br />
poteva capitare d’imbattersi in un’immagine dall’impatto così<br />
trascinante da spingere all’acquisto a scatola chiusa. Un tempo<br />
in cui non esistevano i videoclip come mezzo di promozione,<br />
certo, ma soprattutto in cui il compact disc non aveva ancora<br />
soppiantato il vecchio trentatré giri. Si tratta di un problema<br />
di dimensioni dell’involucro. Fate la prova: rigiratevi tra le<br />
mani un qualsiasi lp per ammirarne l’immagine di copertina e<br />
poi subito dopo compiete la stessa operazione con un cd. Volete<br />
mettere? Un libro curioso, nostalgico e divertente (si può fare<br />
il gioco del “celo, manca” con gli amici), arricchito da note<br />
esaustive che aiutano a contestualizzare le immagini.<br />
LP COVER – Antonio Gaudino (Electa. 384 pp., 19 euro)<br />
Colonna sonora: CAETANO VELOSO A foreign sound<br />
bertini@bazarweb.info
ertini@bazarweb.info<br />
TALENT SCOUTING<br />
Una casa editrice si trasforma in campo giochi per<br />
scrittori allenati<br />
Che un nuovo spettro si aggiri per l’Europa, al grido<br />
di scrittori Liberi e Audaci di tutto il mondo unitevi?<br />
Il loro manifesto lo ha redatto la neonata casa editrice<br />
romana Playground. Recita così: “Playground è il campo<br />
giochi, ma soprattutto lo spazio dove i bambini e i ragazzi<br />
statunitensi imparano a praticare uno sport […] si gioca<br />
e si combatte, e soprattutto le squadre si formano e si<br />
sciolgono con rapidità e secondo logiche impreviste […]<br />
il fine del gioco è garantire le migliori, nel senso di<br />
più intense, intelligenti e originali, rappresentazioni<br />
di storie, incubi, vite, ossessioni, gusti e disgusti<br />
gay”. Perciò, siamo andati ai bordi del campo e li abbiamo<br />
osservati giocare.<br />
Il primo team ad esibirsi è stato Bloody Europe! -<br />
sottotitolo Racconti, appunti, cartoline dall’europa gay<br />
– con ventisei giovani giocatori di cui tre stranieri<br />
(il più noto l’Alan Warner di “Rave girl”). A risultare<br />
maggiormente convincenti sono state le prove di più ampio<br />
respiro, piuttosto che le fugaci apparizioni, che, in<br />
alcuni casi, sono sembrate comparsate quasi controvoglia.<br />
Piena di sostanza, anche se tutta giocata con le finte,<br />
l’azione di Elena Stancanelli, di cui è da sottoscrivere<br />
la frase: “io se potessi insegnare qualcosa, insegnerei a<br />
dimenticare le differenze, tutte”. Altrettanto efficaci le<br />
performance di Mario Desiati e Rossana Campo. Di notevole<br />
intensità evocativa il tour de force di Melania Mazzucco a<br />
marcare quell’anima errante di Annemarie Schwarzenbach. Da<br />
segnalare, per la carica emotiva, la cartolina spedita da<br />
Renzo Paris a Dario Bellezza, che nell’allineare i ricordi<br />
del bel gioco dei tempi che furono fa i conti con l’aridità<br />
di quello presente. Insomma: risultato complessivamente<br />
positivo, ma solo grazie alle abili giocate individuali di<br />
qualcuno dei giocatori fatti scendere in campo.<br />
Con Pazzo di Vincent si viene catapultati in atmosfere<br />
molto più maledette. Anzitutto gli anni ’80 e la comparsa<br />
del flagello AIDS (di cui Hervé Guibert è morto a 36 anni<br />
nel ’91). Poi l’amore disperato, vissuto come ossessione<br />
distruttiva. Che altro non è che quello che l’autore<br />
sente per Vincent, giovane tossico che vagheggia desideri<br />
eterosessuali, in perenne fuga da se stesso, dalla vita e<br />
quindi anche dall’amore di Guibert. Il libro si apre con<br />
la morte di Vincent, tra il ridicolo e il patetico: in<br />
preda a svariati tipi di eccesso cade dal terzo piano, si<br />
rialza rifiutando i soccorsi, decede due giorni dopo per<br />
un’emorragia interna. Il dolore di Guibert è inconsolabile,<br />
solo che lui scrive e, per giunta, molto bene. Naturale che<br />
cerchi di liberarsene trasferendolo su carta. Quindi, con<br />
una trovata originale, decide di trascrivere a ritroso le<br />
pagine del diario amoroso. Tra brandelli di amore lirico<br />
e rabbia vendicativa, Roland Barthes e Marguerite Duras,<br />
trova spazio persino l’estetica del buco reciproco come<br />
forma massima d’unione tra individui (“ancora più intimo<br />
dell’atto sessuale, di una violenza e di una complicità<br />
insensate”).<br />
A ricondurci verso una giocosità ironica, a tratti folle ma<br />
sempre bramosa di vita, ci pensa Un chilogrammo di esplosivo<br />
e un vagone di cocaina, raccolta di racconti brevi del russo<br />
trentenne Vadim Kalinin. Tanto per capirci, citando due<br />
nomi della recente produzione russa, qui siamo dalle parti<br />
delle storie surreali di Pelevin e della rappresentazione<br />
operata da Bolmat di una gioventù disillusa e spregiudicata.<br />
Di suo, Kalinin aggiunge un paio di ingredienti niente<br />
male al filone che pare persino banale fare discendere da<br />
Gogol’: l’omosessualità e, talvolta, l’ebraismo. Una felice<br />
immaginazione, incipit brucianti e rapidità di esecuzione.<br />
E, miracolo, riusciamo a intravedere qualcosa della<br />
misteriosa Russia, almeno di quella cittadina, complici<br />
metafore irriverenti (“Noi, in qualche modo siamo tutti<br />
camerieri […] Sai qual è il vero problema? Noi non capiamo<br />
dove e a chi portiamo i nostri maledetti piatti”) e sprazzi<br />
di lucidissimo realismo (“Nella polizia lavorano persone<br />
rozze, incattivite dai salari bassi. Nel paese regna il<br />
caos più completo. Oggi la polizia non ha alternative, deve<br />
sparare contro tutto ciò che si muove”).<br />
Bloody Europe! – Aa. Vv. (Playground. 168 pp., 12,50 euro)<br />
Pazzo di Vincent – Hervé Guibert (Playground. 76 pp., 8<br />
euro)<br />
Un chilogrammo di esplosivo e un vagone di cocaina – Vadim<br />
Kalinin (Playground. 88 pp., 9 euro)<br />
Colonna sonora: THE SMITHS The Meat Is Murder<br />
bazar 10 <strong>2004</strong> leggere.recensioni di ciro bertini 27<br />
Pulsioni individuali e regole sociali<br />
Chi voglia misurarsi con uno dei più impenetrabili misteri della storia<br />
della letteratura è servito: si metta comodo, stacchi il cellulare per un<br />
paio d’ore e s’immerga nella lettura di questo racconto d’una cinquantina<br />
di pagine dell’autore di Moby Dick. Chi è Bartleby? Di lui sappiamo<br />
poco o niente, fin dall’inizio; e le cose non miglioreranno granché<br />
chiuso il libro, quando non potremo fare a meno di elaborare congetture<br />
attorno al significato della sua presenza nel mondo. La mancanza di<br />
descrizioni fisiche, oltre a impedirci di attribuirgli una maschera<br />
seppur immaginaria, non ci permette di individuarne l’età. Allo stesso<br />
modo nulla è dato sapere circa il suo passato, prima del suo ingresso in<br />
scena: da dove provenga, il contesto familiare, quali lavori abbia svolto.<br />
Perciò, nonostante la sua flemma, è come se Bartleby facesse irruzione<br />
nella storia, narrata da un anziano avvocato titolare di uno studio nella<br />
Wall Street del 1850. Assunto in qualità di copista, Bartleby s’immerge<br />
immediatamente nel lavoro, dimostrandosi dipendente solerte. L’avvocato<br />
non può che esserne soddisfatto. Solo che, del tutto inaspettatamente,<br />
alla richiesta di ricontrollare i documenti ricopiati assieme ai<br />
colleghi, risponde: “Avrei preferenza di no” - nella traduzione di Gianni<br />
Celati, in originale: “I would prefer not to” – lasciando attoniti gli<br />
astanti. Alle pressioni affinché modifichi atteggiamento o chiarisca<br />
le proprie intenzioni, replica serafico ma determinato come un mulo:<br />
“Avrei preferenza di no”. L’avvocato, presa in considerazione l’intera<br />
gamma delle possibili reazioni – dal padronale licenziamento in tronco<br />
alla filantropica comprensione umana – si risolve per passarci sopra,<br />
confidando nell’eccezionalità del comportamento dello scrivano. Inutile<br />
dire che di lì a poco, sarà tutto un susseguirsi di “Avrei preferenza di<br />
no” da parte di Bartleby, pronunciati con un’ostinazione via via sempre<br />
più irriducibile. Gradualmente, la sua diventa una presenza assurda<br />
nell’ambito dell’ufficio legale - inane, tutto il giorno a fissare un muro<br />
– quanto inamovibile: non abbandona il suo posto in ufficio nemmeno quando<br />
l’avvocato vende l’immobile. Una presenza resa scandalosa, per i canoni<br />
della convivenza civile, non tanto dalle impossibilità comunicative<br />
(essendo l’unica risposta che è possibile ottenere “Avrei preferenza<br />
di no”) quanto dal rifiuto di Bartleby, individuo “borderline”, di<br />
accettare una qualsivoglia forma di soccorso da parte del prossimo.<br />
Insomma, qualunque interpretazione si sia inclini a dare alla parabola<br />
di questo personaggio – e la somma reticenza di Melville, svariate ne<br />
consente nessuna in particolare autorizzandone, da qui la sua grandezza<br />
- Bartleby rappresenta l’inconciliabilità tra pulsioni individuali e<br />
regole sociali.<br />
Bartleby lo scrivano – Herman Melville (Feltrinelli. 112 pp., 5,68 euro)<br />
Colonna sonora: DIANA KRALL The girl in the other room<br />
UNA PROVOCAZIONE<br />
POSITIVA<br />
Pensare leggendo<br />
OLD FASHION<br />
L’elemento più provocatorio di questo libro – considerati i tempi e il fatto<br />
che non è stato scritto da un fanatico sostenitore della teoria che questo<br />
sia il migliore dei mondi possibili – risiede nel titolo Perché ce la faremo.<br />
In effetti, quella lanciata dall’autore a tutti noi, è una sfida a non<br />
considerarci semplici comparse di una rappresentazione manovrata da poteri<br />
forti, anche perché, dopo una deriva inarrestabile, la trama prevede – magari<br />
con un finale pirotecnico - la distruzione del pianeta su cui viviamo.<br />
Accettare la sfida significa sentirsi sempre meno parte della massa e sempre<br />
più singoli individui responsabili delle loro scelte. Già, perché la massa<br />
chiede al mercato “sesso e cazzate” e alla politica “utopie impossibili (più<br />
sanità e meno tasse, lavorare meno e guadagnare di più)”. La reazione consiste<br />
nel far crescere questi bisogni: il mercato attraverso la pubblicità, la<br />
politica con le false promesse. In questo modo si originano delle “spirali<br />
involutive”. Appare persino ovvio che a spezzare questa catena non possa che<br />
essere la gente, una volta resa consapevole che non resta molto tempo: “il<br />
punto di non ritorno è stato individuato nell’anno 2020. Se entro tale data<br />
non verranno prese decisioni che regolamentino le attività umane trovando una<br />
sintonia con le esigenze dell’ecosistema, potremmo incorrere in stravolgimenti<br />
ambientali non più controllabili”. Marco Roveda ci racconta tutto questo con<br />
un linguaggio confidenziale, da natante sulla nostra stessa barca. Se sciorina<br />
dati sullo stato di salute dell’ambiente non è per terrorizzarci, ma per<br />
spingerci a darci una mossa. Non esita nemmeno a rivelarci che lui ci aveva<br />
provato a realizzarsi attraverso l’accumulo di denaro, ma, imprenditore di<br />
successo, si accorse di non essere felice. Persona pratica, evita toni da guru.<br />
Certo: afferma che senza valori e ideali, non si può essere felici. Intanto ci<br />
ha fornito una dimostrazione pratica: Fattoria Scaldasole, azienda che opera<br />
nel settore alimentare, è diventata la prima in Italia nel comparto biologico.<br />
E con l’associazione LifeGate diffonde i principi dell’ecosostenibilità e<br />
dell’equosolidarietà. Naturalmente, speriamo di farcela.<br />
Perché ce la faremo – Marco Roveda (Ponte alle Grazie. 154 pp., 10 euro)<br />
Colonna sonora: CAT STEVENS Tea for tillerman
28 di marco begani leggere.fumetti bazar 10 <strong>2004</strong><br />
ROMICS<br />
La capitale accoglie la quarta edizione di Romics, dal 7 al 10<br />
ottobre presso la sede della Fiera di Roma in via Cristoforo<br />
Colombo 291. Quest’anno novità succose, oltre alla ricca<br />
partecipazione di espositori e al nutrito calendario promessi:<br />
sotto la direzione artistica di Luca Raffaelli e il sostegno di Fiera<br />
Roma e Castelli Animati prende il via "L’Università del fumetto",<br />
seminario accademico con credito formativo riconosciuto<br />
dall’Ateneo romano.<br />
Attraverso la collaborazione del Dipartimento di Sociologia e<br />
Comunicazione della Facoltà di Scienze della Comunicazione<br />
e del Dipartimento di Arti e Scienze dello Spettacolo della<br />
Facoltà di Scienze Umanistiche dell’Università "La Sapienza"<br />
di Roma, verranno imbastite lezioni riguardanti la storia, la<br />
tecnica e il linguaggio del fumetto e del cinema d’animazione,<br />
affiancate da incontri e interviste con alcuni autori. Tra i nomi<br />
che incontreremo: Alberto Abruzzese, Sergio Brancato, Stefano<br />
Cristante e Gino Frezza. In quest’occasione, biglietto ridotto per<br />
gli studenti universitari.<br />
Aspirate a volare in Giappone per l’edizione 2005 dell’Annual<br />
World Cosplay Summit? Fatevi avanti, perché la selezione<br />
italiana avviene proprio qui al Romics sotto gli occhi di una giuria<br />
di Nagoya.<br />
Ospite d’onore di quest’anno sarà Vittorio Giardino.<br />
http://www.romics.it<br />
Qualcosa sta cambiando. Il lutto e il dolore che hanno<br />
paralizzato il mondo e l’America da tre anni si risvegliano,<br />
ma la faccia del nemico non è più soltanto quella del<br />
Saraceno barbuto e crudele; secondo alcuni, l’effetto<br />
boomerang della politica di guerra degli Stati Uniti si<br />
confonde sempre di più con il viso pulito dei suoi attori<br />
in giacca, cravatta e bandierina. Mentre Michael Moore<br />
scrolla il mondo e l’assopita coscienza americana con il<br />
suo Farenheit 9/11, altri protagonisti della comunicazione<br />
sondano nel profondo l’identità americana. Art Spiegelman<br />
è uno di loro. E non ha bisogno di presentazioni. Insignito<br />
del Premio Pulitzer per il suo Maus (pubblicato in Italia<br />
da Einaudi), è un narratore così capace e sensibile che<br />
ha raccontato l’Olocausto in vignette dalla disarmante<br />
semplicità, ha riflettuto sull’identità di un popolo, ha<br />
commosso e insegnato (ha cioè lasciato un segno).<br />
Ha utilizzato un tratto che ha le radici nella storia del<br />
fumetto (Krazy Kat di Harriman, per esempio) e ne ha<br />
fatto un simbolo, un percorso scelto anche da Marjane<br />
Satrapi per il suo Persepolis (Sperling e Kupfer Editori).<br />
Da qualche tempo Spiegelman non disegnava più,<br />
aveva abbandonato il territorio che l’aveva reso celebre,<br />
e scriveva per il New Yorker. Poi, un giorno, a pochi isolati<br />
da casa sua, l’inferno dell’11 settembre.<br />
"Non pensavo che i dirottamenti dell’11 settembre<br />
sarebbero stati a loro volta dirottati dalla cricca di<br />
Bush, che li ha ridotti a un manifesto di guerra per<br />
l’arruolamento… Quando il governo ha messo in moto la<br />
sua dispotica modalità da Grande Fratello e ha schiantato<br />
l’America contro un’avventura coloniale in Iraq – mentre<br />
faceva molto poco per rendere l’America davvero più<br />
sicura, a parte confiscare i taglia-unghie negli aeroporti<br />
– tutta la rabbia che avevo represso dopo le elezioni del<br />
2000 e la paranoia che avevo a stento soffocato dopo gli<br />
attentati, sono tornate a farsi sentire". (Traduzione tratta<br />
dalla news on line ICV2.com).<br />
Così Spiegelman ha ripreso i pennelli in mano, per creare,<br />
strato su strato, l’eccezionale album In the Shadow of<br />
No Towers, pubblicato dalla Pantheon Books negli USA<br />
in settembre, contemporaneamente a Gran Bretagna,<br />
Francia, Spagna, Olanda e Italia. "Non ho mai avuto<br />
l’intenzione di fare il fumettista politico" chiarisce l’autore,<br />
che applica lo spesso tratto espressionista e le grandi<br />
tavole tipiche di inizio novecento (anche allora il cuore<br />
dell’Occidente era scosso dai dubbi) alle contraddizioni<br />
degli ultimi anni di guerra e menzogne. Il risultato è un<br />
racconto che, come in Maus, vede intrecciate in modo<br />
indissolubile la storia della collettività e la storia personale:<br />
Spiegelman sembra così ricordarci che, macinata dalla<br />
retorica dei media e nascosta dietro ai bavagli e ai<br />
palloncini della propaganda, si svolge una tragedia di cui<br />
in realtà siamo gli imbambolati protagonisti.<br />
ART SPIEGELMAN, L’Ombra delle Torri,<br />
Torino, Einaudi <strong>2004</strong><br />
Frankfurt Book Fair<br />
begani@bazarweb.info<br />
La coscienza americana in una strip<br />
Art Spiegelman non disegna più da tempo. Preferisce scrivere per il<br />
New Yorker. Poi arrivano l’11 settembre e la cricca di Bush. E allora<br />
la rabbia esplode tra i tratti di una matita…<br />
La Frankfurt Book Fair <strong>2004</strong> apre i battenti il 6 ottobre. Dedicata a<br />
tutto quello che il libro può essere, da volume in carta a supporto<br />
digitale, ospita come sempre una sezione fumetti ricchissima intitolata<br />
‘Fascination Comics’: 80 espositori provenienti da dodici Paesi del<br />
Mondo, forum, dibattiti e incontri con gli autori , una ‘Manga Sunday’<br />
tutta dedicata al fumetto giapponese, e una partecipazione italiana<br />
d’eccezione: Sandra Federici e Andrea Marchesini della rivista italiana<br />
Africa e Mediterraneo presenteranno 40 storie africane a fumetti intorno<br />
al tema ‘(Violazione dei) diritti umani’, e insieme all’autore camerunese<br />
Christophe Ngalle Edimo discuteranno del ruolo educativo di un<br />
medium come il fumetto. Inoltre, premiazione per il ‘Comic of the Year’<br />
– neanche a dirlo – alla grandissima Marjane Satrapi per Persepolis.<br />
Applausi per loro, applausi per una fiera dagli occhi aperti. Fino al 10<br />
ottobre. Programma, orari e tutto quello che cercate sull’ottimo sito:<br />
http://frankfurt-book-fair.com
amendola@bazarweb.info<br />
bazar 10 <strong>2004</strong> leggere.rileggere di claudio amendola 29<br />
Prode prodiere<br />
Avrei voluto dirvi quanto mi è piaciuto l’ultimo<br />
libro che ho letto… quanto mi ha emozionato. Ma<br />
stavolta non ci riesco…<br />
Prode prodiere. Così mi ha chiamato fino a oggi Eugenia, la mia skipper, il<br />
comandante del mio viaggio nelle recensioni di libri per <strong>Bazar</strong>, e per me era un onore,<br />
perché il prodiere in un equipaggio ha un ruolo fondamentale.<br />
Ma questo mese il prodiere ha perso il vento, non trova più la rotta, è in balia<br />
delle onde e la bussola è rotta. Vi avrei voluto dire quanto mi è piaciuto il libro<br />
di Walter Veltroni SENZA PATRICIO, quanto mi ha commosso e quanto mi ha emozionato.<br />
Quanto vicino mi ha fatto sentire un paese che non è il mio. Quanto profondamente ha<br />
toccato le corde della mia paternità e quanto mi ha fatto risentire figlio ora che un<br />
padre non ce lo ho più.<br />
Ma sono settimane che guardo lo schermo del computer senza riuscire a scrivere una<br />
riga che non sia banale, sciocca, ripetitiva.<br />
E allora mi sa che me so’ giocato la dote, nel senso che quello che potevo fare l’ho<br />
fatto e chi s’è visto s’è visto, io nu riesco più a scrive’ manco la lista per la<br />
spesa.<br />
Ammaino la vela, mi tolgo la cerata e, a nuoto, ritorno a riva.<br />
Buon vento a tutti.<br />
Caro Claudio,<br />
è un periodo strano, questo. Dev’essere il rientro dalle vacanze, il freddo<br />
improvviso, la pioggia e la luce che vertiginosamente diminuisce a farci sentire<br />
astienici, esangui.<br />
Anche tanti dei miei marinai (ho altri prodi prodieri, non sei l’unico, non sentirti<br />
addosso il peso di una responsabilità gigantesca!) sono affaticati e faccio un po’<br />
difficoltà a tenerli su.<br />
Ma quel che è davvero peggio è che anche io sono stanca e a volte mi sento un po’ sola<br />
nella consapevolezza di non poter smettere mai di reggere e guidare, di essere forte e<br />
prestante, proprio in quanto ho accettato il ruolo di capitano di una nave.<br />
Ma se tu ti fidi e affidi con così tanto amore a me, confessando la tua debolezza con<br />
tanta semplicità, anche io voglio fare lo stesso e restituirti il dono. E provare,<br />
anche solo per un attimo, a mostrarmi: invece che usare i muscoli per raddrizzarti e<br />
tirarti in piedi, mi distendo accanto a te per riposarci insieme. Posso?<br />
E per chi vuole una pausa, c’è ancora posto accanto a noi…<br />
Come comincia…<br />
“Un giorno della mia vita, uno qualunque, passando per una strada<br />
di Buenos Aires ho visto una scritta su un muro. Vernice colorata<br />
su una superficie senz’anima. Quattro parole: «Patricio, te amo.<br />
Papa». Non mi era mai capitato, in quasi cinquant’anni, di vedere<br />
un graffito dedicato da un padre a un figlio. E ho immaginato<br />
storie che possano aver prodotto il gesto di quella scritta.<br />
In quella terra malinconica e triste, con l’anima appesa al<br />
tempo, tutto sembra epico e grande. Anche un atto così semplice.<br />
Diciassette lettere scritte da qualcuno, un giorno, su un muro…”<br />
Storie d’amore tra padri e figli, di padri verso i propri figli,<br />
in una terra dal tragico passato e dal presente faticoso.<br />
Senza Patricio – di Walter Veltroni.<br />
Edizioni Rizzoli<br />
124 pag. 9,50.
30 di nancy brilli leggere.brilletture bazar 10 <strong>2004</strong><br />
L’odore<br />
Lanterna magica, di Ingmar Bergman.<br />
Edizione Gli Elefanti Saggi. 9,30.<br />
E’ un certo odore, un odore che non dimentichi… Una<br />
volta che l’hai sentito, dopo lo rivuoi. E lo cerchi…<br />
Ad esempio puoi stare seduta a terra su uno scalino in curva che<br />
scende verso una radio nascosta. Righe sottili corrono verso un<br />
infinito vicino, porte chiuse a bloccare il suono che esce, il suono<br />
che entra. Strizzato il culo in un nero di pelle costosa, freddo<br />
finto di aria condizionata, faccia bianca e stanca, rossetto. Siete<br />
mai stati dietro le quinte, in un teatro? C’è un odore che non te<br />
lo dimentichi, che ti ci affezioni, che lo rivuoi. Ingmar Bergman lo<br />
conosce, e ne parla. E parla pure d’amore, e di arrabbiature, e di<br />
cinema e di tanto altro, e tutto alto, tutto pieno, tutto interessante.<br />
Leggetevi LANTERNA MAGICA. E’ bello.<br />
brilli@bazarweb.info<br />
…e per entrare nell’atmosfera<br />
“A dodici anni ebbi l’occasione di accompagnare un musicista che suonava la celesta dietro le quinte nel Sogno<br />
di Strindberg... sera dopo sera assistetti, nascosto nella torre del proscenio, al matrimonio tra l’avvocato e la<br />
Figlia. Era la prima volta che sperimentavo la magia del teatro. L’Avvocato teneva una forcina per capelli<br />
tra il pollice e l’indice. La torceva, la raddrizzava e la faceva a pezzi. Non c’era nessuna forcina ma io la<br />
vedevo! L’ufficiale stava dietro la porta delle quinte e aspettava di fare il suo ingresso. Se ne stava chino in<br />
avanti a guardarsi le scarpe, le mani dietro la schiena, schiarendosi la gola senza fare rumore: una persona<br />
normalissima. Poi la porta si apre e lui avanza sulla scena illuminata. Cambia, si trasforma: è l’Ufficiale”.<br />
Uno stralcio tratto da Lanterna Magica, di Ingmar Bergman
amoruso@bazarweb.info<br />
Ritual the club, una tendenza<br />
girovaga. Il fetish a portata<br />
di locale, filosofia dell’harddancing,<br />
performance splatter e<br />
l’obbligatorio travestimento<br />
In diretta connessione con il Torture Garden di Londra, dj<br />
Ritual e Silvia nel ‘99 danno vita a quello che fu il primo<br />
evento Ritual the club, l’esordio del fetish a Roma: o<br />
forse l’inizio di una forma dichiarata di esserlo. In esso<br />
confluiscono il precedente movimento dark/gothic e gli<br />
amanti di pratiche sessuali alternative: due scene già<br />
visibilmente diffuse a Roma.<br />
La scelta musicale è palesemente orientata – dicono<br />
gli organizzatori – alla “filosofia dell’hard dancing”,<br />
electroclash e frastuoni techno-industrial nei momenti clou.<br />
Costanti i set di body performance estreme,<br />
spesso con rinomati artisti della scena fetish<br />
londinese. Ospiti di casa gli Skoid, crew di<br />
Torbellamonaca che inscenano set di body<br />
art a tinte splatter, con espliciti riferimenti alla<br />
sottomissione sessuale del corpo, o meglio,<br />
di alcune sue parti. Obbligatorio il dresscode,<br />
assoluto il rifiuto di abiti casual. Qui il fetish<br />
assume una forma originaria, che non circuisce<br />
un movente prioritariamente sessuale, piuttosto<br />
indugia sull’aspetto erotico che la fantasia riconosce nelle<br />
cose. Al Ritual The Club, fetish non deve necessariamente<br />
intendersi come calze autoreggenti, collant, scollature,<br />
top, latex, leather o quant’altro; fetish è più semplicemente<br />
l’ostentazione sessuata o androgina di una qualsiasi<br />
fantasia: che sia un fumetto, un anima giapponese,<br />
un desiderio infantile poco importa. Il Ritual non è<br />
l’espressione di un solo rituale piuttosto la composizione di<br />
tanti quanti sono i personaggi interpretati dai frequentatori.<br />
Al primo sguardo si è presi da una pulsione sessuale<br />
molto forte scatenata da trasparenti nudità e dalla lucida<br />
e gommosa perfezione degli indumenti. Un attimo dopo<br />
è totale confusione. Difficile distinguere gli uomini dalle<br />
donne, i corpi da maschere e travestimenti.<br />
Quanto raccontato difficilmente accadrà in un’unica<br />
notte, perché, come qualsiasi rituale che si rispetti,<br />
tutto avviene senza forzature: si tratta di un copione a<br />
braccio che tutti possono recitare rispettandone essenza<br />
e ruoli, fuori da forzature. Per info sui prossimi eventi:<br />
www.ritualtheclub.com<br />
Post Romantic Empire porta<br />
Sascha Ring a Roma<br />
Il Post Romantic Empire ha scelto di partire dal Supper Club per inaugurare<br />
la nuova stagione musicale con una serata-evento che porterà nel locale le<br />
dita esperte del dj berlinese Apparat (al secolo Sascha Ring), il 13 ottobre.<br />
Progetto internazionale attento ai temi e motivi dell’estetica romantica nella<br />
produzione artistica contemporanea, PRE non disattende le aspettative e<br />
per l’occasione chiama Apparat, il quale, con buone probabilità, non avrà<br />
mai pensato di poter essere identificato come un post romantico, ma di<br />
certo con questo fa i conti visti l’amore e la cura con cui lavora i suoni. Nato<br />
in una piccola città tra le montagne del sud est della Germania, Sascha Ring<br />
ha avviato i primi maneggi di dischi all’inizio degli anni Novanta. Da allora<br />
ha attraversato diversi stili musicali, dalla gabber alla techno più dura, prima<br />
di passare alle atmosfere visionarie e ingegnose della sound art, dove il<br />
calcolo matematico e l’estetizzazione dei livelli di processamento del suono<br />
divengono più importanti delle 7 note: ciò che prevale è il design virtuale<br />
che il suono assume. Se non altro, Sascha Ring ha anche un cuore, e a<br />
quelle forme algoritmiche riesce a intrecciare intense melodie. Apprezzato<br />
musicista internazionale, collabora al progetto Moderat con Modeselektor (il<br />
musicista elettronico preferito dai Radiohead), è producer per Ellen Allien<br />
e per la sua BPitch Control, e con T.Raumschmiere gestisce la Shitkatapult,<br />
etichetta di musica elettronica ampiamente acclamata. Per info: http:<br />
//www.apparat.net; www.postromantic.com.<br />
13 ottobre, via de’ Nari 14, Roma. Infoline 0668807207<br />
bazar 10 <strong>2004</strong> notte.SUD di marcello amoruso 31<br />
Fetish fantasy<br />
A Giarre l’arte<br />
sa di vino<br />
Scatta l’ora wine-bar anche a Giarre e nasce Le figure: 130 etichette<br />
di vini siciliani da sorseggiare tra note jazz e teatro in un’atmosfera<br />
scaldata da pietra lavica naturale. Ideato in perfetto stile wine-bar, Le<br />
figure è il nuovissimo locale di Giarre, che nel giro di poco tempo è<br />
diventato punto di riferimento per artisti e frequentatori provenienti<br />
dal vicino capoluogo etneo. La programmazione artistica prevede<br />
innanzitutto concerti jazz di rinomati maestri di Catania e non solo,<br />
ma anche blues, teatro e cabaret. Uno spazio interamente in pietra<br />
lavica e ferro battuto, intercalato da guizzi etnici. In stile liberty,<br />
invece, i salottini in cui è possibile gustare circa 130 etichette di vini<br />
esclusivamente siciliani. “Senza esagerare troppo con il prezzo”,<br />
assicura Giovanni, il factotum enologo del locale.<br />
Le Figure, Via Calderai 14 – Giarre (Ct). Info: 3488888111
32 di alberto traversi notte.NORD bazar 10 <strong>2004</strong><br />
Lo hanno fatto Dolce e Gabbana, Armani, Cavalli... Dopo aver vestito i corpi,<br />
ora vestono spazi, divani, poltrone e tavoli, e chi non cena da Armani Nobu non è<br />
abbastanza … Armani style. Per irrecuperabili fashion victims!<br />
Siamo a Paderno Dugnano, a due passi da Milano: è qui<br />
che ha da poco aperto il Nausicaa Show Restaurant Music<br />
Hall, locale interessante per struttura e programmazione.<br />
L’arredamento si allontana dai canoni urbani per trovare il calore<br />
di un arredo classico dove, accanto ad affreschi neo romantici,<br />
trovano posto complementi in legno e colori della terra: rossi,<br />
verdi di bosco, blu, ocra e oro. Il locale è aperto soltanto per il<br />
fine settimana, ma è soprattutto la domenica che attira il pubblico<br />
più trendy. Merito di Paolo Pignotti e del suo Aperitmico: un<br />
happy-hour con dj a base di hip hop, lounge, happy house e r’n’b.<br />
Buone nuove arrivano anche dal bergamasco, precisamente da<br />
Dalmine dove è da poco sorta La Contrada. L’idea dello staff è<br />
quella di ricostruire un antico borgo paesano, ed effettivamente<br />
varcata la soglia d’ingresso l’impressione è quella di viaggiare nel<br />
tempo e nello spazio: dal ventunesimo al ventesimo secolo, dalle<br />
luci dell’autostrada a quelle fioche e morbide di lampioni in ferro<br />
battuto. Archi, capitelli, ringhiere lavorate e un immenso trompel’oeil<br />
raffigurante un borgo medievale fanno il resto.<br />
Nausicaa Show Restaurant Music Hall, via Tirano, 14. Paderno<br />
Dugnano, Milano<br />
La Contrada, via Friuli, 29. Dalmine. Bergamo.<br />
Robert De Niro, Sylvester Stallone, Renée Simonsen, Linda Evangelista,<br />
Carol Alt: sembra il cast di un film sulla storia delle passerelle celebri, in realtà è solo,<br />
si fa per dire, l’elenco degli invitati a una delle mitiche feste di Gianni Versace. Correva<br />
il decennio d’oro, quello degli anni’80. Oggi qualcosa è cambiato. La moda tira un<br />
po’meno e la crisi incalza anche nel settore privilegiato del bel vestire. Ma i rapporti<br />
tra notte e prêt-à-porter non accennano a diminuire anzi registrano, da parte degli<br />
stilisti, un interesse trasversale, quasi parallelo, nel portare avanti insieme al design<br />
delle collezioni progetti che includono discoteche, bar e ristoranti (ovviamente alla<br />
moda!). I primi sono stati Domenico Dolce e Stefano Gabbana a mettere le mani,<br />
ma solo in veste di soci, sul Post Garage, un locale che, grazie a loro, è diventato<br />
in breve tempo discoteca di grido. Dal giugno 1998, proprio lì si sono svolti alcuni<br />
dei più divertenti post-sfilata della griffe milanese. Oggi, abbandonate le quote e la<br />
direzione artistica dello spazio, la coppia siciliana punta molto sul Bar Martini, un<br />
angolo attrezzato all’interno del loro negozio di corso Venezia 15. Dentro domina il<br />
nero: da quello patinato delle sedute in pelle a forma di cubo, a quello lucido delle<br />
colonne e del bancone, illuminato da un lampadario scenografico che a suo modo<br />
ravviva l’ambiente. Il clima è comunque austero, ideale per lunch da piccola cucina e<br />
aperitivi pre-serata. A poca distanza, sempre intorno ai confini di una zona nota in tutto<br />
il mondo come quadrilatero della moda (un rettangolo i cui lati coincidono con grandi<br />
vie dello shopping meneghino, via Montenapoleone, corso Venezia, via della Spiga e<br />
via Manzoni) sorge il megastore di Armani, un mall del lusso che comprende negozi<br />
di abbigliamento, elettronica, dolci, suppellettili per la casa e fiori, tutti legati in qualche<br />
modo al marchio di Re Giorgio. In mezzo a cotanto lusso, non potevano mancare zone<br />
dedicate al ristoro e al divertimento notturno. C’è l’Emporio Armani Café, elegante<br />
american bar con entrata in via Crocerossa, il rinomato ristorante giapponese Armani<br />
Nobu, con entrata in via Pisoni e, sempre in via Pisoni, il nuovissimo Armani Privé. Qui<br />
270 metri quadrati ospitano un banco bar, sedute comode e avvolgenti, la consolle per<br />
il dj e una piccola pista per ballare. Sulle pareti si affacciano oblò circolari, scanditi da<br />
bacchettine di legno di ispirazione giapponese, così come di derivazione giapponese<br />
è anche il pavimento tipo tatami. Ben lontano dal minimalismo zen che caratterizza<br />
l’ambiente Armani, il Just Cavalli Café, café ispirato al mondo di Roberto Cavalli, da<br />
lui aperto qualche mese fa, punta tutto, o quasi, sul camouflage di derivazione animale,<br />
un must che ha reso famose nel mondo le collezioni dello stilista. La location è quella<br />
conosciuta della Torre Branca, storico edificio milanese alto ben 108 metri, costruito nel<br />
1933 dietro progetto del grande architetto Giò Ponti. Tra cristalli, arredi preziosi e punti<br />
luce curatissimi, spiccano frequentazioni eleganti, sexy e un po’osé com’è d’altronde<br />
lo stile del suo fondatore.<br />
Post Garage via Castello, 5 Legnano.<br />
Bar Martini, corso Venezia 15, Milano.<br />
Armani Nobu e Armani Privè, via Pisoni 1, Milano.<br />
Just Cavalli Café, viale Luigi Camoens, c/o Torre Branca Milano.<br />
Lo stilista + cool ?<br />
Quello che apre un<br />
locale tutto suo!<br />
traversi@bazarweb.info
lisi@bazarweb.info<br />
The No Future,<br />
top dj in Emilia<br />
Siete tra i mondani very cool a cui<br />
piace ballare quella specie di pop<br />
omogeneizzato con forti dosi di ritmo<br />
e alienato da sogghigni punkettari che<br />
imperversa in tutti i club che contano<br />
dell’universo? E allora leggete qui!<br />
Amate quel miscuglio di Cameo, Talkin Heads, Jazoo, New Order,<br />
Gang of Four, Prince, Moroder, Kraftwerk, Section 25, 23 Skidoo, Clash,<br />
Suicide, Martha and the Muffins, Cure..., che da un paio d’anni detta<br />
legge nel circuito dell’underground più hipe saldando abilmente utile<br />
e dilettevole, vestito avanguardistico e appeal commerciale, “senso” e<br />
sensibilità, con cari saluti all’idea di un orientamento pionieristico della<br />
musica da ballo e però tanta soddisfazione nel sapersi tra gli estimatori<br />
cinici e ironici di un revivalismo obbligato, senza via d’uscita?! Bene. Ci<br />
sono un paio di appuntamenti notturni<br />
nel mese che viene, che vi offriranno anche l’occasione di buttare al<br />
mare il discorso trito e ritrito del “fa fico perchè ricorda gli anni ‘80”, per<br />
toccare le note ben più desolanti di un precoce ritorno della stagione<br />
acid che, compromettendosi con i tempi spuri della battuta grezza e<br />
corposa hip popettara, puzza di ancora più precoce neo big beat. Senza<br />
la sguaiatezza festaiola di 7 anni fa però, perchè c’è molto meno da stare<br />
allegri di questi tempi!<br />
Direttamente dalla Gomma Records di Monaco, quasi privé sofisticato<br />
della GiGOLo, l’ammiraglia teutonica della Dance di tendenza, il 7<br />
approda al Maffia di Reggio Emilia mister Headman, al secolo lo svizzero<br />
Rob Insinna, un album e una manciata di singoli all’attivo tra cui quel<br />
“So then” premiato dal Jockey Slut di inizio <strong>2004</strong> come miglior pezzo del<br />
mese. Cos’è Jockey Slut?! Ahiahiai!! ‘E la rivista di dance culture che la sa<br />
più lunga di tutte le altre su cos’è “attuale” o meno in questo momento.<br />
Cito testualmente, per orientarvi sulla piega verosimile che prenderà la<br />
serata nel “club dei club OFF” italiani: “’So then’, possiede un giro di<br />
basso molto Clash con Jam, qualche synth anni ‘80 e una chitarra rock,<br />
il tutto mescolato a formare un motivo dance di classe”. Ma dobbiamo<br />
aspettarci una mitragliata di disco-punk alla Dfa/Rapture/Output? Si e no,<br />
perchè, sempre secondo l’autorevole bibbia del clubbarolo informato, lo<br />
svizzero Headman è fondamentalmente un Party Animal più che un cool<br />
manhattan Type, è più warm, feelgood and istant, più disco. Capitoo?<br />
E invece Ivan Smagghe che suonerà il 31 in un luogo di<br />
Bologna ancora da definire, chi è? Ma come?! E’ il selezionatore dell’anno<br />
già residente al mitico Pulp di Parigi, membro con Arnaud Rebotini del<br />
duo alfiere del revival acid Black strobe, che oltre a incidere per labels<br />
super come Turbo, Output e Tigersushi, ha remixato tutto il remixabile<br />
del “nuovo e figo”. Andatevi a prendere le compilation prodotte nel<br />
<strong>2004</strong> Death Disco e Suck my deck, dal titolo emblematico come il nome<br />
della sua serata parigina How to kill a dj. Avrete un ritratto completo di<br />
un dj che non prende più sul serio la maniera tradizionale di esserlo,<br />
(vedi confezionatore di tappeti ritmici per lo sballo di massa) che sente<br />
puzza di esaurimento delle possibilità di pura innovazione della dance<br />
e evoca la morte della discoteca; che punta su una vorace sensualità<br />
per sfuggire all’empasse di una crisi di prospettive. Il suo sound è pieno<br />
di riferimenti all’electro pop irrobustiti da divagazioni funky-house.<br />
Ma in questa ondata di contaminazioni non c’è traccia del carattere<br />
sperimentale delle simili esperienze new wave e post punk anni ‘80, e<br />
non tanto per l’insistenza sulla comunicabilità dei pezzi, ma perchè qui<br />
si plagia per nostalgia e/o disillusione. La scena alternativa rappresenta<br />
il main stream rivestendo i panni degli archetipi della combinazione<br />
arty, ovvero i protagonisti del postmodernismo musicale di 25 anni<br />
fa, ma senza pretendere la sospensione d’incredulità, dissacrando.<br />
Il divertimento è assicurato perchè la scaletta è piena di atmosfere e<br />
pose in cui riconoscersi, di già sentito che fa tornare in mente canzoni<br />
piaciute tanto nel passato, di una immediatezza condita di eleganza che<br />
appaga sia la voglia di essere coinvolto senza tante storie, che il bisogno<br />
di sentirsi comunque “avanti”. Il francesino Cut copy ospitato in una<br />
delle compilation di Smagghe, si fa molte domande sul futuro nella sua<br />
“futures” ma già sa che molto è deciso dal gioco tra l’essere una “copia<br />
tagliata” oppure un “copione”, un copy cat. Dilemma epocale!!<br />
Per sapere dove metterà i dischi a Bologna Ivan Smagghe consultate<br />
www.geocities.com/italy-gig-list.<br />
bazar 10 <strong>2004</strong> notte di andrea lisi 33
34 di claudio coccoluto notte.nottetempo bazar 10 <strong>2004</strong><br />
Qualche effluvio… al resto pensateci voi<br />
Musica come benzina per muoversi.<br />
Musica come alfabeto per comunicare.<br />
Musica come chimica per l’ebbrezza.<br />
Musica come un abbraccio sulla pelle, una vacanza della<br />
mente, un momento di comunione, un atto di seduzione.<br />
Questo mese basta così. Basto così.<br />
coccoluto@bazarweb.info<br />
MUSICA, E BASTA
foto www.oltremara.com<br />
36 di chiara spegni gusti bazar 10 <strong>2004</strong><br />
Carne dei poveri, i legumi impazzano, da Oriente ad Occidente. Dall’hummus libanese<br />
alla ribollita, dai risi e bisi al tofu, i piatti a base di legumi rappresentano un classico in ogni<br />
cucina. La star a livello internazionale è la soia, una trasformista, specie sulle tavole dei<br />
vegetariani, mentre fagioli e piselli si sposano con tutto.<br />
I ceci di Cicerone<br />
Dopo la soia e i fagioli, sono i legumi più coltivati del<br />
mondo. Fra i primi alimenti consumati dall’essere<br />
umano, erano molto diffusi tra i romani. Basta<br />
pensare al celebre poeta Cicerone: il suo nome di<br />
famiglia deriva dai “ciceri”, i ceci. Molto amati in<br />
India e nei Paesi del Medio Oriente, sono presenti in<br />
molte preparazioni di ricette delle cucine regionali<br />
italiane, dal Piemonte alla Sicilia. Il purè di ceci,<br />
l’hummus, è un piatto tipico libanese, molto amato<br />
da vegetariani e non: va bene con tutto, spalmato<br />
sul pane o insieme a carne o verdure. Basta passare<br />
nel mixer i ceci cotti, cumino, aglio, olio, succo di<br />
limone e peperoncino a piacere. Se c’è, aggiungere un<br />
cucchiaio di tahina, la pasta di semi di sesamo.<br />
Fave, un po’ demodé<br />
Originarie della Persia, queste leguminose erano<br />
molto comuni nella Grecia antica, dove, oltre ad<br />
essere impiegate nei riti funebri, avevano una<br />
funzione particolare: servivano per conferire un voto<br />
favorevole o negativo nell’elezione dei magistrati<br />
(colore chiaro o scuro della buccia). Utilizzate anche<br />
dai romani, sempre per celebrare i morti e nei riti di<br />
purificazione in genere venivano mangiate crude con<br />
formaggi e salumi. Alimento fondamentale durante il<br />
Medioevo e poi nel Rinascimento, cadono in disgrazia<br />
con l’arrivo dall’America dei fagioli.<br />
I bisi veneziani<br />
Le prime coltivazioni di piselli risalgono al neolitico<br />
e, da allora, i baccelli verdi sono stati sempre<br />
utilizzati. Impiegati da greci e romani, riscuotono<br />
grande successo alla corte del re Sole, in Francia.<br />
L’antico piatto di risi e bisi (risotto con piselli)<br />
della Serenissima Repubblica di Venezia veniva<br />
tradizionalmente offerto ogni anno al Doge il 25<br />
aprile nella ricorrenza del patrono S. Marco: per<br />
4 persone 250 gr di piselli teneri e dolci, 250 gr di<br />
riso vialone nano, 60 gr di burro, 50 gr di pancetta,<br />
1 cipolla, prezzemolo, sale, pepe e parmigiano;<br />
soffriggere cipolla e pancetta con mezza dose di<br />
burro, aggiungere i piselli e poi il riso, mescolando e<br />
aggiungendo ogni tanto un po’ di brodo. A fine cottura<br />
cospargere il risotto con il trito di prezzemolo,<br />
spegnere il fuoco e lasciar mantecare qualche minuto<br />
con sale, pepe, l’altra metà del burro e parmigiano.<br />
Legumi !<br />
La soia e una passione vegetariana: il tofu<br />
Conosciuto da almeno 4.000 anni in Oriente, è il legume più impiegato nel mondo.<br />
La sua presenza in Cina sarebbe documentata dal 3.000 AC. Tra i suoi derivati: il<br />
latte, che si ottiene dai semi macerati a lungo in acqua, poi frullati e diluiti; il tofu,<br />
il formaggio vegetale; la carne; la lecitina; l’olio; la salsa; il temphe, soia bollita<br />
e fermentata grazie a un fungo; germogli; pane e pasta. Scoperta dai navigatori<br />
olandesi e portoghesi nel XV secolo, la soia riesce a diffondersi solo nel XIX secolo,<br />
quando aumentano le importazioni dall’Asia e comincia ad essere coltivata in Asia<br />
e Africa. La soia, in cinese “ta tou”, cioè “fagiolo grande”, veniva considerato uno<br />
dei 5 cereali sacri, insieme a miglio, frumento, orzo e riso, anche se poi cereale<br />
non era. Il tofu invece, una sorta di formaggio vegetale a base di soia, sarebbe<br />
stato creato da Li An, un monaco vissuto in Cina duemila anni fa esperto di arti<br />
alchimistiche. Il tofu arriva in Corea e in Tailandia, non tocca l’India ma arriva in<br />
Occidente. Tofu è un termine giapponese che significa “carne senza ossa”. Altre<br />
informazioni nel libro “Il tofu e la cucina vegetariana” di Giuliana Lomazzi, ed.<br />
Tecniche Nuove, 7,9 euro.<br />
I fagioli, famosi latinoamericani<br />
Gli Inca li mangiavano ogni giorno, insieme al riso, mentre gli egizi li offrivano agli<br />
dei. Un proverbio dice che in Messico “nemmeno i topi mangiano i fagioli crudi”,<br />
perché c’è sempre nei paraggi una olla (una pentola di coccio) con una zuppa di<br />
fagioli sul fuoco. Alimento basilare nella cucina di Sud America, Spagna e Portogallo,<br />
si chiamano frijol negro in spagnolo o feijao in portoghese. In Brasile il piatto<br />
nazionale è la feijoada, dove i tipici fagioli neri sono immersi in uno stufato di<br />
carne, che si gusta spesso nel weekend. A Cuba invece il piatto Moros y Cristianos,<br />
è il piatto di capodanno, a base di riso e fagioli. I tipi di fagioli che conosciamo oggi<br />
arrivano in Europa solo con la scoperta dell’America, e si rivelano un’ottima fonte di<br />
proteine per le popolazioni denutrite a causa di carestie e pestilenze nel XVI secolo.<br />
Una Befana d’altri tempi<br />
spegni@bazarweb.info<br />
Un’antica usanza marchigiana è quella di preparare la Torta del giorno della Befana:<br />
un dolce con frutta secca e candita, cannella e rum, dove nell’impasto si nasconde<br />
un grande fagiolo secco. Chi lo troverà sarà il re o la regina della giornata. La<br />
Befana delle origini, nel mondo contadino di una volta, lasciava caramelle d’orzo,<br />
castagne bollite e nocciole e ai bambini cattivi cipolle e carbone vero. Lei in cambio<br />
riceveva un piatto di pasta e fagioli o una zuppa di fave sul tavolo di casa. Con del<br />
vino rosso naturalmente.<br />
Y<br />
Fu<br />
sc
spegni@bazarweb.info<br />
Le lenticchie<br />
portafortuna<br />
Tracce di lenticchie sono state rinvenute in alcune tombe risalenti<br />
al periodo neolitico in Siria e Turchia. La parola lenticchia deriva dal<br />
latino lens, termine che ha poi identificato anche le lenti ottiche, del<br />
tutto simili nella forma alla leguminosa. Regine nella cucina indiana,<br />
dove non manca mai la zuppa di dal (lenticchia), sono diffuse in<br />
grande varietà, intere e spezzate, verdi, gialle, marroni e arancioni.<br />
Sono famose anche nella Bibbia: per un piatto di lenticchie Esaù vende<br />
la primogenitura al fratello Giacobbe. Spesso preferite ad altri legumi<br />
per le piccole dimensioni, a parità di peso sono in numero maggiore,<br />
e mangiare lenticchie nel primo giorno dell’anno dovrebbe far<br />
guadagnare lo stesso numero di monete d’oro.<br />
Curiosità varie<br />
I lupini, consumati in genere durante le carestie, sono oggi considerati<br />
in Italia e Grecia come uno snack, mentre impazzano in Bolivia e<br />
Perù. In Africa e Asia a volte sono utilizzati per fare un surrogato del<br />
caffè. Le arachidi, originarie dell’America Latina, vengono chiamate<br />
noccioline americane e dopo i piselli sono i semi più ricchi di<br />
proteine. Abbinate a pasta, pollo e insalate, sono spesso utilizzate<br />
nella cucina creativa; l’olio è impiegato per le fritture, mentre il burro<br />
di noccioline è la nutella dei bambini americani.<br />
in e yang<br />
Basta aprire un manuale come “Macrobiotica. Ricette classiche”,<br />
ed. Demetra, 5,16 euro, per scoprire alcune qualità dei cibi. Ci sono<br />
quelli yin, che contengono più potassio, hanno un sapore acido,<br />
amaro, molto dolce o aromatico e un alto grado di acidità. Quelli<br />
yang contengono più sodio, hanno un sapore salato e un alto grado di<br />
alcalinità. Le lenticchie sono cibi yang, mentre i piselli sono cibi ying.<br />
Nelle stagioni calde è meglio privilegiare i cibi yin, in quelle fredde i<br />
cibi yang.<br />
ori fa freddo. Dentro ci<br />
alda una zuppa…<br />
Legumi a volontà, da gustare anche con gli occhi, nel volume<br />
“Zuppe”, salate e dolci, di Roland Durand, con le fotografie di Sophie<br />
Tramier, Fabbri ed., 26 euro; supereconomiche le guide di Anne<br />
Wilson “Zuppe da tutto il mondo” e “Zuppe rapide”, ed. Gribaudo a<br />
1,60 euro; nella collana “i manuali della buona tavola” ed. Hobby &<br />
Work “Le minestre”, a 7.90 euro; stesso titolo per un altro ricettario<br />
ed. Vallardi, di Orietta Sala, a 9,30 euro; nella collana “cucinare<br />
oggi” ed. De Vecchi, c’è il manuale su “Le minestre e le zuppe”, a<br />
6,50 euro; promette bene “Ricette mondiali di zuppe e minestre” di<br />
Rosario Buonassisi per Mondadori, 20 euro; più specifico “I legumi”<br />
della biblioteca culinaria, per conoscerli, prepararli e cucinarli con<br />
le ricette dei grandi cuochi, a 28,50 euro; un classico è “500 ricette<br />
di legumi” di Alba Allotta, per un’alimentazione sana e naturale, ed.<br />
Newton & Compton a 11,50 euro. Avviso ai viaggiatori: una buona<br />
corba (zuppa) in Turchia d’inverno è d’obbligo. A Instanbul un locale<br />
da provare anche in inverno, proprio per la zuppa del giorno, è il<br />
Sarimsak, in Haviar Sok. 38/1, a Cihangir; tel. (0212) 2937656, aperto<br />
dalle 10 alle 23.30, la domenica chiuso.<br />
bazar 10 <strong>2004</strong> gusti di chiara spegni 37<br />
Qualche guida<br />
in inglese<br />
Vegetariani e non, in Usa è più facile trovare guide specializzate in<br />
particolari ingredienti. Su www.amazon.com abbondano titoli anche<br />
sui legumi. Un must in materia è “The Bean Bible: a Legumaniac’s<br />
guide to Lentils, Peas, and every edible bean on the planet!” di Aliza<br />
Green, a 13,27 $; per mangiare fagioli a colazione, pranzo e cena<br />
“The Bean Gourmet presents: The little Bean Cookbook” di Tom<br />
Chasuk, per 12,95 $; “Lean bean cuisine: over 100 tasty meatless<br />
recipes from around the world” di Jay Solomon, 1,50$; per 6,64$ c’è<br />
anche “The Bean book”, in un virtuale viaggio nelle cucine del globo,<br />
di Roy F. Guste padre e figlio; studiato per i principianti in cucina<br />
“Romancing the Bean: essentials for creating vegetarian bean dishes”,<br />
per 5,78 $; poi “Beans, Lentils and Tofu Gourmet” di Rose Robert,<br />
13,27$; “More easy beans” di Trish Ross e Jacquie Trafford, 6,34 $;<br />
“Boutique Bean Pot: exciting bean varieties in superb new recipes” di<br />
Kathleen Mayes e Sandra Gottfried promette ricette creative.<br />
Un piatto contadino<br />
La ribollita è una preparazione tipica toscana, ottenuta ripassando<br />
in forno una zuppa di verdura, indimenticabile quando gli ingredienti<br />
arrivano direttamente dall’orto di casa. Ottima come piatto jolly<br />
invernale per i vegetariani, senza sale è indicata per chi ha<br />
problemi di pressione alta. La zuppa più usata è quella di fagioli<br />
cannellini e cavolo nero, ma si può fare con qualsiasi minestra di<br />
verdura. Ingredienti: 400 gr di cannellini secchi, verza e cavolo nero<br />
400 gr, due coste di sedano, due carote, due cipolle, 400 gr pomodori,<br />
un porro, uno spicchio d’aglio, timo, un bicchiere di olio di oliva, pane<br />
raffermo a fette 400 gr, sale e pepe. Ammollare i fagioli cannellini per<br />
12 ore in acqua fredda; una volta scolati aggiungere il timo e l’aglio<br />
con la buccia e far bollire il tutto a fuoco lento per due ore, salando i<br />
fagioli poco prima della fine della cottura; tagliare a rondelle sedano,<br />
carote e parte bianca del porro, a strisce le foglie di verza e di cavolo<br />
nero, a filetti i pomodori; passate al passaverdura 3⁄4 dei fagioli e<br />
aggiungerli al brodo di cottura; rosolare la cipolla con 3⁄4 di olio e<br />
cuocere con la verdura per dieci minuti a fuoco lento, poi aggiungere<br />
pomodoro, verza, cavolo, timo, sale, pepe e infine il passato di<br />
fagioli con il brodo; cuocere altri 60 minuti, poi versare i fagioli interi<br />
lasciandoli amalgamare dieci minuti; distribuire a strati la zuppa<br />
e le fette di pane insaporite con olio, pepe e cipolla in una teglia;<br />
infornare in un tegame di terracotta per 30 minuti a 170° e lasciare<br />
riposare per dieci minuti prima di servire.<br />
Riso basmati con lenticchie rosse decorticate, servito con<br />
peperoni al curry o melanzane allo yogurt, oppure un orzotto<br />
al posto del solito risotto; poi ceci agli odori, saltati con aglio<br />
e aromi; cannellini all’uccelletta, con pomodoro e salvia;<br />
crocchette di fagioli o lenticchie (non fritte ma al forno); zuppa<br />
di fave e cicoria; spezzato di piselli e carciofi; minestre di ceci<br />
e farro. Nel circolo Arci, nel centro di Padova, il ristorante<br />
vegetariano Luna nuova cambia spesso il menu, è a buon mercato<br />
e per questo è molto frequentato da universitari, sposando la<br />
buona cucina a prodotti genuini, per il 90% biologici. Claudio<br />
Friscione e Franco Levorato ai fornelli offrono al cliente la<br />
possibilità di scegliere diverse combinazioni di piatti, conditi<br />
solo con olio extravergine e mai fritti: due pietanze a 7,90 euro;<br />
tre pietanze a 8,80 euro; cinque pietanze a 9,90 euro, escluso<br />
antipasto (2,50 euro), coperto (1,30 euro) e bevande. Sono tante<br />
le ricette che valgono l’assaggio, come i tortini di miglio con<br />
verdure di stagione saltate a parte con formaggio grattugiato,<br />
cous cous con ceci e vari sughi o ragoût vegetali. C’è sempre la<br />
pasta e la pizza, con farine integrali. Per entrare basta essere<br />
socio Arci: la tessera annuale costa 10 euro. Luna nuova è aperto<br />
a pranzo dalle 12.30 alle 14 e a cena dalle 19.30 alle 24, ma la<br />
cucina chiude alle 22. è vicino al Duomo, in via San Gregorio<br />
Barbarigo 12; Tel. 0498758907; chiuso domenica e lunedì.
Q<br />
38 di chiara tacconi gusti bazar 10 <strong>2004</strong><br />
Design<br />
Terme<br />
Località Madonna Assunta, Pigna (Imperia). Tel. 0184 241046<br />
Chiuso il mercoledì<br />
Spesa media 30 euro<br />
I fagioli di Pigna, insieme a quelli di Badalucco e di Conio, sono una felice riscoperta<br />
ligure: crescono nei terrazzamenti, sui terreni più in alto, e si può quindi immaginare<br />
quanto siano rari. Nel ristorante annesso all’albergo che accoglie gli ospiti dello<br />
stabilimento termale, il menu (variabile a seconda della stagione) offre questi piccoli<br />
capolavori della natura. Capra con fagioli bianchi di Pigna è uno dei piatti forti del locale,<br />
insieme a tagliolini, ravioli di magro, coniglio alla ligure, stoccafisso accomodato e, per<br />
concludere, dolci della casa.<br />
Sapore semplice<br />
e raro<br />
Stavano per sparire. Finché<br />
contadini, gourmet e ristoratori<br />
non li hanno salvati. Ecco dove<br />
assaggiare alcuni dei legumi più<br />
rari (e più buoni).<br />
Square<br />
Via Sottoriva 15, Verona. Tel 045597120,<br />
prenotazione cena 335 8130293<br />
Sempre aperto, solo al sera<br />
Tipo di cucina fusion<br />
Specialità del locale gamberoni lardellati<br />
su crema di lenticchie<br />
Spesa media 30 euro vino incluso<br />
Dolci da fornitori di fiducia<br />
Vino consigliato degustazione champagne<br />
al bicchiere<br />
Piatti dietetici insalate per vegetariani<br />
Particolarità mercoledì sera massaggi<br />
shatsu<br />
Numero coperti 70<br />
Carte di credito Mastercard, Visa<br />
Musica venerdì sera DJ (elettronica, house),<br />
domenica sera live jazz<br />
Gentilezza personale ottima<br />
Sale fumatori no<br />
Servizi per disabili no<br />
Illuminazione soffusa<br />
Il canto del maggio<br />
Località Penna Alta 30 d, Terranuova Bracciolini (Arezzo). Tel. 055 9705147<br />
Chiuso il lunedì e il martedì<br />
Spesa media 34 euro<br />
Il fagiolo zolfino (così chiamato per il colore giallo come lo zolfo) è diventato un po’ il simbolo dei legumi rari<br />
e buonissimi e la sua fama non è esagerata. La sua zona di produzione è il Pratomagno, sulle colline aretine,<br />
ed è qui, a Terranova Bracciolini, che merita andare a cercarli. Il canto del Maggio è un delizioso ristorante<br />
nell’antico borgo di Penna Alta, dove i prodotti tipici vengono trasformati in golose proposte gastronomiche.<br />
Un piatto di fagioli zolfini conditi con un filo d’olio di queste terre è davvero un’esperienza da provare, magari<br />
insieme ai moscardini al Chianti; dal menu segnaliamo anche pappardelle, cinghiale e lepre quando è stagione<br />
di caccia, e il peposo alla fornacina, senza dimenticare i dolci fatti in casa.<br />
Tradizionale<br />
Perbacco<br />
Via Montechiaro 26, Villa San Secondo (Asti).<br />
Tel. 0141905525<br />
Chiuso il mercoledì e giovedì<br />
Tipo di cucina regionale<br />
Specialità del locale girello di vitello al sale<br />
con macedonia di verdure<br />
Spesa media 30 euro<br />
Dolci della casa<br />
Vino consigliato del Monferrato<br />
Piatti dietetici no<br />
Particolarità angolo enoteca con vendita<br />
Numero coperti 35<br />
Carte di credito tutte<br />
Musica no<br />
Gentilezza personale ottima<br />
Sale fumatori no<br />
Servizi per disabili sì<br />
Illuminazione diffusa<br />
Da Pompeo<br />
Vico al Piano 14, Foggia. Tel. 0881 724640<br />
Chiuso la domenica<br />
Spesa media 28 euro<br />
Nelle campagne foggiane si coltiva un legume tenero e saporito,<br />
che non ha bisogno né di concime né di trattamenti. La fava<br />
di Carpino, ad esempio, una delle varietà più apprezzate della<br />
regione, viene cucinata con le erbe o gustata come semplice<br />
contorno, abbinata magari a vini rosati del luogo. Anche in<br />
pieno centro storico, in questo ristorante accogliente e molto<br />
frequentato, è possibile gustare le prelibatezze della campagna<br />
come il mitico legume di Carpino. Cicorie con purè di fave e<br />
minestra di fave sono due dei piatti che più ne esaltano il sapore,<br />
ma sarebbe un peccato non assaggiare anche l’agnello al forno con<br />
patate e funghi o i piatti di mare. Il tutto innaffiato da vini della<br />
regione.<br />
Etnico<br />
tacconi@bazarweb.info<br />
La Maison Espana<br />
Via Montegani 68, Milano. Tel. 0289540234<br />
Chiuso lunedì e martedì, aperto solo la sera<br />
Tipo di cucina spagnola<br />
Specialità del locale paella<br />
Spesa media 32 euro<br />
Dolci della casa<br />
Vino consigliato dalla carta<br />
Piatti dietetici vegetariani<br />
Particolarità spettacoli di flamencos e sevillana<br />
Numero coperti 200<br />
Carte di credito tutte<br />
Musica dal vivo e dj set<br />
Gentilezza personale buona<br />
Sale fumatori no<br />
Servizi per disabili sì<br />
Illuminazione soffusa
tacconi@bazarweb.info<br />
Un brindisi “critico” nei centri sociali<br />
Fra le tante fiere e mostre che hanno per protagonista il vino, questa si<br />
distingue per l’originalità dell’idea: riunire piccoli produttori e parlare di<br />
temi “scabrosi” come il prezzo sorgente o i consumi. Si chiama Terra e<br />
Libertà/Critical Wine - Fiera dei particolari e nasce dalla filosofia di Luigi<br />
Veronelli, mostro sacro dell’enogastronomia, che oltre a recensire i migliori<br />
vini e ristoranti d’Italia nelle guide che portano il suo nome non si stanca<br />
mai di ripensare al modo di fare cultura attraverso la tavola. Per ogni<br />
dettaglio vi rimandiamo alla pagina Fenomeni di questo numero.<br />
Eat & go<br />
Boccondivino<br />
Piazza del Garigliano 3, Città di Castello<br />
(Perugia). Tel. 0758523152<br />
Chiuso lunedì e martedì<br />
Tipo di cucina taverna – wine bar<br />
Specialità del locale tagliere di salumi umbri e<br />
toscani<br />
Spesa media 25 euro<br />
Dolci fatti in casa<br />
Vino consigliato soprattutto umbri<br />
Piatti dietetici no<br />
Particolarità bruschette e spuntini fino a tardi<br />
Numero coperti 120<br />
Carte di credito tutte<br />
Musica sì<br />
Gentilezza personale buona<br />
Sale fumatori no<br />
Servizi per disabili sì<br />
Illuminazione soffusa<br />
Enoteca<br />
La Caneva al ristorante Canaletto<br />
Castello 5490, Venezia. Tel. 0415212661<br />
Sempre aperto (ristorante aperto a pranzo e<br />
cena, enoteca solo a cena)<br />
Tipo di cucina tradizionale, con ottimi piatti di<br />
pesce<br />
Specialità del locale “squaquaciò” di mare in<br />
cocotte con polenta filante<br />
Spesa media 70 euro<br />
Dolci fatti in casa<br />
Vino ottima cantina<br />
Piatti dietetici no<br />
Particolarità di fronte alla casa del pittore<br />
Canaletto<br />
Numero coperti 100<br />
Carte di credito tutte<br />
Musica no<br />
Gentilezza personale ottima<br />
Sale fumatori sì<br />
Servizi per disabili no<br />
Illuminazione soffusa<br />
bazar 10 <strong>2004</strong> gusti di chiara tacconi 39<br />
Italiani<br />
all’estero<br />
Un concentrato di stile italiano?<br />
Provate a Londra, a Notting Hill,<br />
all’angolo fra Westbourne Grove<br />
e Portobello Road. Entrate nel<br />
Negozio Classica e vi sentirete<br />
in un’ambasciata italiana del<br />
gusto. La ristorazione italiana<br />
all’estero troppo spesso è nelle<br />
mani di improvvisatori che<br />
propinano improbabili spaghetti<br />
alla bolognese e pizza senza un<br />
filo di mozzarella. O, all’estremo,<br />
è relegata in ristoranti carissimi<br />
e inaccessibili legati alla fortuna<br />
di uno chef. Allora ecco l’idea<br />
nuova: aprire un “negozio”<br />
dove tutto, dal design al caffè,<br />
rappresenta il meglio dello stile<br />
italiano. Classica, azienda nata da<br />
una costola della prestigiosa casa<br />
vinicola Avignonesi, distribuisce<br />
vini, prodotti tipici e artigianato di<br />
eccellente qualità. E ha pensato di<br />
creare uno spazio suggestivo dove<br />
acquistare prodotti e bottiglie, ma<br />
anche assaggiare vino al bicchiere,<br />
magari nell’area lounge arredata<br />
con poltrone e luci basse,<br />
gustando creazioni gastronomiche<br />
tutte italiane inventate dallo<br />
chef Lucio Pompili. Questo di<br />
Londra è solo il primo Negozio<br />
Classica, presto sarà riproposto<br />
anche in altre città del mondo,<br />
con lo stesso stile fortemente<br />
improntato agli anni Cinquanta, lo<br />
stesso menu e la stessa cura per<br />
l’ospite. http://www.classica.it/<br />
londra/neg-lon.htm.
40 di eva buiatti gusti.mangia come leggi bazar 10 <strong>2004</strong><br />
Libri da mangiare e piatti da leggere da tutti i Paesi del mondo per occasioni diverse<br />
Un caldo gallego sotto la pioggia in autunno<br />
“Aveva bisogno di sapori profondi, lontani, come un latte materno recuperato<br />
dalla memoria del palato, e si cucinò un caldo gallego, troppo abbondante, troppo<br />
sostanzioso, e dopo aver tolto la pentola dal fuoco rimase a contemplarla come un<br />
vaso chiuso di Pandora dal quale non poteva uscire che malinconia” .<br />
M. Vasquez Montalban, Il fratellino, Universale Economica Feltrinelli, Marzo 2001.<br />
buiatti@bazarweb.info<br />
Mettete a bagno la sera prima 300 gr. di fagioli cannellini e procuratevi un quarto di cavolo verza, due costole di maiale da rosticciana,<br />
200 gr. di manzo da lesso, una salsiccia ben pepata, un etto di pancetta, una cipolla, un chilo scarso di patate. In una pentola alta da brodo<br />
fate un soffritto di cipolla a cui aggiungerete, quando la cipolla sarà ben cotta e trasparente, la pancetta a dadini e la salsiccia spellata e disfatta,<br />
che lascerete indorare. Aggiungete adesso acqua abbondante (circa 2 litri), un po’ di sale grosso (attenti: salsiccia e pancetta sono salate), la<br />
rosticciana, il manzo e i fagioli. Coprite fino a che non prende il bollore. Intanto tagliate a striscioline il cavolo verza e a tocchi non troppo<br />
piccoli le patate sbucciate, e aggiungete il tutto alla zuppa. Aggiustate di sale e lasciate bollire a fuoco basso, levando ogni tanto la schiuma con<br />
la schiumarola, fino a che i fagioli insieme a tutto il resto saranno ben cotti, meglio di più che di meno (ci vorrà un’ora e mezzo). Scolate con la<br />
schiumarola una parte dei fagioli e delle patate e passateli con un po’ del brodo nel frullatore. Aggiungete di nuovo il frullato alla zuppa e prima<br />
di servire spolverate di pepe nero fresco e di prezzemolo tritato. Servite ben caldo in piatti da minestra o in ciotole di coccio.<br />
E’ un piatto tosto da autunno umido e da freddo nelle ossa, adatto a tutti quelli che lavorano all’aperto: operai edili, archeologi<br />
medievalisti (che scavano a volte in posti freddissimi), mannequins che d’autunno presentano la collezione di primavera,<br />
tassisti con il riscaldamento rotto, ragazze impegnate a ridipingere da sole il proprio appartamento con vernici a calce fredde e<br />
bagnate, giornalai senza stufetta, bambini rom con la fisarmonica da suonare seduti su un gradino, senegalesi lontani da casa e<br />
che hanno rinunciato alle usanze mussulmane. Serve a scacciare quel primo pizzicore alla gola e quel piccolo freddo dell’anima<br />
che parte dallo stomaco quando le giornate diventano corte e ci capita, tornando a casa, di inciampare con i piedi bagnati sul<br />
primo gradino perché già la luce del giorno non c’è più. Se riuscirete a raccogliere un gruppetto di queste persone infreddolite,<br />
anche semplicemente spargendo la voce, potete offrire loro il caldo gallego insieme a crostini di pane fritto e un bel piatto<br />
di formaggi, da mangiare partendo dal più dolce e finendo con il gorgonzola. Vino rosso corposo, mi raccomando. Se il caldo<br />
vi avanza potrete benissimo mangiarvelo il giorno dopo nel velo dei ricordi, con la coscienza tranquilla per avere compiuto<br />
un’opera di bene. Soprattutto, non buttatelo nella tazza del gabinetto come Montalban fa fare al suo personaggio Carvalho.<br />
Agile libretto della serie Carvalho, cara a tutti gli estimatori di Montalban. Costretto dalle poche pagine<br />
e dalla tipologia del racconto breve, qui il nostro Manuel è un po’ più essenziale del solito: nel bene<br />
e nel male, perché il suo barocchismo estasia alcuni e sazia altri fino all’indigestione. Per i pochi che<br />
ancora non conoscono l’autore, questo libretto è un buon modo di decidere se il suo tono dolcepiccante,<br />
il suo cinismo etico, il suo sbattere in faccia a ogni rigo l’ironia catalana come un patrimonio<br />
genetico ci si confanno, e ne vogliamo sapere di più. Per chi ama il buon cibo, è una finestra aperta su<br />
mondi culinari sconfinati, sconosciuti e a volte impossibili descritti, o meglio evocati, da un passionale<br />
ghiottone. Se siete a dieta (del corpo o della mente), è meglio che non leggiate Montalban.<br />
Se c’ è un libro che vi piace,<br />
con un personaggio che<br />
mangia con gusto, e vi siete<br />
sempre domandati che sapore<br />
avrebbe il suo piatto, scrivete a:<br />
buiatti@bazarweb.info<br />
Troverete la ricetta sul<br />
prossimo numero di <strong>Bazar</strong>!
42 di lorella scacco arti bazar 10 <strong>2004</strong><br />
Arte a quattro mani<br />
Artisti che si dividono la superficie cartacea su cui<br />
dipingere, altri che si concentrano sui prodotti da<br />
supermercato. E poi c’è chi lavora sulla frequenza di<br />
un’onda sonora. Arte come esplorazione.<br />
Sol Le Witt – Mimmo<br />
Paladino<br />
La mostra nasce dall’incontro dei due<br />
maestri avvenuto a Roma nel 2002. La loro<br />
collaborazione ha dato vita a una serie di 24<br />
opere su carta realizzate a quattro mani. Ogni<br />
artista è intervenuto solo su una metà della<br />
superficie cartacea, la quale è stata poi ultimata<br />
dall’altro autore. Si è trattato di una sorta di<br />
sfida per i due artisti che lavorano in maniera<br />
diametralmente opposta ma che ha dato vita ad<br />
una serie di opere davvero originali e uniche.<br />
Il rigore delle forme geometriche del pittore<br />
americano si è infatti accostato alla liricità<br />
delle immagini di Paladino. La mostra approda<br />
a Roma dopo la prestigiosa tappa presso la<br />
Estorick Collection di Londra.<br />
Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Viale<br />
delle Belle Arti 131, Roma, tel. 06322981 fax<br />
063221579, e-mail: gnam@beniculturali.it ,<br />
comunicazione.gnam@beniculturali.it, orari:<br />
mart-dom 8,30-19,30, lun. chiuso. Dal 6<br />
ottobre al 5 dicembre.<br />
Doppler<br />
Che cos’è l’effetto doppler? È la variazione della frequenza di<br />
un’onda sonora o luminosa emessa da una sorgente in moto<br />
rispetto al fruitore. E cosa ha in comune con le due artiste<br />
Kristine Alksne e Sandrine Nicoletta? Si tratta di un concetto<br />
spaziale che interessa le loro ricerche ed emerge nelle loro opere<br />
tanto da sceglierlo come titolo delle loro mostre personali in<br />
simultanea. Alla giovanissima artista lettone piace far nascere i<br />
suoi lavori negli interstizi degli spazi, utilizzando materiali già<br />
presenti nel luogo che ricompone o nella natura circostante.<br />
L’italiana Sandrine Nicoletta , classe 1970, è interessata invece<br />
all’idea dell’equilibrio, sia in senso fisico sia spirituale. L’acrobata<br />
è così una figura che spesso ritorna nelle sue rappresentazioni e<br />
nelle sue performance. “Doppler” è un progetto espositivo curato<br />
da Laura Garbarino.<br />
Galleria Autori Cambi, via di San Martino ai Monti 21 a/b,<br />
Roma, tel. 06 47824613, info@arteautoricambi.it, orari: lunedì<br />
- venerdì 11.30 - 19.30, sabato su appuntamento, dal 7 ottobre<br />
al 27 novembre.<br />
scacco@bazarweb.info<br />
Spread in Prato<br />
E’ alla sua terza edizione la manifestazione SPREAD<br />
IN PRATO che presenta una selezione di opere<br />
fotografiche e una sezione di film d’artista esposti<br />
in luoghi non convenzionali, come fabbriche, uffici,<br />
negozi e cinema della città toscana. Questo percorso<br />
espositivo si incentra sul tema del corpo, visto in senso<br />
fisico e materico ma anche sociale e culturale, e si<br />
attua specialmente attraverso il mezzo fotografico. Tra<br />
gli italiani, segnaliamo i dettagli fotografici di Italo Zuffi;<br />
i ritratti di bagnanti su una spiaggia affollata di Sissi e<br />
le masse di individui che emigrano di Armin Linke. Gli<br />
altri artisti invitati sono: Takuma Nakahira, Carmelo<br />
Nicosia, Philip-Lorca di Corcia, Isaac Julien, Tomoko<br />
Yoneda, Rosa Rossa, Adi Nes, Gil Marco Shani, Rona<br />
Yefman, Michal Chelbin, Yumita Hiro, Michelangelo<br />
Consani, Donatella Di Cicco. Un gruppo di autori<br />
internazionali è stato scelto per film di forte impatto<br />
visivo, come gli olandesi Jeroen De Rijke e Willem De<br />
Rooij, il canadese Mark Lewis, i cinesi Yang Fu Dong<br />
e Zhang Peili. La manifestazione propone quest’anno<br />
anche un altro mezzo comunicativo: la cartolina,<br />
ideata e realizzata rispettivamente dal Gruppo A12,<br />
da Connie Dekker e Luca Malgari. Il curatore del<br />
progetto è Pier Luigi Tazzi.<br />
Spread In Prato, varie sedi, info: tel. 3474536136<br />
e-mail silviapichini@libero.it. Dal 16 ottobre al 25<br />
novembre.<br />
Olafur Eliasson e il consumo<br />
contestato<br />
Si tratta di un progetto speciale site-specific quello che<br />
Olafur Eliasson ha ideato per il Palazzo delle Papesse.<br />
Dopo la straordinaria installazione alla Tate Modern di<br />
Londra (The Weather Project, visitata da più di un milione<br />
di spettatori), l’artista danese torna a lavorare sul tema<br />
della luce con un’opera inedita che utilizza le proiezioni<br />
di luce emesse da sette vetri specchianti e rotanti. Il museo<br />
senese inaugura e ospita contemporaneamente anche<br />
la mostra Ipermercati dell’arte. Il consumo contestato,<br />
a cura di Omar Calabrese, che riunisce i risultati di<br />
quella produzione artistica influenzata dagli oggetti del<br />
supermercato e dal loro packaging. Il percorso espositivo<br />
inizia dalle più storiche rappresentazioni pop e iperrealiste<br />
per approdare alle più recenti esperienze artistiche, come<br />
il trash e il post-human. Tre le sedi ad accogliere la mostra:<br />
il Palazzo Pubblico (Il consumo rappresentato), Santa<br />
Maria della Scala (Il consumo ironizzato) e il Palazzo delle<br />
Papesse (Il consumo contestato), dove saranno esposte<br />
opere di: Giovanni Albanese, Jan Albers, Anette Baldauf<br />
& Katharina Weingartner, Vittorio Brocadello, Jiri Cernicky,<br />
collectif_fact, Minerva Cuevas, Kristof Kintera, Lucia Koch,<br />
Zwelethu Mthethwa, Olaf Nicolai, Erwin Olaf, Guillaume<br />
Paris, Gabriele Picco, Tom Sachs, Denis Santachiara, Eliezer<br />
Sonnenschein, Dan Steinhilber, Jeanne Susplugas, Ricky<br />
Swallow, Oliviero Toscani, vedovamazzei, Rhonda Weppler.<br />
Nello spazio sotterraneo della ex-Banca d’Italia si apre<br />
poi l’ottava edizione del progetto Caveau con un’opera di<br />
Petulia Mattioli e Russel Mills intitolata Hold.<br />
Palazzo delle Papesse, Via di Città 126, 53100 Siena,<br />
tel. 057722071, fax 057742039, www.papesse.org,<br />
info@papesse.org. Dal 9 Ottobre <strong>2004</strong> al 9 Gennaio 2005.
eatrice@bazarweb.info<br />
Classici e dissacratori<br />
La scultura di Medardo Rosso, la genialità di Franz Kline,<br />
la trasgressione di Terry Richardson, le atmosfere visionarie<br />
della psichedelia, i raffinati fumetti di Scozzari.<br />
Franz Kline<br />
Anche il Castello di Rivoli si dà al classico per celebrare il ventesimo<br />
compleanno. Con una mostra d’eccezione perché Franz Kline in Europa si<br />
è visto davvero poco. Protagonista dell’Espressionismo astratto americano,<br />
Kline è noto soprattutto per le grandi opere gestuali in bianco e nero<br />
oppure attraversate da grandi campiture di colore nei quadri più tardi. Oltre<br />
cento lavori, di cui una buona parte dedicati al periodo realista degli anni<br />
’40, testimoniano la genialità del pittore scomparso a New York nel 1962.<br />
Occasione storica per riscoprire un artista, forse non celebre come Pollock o<br />
Rothko, cui si devono alcuni momenti di straordinaria intensità.<br />
Franz Kline, Castello di Rivoli, piazza Mafalda di Savoia, Rivoli (TO), 20<br />
ottobre <strong>2004</strong>-30 gennaio 2005. tel. 0119562220 www.castellodirivoli.org<br />
orario: martedì-giovedì 10-17; venerdì-domenica 10-21, chiuso lunedì.<br />
Ingresso 6,50-4,50<br />
Kaleidoscope<br />
Una mostra dedicata ad uno degli ultimi grandi movimenti<br />
d’avanguardia del ‘900, la psichedelia. Un movimento<br />
filosofico, legato alla scoperta dei mondi interiori, al viaggio<br />
e all’espansione della<br />
coscienza, che si è riverberato, con esiti sorprendenti nel<br />
mondo della creazione artistica, lasciandovi un segno<br />
indelebile. Amsterdam, Londra e San Francisco tra 1964 e<br />
1974 furono i punti cardinali della psichedelia, raccontata<br />
attraverso manifesti d’epoca, fotografie, musiche, film più<br />
una giornata dedicata a Jimi Hendrix. Curatori di questa<br />
rassegna visionaria due autentici guru: Enzo Gentile e<br />
Matteo Guarnaccia.<br />
Kaleidoscope. 1964-1974. Suoni e visioni della psichedelia. Sala<br />
ex Poste di Palazzo dei Pio, Carpi (MO). 17 settembre - 17<br />
ottobre <strong>2004</strong>. orario: giovedì, sabato, festivi 10-12.30, 15.30-<br />
19. ingresso gratuito.<br />
bazar 10 <strong>2004</strong> arti di luca beatrice 43<br />
Terry Richardson<br />
Medardo Rosso<br />
La GAM di Torino apre la stagione con la bella mostra<br />
dedicata a Medardo Rosso, uno dei protagonisti della scultura<br />
tra fine ‘800 e inizi ‘900, qui allestita con spirito minimale a<br />
superare la conclamata inadeguatezza dello spazio. In bilico<br />
tra i due secoli Rosso seppe guardare alla grande tradizione<br />
classica assimilando la lezione di Rodin e, allo stesso tempo,<br />
si propose come uno dei pochi scultori proiettati verso<br />
l’avanguardia, relazionandosi con i Futuristi, con Cézanne<br />
e Picasso. Alcune opere di questa completa retrospettiva<br />
provengono da musei e collezioni giapponesi e americane,<br />
dunque inedite in Italia.<br />
Medardo Rosso. Le origini della scultura moderna, GAM,<br />
via Magenta 31, Torino, fino al 28 novembre <strong>2004</strong>, tel.<br />
0115629911 www.gamtorino.it orario: martedì- domenica 9-<br />
19, giovedì 9-23, chiuso lunedì. ingresso 5,50 – 3.<br />
Filippo Scozzari<br />
Mondo Bizzarro è da un decennio il luogo di culto bolognese per gli<br />
appassionati di stranezze, erotismo, grafica d’autore, pittura e cinema<br />
di serie B. Prima solo libreria e videoteca, poi spazio espositivo, da<br />
oggi raddoppia e apre anche a Roma, a due passi dal Macro. Dopo aver<br />
inaugurato con Pin Ups and Down, group show al femminile, Mondo<br />
Bizzarro presenta la retrospettiva di Filippo Scozzari, mostro sacro del<br />
fumetto italiano, compagno di avventure di Pazienza, Liberatore nel<br />
movimento del ’77. Un caratteraccio (nella sua autobiografia Prima<br />
pagare… poi ricordare edita da Castelvecchi ne ha veramente per tutti) ma<br />
anche un disegnatore raffinatissimo.<br />
Filippo Scozzari, Mondo Bizzarro Gallery, via Reggio Emilia<br />
32 c/d, Roma. 2 ottobre – 4 novembre <strong>2004</strong>, tel. 06-44247451<br />
www.mondobizzarro.net/gallery orario: lunedì-sabato 12-20, chiuso<br />
domenica e festivi. Ingresso libero.<br />
Arriva in Italia il fotografo più trasgressivo e dissacratore tra moda, hard core<br />
e arte. Terry Richardson, newyorkese cresciuto a Hollywood, ha realizzato<br />
le campagne pubblicitarie per marchi come Saint-Laurent, Gucci, Costume<br />
National, dal ’97 cura l’immagine della Sisley con uno stile inconfondibile,<br />
pubblica su prestigiose riviste di moda (i-D, Dazed and Confused, Vogue)<br />
e di recente ha esposto in gallerie d’arte e musei internazionali. Al glamour<br />
patinato risponde con la sfrontatezza di chi si è formato sulla strada. E’<br />
Damiani Editore, una nuova casa editrice d’arte che ha pubblicato di recente<br />
Out of Red sulla nuova fotografia cinese, a pubblicare oggi la summa erotica<br />
di Richardson. Kibosh oltre 300 foto in edizione limitata (solo 2.000 copie),<br />
acquistabile on line al prezzo speciale di 350 (www.damianieditore.it) A<br />
L’Inde Le Palais, ultimo locale di tendenza a Bologna tra design, fotografia e<br />
libri rari, grande festa per l’apertura, Harvey Keitel e Vincent Gallo padrini<br />
d’eccezione (o compagni di sbronze?).<br />
Terry Richardson, Kibosh, L’Inde Le Palais, via dei Musei 6 Bologna tel.
44 di marzia di mento arti bazar 10 <strong>2004</strong><br />
Scoprire la vita di una volta<br />
Teche ad altezza bambino per mostrare soldatini d’epoca<br />
e giocattoli antichi, un baraccone con gli strumenti della<br />
transumanza, dalle tagliole per i lupi alle campane delle<br />
pecore. Musei che raccontano un’antica quotidianità.<br />
Riapre il Museo del Giocattolo e del Bambino<br />
Sessantacinque vetrine ad “altezza bambino” e una collezione di circa duemila balocchi dal 1700 al 1960.<br />
Stiamo parlando di uno dei musei più grandi in Europa. E’ allestito nei locali di un ex orfanotrofio aperto a<br />
Milano nel 1528, chiamato “dei Martinitt”, dal vicino oratorio di San Martino.<br />
E’ possibile scegliere tra un percorso storico, dal giocattolo artigianale del settecento fino all’era<br />
dell’elettronica, e un percorso tematico, con approfondimenti come “Bambole e soldatini”, “Pinocchio e<br />
il legno”, “Circo e Teatro”. E’ stata inoltre ricostruita un’aula scolastica “Deamicisiana” completa di arredi<br />
dell’epoca. Sono a disposizione dei visitatori supporti audiovisivi, la sala proiezione, la sala ludoteca,<br />
visite guidate su prenotazione (minimo 20 persone) differenziate a seconda delle età e degli interessi<br />
specifici. Inoltre attività seminariali, corsi di aggiornamento, oltre a feste private e di compleanno, e<br />
laboratori per l’invenzione e la costruzione di giocattoli.<br />
Museo del Giocattolo e del Bambino, Via Pitteri 56 Milano. Tel. 0226411585<br />
museodelgiocattolo@tin.it<br />
Ingresso: dal martedì alla domenica (lunedì su prenotazione) dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 15.00 alle 18.00.<br />
Biglietto: intero 5 , ridotto 3 (bambini dai 5 ai 14 anni, anziani sopra i 60 anni, convenzioni); gruppi con<br />
visita guidata 4 , museo più laboratorio 8 (circa 3 ore). Gratuito sotto i 5 anni e per tutti i bambini la<br />
domenica e i festivi.<br />
Bookshop, accesso e servizi per disabili<br />
Al cinema con vista sul museo<br />
Durante i lavori di ristrutturazione del Cinema Trevi, Sala Alberto<br />
Sordi, vicino a Fontana di Trevi, a Roma, è stata rinvenuta<br />
un’insula romana di età imperiale, costituita da un caseggiato<br />
organizzato in più unità e affacciato su un’antica strada, il vicus<br />
Caprarius. I materiali raccolti durante lo scavo sono esposti<br />
nell’area museale annessa al sito, insieme ai mosaici policromi,<br />
alle statue e alle decorazioni marmoree. Una lunga vetrata rende<br />
visibile l’area archeologica anche dalla sala cinematografica.<br />
La “Città dell’Acqua”.<br />
Vicolo del Puttarello 25, Roma<br />
Tel. 3397786192 (visite guidate su prenotazione)<br />
Aperto dal martedì alla domenica dalle 11.00 alle 15.00. Chiuso il<br />
lunedì, il 1 gennaio e il 25 dicembre.<br />
Biglietti: 2 , ridotto 1 (dai 18 ai 25 anni, insegnanti), gratuito<br />
(studenti universitari, minori di 18 e maggiori di 65 anni).<br />
dimento@bazarweb.info<br />
Altre<br />
migrazioni: il museo della<br />
transumanza<br />
Aperto nel 1998 con un finanziamento<br />
dell’Unione Europea, il Museo della<br />
Transumanza di Villetta Barrea (AQ), nel cuore<br />
del Parco Nazionale, espone oggetti legati allo<br />
spostamento periodico delle greggi dall’Abruzzo<br />
alla Puglia, la transumanza appunto, pratica<br />
molto antica oggi quasi completamente<br />
scomparsa, oltre alla produzione della lana e del<br />
latte, alle forme di equipaggiamento dei pastori e<br />
all’organizzazione di ricoveri temporanei o stabili.<br />
Allestito in un fabbricato rurale del XIX secolo,<br />
il “Baraccone”, tra gli strumenti più interessanti<br />
conserva campane, attrezzi per la tosatura delle<br />
pecore, marchi, tagliole per lupi, supportati da<br />
esaurienti e colorati pannelli illustrativi. Aperto<br />
fino ad oggi solo nei periodi di maggior flusso<br />
turistico, ora si spera di riuscire a garantirne<br />
l’apertura almeno per i fine settimana.<br />
Il museo, indubbiamente molto piccolo e fin<br />
troppo specifico, è encomiabile per la cura e<br />
l’attenzione con cui è stato allestito, oltre che per<br />
il livello scientifico e la passione di chi lo gestisce.<br />
Museo della Transumanza, Comune di Villetta<br />
Barrea (AQ), via provinciale. Tel. 086489324<br />
oppure 3403174515. E- mail: graziani@planet.it<br />
Aperto fine settimana e festività dalle 16.30 alle<br />
19.30 (visite guidate 17.30-18.30)<br />
Biglietti: 2 , visita guidata 3 , gratuito per<br />
bambini di meno di 10 anni, gruppi 1.50 euro<br />
A Villetta Barrea, nel Centro Operativo del Servizio<br />
Educazione (Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio<br />
e Molise), è allestita la mostra archeologica “Tra<br />
guardie e ladri... ritessiamo i costumi dei Safini”,<br />
aperta fino al 6 gennaio 2005 (tel. 086489102).<br />
“Mio Dio, si potrebbe sempre andare al<br />
museo!”<br />
Nel lungo racconto dell’Assomoir, Zola si ferma per qualche pagina (pp. 82-86)<br />
per una riflessione colta sulla funzione del museo, per raccontare, con occhio<br />
spietato, la visita di un’anomala comitiva per le sale del museo del Louvre di<br />
Parigi. Così un gruppo di operai, lavandaie, ricamatrici dei sobborghi della<br />
Parigi fine ottocento si trova per la prima volta ad attraversare le sale di un<br />
museo, sentendosi fuori posto ed essendo sbeffeggiato da tutti i visitatori<br />
abituali e dai custodi.<br />
“ ... Doveva essersi diffusa la voce che una comitiva di nozze stava visitando<br />
il Louvre: pittori accorrevano con la bocca spalancata nel riso, curiosi si<br />
mettevano a sedere sulle poltroncine per assistere comodamente alla sfilata,<br />
mentre i custodi a labbra strette trattenevano a fatica qualche battutaccia.” Non<br />
sembra estremamente attuale – Sono poi così cambiate le cose?<br />
E. Zola, Assomoir, pp. 492, traduzione di F. Bruno. 9,55
46 di luca carboni arti.skizzi bazar 10 <strong>2004</strong> carboni@bazarweb.info
mugnaini@bazarweb.info<br />
Corsica,<br />
terra di frontiera<br />
Da vedere<br />
bazar 10 <strong>2004</strong> viaggi di andrea mugnaini 47<br />
Non è più Italia, non può considerarsi completamente Francia. Ha splendide spiagge di sabbia bianca bagnate da un mare<br />
cristallino e aspri sentieri di montagna da percorrere per raggiungere vette isolate. Si parla una lingua che è un dialetto unico:<br />
basato in origine sul latino è stato contaminato, con il tempo, da influenze genovesi, francesi, sarde e arabe.<br />
E’ una terra di forti contrasti la Corsica. Nella cultura e nello spirito dei suoi abitanti indipendenti e ribelli. Contrasti che<br />
ritroviamo anche nel paesaggio, nei colori e nei luoghi: mare e montagna, blu e verde, cittadine affollate e paesi isolati. Tutto<br />
a poca distanza uno dall’altro, in una regione che è poco più vasta della nostra Umbria. Nel nord dell’isola, in un fazzoletto di<br />
terra, convivono placidamente Saint-Florent, elegante località di villeggiatura, la chiesa romanica di San Michele a Murato, le<br />
cui pietre bianche e verdi si integrano alla perfezione nella fertile regione del Nebbio, e il Désert des Agriates, luogo isolato e<br />
disabitato ma tutt’altro che desertico che nasconde al suo interno la spiaggia di Saleccia, una delle più belle della Corsica.<br />
Aggrappate alla roccia granitica, le case di Corte, capitale storica della Corsica indipendente, si trovano a pochi chilometri dalla<br />
verdissima valle della Restonica. Percorsa dall’omonimo fiume e circondata da pini larici è il luogo ideale per immergersi in un<br />
freddissimo bagno d’acqua dolce. Da qui andando verso est, superate le montagne, si apre alla vista il golfo di Porto con uno<br />
spettacolo mozzafiato fatto di torri di guardia, una spiaggia di ciottoli e alberi di eucalipti. Al tramonto le Calanches di Piana, che<br />
si trovano poco più a sud, si colorano delle mille gradazioni del rosso nei suoi pinnacoli e nelle sue grotte. Proseguendo ancora<br />
verso sud, arriverete alla Plage d’Arone attraverso una strada che sembra porti alla fine del mondo.<br />
Lo spirito battagliero della Corsica è un destino segnato fin dai tempi dei tempi. Nei resti preistorici di Filitosa dominano i<br />
menhir, alcuni dei quali con raffigurazioni di facce di uomini che impugnano spade e pugnali. La stessa battaglia che viene<br />
combattuta ogni giorno a Bonifacio tra il vento impetuoso e le rocce calcaree. Ed è proprio l’azione erosiva del vento, insieme alle<br />
onde del mare, che ha creato le affascinanti scogliere a picco sul mare di Bonifacio.<br />
A piedi? La GR 20<br />
5 cose da non perdere<br />
1. Le scogliere di Bonifacio<br />
2. Il mare trasparente della spiaggia di<br />
Santa Giulia<br />
3. La valle della Restonica<br />
4. Percorrere la GR 20 (tutta o in parte)<br />
5. La roccia rossa delle Calanches<br />
Un po’ di Francia, un pizzico di Genova, qualche spruzzata di Sardegna<br />
e tanta influenza araba. Spirito ribelle, acque cristalline e strade che<br />
sembrano portare alla fine del mondo. Da percorrere a piedi.<br />
16 tappe e 200 chilometri da percorrere a piedi, da Calenzana fino a Conça. Questa in sintesi è la GR 20, la Grande Randonnée, un<br />
sentiero a lunga percorrenza al tempo stesso bellissimo e impegnativo che attraversa tutta la Corsica da nord a sud. Bellissimo perché<br />
si snoda tra foreste incontaminate, laghetti di montagna, cascate, valli rigogliose, pareti di roccia di duro granito, toccando tutte le<br />
più importanti cime dell’isola (dai 2.700 metri del Monte Cinto fino ai 1.500 del Col de Bavella, passando per il Monte Oro e il<br />
Monte Rotondo); il tutto a due passi dal mare con un panorama unico nel suo genere. Impegnativo perché i posti per rifornirsi non<br />
sono molti, per il notevole dislivello fatto di ardue salite e ripide discese, per la durata del percorso. Mai mettersi in cammino senza<br />
l’indispensabile guida topografica, abbigliamento adatto a tutte le condizioni atmosferiche, riserve sufficienti di cibo e acqua.<br />
Acquisti<br />
I sapori della gastronomia sono uno dei prodotti<br />
tipici di questa regione. I pastori nelle loro case<br />
sparse sulle montagne creano vere e proprie delizie<br />
per il palato. Primo fra tutti il brocciu, formaggio<br />
fatto con latte di capra e pecora che rientra tra gli<br />
ingredienti di numerosi piatti corsi. Dai maiali<br />
selvatici che vivono in semi-libertà cibandosi di<br />
ghiande, si producono salumi tradizionali come<br />
prosciutti, salami e salsicce. La castagna è un’altra<br />
protagonista della cucina regionale: con essa<br />
vengono realizzate farina, marmellate, minestre,<br />
frittelle e persino una birra. Ottima anche la<br />
produzione di vini come quelli di Patrimonio.<br />
Anche l’artigianato sta vivendo una nuova stagione<br />
di sviluppo, visto che molti turisti apprezzano<br />
prodotti inizialmente pensati come manufatti di<br />
uso comune più che come souvenir. Tra i ricordi<br />
da mettere in valigia ci sono pipe in radica, oggetti<br />
in ceramica come piatti, vasi, brocche e coltelli a<br />
serramanico.<br />
Ristoranti<br />
Stella d’Oro,7 Rue Doria, Bonifacio tel. 0033 4 95730363<br />
Bistrot du Port, quai des Martyrs, Bastia, tel. 0033 4 95321983<br />
Coltelli<br />
L’atelier du Couteau, Port Charles Ornano, Ajaccio tel. 0033 4<br />
95101652<br />
Artigianato<br />
Corsic’arte, 16 rue Roi de Rome, Ajaccio, tel. 0033 4 95211180<br />
Prodotti Corsi<br />
Chez Annie, 5 Rue Clémenceau, Calvi, tel. 0033 4 95654967<br />
Parchi naturali<br />
Parc Naturel Régional de Corse, 2 rue Major Lambroschini,<br />
Ajaccio tel. 0033 4 95517910<br />
Salumi<br />
A la charcuterie Moracchini, 1 Av de la République, Corte, tel.<br />
0033 4 95462298<br />
foto di andrea mugnaini<br />
Risorse internet<br />
http://www.visit-corsica.com<br />
sito dell’Agenzia per il turismo<br />
della Corsica<br />
http://www.parc-naturel-corse.com<br />
sito ufficiale del parco regionale<br />
della Corsica dove potete trovare<br />
utili informazioni sulla GR20 e<br />
non solo<br />
http://www.allerencorse.com<br />
Informazioni pratiche, visita<br />
virtuale e buona selezione di alloggi<br />
http://www.corse-boutique.com<br />
prodotti tipici della Corsica da<br />
acquistare online
48 di agnese ananasso essere bazar 10 <strong>2004</strong><br />
Diversamente<br />
intelligenti<br />
Non tutti sviluppano<br />
le stesse abilità. La<br />
difficoltà di leggere,<br />
scrivere o fare di conto<br />
a volte è un muro<br />
invalicabile per un<br />
bambino, e lo fa sentire<br />
diverso. Un disagio che<br />
però quasi mai è una<br />
incapacità, basti pensare<br />
ad Einstein...<br />
Cos’è la dislessia<br />
La dislessia e’ una difficoltà che riguarda la<br />
capacità di leggere, scrivere e calcolare in modo<br />
corretto e fluente. In Italia la dislessia è poco<br />
conosciuta, benché riguardi almeno 1.500.000<br />
persone. Le difficoltà cominciano a rilevarsi<br />
verso i 4 o 5 anni quando il bambino riesce a<br />
leggere e scrivere solo impegnando al massimo<br />
le sue capacità, non lo fa automaticamente e<br />
quindi deve ricorrere a una sorta di trucchi<br />
per riuscirci, così si stanca rapidamente,<br />
commette errori, rimane indietro, non impara.<br />
Questo continuo esercizio nell’utilizzo di<br />
strumenti “inusuali” rende i bambini dislessici<br />
particolarmente vivaci e creativi.<br />
E se fosse genetico?<br />
L’equipe del prof. Marco Battaglia della<br />
facoltà di Psicologia del San Raffaele di<br />
Milano, studiando un gruppo di 12 famiglie<br />
di bambini italiani affetti da dislessia ha rilevato<br />
che il disturbo è dovuto a un’alterazione<br />
del cromosoma 15 ma la malattia è molto<br />
complessa e, come ha affermato lo stesso<br />
Battaglia, sono tanti e troppi i fattori ambientali<br />
e genetici che aumentano la possibilità che la<br />
patologia si manifesti.<br />
ananasso@bazarweb.info<br />
E=mc² è la formula che riassume il senso della<br />
vita di Einstein, la formula che esprime la teoria<br />
della relatività ristretta (per distinguerla dalla estesa,<br />
non solidamente provata) che hai rivoluzionato<br />
le leggi dell’elettromagnetismo e che costituisce il<br />
presupposto della possibilità di ottenere reazioni<br />
dalle fissioni atomiche per la generazione di energia<br />
nucleare. Einstein è passato alla storia come la<br />
quinta essenza della genialità, anche se a scuola era<br />
considerato una frana, tanto da credere che fosse<br />
dislessico. Il fatto è che lui poteva viaggiare senza<br />
passaporto nel paese dei numeri ma non in quello<br />
delle lettere. Aveva sviluppato un tipo di abilità che<br />
non poteva essere applicata in altri campi. La sua<br />
non era dislessia, era semmai “distrazione”. Come<br />
lui esistono bambini o adulti che sviluppano certi<br />
tipi di intelligenza piuttosto che altri. Il punto sta nel<br />
riconoscere dove inizia il disagio e come intervenire.<br />
Gli stimoli giusti<br />
Alle volte vengono chiamati dislessici bambini che non lo sono affatto e che magari hanno soltanto un disturbo<br />
generico transitorio con difficoltà di tipo emotivo associato ad altri disturbi specifici di sviluppo o a turbe della<br />
condotta. Si parla così di disagio affettivo-relazionale-familiare nel caso in cui si siano verificate carenze sociali e<br />
ambientali che, in ambito familiare e non, producono manifestazioni riscontrabili nelle difficoltà di apprendimento<br />
o si presume che possano produrle in seguito. I disturbi d’ansia sono invece evidenti manifestazioni di sofferenza<br />
legate alla separazione dalle persone affettivamente significative come i genitori, e alla presenza di persone non<br />
familiari. Altri bambini invece manifestano disturbi della condotta violando le regole del vivere comune o dei diritti<br />
degli altri. Se tale comportamento è abituale può nascondere un disagio profondo del bambino, non momentaneo.<br />
Si possono inoltre verificare disturbi dell’identità di genere, ossia il rifiuto del proprio sesso con comportamenti<br />
conformi a quello opposto tanto evidenti da risultare eccessivi. Altri bambini possono avere disturbi nervosi (tic),<br />
della minzione (orinazione involontaria), del linguaggio (balbuzie, farfugliamento, numero limitato di vocaboli<br />
utilizzati) e dell’attività motoria. In questo caso si hanno due estremi: quando a un bambino viene restituita dai<br />
genitori un’immagine di sé “ingombrante”, in grado cioè di danneggiare coi movimenti cose e persone, egli tenderà<br />
ad essere goffo, ad avere difficoltà di relazione col mondo circostante e riporterà oltre a ritardi nella deambulazione,<br />
difficoltà nei movimenti che richiedono coordinazione. Al contrario può accadere che i bambini con difficoltà a<br />
fissare l’attenzione arrivino a una iperattività e impulsività eccessiva, specialmente in gruppo e a scuola.<br />
Che fare<br />
Proprio per l’età in cui si manifestano i primi sintomi (4-6 anni), i luoghi dove dovrebbe avvenire la rilevazione<br />
dei sintomi e la cura dei disturbi sono la casa e la scuola, quindi genitori e insegnanti sono i primi a dover assistere<br />
e aiutare i bambini con difficoltà, patologiche o transitorie che siano. In genere, gli studenti scelgono e applicano<br />
le procedure per risolvere problemi difficili e nuovi, mentre gli studenti con difficoltà di apprendimento trovano<br />
difficoltà nel portare nella vita fuori delle mura scolastiche le strategie che hanno appreso durante le lezioni, non<br />
riescono a generalizzarle a meno che qualcuno non spieghi loro il metodo per farlo. Secondo gli ultimi studi<br />
compiuti, per essere efficace l’insegnamento di strategie deve seguire un processo coerente con gli obiettivi da<br />
raggiungere e con il ciclo di studi. L’insegnante presenta le strategie dandone una dimostrazione diretta e poi<br />
aiutando gli studenti nelle esercitazioni offrendo loro l’opportunità di scegliere la strategia giusta tra quelle acquisite,<br />
di applicarla. Gli allievi verbalizzano e prendono atto di volta in volta delle scelte compiute e dalla coscienza del<br />
progresso traggono forza e fiducia. Viene così sviluppata la capacità di riflettere sulla propria attività mentale,<br />
di controllarla e arrivare a capire che non ha capito. Imparando ad avere un ruolo attivo ed efficace nel proprio<br />
apprendimento, gli studenti imparano ad avere fiducia nelle proprie capacità di risolvere i problemi, sono più<br />
disposti a provare ad applicare le nozioni acquisite in contesti nuovi, abbandonando l’idea di essere degli inetti, di<br />
sbagliare sempre e di dover dipendere dagli altri per la risoluzione di problemi nuovi.<br />
I genitori, da parte loro, una volta che uno specialista ha rilevato il problema, non possono far altro che fidarsi degli<br />
esperti e degli insegnanti, che vanno opportunamente avvisati dei disturbi del bambino. Una guida introduttiva per<br />
i genitori è reperibile sul sito internet www.guidagenitori.it<br />
Le parole per dirlo. Piccolo vademecum per capire.<br />
Dislessia: difficoltà a riconoscere e comprendere i segni associati alla parola.<br />
Disgrafia: disturbo della scrittura nella riproduzione dei segni alfabetici e numerici con tracciato incerto,<br />
irregolare. E’ una difficoltà che riguarda la scrittura ma non il contenuto.<br />
Disortografia: è una difficoltà che riguarda il contenuto della scrittura. In genere nel soggetto affetto si<br />
riscontrano difficoltà a scrivere le parole usando tutti i segni alfabetici e a collocarli al posto giusto rispettando<br />
le regole ortografiche.<br />
Discalculia: difficoltà del calcolo in uno sviluppo normale e in assenza di disturbi affettivi. Il disturbo specifico<br />
invece è presente anche se il bambino è stato opportunamente stimolato.<br />
Help on line<br />
www.aid.it Il sito dell’Associazione Italiana Dislessia Onlus<br />
www.psicopedagogika.it Un sito completo sulle difficoltà dei bambini<br />
www.ceis.rn.it Il sito del laboratorio permanente per il trattamento e la prevenzione della dislessia e della<br />
disgrafia con sede a Rimini<br />
www.dislessia.it il sito dell’Associazione Italiana disturbi da Deficit di Attenzione e
premilli@bazarweb.info<br />
Lo zaino borraccia<br />
Per fare i capretti in montagna è necessario avere a<br />
disposizione tanta acqua. E chi frequenta le alte vette<br />
sa quanto sia noioso scaricare lo zaino per attingere<br />
alla borraccia. DaKine ha risolto il problema! E’ nata<br />
la borraccia che diventa zaino. Glacier di DaKine<br />
sacca, morbida e soprattutto leggera, contiene al suo<br />
interno fino a due litri d’acqua e grazie al tubo flessibile<br />
esterno l’escursionista può ad ogni evenienza rifornirsi<br />
della bevanda fresca.<br />
Incredibile.<br />
Costo: 48 euro. www.dakine.com<br />
Clever shopping<br />
Il fast good sbarca in Italia<br />
E’ venuto in testa a Ferran Adrià, uno dei più grandi cuochi al<br />
mondo. Trasgressivo e innovatore, ha deciso di creare una<br />
catena di ristoranti di alta cucina che sia la risposta di qualità<br />
al fast food.<br />
Una scommessa impertinente che fa tremare i polsi al<br />
magnate americano del panino “scappa e fuggi” Mc<br />
Donald’s. Perché il cuoco catalano sta già dilagando in<br />
mezza Europa, ha già sperimentato l’idea con la catena di<br />
alberghi spagnola Nh Hotels, e oggi sta stringendo i tempi<br />
per sbarcare in Italia. Pare infatti che fra qualche mese<br />
apriranno a Roma, Torino, Milano, Firenze e Siena punti<br />
ristoro fast good a prezzi da far leccare i baffi. Per un pasto<br />
completo, assicura Ferran, non ci vorranno più di 15-20<br />
euro. E il menù offrirà fra gli altri: hamburger certificati di<br />
vitello, insalate con dadi di fegato di anatra e panini con<br />
salvia e pinoli con aggiunta di cipolle caramellate e paté. Ma<br />
non finisce qui, la cucina di Ferran offre anche una delizia:<br />
i ravioli ripieni in brodo. Cosa hanno di unico? Il fatto che<br />
fuori sono freddi mentre il brodo caldo si trova all’interno. Per<br />
assaporarli si appoggiano delicatamente sul palato per far<br />
colare dolcemente il liquido in bocca.<br />
Occhio quindi a Ferran in Italia!<br />
bazar 10 <strong>2004</strong> avere di giulia premilli 49<br />
Divertimento erotico assicurato e anonimo. Acqua a portata di bocca. Piatti<br />
prelibati a prezzi equi. Consigli medici via sms e tante dritte per risparmiare<br />
soldi. Quando lo shopping si fa furbo.<br />
Sesso anonimo al distributore<br />
automatico<br />
Niente più imbarazzi per gli acquisti erotici nei sexy shop! Da oggi si possono<br />
comprare gli “attrezzi del piacere” in assoluto anonimato. E’ arrivato il distributore<br />
automatico per i prodotti sexy. Il servizio è stato messo a punto da Piccole<br />
Trasgressioni, azienda leader nel settore, che ha voluto offrire i propri prodotti<br />
proponendoli in assoluta riservatezza in modo facile e veloce. Basta andare in<br />
una delle videoteche automatiche (convenzionate) della propria città e scegliere<br />
dal catalogo l’oggetto desiderato che verrà consegnato immediatamente<br />
dall’erogatore in un anonimo formato videocassetta!<br />
Il tutto usando la tessera magnetica del proprio rivenditore. Il catalogo è<br />
particolarmente vasto, si va dalle manette, al dildo, alle uova... insomma tutto<br />
quanto possa servire per una notte hot.<br />
Qualche prezzo? Manette di peluche zebrate 25 euro.<br />
Video Bunny 1, via Vespucci, 5- San Giuliano Milanese (MI).<br />
Planet Video, viale I Maggio, 24 Grotta Ferrata (RM).<br />
Risparmiare senza sforzo<br />
Te lo insegna www.altroconsumo.com,<br />
www.risparmiate.it, www.confrontotariffe e www.movi<br />
mentoconsumatori.it. Sono i siti più risucchiati dai clic<br />
dei navigatori oculati!<br />
Un esempio? Per risparmiare fino al 45 per cento<br />
del carburante meglio avere una guida leggera per<br />
almeno tre quarti del tragitto oppure per risparmiare<br />
sull’acqua, lavare la frutta e la verdura con l’ammollo<br />
e poi risciacquare velocemente con poca acqua. lI<br />
frigorifero invece è meglio tenerlo sempre pieno; i<br />
prodotti freddi mantengono inalterata la temperatura<br />
dell’abitacolo così da consumare meno energia per la<br />
refrigerazione. Per quanto riguarda i computer invece:<br />
lavorando con un portatile si risparmia fino al 30 per<br />
cento delle risorse energetiche a differenza dei modelli<br />
da tavola particolarmente golosi di luce.<br />
Via Sms: dai tarocchi all’esame del sangue<br />
Dall’effimero al sociale, Tim si sta organizzando per offrire una vasta gamma di servizi<br />
ai propri utenti via Sms. E lo fa lanciando i servizi di informazione sanitaria via Sms.<br />
Mandando un Sms gratuito al numero 40154 potranno essere chiariti tutti i dubbi in campo<br />
medico (occhio però perchè se è gratuito l’invio, la ricezione della risposta ammonta a 30,98<br />
centesimi di Euro iva inclusa).<br />
Si possono richiedere informazioni relative a: analisi del sangue, farmaci (come indicazioni<br />
terapeutiche, composizione, ticket, prezzo), chiarimenti su vocaboli medici oppure indicazioni<br />
sulle strutture sanitarie pubbliche o private. Ma il top, Tim l’ha raggiunto con i servizi sul<br />
“mondo delle stelle” (dal sacro al profano!) che quotidianamente possono essere inviati sul<br />
telefonino. Il più banale? L’oroscopo fatto espressamente da Banko e Paolo Fox, e c’è anche<br />
l’opzione Ching! Inoltre per gli insicuri è attivo il calcolo del bioritmo quotidiano per sapere se<br />
sarà una giornata da dimenticare o no. I più tecnologici? I tarocchi via Mms.<br />
Ma il più strepitoso è il Bioeroscopo, una sorta di lettura del bioritmo di coppia dal quale<br />
desumere le modalità e tempi per un frizzante “rapporto” di coppia.
50 di agnese ananasso hi-tech bazar 10 <strong>2004</strong><br />
Farsi una discoteca in casa.<br />
Legalmente e senza<br />
spendere una fortuna<br />
Rinunciare a una cena fuori per<br />
comprare un cd. A questo siamo<br />
arrivati in Italia, a dover scegliere<br />
come spendere quei 20 euro. Ascoltare<br />
musica è diventato un lusso, non solo<br />
per appassionati e collezionisti ma per<br />
chiunque. Stavolta però non è tutta<br />
colpa dell’euro…<br />
Anche con la vecchia moneta il prezzo di un cd si aggirava intorno alle<br />
36 mila lire. Sono anni ormai che la musica si fa pagare cara. E chi non<br />
ce la fa a rinunciare al suo momento di relax musicale ricorre a mezzi più<br />
economici, aiutato anche dalla tecnologia, dall’avvento di Internet, del<br />
file-sharing (condivisione on line), dei masterizzatori, dei lettori Mp3, dei<br />
software per scaricare musica (e film) sempre più veloci da installare e da<br />
usare.<br />
Napster&Co.<br />
Dopo un periodo di relativa “anarchia” nel Web – correvano gli anni di<br />
Napster e Music Net (i due siti da cui scaricare gratuitamente musica<br />
a go-go) – oggi sia la condivisione che l’acquisto on line è regolamentato,<br />
ed esistono veri e propri negozi musicali virtuali, che possono o meno<br />
avere il loro corrispettivo “reale”. Oggi Napster e MusicNet non esistono<br />
più in Europa, per contro è sbarcato nel Vecchio continente iTunes, il<br />
Music Store di Apple, già attivo in Francia, Gran Bretagna e Germania e<br />
che passerà il confine italiano forse alla fine dell’anno. Basta andare su<br />
www.apple.com/itunes, scaricare il software e scegliere tra gli 800 titoli<br />
del catalogo i brani preferiti a meno di un euro ciascuno.<br />
In Italia intanto si può scaricare musica da MSN Music Club (Microsoft),<br />
www.musicclub.msn.it, rifornito da OD2, una compagnia di distribuzione di<br />
musica digitale fondata da Peter Gabriel. Però non ci sono tantissimi titoli,<br />
circa 350, e il prezzo varia a seconda del brano scelto.<br />
Poi c’è il mitico Vitaminic, da cui, cliccando su www.vitaminic.it e pagando<br />
un canone annuale di 80 euro si può scaricare, oltre a tutta la musica<br />
che si desidera, anche l’Mp3, sempre incluso nel prezzo. Chi usa Fastweb<br />
in casa ha anche la possibilità di scaricare la musica da un sito dedicato,<br />
collegandosi dalla home page. Altri siti cliccatissimi sono www.meomodus.com,<br />
www.winmix.com, www.kazaa.com, che mettono a disposizione<br />
canzoni e software, anche se alle volte c’è da fare un po’ di “coda”.<br />
Andando oltre confine troviamo anche il sito della bevanda più famosa<br />
del mondo, la Coca-Cola www.mycokemusic.com, quest’anno uno dei siti<br />
tecnologicamente più all’avanguardia in materia di downloading.<br />
Come scaricare il pezzo<br />
preferito dalla rete, in quattro<br />
passi<br />
1. Innanzitutto bisogna cliccare sul sito web che<br />
vende musica legalmente e assicurarsi di possedere<br />
il programma adatto al downloading, ad esempio<br />
Windows Media Player. In caso di dubbio esistono<br />
siti che controllano la configurazione del computer<br />
durante il processo,come il sito del Dr. Downloading.<br />
2. Dopo la configurazione si devono acquistare dei<br />
crediti, ossia decidere, in base alle alternative che<br />
offre il sito, se acquistare singoli brani, il cui prezzo<br />
va da meno di un euro a un euro e mezzo circa, o<br />
stipulare un abbonamento semestrale o annuale per<br />
scaricare tutta la musica desiderata (da 50 a 80<br />
euro circa). In genere si paga con carta di credito<br />
ma da alcuni siti, come quello della Coca Cola si può<br />
pagare anche via SMS col telefonino. La cifra da<br />
pagare appare sul display.<br />
3. A questo punto si sceglie dal catalogo artista<br />
e brano. Certi siti consentono di ascoltarlo<br />
gratuitamente per una trentina di secondi, oppure<br />
di scaricarlo sul computer a pagamento. Con una<br />
connessione a banda larga il tutto prende poco più di<br />
un minuto.<br />
4. A questo punto il gioco è fatto perché una volta<br />
salvato, il brano può essere ascoltato dal computer<br />
o scaricato su un cd o in un lettore Mp3, stando<br />
bene attenti però a non trasgredire le norme del<br />
contratto accettato all’inizio, infatti alcune canzoni<br />
non possono essere trasferite più di due o tre<br />
volte su cd e la quantità varia di volta in volta a<br />
discrezione del fornitore. Questo per arginare,<br />
almeno in parte, il fenomeno della pirateria.<br />
Ma quanto mi costi<br />
Quello che pesa sul prezzo del cd sono i costi di<br />
produzione, promozione e distribuzione. Prendiamo<br />
ad esempio un album di tre tracce con copertina a<br />
colori e un progetto grafico minimo. Per inciderlo<br />
occorre una giornata di registrazione e una di postproduzione.<br />
Supponendo che venda almeno 100.000<br />
copie e considerando che quello che costa più di<br />
tutto è il cosiddetto master, ossia il primo cd, i costi<br />
di produzione ammontano a circa due euro e mezzo,<br />
quelli di distribuzione a un euro, di promozione a<br />
due euro. Il prezzo di costo dovrebbe essere di<br />
5,5 euro. Pur ammettendo che il prezzo salga per<br />
tasse e diritti SIAE e una parte sia valore aggiunto<br />
per l’industria stessa,un prezzo di 20 euro resta<br />
comunque ingiustificato. Allora, se non si può proprio<br />
rinunciare al rito dell’acquisto del cd in negozio,<br />
occhio alle offerte.<br />
Cd nel banco frigo<br />
ananasso@bazarweb.info<br />
IBM e Caliel Global Entertainment rispondono al caro<br />
musica con My Emotion, i chioschi forniti da Ibm e<br />
installati in supermercati, pub, centri commerciali e<br />
discoteche per comporre il proprio cd personalizzato,<br />
scegliendo tra i 200.000 brani (presto arriveranno<br />
a 500.000) archiviati in un server centrale messo<br />
a disposizione da IBM, col consenso di BMG, EMI e<br />
Universal. Il prezzo varia da 1,20 euro a 1,5 euro<br />
a secondo della canzone scelta. Si possono anche<br />
comporre dediche e copertine personalizzate.<br />
Il concerto me lo porto a casa<br />
Hanno iniziato gli Elio e le Storie Tese e sta già<br />
diventando la nuova moda: vendere all’uscita dei<br />
concerti i cd appena masterizzati del concerto<br />
stesso, a circa 10 euro. Non solo una strategia di<br />
marketing ma anche il mezzo più efficace per lasciare<br />
il segno, per far arrivare il messaggio, soprattutto<br />
per gruppi “particolari” come gli Elio e le Storie Tese.<br />
Il guadagno è importante ma dargli un senso lo è<br />
ancor di più.
muratore @bazarweb.info<br />
Carlo Scarpa in foto<br />
L’architetto Carlo Scarpa (1906 – 1978) è forse l’ultimo<br />
esponente della generazione dei così detti architetti disegnatori,<br />
per i quali la comunicazione dei propri progetti di architettura<br />
era deputata alla matita e ai colori, senza avere alcun rapporto<br />
con le tecnologie digitali né con la fotografia. E’ nota la diffidenza<br />
di Scarpa per la capacità dell’interpretazione fotografica di<br />
entrare in competizione con le concezioni spaziali dell’architetto.<br />
E’ altrettanto vero, però, che il controllo della luce, l’uso dei<br />
colori, il contrasto tra materiali differenti, il gioco di riflessi delle<br />
superfici hanno reso le architetture di Scarpa i soggetti forse più<br />
fotografati del Novecento.<br />
Una interessante mostra,Carlo Scarpa nella fotografia. Racconti<br />
di architettura, propone una lettura dell’opera di Carlo Scarpa<br />
attraverso i diversi occhi di fotografi europei che si sono misurati<br />
con la rappresentazione dei capolavori dell’architetto veneziano,<br />
a partire dagli anni Cinquanta sino ad oggi. L’esposizione<br />
presenta opere inedite di interpreti della fotografia italiana<br />
contemporanea, fra i quali Gianni Berengo Gardin, Aldo Ballo,<br />
Gabriele Basilico, Daniel Boudinet, Stefan Buzas, Guido Guidi,<br />
Luigi Ghirri, Pino Guidolotti, Ferruccio Leiss, Paolo Monti, Fulvio<br />
Roiter. Le fotografie sviluppano un percorso visivo intorno ad<br />
alcune realizzazioni chiave di Carlo Scarpa, ponendo a confronto<br />
La maratona<br />
dell’architettura<br />
E’ promossa dall’Ordine<br />
degli Architetti di Roma e<br />
Provincia, a conclusione delle<br />
manifestazioni per la Settimana<br />
internazionale dell’Architettura<br />
ed in contemporanea con altre<br />
capitali Europee (Parigi, Madrid,<br />
Varsavia). L’evento, aperto a tutti,<br />
si svolgerà lungo un percorso<br />
di circa 6 Km che, partendo<br />
dall’Acquario Romano Casa<br />
dell’Architettura, toccherà alcuni<br />
monumenti dell’architettura<br />
moderna ubicati nel quartiere<br />
Esquilino – S. Giovanni.<br />
Maratona dell’Architettura,<br />
seconda edizione, Roma – 17<br />
ottobre <strong>2004</strong><br />
Info: 0697604590 - Piazza<br />
Manfredo Fanti, 47.<br />
bazar 10 <strong>2004</strong> architetture di oliva muratore 51<br />
Pagine di formazione<br />
Con l’intento di evidenziare l’evoluzione della<br />
formazione culturale, tecnica, scientifica,<br />
artistica dell’architetto, l’autore ha<br />
analizzato i principali cambiamenti verificatisi<br />
nelle attività didattiche ed artistiche<br />
delle istituzioni formative e professionali:<br />
dai cantieri delle cattedrali alle botteghe<br />
medievali e rinascimentali, dalle Universitates<br />
all’Academie di Colbert, dalle scuole<br />
gesuitiche alla divulgazione illuministica,<br />
dagli ateliers della École des-Beaux-Arts<br />
alle accademie riformate, dalle associazioni<br />
culturali e formative, come il Werkbund, alle<br />
Scuole superiori di architettura fino alla<br />
nascita della facoltà di architettura di Roma.<br />
La formazione dell’architetto, di<br />
Alessandro Castagnaro, <strong>2004</strong>, Liguori<br />
molteplici punti di vista, realizzati in tempi diversi da oltre trenta<br />
differenti fotografi: da vere e proprie icone come la tomba Brion a<br />
S. Vito d’Altivole o la Gipsoteca Canoviana, ad opere dimenticate<br />
come le case veneziane degli anni Quaranta. Sarà presentata in<br />
mostra anche la multivisione con sonoro “Spazio, tempo, luce”<br />
incentrata sul Museo di Castelvecchio, realizzata dal progettistafotografo<br />
olandese Arno Hammacher nel 1981 su incarico di<br />
Licisco Magagnato. In mostra anche gli “occhi” di Carlo Scarpa:<br />
piccoli capolavori di disegno, prospettive schizzate a margine dei<br />
fogli di lavoro. Attraverso questi, l’architetto veneziano calibrava<br />
l’immagine dell’architettura che andava componendo sul foglio. Vere<br />
e proprie “fotografie con la matita”, questi straordinari schizzi<br />
registrano il punto di vista dall’architetto in funzione dell’ideale<br />
fruitore. Fotografie e disegni saranno esposti al pubblico con un<br />
allestimento studiato per l’occasione da Umberto Riva, uno dei più<br />
sensibili fra gli eredi ideali dell’opera di Carlo Scarpa. E in sinergia<br />
con la mostra di Carlo Scarpa anche la IV edizione del Corso<br />
sull’Architettura Scarpiana “Carlo Scarpa e la Fotografia”, a cura<br />
di Italo Zannier, che si terrà tra il 5 ed il 9 ottobre <strong>2004</strong> nella<br />
medesima sede della mostra.<br />
Carlo Scarpa nella fotografia. Racconti di architettura (1954-<br />
<strong>2004</strong>), Museo Palladio Palazzo Barbaran da Porto, Vicenza. Aperta<br />
fino al 9 gennaio 2005, per informazioni: C.I.S.A. Andrea Palladio,<br />
tel. 0444323014, fax 0444322869, www.cisapalladio.org.<br />
La fotografia racconta le forme<br />
Un viaggio nell’architettura di Carlo Scarpa attraverso alcuni tra i<br />
maggiori fotografi europei.<br />
Testimone di cambiamenti<br />
La Nona Mostra Internazionale di Architettura,<br />
diretta da Kurt W. Forster, affronta i cambiamenti<br />
in atto nell’architettura contemporanea, sia nel<br />
campo della teoria e della pratica progettuale,<br />
sia nell’uso delle nuove tecnologie costruttive. Il<br />
percorso espositivo di METAMORPH ipotizza la<br />
figura del visitatore come testimone di questi<br />
cambiamenti che, sfuggendo alle tradizionali<br />
prospettive interpretative, giustificano in modo<br />
sempre più evidente un aperto e innovativo<br />
confronto con l’evoluzione degli organismi viventi e<br />
le loro capacità di trasformazione.<br />
Dalla mostra si percepisce che l’architettura<br />
di oggi ha ampliato in modo consistente i propri<br />
recinti disciplinari. Il suo nuovo ruolo è quello di<br />
catalizzare grandi esperienze sociali e culturali<br />
a scala internazionale, che si manifestano<br />
soprattutto in relazione alle modificazioni delle<br />
strutture urbane e del paesaggio. Lo spazio<br />
architettonico è così inteso nella sua capacità<br />
di vivere i mutamenti odierni: i nuovi materiali<br />
accolgono e sottolineano gli effetti atmosferici,<br />
la percezione dell’architettura si apre a una<br />
concezione dinamica del tempo e la vita pubblica<br />
negli edifici assume caratteri più centrati<br />
sull’evoluzione dell’ambiente.<br />
IX Mostra Internazionale di Architettura<br />
METAMORPH – Biennale di Venezia<br />
Giardini della Biennale e Arsenale – Venezia. fino<br />
al 7 novembre <strong>2004</strong>.
52 di matteo bianchini piccoli bazar 10 <strong>2004</strong><br />
BAMBINI IN MOVIMENTO<br />
La cultura imperante e seducente dei videogame, insieme alla mancanza di spazi<br />
per il libero gioco, stanno contribuendo a modificare il modo di giocare dei bambini,<br />
vissuto sempre meno in attività socializzanti e di stimolo al movimento.<br />
La teologa tedesca Dorothee Sölle alla domanda “Come spiegherebbe a un bambino<br />
che cos’è la felicità?” rispose: “Non glielo spiegherei. Gli darei un pallone per farlo<br />
giocare”.<br />
E’ proprio il movimento che ci apre la mente, ci rende curiosi e ci aiuta a esprimere<br />
liberamente un pensiero, costringendoci quasi a guardare il mondo da un’altra<br />
angolazione.<br />
Nella realtà di oggi dove il gioco dei bambini spesso viene relegato nel seducente<br />
immobilismo del mondo virtuale, dei giocattoli industriali da “consumare” secondo<br />
le loro regole, una palla è uno strumento straordinario per creare nuove forme di<br />
movimento, per aiutare a correggere il portamento e sviluppare armonicamente il<br />
corpo.<br />
Antonio Maone, medico dello sport, che ha realizzato diversi modelli di palla pensati<br />
per le esigenze dei bambini, ci accompagna a conoscere la realtà dei bambini di oggi<br />
nel loro rapporto con il movimento e il gioco, fornendoci tante indicazioni pratiche e<br />
suggerendo gli esercizi da fare, illustrati con immagini efficaci.<br />
Antonio Maone , BAMBINI IN MOVIMENTO<br />
Ed. SONDA <strong>2004</strong> pp. 240 formato 15x21 brossura 14.50<br />
bianchini@bazarweb.info<br />
E’ L’ORA DEI TELETUBBIES!<br />
Chi sono Tinky Winky, Dipsy, Laa-Laa e Po? Quattro personaggi, molto<br />
amici tra loro e molto vicini al mondo dei bambini e con numerose qualità<br />
che grandi e piccoli si divertiranno a scoprire insieme!<br />
Conosciamo i nuovi amici<br />
I Teletubbies sono quattro piccoli abitanti di un pianeta felice; hanno uno schermo televisivo sul pancino con il quale entrano in contatto<br />
con i bambini della terra.<br />
Il più grande di loro è Tinky Winky, molto gentile ed educato. Indossa una tuta viola e ama cantare la sua canzone preferita quando danza<br />
e fa le capriole. È in ottimi rapporti con tutti, ma la simpatia più forte è per la piccola Po.<br />
Il secondo è Dipsy, in tuta verde e con la pelle scura. Ordinato e fiero del proprio stile, è l’anima allegra e scherzosa del gruppo. Passa<br />
anche molto tempo da solo, a riflettere e sognare.<br />
Laa-Laa, la bimba in giallo, rappresenta la felicità e la spensieratezza; corre felice giocando a palla e facendo capriole per i prati. È molto<br />
legata ai suoi amici, specie a Dipsy, ed è sempre curiosa di sapere cosa fanno. La sua filastrocca laalaali è pura espressione di gioia.<br />
Po è la più piccola, riconoscibile per il vestito rosso e l’entusiasmo e lo stupore che la accompagnano in ogni sua avventura; manifesta<br />
la sua felicità saltellando. Po è animata da una grande voglia di scoprire il mondo, sia quando esplora la natura col suo monopattino, sia<br />
quando curiosa fra gli strani aggeggi tecnologici della loro casetta.<br />
Vivono tutti insieme a Noo-Noo, un simpatico aspirapolvere che raccoglie le briciole di toast lasciate in terra dai quattro amici. Qualche<br />
volta è un po’ pedante, ma i Teletubbies sanno allegramente tenergli testa.<br />
Il magico mondo di Teletubbyland<br />
Tinky Winky, Dipsy, Laa-Laa, Po e l’aspirapolvere vivono su una verde collina, in una casetta avveniristica e piena di luminose meraviglie<br />
tecnologiche. Preferiscono però correre nei prati, sempre accompagnati da un sole benevolo e sorridente, da animaletti divertenti e da<br />
suoni e voci dalle rime magiche. Anche gli amici un po’ prepotenti, il Leone e l’Orso, non sono mai una minaccia per i piccoli Teletubbies.<br />
La curiosità per gli aspetti della vita e la voglia di comunicare con i nostri bambini li spingono a collegarsi con i loro monitor sul pianeta<br />
terra.<br />
Ognuno muove i primi piccoli passi nella vita secondo il proprio carattere, ma condivide le sue scoperte e le sue emozioni con gli amici.<br />
Vivono insieme tante avventure aiutandosi nei momenti di bisogno, rispettandosi e incoraggiandosi.<br />
Le ore serene della giornata sono scandite quindi dal formarsi di una personalità insieme alla capacità di vivere con gli altri, e di capirli;<br />
dall’amore per la natura e per gli animali unita alla confidenza con gli strumenti informatici; soprattutto dall’esperienza del gioco che li fa<br />
acquisire nuove capacità di giudizio e di comportamento.<br />
Chi c’è dietro Teletubbyland?<br />
Dietro l’apparente semplicità di ogni puntata si cela un<br />
lungo e serio lavoro di esperti della BBC, in collaborazione<br />
con educatori, genitori e bambini. Teletubbies è un<br />
prodotto televisivo concepito e sviluppato attorno ai<br />
bambini di età pre-scolare come occasione di divertimento<br />
ed apprendimento. Grande attenzione è posta al<br />
linguaggio, che deve essere compreso da tutti ed essere<br />
in grado di trasmettere al bambino quella fiducia che<br />
predispone ad imparare. Anche le storie sono raccontate<br />
in modo da generare contestualmente confidenza e<br />
stupore, toccando temi in cui il bambino si riconosce;<br />
riuscendo a prevedere la fine, i piccoli spettatori<br />
sviluppano le capacità critiche e di relazione fra cose e<br />
situazioni diverse. Teletubbies è un modo divertente e<br />
intelligente di stare davanti alla TV, che per venti minuti si<br />
trasforma nella finestra magica delle mille sorprese, delle<br />
mille possibilità della fantasia.
cammarano@bazarweb.info<br />
CURLING<br />
bazar 10 <strong>2004</strong> sport di valerio cammarano 53<br />
Pietre che scivolano su ghiaccio<br />
Saper maneggiare la scopa. E’ questa l’abilità strategica per<br />
vincere al curling. Roba da casalinghi? Niente affatto!<br />
Accanto agli sport minori come il tiro con l’arco o la scherma, esistono anche gli sport minimi. Quelli che vengono praticati da quattro gatti in aree del paese<br />
molto circoscritte e, quando va bene, sono circondati da scetticismo, mentre quando va male – cioè quasi sempre – sono oggetto di derisione. Tra questi c’è sicuramente<br />
il curling. Come tutte le discipline, merita rispetto, se non altro perché chi lo pratica ci mette impegno e passione. Oltretutto, si tratta di uno sport antico, che in altre nazioni,<br />
come il Canada o la Scozia, vanta milioni di seguaci. E dal 1998 è anche uno sport olimpico.<br />
Lo scopo è lo stesso del gioco delle bocce: obiettivo è fare arrivare un oggetto – una pallina per le bocce, un disco di pietra (detto stone) di 20 chili circa per il curling – il più<br />
vicino possibile a un punto prestabilito.<br />
La particolarità di questa disciplina nata in Scozia circa 500 anni fa è che per aiutare lo scorrimento del disco, i giocatori si impegnano a “spazzolare” il ghiaccio o, meglio, a<br />
scaldarlo con uno strumento detto scopa per allungare il tragitto dello stone o migliorarne la traiettoria. Il campo è lungo 45 metri, largo 4,5 e alle due estremità ha disegnati<br />
quattro cerchi concentrici che segnano il punto di arrivo del disco e sono detti house (casa).<br />
Detto così può sembrare una cosa elementare. Ma non lo è affatto. Non solo perché calcolare la traiettoria e la potenza del lancio non è facile, ma anche perché gli avversari<br />
possono a loro volta usare la scopa per far scivolare lo stone avversario oltre il campo da gioco.<br />
In Italia non è facilissimo trovare luoghi dove praticare questa curiosa, divertente e poco costosa disciplina. La maggior parte degli impianti, com’è ovvio, si trovano a nord.<br />
Le culle del curling sono il Veneto – in particolare Cortina d’Ampezzo – e il Trentino (Valle di Cembra e Altopiano di Pinè). Uno dei posti più belli dove dedicarsi al curling è<br />
sicuramente il Lago Santo, in Emilia, quando la superficie è ghiacciata.<br />
Il curling, che, come detto, è disciplina olimpica dal 1998, è uno sport che fa parte della Federazione Italiana Sport del Ghiaccio, sul sito della quale (www.fisg.it) è possibile<br />
trovare l’elenco delle società presso le quali praticarlo.<br />
Evento BAZAR del mese:<br />
mondiali di ciclismo<br />
Verona capitale mondiale del ciclismo<br />
Ottobre è un mese caldissimo per lo sport italiano. Sono appena partiti o sono in partenza i campionati della<br />
maggior parte delle discipline, dal calcio al basket alla pallavolo all’hockey e via elencando. E proprio quando gli<br />
altri cominciano a giocare, i ciclisti si concedono un lungo (e meritato) riposo. A questo punto qualcuno potrebbe<br />
(giustamente) chiedersi perché ne parliamo. Il motivo è presto detto: prima del letargo invernale, i faticatori<br />
del pedale si concederanno ai tifosi in quello che è uno degli appuntamenti clou della stagione, vale a dire i<br />
Campionati del Mondo. Che quest’anno si svolgono a Verona tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre.<br />
Occasione d’oro per vedere all’opera i migliori ciclisti e le migliori cicliste del mondo (senior e junior) sugli<br />
splendidi percorsi disegnati per le prove su strada e per quelle a cronometro. Soprattutto queste ultime potranno<br />
contare sul ricco scenario del Lago di Garda, con la cittadina di Bardolino a fare da punto di partenza e arrivo.<br />
Per questo appuntamento, Verona e dintorni hanno deciso di fare le cose in grande. Dal 1° al 3 ottobre per le vie<br />
del centro sono previste sfilate ed esibizioni storiche, il 2 ottobre è in programma uno spettacolo di piazza con<br />
accesso libero, mentre domenica 3 ottobre una festa con tanto di concerto jazz chiude i Mondiali.<br />
GINNASTICA<br />
RITMICA<br />
Quando il gioco si fa serio<br />
VERONA-BARDOLINO<br />
MONDIALI DI CICLISMO<br />
PROGRAMMA GARE<br />
Lunedì 27 settembre<br />
Cronometro Junior Donne<br />
Cronometro U23 Uomini<br />
Martedì 28 settembre<br />
Cronometro Junior Uomini<br />
Cronometro Elite Donne<br />
Mercoledì 29 settembre<br />
Cronometro Elite Uomini<br />
Venerdì 1 ottobre<br />
Junior Donne<br />
U23 Uomini<br />
Sabato 2 ottobre<br />
Junior Uomini<br />
Elite Donne<br />
Domenica 3 ottobre<br />
Elite Uomini<br />
A proposito di sport minori o minimi, un’altra disciplina che prima delle ultime Olimpiadi molti consideravano<br />
alla stregua di un passatempo per originali, la ginnastica ritmica, ha conquistato centinaia di migliaia di fan.<br />
Che forse, da Atene a Pechino, ne dimenticheranno presto anche l’esistenza. Ma che, se ne sentiranno parlare,<br />
penseranno con rispetto e ammirazione ai quattro scriccioli – Elisa Santoni, Elisa Blanchi, Fabrizia D’Ottavio,<br />
Daniela Masseroni – che sulle pedane greche hanno dato dimostrazione pratica della verità dell’assunto secondo<br />
cui non c’è niente di più serio del gioco.<br />
Le quattro ragazze d’argento della ritmica azzurra – e le altre anonime che a questa disciplina si dedicano<br />
– giocano con palle, bastoni, corde, cerchi e nastri. Il che, come dicevamo, può sembrare un puerile passatempo<br />
per originali. Mentre in realtà è una delle attività sportive più difficili da praticare. Lanciare un cerchio in aria e<br />
riprenderlo al volo con un piede dopo avere fatto un paio di capriole, il tutto a ritmo di musica, può sembrare<br />
assurdo (anche se, quanto a utilità, non c’è molta differenza con il prendere a racchettate un pallina su un campo da tennis o dare calci a<br />
un pallone in uno stadio), ma richiede una coordinazione mostruosa, una visione laterale degna di un’aquila, un senso delle misure e delle<br />
distanze impressionante.<br />
Se vedendo le imprese di Santoni e compagne ad Atene le vostre figlie (o voi stesse) vi siete innamorate di questa disciplina che, a<br />
livello agonistico, è rigorosamente preclusa agli uomini, sappiate che queste doti si acquisiscono solo con ore e ore e ore di allenamenti<br />
massacranti. Se tra le vostre qualità non ci sono la disciplina, il senso del gruppo, la determinazione, lo spirito di sacrificio, non tentate<br />
nemmeno. Anche e soprattutto perché le soddisfazioni che questo sport può dare a livello puramente amatoriale sono pochissime. È uno<br />
di quei casi in cui un divertimento (minimo) arriva solo dopo anni di apprendistato e fatica. In Italia ci sono parecchie palestre nelle quali è<br />
possibile praticare questa spettacolare disciplina. L’elenco completo lo trovate sul sito della Federazione Ginnastica d’Italia (FGI) all’indirizzo<br />
www.federginnastica.it.
54 di angelita peyretti sciocchina bazar 10 <strong>2004</strong><br />
“i vicini” disegno di marco begani<br />
Domanda di lavoro<br />
Carta e penna, ora scrivo il mio curriculum<br />
vitae e glielo mando. Pare facile…<br />
Egregio Signor Parlodoppio, uhm, troppo antiquato, oggi si punta a essere diretti,<br />
informali, casual! Caro Enzo, come va vecchio sporcaccione? No, poi pensa che voglia<br />
ricattarlo… Beh, lasciamolo provvisoriamente, adesso andiamo al sodo… uh,<br />
perfetto! Andiamo al sodo… mah, forse così è un po’ troppo casual.<br />
Dunque, ora mi devo presentare, bene: molto piacere, io sono sciocchina… no, e come<br />
può saperlo, è gente che non legge! E come si fa in questi casi? Cioè io so chi è lui, ma<br />
lui che ne sa di chi sono io? Forse dovrei metterla qui la firma… No, prima gli giro<br />
intorno e poi gli sparo là il nome.<br />
Dunque: laureata… Uff, manca il soggetto… Come faccio a dirgli chi sono senza<br />
dirgli chi sono? Io, laureata… laureata-mi in biologia marina con una tesi sulla s.s.d.d.<br />
(sindrome schizofrenica dei delfini da acqua park), toh, ciapa lì, non so se mi spiego…<br />
Poveraccio, mi sa che questo se la beve… uhm, che esista davvero una s.s.d.d.? No,<br />
impossibile, lo rassicurerò in qualche modo, glielo metto tra parentesi (non si allarmi<br />
per i poveri delfini, si è trovata la cura con certe alghe…)<br />
E questo è chiarito, andiamo avanti, Le chiedo, no, meglio domandare, le domando…<br />
e che gli domando adesso? Le domando scusa. Scusa?! Penserà che gli abbia fatto<br />
qualcosa! Più rapido, incisivo: mi scuso per il disturbo… un po’ perentorio. Le chiedo<br />
umilmente scusa se mi permetto di importunare con le mie inutili parole una persona tanto<br />
impegnata quale lei è … un po’ servile? No, andrà benissimo, è gente a cui piace vedere<br />
tutte le elle maiuscole, Lei, inviarLe, disturbarLa…<br />
Adesso è il momento di parlare di lavoro: Oso rivolgermi direttamente a lei perché la<br />
cugina Sandra conosce uno che le porta quasi sempre il pranzo, e insieme al pranzo (anch’io<br />
adoro le acciughe, specie se già spinate) domani le recapiterà questa mia. Andrà bene<br />
questo riferimento? Ma sì, così vede che ho tante conoscenze. Al massimo tolgo<br />
l’ammiccamento alle acciughe, anche se certe pennellate alle volte sono decisive.<br />
Avanti, non sono ancora arrivata al punto, come faccio adesso? Mi sembra sfacciato…<br />
mettiamoci un ebbene: ebbene, rompo gli indugi… bello! Le scrivo per proporle la mia<br />
disponibilità… no, sembra che glielo faccia cadere dall’alto, volevo sottoporle la mia<br />
disponibilità… uhm, mi pare che strida un po’, sottoporle la mia… la mia persona! Ecco<br />
sì, la mia persona (mi calpesti pure, non sentirò nulla), perché sono convinta che ciò che fate lì…<br />
là… ciò che fate ivi. Uff, calma, sembra facile ma è un lavoraccio, bisogna che costruisca<br />
peyretti@bazarweb.info<br />
un raffinatissimo reticolo di messaggi subliminali per farlo cadere in<br />
trappola.<br />
Riprendiamo: Mi spinge, anzi, Mi sottende, wow, la convinzione, di più, la<br />
persuasione, non basta, una vera e propria fede nel fatto che le vostre attività… ma che<br />
fanno questi? Uhm, vediamo un po’ le pagine gialle, com’è che si chiamano<br />
questi? Ah sì, Spectre, già sentiti da qualche parte… qui dice “Contattaci,<br />
per il tuo benessere”, capirai… “I problemi più delicati con la massima<br />
discrezione”, mah, faranno creme antiemorroidali. Beh, che gentili,<br />
prima ti inchiappettano e poi ti curano, anche questa non mi è nuova…<br />
Riprendiamo: ritengo che le vostre svariate e benefiche attività coincidano proprio con<br />
le caratteristiche… anzi, con le qualità della mia formazione e della mia personalità…<br />
troppo freddo, ci vuole più trasporto, e della mia dinamica, multisfaccettata e<br />
mutevole personalità…d’altronde se si occupano di culi, una certa flessibilità è<br />
d’obbligo… della mia melliflua personalità.<br />
Allego il mio curriculum vitae, meglio la sola sigla, dà un effetto dimestichezza,<br />
il mio V.C., perché lo esamini e ci trovi qualche ragione per darmi un qualsiasi lavoro…<br />
no, non deve vedere che sono disposta a tutto, o finirà che mi sfrutteranno!<br />
Se vuole può anche sputarci sopra tanto non è che ci tenga…Ma che mi prende?<br />
Allora, rivediamo: Allego il mio…tho, ma cos’ho scritto? V.C.! ma tu guarda<br />
la sciocchina che sono, il mio WC, tanto sempre vicino al culo si trova, perché<br />
lo esamini a fondo in cerca di elementi di affinità con le vostre salutari e filantropiche<br />
attività.<br />
Benissimo, ora ci vuole una chiosa efficace, e se ci riesco fra le righe ci<br />
infilo un ultimo accorato appello: La saluto, no, troppo confidenziale, qui ci<br />
vuole un dignitoso distacco, Addio… un po’ tragico. Le porgo i miei più cari e<br />
sentiti saluti, manifestandole un tenero affetto che sento già crescere in petto, e la prego,<br />
la imploro, Gentile Signore, Sua Santità, (c’è chi ha osato un Sire) di mettersi una<br />
mano sul cuore, se ne ha uno, c’ho tre gatte di ventidue chili l’una da sfamare, faccia<br />
qualcosa prima che mi divorino, se vuole mi sputi, tanto gliel’ho già detto, io non me la<br />
prendo, e poi io anche se le emorroidi non le ho mai avute personalmente, io in quanto<br />
giovane laureata di culi da riparare me ne intendo un pochetto, e comunque di questi<br />
tempi da quelle parti son dolori per tutti, creda.<br />
Mi inginocchio, con rispettosa subordinazione, baciamo le mani. Sciocchina.
cecilia@bazarweb.info<br />
Sushi! Mica solo pesce…<br />
Stage di acrobatica per attori e artisti<br />
di strada<br />
Stage intensivo di acrobatica e training fisico condotto dalla<br />
celebre Nicole Kehrberger, performer, acrobata e danzatrice che<br />
vanta collaborazioni con Le Theatre Du Soleil, Antonio Latella, e<br />
che ha insegnato presso molte scuole di circo internazionali. Lo<br />
stage verte su esercizi di improvvisazione teatrale, tecniche di<br />
acrobatica, sospensioni, lavoro con le funi e le tele, training con la<br />
musica. Il lavoro di Nicole Kehrberger si articola su livelli differenti,<br />
ballo energetico, teatro e danza, ricerca dell’equilibrio precario.<br />
Dal 4 al 29 ottobre <strong>2004</strong>, 5 volte a settimana, 4 ore al giorno.<br />
Il corso è destinato ad attori, professionisti e non, acrobati e<br />
artisti di strada. Le lezioni si tengono presso il Circolo degli Artisti,<br />
Via casilina vecchia 42 (Piazza Lodi - S.Giovanni) Roma. Tel.<br />
0661662490 – 3332584332. lesabrine@tiscali.it<br />
bazar 10 <strong>2004</strong> corsi di valeria cecilia 55<br />
Sui banchi a scoprire che il sushi è anche di carne, che truccarsi può essere un’arte, che<br />
l’equilibrio s’impara studiando acrobazia, che il futuro è nello sviluppo sostenibile.<br />
Ogni corso è una scoperta.<br />
Il manager di programmi<br />
comunitari e globali<br />
Fino al 15 ottobre ci si può iscrivere<br />
alla nuova edizione del GMP, Corso<br />
postlaurea di formazione avanzato in<br />
Europrogettazione, organizzato Centro<br />
Interuniversitario di Ricerca Per lo Sviluppo<br />
sostenibile, dell’Università La Sapienza di<br />
Roma. Il Corso intensivo di dieci giornate è<br />
riservato a 35 partecipanti e si rivolge a chi<br />
è interessato ad approfondire le tematiche<br />
dei programmi comunitari e delle forme di<br />
finanziamento a gestione diretta promosse<br />
dalla Commissione Europea, in particolare<br />
i programmi per le relazioni esterne con i<br />
paesi terzi.<br />
Costo iscrizione: Euro 2.000. Le date: 19 – 23<br />
ottobre (I° modulo - Progettazione) e 9 – 13<br />
novembre <strong>2004</strong> (II° modulo – Gestione)<br />
Info: www.cirps-continuum.it - cecilia.chiape<br />
ro@uniroma1.it CIRPS, tel. 067092079<br />
A scuola di trucco:<br />
per bellezza, salute o arte<br />
Chi non vorrebbe conoscere i trucchi di un bravo visagista per<br />
migliorare la propria pelle, intensificare lo sguardo e far brillare il<br />
sorriso… Alcuni primi trucchi per l’auto maquillage si possono trovare<br />
on line, sul sito www.esteticamente.it/html/viso_e_corpo.html, dove<br />
c’è a disposizione di tutti i lettori una piccola guida al trucco. Altrimenti<br />
si può andare alla Making Beauty Academy di Milano che organizza<br />
ogni anno corsi di trucco per tutti i gusti, dal semplice maquillage, al<br />
trucco correttivo, fotografico o artistico. I corsi hanno durata annuale e<br />
semestrale e poi ci sono quelli brevi. Nel mese di ottobre inizia il corso<br />
annuale di trucco (frequenza tutti i giorni dalle 9 alle 13, costo 3590,<br />
rateizzabile, che comprendono tassa d’iscrizione, tassa d’esame,<br />
dispense, testi e rilascio di attestato (è escluso il materiale trucco) e<br />
poi partono le lezioni di maquillage e abbellimento per principianti<br />
(costo totale 790 euro).<br />
Per informazioni www.mbacademy.it. Tel 0286984516<br />
Corso di cucina giapponese e sushi<br />
A Firenze l’associazione culturale giapponese Lailac (termine che sta<br />
ad indicare un fiore ma che se trascritto in ideogrammi kaji significa<br />
“gente che viene a divertirsi”) organizza un corso di cucina e lezioni<br />
di sushi. L’insegnante, rigorosamente giapponese, è Hiromy Sasaski.<br />
I due corsi spiegano la preparazione di pietanze tipiche nipponiche<br />
semplici e fatte di ingredienti naturali. Si inizia con un piatto<br />
caratteristico come la “Zuppa di miso”, a base di fagioli di soia, che<br />
si può arricchire con il tofu (formaggio di soia) o con le alghe, e che<br />
in genere è il piatto di accompagno del riso e delle verdure. In aula si<br />
prepara poi lo “Yaki tori”, spiedini di pollo con salsa di soia cotti alla<br />
griglia. Ma le maggiori sorprese arrivano durante le lezioni di sushi,<br />
che, ci spiega Errie, una delle responsabili dell’associazione, tutti<br />
credono essere una pietanza a base solo di pesce crudo. Il termine<br />
sushi in realtà indica il “riso condito con aceto”, che poi si unisce ad<br />
altri ingredienti per fare delle pietanze complesse. Si usa spesso con<br />
i filetti di pesce crudo (ed ecco il sushi di pesce) ma anche con la<br />
carne fatta a involtini o con le verdure. Il corso di cucina generico si<br />
svolge in 5 incontri, ogni giovedì dal 21 ottobre <strong>2004</strong> al 17 febbraio<br />
2005, costo totale 89 euro. Il corso di sushi prevede invece tre lezioni:<br />
13, 27 ottobre e 10 novembre e costa 120 euro.Per informazioni<br />
www.lailac.it/corsi-sapori.html, tel 055702870
56 di GIULIANO CANGIANO fenomeni bazar 10 <strong>2004</strong><br />
Si lotta ballando<br />
E si grida no alla guerra, ma con arte.<br />
Ecco cosa accade nei centri sociali d’Italia.<br />
Tra vino, musica, dibattiti, feste e cortei.<br />
cangiano@bazarweb.info<br />
Vacanze terminate, gitani dell’ultimo momento rientrati in ufficio pronti ad un altro tour de force lavorativo che non lascia spazio, se non<br />
per fugaci scappatelle fuori porta, ad altre pause-relax almeno fino alla prossima settimana bianca… E fino ad allora? Che fare? Beh,<br />
siete nel posto giusto per trovare valide alternative a picnic plurifamiliari o a bigami lumi di candela clandestini...<br />
Iniziamo subito con una reprise per palati stanchi di tracannare litri di birra gelata o beveroni anti-afa: passata la bella stagione è di nuovo<br />
tempo di assaporare i genuini fermenti della nostra terra e l’occasione ce la offre in calici e flûte socialmente impegnati la prima edizione<br />
romana di terra e libertà / CRITICAL WINE. Ecco di cosa si tratta: “sensibilità planetarie e agricoltura contadina, vignaioli e vini in mostra,<br />
stands di aziende vitivinicole, assaggi, incontri con i produttori, convegni, musiche, poesia e molto altro”. Sull’impronta del francese Foire<br />
des Particuliers, comincia a prendere piede in Italia questo sensibile evento auto-gestito con lo scopo di proporre un nuovo rapporto<br />
produttore-consumatore, offrendo tra l’altro a case vinicole più e meno note la possibilità di far conoscere agli estimatori la qualità<br />
dei propri prodotti, e inoltre di dibattere temi inerenti terra e ambiente, equità e sostenibilità del consumo. L’edizione in esame sbarca<br />
a Venezia sabato 2 ottobre (Centro sociale zona bandita 1105/a Cannaregio) per poi approdare a Roma negli storici locali del Forte<br />
Prenestino il 22, 23 e 24 Ottobre. E’ previsto che ogni visitatore all’entrata venga dotato di un calice di vetro che, per l’accessibile dazio<br />
di 5 euro potrà riempire a piacimento durante tutta la manifestazione per degustare ottimi vini di tutta Italia.<br />
Forte Prenestino, via Federico Delpino 189 zona Centocelle - ROMA<br />
Link: Collettivo Informale Terra e libertà /Criticalwine www.criticalwine.org<br />
C.S.O.A. Forte Prenestino www.forteprenestino.net<br />
Chi invece non può aspettare fino alla terza decade per dare spazio alla propria voglia di centro sociale può benissimo approfittare di<br />
INCONTROTEMPO 2.0, il festival del precariato metropolitano. Il Laboratorio Occupato Autogestito Acrobax si fa portavoce di noi<br />
lavoratori del terzo millennio, dipendenti solo da occupazioncine sottopagate e pure in nero o nella migliore delle ipotesi da agenzie per<br />
il lavoro interinale, e ci offre una quattroggiorni di incontri, dibattiti, autorganizzazione, musica e quant’altro per prendere coscienza dei<br />
tempi che cambiano e per confrontare esperienze, lotte, disagi, drammi e conquiste. Ormai il popolo impegnato del bel paese le lotte<br />
le fa ballando, che la terra scotta sotto i piedi e abiurando la voglia che verrebbe di farsi, da soli, sotto la fulgida egida dell’imbandanato<br />
premiér seguendo il da lui segnato cammino, e questa volta si incontra dal 30 settembre (già passato mentre leggete) al 2 ottobre (per<br />
fortuna siete ancora in tempo) per cospirare di giustezza.<br />
LOA Acrobax, in Via della vasca navale, 6 - ROMA<br />
Link: www.acrobax.org<br />
Si sta preparando inoltre, sempre su territorio romano, (monogeografica questa uscita!!) una giornata internazionale degli artisti contro<br />
la guerra, sulla scia di quella ben riuscita del 30 giugno scorso. Il 23 di questo mese vedrà raccogliersi e unirsi in un corale diniego artisti<br />
di provenienza internazionale. Aggiornamenti continui su www.bloggersperlapace.org e ricezione proposte e adesioni all’indirizzo artistico<br />
ntroguerre@libero.it.<br />
Giorno 18 festeggerebbe trent’anni il Leoncavallo di Milano se non fosse che, per l’ennesima volta, un’amministrazione tragicamente<br />
priva di lungimiranza ha deciso di fare la voce grossa e di sindacare sul destino di un’area, quella ex industriale di via Watteau, che dal<br />
settembre 94 ha avuto modo di ospitare le numerosissime attività per cui il Centro Sociale milanese si è sempre distinto. Si decide in<br />
queste settimane sullo sgombero, sarebbe un peccato ripristinare lo status quo di dismissione e abbandono. Ma la festa intanto ci sarà,<br />
perché i 30 anni sono un traguardo importante.<br />
Centro Sociale Leoncavallo, via Watteau 7.
cecilia@bazarweb.info<br />
«Fin dal periodo di Reagan, la maggiore scarsità degli Stati Uniti<br />
non riguarda l’innovazione tecnica, ma piuttosto la volontà di lavorare<br />
insieme per il bene pubblico. Non ha alcun senso incoraggiare la prima a<br />
spese della seconda», Richard Stallman, ideatore del free software.<br />
Si apre con questa frase la porta (home page) della prima “biblioteca<br />
pubblica distribuita”, un sistema di prestito gratuito di libri, dischi,<br />
film. Una libreria dove possono trovar posto tante raccolte domestiche<br />
lasciate piene di polvere, vecchie collezioni letterarie del nonno, libri<br />
che abbiamo comprato ma che non amiamo o libri che invece amiamo<br />
a tal punto da voleri far leggere a tutto il mondo. E ancora dischi che<br />
ci hanno deluso, doppie copie di cd ricevuti in regalo, vecchi moovie:<br />
insomma su babelteka.org si può mettere, e trovare, di tutto. L’uso<br />
della banca dati è semplice, ci si iscrive, segnando il proprio indirizzo,<br />
e si depositano, (o si chiedono), le opere. Tutto gratuitamente. L’unico<br />
serio accorgimento da mantenere durante l’uso di babelteka è il<br />
rispetto per gli altri.<br />
L’idea di questa biblioteca pubblica on line nasce ad opera di una rete di<br />
persone: “traduttori, programmatori, progettisti, sociologi, ognuno con<br />
la propria competenza ha contribuito alla messa on line di babelteka”,<br />
racconta Rattus, uno dei responsabili del progetto, che ha prestato<br />
le sue doppie competenze sociologiche e informatiche. “Babelteka<br />
è nata da delle libere chiacchierate su temi quali il bookcrossing, le<br />
telestreet, il free software” dice Rattus. Il codice di programmazione<br />
che è stato usato per strutturare il data base infatti è<br />
stato preso dal progetto californiano<br />
“Distributed Library Project”<br />
( w w w. t h o u g h t c r i m e . o r g /<br />
software/dlp/), padre di tutte<br />
le biblioteche pubbliche on line.<br />
La versione di casa nostra<br />
rispetto a quella americana,<br />
incentrata su tante piccole<br />
comunità locali, vorrebbe che<br />
DLP riuscisse ad avere un<br />
quadro della distribuzione delle<br />
opere sul territorio nazionale.<br />
Ciò potrebbe determinare nel<br />
corso del tempo il costituirsi di<br />
cataloghi capienti da divenire<br />
appetibili per bibliofili,<br />
studiosi e collezionisti, fino a<br />
rendere Babelteka una novità<br />
significativa nell’offerta di<br />
servizi pubblici di questo<br />
genere. “Il nostro scopo<br />
dice Rattus, è di creare un<br />
servizio di pubblica utilità. Se<br />
Babelteka venisse clonata,<br />
non ci dispiacerebbe<br />
minimamente, anzi c’è da<br />
augurarselo”.<br />
bazar 10 <strong>2004</strong> net di valeria cecilia 57<br />
Babelteka.org,<br />
liberi di sapere<br />
E’ nato il primo nodo italiano di scambio gratuito di opere. E’ basato<br />
sul free software e ha l’ambizione di creare molto “traffico di libri”<br />
lungo tutto il territorio nazionale.<br />
Manga fai da te<br />
Nel bazar di Maria si trova di<br />
tutto, basta che sia made in<br />
Japan….<br />
Tutte le cose più impensate sui manga sono su http://ilbazar<br />
dimari.altervista.org/index.html: istruzioni fai-da-te, storie di<br />
censure, sigle, fotomontaggi, racconti e leggende giapponesi,<br />
ma anche corsi di cucina orientali, trame, fanfiction,<br />
fanart, cosplay, canzoni, videogiochi. Tutto questo e altro<br />
su questo sito amatoriale realizzato e gestito per intero<br />
da una ragazza di 22 anni appassionata di cartoni animati<br />
giapponesi da quando ne aveva 15. Ma il bello di questo sito è<br />
che è arricchito con il contributo di tutti gli utenti. Presto ci<br />
sarà una nuova sezione dedicata al J rock e J pop, la musica<br />
moderna giapponese.<br />
Sicilia on line<br />
Per conoscere<br />
tutti gli eventi,<br />
soprattutto quelli<br />
alternativi<br />
www.siciliantagonista.org è il nuovo<br />
contenitore promozionale di eventi,<br />
manifestazioni, festival, concerti<br />
e tutto ciò che riguarda la Sicilia.<br />
Siciliantagonista.org ha l’ambizione<br />
di creare una fitta rete di contatti e<br />
di appuntamenti siciliani “alternativi”<br />
per fare in modo che siano visibili<br />
e consultabili in modo veloce,<br />
attraverso un semplice click.<br />
Scrivi anche tu, senza censura<br />
Censurati.It è un sito interattivo<br />
che dà voce alle notizie di solito<br />
non divulgate. Puoi scrivere anche<br />
tu….<br />
www.censurati.it è un sito di<br />
rivendicazione sul diritto d’opinione.<br />
Un portale che offre un servizio<br />
completo di informazione interattiva<br />
che tratta temi di attualità, politica,<br />
cinema, hackeraggio, mobbing,<br />
libri, con un approccio che vuole<br />
smascherare le bugie. Si legge sul<br />
manifesto del sito: “Censurati.it è<br />
nato per farti sapere quello che non<br />
ti vogliono dire. Per evitare quindi<br />
il piattume in cui rischi di cadere,<br />
collabora anche tu, se senti di poter<br />
esprimere verità scomode. Nessuno<br />
ti metterà un bavaglio!”
58 di guido dolara noi bazar 10 <strong>2004</strong><br />
La capitale della Lettonia<br />
è una delle metropoli<br />
dell’Unione europea più<br />
lontane e più povere.<br />
Più vicina a Mosca che a<br />
Bruxelles, è tutta proiettata<br />
verso l’Europa, e guarda<br />
con diffidenza alla Russia ex<br />
colonizzatrice. Il legame più<br />
stretto è con la Scandinavia,<br />
da cui la separa solo un<br />
breve tratto di mare. Città<br />
dell’est col cuore ad ovest.<br />
Riga, stella del Nord<br />
Situata a pochi chilometri dal confine tra Ue e Russia, Riga è geograficamente e<br />
storicamente più vicina a Mosca che a Bruxelles e alle capitali dell’Europa occidentale.<br />
Il suo futuro è però assolutamente proteso verso l’occidente e verso l’Europa. Grazie a<br />
questo entusiasmo la città sta vivendo una rinascita e un boom culturale ed economico,<br />
proponendosi come una delle metropoli più promettenti della nuova Europa e come nuova<br />
capitale del Mar Baltico.<br />
Il suo fascino e la sua attrazione nascono soprattutto dalla posizione geografica e geopolitica,<br />
crocevia di culture. Riga è prima di tutto una capitale dell’Europa del nord,<br />
affacciata sul Mar Baltico e da sempre centro di scambi tra Scandinavia e mondo slavo.<br />
Un breve tratto di mare di circa 400 kilometri separa Riga da Stoccolma. Fino al 1991 i<br />
due paesi erano divisi dalla cortina di ferro. Oggi gli scandinavi considerano Riga e i paesi<br />
baltici il ”cortile di casa propria”.<br />
Gli investimenti dai paesi nordici sono visibili ovunque: il panorama di Riga è dominato<br />
dall’elegante grande magazzino finlandese Stockmann e dall’albergo norvegese Reval. I<br />
giovani comprano vestiti dal negozio norvegese Dressman. La linea aerea nazionale, Air<br />
Baltic, è di proprietà delle linee aeree scandinave SAS, mentre la principale impresa di<br />
telecomunicazioni, Lattelekom, ha come principale investitore straniero il colosso svedesefinlandese<br />
TeliaSonera.<br />
Riga è anche indubbiamente una capitale centro-europea, come Praga o Varsavia, a cui<br />
somiglia soprattutto dal punto di vista architettonico. Come la Cecoslovacchia e la Polonia,<br />
la Lettonia ha vissuto un periodo di indipendenza e prosperità nel periodo tra le due guerre<br />
mondiali e di quel periodo rimane soprattutto l’architettura, bellissimi edifici residenziali in<br />
stile Jungendstil (Liberty o stile floreale in italiano). Inoltre, come Praga e Varsavia la città<br />
sta vivendo una rinascita grazie alla fine della dominazione sovietica.<br />
C’è da dire che con il nome di (come si scrive in caratteri cirillici) la città è un centro<br />
importante nel panorama culturale russo, visto che oltre il 40% dei suoi abitanti sono di<br />
madrelingua russa. Le relazioni tra lettoni e russi sono spesso tese e i due gruppi nazionali<br />
vivono vite separate. L’influenza russa è vista con sospetto, anche se i rapporti commerciali<br />
con la Russia sono necessari e la musica e la televisione russe continuano a essere<br />
omnipresenti. In futuro, la familarità con la Russia potrà diventare un vantaggio per Riga,<br />
possibile punto di incontro tra l’Europa e il suo più grande vicino dell’Est. Per adesso i russi<br />
continuano a essere visti come un problema piuttosto che una opportunità.<br />
Al centro di questo crocevia di culture, i Lettoni sono un piccolo popolo circa 1 milione e<br />
mezzo di persone, nemmeno il 60% della popolazione del loro stato, per il resto composto<br />
prevalentemente da russi. Raramente indipendenti durante la loro storia, i lettoni sono un<br />
popolo orgoglioso della propria lingua e della propria individualità e sono la vera anima di<br />
questa capitale baltica.<br />
Per visitarla<br />
L’ industria del turismo sta diventando importante per la città di Riga. La sua forza<br />
principale è che la città è indubbiamente bella, grazie al fiume, ai ponti all’architettura<br />
restaurata e quasi intonsa dalla guerre. Riga è una meta di gite di fine settimana da tutta<br />
la regione circostante, a cominciare da lituani ed estoni che la visitano per fare spese, da<br />
russi che vengono a trovare parenti fino a scandinavi che cercano turismo culturale, per<br />
non parlare di alcol e sigarette a basso prezzo. Anche il turismo dal resto d’Europa si fa<br />
sempre più visibile e la città offre una buona infrastruttura di alberghi, ostelli, ristoranti, caffè<br />
e locali notturni. La lingua inglese è usata piuttosto comunemente dai giovani al di sotto dei<br />
30 anni. Altrimenti, russo o lettone sono le uniche possibilità per comunicare.<br />
Esiste però anche il fenomeno del turismo sessuale, attratto dai numerosi locali a luci<br />
rosse, controllati dalla mafia locale. Il mondo della prostituzione in Lettonia è violento,<br />
pericoloso e poco regolamentato. La maggior parte delle ragazze che ci lavorano sono in<br />
condizione di semi schiavitù, fatto ignorato dai gruppi di turisti occidentali tutti al maschile<br />
che frequentano i bordelli.<br />
Il modo migliore per ottenere informazioni specifiche su Riga è utilizzare la guida ”Riga<br />
in your pocket”, bimestrale che si trova nella maggior parte dei giornalai, o consultare<br />
gratuitamente online su www.inyourpocket.com. Altrimenti, i due classici del turismo<br />
giovanile, Lonely Planet e Rough Guide, hanno sezioni su Riga nelle loro guide dei paesi<br />
baltici.<br />
Per arrivare a Riga utilizzando opzioni Low Cost si può utilizzare Ryanair<br />
(www.ryanair.com), che va a Riga da Londra, Francoforte e Tampere in Finlandia.<br />
Altrimenti, Air Baltic (www.airbaltic.com) vola a Riga a basso prezzo dalla maggior parte dei<br />
paesi europei compresa Milano. Per chi preferisce arrivare via mare, la rotta più comune è<br />
Stoccolma-Riga.<br />
COME ARRIVARE<br />
dolara@bazarweb.info
andreucci@bazarweb.info<br />
Facile schierarsi contro McDonald’s e Coca-Cola, simboli di una<br />
cultura americana che non piace alle sinistre nel mondo. Bisogna però<br />
distinguere. Tanto per cominciare, sul piano del gusto: la Pepsi-Cola,<br />
con i suoi aromi di agrumi, è più buona della Coca-Cola, che ha una<br />
forte componente di cannella. E ancora: una bistecca alla fiorentina è<br />
più buona di un hamburger, ma, forse, un hamburger con le patatine<br />
fritte McDonald’s è più buono di una minestra in scatola Campbell’s.<br />
Il terreno di discussione, è chiaro, non è questo. Le proteste contro<br />
McDonald’s e Coca-Cola (contro la Coca-Cola protestava sul<br />
suo quotidiano anche il PCI negli anni ’50) nascono dall’accusa<br />
di considerarle responsabili di arroganti operazioni commerciali e<br />
industriali, che hanno come risultato perdite di identità culturali locali.<br />
In poche parole, le considerano agenti della globalizzazione.<br />
E gli americani? Al di là dei gruppetti radicali europeizzanti<br />
antiglobalizzazione, che atteggiamento tiene il pubblico americano<br />
verso due dei simboli più vistosi del suo modo di vita? In primo luogo,<br />
mangia da McDonald’s e beve Coca-Cola magari senza entusiasmo,<br />
ma con la stessa naturalezza con cui noi andiamo in pizzeria. E, bisogna<br />
aggiungere, raggiungendo cifre di consumo spaventose (nel mondo,<br />
circa 47 milioni di persone al giorno mangiano McDonald’s). C’erano,<br />
una volta, delle differenze fra Burger King, che cuoce sulla griglia, e<br />
McDonald’s, che cuoce sulla piastra. Ma alla fine, è il fast food il punto,<br />
non i singoli ristoranti. E le catene (le numerosissime catene) di fast<br />
food sono ormai una parte del panorama culturale americano. Certo<br />
anche in questi angolini simbolici si svolge una parte della costruzione<br />
dell’identità e dobbiamo riflettere sul fatto che, quando la Francia ha<br />
criticato la politica americana e si è ripetuto un capitolo del tradizionale<br />
rapporto di amore-odio tra americani e francesi, gli americani più<br />
americani hanno proposto di chiamare le patatine fritte Liberty fries<br />
invece che French fries.<br />
In America, dove la Coca-Cola ha aperto ad Atlanta una specie<br />
di museo con visita guidata alla fabbrica (simile, del resto, a quello<br />
della Guinness a Dublino), i consumi di soft drinks nei fast food non<br />
sembrano in pericolo.<br />
Ci sono, tuttavia, una serie di segnali su cui vale la pena discutere.<br />
Contro la Coca-Cola, sono sempre più vivaci le proteste a<br />
proposito della sua politica industriale. Atteggiamenti antisindacali,<br />
discriminazioni, scarso interesse per le risorse naturali, inquinamento<br />
prodotto dai suoi impianti di imbottigliamento dall’India alla Colombia,<br />
dall’Africa alla vecchia Europa sono tra le principali critiche che le<br />
vengono mosse. Le bevande in sé non sembrano in discussione. In<br />
questo senso, la Coca-Cola è equiparata a qualunque altro gigante<br />
industriale che gode di una posizione di semimonopolio. I suoi critici<br />
costituiscono uno schieramento più ampio dei soli no-global: di esso<br />
fanno parte anche sindacalisti, movimenti per i diritti civili, ambientalisti.<br />
Per McDonald’s, la cosa è più complessa perché alle polemiche<br />
del genere precedente, se ne aggiungono altre due: una è la<br />
contrapposizione culturale e il revival – anche nel fast food – di<br />
cucine etniche. L’altra, più seria, si accompagna alla convinzione che<br />
McDonald’s sia responsabile (sia fra i responsabili) di una delle malattie<br />
sociali più serie d’America, l’obesità. Sono in corso una serie di cause<br />
legali contro McDonald’s intentate da bambini obesi e dai loro genitori<br />
obesi che si basano sul fatto che il cibo offerto dal gigante del fast food è<br />
un cibo ipercalorico, grasso, che trasuda colesterolo e che nei ristoranti<br />
McDonald’s non solo non si suggerisce nessuna cautela alimentare,<br />
ma si incoraggia il consumo. Ora, anche qui c’è da distinguere: da una<br />
parte c’è la lobby degli avvocati, alla ricerca di azioni legali collettive<br />
contro grandi compagnie (come contro le compagnie del tabacco)<br />
che possano produrre sentenze lucrose. E di questo, riparleremo.<br />
Dall’altra, c’è il problema generale del junk food (del cibo spazzatura):<br />
caramelline, merendine, gelatoni, sciroppi, grassi e farinacei offerti in<br />
porzioni gigantesche che non si risolve facendo la guerra a McDonald’s.<br />
E’ un problema di cultura alimentare, e ci vorranno decenni per trovare<br />
una soluzione.<br />
Junk Food<br />
bazar 10 <strong>2004</strong> loro di franco andreucci 59<br />
Ketchup, hamburger, patatine fritte,<br />
maionese, senape a volontà e tanta<br />
Coca Cola. Da una parte. Dall’altra<br />
ambientalisti, sindacalisti, obesi furibondi<br />
e avvocati a caccia di cause lucrose.<br />
Fotografia di Karen Summer
60 di cristiana scoppa migrazioni bazar 10 <strong>2004</strong><br />
Esteri. Kuwait: nuovi progetti per<br />
lo sviluppo e diritti politici anche<br />
alle donne<br />
(DWpress) – Kuwait City – Il primo ministro kuwaitiano<br />
Sheikh Sabah al-Ahmad Al Sabah ha reso note le intenzioni<br />
del governo di cercare, ora che il Paese è libero da minacce<br />
altrui, una partenza per il risveglio e lo sviluppo economico<br />
sulle basi di alcuni progetti organizzati. Oltre la costruzione<br />
di un porto commerciale e la ristrutturazione di quelli<br />
già esistenti, Al Sabah ha chiesto l’aiuto di alcune società<br />
di Singapore anche per edificare un aeroporto che possa<br />
contenere almeno 20 milioni di passeggeri l’anno. Ma la<br />
notizia più “calda” è l’intenzion e del governo di stanziare<br />
nuove leggi per dare finalmente a tutte le donne diritti<br />
politici finora inesistenti.<br />
Numero 167/168 del 24/25 settembre <strong>2004</strong><br />
Esteri/1. Iran: giro di vite sui diritti<br />
delle donne<br />
(DWpress) - Teheran - Il direttore del Festival di Teatro<br />
di Teheran in una nota stampa diffusa ieri ha invitato<br />
le attrici e le compagnie teatrali a rispettare il codice di<br />
abbigliamento e di comportamento islamico. “Le attrici che<br />
si presenteranno in scena o in qualsiasi altro momento del Festival<br />
teatrale con abiti aderenti, senza il tradizionale hijab, o con un trucco<br />
pesante, non potranno essere premiate”. La direzione del festival<br />
ha anche vietato incontri diretti tra uomini e donne fuori<br />
dal palcoscenico, aggiungendo che nel caso di eventuali<br />
insubordinazioni la cerimonia finale della premiazione sarà<br />
sospesa. Ricordiamo che risale a quindici giorni fa l’arresto<br />
del direttore della Casa del Cinema di Teheran, perchè<br />
durante una festa, alcuni dei partecipanti non avevano<br />
rispettato il codice islamico d’abbigliamento e si erano viste<br />
donne stringere la mano agli uomini.<br />
Numero 172 del 30 settembre <strong>2004</strong><br />
Esteri/1. India: una moschea per<br />
sole donne<br />
(DWpress) – Tamil Nadu - Un gruppo di donne<br />
musulmane (Wlulm) della città indiana ha deciso di<br />
costruire la propria moschea. La decisione di questo<br />
consiglio cittadino di donne (una jamat al femminile)<br />
sarebbe dovuta alla mancanza di rappresentazione nella<br />
comunità. Secondo la Commissione degli Affari Pubblici,<br />
tutta maschile, le donne hanno il diritto di pregare nelle<br />
moschee, ma in posti separati. Non è concepibile una<br />
moschea di donne. I jamats, connessi alla moschea,<br />
giudicano i casi delle famiglie della comunità, inclusa<br />
la violenza domestica. A eccezione del caso del jamat<br />
femminile non è permesso alle donne esserne membri o<br />
presentare i loro casi.<br />
Numero 171 del 29 settembre <strong>2004</strong><br />
DWpress,<br />
tel.: 0667605796 tel-fax: 0667605049.<br />
dwpress@mclink.it - www.mclink.it/n/dwpress<br />
PER SAPERNE DI +<br />
scoppa@bazarweb.info<br />
Notizie/non notizie dal Medio Oriente<br />
C’è una piccola agenzia stampa<br />
– DW Press – che da una decina<br />
d’anni trasforma in “lanci” e “notizie”<br />
imprese, problemi, successi, eventi<br />
che vedono le donne protagoniste.<br />
Uno sguardo diverso su quel mondo<br />
islamico di cui tanto si sente parlare<br />
in questi giorni, ma di regola in modo<br />
superficiale. E’ possibile, una volta<br />
tanto, entrare in profondità in quel<br />
mondo parlando di cose che quasi<br />
mai trovano spazio sulle pagine dei<br />
giornali? <strong>Bazar</strong> ci ha provato<br />
Esteri/2. USA - Giornalista turca<br />
liberata racconta la sua prigionia<br />
in carcere<br />
(DWpress) - New York – Una giornalista turca, liberata dopo<br />
diversi giorni di prigionia in carcere, ha pubblicato un duro e<br />
toccante resoconto di questa sua terribile esperienza. “I primi<br />
carcerieri – racconta - sono stati i meno feroci. Si erano presentati<br />
come membri di Ansar al-Islam, il gruppo fondamentalista che sotto<br />
Saddam Hussein era riuscito a stabilire un’enclave in zona curda e<br />
che per gli Stati Uniti è collegato ad Al Qaeda. Anche se parlavano<br />
turco, sostenevano di essere arabi sunniti e non turcomanni sciiti. Io,<br />
avevo dalla mia sia il fatto di essere musulmana sia di poter parlare<br />
con alcuni dei carcerieri nella nostra lingua comune, il turco, anche se<br />
per i sequestratori ero una donna troppo indipendente. Fin dal primo<br />
momento mi hanno obbligato a indossare una lunga tunica e il velo, non<br />
volevano vedermi in maglietta e pantaloni. Una volta accertato che io e<br />
gli altri ostaggi eravamo giornalisti, l’emiro aveva deciso di liberarci, ma<br />
quella notte stessa morì sotto un bombardamento americano. Fummo<br />
allora ceduti ad altri gruppi e l’ultimo, in particolare, fu il più violento.<br />
Amavano torturarci senza motivo. Spesso si mettevano le dita davanti<br />
alla gola per farci segno che saremmo stati sgozzati. Una volta mi hanno<br />
messo una kefiah bianca e rossa attorno alla testa legata così stretta da<br />
farmi temere di diventare cieca. Poi cominciarono a picchiarmi con una<br />
cintura piena di chiodi. ‘Il tuo amico ha confessato tutto, sei pronta a<br />
confessare anche tu?’, urlavano i carcerieri. A un certo punto, mentre ero<br />
sdraiata a terra dolorante, qualcuno mi scostò il velo davanti agli occhi e<br />
vidi le scarpe e la giacca del mio collega. Nella stanza entròun giovane<br />
che mi disse: ‘Il tuo amico è stato ucciso, tu sei libera’. Così, fui prelevata<br />
e dopo un po’ di giri in macchina mi lasciarono davanti alla sede del<br />
Fronte turcomanno iracheno a Mosul.<br />
Numero 169 del 27 settembre <strong>2004</strong>
premilli@bazarweb.info<br />
Sessualità.<br />
Si cresce<br />
Il parroco e la trans: chi vuole<br />
si faccia avanti!<br />
Sandra Alvino, presidente dell’associazione Italiana Transessuali,<br />
(candidata per Forza Italia nel consiglio di quartiere 5 del comune<br />
di Firenze per le ultime elezioni amministrative e non eletta)<br />
da poco ha contattato Don Santoro (il prete dei poveri delle<br />
Piagge di fiorentine). Il parroco non nuovo all’accoglienza le ha<br />
messo a disposizione un ambiente della sua parrocchia affinché<br />
Alvino continui il suo lavoro di sostegno alle persone transessuali.<br />
La presidente infatti si era ritrovata senza “casa” proprio al<br />
momento della sua candidatura con Forza Italia in quanto si è<br />
vista “sfrattare” dalla Casa del Popolo il Progresso l’allora sede<br />
dell’associazione. La stessa Alvino inoltre, nell’ultimo mese ha<br />
chiesto al presidente della Regione Toscana Martini un colloquio<br />
per creare una bozza di vitalizio da presentare al Ministro per<br />
le Pari Opportunità a beneficio delle persone transessuali con<br />
problemi di salute.<br />
Studio lesbo<br />
Partendo dal presupposto che è sempre bene conoscere per<br />
migliorare, il centro Ricerche di Neuroscienze di Torino sta<br />
svolgendo una ricerca sul mondo omosessuale femminile in<br />
collaborazione con il dott. Alessandro Cellerino del CNR di Pisa,<br />
autore del libro “Eros e Cervello”.<br />
Lo scopo è raccogliere informazioni su alcuni parametri<br />
relativi alla scelta del partner e confrontare le risposte secondo<br />
l’orientamento sessuale, omosessuale ed eterosessuale. Si ricercano<br />
soggetti disposti a partecipare a tale studio.<br />
Le informazioni saranno raccolte e utilizzate in modo anonimo.<br />
Chi è interessato può mettersi in contatto con il numero<br />
0118171483, e chiedere della dottoressa Olga Sassu.<br />
No global? Si grazie!<br />
bazar 10 <strong>2004</strong> gender di giulia premilli 61<br />
Una maratona cinematografica<br />
sull’universo gender ma anche un<br />
forum sociale europeo sui diritti<br />
civili di gay e lesbiche. E poi ricerche<br />
scientifiche sull’orientamento sessuale<br />
e solidarietà. Perché tutto serve.<br />
Gender vs realtà<br />
Si scaldano i motori per il Forum Sociale Europeo che si svolgerà a Londra dal 14 al 17 ottobre.<br />
Il terzo incontro no global vede accreditate centinaia di associazioni. I temi in discussione: guerra e<br />
pace, democrazia e diritti fondamentali (tra i quali diritti umani delle persone disabili; diritti civili per<br />
lesbiche e gay) giustizia sociale e solidarietà: contro le privatizzazioni e per i diritti del lavoro, sociali<br />
e delle donne (includere speaker sulle disuguaglianze riguardanti donne, lavori, lavoratori neri e<br />
migranti), globalizzazione liberista e giustizia global, contro razzismo, discriminazione, estrema destra:<br />
per uguaglianza e diversità (con seminari sul tema dell’oppressione di gay e lesbiche), crisi ambientali,<br />
contro il liberismo e per società sostenibili.<br />
Anche il centro di Documentazione del Cassero di Bologna partecipa a Women<br />
in rivolt: realtà vs Gender manifestazione organizzata dal Festival MilanOltre<br />
<strong>2004</strong> (dal 17 settembre al 15 ottobre). Prendono posto nel ricco palinsesto (tra teatro<br />
e danza) anche una lunga maratona di film a tema gender tratti dalla filmografia<br />
che va dagli anni ‘30 agli ‘80. Come spiega Luca Scarlini nella presentazione della<br />
manifestazione l’anima del festival si avvale del “gender, che è parola complessa<br />
e di recente adozione, che in primo luogo accoglie in sé tutto quello che appartiene<br />
all’identità, alla rappresentazione di sé nel mondo, per quanto concerne la sessualità,<br />
che di ciò è ovviamente un carattere primario”.<br />
Da segnalare: dal 2/10 al Teatro Leonardo GENDER IN ACTION: TUTTO<br />
IN UNA NOTTE, la maratona cinematografica di MilanOltre in collaborazione<br />
con Centro di Documentazione Il Cassero e Gender Bender (Bologna) e dal 8/10<br />
al 10/10 al Teatro dell’Elfo Dixie Fun Dance Theatre (Usa) THE THINNEST<br />
WOMAN WINS (Vince la più magra), creato e interpretato da Dixie FunLee<br />
Shulman .<br />
Inoltre: il 2 e il 3 ottobre al Teatro Strehler RWANDA 94 (BELGIO), Une<br />
tentative de réparation symbolique envers les morts, à l’usage des vivants e inoltre dal<br />
13/10 al 15/10 al Teatro dell’Elfo Julie Dossavi in F.I.V.E. coreografia Julie Dossavi<br />
e Gérard Gourdot con Julie Dossavi .Info: Ticketone c/o Spazio Oberdan, v.le<br />
V.Veneto 1, tel. 02392261, www.ticketone.it tel. 02716791 - 0226681166.
62 di mario morcellini cortei bazar 10 <strong>2004</strong><br />
Tutti i colpi di Michael Moore vanno a<br />
segno. Eppure manca il colpo del KO. E<br />
l’impressione marginale che permane è<br />
che il potere, visto da vicino, fa ribrezzo<br />
Mettiamo subito le cose in chiaro: Michael Moore è bravo e il suo<br />
Fahrenheit 9/11 è bello. Altrimenti questa potrebbe sembrare l’orazione di<br />
Marco Antonio. Se c’è da discutere, infatti, è solo sui motivi dell’efficacia<br />
del documentario e sull’applicazione delle qualità del regista, visto anche<br />
il clamore, non del tutto atteso, suscitato dall’uscita del film. Un clamore<br />
legato in qualche misura al concetto di rivelazione, ma in maniera un po’<br />
più profonda rispetto alla semplice scoperta di un fatto prima ignorato,<br />
senza tuttavia arrivare al blasfemo. Perché, a dirla tutta, il documentario<br />
di Moore non aggiunge molto di nuovo a quello che già si sapeva, o che<br />
almeno sapevano i critici di Bush, che non sono la minoranza e neppure<br />
silenziosi. Si sapeva già che il Presidente americano non ha una faccia<br />
intelligente e le sue espressioni sfiorano il catatonico anche nelle normali<br />
occasioni pubbliche, senza dover andare a rovistare nel sacco dei “fuori<br />
onda” che, con pettini e ciprie intorno al viso, in parte legittimano il suo<br />
fare attonito, che invece forse viene da più lontano. Bush si muove, parla<br />
e agisce come una persona mediocre e, nel frattempo, un po’ tutti ci<br />
eravamo accorti che non è un grande statista; non basta parlare come<br />
John Wayne, mettersi il giubbetto da aviatore o dichiarare una guerra<br />
col sopracciglio lievemente inarcato. Così come sapevamo già che la<br />
sua elezione non è stata un esempio di limpidezza, né comparirà in un<br />
manuale sulla democrazia perfetta; sapevamo anche, ahimè, che la guerra<br />
è una questione sporca e brutta (e ogni giorno che passa lo sappiamo di<br />
più), che gli affari, in generale, finiscono per comparire dietro molti ideali,<br />
se si ha la forza e la giusta impudenza per grattare sotto la superficie, un po’<br />
in tutti i campi, non solo su quello di battaglia. Lo sapevamo, tutto questo,<br />
ma c’è bisogno che ogni tanto qualcuno ce lo ricordi, perché queste<br />
consapevolezze incrociate finiscono per formare una patina, come una<br />
crosta, che aiuta a sopportare forse, ma alla lunga avvilisce nell’indifferenza<br />
e nel cinismo le nostre capacità di interpretazione e di critica della realtà.<br />
Se quindi Fahrenheit 9/11 aggiunge poco alle nostre conoscenze, lo<br />
aggiunge bene, meglio ancora, fa bene ad aggiungerlo.<br />
Il suo scoop principale è che l’amministrazione Bush, col capo in testa e la<br />
fanfara, dopo un periodo di ozioso raccoglimento, atterrita dalla necessità<br />
di governare, ha accolto l’attacco alle torri gemelle come un’occasione<br />
“d’oro” per tirar fuori la sua vera anima: che risulta nel film quella di uno<br />
spietato e cinico comitato d’affari. Secondo Moore quest’accolita di facce<br />
di bronzo falsifica i certificati, nasconde i fatti che gli dispiacciono, passa<br />
il tempo a imbellettarsi e manda i ragazzi americani, e non solo quelli, a<br />
sparacchiare in giro per il mondo, molto meno a caso di quanto sembri<br />
anche ai critici più smaliziati. I colpi di Moore vanno quasi tutti a segno.<br />
Inducono a riflessioni quantomeno inquietanti le immagini di Bush che<br />
riceve all’orecchio la notizia dell’attacco kamikaze mentre è in visita<br />
a una scuola. Il capo dell’Impero non trova di meglio che sfogliare un<br />
abbecedario e assumere un’aria banalmente smarrita, come un burattino<br />
senza fili che aspetta Mangiafuoco. Riflessioni ancora più inquietanti<br />
insorgono di fronte alla storia dei legami del Presidente, e degli affaristi<br />
che lo attorniano, con il petrolio saudita, da cui proviene l’intimità nei<br />
confronti della famiglia Bin Laden e del suo entourage. Provengono anche,<br />
nell’ordito del documentario, legittime domande sull’atteggiamento, a dir<br />
poco altalenante, nei confronti del mondo islamico e dell’Arabia Saudita.<br />
Ma dobbiamo leggere simpaticamente questa storia come un remake<br />
di Red e Toby - che, come si sa, per Walt Disney sono “nemiciamici”<br />
come vuole la natura - altrimenti la logica condurrebbe a sospettare che<br />
Bush stesso abbia mandato i kamikaze oppure li abbia coperti, oppure<br />
potesse sapere qualcosa. È questo il guaio, purtroppo, di tutte le accuse “a<br />
valanga”: nella tempesta dei colpi si può intravedere qualunque disegno.<br />
I colpi, qualcuno anche poderoso, vanno a segno, dicevamo, ma il colpo<br />
del KO non sembra arrivare. Sia perché nella fitta sassaiola qualche volta<br />
il lanciatore può nascondere la mano, sia perché la dinamica incalzante<br />
del racconto, sempre alla ricerca di qualcosa di ancora più infame che<br />
inchiodi finalmente l’orco alle sue malefatte, finisce per produrre un filo<br />
logico tenue e qualche incongruenza. La principale è il divario che c’è fra<br />
le due principali accuse che vengono mosse: l’incapacità e la diabolicità<br />
del progetto che viene ricostruito. Il diavolo non sarà brutto come lo si<br />
dipinge, questo è vero, ma neanche ci riesce di immaginarlo così stupido.<br />
C’è insomma nella tesi di Moore qualcosa di martellante e precostituito che<br />
la rende meno credibile e talvolta sfiora il miracolo, perché tale sarebbe, di<br />
rendere per contrasto meno antipatico (simpatico non è possibile, in tutta<br />
franchezza) il bersaglio della critica. Anche cinematograficamente si trova<br />
l’eco di quel cinema un po’ radical in cui il Presidente e il suo clan sono<br />
sempre colpevoli, con una spruzzata di “impero del male” che contribuisce<br />
all’identificazione dei personaggi ma un po’ lede l’attendibilità dei<br />
ragionamenti. C’è anche un po’ di televisione, televisione che conosciamo.<br />
Il documentario sembra un misto di Tv7 (quello buono, come si faceva<br />
una volta), di telestreet (sembra simile l’impianto ideologico: ti piazzo una<br />
telecamera in fronte e tutti capiranno da sé chi è il “cattivo”) e di “striscia la<br />
notizia” (per la filosofia di fondo, ispirata alla distruzione burlesca dell’alone<br />
che circonda “il potere”). In qualche momento Michael Moore pensa<br />
di essere Kubrick (ricordate Orizzonti di gloria, ma soprattutto il Dottor<br />
Stranamore?), però, anche se lui probabilmente non lo conosce, finisce<br />
almeno una volta per somigliare a Valerio Staffelli, quando si piazza davanti<br />
al Congresso per convincere i deputati a mandare in guerra anche i loro<br />
figli. In quel momento tutti<br />
gli italiani si saranno aspettati<br />
l’apparizione di un grande<br />
tapiro d’oro.<br />
Le opere “a tesi” però sono<br />
così: hanno pregi (per chi le<br />
condivide) e difetti (per chi<br />
non è d’accordo). Moore lo<br />
sa e va dritto al suo scopo,<br />
lavorando per accumulo,<br />
scendendo nei gironi di<br />
quest’ambiente infetto e non<br />
esitando a “usare” immagini<br />
e persone. E questo va bene,<br />
fa parte del gioco ed è la forza<br />
dirompente del film. Però<br />
c’è qualcosa, d’impalpabile<br />
forse, che sembra mancare.<br />
Non è tanto la compostezza critica, l’approfondimento analitico, che forse<br />
non sarebbero intonati a un lavoro “militante”, quanto lo stupore vero<br />
e il rispetto di fronte alla realtà. La persistenza dell’attacco, la lettura in<br />
termini “buoni” contro “cattivi” non sempre aiuta a capire, non sempre gli<br />
argomenti si vedono meglio se vengono sfiancati nell’esibizione. Pignolerie?<br />
Peli nell’uovo? Sì, forse. Ma che bisogno avrebbe Moore di un applauso in<br />
più? E forse la ricerca degli ulteriori spunti di riflessione che un lavoro così<br />
denso naturalmente offre, è un complimento migliore.<br />
In modo particolare, un’impressione marginale, fra quelle, copiose, che<br />
il film lascia, ci sembra degna d’attenzione. Pare giunto alla fase di “non<br />
ritorno” l’affievolimento della distanza fra società e apparato dirigenziale<br />
che la governa. A pensarlo prima, sembrava un fenomeno legato al<br />
miglioramento progressivo della democrazia, auspicabile, anzi necessario.<br />
Ma a viverne i riflessi attuali, qualche dubbio viene. Moore non è il tipo<br />
che ti aiuta a entrare negli argomenti in modo calmo e riflessivo: il suo fare<br />
- quello di uno che “la sa lunga” e ti dà le “dritte” giuste “senza peli sulla<br />
lingua” - è affabulatorio e giustamente aggressivo. Ma è quello che non si<br />
vede, nel film, a inquietare di più. Non si vede la distanza, la mediazione.<br />
Il potere viene visto sempre da vicino, schiacciato, senza prospettiva. E fa<br />
ribrezzo. Ribrezzo e basta. Sarebbe curioso immaginare come concepirebbe<br />
Moore un documentario su Kerry. Non è in questione qui la politica di Bush,<br />
ma il decadimento della qualità della politica (sul quale anche in Italia non si<br />
scherza affatto) e un potenziale abbassamento del livello della critica. Senza<br />
arrivare obbligatoriamente a lamentare il solito “declino della cultura”,<br />
operazione che peraltro serve a poco, basta invocare un po’ d’attenzione:<br />
se si frugano i cestini della spazzatura, nessuno è in salvo, né il Kennedy<br />
che apre la pratica Vietnam e forse chiude quella Monroe, né il Clinton<br />
dagli appetiti sessuali sbrigliati escono indenni. La macchina da presa di<br />
Moore è troppo vicina all’obiettivo, naturalmente in senso anche figurato,<br />
e così sottolinea la difficoltà a costruire oggi nuovi miti, buoni o cattivi<br />
che siano. Se è più difficile che la marcia di un Hitler sia senza ostacoli,<br />
neanche è vero che Ghandi, come sostiene la pubblicità di una compagnia<br />
di telecomunicazioni, sarebbe oggi il faro del mondo. La mitologia politica,<br />
quella pessima ma anche quella buona, non riesce ad attecchire se non si<br />
creano zone d’ombra o di credulità. Solo, bisogna conoscere qual è il grano<br />
e quale il loglio. Questa frenesia che ci percuote - in cui subito arriva un<br />
tizio qualunque, con foto e prove che rivelano tutto, con il video che mostra<br />
al di là di ogni raccapriccio, con l’informazione che va dimenticando il suo<br />
ruolo di mediatore e interprete - non ci aiuta. Ma in questo mondo che<br />
corre, in cui tutto è vero e tutto è falsificabile (che Popper ci perdoni…),<br />
qualcosa si perde e qualcosa anche si guadagna. Si perde la “distanza”<br />
dalle cose, quella che forse ce le fa vedere meglio, ma si guadagna, se non<br />
la verità (non illudiamoci), almeno una consapevolezza: nella costruzione<br />
dello spazio pubblico il gioco ormai avviene a carte scoperte, chi governa<br />
non può più farlo puntando sull’ignoranza dei “governati”, o non tenendo<br />
conto di ciò che essi pensano. E allora, mille di questi Moore.<br />
Il Presidente<br />
messo al Moore<br />
(Ha collaborato Giovambattista Fatelli)<br />
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