Variazioni climatiche interannuali e dinamica stagionale del ... - CNR
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<strong>Variazioni</strong> <strong>climatiche</strong> <strong>interannuali</strong> e <strong>dinamica</strong><br />
<strong>stagionale</strong> <strong>del</strong> fitoplancton nel Lago Maggiore<br />
G. Morabito<br />
Istituto per lo Studio degli Ecosistemi, <strong>CNR</strong>, Verbania, Italia<br />
g.morabito@ise.cnr.it<br />
SOMMARIO: In molti laghi <strong>del</strong> Centro e Nord Europa sono state osservate strette relazioni tra l’Oscillazione<br />
Nord Atlantica (NAO) e la <strong>dinamica</strong> <strong>del</strong> fitoplancton. Tuttavia mancano studi analoghi per il bacini <strong>del</strong><br />
Sud Europa, sebbene le serie storiche <strong>del</strong> Lago Maggiore sembrino indicare che l’effetto <strong>del</strong>la NAO possa<br />
farsi sentire anche alle nostre latitudini. In particolare, è emersa una relazione tra l’indice NAO invernale<br />
e la profondità di mescolamento nel Lago Maggiore, che a sua volta regola lo sviluppo primaverile<br />
<strong>del</strong>le diatomee. Esiste, inoltre, una relazione inversa tra la biomassa di diatomee in primavera e quella di<br />
cianobatteri in estate, a sua volta mediata dagli effetti <strong>del</strong> clima. Tenendo in considerazione queste relazioni<br />
e considerando lo spostamento <strong>del</strong>la NAO a seguito <strong>del</strong> cambiamento climatico globale, viene prospettato<br />
un possibile scenario evolutivo <strong>del</strong> fitoplancton nel Lago Maggiore<br />
1INTRODUZIONE<br />
La teoria <strong>del</strong> non-equilibrio, dimostratasi<br />
estremamente efficace nell’analisi <strong>del</strong>la <strong>dinamica</strong><br />
<strong>stagionale</strong> <strong>del</strong>le comunità algali lacustri<br />
(Harris, 1986; Reynolds, 1997), assegna alle<br />
modificazioni dei parametri fisici <strong>del</strong>la colonna<br />
d’acqua il ruolo chiave nel guidare e controllare<br />
lo sviluppo e la successione <strong>stagionale</strong><br />
<strong>del</strong> fitoplancton.<br />
In particolare, l’estensione spazio - temporale<br />
<strong>del</strong> rimescolamento verticale <strong>del</strong>la massa d’acqua<br />
si è dimostrata un fattore critico nel determinare<br />
la composizione specifica di una comunità<br />
algale nel corso <strong>del</strong> suo ciclo <strong>stagionale</strong>.<br />
Poiché la <strong>dinamica</strong> circolatoria dei corpi<br />
d’acqua è fortemente influenzata da fattori meteorologici<br />
esterni, vale a dire intensità <strong>del</strong><br />
vento, temperatura <strong>del</strong>l’aria e quantità di radiazione<br />
solare incidente, le fluttuazioni dei fattori<br />
climatici e meteorologici possono avere una<br />
influenza profonda sullo sviluppo quantitativo<br />
e qualitativo <strong>del</strong>le alghe planctoniche.<br />
In effetti, esempi di alterazioni nella struttura<br />
<strong>del</strong>le comunità planctoniche lacustri, a seguito<br />
di variazioni <strong>del</strong>la temperatura <strong>del</strong>l’acqua indotte<br />
da cambiamenti climatici registrati a<br />
scala locale, sono state documentate in alcuni<br />
casi (George e Harris, 1985; Adrian e Deneke,<br />
1996). Tuttavia, solo da poco tempo l’attenzione<br />
degli idrobiologi si è rivolta verso le relazioni<br />
tra la <strong>dinamica</strong> pluriennale <strong>del</strong>le comunità<br />
planctoniche lacustri e quella di fenomeni<br />
atmosferici che agiscono su scala globale.<br />
Se è vero che da tempo è stato dimostrato<br />
che le biocenosi planctoniche oceaniche sono<br />
influenzate da fenomeni atmosferici globali,<br />
come le oscillazioni di El Niño (Karl et al.,<br />
1995; Campbell et al., 1997), solo in anni recenti<br />
sono state verificate <strong>del</strong>le relazioni tra<br />
l’andamento pluriennale di eventi meteorologici<br />
a larga scala e le fluttuazioni stagionali registrate<br />
in acque continentali. Uno dei primi<br />
esempi è stato la relazione osservata tra l’intensità<br />
e la durata <strong>del</strong>lo sviluppo primaverile<br />
<strong>del</strong>le diatomee in alcuni laghi inglesi e la posizione<br />
<strong>del</strong> fronte settentrionale <strong>del</strong>la Corrente<br />
<strong>del</strong> Golfo (George e Taylor, 1995).<br />
Tuttavia, un altro fenomeno atmosferico è oggi<br />
maggiormente indagato per spiegare le<br />
fluttuazioni <strong>interannuali</strong> di alcune biocenosi<br />
lacustri, ovvero le variazioni <strong>del</strong>la pressione<br />
atmosferica sull’Oceano Atlantico, dovute ad<br />
uno spostamento <strong>del</strong>le masse d’aria tra l’Artico<br />
e l’Atlantico subtropicale. Questo movimento<br />
atmosferico produce significativi cam-<br />
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618<br />
Clima e cambiamenti climatici: le attività di ricerca <strong>del</strong> <strong>CNR</strong><br />
biamenti nella velocità dei venti, nella loro<br />
direzione, nel trasporto di calore ed umidità<br />
tra l’Atlantico ed i continenti circostanti, apportando<br />
evidenti modificazioni <strong>climatiche</strong> a<br />
scale continentale: questo flusso di masse<br />
d’aria è noto come Oscillazione Nord Atlantica<br />
o NAO, acronimo <strong>del</strong>l’inglese North<br />
Atlantic Oscillation. L’effetto <strong>del</strong>la NAO sulle<br />
comunità fitoplanctoniche <strong>del</strong>l’Europa<br />
continentale è stato verificato in diversi ambienti<br />
lacustri: nel Müggelsee, un piccolo lago<br />
poco profondo situato nei dintorni di Berlino<br />
(Gerten e Adrian, 2000), nel lago svedese<br />
Erken (21 m di profondità massima e 9 di<br />
media) (Weyhenmeyer et al., 1999) ed anche<br />
nel Lago di Costanza, uno dei grandi laghi<br />
profondi subalpini (Straile, 2000).<br />
Per quanto riguarda i laghi localizzati nel bacino<br />
<strong>del</strong> Mediterraneo non sono state finora<br />
pubblicate osservazioni analoghe, ma alcune<br />
osservazioni sembrano indicare che l’effetto<br />
<strong>del</strong>la NAO possa farsi sentire anche alle nostre<br />
latitudini.<br />
2 DINAMICHE PLURIENNALI DEL FITOPLANCTON E<br />
FLUTTUAZIONI CLIMATICHE NEL LAGO MAGGIORE<br />
Nel Lago Maggiore, il bacino lacustre più<br />
studiato in Italia e, probabilmente uno dei più<br />
studiati al mondo, sono stati spesso descritti<br />
gli effetti <strong>del</strong>la variabilità climatica locale<br />
sullo sviluppo <strong>stagionale</strong> di alcuni gruppi algali:<br />
l’analisi dei dati storici (Morabito,<br />
2003), ha messo in evidenza che il regime di<br />
mescolamento <strong>del</strong> Lago Maggiore, espressione<br />
diretta <strong>del</strong>le condizioni meteorologiche <strong>del</strong><br />
Figura 1: Profondità di massimo mescolamento invernale<br />
e biovolume annuale <strong>del</strong>le diatomee nel Lago Maggiore.<br />
periodo invernale (temperatura <strong>del</strong>l’aria, intensità<br />
e durata dei periodi di vento), influenza<br />
la <strong>dinamica</strong> di sviluppo <strong>del</strong> fitoplancton<br />
primaverile (Fig. 1), composto sopratutto da<br />
diatomee, attraverso due meccanismi: il mantenimento<br />
di uno strato d’acqua turbolento,<br />
che garantisce la permanenza di questi organismi<br />
nella zona eufotica ed il rifornimento di<br />
nutrienti dalle acque profonde.<br />
A loro volta, le oscillazioni pluriennali <strong>del</strong>la<br />
profondità di massimo mescolamento invernale<br />
<strong>del</strong> Lago Maggiore seguono un andamento<br />
che rispecchia piuttosto bene le variazioni<br />
<strong>del</strong>l’indice NAO medio <strong>del</strong> periodo Dicembre<br />
- Febbraio (Fig. 2): in particolare è degno di<br />
nota il fatto che negli anni tra il 1950 ed 1970,<br />
quando il Lago Maggiore andava incontro con<br />
regolarità ad eventi di mescolamento profondo,<br />
l’indice era mediamente più spostato verso<br />
valori negativi, segno di inverni freddi,<br />
mentre nel ventennio successivo l’indice ha<br />
fatto registrare molti valori positivi, a volte<br />
ben al di sopra <strong>del</strong>lo zero, segno di inverni miti<br />
ed in questa fase i mescolamenti completi<br />
<strong>del</strong> Lago Maggiore sono pressoché scomparsi,<br />
ad eccezione di quello osservato nel 1999.<br />
Dall’osservazione <strong>del</strong>le relazioni sopra descritte<br />
si potrebbe quindi dedurre che le oscillazioni<br />
<strong>del</strong>l’indice NAO controllano, in qualche<br />
modo, anche lo sviluppo primaverile <strong>del</strong>le<br />
diatomee nel Lago Maggiore, nel senso che<br />
un indice NAO spostato verso valori negativi,<br />
inducendo un mescolamento più profondo<br />
<strong>del</strong>la colonna d’acqua, avrebbe come risultato<br />
indiretto una maggiore crescita di diatomee:<br />
la correlazione tra il valore invernale<br />
Figura 2: Profondità di massimo mescolamento invernale<br />
nel Lago Maggiore e indice invernale <strong>del</strong>la NAO.
<strong>del</strong>l’indice NAO ed il picco massimo di biovolume<br />
primaverile <strong>del</strong>le diatomee non è statisticamente<br />
significativa. Tuttavia, considerando<br />
che in ambiente pelagico lacustre sono<br />
numerosi i fattori biotici ed abiotici che controllano<br />
lo sviluppo <strong>del</strong> fitoplancton, il fatto<br />
che, da sole, le oscillazioni <strong>del</strong>l’indice NAO<br />
siano responsabili di circa il 40% <strong>del</strong>le oscillazioni<br />
<strong>interannuali</strong> <strong>del</strong> biovolume <strong>del</strong>le diatomee<br />
appare tutt’altro che trascurabile.<br />
Inoltre, partendo dalla considerazione che lo<br />
sviluppo primaverile <strong>del</strong>le diatomee ha un<br />
forte impatto sul consumo <strong>del</strong>le risorse messe<br />
a disposizione dal mescolamento tardo invernale<br />
e che queste risorse sono, in gran parte,<br />
quelle che sostengono la crescita estiva dei<br />
cianobatteri, si può ipotizzare che i due gruppi<br />
siano legati da un rapporto indiretto di<br />
competizione per i nutrienti, mediato dalla<br />
variabilità climatica: in effetti, l’esame parallelo<br />
dei rispettivi andamenti pluriennali evidenzia<br />
la presenza di picchi di cianobatteri<br />
più elevati negli anni in cui la crescita primaverile<br />
<strong>del</strong>le diatomee era stata depressa da<br />
particolari situazioni <strong>climatiche</strong> (Fig. 3).<br />
Per esempio, il 1991, anno con cianobatteri<br />
scarsissimi, è stato caratterizzato da una primavera<br />
molto piovosa, nel corso <strong>del</strong>la quale<br />
gli abbondanti apporti di nutrienti dal bacino<br />
hanno determinato un forte sviluppo <strong>del</strong>le<br />
diatomee, che hanno fortemente impoverito<br />
le acque <strong>del</strong> lago dalle sostanze nutritive. Una<br />
situazione analoga si è avuta nel 2002, mentre,<br />
nel 1992 e nel 1995, primavere estremamente<br />
poco ventose e con basse profondità di<br />
Figura 3: Biovolumi di cianobatteri e diatomee nel Lago<br />
Maggiore dal 1981 al 2004.<br />
mescolamento <strong>del</strong>la colonna d’acqua hanno<br />
depresso la crescita <strong>del</strong>le diatomee, lasciando<br />
a disposizione dei cianobatteri maggiori<br />
quantità di nutrienti per crescere durante la<br />
successiva stagione estiva.<br />
3CONCLUSIONI<br />
Impatti dei cambiamenti climatici<br />
Riassumendo, gli studi ultraventennali sul fitoplancton<br />
nel Lago Maggiore hanno permesso<br />
di evidenziare il forte influsso <strong>del</strong>le oscillazioni<br />
<strong>climatiche</strong> sulla <strong>dinamica</strong> <strong>stagionale</strong><br />
dei popolamenti algali dominanti, soprattutto<br />
in relazione alla variabilità dei fattori fisici<br />
che regolano il mescolamento <strong>del</strong>la colonna<br />
d’acqua. Analizzando queste relazioni in un<br />
contesto climatico a scala continentale, si è<br />
visto, inoltre, che le variazioni <strong>del</strong>la NAO<br />
sembrano far sentire i loro effetti anche sul<br />
clima locale <strong>del</strong> bacino <strong>del</strong> Lago Maggiore e,<br />
dunque, anche sullo sviluppo <strong>del</strong> fitoplancton.<br />
Peraltro, inquadrare i fenomeni osservati<br />
nel più ampio contesto dei cambiamenti climatici<br />
globali non è semplice, soprattutto perchè<br />
la serie temporale dei dati sul fitoplancton<br />
è troppo recente e relativamente breve: tuttavia<br />
i dati ottenuti nell’arco di quasi trent’anni<br />
permettono di tracciare uno scenario ipotetico,<br />
ma plausibile. In primo luogo, nonostante<br />
siano ancora poco chiare le relazioni che legano<br />
il riscaldamento globale e le oscillazioni<br />
<strong>del</strong>l’indice invernale <strong>del</strong>la NAO, la serie<br />
storica di questo indicatore climatico mostra<br />
un aumento di variabilità nella seconda metà<br />
<strong>del</strong> XX secolo, con la tendenza verso valori<br />
più elevati: secondo Hurrell et al. (2003), una<br />
possibile causa di questo andamento sarebbe<br />
da ricercare in processi che alterano la forza<br />
<strong>del</strong>la circolazione atmosferica, come l’aumento<br />
dei gas serra. Lo spostamento <strong>del</strong>l’indice<br />
NAO verso valori positivi, potrebbe innescare,<br />
relativamente al bacino <strong>del</strong> Lago<br />
Maggiore, la seguente serie di eventi:<br />
a. la tendenza ad una dimunizione degli episodi<br />
di mescolamento profondo;<br />
b. a seguito <strong>del</strong> minore mescolamento, una<br />
riduzione <strong>del</strong> biovolume primaverile <strong>del</strong>le<br />
diatomee;<br />
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Clima e cambiamenti climatici: le attività di ricerca <strong>del</strong> <strong>CNR</strong><br />
c. il decremento <strong>del</strong>le diatomee si tradurrebbe<br />
in un minore consumo di nutrienti nella<br />
fase di crescita seguente alla circolazione<br />
primaverile;<br />
d. vi sarebbero, quindi, più nutrienti disponibili<br />
per lo sviluppo estivo di cianobatteri.<br />
In conclusione, il verificarsi di uno scenario<br />
simile potrebbe portare a cambiamenti significativi<br />
nella <strong>dinamica</strong> <strong>stagionale</strong> <strong>del</strong> fitoplancton,<br />
tra i quali il più evidente sarebbe il<br />
sensibile aumento dei cianobatteri in estate,<br />
associato ad una maggiore probabilità che si<br />
verifichi uno sviluppo di ceppi potenzialmente<br />
tossici.<br />
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