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andreucci@bazarweb.info<br />
Facile schierarsi contro McDonald’s e Coca-Cola, simboli di una<br />
cultura americana che non piace alle sinistre nel mondo. Bisogna però<br />
distinguere. Tanto per cominciare, sul piano del gusto: la Pepsi-Cola,<br />
con i suoi aromi di agrumi, è più buona della Coca-Cola, che ha una<br />
forte componente di cannella. E ancora: una bistecca alla fiorentina è<br />
più buona di un hamburger, ma, forse, un hamburger con le patatine<br />
fritte McDonald’s è più buono di una minestra in scatola Campbell’s.<br />
Il terreno di discussione, è chiaro, non è questo. Le proteste contro<br />
McDonald’s e Coca-Cola (contro la Coca-Cola protestava sul<br />
suo quotidiano anche il PCI negli anni ’50) nascono dall’accusa<br />
di considerarle responsabili di arroganti operazioni commerciali e<br />
industriali, che hanno come risultato perdite di identità culturali locali.<br />
In poche parole, le considerano agenti della globalizzazione.<br />
E gli americani? Al di là dei gruppetti radicali europeizzanti<br />
antiglobalizzazione, che atteggiamento tiene il pubblico americano<br />
verso due dei simboli più vistosi del suo modo di vita? In primo luogo,<br />
mangia da McDonald’s e beve Coca-Cola magari senza entusiasmo,<br />
ma con la stessa naturalezza con cui noi andiamo in pizzeria. E, bisogna<br />
aggiungere, raggiungendo cifre di consumo spaventose (nel mondo,<br />
circa 47 milioni di persone al giorno mangiano McDonald’s). C’erano,<br />
una volta, delle differenze fra Burger King, che cuoce sulla griglia, e<br />
McDonald’s, che cuoce sulla piastra. Ma alla fine, è il fast food il punto,<br />
non i singoli ristoranti. E le catene (le numerosissime catene) di fast<br />
food sono ormai una parte del panorama culturale americano. Certo<br />
anche in questi angolini simbolici si svolge una parte della costruzione<br />
dell’identità e dobbiamo riflettere sul fatto che, quando la Francia ha<br />
criticato la politica americana e si è ripetuto un capitolo del tradizionale<br />
rapporto di amore-odio tra americani e francesi, gli americani più<br />
americani hanno proposto di chiamare le patatine fritte Liberty fries<br />
invece che French fries.<br />
In America, dove la Coca-Cola ha aperto ad Atlanta una specie<br />
di museo con visita guidata alla fabbrica (simile, del resto, a quello<br />
della Guinness a Dublino), i consumi di soft drinks nei fast food non<br />
sembrano in pericolo.<br />
Ci sono, tuttavia, una serie di segnali su cui vale la pena discutere.<br />
Contro la Coca-Cola, sono sempre più vivaci le proteste a<br />
proposito della sua politica industriale. Atteggiamenti antisindacali,<br />
discriminazioni, scarso interesse per le risorse naturali, inquinamento<br />
prodotto dai suoi impianti di imbottigliamento dall’India alla Colombia,<br />
dall’Africa alla vecchia Europa sono tra le principali critiche che le<br />
vengono mosse. Le bevande in sé non sembrano in discussione. In<br />
questo senso, la Coca-Cola è equiparata a qualunque altro gigante<br />
industriale che gode di una posizione di semimonopolio. I suoi critici<br />
costituiscono uno schieramento più ampio dei soli no-global: di esso<br />
fanno parte anche sindacalisti, movimenti per i diritti civili, ambientalisti.<br />
Per McDonald’s, la cosa è più complessa perché alle polemiche<br />
del genere precedente, se ne aggiungono altre due: una è la<br />
contrapposizione culturale e il revival – anche nel fast food – di<br />
cucine etniche. L’altra, più seria, si accompagna alla convinzione che<br />
McDonald’s sia responsabile (sia fra i responsabili) di una delle malattie<br />
sociali più serie d’America, l’obesità. Sono in corso una serie di cause<br />
legali contro McDonald’s intentate da bambini obesi e dai loro genitori<br />
obesi che si basano sul fatto che il cibo offerto dal gigante del fast food è<br />
un cibo ipercalorico, grasso, che trasuda colesterolo e che nei ristoranti<br />
McDonald’s non solo non si suggerisce nessuna cautela alimentare,<br />
ma si incoraggia il consumo. Ora, anche qui c’è da distinguere: da una<br />
parte c’è la lobby degli avvocati, alla ricerca di azioni legali collettive<br />
contro grandi compagnie (come contro le compagnie del tabacco)<br />
che possano produrre sentenze lucrose. E di questo, riparleremo.<br />
Dall’altra, c’è il problema generale del junk food (del cibo spazzatura):<br />
caramelline, merendine, gelatoni, sciroppi, grassi e farinacei offerti in<br />
porzioni gigantesche che non si risolve facendo la guerra a McDonald’s.<br />
E’ un problema di cultura alimentare, e ci vorranno decenni per trovare<br />
una soluzione.<br />
Junk Food<br />
bazar 10 <strong>2004</strong> loro di franco andreucci 59<br />
Ketchup, hamburger, patatine fritte,<br />
maionese, senape a volontà e tanta<br />
Coca Cola. Da una parte. Dall’altra<br />
ambientalisti, sindacalisti, obesi furibondi<br />
e avvocati a caccia di cause lucrose.<br />
Fotografia di Karen Summer