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Climatologia delle temperature ed eventi estremi estivi a ... - CNR

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<strong>Climatologia</strong> <strong>delle</strong> <strong>temperature</strong> <strong>ed</strong> <strong>eventi</strong><br />

<strong>estremi</strong> <strong>estivi</strong> a scala nazionale e regionale<br />

G. Bartolini 2 , M. Morabito 2 , T. Torrigiani 2 , M. Petralli 2 , L. Cecchi 2 ,<br />

S. Orlandini 2 , M. Baldi 1 , D. Grifoni 1 , G. Dalu 1 , M. Pasqui 1 , G. Maracchi 1<br />

1<br />

Istituto di Biometeorologia, <strong>CNR</strong>, Firenze, Italia<br />

2<br />

Centro Interdipartimentale di Bioclimatologia, Università di Firenze, Italia<br />

giorgio.bartolini@unifi.it<br />

SOMMARIO: Diversi studi indicano che negli ultimi anni si è verificato un aumento degli <strong>eventi</strong> <strong>estremi</strong> di<br />

temperatura in periodo estivo con possibili gravi ripercussioni sulla salute umana: l’estate 2003 ne è l’esempio<br />

più eclatante. Sono stati analizzati gli episodi di ondate di calore sull’Italia e le estati più calde e<br />

la loro correlazione con la posizione <strong>ed</strong> intensità dei due rami della corrente a getto. Sono stati quindi analizzati<br />

i trend e alcuni indici climatici <strong>estremi</strong> in estate nel periodo 1955-2004 in Toscana. I risultati<br />

mostrano un generale aumento degli <strong>eventi</strong> <strong>estremi</strong> e <strong>delle</strong> <strong>temperature</strong>, soprattutto nei valori massimi, sia<br />

a livello di bacino che di regione, <strong>ed</strong> un aumento della variabilità interannuale. A livello locale la presenza<br />

nella regione di moltissimi “sottoclimi” pone problemi di gestione importanti da qui l’esigenza di un<br />

monitoraggio climatico e degli <strong>eventi</strong> <strong>estremi</strong>.<br />

1IL PROBLEMA SCIENTIFICO<br />

Pur se le ondate di calore (HW, Heat-waves)<br />

sono una caratteristica familiare <strong>delle</strong> estati del<br />

M<strong>ed</strong>iterraneo (Colacino e Conte, 1995), tuttavia<br />

negli ultimi 50 anni tutto il Bacino <strong>ed</strong> il Sud<br />

Europa sono stati caratterizzati non solo da<br />

periodi <strong>estivi</strong> di caldo anomalo (HS, Hot Spells),<br />

ma anche dall’occorrenza di lunghe HW. In<br />

aggiunta, ricerche recenti hanno sottolineato<br />

come a livello mondiale <strong>ed</strong> europeo si stia assistendo,<br />

insieme ad un aumento <strong>delle</strong> <strong>temperature</strong>,<br />

proprio ad un aumento degli <strong>eventi</strong> <strong>estremi</strong><br />

(Beniston e Stephenson, 2004; Vose et al.,<br />

2005). È esperienza comune che gli <strong>eventi</strong> <strong>estremi</strong><br />

di temperatura del periodo estivo hanno gravi<br />

ripercussioni sulla salute umana (Haines et al.,<br />

2006; Morabito et al., 2005): non molto lontano<br />

nel tempo è l’esempio eclatante, soprattutto per<br />

le vittime che ha provocato, dell’ondata di calore<br />

del 2003 che ha interessato tutta l’Europa<br />

Occidentale. In una regione come la Toscana,<br />

densamente popolata, gli effetti più negativi di<br />

questa ondata di calore si sono risentiti nelle<br />

zone settentrionali e costiere dove gli <strong>estremi</strong> di<br />

temperatura si verificano più raramente.<br />

L’analisi dell’occorrenza di tali <strong>eventi</strong> <strong>estremi</strong><br />

sul territorio nazionale e la loro correlazione con<br />

la circolazione atmosferica a grande scala, assieme<br />

al monitoraggio climatico del territorio<br />

regionale rappresentano il punto di partenza per<br />

migliorare l’assistenza sanitaria in termini di<br />

costi, prevenzione e sviluppo di programmi di<br />

sorveglianza per i soggetti più a rischio. Questo<br />

studio ha, quindi, un duplice scopo: 1) analizzare<br />

gli episodi di ondate di calore sull’Italia e le<br />

estati più calde e studiarne la correlazione con la<br />

circolazione a grande scala e la corrente a getto;<br />

2) analizzare il trend <strong>delle</strong> <strong>temperature</strong> e quello<br />

di alcuni indici climatici <strong>estremi</strong> nel periodo<br />

estivo (1955-2004), e studiare come le diverse<br />

aree del territorio regionale “rispondono” al<br />

cambiamento climatico in atto.<br />

2 ATTIVITÀ DI RICERCA<br />

2.1 <strong>Climatologia</strong> <strong>delle</strong> HW e circolazione a<br />

grande scala<br />

Allo scopo di individuare se vi siano state<br />

variazioni a lungo termine della frequenza e/o<br />

233


Clima e cambiamenti climatici: le attività di ricerca del <strong>CNR</strong><br />

dell’intensità <strong>delle</strong> HW, e per supportare l’ipotesi<br />

che le HW siano un fenomeno legato alla<br />

circolazione a scala regionale, sono state esaminate<br />

le ultime 50 estati nel bacino del<br />

M<strong>ed</strong>iterraneo. L’analisi statistica degli <strong>eventi</strong><br />

caldi in termini di durata <strong>ed</strong> intensità è stata<br />

svolta sui dati giornalieri di temperatura da stazione.<br />

Le rianalisi ERA40 dell’ECMWF sono<br />

state utilizzate per quantificare l’estensione e il<br />

significato <strong>delle</strong> anomalie che determinano e/o<br />

caratterizzano gli episodi di HW in<br />

M<strong>ed</strong>iterraneo. Tali episodi sono stati individuati<br />

in base alla definizione di Klein Tank e<br />

Konnen (2003) per cui si ha un’ondata di calore<br />

(mese caldo) quando la temperatura giornaliera<br />

(m<strong>ed</strong>ia mensile) supera il 90° percentile<br />

per 6 o più giorni, avendo come periodo di riferimento<br />

il 1961-1990 (Baldi et al., 2006).<br />

2.2 Studio sulla Toscana: Indici climatici analizzati<br />

e serie storiche disponibili<br />

Sono stati scelti tre indici climatici di temperatura<br />

per il periodo estivo (giugno-luglioagosto)<br />

e due indici climatici <strong>estremi</strong>:<br />

1. escursione termica giornaliera m<strong>ed</strong>ia<br />

(DTR)<br />

2. m<strong>ed</strong>ia <strong>delle</strong> <strong>temperature</strong> massime (TMax)<br />

3. m<strong>ed</strong>ia <strong>delle</strong> <strong>temperature</strong> minime (TMin)<br />

4. numero di giorni con temperatura massima<br />

superiore al 90° percentile (TMax90)<br />

5. massimo numero dei giorni consecutivi<br />

con temperatura superiore al 90° percentile<br />

(CTMax90)<br />

Il database climatico utilizzato è composto da<br />

dati giornalieri di temperatura minima e massima<br />

del periodo 1955-2004 relativi a 41 stazioni<br />

meteorologiche, distribuite uniformemente<br />

in Toscana e collocate fuori dai centri urbani.<br />

Le serie climatiche sono state sottoposte a controllo<br />

e sono stati eliminati gli outliers.<br />

Gli indici di temperatura estrema possono<br />

essere definiti anche basandosi su soglie arbitrarie<br />

<strong>ed</strong> assolute, ma queste sono applicabili<br />

solo ad aree e climi specifici. Anche in questo<br />

caso, quindi, è stato scelto di usare il 90° percentile<br />

come espressione di anomalia rispetto<br />

al periodo climatico 1961-1990 (Klein Tank e<br />

Konnen, 2003).<br />

Figura 1: Stazioni meteorologiche divise per aree.<br />

2.2.1 Studio sulla Toscana: Metodologia impiegata<br />

Allo scopo di verificare i diversi pattern di<br />

cambiamento climatico sul territorio <strong>ed</strong> in<br />

modo da poter, in un secondo momento, confrontare<br />

i risultati tra le diverse zone la<br />

Regione è stata suddivisa in 6 zone (Fig. 1).<br />

Queste aree sono state definite in base all’<br />

altitudine e a caratteristiche climatiche omogenee<br />

prec<strong>ed</strong>entemente indagate. Per valutare<br />

il trend ciascun indice è stato sottoposto, per<br />

l’intera serie, a regressione lineare <strong>ed</strong> al test<br />

non parametrico di Mann-Kendall. È stata<br />

calcolata, inoltre, per ciascun indice, la deviazione<br />

standard mobile su periodi di dieci anni<br />

allo scopo di valutare anche i pattern di variabilità<br />

interannuale. Quest’ultima è molto<br />

importante perché fornisce informazioni sulla<br />

variabilità di condizioni che ci sono tra un’estate<br />

e l’altra.<br />

3 RISULTATI RILEVANTI<br />

3.1 HW <strong>ed</strong> HS nel Bacino M<strong>ed</strong>iterraneo.<br />

Dall’analisi della distribuzione per ciascun<br />

mese estivo <strong>delle</strong> HW (Baldi et al., 2006)<br />

risulta che oltre il 50% degli <strong>eventi</strong> si verifica<br />

in giugno <strong>ed</strong> agosto. La distribuzione decennale<br />

degli <strong>eventi</strong> mostra un aumento nella<br />

decade 1991-2000 del numero di casi in agosto.<br />

È stata poi esaminata la posizione dei due<br />

rami della corrente a getto sul M<strong>ed</strong>iterraneo e<br />

la Scandinavia nel caso di anomalia positiva<br />

di temperatura in estate. La Figura 2 mostra<br />

234


Ricostruzione dei climi del passato<br />

Figura 2: (a) Anomalie di T850 (isolinee) e del vento<br />

zonale a 300hPa (ombreggiato) (differenza fra i mesi<br />

<strong>estivi</strong> caldi e fr<strong>ed</strong>di). (b) Correlazione della T850 e del<br />

geopotenziale a 300hPa in luglio <strong>ed</strong> agosto.<br />

che nel caso di HS la differenza fra caso fr<strong>ed</strong>do<br />

e caldo del vento zonale a 300hPa a nord<br />

<strong>delle</strong> Alpi, è associata con l’anomalia di temperatura<br />

sul M<strong>ed</strong>iterraneo di circa 2-3°C e che<br />

T850 e Geo300 sono correlati al 70-80%. Alti<br />

valori di geopotenziale in quota favoriscono<br />

subsidenza e quindi un riscaldamento adiabatico<br />

della troposfera (Fig. 2).<br />

Analogamente al caso <strong>delle</strong> HS, anche durante<br />

le HW i due rami del getto sono a distanza minima<br />

fra loro (Fig. 3) <strong>ed</strong> il getto “M<strong>ed</strong>iterraneo” si<br />

divide in due parti. In questa configurazione, che<br />

ha una persistenza da 1 a 3 settimane, si forma<br />

un’area anticiclonica che induce subsidenza e<br />

riscaldamento adiabatico della troposfera.<br />

Ora, poiché la correlazione fra la temperatura<br />

osservata al suolo in Italia <strong>ed</strong> il campo di temperatura<br />

a 850hPa nel M<strong>ed</strong>iterraneo supera il<br />

60%, possiamo dire che le HW in Italia sono<br />

il sintomo a scala nazionale di episodi di HS<br />

che interessano l’intero bacino M<strong>ed</strong>iterraneo.<br />

3.2 Trend a scala regionale: la Toscana<br />

Nelle sei aree in cui è stata suddivisa la<br />

Regione si è osservato, nel periodo estivo<br />

1955-2004, un aumento <strong>delle</strong> TMax, <strong>delle</strong><br />

TMin <strong>ed</strong> un aumento degli indici climatici<br />

<strong>estremi</strong> TMax90 e CTMax90. La DTR presenta<br />

trend diversi a seconda della zona, nonostante<br />

la maggior parte <strong>delle</strong> stazioni meteorologiche<br />

presenti un trend positivo.<br />

Considerando la totalità <strong>delle</strong> stazioni è stato<br />

notato un aumento maggiore <strong>delle</strong> TMax<br />

(+ 0.42 °C / decade) (Fig. 4) rispetto alle<br />

TMin (+ 0.38 °C / decade), e quindi un leggero<br />

aumento dell’escursione termica m<strong>ed</strong>ia. La<br />

Figura 3: Giorni di HW nei mesi di agosto nel decennio<br />

1991–2000: (a) Geopotenziale (isolinee) e vento zonale<br />

(ombreggiato) a 300hPa; (b) vorticità relativa (isolinee<br />

1×10 -5 1/s) e vento zonale a 300hPa (ombreggiato).<br />

tendenza all’aumento dell’escursione termica<br />

m<strong>ed</strong>ia è stata più evidente nelle zone di collina<br />

interna (+ 0.25 °C/ decade). Le zone di collina<br />

interna (Fig. 4) e quelle di pianura costiera<br />

hanno mostrato il massimo aumento per<br />

quanto riguarda la Tmax (+ 0.50 °C /decade).<br />

In montagna è stato notato, invece, il minore<br />

aumento (+ 0.3 °C / decade).<br />

Per la TMin le zone collina costiera <strong>ed</strong> isole,<br />

la pianura interna e la montagna hanno<br />

mostrato il massimo aumento mentre quelle<br />

di collina interna hanno fatto emergere<br />

aumenti minori. L’indice TMax90 ha mostrato<br />

aumenti maggiori nelle zone costiere di<br />

pianura <strong>ed</strong> in quelle interne collinari con trend<br />

positivi di circa +4 giorni/ decade In montagna<br />

si è registrato l’aumento minore. L’indice<br />

CTmax90 ha presentato pattern simili; le aree,<br />

con il maggiore aumento sono state quelle di<br />

collina costiera e le isole, quelle di pianura<br />

costiera meridionale e quelle collinari interne.<br />

Le aree di montagna hanno mostrato l’aumento<br />

minore. La variabilità interannuale ha<br />

mostrato un deciso aumento su tutta la<br />

Regione per quanto riguarda i due indici<br />

TMax90 e CTMax90 <strong>ed</strong> una diminuzione per<br />

Figura 4: Trend di temperatura m<strong>ed</strong>ia <strong>delle</strong> massime in<br />

Toscana (*** = significatività > del 99.9 %).<br />

235


Clima e cambiamenti climatici: le attività di ricerca del <strong>CNR</strong><br />

il DTR. La variabilità interannuale degli altri<br />

2 indici (TMax, TMin,) ha presentato risultati<br />

fra di loro discordanti a seconda <strong>delle</strong> aree<br />

prese in considerazione.<br />

4 CONCLUSIONI E PROSPETTIVE FUTURE<br />

Lo studio mostra un trend positivo sia a scala<br />

di bacino che di regione nella frequenza <strong>ed</strong><br />

intensità degli <strong>eventi</strong> <strong>estremi</strong> in estate con differenze<br />

significative, a scala regionale, fra le<br />

diverse zone. Nelle ultime decadi in Europa<br />

centro-settentrionale Vose et al., (2005) notano<br />

un generale maggior aumento <strong>delle</strong> minime<br />

rispetto alle massime, mentre i risultati di<br />

questo studio indicano una tendenza, in estate,<br />

all’aumento dell’escursione termica concordando<br />

con quelli di altre ricerche secondo<br />

le quali in Italia, specialmente nel nord, stanno<br />

aumentando le massime più che le minime<br />

(Brunetti et al., 2000; Kumar et al., 2005). Lo<br />

studio a scala regionale rappresenta uno dei<br />

primi tentativi di ricerca su come le diverse<br />

aree del territorio regionale stiano “rispondendo”<br />

al cambiamento climatico degli ultimi<br />

anni. Il prossimo passo, verso una ulteriore<br />

conoscenza del cambiamento climatico a<br />

livello regionale potrebbe essere quello di<br />

analizzare il trend <strong>delle</strong> <strong>temperature</strong> in altre<br />

stagioni e nei singoli mesi. Lo studio a scala<br />

di bacino rappresenta il punto di partenza non<br />

solo per capire i meccanismi alla base <strong>delle</strong><br />

HW, ma anche per la messa a punto di un<br />

sistema previsionale specifico.<br />

5 RICONOSCIMENTI<br />

La ricerca è stata in parte finanziata dal<br />

Progetto ‘Effetti dei cambiamenti climatici<br />

sugli ecosistemi costieri: la Tenuta<br />

Presidenziale di Castelporziano come caso di<br />

studio’, dell’Accademia <strong>delle</strong> Scienze. Il lavoro<br />

a scala regionale è stato svolto nell’ambito<br />

del progetto MeteoSalute finanziato dal<br />

Servizio Sanitario Regionale della Toscana.<br />

6 BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE<br />

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Brunetti M., Buffoni L., Maugeri M.,<br />

Nanni T., 2000. Trends of minimum and<br />

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Haines A., Kovats R.S., Campbell-Lendrum<br />

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Morabito M., Modesti P.A., Cecchi L., Crisci<br />

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32(23): L23824.<br />

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