Un itinerario tra due oratori - Liceo Artistico Statale Catalano
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L’<strong>oratori</strong>o del Carminello<br />
La storia<br />
L’<strong>oratori</strong>o del Carminello sorge in via Porta Sant’Agata, al civico n° 5.<br />
Preceduta da un’anti<strong>oratori</strong>o, l’aula <strong>oratori</strong>ale si sviluppa su una pianta rettangolare dotata di presbiterio, coperta a volta e<br />
arricchita da una fastosa decorazione a stucco, di diversa fattura e paternità. Due altari lignei contengono rispettivamente<br />
una Madonna Assunta in cera, ottocentesca, e l’Addolorata con un Cristo Deposto, novecentesco. Sull’altare di des<strong>tra</strong> si<br />
conserva un interessante Crocifisso ligneo seicentesco.<br />
Il presbiterio, decorato da stucchi dorati, è preceduto da un arco trionfale; la macchina d’altare è costituita da una coppia di<br />
colonne tortili sormontate da un timpano con lo stemma carmelitano retto da <strong>due</strong> putti. Al centro la tela con la Madonna del<br />
Carmelo.<br />
La pavimentazione dell’aula mantiene, seppure in cattive condizioni, un interessante pavimento maiolicato settecentesco,<br />
policromo e con motivi a stella, mentre risultano scomparsi il seggio dei superiori con la “buffetta” e gli scanni dei confrati,<br />
un tempo posti lungo le pareti dell’aula.<br />
L’anti<strong>oratori</strong>o mos<strong>tra</strong> sulla parete sinis<strong>tra</strong> una decorazione scultorea a stucco, con figure femminili; a des<strong>tra</strong> la vara processionale<br />
raffigurante La Madonna del Rosario. Sul pavimento si apre la scala di collegamento alla cripta.<br />
La cripta si compone di tre ambienti su tre livelli diversi: il primo è probabilmente il più antico; il secondo, con l’altare poggiato<br />
ad una delle pareti, presenta loculi e nicchie, con pitture parietali a motivi floreali e, sulla volta, lo stemma dei Carmelitani;<br />
in ultimo il colatoio, per l’essicazione dei defunti.<br />
La compagnia della Madonna del Carmine viene fondata a Palermo il 2 febbraio 1586. Il Marchese di Villabianca, nel XVIII sec. informa che la compagnia risultava composta da “gentiluomini<br />
di ceto civile….gente onesta e di sciabica” (cioè gente di qualsiasi es<strong>tra</strong>zione sociale).<br />
La più antica testimonianza dell’<strong>oratori</strong>o, risale al 1590, quando Valerio Rosso ne documenta l’esistenza di fronte alla chiesetta allora intitolata a San Pietro in Vincoli ed oggi <strong>tra</strong>sformata in<br />
magazzino; abolita la compagnia, l’<strong>oratori</strong>o dal 1915 è sede della confraternita della Madonna del Rosario, fondata nel 1732 nella chiesa del convento di San Domenico.<br />
Il canonico Antonio Mongitore data la fondazione dell’<strong>oratori</strong>o intorno al 1605, ma già il 19 ottobre 1586 i confrati, guidati dal nobile Natale de Eva si erano tassati di 24 tarì all’anno per l’acquisto<br />
di un’area o di una casa ove costruire il loro <strong>oratori</strong>o; l’8 gennaio 1587 venne sottoscritto un nuovo impegno relativo al versamento di 3 tarì al mese per 5 anni. Negli anni immediatamente<br />
successivi, la nuova fabbrica dovette essere iniziata e, seppure non ancora completo, l’<strong>oratori</strong>o cominciò ad essere utilizzato dai confrati, come testimoniato da Valerio Rosso.<br />
I lavori proseguirono almeno fino al secolo seguente: nel 1600 vengono commissionate <strong>due</strong> porte in castagno al “mastro<br />
legnaiolo” Giuseppe La Vagnina; <strong>tra</strong> il 1627-1628 e il 1630 sono documentati altri lavori di fabbrica e nell’<strong>oratori</strong>o, <strong>tra</strong> cui un<br />
“ornamento di altaro” con pilastri, colonne e cornici. In questa fase la facciata d’ingresso dell’aula <strong>oratori</strong>ale riceve la definitiva<br />
sistemazione, con l’apertura dei tre archi nella parte superiore, sui quali si apre la cantoria.<br />
La più antica testimonianza riguardante la decorazione a stucco dell’aula è quella della volta, affidata ad un noto scultore<br />
dell’epoca, Gaspare Guercio, secondo un progetto da lui predisposto. A distanza di dieci anni la volta, però, viene rifatta per<br />
ragioni ignote.<br />
Nel 1648, per devozione del Governatore Carlo Guarnera, viene collocata sull’altare la pala raffigurante la Madonna del<br />
Carmine con i SS. Teresa d’Avila, M. Maddalena de’ Pazzi, Simone Stock e Angelo da Licata, copia di un dipinto del Novelli<br />
del 1641/42, malamente restaurata nel XIX sec.<br />
Nel 1651 si dà inizio alla riconfigurazione barocca dell’<strong>oratori</strong>o, preceduta dalla realizzazione della gradinata d’altare. Per le<br />
decorazioni in stucco viene chiamato Marco La Porta (finora ignorato dalla storiografia siciliana), il quale nel 1652 dichiara<br />
di essere stato pagato per avere “stocchiato l’affacciata delli superiori”: si <strong>tra</strong>tta della sistemazione della parete d’ingresso,<br />
con la regolarizzazione del setto cen<strong>tra</strong>le della parete in basso e la decorazione a stucco delle paraste della cantoria. Nel<br />
1659 lo scultore Vito Sulfarello si impegna a decorare con stucchi le pareti dell’<strong>oratori</strong>o, secondo un bozzetto da lui elaborato;<br />
la decorazione dovette concludersi nel 1660 o poco oltre, ma lasciava sguarnito l’arco trionfale e i <strong>due</strong> pilastroni di accesso<br />
al presbiterio, così nel 1665 lo stesso Vito Sulfarello viene incaricato di “stucchiaricci la facciata dello cappelluni”. I<br />
lavori terminarono dopo un paio di mesi e Sulfarello fu accolto nella compagnia del Carmine.<br />
L’<strong>oratori</strong>o ha ormai una “moderna” veste barocca e costituisce una delle pochissime testimonianze esistenti della scultura a<br />
stucco palermitana negli anni 1650-60.<br />
Nel 1675 vengono eseguiti i lavori di ampliamento della cripta: si realizzarono la scala di accesso nonché un secondo e più<br />
spazioso ambiente per i confrati, ad un livello più basso della sepoltura preesistente, che venne destinata alle “sorelle”.<br />
L’apparato decorativo dell’aula <strong>oratori</strong>ale<br />
Nella facciata d’ingresso, sull’archi<strong>tra</strong>ve del partito cen<strong>tra</strong>le che un tempo accoglieva il seggio dei tre superiori, è inserito un<br />
timpano curvo e spezzato sul quale si adagiano le splendide allegorie della Mansuetudine e della Compassione. Ai lati le<br />
<strong>due</strong> storiette raffiguranti la Natività e il Riposo in Egitto, in medaglioni retti da angeli e sormontati da una triade di Cherubini<br />
su piccole nuvole. In alto gli archi della cantoria e il dipinto tardo settecentesco raffigurante la Madonna del Rosario, titolare<br />
della confraternita di Maria Santissima del Rosario al Carminello, che oggi ha sede nell’<strong>oratori</strong>o .<br />
L’arco trionfale ospita sulla chiave di volta una targa a motivi a ricciolo, retta da putti; nei piedritti dell’arco sono presenti <strong>due</strong><br />
statue allegoriche raffiguranti le allegorie della Castità e della Prudenza<br />
Nelle pareti laterali, il registro che scorre <strong>tra</strong> le finestre, vere o finte, alternate a quattro nicchie ospita altrettante statue di<br />
santi legati alla devozione carmelitana: Elena, Angelo, Teresa, Elia profeta, cui seguono, nella parete di fronte, Eliseo profeta,<br />
Maria Maddalena de’ Pazzi, Alberto, La Beata Angela. I vani delle finestre sono affiancati da angeli o putti; le nicchie<br />
culminano in una conchiglia e sono affiancate da festoni di frutta. <strong>Un</strong> doppio motivo a targhe con volute completa la decorazione.<br />
Il registro inferiore è occupato da tondi con figure femminili di profilo su fondo celeste, probabilmente aggiunti negli ultimi<br />
decenni del ‘700, in sostituzione di altre decorazioni a stucco facenti parte dell’intervento del Surfarello del 1659-60; la presenza<br />
di sinopie, riaffiorate nel corso dell’ultimo restauro sulla parete des<strong>tra</strong>, avvalorerebbe tale ipotesi.<br />
L’arco trionfale ospita sulla chiave di volta una targa a motivi a ricciolo, retta da putti; nei piedritti dell’arco sono presenti <strong>due</strong><br />
statue allegoriche raffiguranti la Castità e la Prudenza<br />
Nell’ultimo decennio del ‘600 i sodali del Carminello si rivolgono a Giacomo Serpotta (Palermo, 1656-1732) per definire la<br />
decorazione del loro <strong>oratori</strong>o; il presbiterio, l’arco trionfale e le pareti dell’aula erano, però, ammantati di stucchi recenti che<br />
seguivano il gusto dell’epoca e solo sulla parete d’ingresso, <strong>tra</strong> la cantoria e le <strong>due</strong> porte d’accesso, vi era spazio per nuovi<br />
interventi. Il 9 maggio 1694, così, Serpotta si impegna con il Superiore e i <strong>due</strong> congiunti della compagnia a “stucchiarci di<br />
polvere di marmo laffacciata dove sedono d(ett)i superiori…conforme il disegno fatto per detto di serpotta” entro il mese di<br />
agosto; i lavori risultano compiuti entro il 20 ottobre, giorno in cui lo scultore dichiara di avere ricevuto il compenso pattuito<br />
(27 onze).<br />
Il ritrovamento di questa documentazione permette, finalmente di fare chiarezza sulla paternità degli stucchi dell’<strong>oratori</strong>o,<br />
realizzati da più artisti e in diverse fasi, nell’arco di quasi mezzo secolo. Gli inediti documenti dimos<strong>tra</strong>no come la decorazione<br />
dell’aula ebbe inizio subito dopo la metà del secolo XVII, con la ricostruzione della volta e l’intervento nel cornicione e<br />
nella facciata d’ingresso dello stuccatore Marco La Porta; seguirono i lavori di Vito Sulfarello per la decorazione delle pareti<br />
laterali (1659-60) e dell’arco trionfale (1665).<br />
Il definitivo completamento si raggiunge nel 1694 con la nuova decorazione della facciata d’ingresso ad opera di Giacomo<br />
Serpotta; i documenti ci informano che il maestro aveva proposto <strong>due</strong> alternative per la parte cen<strong>tra</strong>le che sormontava il<br />
seggio dei superiori, poi scartate a favore della soluzione adottata: la prima, inclusa nel progetto complessivo, prevedeva la<br />
presenza di una terza storietta, mentre la seconda ipotizzava una tabella retta da putti, con intorno dei panneggi.