PreTesti - Telecom Italia
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6<br />
Vi prego di credermi, anche se a<br />
tutta prima potrebbe sembrarvi<br />
assurdo. Della notte che ha bruciato<br />
la mia vita, per quanti sforzi<br />
abbia fatto dopo e faccia tuttora per far riaffiorare<br />
qualche straccio di ricordo, la mia<br />
memoria ha cancellato proprio tutto. Perché<br />
ero tornato a casa ubriaco fino al midollo,<br />
e forse in discoteca qualcuno del gruppo<br />
mi aveva sciolto una pasticca di non so cosa<br />
in uno dei tanti bicchieri<br />
dei vari superalcolici che<br />
m’ero scolato al bar, uno<br />
dopo l’altro, come fossero<br />
gingerini. Era perché<br />
era finita con Maia e<br />
avevo un gran bisogno<br />
di annichilirmi del tutto<br />
quella notte, di azzerare<br />
nella mente il dolore...<br />
Quello che alla fine ricordavo<br />
era che la mattina<br />
dopo m’ero svegliato<br />
con una terribile emicrania,<br />
seduto sul pavimento<br />
della mia camera matrimoniale, ancora<br />
vestito, e che mia moglie, che non era uscita<br />
con me quella sera, era sul letto tutta nuda<br />
in un lago di sangue. Solo questo posso dire<br />
con certezza, avevo appreso dal telegiornale<br />
d’essere il principale indiziato dell’omicidio<br />
di Raffaella, e in effetti sì, visto che<br />
non ricordavo più nulla, poteva essere benissimo<br />
che fossi io l’assassino. Ai giornalisti<br />
che erano accorsi a intervistarmi avevo<br />
dichiarato che, anche se non sapevo esattamente<br />
come fossero andate le cose, mi sentivo<br />
colpevole, che spesso negli ultimi tempi<br />
avevamo litigato, che avevo anche desiderato<br />
intensamente, in più d’un’occasione,<br />
Solo questo posso<br />
dire con certezza,<br />
avevo appreso dal<br />
telegiornale d’essere<br />
il principale indiziato<br />
dell’omicidio di<br />
raffaella, e in effetti sì,<br />
visto che non ricordavo<br />
più nulla, poteva essere<br />
benissimo che fossi io<br />
l’assassino.<br />
la morte di mia moglie; e che, anche se non<br />
avrei mai immaginato di poter giungere a<br />
tanto, a volte si sa, se si beve molto e chissà<br />
cos’altro s’è ingurgitato a propria insaputa<br />
in discoteca, può succedere qualunque cosa<br />
e non è detto che uno poi se la ricordi. Non<br />
avevo le prove della mia colpevolezza, così<br />
avevo concluso l’intervista, ma mi fidavo<br />
ciecamente degli inquirenti. M’ero sforzato<br />
anche di collaborare il più possibile col<br />
commissario Morelli, un<br />
bel signore distinto, ancora<br />
giovane e molto affabile,<br />
di sicuro avviato<br />
a una brillante carriera.<br />
Non m’importava granché<br />
di finire in galera, a<br />
quel punto, volevo solo<br />
sapere anch’io la verità.<br />
Gli avevo raccontato,<br />
per aiutarlo a chiarire la<br />
faccenda, tutti i possibili<br />
moventi dell’omicidio,<br />
di come eravamo in crisi<br />
da tempo io e Raffaella,<br />
di che carattere dispotico avesse lei e lunatico<br />
io, di come le cose fossero precipitate<br />
alla fine, dopo che avevo perso il lavoro; di<br />
quanto lei mi disprezzasse e io mi ostinassi<br />
per parte mia a non sopportare chi perdeva<br />
il suo tempo a disprezzarmi, con tante cose<br />
più utili e belle che si sarebbero potute fare<br />
nel frattempo. Eravamo sempre sul punto<br />
di lasciarci, senza mai trovare il coraggio<br />
per farlo...<br />
E nella mia deposizione al commissariato<br />
avevo raccontato anche di Maia, per filo<br />
e per segno. Così la chiamavo io, e d’altra<br />
parte non ne conoscevo il vero nome, né<br />
lei il mio. Era il nostro patto. Per lei io ero<br />
pretesti|<br />
Maggio 2012