Foto storia della rivoluzione messicana di inizio '900. In mostra ... - VIC
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<strong>Foto</strong> <strong>storia</strong> <strong>della</strong> <strong>rivoluzione</strong> <strong>messicana</strong> <strong>di</strong> <strong>inizio</strong> ‘900. <strong>In</strong> <strong>mostra</strong> al<br />
Palazzo delle Esposizioni: generali e peones, <strong>di</strong>ttatori e idealisti,<br />
donne guerriere e sbarchi <strong>di</strong> marines; il tutto testimoniato dai primi<br />
fotoreporter <strong>della</strong> <strong>storia</strong> moderna.<br />
<strong>di</strong> Giuliano Giulianini<br />
Mexico<br />
Immagini <strong>di</strong> una <strong>rivoluzione</strong><br />
Palazzo delle Esposizioni<br />
<strong>In</strong> corso fino al 9 gennaio 2011<br />
Orari: mar-dom 10-20;<br />
ven-sab 10-22.30<br />
<strong>In</strong>gresso: intero 12,50 euro;<br />
ridotto 10 euro<br />
Per informazioni: 0639967500<br />
www.palazzoesposizioni.it
Porfirio Diaz fu presidente del Messico<br />
per circa 25 anni, a cavallo tra ‘800<br />
e ‘900. Si ripropose <strong>di</strong> modernizzare<br />
il paese e per farlo assunse poteri<br />
<strong>di</strong>ttatoriali. Portò ai messicani strade e<br />
ferrovie, industria e tecnologie europee,<br />
ma favorì anche i latifon<strong>di</strong>sti terrieri<br />
e le gran<strong>di</strong> imprese nordamericane.<br />
Quando conta<strong>di</strong>ni e intellettuali si unirono<br />
nelle proteste, il suo governo <strong>di</strong>venne<br />
repressivo: i messicani avevano <strong>di</strong> che<br />
vivere ma se contestavano venivano<br />
perseguitati. Pan y palo, appunto:<br />
pane e bastone, come riassume una<br />
def<strong>inizio</strong>ne dell’epoca. La sequenza<br />
<strong>di</strong> foto in <strong>mostra</strong> al secondo piano del<br />
Palazzo delle Esposizioni, che va sotto<br />
il titolo <strong>di</strong> “Immagini <strong>di</strong> una <strong>rivoluzione</strong>”<br />
non è però una mera croni<strong>storia</strong> <strong>della</strong><br />
stessa, quanto piuttosto una finestra sul<br />
Messico rivoluzionario aperta da nuovi<br />
protagonisti <strong>della</strong> <strong>storia</strong>: i fotoreporter.<br />
Gli apparecchi fotografici sempre più<br />
leggeri e trasportabili consentirono a un<br />
numero sempre maggiore <strong>di</strong> fotografi<br />
messicani e statunitensi <strong>di</strong> aggregarsi<br />
alle truppe federali o alle bande irregolari,<br />
per documentare le varie fasi <strong>della</strong><br />
<strong>rivoluzione</strong>. Erano veri protagonisti <strong>della</strong><br />
Storia, in quanto prendevano parte nella<br />
contesa semplicemente seguendo l’uno<br />
o l’altro partito e vendendo le foto a<br />
giornali <strong>di</strong> questa o quell’altra fazione.<br />
Le sezioni che si succedono seguono i<br />
<strong>di</strong>versi avvicendamenti <strong>di</strong> potere. Degli<br />
ultimi anni <strong>di</strong> Diaz, le foto raccontano il<br />
contrasto tra ricchi messicani a passeggio<br />
e poveri popolani dai pie<strong>di</strong> nu<strong>di</strong>, come<br />
i bambini che portano in braccio. Del<br />
periodo del successore Madero sono<br />
i primi ritratti <strong>di</strong> Pancho Villa e Ramon<br />
Iturbe; con le foto degli or<strong>di</strong>nati reparti del<br />
governo federale, messe a confronto con<br />
le armate brancaleone <strong>di</strong> fede maderista.<br />
Poi si guarda allo Zapatismo, il movimento<br />
che univa i peones e li <strong>di</strong>fendeva<br />
da razzie ed ecci<strong>di</strong>. È l’epoca delle<br />
“coronelas”, le donne in armi al comando<br />
<strong>di</strong> soldataglie povere ma fiere (si noti<br />
a questo proposito, nell’immagine che<br />
apre questo articolo, la fermezza dello<br />
sguardo del militante zapatista catturato<br />
e fotografato con i suoi nemici). Molte<br />
foto sono posate, costruite: guerriglieri,<br />
generali, prigionieri, condannati a morte,<br />
famiglie in fuga e intere compagini<br />
governative si fermavano volentieri per<br />
farsi immortalare dai fotografi in campo.<br />
Altre foto hanno invece un taglio più<br />
moderno, che preannuncia il futuro:<br />
battaglie in corso, manifestazioni <strong>di</strong><br />
piazza, effetti dei bombardamenti per<br />
le strade. Questo fu infatti uno dei primi<br />
conflitti a colpire pesantemente i civili. I<br />
leader rivoluzionari e governativi non si<br />
facevano scrupolo <strong>di</strong> or<strong>di</strong>nare massacri<br />
e razzie, bombardamenti e fucilazioni. Va<br />
detto che alcune foto sono molto crude:<br />
in una, un me<strong>di</strong>co posa con la gamba<br />
che ha appena amputato; in un’altra<br />
un cadavere giace nella polvere con il<br />
cranio aperto; una delle più incre<strong>di</strong>bili,<br />
spiega la <strong>di</strong>dascalia, ritrae la numerosa<br />
famiglia <strong>di</strong> un impiccato, sotto il corpo<br />
ancora appeso del congiunto: il fatto è<br />
che spesso il corpo non veniva restituito<br />
alla famiglia, che dunque chiedeva<br />
al fotografo <strong>di</strong> passaggio <strong>di</strong> prendere<br />
quell’immagine a futuro ricordo dello<br />
scomparso. I fotografi <strong>di</strong>ventarono delle<br />
star: reporter come Chavez Medrano,<br />
detto “El Gran Lente”, avevano il potere<br />
<strong>di</strong> mettere in posa interi reparti militari<br />
per ricreare sul posto scene <strong>di</strong> battaglie<br />
finite. Successe persino con i marines<br />
statunitensi, quando nel 1914 questi<br />
sbarcarono a Veracruz per <strong>di</strong>fendere<br />
Signore <strong>di</strong> Tacubaya a passeggio,<br />
incrociano delle bambine povere<br />
Distretto Federale, 1904 ca.<br />
gli interessi del potente vicino. Una<br />
<strong>storia</strong> raccontata per immagini in cui<br />
la <strong>rivoluzione</strong>, più che romantica, è<br />
vista come “morte e fame che vanno a<br />
braccetto”, come sta scritto nel libro <strong>di</strong><br />
memorie del 1985 “Las hi<strong>storia</strong>s de los<br />
viejos”, da cui molte tristi testimonianze<br />
sono state tratte per spiegare le foto in<br />
<strong>mostra</strong>.