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La cappella cimiteriale di San Michele Arcangelo<br />
Non si hanno documenti certi sull’orig<strong>in</strong>e di questa cappella, che a<br />
rigor di logica dovrebbe essere, <strong>in</strong> quanto cappella cimiteriale, più antica<br />
di quella di San Rocco che sta sopra. È anche possibile che, <strong>in</strong> occasione<br />
dell’erezione dell’oratorio di San Rocco, la sottostante cappella sia stata<br />
rifatta o rimaneggiata. Dest<strong>in</strong>ata ad ossario nel 1789, <strong>in</strong> seguito alle leggi<br />
di Giuseppe II e per questo chiamata scherzosamente ‘l volto dei pomi<br />
per i numerosi teschi ammucchiati sugli scaffali, venne ripulita nel 1831 e<br />
adibita <strong>in</strong> seguito a cappella mortuaria. La testimonianza più antica è data<br />
dall’affresco, piuttosto rov<strong>in</strong>ato ma molto <strong>in</strong>teressante, con San Michele<br />
<strong>in</strong> lotta contro il Demonio, dip<strong>in</strong>to al centro dell’aula sul lato ovest della<br />
volta. Nel dip<strong>in</strong>to il santo è <strong>in</strong> piedi, dentro la classica armatura, e sta per<br />
sferrare il colpo mortale ad un demonio dalle sembianze animalesche.<br />
Questo, già a terra, tenta <strong>in</strong>vano di difendersi e di condizionare la pesa<br />
delle anime (la classica Psicostasia). Per il ruolo di “Pesatore e Guida delle<br />
anime” nel viaggio dell’Oltretomba, l’immag<strong>in</strong>e del santo si trova spesso<br />
rappresentata nelle cappelle cimiteriali a protezione dei defunti. Il restauro<br />
ha restituito parte della zona <strong>in</strong>feriore del dip<strong>in</strong>to dove a destra è emerso<br />
uno scudo da torneo <strong>in</strong> voga tra il 1475 e il 1525 con uno stemma nobiliare,<br />
una rosa d’argento a c<strong>in</strong>que petali, bottonata d’oro, <strong>in</strong> campo rosso, che<br />
potrebbe appartenere alla famiglia dei Giovo o, forse, degli Aliprand<strong>in</strong>i.<br />
Per le caratteristiche stilistiche, l’affresco sembra riconducibile ai modi del<br />
Secondo Maestro della Valsugana, attivo nel terzo - quarto decennio del<br />
C<strong>in</strong>quecento, mentre per i caratteri iconografici appare molto simile ad una<br />
tavola con il medesimo soggetto dip<strong>in</strong>ta da Francesco Dal Ponte il Vecchio<br />
nel terzo decennio del secolo XVI.<br />
Sempre all’<strong>in</strong>terno della cappella sono conservate le statue lignee<br />
di fattura barocca (sec. XVII) della Madonna del Rosario e dei Santi<br />
Domenico e Cater<strong>in</strong>a d’Alessandria che f<strong>in</strong>o al 1885 si trovavano nella<br />
vic<strong>in</strong>a edicola della Piazzola, riconsacrata da quell’anno alla Madonna<br />
di Lourdes.<br />
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