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La Riserva Naturale Regionale “Montagne della Duchessa”

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<strong>Riserva</strong> <strong>Naturale</strong> <strong>Regionale</strong> Montagne <strong>della</strong> Duchessa<br />

umani abbiamo copiato dai chirotteri e dai cetacei<br />

per localizzare gli ostacoli.<br />

Come funziona il biosonar dei chirotteri? Durante<br />

il volo l’animale emette dalla bocca (in alcune<br />

specie dal naso) le onde acustiche, le quali intercettano<br />

qualsiasi ostacolo, per esempio un insetto<br />

o una foglia, e vengono riflesse; l’animale percepisce<br />

con le orecchie l’eco prodotta dalla sua emissione<br />

e, grazie a complessi meccanismi fisiologici,<br />

calcola la distanza tra sé e l’ostacolo e lo localizza<br />

con estrema precisione, il tutto in frazioni di<br />

secondo (Figura 2). L’emissione delle onde ultrasonore<br />

non è continua ma avviene a intervalli<br />

regolari: tra un’emissione e la successiva l’animale<br />

ascolta le onde di ritorno e le elabora.<br />

Ripetendo il processo di emissione – ricezione –<br />

elaborazione, il chirottero costruisce una mappa<br />

tridimensionale dello spazio intorno a sé, localizza<br />

la preda in movimento e la cattura.<br />

<strong>La</strong> frequenza degli ultrasuoni emessi varia da specie<br />

a specie e dipende dall’ambiente in cui la specie<br />

solitamente caccia: il sottobosco di una fustaia<br />

vetusta di faggio, ambiente di caccia prediletto<br />

per esempio dal vespertilio di Bechstein (Myotis<br />

bechsteinii), presenta ostacoli molto diversi da<br />

quelli che si incontrano in un prato con erba alta<br />

o lungo le sponde di un fiume.<br />

Nei Rinolofidi si osserva un meccanismo molto<br />

diverso, in cui l’animale emette attraverso le narici<br />

segnali ad alta frequenza nella cui eco riscontra<br />

“tracce” determinate dalla interazione del suono<br />

emesso con gli ostacoli intercettati, indizi utili a<br />

comprendere la natura dell’oggetto da determinare.<br />

Così, il movimento delle ali di una falena imprimerà<br />

delle alterazioni di intensità e frequenza nel corpo<br />

dell’eco definite “scintille acustiche”, che aiutano il<br />

pipistrello a comprendere con che preda ha a che<br />

fare anche nel folto <strong>della</strong> vegetazione forestale.<br />

11<br />

figura 3 Il padiglione auricolare di Plecotus austriacus -<br />

FOTO DI L. CISTRONE<br />

I microchirotteri non emettono suoni solo per<br />

cacciare ma anche per comunicare nella loro vita<br />

sociale; i segnali sociali (social calls) di alcune<br />

specie ricadono in intervalli di frequenze da noi<br />

udibili almeno in parte. In specie come il molosso<br />

di Cestoni (Tadarida teniotis) e la nottola<br />

gigante (Nyctalus lasiopterus) gli stessi segnali<br />

utilizzati per il biosonar sono udibili come forti e<br />

cadenzati “zip” emessi durante il volo.<br />

Le complesse facoltà uditive dei chirotteri spiegano<br />

le forme stravaganti dei padiglioni auricolari,<br />

così ricchi di pliche ed escrescenze. Va inoltre<br />

ricordato che l’udito viene utilizzato da certe specie<br />

per percepire il rumore prodotto dalla preda<br />

che si muove sul fogliame oppure a terra, in<br />

situazioni in cui l’ecolocalizzazione non sarebbe<br />

utile ad intercettarla. Lo stesso “trucco” è impiegato<br />

da alcune specie di chirotteri per la cattura<br />

di prede sensibili agli ultrasuoni, come certe falene<br />

che appena sentono questi segnali compiono<br />

una manovra evasiva per salvarsi la pelle. <strong>La</strong>

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