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il bendaggio nella terapia delle ulcere venose - I-Nurse.it

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Cristina Colombi<br />

Infermiera<br />

Master I° Livello Vulnologia<br />

cristinacolombi@tele2.<strong>it</strong><br />

www.i-nurse.<strong>it</strong><br />

info@i-nurse.<strong>it</strong><br />

IL BENDAGGIO<br />

NELLA TERAPIA<br />

DELLE ULCERE<br />

VENOSE<br />

Tutor Accademico:Dottor E. Ricci;Tutor Aziendale: Dottoressa G. Bruno;<br />

Nome Studente:Cristina Colombi infermiera presso l’Ospedale Civ<strong>il</strong>e Agnelli di Pinerolo ASL<br />

TO3


INTRODUZIONE<br />

Le <strong>ulcere</strong> degli arti inferiori a prevalenza venosa cost<strong>it</strong>uiscono una patologia che colpisce dallo<br />

0.3 al 3% della popolazione generale e che incide in modo significativo sulla spesa san<strong>it</strong>aria e<br />

sociale. Il 70-80% di tutte le <strong>ulcere</strong> degli arti inferiori riconosce una eziologia a prevalenza<br />

venosa. E’ una patologia la cui prevalenza aumenta con l’età: è più alta fra le donne ed è<br />

tipicamente una condizione cronica che determina estremo disagio e diminuzione della qual<strong>it</strong>à<br />

di v<strong>it</strong>a del paziente e della sua famiglia.<br />

Sulla base dell’EBM i dati aggiornati di RCT, revisioni sistematiche e linee guida sono<br />

concordi nel sostenere che:<br />

- La compressione aumenta la percentuale di guarigione dell’ulcera rapportata alla non<br />

compressione (forza dell’evidenza A);<br />

- Il trattamento di scelta per l’ulcerazione venosa clinica non complicata da altri fattori è <strong>il</strong><br />

<strong>bendaggio</strong> compressivo graduato, correttamente applicato e combinato con la<br />

mob<strong>il</strong>izzazione (forza dell’evidenza A);<br />

- L’alta compressione ( usato solamente con ABPI maggiore o uguale a 0.8) aumenta la<br />

guarigione dell’ulcera venosa ed è più efficace della bassa compressione (forza<br />

dell’evidenza A);<br />

- La compressione con sistemi multicomponente è più efficace dei semplici bendaggi<br />

monocomponente anche se non vi sono differenze significative tra i vari tipi di bendaggi ad<br />

alta compressione (forza dell’evidenza A).<br />

Inoltre le <strong>terapia</strong> compressiva ha dimostrato un ottimo rapporto costo-beneficio, poiché se è pur<br />

vero che l’ut<strong>il</strong>izzo di bendaggi multicomponenti abbia un costo più elevato è anche vero che<br />

con tale metodica si riduce <strong>il</strong> cambio della medicazione da 2-3 ad una sola volta alla settimana<br />

e si velocizzano i tempi di guarigione con conseguente diminuzione della spesa totale.<br />

La compressione è comunque solo una fase della <strong>terapia</strong> effettiva:è infatti importante una<br />

accurata valutazione globale del paziente, una diagnosi dettagliata e corretta ed un approccio<br />

multidisciplinare di team per fornire efficacemente la <strong>terapia</strong> e ottenere i risultati voluti.<br />

2


LE ULCERE VENOSE<br />

Le <strong>ulcere</strong> <strong>venose</strong> comparvero verosim<strong>il</strong>mente circa 900.000 anni fa con <strong>il</strong> passaggio dell’uomo<br />

dalla condizione di quadrupede all’ortostatismo origine dell’ipertensione degli arti inferiori. I<br />

successivi sv<strong>il</strong>uppi dei mezzi di trasporto portarono gradualmente ad un peggioramento di<br />

questa condizione (basti pensare all’uso del cavallo e alla compressione <strong>delle</strong> vene <strong>il</strong>iache<br />

durante la cavalcata) che culmina oggi con l’eccessivo uso dei mezzi moderni di locomozione,<br />

la scarsa attiv<strong>it</strong>à fisica, la prolungata stazione eretta e i frequenti errori dietetici.<br />

La prima relazione tra <strong>ulcere</strong> della gamba e varici di cui si ha testimonianza è stata fatta da<br />

Ippocrate nel 400 a.C.. Nel 1628 Arvey aiutato dalla precedente descrizione dettagliata <strong>delle</strong><br />

valvole <strong>venose</strong>, oltre a scoprire la circolazione del sangue mise in relazione l’ulcera con la stasi<br />

venosa.<br />

Nella seconda metà del 1800 H<strong>il</strong>ton affermò che le <strong>ulcere</strong> <strong>venose</strong> sono localizzate<br />

prevalentemente sopra <strong>il</strong> malleolo mediale e che l’insufficienza <strong>delle</strong> vene comunicanti è<br />

probab<strong>il</strong>mente ulcerogena.<br />

Negli stessi anni si assiste anche alla scoperta della genesi della trombosi, premessa allo studio<br />

dei processi ostruttivi del sistema venoso superficiale e profondo le cui conseguenze<br />

emodinamiche sono alla base <strong>delle</strong> <strong>ulcere</strong> post-fleb<strong>it</strong>iche. Vennero in segu<strong>it</strong>o scoperte anche le<br />

vene perforanti e quindi la comparsa dell’ulcera venosa poteva riconoscere ora cause diverse<br />

dalle sole vene varicose.<br />

Nel 1916 Homans descrisse <strong>il</strong> trattamento <strong>delle</strong> vene varicose e fu <strong>il</strong> primo a stab<strong>il</strong>ire<br />

chiaramente una relazione fra una precedente trombosi venosa profonda, la distribuzione<br />

valvolare conseguente alla ricanalizzazione e l’ulcerazione della gamba. Egli introdusse la<br />

definizione di sindrome post fleb<strong>it</strong>ica e suddivise le <strong>ulcere</strong> <strong>venose</strong> in due tipi: <strong>ulcere</strong> varicose<br />

(attribuib<strong>il</strong>i alle varici essenziali o fam<strong>il</strong>iari e guarib<strong>il</strong>i con l’asportazione chirurgica) e <strong>ulcere</strong><br />

post-fleb<strong>it</strong>iche (a sv<strong>il</strong>uppo rapido,insensib<strong>il</strong>i ad interventi palliativi, generalmente incurab<strong>il</strong>i con<br />

la sola rimozione <strong>delle</strong> varici).<br />

Le attuali conoscenze sulla patogenesi dell’ulcera venosa sono riconducib<strong>il</strong>i a tre fasi:<br />

- alterazione del macrocircolo da insufficienza venosa cronica;<br />

- alterazioni del microcircolo;<br />

- alterazioni cellulari, biochimiche e tessutali che portano infine all’ulcera.<br />

A livello degli arti inferiori <strong>il</strong> circolo venoso è schematicamente rappresentato dalle vene<br />

superficiali (safena lunga, breve e collaterali) che decorrono nel tessuto connettivo e<br />

rappresentano un sistema a bassa pressione che convoglia <strong>il</strong> sangue dalla cute e dai tessuti<br />

sottocutanei; dalle vene perforanti o comunicanti che connettono le vene superficiali a quelle<br />

profonde e le vene profonde tra di loro; dalle vene profonde che rappresentano un sistema ad<br />

alta pressione e decorrono in stretto rapporto con le strutture osteo-tendinee e con i principali<br />

tronchi arteriosi.<br />

Tutti e tre questi sistemi venosi sono caratterizzati dalla presenza di valvole che si aprono<br />

esclusivamente verso <strong>il</strong> sistema venoso profondo e che durante la deambulazione grazie anche<br />

alla contrazione della pompa muscolare del polpaccio, all’ appoggio plantare, al vis a tergo<br />

permettono la propulsione della colonna ematica verso <strong>il</strong> cuore.<br />

L’Insufficienza Venosa Cronica è causata da incompetenza valvolare del circolo venoso<br />

profondo o del circolo venoso superficiale o di entrambi: essa può essere prim<strong>it</strong>iva o secondaria<br />

ad una trombosi venosa; più valvole saranno danneggiate e maggiore sarà <strong>il</strong> reflusso venoso con<br />

un conseguente aumento della pressione venosa deambulatoria. L’elevata pressione venosa del<br />

circolo profondo della gamba viene trasfer<strong>it</strong>a al sottocutaneo tram<strong>it</strong>e le vene perforanti.<br />

All’insufficienza venosa cronica può contribuire anche l’alterazione della pompa muscolare o la<br />

perd<strong>it</strong>a di movimento dell’articolazione della caviglia; <strong>il</strong> muscolo del polpaccio infatti è<br />

considerato come un vero e proprio cuore venoso con funzione di pompa della circolazione<br />

venosa dell’arto inferiore. Ne consegue che qualunque alterazione, neurologica o funzionale, è<br />

3


in grado di determinare una condizione di ipertensione venosa del circolo profondo come nel<br />

caso precedente.<br />

A livello del microcircolo l’ipertensione venosa che ne deriva conduce al quadro della<br />

microangiopatia venosa ipertensiva i cui organi bersaglio sono la cute e <strong>il</strong> tessuto sottocutaneo.<br />

Il rallentamento del circolo rimane per qualche tempo un fenomeno reversib<strong>il</strong>e, ma <strong>il</strong> suo<br />

prolungarsi determina lesioni alle pareti vascolari ad opera dei leucoc<strong>it</strong>i e riduzione del<br />

gradiente pressorio tra sistema arterioso e venoso con conseguente riduzione della pressione di<br />

perfusione e quindi fuoriusc<strong>it</strong>a di liquido interstiziale e di macromolecole. Nelle fasi iniziali <strong>il</strong><br />

circolo linfatico è in grado di compensare questa s<strong>it</strong>uazione ma tende poi a sopperire anch’esso<br />

e l’insufficienza linfatica che ne deriva associata alla stasi venosa crea uno stato di edema<br />

interstiziale. In particolare le macromolecole proteiche (tra cui <strong>il</strong> fibrinogeno) oltre ad avere un<br />

effetto infiammatorio sull’interstizio determinano la comparsa di un manicotto di fibrina<br />

perivasale (a causa anche dell’alterato sistema fibrinol<strong>it</strong>ico di questi pazienti) che agisce come<br />

una barriera alla diffusione dell’ossigeno e <strong>delle</strong> sostanze nutr<strong>it</strong>izie con conseguente ipossia,<br />

morte cellulare ed ulcerazione. La morte cellulare è anche dovuta al rallentamento del flusso e<br />

alla maggior viscos<strong>it</strong>à ematica che causano microtrombosi cap<strong>il</strong>lare e formazione di zone<br />

ipoperfuse. La frammentazione dei globuli rossi invece è responsab<strong>il</strong>e della liberazione di ferro<br />

che legandosi ad altre sostanze e depos<strong>it</strong>andosi nel derma è responsab<strong>il</strong>e dell’insorgenza della<br />

porpora pigmentaria progressiva ovvero di chiazze color bruno-ocraceo, giallo camoscio, rossobrunastro<br />

o bruno-nerastro.<br />

Le <strong>ulcere</strong> degli arti inferiori con prevalente componente venosa colpiscono dallo 0.3% al 3%<br />

della popolazione e rappresentano <strong>il</strong> 70-80% di tutte le <strong>ulcere</strong> vascolari incidendo in modo<br />

significativo sulla spesa san<strong>it</strong>aria e sociale. E’ una patologia soprattutto dell’anziano e<br />

cost<strong>it</strong>uisce una s<strong>it</strong>uazione di estremo disagio per la qual<strong>it</strong>à della v<strong>it</strong>a del paziente e della sua<br />

famiglia.<br />

Le lesioni monolaterali o b<strong>il</strong>aterali localizzate al terzo inferiore di gamba specie in sede<br />

perimalleolare hanno forme ovalari o irregolari, bordi netti per lo più degradanti ma anche a<br />

picco, callosi o sotto minati. Il fondo può essere granuleggiante, coperto da fibrina o necrotico.<br />

Le dimensioni sono variab<strong>il</strong>i con tendenza all’estensione fino ad interessare in alcuni casi tutta<br />

la circonferenza dell’arto. La cute per<strong>il</strong>esionale può presentarsi edematosa, arrossata,<br />

pigmentata.<br />

Studi sulla <strong>terapia</strong> compressiva hanno evidenziato come bendaggi e calze elastiche<br />

cost<strong>it</strong>uiscano un valido trattamento di tale patologia, soprattutto in considerazione dell’ottimo<br />

rapporto costo-beneficio.<br />

4


IL BENDAGGIO<br />

CENNI STORICI<br />

Il trattamento <strong>delle</strong> <strong>ulcere</strong> è una pratica molto antica che si perde <strong>nella</strong> notte dei tempi, basti<br />

pensare alle prime segnalazioni che risalgono al neol<strong>it</strong>ico(5000-2500 a.C.) nonché alle c<strong>it</strong>azioni<br />

nelle sacre scr<strong>it</strong>ture (Antico Testamento, Bibbia) e nell’antico Eg<strong>it</strong>to.<br />

Il primo riferimento certo sulle <strong>ulcere</strong> <strong>venose</strong> invece si ha con Ippocrate (460-377 a.C.) che<br />

riconobbe <strong>il</strong> legame tra <strong>ulcere</strong> della gamba e varici (queste ultime per altro già descr<strong>it</strong>te da egizi<br />

e greci).A Lui va anche <strong>il</strong> mer<strong>it</strong>o di aver proposto un primo metodo rudimentale di<br />

compressione tram<strong>it</strong>e l’uso di spugne. Da questo momento in poi si assiste ad una diffusione<br />

sempre più ampia del <strong>bendaggio</strong> nel trattamento <strong>delle</strong> <strong>ulcere</strong> r<strong>it</strong>enute di origine <strong>venose</strong>:in India<br />

nel 200 a.C. veniva ut<strong>il</strong>izzata la tela cinese per eseguire tale tecnica; Celso nel 25 d.C.<br />

sosteneva l’importanza dell’elastocompressione e im<strong>it</strong>ando gli arabi ut<strong>il</strong>izzava rotoli di morbido<br />

lino. Henry de Mondev<strong>il</strong>le nel 1320 riconobbe l’ut<strong>il</strong><strong>it</strong>à della <strong>terapia</strong> compressiva nel controllo<br />

dell’edema specie se estesa a tutto l’arto e Savonarola inv<strong>it</strong>ava a bendare da distale a<br />

prossimale. Nel 1603 vennero descr<strong>it</strong>te in modo esauriente le valvole <strong>venose</strong> già individuate<br />

precedentemente e si diede molta importanza all’uso dell’elastocompressione <strong>nella</strong> cure <strong>delle</strong><br />

<strong>ulcere</strong> tram<strong>it</strong>e l’uso di gambaletti di cuoio di v<strong>it</strong>ello. Nel 1628 Harvey scoprì la circolazione del<br />

sangue e mise in relazione l’ulcera con la stasi venosa dando indicazione all’ut<strong>il</strong>izzo della<br />

contenzione elastica con bende o supporti di compressione differenziata dal piede verso la<br />

coscia. Nel 700 vennero proposte bende e calze in pelle animale, bende in fla<strong>nella</strong> imbevute di<br />

vino rosso o di aceto, astringenti o leggermente gessate. Nel 1771 apparvero le prime<br />

pubblicazioni interamente dedicate ai metodi compressivi. Nel 1824 Cooper affermò che la<br />

compressione <strong>delle</strong> vene varicosa rest<strong>it</strong>uisce alla valvola la continenza ribadendo l’importanza<br />

<strong>delle</strong> varici <strong>nella</strong> genesi dell’ulcera. L’elastocompressione divenne quindi un momento<br />

fondamentale dell’<strong>it</strong>er terapeutico in grado di ridurre le recidive dell’ulcera come sostenuto da<br />

Home. Nella seconda metà del 1800 <strong>il</strong> <strong>bendaggio</strong> restò ancora <strong>il</strong> gesto terapeutico più esegu<strong>it</strong>o<br />

ed efficace <strong>nella</strong> cura <strong>delle</strong> <strong>ulcere</strong>;<strong>il</strong> materiale proposto era <strong>il</strong> caucciù puro ma non tardò la<br />

scoperta di bendaggi adesivi che verranno però prodotti a livello industriale solo a partire dal<br />

1920 con la messa in commercio di Novoplast un materiale bi-adesivo resistente e<br />

contemporaneamente flessib<strong>il</strong>e. Nel 1885 Unna,dermatologo tedesco, inventò la pasta all’ossido<br />

di zinco usata per curare le dermat<strong>it</strong>i da stasi venosa che in segu<strong>it</strong>o impregnata in un <strong>bendaggio</strong><br />

divenne <strong>il</strong> principio attivo per la <strong>terapia</strong> <strong>delle</strong> <strong>ulcere</strong> (stivale di Unna). Egli inoltre sostenne la<br />

necess<strong>it</strong>à di un <strong>bendaggio</strong> con pressione e distribuzione proporzionali alla tensione dei tessuti<br />

sottostanti. Nel 1930 venne divulgato <strong>il</strong> <strong>bendaggio</strong> elasto-adesivo e lo sv<strong>il</strong>uppo <strong>delle</strong> moderne<br />

bende di contenzione è solo più legato alla tecnologia dei materiali usati.<br />

Dai tempi degli egizi ad ora sono cambiate molte cose ma <strong>il</strong> <strong>bendaggio</strong> con le sue giuste<br />

evoluzioni è sempre stato ut<strong>il</strong>izzato da tutti con buoni risultati <strong>nella</strong> cura <strong>delle</strong> <strong>ulcere</strong> r<strong>it</strong>enute di<br />

origine venosa.<br />

AZIONI DELLA COMPRESSIONE<br />

La <strong>terapia</strong> compressiva consiste nell’applicazione sulla superficie cutanea di una pressione<br />

esterna destinata a controb<strong>il</strong>anciare le pressioni intra<strong>venose</strong> patologiche al fine di prevenire e<br />

curare la malattia del sistema veno-linfatico.<br />

Il meccanismo di azione e le conseguenze cliniche della <strong>terapia</strong> compressiva sul sistema<br />

venoso possono essere riassunti in azione su:<br />

- sistema venoso superficiale e profondo<br />

- volume ematico<br />

5


- tessuti<br />

- compartimento microvasculotissutale<br />

- trombo venoso<br />

In realtà la <strong>terapia</strong> compressiva agisce anche sul livello del sistema linfatico e su quello<br />

arterioso.<br />

Effetti sul macrocircolo venoso<br />

La compressione di sufficiente intens<strong>it</strong>à eserc<strong>it</strong>ata sugli arti inferiori provoca la riduzione del<br />

calibro venoso con conseguente miglior collabimento dei lembi valvolari sani e riduzione dei<br />

reflussi patologici sino al 30-40%. In questo modo <strong>il</strong> sangue viene diretto verso le zone centrali<br />

del corpo con aumento del precarico cardiaco (non indicato nei pazienti con problemi di<br />

scompenso cardiaco).<br />

La riduzione del diametro dei vasi venosi insieme al potenziamento della sprem<strong>it</strong>ura <strong>delle</strong><br />

pompe <strong>venose</strong> (piede e polpaccio) durante la deambulazione determinano un aumento della<br />

veloc<strong>it</strong>à del flusso venoso (fino a 5 volte…per questo è importante associare sempre <strong>il</strong><br />

<strong>bendaggio</strong> alla mob<strong>il</strong>izzazione) con riduzione del reflusso e quindi della stasi.<br />

La riduzione della pressione idrostatica che ne consegue in associazione all’aumento della<br />

pressione interstiziale porta ad una riduzione della pressione transmurale e quindi a quella di<br />

f<strong>il</strong>trazione con conseguente aumento del riassorbimento di liquido nelle vene e nei vasi linfatici<br />

e riduzione fino alla scomparsa dell’edema.<br />

Effetti sul microcircolo<br />

Anche a livello della microcircolazione la compressione accellera <strong>il</strong> flusso del sangue che<br />

favorisce <strong>il</strong> distacco dei leucoc<strong>it</strong>i dall’endotelio impedendone l’ulteriore adesione e che un<strong>it</strong>a<br />

alla ridotta viscos<strong>it</strong>à ematica previene la microtrombosi parietale, i danni tessutali ischemici e<br />

la morte cellulare. Inoltre riduce la f<strong>il</strong>trazione cap<strong>il</strong>lare e favorisce <strong>il</strong> riassorbimento di liquidi e<br />

proteine grazie alla maggiore pressione tissutale con conseguente miglioramento<br />

dell’ossigenazione cutanea. Quest’ultima è anche favor<strong>it</strong>a dall’ammorbidirsi e dalla riduzione<br />

del tessuto lipodermatosclerotico conseguenza del <strong>bendaggio</strong> sul microcircolo. Infine la<br />

compressione provoca un aumentata produzione dei mediatori antiinfiammatori,<br />

anticoaugulanti, fibrinol<strong>it</strong>ici e vasod<strong>il</strong>atatori che agiscono non solo sulla riduzione della<br />

tensione legata all’edema ma anche sul dolore determinandone una diminuzione e quindi un<br />

effetto direttamente tangib<strong>il</strong>e da parte del paziente.<br />

Effetti sul sistema linfatico<br />

Il <strong>bendaggio</strong> agisce anche in parte sulla stasi linfatica riducendo la f<strong>il</strong>trazione cap<strong>il</strong>lare,<br />

aumentando <strong>il</strong> riassorbimento cap<strong>il</strong>lare specie per l’acqua e meno per le proteine, stimolando e<br />

velocizzando <strong>il</strong> trasporto della linfa verso le aree meno compresse.<br />

Effetti sul sistema arterioso<br />

Il <strong>bendaggio</strong> dovrà essere effettuato con molta attenzione nei confronti del paziente<br />

arteriopatico poiché se la pressione di interfaccia supera la pressione intra-arteriosa si<br />

determinano complicanze ischemiche. Se si tiene conto <strong>delle</strong> dovute precauzioni (che verranno<br />

descr<strong>it</strong>te successivamente) <strong>il</strong> <strong>bendaggio</strong> non necessariamente riduce <strong>il</strong> flusso arterioso ma anzi<br />

può aumentare <strong>il</strong> flusso pulsat<strong>il</strong>e, ridurre la pressione venosa e migliorare <strong>il</strong> gradiente arterovenoso<br />

in quanto diminuendo la compressione da edema aumenta <strong>il</strong> flusso arterioso.<br />

La pressione venosa <strong>nella</strong> safena interna a livello del malleolo è pari alla pressione idrostatica<br />

prodotta dall’altezza della colonna di sangue che va dall’atrio destro al punto dove viene<br />

r<strong>il</strong>evata la pressione.<br />

6


Nei paziente in posizione supina pressioni di oltre 10 mmHg circa sul polpaccio bastano a<br />

ridurre la stasi venosa (una <strong>delle</strong> cause principali della formazione di trombi) riducendo<br />

nettamente <strong>il</strong> volume di sangue <strong>nella</strong> parte inferiore della gamba e aumentando la veloc<strong>it</strong>à di<br />

circolazione sanguigna. In posizione coricata <strong>il</strong> <strong>bendaggio</strong> riduce <strong>il</strong> volume ematico dell’arto<br />

inferiore di circa <strong>il</strong> 45%. Pressioni superiori a 30 mmHg non producono ulteriori aumenti della<br />

veloc<strong>it</strong>à di circolazione del sangue.<br />

In posizione eretta la pressione della parte inferiore della gamba è intorno ai 90 mmHg per cui<br />

è come se si avesse sempre uno stato di ipertensione venosa e tale s<strong>it</strong>uazione è uguale nel<br />

paziente sano come nel flebopatico. Durante la deambulazione però nel soggetto sano vi è una<br />

riduzione della pressione al malleolo compresa tra 25 e 35 mmHg mentre nel soggetto<br />

flebopatico, a seconda della grav<strong>it</strong>à dell’insufficienza venosa tale riduzione è minore o<br />

addir<strong>it</strong>tura si assiste ad un aumento. L’intens<strong>it</strong>à di compressione per questi pazienti deve<br />

essere maggiore (es. 40-50 mmHg) per ottenere un effetto r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>e sulla circolazione del<br />

sangue. In ortostatismo <strong>il</strong> <strong>bendaggio</strong> riduce <strong>il</strong> volume ematico dell’arto inferiore di circa <strong>il</strong><br />

62%.<br />

CARATTERISTICHE FISICHE DELLE BENDE<br />

Le bende vengono caratterizzate e classificate in base all’estensib<strong>il</strong><strong>it</strong>à, all’elastic<strong>it</strong>à e alla loro<br />

funzione (fissaggio, compressione).<br />

Con <strong>il</strong> termine estendib<strong>il</strong><strong>it</strong>à si intende la capac<strong>it</strong>à di allungamento della benda quando<br />

sottoposta ad una forza tirante;la forza richiesta per ottenere un allungamento specifico indica<br />

la potenza parametro importante <strong>nella</strong> definizione di pressione eserc<strong>it</strong>ata dal <strong>bendaggio</strong>.<br />

Per elastic<strong>it</strong>à si indica la capac<strong>it</strong>à della benda di tornare alla sua lunghezza originaria quando<br />

viene a cessare la forza tirante.<br />

Un altro concetto molto importante è la rigid<strong>it</strong>à o stiffness ovvero la capac<strong>it</strong>à della benda di<br />

opporsi all’espansione del muscolo al momento della sua contrazione e dipende dal materiale<br />

usato <strong>nella</strong> sua costruzione:essa sarà tanto maggiore quanto minore è l’elastic<strong>it</strong>à della benda e<br />

più corta la sua estendib<strong>il</strong><strong>it</strong>à. L’Indice Statico di Stiffness definisce l’incremento della<br />

pressione del <strong>bendaggio</strong> (dato dalla resistenza offerta dalle bende) all’aumento di 1 cm della<br />

circonferenza dell’arto (pressione ortostatica-pressione supina/incremento volumetrico del<br />

polpaccio che per semplic<strong>it</strong>à si considera sempre pari ad 1cm).<br />

In base all’estensib<strong>il</strong><strong>it</strong>à avremo:<br />

- bende inestensib<strong>il</strong>i (all’ossido di zinco)<br />

- bende a corta estensib<strong>il</strong><strong>it</strong>à (140%)<br />

In base all’elastic<strong>it</strong>à avremo:<br />

- bende elastiche<br />

- bende anelastiche<br />

Quando si ut<strong>il</strong>izzano più componenti è preferib<strong>il</strong>e distinguere i bendaggi in<br />

- alta stiffness (Indice Statico di Stiffness maggiore di 10)<br />

- bassa stiffness (ISS minore di 10)<br />

In base alla funzione avremo:<br />

- bende di fissaggio (cotone di germania)<br />

- bende leggere<br />

- bendaggi compressivi che eserc<strong>it</strong>ano una pressione leggera (fino a 20 mmHg), media (fino<br />

a 30 mmHg), forte (fino a 40 mmHg) o molto forte (fino a 60 mmHg)<br />

7


Durante la deambulazione l’arto subisce <strong>delle</strong> variazioni di volume dovute all’alternarsi <strong>delle</strong><br />

contrazioni e del r<strong>il</strong>assamento dei muscoli della gamba. In relazione al fatto che una persona<br />

sia a riposo o in movimento possiamo distinguere due tipi di pressione eserc<strong>it</strong>ate da una benda:<br />

pressione a riposo: corrisponde alla pressione di applicazione della benda e dipende dalle<br />

caratteristiche di elastic<strong>it</strong>à del materiale usato. Viene misurata sull’arto non in movimento;<br />

meno è estensib<strong>il</strong>e <strong>il</strong> materiale e minore è la pressione a riposo;<br />

pressione di lavoro: è data dalla resistenza che la benda oppone all’espansione dei muscoli<br />

durante la contrazione ed è sempre misurata in movimento. Meno è estensib<strong>il</strong>e la benda e più<br />

elevata è la pressione di lavoro.<br />

A seconda del tipo di benda che si impiegherà per confezionare un <strong>bendaggio</strong> si avranno quindi<br />

pressioni diverse da poter ut<strong>il</strong>izzare in base alla s<strong>it</strong>uazione.<br />

Le bende elastiche (che tendono ad avere un allungamento medio o lungo) eserc<strong>it</strong>ano la loro<br />

pressione quando sottoposte a tensione stringendo da un lato nel tentativo di riacquistare la loro<br />

lunghezza originaria e cedendo dall’altro all’espansione muscolare. Questo permette di avere<br />

pressioni a riposo e pressioni di lavoro abbastanza costanti (con uno scarto fra di esse minimo<br />

ovvero SSI inferiore a 10) che vengono però mal tollerate dal paziente specie a riposo<br />

momento in cui eserc<strong>it</strong>ano una pressione maggiore e vanno quindi rimosse prima di andare a<br />

letto. Maggiore è la rigid<strong>it</strong>à della benda e maggiore sarà la pressione di lavoro.<br />

Questo tipo di bende è anche in grado di assorbire le variazioni della circonferenza dell’arto<br />

che si verificano con la riduzione dell’edema, contenendo le variazioni della pressione entro<br />

livelli minimi.<br />

Vengono realizzate con f<strong>il</strong>ati elastici naturali o sintetici di vario tipo come <strong>il</strong> caucciù o le<br />

gomme naturali, <strong>il</strong> poliammide (Nylon) e l’elastane (la Lycra) in associazione a materiali quali<br />

<strong>il</strong> cotone.<br />

Le bende anelastiche (inestensib<strong>il</strong>i o a corta estensib<strong>il</strong><strong>it</strong>à) eserc<strong>it</strong>ano la loro azione soprattutto<br />

durante <strong>il</strong> movimento con relativa contrazione muscolare perché si oppongono all’espansione<br />

del muscolo. Ne risulta una pressione interm<strong>it</strong>tente, relativamente bassa a riposo (e quindi ben<br />

sopportata dal paziente) e alta o molto alta in ortostatismo e durante la deambulazione. La<br />

differenza di pressione tra riposo e lavoro sarà sempre elevata (SSI maggiore di 10).<br />

Questi tipi di bendaggi eserc<strong>it</strong>ano una pressione efficace sui distretti profondi e sono in grado<br />

di ridurre rapidamente condizioni edemigene.<br />

CARATTERISTICHE DEL BENDAGGIO<br />

La pressione eserc<strong>it</strong>ata sulla superficie cutanea da un <strong>bendaggio</strong> dipende essenzialmente dalla<br />

tensione a cui viene applicato (T), dal numero degli strati (n) e dal raggio dell’arto (r); la<br />

relazione tra queste grandezze viene espressa dalla legge di Laplace:<br />

P= T x n<br />

r<br />

Si intuisce quindi che a par<strong>it</strong>à di tensione applicata e di sovrapposizione costante, la pressione<br />

decrescerà con l’aumentare del raggio di curvatura dell’arto. Senza variare quindi la tensione di<br />

applicazione, sfruttando la normale conic<strong>it</strong>à della gamba, otterremo una pressione graduale dal<br />

basso (maggiore) verso l’alto.<br />

Possiamo quindi agire sulla legge di Laplace in modi diversi per ottenere dei risultati specifici<br />

ad esempio:<br />

8


- variando <strong>il</strong> raggio dell’arto per ottenere pressioni diverse in determinati punti: ut<strong>il</strong>izzando<br />

spessori appos<strong>it</strong>i in alcune zone che riducano <strong>il</strong> raggio da bendare e che mi permettono<br />

quindi di avere pressioni maggiori o aumentando <strong>il</strong> raggio tram<strong>it</strong>e l’applicazione ad<br />

esempio di cotone di germania per la protezione di sporgenze ossee con conseguente<br />

diminuzione della pressione;<br />

- agendo sul numero di spire ovvero maggiori sono le spire e minore sarà l’elastic<strong>it</strong>à del<br />

<strong>bendaggio</strong>;<br />

- variando la forza di applicazione della benda.<br />

La tensione è determinata dalla forza applicata durante l’estensione della benda, ma la capac<strong>it</strong>à<br />

del <strong>bendaggio</strong> di mantenere una tensione specifica e quindi una determinata pressione deriva<br />

dalle sue proprietà elastometriche (isteresi:curve di allungamento e retrazione) a loro volta<br />

dipendenti dai tipi di f<strong>il</strong>ato e dai metodi costruttivi del tessuto usato.<br />

Quando una benda è applicata diversi fattori ne influenzano l’efficacia compressiva nel<br />

tempo:l’usura del materiale, la deambulazione con conseguenti ripetuti allungamenti e<br />

retrazioni, l’eventuale riduzione dell’edema, le caratteristiche fisiche del materiale usato. Si<br />

r<strong>it</strong>iene che la pressione eserc<strong>it</strong>ata dal <strong>bendaggio</strong> diminuisca di circa <strong>il</strong> 40% già dopo alcune ore<br />

dall’applicazione e tali effetti sono tanto maggiori quanto più la benda applicata è a corta<br />

estensib<strong>il</strong><strong>it</strong>à mentre i materiali elastici riducono al minimo tali effetti. Anche la posizione del<br />

paziente contribuisce alla variazione della pressione applicata:essa aumenta in ortostatismo<br />

rispetto al clinostatismo.<br />

A seconda del tipo di bende ut<strong>il</strong>izzate avremmo bendaggi anaelastici (alte pressioni<br />

deambulatorie e basse a riposo;può essere mantenuto anche durante le ore notturne), bendaggi<br />

a media elastic<strong>it</strong>à (fisso che può stare in sede per diversi giorni) o bendaggi elastici (pressioni<br />

elevate a riposo e minime durante la deambulazione, vengono messi al mattino e tolti alla<br />

sera;sono bendaggi più sicuri ma meno efficaci per la riduzione dell’edema e spesso si<br />

dislocano richiedendo un nuovo confezionamento durante la giornata).<br />

Scegliere un tipo di <strong>bendaggio</strong> piuttosto che un altro non dipende solo dal tipo di lesione o di<br />

problema che si deve affrontare ma anche dalle condizioni del paziente (se autosufficiente, se<br />

compliante, se allettato, se in grado di rifarlo autonomamente, possib<strong>il</strong><strong>it</strong>à di rivolgersi ai servizi<br />

terr<strong>it</strong>oriali) o del caregiver.<br />

I bendaggi anelastici o a corta estensib<strong>il</strong><strong>it</strong>à si ut<strong>il</strong>izzano nei pazienti più anziani, nelle<br />

insufficienze <strong>venose</strong> più gravi e complicate da turbe trofiche, nelle forme associate a<br />

arteriopatia obl<strong>it</strong>erante periferica (lieve o moderata);possono essere confezionati solo da<br />

professionisti con una certa esperienza.<br />

I bendaggi elastici possono essere ut<strong>il</strong>izzati per patologie <strong>venose</strong> meno gravi, per la riduzione<br />

di edemi molli e per la compressione del circolo venoso superficiale.<br />

Come regola generale però vale <strong>il</strong> fatto che più grave è la patologia flebologica più <strong>il</strong><br />

<strong>bendaggio</strong> deve essere a corta elastic<strong>it</strong>à o totalmente anelastico associato al movimento per<br />

ottenere <strong>il</strong> miglior risultato <strong>nella</strong> correzione della stasi.<br />

Il sistema di <strong>bendaggio</strong> compressivo multicomponente, specifico per <strong>il</strong> trattamento <strong>delle</strong> <strong>ulcere</strong><br />

<strong>venose</strong> degli arti inferiori, è in grado di produrre ottimi risultati su pazienti con indice<br />

braccio/caviglia di almeno 0,8.L’efficacia dell’impiego di questa tecnica è ormai stata<br />

dimostrata da innumerevoli studi clinici e revisioni sistematiche della letteratura ed è una<br />

procedura sostenuta da evidenze di tipo A. Il <strong>bendaggio</strong> multicomponente assicura una<br />

pressione compresa tra i 40 e 60 mmHg alla caviglia decrescenti fino a 17 mmHg al ginocchio<br />

mantenendo un livello di compressione efficace almeno per una settimana senza necess<strong>it</strong>à di<br />

cambiarlo nonostante la riduzione dell’edema. Esso inoltre è ben tollerato a riposo ed è<br />

particolarmente indicato <strong>nella</strong> riduzione degli edemi diffic<strong>il</strong>i.<br />

9


IL BENDAGGIO NELLA PRATICA CLINICA<br />

Sull’applicazione <strong>delle</strong> bende ci sono spesso alcune differenze tra i vari operatori ma pareri<br />

concordi sui principi fondamentali: si deve mantenere costante la tensione della benda e<br />

sovrapporre con regolar<strong>it</strong>à le spire l’una sull’altra in modo da dare uniform<strong>it</strong>à alla pressione<br />

poiché per la legge di Laplace, ad ogni sovrapposizione la pressione aumenta in modo<br />

proporzionale; <strong>il</strong> <strong>bendaggio</strong> deve partire dalla radice <strong>delle</strong> d<strong>it</strong>a del piede; deve essere effettuato<br />

dall’interno verso l’esterno dell’arto, per <strong>il</strong> piede destro procedendo in senso antiorario e per <strong>il</strong><br />

sinistro in senso orario; mantenendo la caratteristica di uniform<strong>it</strong>à della benda.<br />

Le tecniche di applicazione possono essere diverse:<br />

- a spire regolari: sovrapponendo le bende del 50%;<br />

- a otto: si parte a spire regolari sul piede o fino alla caviglia e poi si prosegue incrociando<br />

ad otto i giri di benda fin sotto <strong>il</strong> ginocchio;<br />

- ad otto fissato alla caviglia: si parte dalla caviglia si prosegue sul piede e si torna indietro<br />

verso la caviglia ed <strong>il</strong> resto della gamba;<br />

- a srotolamento spontaneo: si parte dalla radice <strong>delle</strong> d<strong>it</strong>a del piede e si sale fino al<br />

polpaccio e dopo un giro di fissaggio si ridiscende fino alla caviglia;<br />

- multicomponente: formato da bende con caratteristiche diverse di estensib<strong>il</strong><strong>it</strong>à ed elastic<strong>it</strong>à<br />

che vanno applicate in sequenze prestab<strong>il</strong><strong>it</strong>e: benda in ovatta,benda inestensib<strong>il</strong>e, benda a<br />

lunga estensib<strong>il</strong><strong>it</strong>à, benda coesiva, in genere applicate con la tecnica a spire regolari. Ci<br />

sono varianti dei bendaggi multicomponente ma bisogna sempre tenere conto che se si<br />

vogliono ottenere pressioni adeguate la benda ad allungamento lungo deve sempre essere<br />

posta al di sopra di quella rigida.<br />

La tecnica da ut<strong>il</strong>izzare insieme alla scelta del materiale verrà decisa in modo differenziato a<br />

seconda dei casi:<strong>il</strong> <strong>bendaggio</strong> ad otto rimane in sede più a lungo senza modificarsi e comprime<br />

circa <strong>il</strong> 30-40% in più rispetto a quello a spire regolari;<strong>il</strong> <strong>bendaggio</strong> a srotolamento spontaneo<br />

comprime maggiormente <strong>il</strong> polpaccio ed è quindi indicato per le patologie <strong>venose</strong> della regione<br />

posteriore di gamba;quello a otto fissato alla caviglia comprime maggiormente le regioni<br />

mediali interne della gamba ed è quindi indicato per le patologie <strong>venose</strong> di quella regione come<br />

le <strong>ulcere</strong> e le dermoipoderm<strong>it</strong>i. Ad oggi la maggiore evidenza scientifica si ha verso i bendaggi<br />

che eserc<strong>it</strong>ano alte pressioni ed in particolare verso i bendaggi multicomponente.<br />

Ruolo molto importante è rivest<strong>it</strong>o dalla manual<strong>it</strong>à dell’operatore:alcuni tipi di <strong>bendaggio</strong> come<br />

ad esempio <strong>il</strong> multicomponente o <strong>il</strong> <strong>bendaggio</strong> rigido possono solo essere effettuati da<br />

personale esperto.<br />

Prima dell’applicazione di qualsiasi <strong>bendaggio</strong> è bene considerare:<br />

- <strong>il</strong> tipo di patologia da trattare<br />

- la compliance del paziente<br />

- <strong>il</strong> livello di deambulazione del paziente<br />

- <strong>il</strong> tipo e la frequenza <strong>delle</strong> medicazioni<br />

- le caratteristiche della cute<br />

- la disponib<strong>il</strong><strong>it</strong>à del materiale<br />

- la possib<strong>il</strong><strong>it</strong>à di una collaborazione fam<strong>il</strong>iare<br />

- eventuali controindicazioni generali<br />

In sede di prima applicazione sarà quindi ut<strong>il</strong>e:<br />

- sottoporre <strong>il</strong> paziente ad una vis<strong>it</strong>a accurata che escluda la presenza di malattie arteriose (a<br />

tal propos<strong>it</strong>o è consigliab<strong>il</strong>e l’impiego di un minidoppler per valutare l’indice<br />

caviglia/braccio)<br />

- considerando che <strong>il</strong> sistema di <strong>bendaggio</strong> dà i risultati migliori su caviglie della<br />

circonferenza tra 18 e 25 cm, sarà opportuno misurare tale circonferenza e qualora fosse<br />

inferiore a 18 aumentare <strong>il</strong> raggio con idonee imbott<strong>it</strong>ure<br />

10


- analizzare l’arto del paziente per individuare possib<strong>il</strong>e prominenze ossee o fibrosi della<br />

gamba al fine di poterle opportunamente proteggere<br />

- tener presente che una cute delicata e frag<strong>il</strong>e può essere danneggiata da una compressione<br />

elevata<br />

- escludere l’impiego in pazienti arteriopatici (indice caviglia/braccio inferiore allo 0,6) o su<br />

pazienti diabetici con microangiopatia in stato avanzato.<br />

Nel posizionare <strong>il</strong> <strong>bendaggio</strong> <strong>il</strong> paziente sarà generalmente disteso con gamba r<strong>il</strong>assata, piede a<br />

90 gradi e leggermente rialzato;<strong>il</strong> <strong>bendaggio</strong> dovrà partire dalla radice <strong>delle</strong> d<strong>it</strong>a del piede fin<br />

sotto <strong>il</strong> ginocchio,steso in modo uniforme e dovrà essere ben accettato dal paziente.<br />

Pazienti non deambulanti, intolleranti a qualsiasi costrizione o con dolore insopportab<strong>il</strong>e o non<br />

abbastanza motivati avranno una compliance probab<strong>il</strong>mente insufficiente.<br />

Uno scorretto confezionamento del <strong>bendaggio</strong> può provocare dei problemi:<br />

- piede gonfio: può succedere qualora <strong>il</strong> <strong>bendaggio</strong> non cominci dalla radice <strong>delle</strong> d<strong>it</strong>a o<br />

quando si è eserc<strong>it</strong>ata una forza maggiore nell’applicazione della benda a livello prossimale<br />

invece che distale<br />

- polpaccio gonfio: è possib<strong>il</strong>e qualora <strong>il</strong> <strong>bendaggio</strong> termini prima dell’inizio<br />

dell’articolazione del ginocchio<br />

- lesioni sulle prominenze ossee: si possono avere laddove non si sono adeguatamente<br />

protette le prominenze ossee per cui la pressione del <strong>bendaggio</strong> sul piano osseo determina<br />

sofferenza tessutale<br />

- lesioni lungo l’arto bendato:possono comparire qualora la benda non stesa in maniera<br />

uniforme abbia creato <strong>delle</strong> pieghe che tendono ad aumentare la pressione in alcuni punti e<br />

a lesionare la cute<br />

- presenza di prur<strong>it</strong>o o bruciore: possib<strong>il</strong>e intolleranza o allergia a qualche componente <strong>delle</strong><br />

bende ut<strong>il</strong>izzate<br />

- estrem<strong>it</strong>à fredde,dolenti, cianotiche:è possib<strong>il</strong>e se <strong>il</strong> <strong>bendaggio</strong> viene applicato con una<br />

forza troppo elevata o comunque non adeguata alla condizione clinica del paziente…questa<br />

è un’emergenza e <strong>il</strong> <strong>bendaggio</strong> va rimosso immediatamente<br />

CONTROINDICAZIONI AL BENDAGGIO<br />

Esistono controindicazioni alla <strong>terapia</strong> compressiva che si riassumono nei seguenti punti:<br />

- Arteriopatie ostruttive con indice pressorio (Winsor) uguale o inferiore a 0,5 (è comunque<br />

consigliab<strong>il</strong>e effettuare una valutazione dopo test da sforzo);da applicare con particolare<br />

attenzione e su indicazione dello specialista in presenza di patologia arteriosa con indice di<br />

Winsor tra 0,6 e 0,8<br />

- Neuropatie gravi, poiché l’assenza o la forte riduzione di sensib<strong>il</strong><strong>it</strong>à cutanea aumenta <strong>il</strong><br />

rischio di danni provocati dalla pressione eserc<strong>it</strong>ata dal <strong>bendaggio</strong><br />

- Insufficienza cardiaca: qualora lo scompenso cardiaco fosse importante, non controllato ed<br />

associato ad edemi declivi, <strong>il</strong> <strong>bendaggio</strong> aumenta <strong>il</strong> r<strong>it</strong>orno venoso verso <strong>il</strong> cuore con<br />

conseguente peggioramento del quadro di scompenso<br />

- Fibromialgia reumatica (intolleranza spiccata a qualsiasi pressione sulla superficie cutanea)<br />

Le controindicazioni relative di più frequente osservazione oltre alle patologie osteoarticolari<br />

sono rappresentate dalle sindromi acro cianotiche e dal fenomeno di Rynaud poiché in tali casi<br />

si osserva spesso una intolleranza alla compressione anche leggera.<br />

11


CONCLUSIONI<br />

Da quanto esposto fino adesso risulta evidente come le <strong>ulcere</strong> che riconoscono una eziologia<br />

prevalentemente venosa e che sono la maggior parte <strong>delle</strong> <strong>ulcere</strong> degli arti inferiori possano<br />

essere trattate con una adeguata <strong>terapia</strong> compressiva (forza dell’evidenza A). I bendaggi<br />

multicomponente ad elevata intens<strong>it</strong>à di pressione hanno dimostrato inequivocab<strong>il</strong>mente di<br />

cost<strong>it</strong>uire una <strong>terapia</strong> sicura e di elevata efficacia <strong>nella</strong> cura di questa patologia (forza<br />

dell’evidenza A) .<br />

Se condotta con tecnica appropriata e materiale idoneo tale <strong>terapia</strong> porterà a tassi di guarigione<br />

del 70% in 12 settimane e se vengono impiegati programmi di prevenzione <strong>delle</strong> recidive<br />

(ut<strong>il</strong>izzo <strong>delle</strong> calze elastiche), la qual<strong>it</strong>à di v<strong>it</strong>a del paziente viene notevolmente migliorata e<br />

viene anche ridotta la spesa sul b<strong>il</strong>ancio san<strong>it</strong>ario pubblico. Prescindendo dalla corretta<br />

conoscenza <strong>delle</strong> tecniche di applicazione e dei vari materiali, fondamentale importanza<br />

assume l’accettazione di tale strumento terapeutico da parte del paziente che andrà quindi<br />

sempre adeguatamente motivato nonché ascoltato.<br />

12


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