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48 di agnese ananasso essere bazar 10 <strong>2004</strong><br />
Diversamente<br />
intelligenti<br />
Non tutti sviluppano<br />
le stesse abilità. La<br />
difficoltà di leggere,<br />
scrivere o fare di conto<br />
a volte è un muro<br />
invalicabile per un<br />
bambino, e lo fa sentire<br />
diverso. Un disagio che<br />
però quasi mai è una<br />
incapacità, basti pensare<br />
ad Einstein...<br />
Cos’è la dislessia<br />
La dislessia e’ una difficoltà che riguarda la<br />
capacità di leggere, scrivere e calcolare in modo<br />
corretto e fluente. In Italia la dislessia è poco<br />
conosciuta, benché riguardi almeno 1.500.000<br />
persone. Le difficoltà cominciano a rilevarsi<br />
verso i 4 o 5 anni quando il bambino riesce a<br />
leggere e scrivere solo impegnando al massimo<br />
le sue capacità, non lo fa automaticamente e<br />
quindi deve ricorrere a una sorta di trucchi<br />
per riuscirci, così si stanca rapidamente,<br />
commette errori, rimane indietro, non impara.<br />
Questo continuo esercizio nell’utilizzo di<br />
strumenti “inusuali” rende i bambini dislessici<br />
particolarmente vivaci e creativi.<br />
E se fosse genetico?<br />
L’equipe del prof. Marco Battaglia della<br />
facoltà di Psicologia del San Raffaele di<br />
Milano, studiando un gruppo di 12 famiglie<br />
di bambini italiani affetti da dislessia ha rilevato<br />
che il disturbo è dovuto a un’alterazione<br />
del cromosoma 15 ma la malattia è molto<br />
complessa e, come ha affermato lo stesso<br />
Battaglia, sono tanti e troppi i fattori ambientali<br />
e genetici che aumentano la possibilità che la<br />
patologia si manifesti.<br />
ananasso@bazarweb.info<br />
E=mc² è la formula che riassume il senso della<br />
vita di Einstein, la formula che esprime la teoria<br />
della relatività ristretta (per distinguerla dalla estesa,<br />
non solidamente provata) che hai rivoluzionato<br />
le leggi dell’elettromagnetismo e che costituisce il<br />
presupposto della possibilità di ottenere reazioni<br />
dalle fissioni atomiche per la generazione di energia<br />
nucleare. Einstein è passato alla storia come la<br />
quinta essenza della genialità, anche se a scuola era<br />
considerato una frana, tanto da credere che fosse<br />
dislessico. Il fatto è che lui poteva viaggiare senza<br />
passaporto nel paese dei numeri ma non in quello<br />
delle lettere. Aveva sviluppato un tipo di abilità che<br />
non poteva essere applicata in altri campi. La sua<br />
non era dislessia, era semmai “distrazione”. Come<br />
lui esistono bambini o adulti che sviluppano certi<br />
tipi di intelligenza piuttosto che altri. Il punto sta nel<br />
riconoscere dove inizia il disagio e come intervenire.<br />
Gli stimoli giusti<br />
Alle volte vengono chiamati dislessici bambini che non lo sono affatto e che magari hanno soltanto un disturbo<br />
generico transitorio con difficoltà di tipo emotivo associato ad altri disturbi specifici di sviluppo o a turbe della<br />
condotta. Si parla così di disagio affettivo-relazionale-familiare nel caso in cui si siano verificate carenze sociali e<br />
ambientali che, in ambito familiare e non, producono manifestazioni riscontrabili nelle difficoltà di apprendimento<br />
o si presume che possano produrle in seguito. I disturbi d’ansia sono invece evidenti manifestazioni di sofferenza<br />
legate alla separazione dalle persone affettivamente significative come i genitori, e alla presenza di persone non<br />
familiari. Altri bambini invece manifestano disturbi della condotta violando le regole del vivere comune o dei diritti<br />
degli altri. Se tale comportamento è abituale può nascondere un disagio profondo del bambino, non momentaneo.<br />
Si possono inoltre verificare disturbi dell’identità di genere, ossia il rifiuto del proprio sesso con comportamenti<br />
conformi a quello opposto tanto evidenti da risultare eccessivi. Altri bambini possono avere disturbi nervosi (tic),<br />
della minzione (orinazione involontaria), del linguaggio (balbuzie, farfugliamento, numero limitato di vocaboli<br />
utilizzati) e dell’attività motoria. In questo caso si hanno due estremi: quando a un bambino viene restituita dai<br />
genitori un’immagine di sé “ingombrante”, in grado cioè di danneggiare coi movimenti cose e persone, egli tenderà<br />
ad essere goffo, ad avere difficoltà di relazione col mondo circostante e riporterà oltre a ritardi nella deambulazione,<br />
difficoltà nei movimenti che richiedono coordinazione. Al contrario può accadere che i bambini con difficoltà a<br />
fissare l’attenzione arrivino a una iperattività e impulsività eccessiva, specialmente in gruppo e a scuola.<br />
Che fare<br />
Proprio per l’età in cui si manifestano i primi sintomi (4-6 anni), i luoghi dove dovrebbe avvenire la rilevazione<br />
dei sintomi e la cura dei disturbi sono la casa e la scuola, quindi genitori e insegnanti sono i primi a dover assistere<br />
e aiutare i bambini con difficoltà, patologiche o transitorie che siano. In genere, gli studenti scelgono e applicano<br />
le procedure per risolvere problemi difficili e nuovi, mentre gli studenti con difficoltà di apprendimento trovano<br />
difficoltà nel portare nella vita fuori delle mura scolastiche le strategie che hanno appreso durante le lezioni, non<br />
riescono a generalizzarle a meno che qualcuno non spieghi loro il metodo per farlo. Secondo gli ultimi studi<br />
compiuti, per essere efficace l’insegnamento di strategie deve seguire un processo coerente con gli obiettivi da<br />
raggiungere e con il ciclo di studi. L’insegnante presenta le strategie dandone una dimostrazione diretta e poi<br />
aiutando gli studenti nelle esercitazioni offrendo loro l’opportunità di scegliere la strategia giusta tra quelle acquisite,<br />
di applicarla. Gli allievi verbalizzano e prendono atto di volta in volta delle scelte compiute e dalla coscienza del<br />
progresso traggono forza e fiducia. Viene così sviluppata la capacità di riflettere sulla propria attività mentale,<br />
di controllarla e arrivare a capire che non ha capito. Imparando ad avere un ruolo attivo ed efficace nel proprio<br />
apprendimento, gli studenti imparano ad avere fiducia nelle proprie capacità di risolvere i problemi, sono più<br />
disposti a provare ad applicare le nozioni acquisite in contesti nuovi, abbandonando l’idea di essere degli inetti, di<br />
sbagliare sempre e di dover dipendere dagli altri per la risoluzione di problemi nuovi.<br />
I genitori, da parte loro, una volta che uno specialista ha rilevato il problema, non possono far altro che fidarsi degli<br />
esperti e degli insegnanti, che vanno opportunamente avvisati dei disturbi del bambino. Una guida introduttiva per<br />
i genitori è reperibile sul sito internet www.guidagenitori.it<br />
Le parole per dirlo. Piccolo vademecum per capire.<br />
Dislessia: difficoltà a riconoscere e comprendere i segni associati alla parola.<br />
Disgrafia: disturbo della scrittura nella riproduzione dei segni alfabetici e numerici con tracciato incerto,<br />
irregolare. E’ una difficoltà che riguarda la scrittura ma non il contenuto.<br />
Disortografia: è una difficoltà che riguarda il contenuto della scrittura. In genere nel soggetto affetto si<br />
riscontrano difficoltà a scrivere le parole usando tutti i segni alfabetici e a collocarli al posto giusto rispettando<br />
le regole ortografiche.<br />
Discalculia: difficoltà del calcolo in uno sviluppo normale e in assenza di disturbi affettivi. Il disturbo specifico<br />
invece è presente anche se il bambino è stato opportunamente stimolato.<br />
Help on line<br />
www.aid.it Il sito dell’Associazione Italiana Dislessia Onlus<br />
www.psicopedagogika.it Un sito completo sulle difficoltà dei bambini<br />
www.ceis.rn.it Il sito del laboratorio permanente per il trattamento e la prevenzione della dislessia e della<br />
disgrafia con sede a Rimini<br />
www.dislessia.it il sito dell’Associazione Italiana disturbi da Deficit di Attenzione e