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Numero 7 - Settembre 2011 - Scarica l'edizione in ... - Saturno Notizie

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a cura di Lucia Fabbri<br />

L’enorme difficoltà che i giovani italiani si trovano a dover affrontare,<br />

nel momento <strong>in</strong> cui decidono di <strong>in</strong>terfacciarsi con il mondo<br />

del lavoro, rappresenta un fenomeno oramai talmente grave da<br />

essere considerato scontato. Il fatto che attualmente più di un<br />

milione di giovani italiani sia privo di occupazione (e per questo<br />

impossibilitato a costruirsi una vita stabile con progetti duraturi)<br />

<strong>in</strong>dica quanto ampia e spropositata sia la portata del fenomeno. La<br />

questione va ben oltre la mancanza del posto di lavoro. A risentire<br />

della condizione non è solo il giovane <strong>in</strong> quanto persona impossibilitata<br />

a seguire un percorso di vita che <strong>in</strong> tempi passati era<br />

garantito, bensì l’<strong>in</strong>tera società e nazione,<br />

<strong>in</strong>tesa come paese dilaniato da una struttura<br />

e da un sistema che sembra non lasciare<br />

scampo a un <strong>in</strong>evitabile decl<strong>in</strong>o. Campeggia<br />

<strong>in</strong>fatti nella prima pag<strong>in</strong>a del sito Internet<br />

dell’agenzia Ansa la notizia che 1,1 milioni<br />

di giovani si trovano al momento senza<br />

lavoro e che con questa percentuale l’Italia<br />

detiene il record negativo <strong>in</strong> Europa. Il<br />

nostro Paese è colpito qu<strong>in</strong>di da un tasso di<br />

disoccupazione pari al 29,6%, ovvero un<br />

giovane su 3 è senza lavoro, rispetto al 21%<br />

della media europea. E questo dato è purtroppo<br />

dest<strong>in</strong>ato a salire. Sono <strong>in</strong>fatti<br />

926000 i giovani che tra il 2008 ed il <strong>2011</strong>,<br />

ovvero gli anni della grande crisi, hanno visto svanire nel nulla la<br />

propria occupazione. La crisi del mercato del lavoro rappresenta<br />

<strong>in</strong>oltre il punto di partenza per mille altre problematiche e malesseri<br />

che <strong>in</strong>vestono la fascia più debole della società, ovvero i giovani.<br />

Ecco che qu<strong>in</strong>di il record negativo riportato dall’Ansa merita<br />

veramente un’analisi profonda, non tanto per scovare delle soluzioni<br />

che purtroppo nell’immediato futuro difficilmente sembrano<br />

esistere, bensì per scavare e ragionare sulla questione e per comprendere<br />

il perché l’attività lavorativa sia di così vitale importanza<br />

soprattutto per coloro che rappresentano la società del futuro.<br />

Partendo dal fatto che il lavoro è un diritto sancito dalla Costituzione<br />

(articolo 4), si può già comprendere quanto quest’ultimo sia<br />

un valore fondamentale nonché un diritto e dovere universalmente<br />

riconosciuto come fondamento di vita. Al di là di discorsi teorici<br />

e fonti legislative, la quotidianità <strong>in</strong>segna quanto possedere un<br />

lavoro conduca una persona a responsabilizzarsi nei confronti di<br />

se’ stesso e della società, oltrechè a crescere e riversare il proprio<br />

impegno e aspettative <strong>in</strong> qualcosa di costruttivo, più o meno appagante,<br />

ma pur sempre positivo. La quantità spropositata di giovani<br />

che attualmente non possiede o ha perso un impiego rappresenta<br />

qu<strong>in</strong>di una grave piaga per la società e il conseguente disagio f<strong>in</strong>isce<br />

per sfociare <strong>in</strong> vere e proprie problematiche sociali, dettate<br />

dalla delusione e amarezza nel vedersi chiudere ogni porta <strong>in</strong><br />

faccia, percorrendo strade alternative spesso illegali. Ed è così che<br />

molti giovani <strong>in</strong>cappano nella del<strong>in</strong>quenza e crim<strong>in</strong>alità o, alternativamente,<br />

sfogano il loro malessere gettandosi nell’alcolismo e<br />

nella droga. A questo si devono aggiungere coloro che fortunatamente<br />

non cadono nel tranello di lavori illegali o vizi letali, ma che<br />

tuttavia soffrono di un profondo malessere e di depressione nel<br />

non veder realizzate le proprie aspettative. La soglia di giovani<br />

depressi a causa della disoccupazione è <strong>in</strong>fatti elevatissima e va<br />

ben oltre quanto si possa immag<strong>in</strong>are. Parallelamente a questo<br />

23<br />

Pianeta Giovani<br />

GIOVANI ITALIANI: TRA DISOCCUPAZIONE E INATTIVITÀ VOLONTARIA<br />

discorso, è tuttavia da sottol<strong>in</strong>eare un altro fattore diametralmente<br />

opposto portato alla luce da un’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e del Censis, che vede<br />

nei giovani italiani il record di “<strong>in</strong>attività volontaria”. Secondo<br />

l’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e <strong>in</strong>fatti, l’11,2% dei ragazzi tra i 15 ed i 24 anni “non sono<br />

<strong>in</strong>teressati a lavorare o studiare”. Il dato italiano, anche <strong>in</strong> questo<br />

caso, è superiore alla media europea, così come anche il nostro<br />

sistema formativo risulta essere “ritardato” rispetto a quello degli<br />

altri paesi dell’Unione Europea. E’ bene qu<strong>in</strong>di portare alla luce<br />

anche il rovescio della medaglia, che vede i giovani scoraggiati ed<br />

impigriti <strong>in</strong> questa situazione di stallo generalizzata, caratterizzata<br />

da una profonda sfiducia nel futuro. Sebbene<br />

tra le cause pr<strong>in</strong>cipali la crisi, da sola,<br />

non sia l’unica responsabile dello stato di<br />

apatia generalizzata. Infatti, <strong>in</strong> un Paese<br />

simile all’Italia per situazione sociale ed<br />

economica, ovvero la Spagna, dove la<br />

disoccupazione giovanile nel 2010 era<br />

arrivata al 41,6%, il tasso di coloro che<br />

hanno smesso di cercare lavoro e non<br />

studiano è dello 0,5%, contro l’11,2%<br />

dell’Italia, dove la disoccupazione è <strong>in</strong>vece<br />

al 29,6%. Alle difficoltà economiche attuali<br />

vanno qu<strong>in</strong>di a sommarsi anche la funzione<br />

di ammortizzatore sociale che le famiglie<br />

sono oramai abituate a svolgere,<br />

oltrechè le scarse probabilità di successo professionale legate<br />

all’istruzione superiore e universitaria nel nostro Paese. In aggiunta<br />

a tutto ciò, l’Italia ha evidenziato negli ultimi anni anche una<br />

flessione nel numero dei laureati, (solo il 20,7% dei ragazzi tra i 25<br />

e 34 anni ha completato gli studi, contro una media europea del<br />

33%), motivata dalla difficoltà per i giovani <strong>in</strong> possesso di una laurea<br />

ad accedere al mondo del lavoro nel nostro Paese e dalla<br />

tendenza tutta italiana ad impiegare i laureati <strong>in</strong> lavori sottoqualificati<br />

o <strong>in</strong>coerenti con il titolo di studi <strong>in</strong> possesso. Questo fenomeno<br />

è <strong>in</strong> cont<strong>in</strong>ua crescita e provoca immobilità sociale, abbassando<br />

progressivamente il numero dei laureati e rendendo sempre<br />

più difficoltoso l’<strong>in</strong>serimento <strong>in</strong> una società vecchia e con<br />

poco ricambio generazionale anche sul mondo del lavoro. Concludendo,<br />

se da una parte vi sono giovani che con tutte le loro forze<br />

cercano di <strong>in</strong>serirsi <strong>in</strong> un tessuto sociale così <strong>in</strong>tricato e desider<strong>in</strong>o<br />

più di ogni altra cosa un lavoro come fonte di guadagno e<br />

realizzazione personale, dall’altra vi sono giovani impigriti, che<br />

hanno deciso di non addentrarsi affatto <strong>in</strong> tali responsabilità, <strong>in</strong><br />

quanto fonte di stress. E allora, meglio vivere da nullafacenti con<br />

la famiglia alle spalle. In una situazione del genere, la questione<br />

pr<strong>in</strong>cipale rimane quali possano essere i metodi e le azioni da<br />

<strong>in</strong>traprendere per sbloccare questa situazione di stallo. Attualmente,<br />

l’unica cosa che rimane da fare ai giovani è quella di non<br />

crogiolarsi nel pessimismo standosene con le mani <strong>in</strong> mano, bensì<br />

combattere con forza ed impegnarsi sia dal punto di vista dell’apprendimento<br />

scolastico, sia <strong>in</strong>traprendendo lavori che magari<br />

sono ritenuti umili o al di fuori delle proprie aspettative. E’ fondamentale<br />

qu<strong>in</strong>di scrollarsi di dosso questo alone di pigrizia che<br />

forse le statistiche, forse la realtà della grave situazione attuale<br />

hanno attribuito ai giovani, attendendo fiduciosi il tempo <strong>in</strong> cui<br />

anche le nuove generazioni avranno le stesse opportunità e prospettive<br />

delle precedenti.

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