Minareti e campanili - La Repubblica
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26 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 25 GENNAIO 2009<br />
la copertina<br />
Scontro di civiltà<br />
(segue dalla copertina)<br />
Poletto non mette certo in<br />
discussione la libertà di<br />
culto dei musulmani ma,<br />
sottolinea, un conto è una<br />
sala da preghiera, un conto<br />
l’assalto al cielo dell’islam<br />
in una terra dove la maggioranza è<br />
cattolica. Prospettiva che lo induce a<br />
teorizzare una sorta di “reciprocità architettonica”,<br />
fondata sulla constatazione<br />
che laddove i cristiani sono in<br />
minoranza, come nel mondo islamico,<br />
i <strong>campanili</strong> non sono quanti le moschee<br />
e nemmeno alla loro altezza.<br />
<strong>La</strong> diffidenza verso il minareto, che<br />
insieme alla sacra triade formata da<br />
cupola, arco e colonna, costituisce il<br />
canone architettonico islamico o, per<br />
lo meno, verso un minareto che superi<br />
in elevazione i simboli della cristianità,<br />
non è un copyright torinese. Si<br />
manifesta sin dalla costruzione della<br />
moschea di Roma, la più grande d’Europa,<br />
inaugurata nel 1995. Un’edificazione<br />
travagliata e costellata di polemiche.<br />
Culminate nel 1991 nella decisione,<br />
presa in consiglio comunale<br />
da una maggioranza trasversale formata<br />
da democristiani, comunisti,<br />
verdi, liberali e missini, di rifiutare le<br />
richieste del progettista di alzare il<br />
minareto: Portoghesi lo vuole di quarantadue<br />
metri ma il piano regolatore<br />
lo fissa a ventiquattro. Ribadendo il<br />
suo “no” l’alleanza anti-minareto<br />
mette in campo motivazioni paesaggistiche,<br />
tirando in ballo uno skyline<br />
molto diverso da quello che, dieci anni<br />
dopo, sarà decapitato dalla tagliente<br />
«spada dell’islam» impugnata dal<br />
commando di Muhammad Atta.<br />
Quella «torre immensa», così nelle<br />
parole di qualche arrabbiato consigliere,<br />
potrebbe spezzare la linea del<br />
cielo di Monte Antenne. A poco varranno<br />
le argomentazioni di Portoghesi,<br />
che mira a fare dell’edificio, che<br />
mescola insieme elementi della tradizione<br />
architettonica islamica e di<br />
quella romana, un simbolo di convivenza<br />
tra culture e religioni.<br />
Un sincretismo che avrebbe soddisfatto<br />
l’immaginario sguardo postumo<br />
di Vitruvio, per il quale l’architetto<br />
che innalza templi deve sempre<br />
avere nozioni di teologia, ma non del<br />
Vaticano. Nonostante tra i favorevoli<br />
alla costruzione della moschea vi sia<br />
Andreotti, notoriamente in buoni<br />
rapporti Oltretevere e Oltremediterraneo,<br />
il minareto non raggiungerà<br />
mai le ambite altezze. Vox populi, ma<br />
non solo, vuole per un intervento della<br />
stessa Santa Sede, che non si oppone<br />
alla moschea ma teme — con buona<br />
pace di Bramante, Sangallo e Michelangelo,<br />
verrebbe da dire — che<br />
Segrate, Roma, Colle Val d’Elsa. Bastano le dita<br />
di una mano per contare i <strong>campanili</strong> islamici costruiti,<br />
costruiti a metà o non ancora completati nel nostro Paese<br />
Veti vaticani, battaglie xenofobe, l’ombra lunga<br />
dell’11 settembre continuano a tenere l’Italia lontana<br />
dal clima di libertà di religione proprio dell’Occidente<br />
<strong>La</strong> guerra santa dei minareti<br />
RENZO GUOLO<br />
Islam in Italia<br />
Secondo l’ultimo dossier<br />
Caritas/Migrantes sono<br />
1.253.704 gli immigrati<br />
di fede musulmana registrati<br />
in Italia: il 55 per cento vive<br />
al nord, il 25 per cento al centro<br />
e il 20 per cento al sud<br />
Luoghi di culto<br />
Sono 735 i luoghi di culto<br />
e di aggregazione islamica<br />
censiti in Italia nel 2007:<br />
per lo più appartamenti,<br />
garage, ex cascine e fabbriche<br />
in disuso dove i fedeli<br />
musulmani si riuniscono<br />
Le “vere” moschee<br />
Tre sono i luoghi di culto in Italia<br />
che si presentano dal punto<br />
di vista architettonico come<br />
moschee autentiche: quella<br />
di Segrate costruita nel 1988,<br />
quella di Roma del 1995 e quella<br />
di Colle Val d’Elsa, incompiuta<br />
Le moschee negate<br />
A Genova, Bologna, Padova<br />
e Trento il dibattito<br />
sulla costruzione delle moschee<br />
è ancora aperto. «Niente<br />
minareti vicino ai <strong>campanili</strong>»,<br />
ha detto l’arcivescovo<br />
di Torino Severino Poletto<br />
Le preghiere pubbliche<br />
Il 4 gennaio scorso, a Milano,<br />
la manifestazione dei musulmani<br />
pro-Gaza è culminata<br />
in una preghiera in piazza<br />
Duomo. <strong>La</strong> stessa scena<br />
si è ripetuta a Roma, davanti<br />
al Colosseo, il 17 gennaio<br />
dimensioni e aspetto possano sminuire<br />
la grandiosa monumentalità di<br />
San Pietro. Per diabolico effetto di<br />
quota Monte Antenne, il minareto in<br />
versione originaria avrebbe superato<br />
la Basilica. Situazione imbarazzante.<br />
I vincoli, politici e religiosi più che urbanistici,<br />
fissati per l’edificazione<br />
erano chiari: la cupola deve essere più<br />
bassa di quella di San Pietro. Idem il<br />
minareto, che non deve avere nemmeno<br />
altoparlanti per richiamare i fedeli<br />
alla preghiera: un caso unico di<br />
introiezione della sovranità limitata<br />
architettonica islamica in terra cristiana.<br />
Il risultato è che il manar viene<br />
abbassato da quarantadue a ventiquattro<br />
metri, risultando “leggermente”<br />
sproporzionato rispetto all’intero<br />
corpo della costruzione. Il<br />
bello, dunque, non è sempre raggio<br />
della luce divina.<br />
Non ha incontrato simili problemi<br />
la moschea di Segrate, costruita nel<br />
1988. <strong>La</strong> prima con cupole e minareto<br />
dopo la distruzione, nel 1300, di Lucera,<br />
città pugliese in cui Federico II aveva<br />
deportato i musulmani di Sicilia,<br />
distrutta poi dagli eserciti di Carlo<br />
d’Angiò. Il minareto, con la<br />
cupola in lastre di rame,<br />
non piace a qualche residenzialissimo<br />
abitante<br />
di Milano 2 ma le condizioni<br />
non sono mature<br />
perché la vicenda<br />
diventi un caso. I seguaci<br />
di Alberto da<br />
Giussano sono ben lontani<br />
dal potere, la Lombardia<br />
è “dominata” da un partito<br />
decisamente filoarabo a livello<br />
nazionale, l’11 settembre è ancora solo<br />
una data del calendario. Delle complesse<br />
differenziazioni dell’islam organizzato<br />
pochi sono al corrente. Il<br />
fatto che la moschea al-Rahmàn graviti<br />
nell’orbita del circuito Ucoii nulla<br />
dice. <strong>La</strong> discussione riguarda, semmai,<br />
il concretissimo problema della<br />
diminuzione del valore delle aree limitrofe<br />
per effetto di quella sin troppo<br />
avvistabile presenza.<br />
Amplificate dagli eventi dell’annus<br />
horribilis 2001, le cose andranno diversamente<br />
a Colle Val d’Elsa. Qui la<br />
moschea, cupola alta quattro metri e<br />
minareto di otto metri e mezzo, solleva<br />
immediate proteste, non solo locali.<br />
Impegnata nella sua battaglia contro<br />
l’islam, la Fallaci afferma di non<br />
voler vedere «un minareto nel paesaggio<br />
di Giotto». A mobilitarsi sono<br />
cristiani identitari, atei devoti, noti<br />
opinionisti, avversari del multiculturalismo,<br />
parlamentari in carica e in<br />
pectore, oppositori politici del governo<br />
locale. <strong>La</strong> moschea resta incompiuta:<br />
fine dei fondi, inchieste su abusi<br />
edilizi, sommovimenti nella leadership<br />
islamica locale ne bloccano<br />
FOTO AFP<br />
la costruzione.<br />
L’inventario sarebbe lungo. A Genova,<br />
Bologna, Padova, Trento, le<br />
moschee sono oggetto di aspra discussione<br />
che, naturalmente, non riguarda<br />
la stratificazione dei segni architettonici<br />
nelle città. Lo scontro sul<br />
minareto rinvia alla questione della<br />
società multietnica e alle complesse<br />
relazioni con l’islam. Parte della società<br />
italiana, sobillata da attivi<br />
imprenditori politici della<br />
xenofobia, fatica ad accettarle.<br />
<strong>La</strong> politica cavalca<br />
la rendita della<br />
paura. <strong>La</strong> Chiesa è divisa<br />
tra la necessità di<br />
legittimare il ruolo<br />
della religione, e dunque<br />
anche dell’islam,<br />
nella società post-secolare<br />
e il timore che un siffatto<br />
pluralismo religioso<br />
possa indebolire un’identità<br />
italiana che fa<br />
coincidere con il cattoli-<br />
cesimo: per ora si attesta sulla linea<br />
«sì alle moschee, ma controllo di chi<br />
le controlla».<br />
<strong>La</strong> stessa ambiguità di alcuni attori<br />
dell’islam organizzato non facilita un<br />
percorso che altri paesi compiono<br />
con meno isteria. In Europa le moschee<br />
si costruiscono. Non solo nella<br />
“cattolicissima Spagna”, dove lo Stato<br />
riconosce l’islam come parte delle<br />
radici storiche del paese, dato inconfutabile<br />
nella terra dell’Alhambra,<br />
della Giralda, della Mezquita di<br />
Cordova. A Colonia, città il cui<br />
Duomo è simbolo del cattolicesimo<br />
tedesco, sorgerà la più<br />
grande moschea della Germania.<br />
Non si mettono certo in discussione<br />
i luoghi di culto islamici<br />
negli Stati Uniti: «Siamo<br />
una nazione di cristiani e musulmani…»,<br />
ha ricordato Obama il<br />
giorno del suo insediamento, evocando<br />
la forza del patchwork religioso<br />
americano. Nel monoculturale<br />
Belpaese solo deboli echi.<br />
<strong>Repubblica</strong> Nazionale