01.06.2013 Views

La Riserva Naturale Regionale “Montagne della Duchessa”

La Riserva Naturale Regionale “Montagne della Duchessa”

La Riserva Naturale Regionale “Montagne della Duchessa”

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

<strong>Riserva</strong> <strong>Naturale</strong> <strong>Regionale</strong> Montagne <strong>della</strong> Duchessa<br />

figura 13 L’eremo di San Costanzo, in Val di Teve, ricavato in una grotta naturale - FOTO ARCHIVIO RISERVA<br />

dell’autunno e solo durante le ore notturne si riuniscono<br />

tantissimi individui di differenti specie, in<br />

buona parte per accoppiarsi e, talora, per ispezionare<br />

le condizioni del sito ai fini dell’ibernazione:<br />

questi siti sono detti rifugi di “swarming”, parola<br />

inglese traducibile come “sciamatura”.<br />

Ci torneremo tra poco, ma è il caso di anticipare<br />

che a seconda delle necessità vitali incontrate dai<br />

pipistrelli nelle diverse fasi fisiologiche, i rifugi<br />

avranno caratteristiche molto diverse in base alle<br />

quali saranno scelti. I chirotteri che usano le grotte<br />

e, in parte, gli edifici possono frequentare lo stesso<br />

sito per molti anni; la stessa cosa non può dirsi per<br />

le specie che si rifugiano negli alberi: uno studio<br />

sul barbastello condotto per alcuni anni nelle faggete<br />

del Parco Nazionale d’Abruzzo, <strong>La</strong>zio e Molise<br />

(Figura 14) ha dimostrato che quasi la metà degli<br />

individui usava più di un albero come roost e alcuni<br />

addirittura cambiavano roost anche tutti i giorni.<br />

Ma perché cambiare rifugio nell’arco <strong>della</strong> medesima<br />

stagione o da un anno all’altro? Sono state<br />

proposte varie spiegazioni, ma almeno in quel caso<br />

gli studiosi ritengono che il vantaggio consista nel<br />

mantenere aggiornata la memoria dei rifugi utilizzabili,<br />

qualora quello correntemente usato sia compromesso<br />

(cosa alquanto probabile: si pensi a un<br />

forte scroscio di pioggia che stacca la labile squama<br />

di corteccia che fa da tetto al rifugio, oppure a<br />

17<br />

una martora troppo insistente che ha identificato<br />

l’ingresso di quest’ultimo…). In effetti la fedeltà al<br />

roost sembra dipendere dalla sua tipologia. Per<br />

esempio, grotte, miniere, edifici e fessure nelle<br />

pareti rocciose sono siti stabili, che offrono costante<br />

protezione dai fattori esterni, per cui sono utilizzabili<br />

di continuo; strutture come i tronchi cavi o i<br />

lembi di corteccia staccati dal tronco sono invece<br />

effimere e soggette alle avversità meteorologiche.<br />

In generale i chirotteri che usano strutture permanenti<br />

mostrano un maggiore livello di fedeltà al<br />

roost rispetto a quelli che utilizzano strutture temporanee.<br />

figura 14 Una faggeta vetusta nel Parco Nazionale<br />

d’Abruzzo, <strong>La</strong>zio e Molise - FOTO DI L. CISTRONE

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!