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36<br />
buona la prima<br />
Storie di libri<br />
ed edizioni<br />
ANONIMO<br />
“LA VITA DI<br />
LAZARILLO DE<br />
TORMES (1554)”<br />
di Luca Bisin<br />
Non ancora vinto alle lusinghe di una fantasia incontrollata, subito prima di perdere<br />
il senno “per effetto del dormir poco e leggere molto”, il gentiluomo che si darà<br />
nome Don Chisciotte della Mancia esita incerto sul crinale sottilissimo tra la realtà<br />
e la narrazione: le ferite inferte e ricevute dai lucenti protagonisti dei romanzi<br />
cortesi non persuadono ancora del tutto il fragile intelletto del povero hidalgo, il quale non sa<br />
spiegarsi come sia possibile che tali lesioni, quand’anche curate dai più valenti chirurghi, non<br />
lascino pieni di cicatrici e di segni il volto e il corpo degli ardimentosi combattenti. Se, come ci<br />
ha insegnato Foucault, la follia di Don Chisciotte è piuttosto lo sguardo sbigottito e allucinato<br />
gettato in quell’inizio della modernità dove la scrittura e il mondo cessano irrimediabilmente<br />
di somigliarsi, allora il genio di Cervantes ha saputo additarci questa breccia aperta tra il linguaggio<br />
e le cose: sublimati nello splendore delle armature, i corpi dei cavalieri non recano<br />
alcuna memoria delle loro gesta prodigiose, le quali sopravvivono solo nella fantasiosa costruzione<br />
di un racconto, nella forbita articolazione di un libro che non sa più corrispondere<br />
all’esistenza. Forse, la perdita d’innocenza del Rinascimento passa anche per questo sguardo<br />
distrattamente gettato alla vulnerabile carne degli eroi, dove si dissolve l’illusione, come<br />
l’esprimeva l’umanista spagnolo Luis Vives, secondo cui “il corpo si accontenta del presente,<br />
scordando il passato e disinteressandosi del futuro”. Ma se l’immortale personaggio di<br />
Cervantes, forse proprio abbacinato dall’imprevista radicalità di quello sguardo fuggitivo,<br />
si ritrae nella lucida follia che trasforma il mondo stesso in un libro, il protagonista di La vita<br />
di Lazarillo de Tormes e delle sue fortune e avversità, apparso anonimo nel 1554, ne fa piuttosto<br />
pretesti<br />
| Maggio 2012