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Departures<br />

in uscita<br />

Ironia ed emozione per una riflessione<br />

non banale sul senso della fine. Premiata con<br />

l’Oscar<br />

I MORTI HANNO CESSATO DI ESISTERE, diceva<br />

Baudrillard. Esiliati da una cultura ossessionata dal mito<br />

dei corpi giovani. La morte non è mai un bello spettacolo,<br />

quando non si fa spettacolo. A riguardo il cinema – morte<br />

al lavoro – continua a fornirci spunti, canovacci, esempi.<br />

Succede anche nel bel film di Yojiro Takita, Departures,<br />

imperniato attorno a un cerimoniere di riti funebri e<br />

vincitore, miglior straniero, dell’Oscar 2008 (quello, a<br />

detta di molti, scippato a Gomorra). Vi si affronta la<br />

tanatoprassi. Senza omissis, però con pudore. Sfiorando<br />

il grottesco, toccando il sacro. In equilibrio tra ironia e<br />

partecipazione. Un racconto “all’americana” (per fluidità,<br />

montaggio, architettura narrativa) pervaso da spirito di<br />

trascendenza orientale. Quindi eleganza formale, grazia<br />

nei gesti, corrispondenze tra musica e rituale (il<br />

protagonista è anche violoncellista). Con qualche<br />

sottotesto e minuto di troppo (il legame col padre). Vaga<br />

necrofilia e autentica pietà (evocata da una dolente<br />

esecuzione dell’Ave Maria di Gounod). Una riflessione non<br />

banale sull’osmosi di vivere e morire. Sulla soglia che li<br />

unisce e li separa, rendendo pari dignità. Sul mistero che<br />

consente ai vivi di guarire nella cura dei morti.<br />

GIANLUCA ARNONE ✪<br />

Regia<br />

Con<br />

Genere<br />

Distr.<br />

Durata<br />

Yojiro Takita<br />

Masahiro Motoki<br />

Drammatico, Colore<br />

Tucker Film<br />

131’<br />

Daybreakers<br />

Se tutto il mondo è vampiro: suggestiva scifi<br />

dalle ambizioni etico-politiche<br />

Regia<br />

Con<br />

Genere<br />

Distr.<br />

Durata<br />

Michael Spierig, Peter Spierig<br />

Ethan Hawke, Willem Dafoe<br />

Sci-Fi, Colore<br />

Mediafilm<br />

98’<br />

IMMAGINI FLUIDE, taglio morbido, luci calde, gioco<br />

d’ombre. Daybreakers ti avvolge come un noir. Lo è in parte:<br />

nel ritmo serrato e nella potenza figurativa dei dialoghi; per<br />

come caratterizza i personaggi, tra i quali c’è chi fuma e si<br />

veste come nei film con Bogart. Ma non è (solo) noir. Gli<br />

inseguimenti in macchina, lo spaccato urbano, gli intrighi al<br />

potere, lo rendono a tratti un poliziesco. Invece è<br />

fantascienza, proiezione al futuro di un mondo che non è<br />

un’evoluzione del nostro, ma dell’immaginario<br />

cinematografico. Sci-Fi? Macché, horror. Filone vampiresco:<br />

la stirpe di Dracula ha sostituito il genere umano nel<br />

dominio sulla terra, ereditandone i vizi. Quel che resta della<br />

nostra specie vive in clandestinità, capeggiata da Willem<br />

Dafoe. Il sangue scarseggia, la politica spinge per la<br />

“soluzione finale”, la scienza (almeno Ethan Hawke) cerca<br />

“una alternativa”, l’economia sogna lo scenario più lucroso.<br />

La fame rende i vampiri nervosi, inclini a delinquere, persino<br />

dei “mostri”. Sembra un paradosso, il film intero lo è.<br />

Daybreakers mira al pamphlet etico-politico. Ma non va<br />

preso troppo sul serio. Vuol soprattutto divertire. Lo fa con<br />

stile e intelligenza. Proprio come i vecchi film di genere.<br />

Pardon, di generi.<br />

GIANLUCA ARNONE ✪<br />

in sala<br />

aprile 2010<br />

rivista del cinematografo<br />

fondazione ente dello spettacolo<br />

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