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Un itinerario tra due oratori - Liceo Artistico Statale Catalano

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COMUNE DI<br />

PALERMO<br />

PALERMO APRE LE PORTE<br />

LA SCUOLA ADOTTA LA CITTÀ<br />

edizione 2013<br />

PALERMO TRA PROFUMI, COLORI<br />

SUONI E MEMORIA<br />

19-21 Aprile 2013<br />

LICEO<br />

ARTISTICO<br />

STATALE<br />

CATALANO<br />

PALERMO<br />

UN ITINERARIO TRA<br />

DUE ORATORI<br />

ORATORI0 DEI FALEGNAMI<br />

ORATORIO DEL CARMINELLO<br />

a cura delle classi:<br />

II A - II C - III C - III D - III E<br />

IV H - IV I - IV L - VG<br />

<strong>Liceo</strong> <strong>Artistico</strong> E. <strong>Catalano</strong> - via A. La Marmora n. 66<br />

90143 - Palermo - tel. 091342074 - fax 091.6257148<br />

@Segreteria: artcatalano@libero.it -<br />

segreteria.catalano@libero.it<br />

@Didattica: orienta@artisticocatalano.it<br />

Il percorso urbano che collega i <strong>due</strong> <strong>oratori</strong> ricade all'interno del mandamento Palazzo reale, <strong>tra</strong> il complesso<br />

monumentale dei Teatini ai Quattro Canti e la porta S. Agata presso corso Tukory. At<strong>tra</strong>versa cioè un'area complessa<br />

e interessante del Centro storico perché al suo interno troviamo alcune persistenze significative dell'ampliamento<br />

della città storica. Inizia con il complesso monumentale teatino il quale è sorto nel luogo delle antiche mura punicoromane;<br />

mura che fiancheggiavano l'andamento dell'attuale via dell'<strong>Un</strong>iversità che ne ricalca il <strong>tra</strong>cciato. Se<br />

abbandoniamo subito la via dell'<strong>Un</strong>iversità e ci immettiamo nella via Ponticello, at<strong>tra</strong>versiamo l'alveo dell' antico<br />

torrente Kemonia o del Maltempo e di uno dei quartieri di espansione della città araba fuori le anzidette mura.<br />

Proseguendo verso ovest, superando la piazza Casa Professa, si raggiunge piazza Ballarò, luogo di antichissimo<br />

mercato, ancora oggi attivo. Di fronte a noi troviamo la dritta via Porta di Castro, <strong>tra</strong>cciata nel XVI secolo sul percorso<br />

dell'antico Kemonia. Noi, invece, svoltiamo verso sud (a sinis<strong>tra</strong>), at<strong>tra</strong>versiamo la prima parte del mercato e<br />

incontriamo, a des<strong>tra</strong>, la via Albergheria,centro dell'antico quartiere omonimo, sorto in età normanna, molto popolato<br />

e ricco, un tempo, di botteghe artigiane qui insediate a seguito della espansione della città oltre le primitive mura<br />

punico-romane e oltre il torrente Kemonia. Proseguendo dentro il mercato troviamo subito la piazzà del Carmine, la<br />

Chiesa del Carmine e l'<strong>oratori</strong>o di S. Alberto. Infine, proseguendo verso sud-ovest, incontriamo l'<strong>oratori</strong>o del<br />

Carminello, la porta S. Agata e le mura esterne.<br />

Il percorso è ricco di suggestioni storiche, di persistenze, di toponimi, che testimoniano l'evoluzione urbanistica di<br />

questa parte, anzi di queste parti, della città storica: le mura antiche, il torrente che at<strong>tra</strong>verva l'area da monte a valle, i<br />

primi quartieri di espansione della città oltre le mura antiche, la cinta muraria esterna costruita in età normanna, a<br />

racchiudere i nuovi quartieri di espansione. Ma è anche ricco di monumenti che offrono un'immagine barocca, e non<br />

solo, di grande pregio.<br />

1 Oratorio di S. Giuseppe dei Falegnami 2 Ex Convento dei Padri Teatini (Facoltà di Giurisprudenza) 3 Chiesa di Santa<br />

Maria delle Grazie al Ponticello 4 Oratorio delle Dame 5 Collegio della Famiglia di Maria a Casa Professa 6 Chiesa del<br />

Gesù 7 La Casa professa 8 Oratorio del Sabato 9 Mercato di Ballarò, piazza Ballarò 10 Piazza del Carmine e Chiesa del<br />

Carmine 11 Oratorio di S. Alberto 12 Oratorio del Carminello 13 Porta S. Agata


L’<strong>oratori</strong>o del Carminello<br />

La storia<br />

L’<strong>oratori</strong>o del Carminello sorge in via Porta Sant’Agata, al civico n° 5.<br />

Preceduta da un’anti<strong>oratori</strong>o, l’aula <strong>oratori</strong>ale si sviluppa su una pianta rettangolare dotata di presbiterio, coperta a volta e<br />

arricchita da una fastosa decorazione a stucco, di diversa fattura e paternità. Due altari lignei contengono rispettivamente<br />

una Madonna Assunta in cera, ottocentesca, e l’Addolorata con un Cristo Deposto, novecentesco. Sull’altare di des<strong>tra</strong> si<br />

conserva un interessante Crocifisso ligneo seicentesco.<br />

Il presbiterio, decorato da stucchi dorati, è preceduto da un arco trionfale; la macchina d’altare è costituita da una coppia di<br />

colonne tortili sormontate da un timpano con lo stemma carmelitano retto da <strong>due</strong> putti. Al centro la tela con la Madonna del<br />

Carmelo.<br />

La pavimentazione dell’aula mantiene, seppure in cattive condizioni, un interessante pavimento maiolicato settecentesco,<br />

policromo e con motivi a stella, mentre risultano scomparsi il seggio dei superiori con la “buffetta” e gli scanni dei confrati,<br />

un tempo posti lungo le pareti dell’aula.<br />

L’anti<strong>oratori</strong>o mos<strong>tra</strong> sulla parete sinis<strong>tra</strong> una decorazione scultorea a stucco, con figure femminili; a des<strong>tra</strong> la vara processionale<br />

raffigurante La Madonna del Rosario. Sul pavimento si apre la scala di collegamento alla cripta.<br />

La cripta si compone di tre ambienti su tre livelli diversi: il primo è probabilmente il più antico; il secondo, con l’altare poggiato<br />

ad una delle pareti, presenta loculi e nicchie, con pitture parietali a motivi floreali e, sulla volta, lo stemma dei Carmelitani;<br />

in ultimo il colatoio, per l’essicazione dei defunti.<br />

La compagnia della Madonna del Carmine viene fondata a Palermo il 2 febbraio 1586. Il Marchese di Villabianca, nel XVIII sec. informa che la compagnia risultava composta da “gentiluomini<br />

di ceto civile….gente onesta e di sciabica” (cioè gente di qualsiasi es<strong>tra</strong>zione sociale).<br />

La più antica testimonianza dell’<strong>oratori</strong>o, risale al 1590, quando Valerio Rosso ne documenta l’esistenza di fronte alla chiesetta allora intitolata a San Pietro in Vincoli ed oggi <strong>tra</strong>sformata in<br />

magazzino; abolita la compagnia, l’<strong>oratori</strong>o dal 1915 è sede della confraternita della Madonna del Rosario, fondata nel 1732 nella chiesa del convento di San Domenico.<br />

Il canonico Antonio Mongitore data la fondazione dell’<strong>oratori</strong>o intorno al 1605, ma già il 19 ottobre 1586 i confrati, guidati dal nobile Natale de Eva si erano tassati di 24 tarì all’anno per l’acquisto<br />

di un’area o di una casa ove costruire il loro <strong>oratori</strong>o; l’8 gennaio 1587 venne sottoscritto un nuovo impegno relativo al versamento di 3 tarì al mese per 5 anni. Negli anni immediatamente<br />

successivi, la nuova fabbrica dovette essere iniziata e, seppure non ancora completo, l’<strong>oratori</strong>o cominciò ad essere utilizzato dai confrati, come testimoniato da Valerio Rosso.<br />

I lavori proseguirono almeno fino al secolo seguente: nel 1600 vengono commissionate <strong>due</strong> porte in castagno al “mastro<br />

legnaiolo” Giuseppe La Vagnina; <strong>tra</strong> il 1627-1628 e il 1630 sono documentati altri lavori di fabbrica e nell’<strong>oratori</strong>o, <strong>tra</strong> cui un<br />

“ornamento di altaro” con pilastri, colonne e cornici. In questa fase la facciata d’ingresso dell’aula <strong>oratori</strong>ale riceve la definitiva<br />

sistemazione, con l’apertura dei tre archi nella parte superiore, sui quali si apre la cantoria.<br />

La più antica testimonianza riguardante la decorazione a stucco dell’aula è quella della volta, affidata ad un noto scultore<br />

dell’epoca, Gaspare Guercio, secondo un progetto da lui predisposto. A distanza di dieci anni la volta, però, viene rifatta per<br />

ragioni ignote.<br />

Nel 1648, per devozione del Governatore Carlo Guarnera, viene collocata sull’altare la pala raffigurante la Madonna del<br />

Carmine con i SS. Teresa d’Avila, M. Maddalena de’ Pazzi, Simone Stock e Angelo da Licata, copia di un dipinto del Novelli<br />

del 1641/42, malamente restaurata nel XIX sec.<br />

Nel 1651 si dà inizio alla riconfigurazione barocca dell’<strong>oratori</strong>o, preceduta dalla realizzazione della gradinata d’altare. Per le<br />

decorazioni in stucco viene chiamato Marco La Porta (finora ignorato dalla storiografia siciliana), il quale nel 1652 dichiara<br />

di essere stato pagato per avere “stocchiato l’affacciata delli superiori”: si <strong>tra</strong>tta della sistemazione della parete d’ingresso,<br />

con la regolarizzazione del setto cen<strong>tra</strong>le della parete in basso e la decorazione a stucco delle paraste della cantoria. Nel<br />

1659 lo scultore Vito Sulfarello si impegna a decorare con stucchi le pareti dell’<strong>oratori</strong>o, secondo un bozzetto da lui elaborato;<br />

la decorazione dovette concludersi nel 1660 o poco oltre, ma lasciava sguarnito l’arco trionfale e i <strong>due</strong> pilastroni di accesso<br />

al presbiterio, così nel 1665 lo stesso Vito Sulfarello viene incaricato di “stucchiaricci la facciata dello cappelluni”. I<br />

lavori terminarono dopo un paio di mesi e Sulfarello fu accolto nella compagnia del Carmine.<br />

L’<strong>oratori</strong>o ha ormai una “moderna” veste barocca e costituisce una delle pochissime testimonianze esistenti della scultura a<br />

stucco palermitana negli anni 1650-60.<br />

Nel 1675 vengono eseguiti i lavori di ampliamento della cripta: si realizzarono la scala di accesso nonché un secondo e più<br />

spazioso ambiente per i confrati, ad un livello più basso della sepoltura preesistente, che venne destinata alle “sorelle”.<br />

L’apparato decorativo dell’aula <strong>oratori</strong>ale<br />

Nella facciata d’ingresso, sull’archi<strong>tra</strong>ve del partito cen<strong>tra</strong>le che un tempo accoglieva il seggio dei tre superiori, è inserito un<br />

timpano curvo e spezzato sul quale si adagiano le splendide allegorie della Mansuetudine e della Compassione. Ai lati le<br />

<strong>due</strong> storiette raffiguranti la Natività e il Riposo in Egitto, in medaglioni retti da angeli e sormontati da una triade di Cherubini<br />

su piccole nuvole. In alto gli archi della cantoria e il dipinto tardo settecentesco raffigurante la Madonna del Rosario, titolare<br />

della confraternita di Maria Santissima del Rosario al Carminello, che oggi ha sede nell’<strong>oratori</strong>o .<br />

L’arco trionfale ospita sulla chiave di volta una targa a motivi a ricciolo, retta da putti; nei piedritti dell’arco sono presenti <strong>due</strong><br />

statue allegoriche raffiguranti le allegorie della Castità e della Prudenza<br />

Nelle pareti laterali, il registro che scorre <strong>tra</strong> le finestre, vere o finte, alternate a quattro nicchie ospita altrettante statue di<br />

santi legati alla devozione carmelitana: Elena, Angelo, Teresa, Elia profeta, cui seguono, nella parete di fronte, Eliseo profeta,<br />

Maria Maddalena de’ Pazzi, Alberto, La Beata Angela. I vani delle finestre sono affiancati da angeli o putti; le nicchie<br />

culminano in una conchiglia e sono affiancate da festoni di frutta. <strong>Un</strong> doppio motivo a targhe con volute completa la decorazione.<br />

Il registro inferiore è occupato da tondi con figure femminili di profilo su fondo celeste, probabilmente aggiunti negli ultimi<br />

decenni del ‘700, in sostituzione di altre decorazioni a stucco facenti parte dell’intervento del Surfarello del 1659-60; la presenza<br />

di sinopie, riaffiorate nel corso dell’ultimo restauro sulla parete des<strong>tra</strong>, avvalorerebbe tale ipotesi.<br />

L’arco trionfale ospita sulla chiave di volta una targa a motivi a ricciolo, retta da putti; nei piedritti dell’arco sono presenti <strong>due</strong><br />

statue allegoriche raffiguranti la Castità e la Prudenza<br />

Nell’ultimo decennio del ‘600 i sodali del Carminello si rivolgono a Giacomo Serpotta (Palermo, 1656-1732) per definire la<br />

decorazione del loro <strong>oratori</strong>o; il presbiterio, l’arco trionfale e le pareti dell’aula erano, però, ammantati di stucchi recenti che<br />

seguivano il gusto dell’epoca e solo sulla parete d’ingresso, <strong>tra</strong> la cantoria e le <strong>due</strong> porte d’accesso, vi era spazio per nuovi<br />

interventi. Il 9 maggio 1694, così, Serpotta si impegna con il Superiore e i <strong>due</strong> congiunti della compagnia a “stucchiarci di<br />

polvere di marmo laffacciata dove sedono d(ett)i superiori…conforme il disegno fatto per detto di serpotta” entro il mese di<br />

agosto; i lavori risultano compiuti entro il 20 ottobre, giorno in cui lo scultore dichiara di avere ricevuto il compenso pattuito<br />

(27 onze).<br />

Il ritrovamento di questa documentazione permette, finalmente di fare chiarezza sulla paternità degli stucchi dell’<strong>oratori</strong>o,<br />

realizzati da più artisti e in diverse fasi, nell’arco di quasi mezzo secolo. Gli inediti documenti dimos<strong>tra</strong>no come la decorazione<br />

dell’aula ebbe inizio subito dopo la metà del secolo XVII, con la ricostruzione della volta e l’intervento nel cornicione e<br />

nella facciata d’ingresso dello stuccatore Marco La Porta; seguirono i lavori di Vito Sulfarello per la decorazione delle pareti<br />

laterali (1659-60) e dell’arco trionfale (1665).<br />

Il definitivo completamento si raggiunge nel 1694 con la nuova decorazione della facciata d’ingresso ad opera di Giacomo<br />

Serpotta; i documenti ci informano che il maestro aveva proposto <strong>due</strong> alternative per la parte cen<strong>tra</strong>le che sormontava il<br />

seggio dei superiori, poi scartate a favore della soluzione adottata: la prima, inclusa nel progetto complessivo, prevedeva la<br />

presenza di una terza storietta, mentre la seconda ipotizzava una tabella retta da putti, con intorno dei panneggi.


Nel 1603 la confraternita dei Falegnami aveva concesso la propria chiesa, intitolata a Sant'Elia e San Giuseppe e situata presso<br />

l'attuale via Maqueda che allora iniziava ad essere tagliata, ai Chierici Regolari Teatini che, giunti a Palermo l'anno precedente,<br />

intendevano costruire una nuova Casa e una grandiosa Chiesa al centro della città. In cambio, i falegnami ottennero un nuovo <strong>oratori</strong>o<br />

all'interno della Casa Teatina, il mantenimento dello stesso titolo per la nuova chiesa (la costruzione sarebbe iniziata nel 1612) e, in<br />

questa, una cappella nella quale avrebbero <strong>tra</strong>sferito la loro statua di San Giuseppe.<br />

Il nuovo <strong>oratori</strong>o dei falegnami sorse, così, negli anni '20 del Seicento nella Casa dei Teatini, in parallelo alla via Maqueda e con la parte<br />

interna che si affiancava al chiostro conventuale; era preceduto da un anti<strong>oratori</strong>o con facciata sulla via Giuseppe D'Alessi e portale di<br />

accesso sormontato dall'insegna dei Falegnami (una mano che impugna un'ascia) e da un tondo in stucco raffigurante San Giuseppe<br />

col Bambino. Lo stesso vestibolo dava accesso anche ad un altro <strong>oratori</strong>o completato anch'esso nel 1628. perpendicolare al primo e<br />

pressoché delle stesse dimensioni; apparteneva alla congregazione di Gesù, Maria e Giuseppe cui si aggiunse la confraternita degli<br />

Schiavi del Sacramento.<br />

E' questo l'ambiente che costituisce l'attuale Oratorio dei Falegnami; quello seicentesco, infatti, fu distrutto nel 1806, quando, ceduti i<br />

locali della Casa Teatina alla Regia <strong>Un</strong>iversità, al suo posto venne realizzato il nuovo ingresso monumentale all'edificio, ormai adibito a<br />

sede dell'ateneo palermitano. Dell'<strong>oratori</strong>o di San Giuseppe non rimase più nulla, se non una vaga memoria, ma nel corso dei restauri<br />

suppellettili liturgiche e parte dell'arredo, facilmente riadattato<br />

nella nuova sede, grazie alle dimensioni pressoché identiche<br />

delle <strong>due</strong> strutture. Sembra dimos<strong>tra</strong>rlo la tabella con iscrizione<br />

del 1757 che, collocata al centro della parete des<strong>tra</strong> nell'<strong>oratori</strong>o<br />

attuale, si riferisce alla decorazione con marmi policromi della<br />

parete in cui è inserita e ricorda i nomi dei falegnami Matteo<br />

Calandra e Cono Scafidi, nominati anche nel seggio dei<br />

superiori addossato alla controfacciata e realizzato nello stesso<br />

anno (i tre seggi sono sormontati dalle scritte "Silenzio" e<br />

"Obedienza" ai lati e da una immagine dipinta dell'Ecce Homo al<br />

centro, con riferimento, forse, alla virtù della Umiltà in<br />

corrispondenza del seggio cen<strong>tra</strong>le).<br />

Nell'anti<strong>oratori</strong>o comune alle <strong>due</strong> strutture furono, inoltre,<br />

spostati,sulla parete adiacente che immetteva nella nuova sede, i<br />

battenti in legno intagliato delle <strong>due</strong> porte di accesso all'<strong>oratori</strong>o<br />

secentesco di San Giuseppe. Nella parte inferiore rivelano il<br />

riadattamento alla nuova collocazione. Erano stati realizzati da<br />

Onofrio Cundrò, su disegno di Pietro Novelli. Le storie<br />

rappresentate si alternano a targhe con al centro gli strumenti del<br />

mestiere dei legnaioli e raffigurano: la Natività, l'Adorazione dei<br />

magi, lo Sposalizio della Vergine e San Giuseppe falegname<br />

(porta des<strong>tra</strong>), la Fuga in Egitto, il Sogno di Giuseppe, il Gesù<br />

offre alla madre un cesto di frutta (si osservi qui la curvatura del<br />

ramo di un albero di fico, chiaro riferimento al mestiere dei<br />

legnaioli) e Riposo in Egitto (porta sinis<strong>tra</strong>). Furono, infine,<br />

<strong>tra</strong>sferiti: il tavolo dei superiori, dell'intagliatore Giovanni<br />

Calandra (1666), oggi adibito a mensa d'altare e la statua di San<br />

Giuseppe, realizzata da Simone Da Lentini nel 1632 e collocata,<br />

in origine, sull'altare, nella parete absidale dello antico <strong>oratori</strong>o, lì<br />

dove oggi c'è la nicchia dell'androne dell'<strong>Un</strong>iversità con il busto<br />

del protomedico Gianfilippo Ingrassia.<br />

Le modificazioni del 1806 interessarono, ovviamente, anche<br />

l'anti<strong>oratori</strong>o, di forma quadrangolare, coperto da una volta<br />

decorata con stucchi seicenteschi e che custodisce il fercolo<br />

processionale di San Giuseppe, di gusto rococò (1759).<br />

Oggi al posto dei <strong>due</strong> portali della parete di fronte all'ingresso<br />

(che immettevano nell'antico <strong>oratori</strong>o dei Falegnami) sono<br />

presenti altrettante nicchie che ospitano, a sinis<strong>tra</strong>, una bella<br />

statua settecentesca di cartapesta dell'Immacolata Concezione<br />

e a des<strong>tra</strong> una statua ottocentesca (?) dell'Addolorata; al centro,<br />

sopra un piccolo altare ottocentesco, è un settecentesco<br />

Crocifisso ligneo. Al centro della parete des<strong>tra</strong>, invece, fra i portali<br />

che immettono nell'attuale <strong>oratori</strong>o, si trova anche una porta<br />

dipinta che introduce ad una piccola scala che sale alla cantoria<br />

barocca all'interno dell'<strong>oratori</strong>o mentre, nel pavimento, si apre<br />

una botola che conduce nella cripta.<br />

condotti negli anni 1995-98, è venuta alla luce parte della<br />

seicentesca decorazione della volta originaria dell'<strong>oratori</strong>o,<br />

databile al 1628. Entro cornici in stucco, erano affreschi attribuiti<br />

a Pietro Novelli (Monreale 1603 - Palermo 1647) raffiguranti<br />

storie della Infanzia di Cristo e della Vita di San Giuseppe e<br />

alcune figure allegoriche. Vi si riconoscono <strong>due</strong> Figure femminili<br />

a monocromo (una è un'allegoria della Carità), San Giuseppe<br />

con un giglio in mano sormontato dall' iscrizione "... ter lilia" (da<br />

integrarsi "qui pascitur inter lilia", ossia "colui che pascola il<br />

gregge <strong>tra</strong> i gigli"); una Figura femminile che calpesta una corona<br />

con sopra l'iscrizione " ... nig ... d f ... " ("nigra sum sed formosa",<br />

ossia "nera sono ma bella").<br />

Con le <strong>tra</strong>sformazioni dell'800, i falegnami furono costretti a<br />

<strong>tra</strong>sferirsi nell'<strong>oratori</strong>o vicino di cui conseguirono l'uso esclusivo<br />

dietro pagamento di un incentivo agli Schiavi del Sacramento (lo<br />

testimonia la lapide marmorea posta nel 1811 sopra la porta della<br />

cantoria dell'anti<strong>oratori</strong>o). Nell'attuale <strong>oratori</strong>o furono <strong>tra</strong>sferite le<br />

L'attuale aula <strong>oratori</strong>ale è interamente decorata con stucchi e<br />

affreschi nella volta a padiglione, lungo le pareti laterali e nella<br />

parte superiore della controfacciata. Gli stucchi, realizzati entro il<br />

1702, sono concordemente riferiti a Giuseppe Serpotta, fratello<br />

del più celebre Giacomo. È da presumere che la decorazione<br />

della volta dell'<strong>oratori</strong>o sia stata realizzata antecedentemente a<br />

quella delle pareti sottostanti, prima cioè del 1701, e<br />

probabilmente ad opera dello stesso Giuseppe Serpotta,<br />

seppure con la collaborazione di qualche adornista,<br />

presumibilmente il giovane nipote Procopio, figlio del fratello<br />

Giacomo. Rimane ignota, invece, la paternità degli affreschi che,<br />

a dispetto delle estese ridipinture, possono datarsi<br />

contemporaneamente alla esecuzione degli stucchi. Se gli<br />

stucchi hanno una funzione meramente decorativa, gli affreschi<br />

da essi inquadrati seguono un preciso programma iconografico.<br />

Nella volta a padiglione, al centro, entro il riquadro più grande,<br />

campeggia la raffigurazione di Gesù, Maria e Giuseppe, titolari<br />

della congregazione più antica, sullo sfondo di un paesaggio e<br />

sormontati dalla figura dell'Eterno. Sullo stesso asse cen<strong>tra</strong>le<br />

della volta, nel riquadro vicino alla parete di ingresso è la Morte<br />

della Vergine, mentre in quello vicino all'arco trionfale è la Visione<br />

del Bambino alla Madonna e a San Giuseppe. Ai lati degli<br />

affreschi cen<strong>tra</strong>li, nei pennacchi della volta, entro riquadri di<br />

forma mistilinea e circolare, dalla parte sinis<strong>tra</strong>, a partire<br />

dall'ingresso, sono dipinti: l'Offerta dell'oro al Bambino, la<br />

Sapienza del Bambino, Gesù e San Giuseppe in preghiera di<br />

fronte alla Madonna. Dalla parte opposta, procedendo dall'altare,<br />

sono: la Presentazione di Gesù al tempio, il Sogno di Giuseppe,<br />

la Fuga in Egitto. A questi riquadri, da en<strong>tra</strong>mbi i lati, nelle vele<br />

sopra le finestre, si alternano quattro ovali per parte, con dipinto<br />

un personaggio dell'Antico Testamento.<br />

Le lunette delle finestre sono affrescate con brani di paesaggio.<br />

Ciascuna delle sei tabelle affrescate fra le finestre, tre per lato,<br />

rappresenta una figura allegorica: Generosità, Prontezza, Pace,<br />

nella parete sinis<strong>tra</strong>; Fortezza, Gloria Divina, Uguaglianza, nella<br />

parete des<strong>tra</strong>. Nel lunettone della controfacciata, al di sopra della<br />

cantoria barocca dorata, al riquadro cen<strong>tra</strong>le raffigurante<br />

l'Assunzione di Maria si affiancano entro ovali le figure di<br />

Sant'Anna e di San Gioacchino. Le <strong>due</strong> porte della parete<br />

absidale che immettono nei locali della sacrestia furono<br />

realizzate a spese dei Falegnami della congregazione di Gesù,<br />

Maria e Giuseppe: lo dimos<strong>tra</strong> l'emblema della maes<strong>tra</strong>nza (la<br />

mano che impugna l'ascia, 1756) intagliato entro un ricco motivo<br />

di gusto rococò. Lungo le pareti laterali dell'aula corrono i sedili<br />

dei confrati, con una seduta lignea poggiante su mensole di<br />

pie<strong>tra</strong>, eseguita forse nel 1775 dall'intagliatore Antonino Rigano.<br />

Le spalliere al di sopra sono decorate con pannelli a intarsio<br />

marmoreo policromo, realizzati dai marmorari Nicolò, Ciro e<br />

Gioacchino Boatta, padre e figli, fra il 1757 ed il 1764. La<br />

decorazione, non fu completata; sono in marmo i primi <strong>due</strong><br />

pannelli della parete sinis<strong>tra</strong> e i primi cinque della parete des<strong>tra</strong>. I<br />

rimanenti riquadri, con il medesimo partito decorativo, sono in<br />

stucco policromo a finto marmo. La parete absidale dovette<br />

essere interamente rifatta nei primi anni dell'Ottocento, dopo il<br />

<strong>tra</strong>sferimento della compagnia dei Falegnami e secondo il gusto<br />

neoclassico. L'altare in marmi policromi fu realizzato <strong>tra</strong> il 1804 e<br />

il 1808 da Giosué Durante, probabilmente su progetto di<br />

Venanzio Marvuglia, in quegli anni impegnato nella<br />

<strong>tra</strong>sformazione dell'antica Casa dei Teatini in sede della nuova<br />

<strong>Un</strong>iversità. La macchina dell'altare, retta da coppie di colonne,<br />

inquadra una nicchia cen<strong>tra</strong>le con la statua di San Giuseppe<br />

realizzata nel 1632 per il vecchio <strong>oratori</strong>o. Sulle colonne è un<br />

timpano sul quale siedono <strong>due</strong> putti di stucco; nell'archi<strong>tra</strong>ve è la<br />

scritta ECCE JUSTITIA ET JUSTUS, riferita a San Giuseppe col<br />

Bambino. Le decorazioni a stucco dorato della parete, con<br />

stilizzati girali vegetali ed una fascia a meandri fu probabilmente<br />

realizzata negli stessi anni dallo stuccatore Giovanni Firriolo.

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