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La Riserva Naturale Regionale “Montagne della Duchessa”

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te di tricotteri, ditteri nematoceri e ditteri chironomidi<br />

(sia insetti adulti sia pupe), che sono catturati<br />

al volo sul pelo dell’acqua sfruttando l’uropatagio<br />

come una sorta di “rastrello” che raccoglie la<br />

preda e la porta alla bocca; è il caso del vespertilio<br />

di Daubenton (Myotis daubentonii) e del<br />

vespertilio di Capaccini (Myotis capaccinii); le doti<br />

di predatori permettono loro di catturare anche<br />

piccoli pesci, come è stato osservato anche in uno<br />

studio condotto da uno degli autori (D. R.) su una<br />

popolazione laziale <strong>della</strong> seconda specie.<br />

Molti chirotteri di habitat boschivi sono specializzati<br />

nella caccia alle falene (Figura 5) tipiche di<br />

questi ambienti, per esempio il barbastello<br />

(Barbastella barbastellus), alcuni rinolofidi (genere<br />

Rhinolophus), gli orecchioni (genere Plecotus).<br />

figura 5 - FOTO DI P. MAZZEI<br />

<strong>Riserva</strong> <strong>Naturale</strong> <strong>Regionale</strong> Montagne <strong>della</strong> Duchessa<br />

Il molosso di Cestoni (Tadarida teniotis), che vola<br />

ad alta quota, è un altro sterminatore di falene,<br />

che costituiscono la quasi totalità delle sue prede.<br />

Accanto agli specialisti abbiamo poi i generalisti,<br />

come alcune specie del genere Pipistrellus che<br />

ritroviamo in molti ambienti e che si nutrono di piccoli<br />

insetti in relazione alla loro disponibilità locale,<br />

spesso concentrandosi nella caccia accanto ai<br />

lampioni, la cui luce attira le prede (Figura 6).<br />

Nelle aree coltivate i chirotteri hanno un ruolo fondamentale<br />

nella lotta agli insetti ritenuti dannosi<br />

per l’agricoltura; infatti molte specie di insetti che<br />

si nutrono di vegetali (soprattutto durante la fase<br />

13<br />

figura 6 Un lampione di Cartore, l’unico centro abitato<br />

all’interno <strong>della</strong> <strong>Riserva</strong> - FOTO DI D. VALFRÈ<br />

larvale <strong>della</strong> loro vita) sono ottime prede per i chirotteri,<br />

che assumono così il ruolo di insetticidi<br />

naturali. A partire dal secondo dopoguerra abbiamo<br />

iniziato a usare in modo massiccio gli insetticidi<br />

chimici per massimizzare le produzioni agricole.<br />

Ebbene, nell’arco di un cinquantennio questi<br />

insetticidi e, in generale, tutti i pesticidi usati nell’agricoltura<br />

intensiva si sono rivelati drammaticamente<br />

dannosi non tanto per gli insetti quanto per<br />

i loro predatori, chirotteri e uccelli. Com’è avvenuto<br />

(e come avviene tuttora) questo processo?<br />

L’uso massiccio e prolungato di pesticidi ha funzionato<br />

da agente selettivo nei confronti delle popolazioni<br />

di insetti favorendo la sopravvivenza e la<br />

successiva riproduzione di individui casualmente<br />

portatori di geni che conferiscono resistenza ai tossici;<br />

questa rapida evoluzione per effetto <strong>della</strong><br />

selezione è stata possibile grazie ai brevissimi<br />

tempi di generazione di molte specie di insetti,<br />

all’enorme numero di discendenti generato da un<br />

singolo individuo e alla numerosità delle popolazioni<br />

(per numero e diversità gli insetti sono i<br />

dominatori assoluti degli ecosistemi e, in ultima<br />

istanza, del pianeta). Si sono così formati e continuano<br />

a formarsi ceppi di insetti resistenti ai pesticidi<br />

che assimilano i composti tossici senza riceverne<br />

alcun danno biologico, mentre noi continuia-

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