2 - Eppi
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PERIODICO TRIMESTRALE ENTE DI PREVIDENZA DEI PERITI INDUSTRIALI E DEI PERITI INDUSTRIALI LAUREATI
PERIODICO TRIMESTRALE ENTE DI PREVIDENZA DEI PERITI INDUSTRIALI E DEI PERITI INDUSTRIALI LAUREATI<br />
EPPInforma è stampato su carta ecologica<br />
riciclata Fedrigoni Collezione SYM – Symbol<br />
Freelife Satin “Ogni foglio salva una foglia”<br />
UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA<br />
Editore EPPI<br />
Ente di Previdenza<br />
dei Periti Industriali<br />
e dei Periti Industriali Laureati<br />
Piazza della Croce Rossa 3<br />
00161 ROMA<br />
Tel. 06 44001<br />
Fax 06 44001222<br />
e.mail eppi@mclink.it<br />
www.eppi.it<br />
indice<br />
EPPINFORMA Dicembre 2009/4<br />
Cosa è successo 2<br />
L’intervento<br />
Tavoli tecnici 3<br />
L’intervista<br />
La terza via 4<br />
Blocknotes<br />
Gli appuntamenti da ricordare 7<br />
Servizi<br />
Quando l’Inps chiama 8<br />
Occhio al sito<br />
Pec: la tua e-mail ufficiale 11<br />
Terza Pagina<br />
Punto di equilibrio 12<br />
Zattera<br />
Le parole della previdenza 17<br />
La novità<br />
Il nodo al pettine 18<br />
Approfondire<br />
Una pensione a tre strati 22<br />
L’intruso<br />
Guarda avanti 24<br />
Direttore responsabile<br />
Florio Bendinelli<br />
è realizzato dall’Ufficio stampa dell’EPPI<br />
Comitato tecnico<br />
Valerio Bignami, Roberto Contessi,<br />
Michele Merola, Maria F. Spagnoletti<br />
Progetto grafico<br />
Tiziana Mazzuca, Claudio Serafini<br />
ROC<br />
Iscrizione N. 12101<br />
del 29 Ottobre 2005<br />
Stampa e realizzazione grafica<br />
Edigraf Editoriale Grafica<br />
Via G. Mameli, 28 - 00153 Roma<br />
Autorizzazione del tribunale di Roma<br />
150/2008 in data 07.05.04<br />
Tiratura 10.400 copie<br />
Finito di stampare<br />
nel mese di Dicembre 2009<br />
EPPINFORMA - INDICE 1
COSA È SUCCESSO COSA È SUCCESSO COSA È SUCCESSO COSA È SUCCESSO COSA È SUCCE<br />
2<br />
ottobre<br />
Si aprono i tavoli tecnici<br />
13 ottobre<br />
Si aprono i tavoli tecnici, coordinati da<br />
Francesco Verbaro, di confronto tra Economia,<br />
Welfare e Casse di previdenza private.<br />
Si stabilisce di istituire una sezione specifica<br />
per gli Enti di nuova generazione come<br />
l’<strong>Eppi</strong>.<br />
L’<strong>Eppi</strong> taglia i tassi<br />
30 ottobre<br />
Inviata a tutti gli iscritti una brochure informativa<br />
sulla opportunità di godere di mutui<br />
e prestiti agevolati, e per accedere ai sostegni<br />
in caso di necessità. L’iniziativa segue<br />
l’approvazione da parte dei ministeri vigilanti<br />
alla Riforma dei “benefici assistenziali”<br />
il 5 maggio 2009.<br />
novembre<br />
Ok ai Consulenti del lavoro<br />
3 novembre<br />
Il Ministero dell’Economia e quello del Welfare<br />
danno il benestare alla riforma previdenziale<br />
presentata dall’Ente di previdenza a<br />
tutela dei consulenti del lavoro. Le modifiche<br />
scattano dal 1 gennaio: tra i cambiamenti,<br />
l’istituzione di 5 fasce di contribuzione in<br />
relazione all’anzianità di iscrizione.<br />
Il documento della discordia<br />
11 novembre<br />
Italia Oggi pubblica un documento del Nucleo<br />
di valutazione che attesta previsioni<br />
EPPINFORMA - COSA È SUCCESSO<br />
dei rendimenti troppo ottimiste di 7 Casse<br />
di previdenza nel periodo 2006-2009. L’<strong>Eppi</strong><br />
non è tra le 7, dato che le rendite previste al<br />
2006 sono in linea con quelle ottenute nel<br />
triennio sotto osservazione (+0,42% rispetto<br />
alle previsioni).<br />
Ecco anche ingegneri, architetti<br />
e avvocati<br />
18 novembre<br />
Durante la Conferenza sui servizi, viene dato<br />
il via libera alla riforma presentata da<br />
Inarcassa e Cassa forense. Per entrambi,<br />
entrata in vigore presumibilmente al 1 gennaio<br />
2010. La riforma dovrebbe aumentare<br />
la sostenibilità dei conti delle gestioni previdenziali<br />
e prevede un robusto innalzamento<br />
dell’età pensionistica nonché l’introduzione<br />
di un sistema di contribuzione modulare.<br />
Integrativo aperto<br />
19 novembre<br />
Al tavolo tecnico specifico per le Casse di<br />
nuova generazione, i rappresentanti dei ministeri<br />
dell’Economia (Sidoti) e del Welfare<br />
(Geroldi), con il supporto del Nucleo di valutazione<br />
(Brambilla), aprono alla gestione<br />
a fini previdenziali del contributo integrativo.<br />
Il prossimo incontro sarà di confronto<br />
sulla proposta tecnica concreta.<br />
Scade il versamento acconti<br />
30 novembre<br />
È scaduto il termine per versare la rata di<br />
acconto sui contributi previdenziali per i<br />
periti industriali liberi professionisti.
Non so se è dovuto al fatto che il tema<br />
delle elezioni anticipate ha fatto di<br />
nuovo capolino nelle cronache italiane,<br />
ma il Governo si è ricordato finalmente<br />
delle libere professioni: da una parte<br />
ha messo mano alla riforma degli Ordini,<br />
sembra con una strategia indicata direttamente<br />
dal ministro della Giustizia Alfano, e<br />
dall’altra parte ha preso in considerazione<br />
le proposte di modifiche regolamentari<br />
presentate dalle Casse di previdenza private.<br />
Per quest’ultime, si è aperta una stagione<br />
di “tavoli tecnici”, varati dai ministeri<br />
dell’Economia e del Welfare, con l’intento<br />
di certificare lo stato dei problemi, affidare<br />
le possibili proposte a degli esperti per poi<br />
giungere ad<br />
una decisione<br />
condivisa.<br />
I risultati non<br />
mancano: in<br />
questo scorcio<br />
di fine 2009 sono<br />
state approvate<br />
le miniriforme presentate dalla previdenza<br />
dei consulenti del lavoro, avvocati, ingegneri<br />
e architetti, mentre si è in attesa del<br />
via libera a favore dei commercialisti. Le modifiche<br />
approvate ruotano su due punti cardine:<br />
calcolare la pensione sui redditi prodotti<br />
sull’intera carriera professionale e aumentare<br />
la percentuale di rivalsa che il professionista<br />
chiede in fattura al cliente per<br />
utilizzarla ai fini previdenziali. Con il primo<br />
provvedimento, le pensioni si smagriscono<br />
ma i bilanci prendono respiro. Con il secondo<br />
provvedimento, si garantiscono le promesse<br />
prese con le generazioni anziane che<br />
stanno per andare in pensione e si proteggono<br />
le future prestazioni dei giovani.<br />
Ad occhio e croce, si potrebbe dire che<br />
il tanto vituperato sistema contributivo<br />
stia facendo breccia. Calcolare la<br />
pensione sull’intera vita professionale (in<br />
Tavoli tecnici<br />
di Florio Bendinelli<br />
qualche caso escludendo solo gli anni di<br />
reddito peggiori) significa di fatto accogliere<br />
il principio del “tanto versi, tanto prendi”.<br />
D’altro canto, sembra abbia fatto breccia<br />
anche un principio di buon senso: poter<br />
utilizzare per la propria previdenza anche il<br />
contributo di “rivalsa” a carico del cliente,<br />
ammesso che il suo utilizzo venga ampliato<br />
secondo dei paletti normativi chiari. Questa<br />
è musica per le orecchie dei periti industriali,<br />
poiché è dal 2005 che l’ente di previdenza<br />
sta spingendo per aumentare le pensioni<br />
dei propri iscritti utilizzando anche la<br />
rivalsa in fattura, tecnicamente il cosiddetto<br />
“contributo integrativo”.<br />
Si è aperta una stagione di “tavoli tecnici”,<br />
varati dai ministeri dell’Economia<br />
e del Welfare, su cui merita puntare.<br />
“<br />
”<br />
Proprio in questo senso, il ministro del<br />
Welfare Sacconi ha accolto l’idea di<br />
un secondo tavolo specifico per gli<br />
enti di previdenza privati che applicano il<br />
sistema contributivo come l’<strong>Eppi</strong>. Dopo i<br />
primi incontri, debbo registrare un discreto<br />
ottimismo. I rappresentanti dell’Economia<br />
e del Welfare hanno concordato sull’ipotesi<br />
di utilizzo della rivalsa, a condizione che i<br />
professionisti, però, accettino di innalzare<br />
anche la quota di versamento obbligatoria.<br />
I rappresentanti dei due ministeri hanno<br />
chiesto una proposta organica da parte delle<br />
Casse di nuova generazione, tra cui l’<strong>Eppi</strong>,<br />
e io credo che la strada sia quella giusta.<br />
L’obiettivo? Giungere almeno al 18% di risparmio<br />
annuale utilizzando tutte le risorse:<br />
una mano ce la daranno i nostri committenti<br />
e uno sforzo dovremo farlo noi stessi,<br />
scegliendo di investire di più e con più coraggio<br />
sul nostro futuro.<br />
EPPINFORMA - L’INTERVENTO 3
La terza via<br />
4<br />
Pensioni più adeguate?<br />
Lavoriamo sui sistemi ibridi<br />
Il re è nudo oramai: esiste<br />
un indicatore chiamato<br />
“tasso di sostituzione”<br />
che calcola in che<br />
percentuale la pensione<br />
“sostituisce” l’ultimo reddito.<br />
È un sistema che gli<br />
esperti del settore conoscono<br />
bene, il quale indica come<br />
la capacità di una pensione<br />
misurata con il sistema<br />
contributivo equivalga a<br />
circa il 25% dell’ultimo reddito.<br />
Oramai le stime prodotte<br />
da diversi studi sono<br />
coincidenti, anche se le<br />
proiezioni sono prudenziali<br />
e assumono tassi di crescita<br />
EPPINFORMA - L’INTERVISTA<br />
standard sia della dinamica<br />
dei redditi sia del costo della<br />
vita. Dunque, è malato il<br />
sistema nato con la Riforma<br />
Dini nel 1995 che, a partire<br />
da quella data, è stato imposto<br />
a tutti gli enti di previdenza<br />
di nuova generazione,<br />
<strong>Eppi</strong> compreso. Il morbo<br />
si chiama “pensione non<br />
adeguata”. Ne abbiamo parlato<br />
con Stefano Visintin,<br />
coordinatore della Commissione<br />
fondi pensione nell’Ordine<br />
degli attuari.<br />
Visintin, lavoriamo prima<br />
nel quadro del sistema<br />
[ L’INTERVISTA ]<br />
Con il sistema “contributivo”attuale la pensione promessa ad un giovane dopo 35 anni di risparmio<br />
equivale ad un quarto del suo reddito. Il che non è accettabile. Dunque, bisogna lavorare per<br />
rendere il sistema previdenziale introdotto nel 1995 più adeguato con l’innesto di elementi di solidarietà:<br />
la terza via tra retributivo e contributivo.<br />
“tanto paghi, tanto ottieni<br />
di pensione”: come aumentare<br />
la rata pensionistica e<br />
sconfiggere il morbo?<br />
Beh, intanto iniziando a risparmiare<br />
di più per la propria<br />
terza età, cioè versando<br />
più contributi. Credo<br />
che il limite di risparmio del<br />
18% del reddito annuale sia<br />
il livello minimo perché un<br />
professionista perito industriale<br />
possa ottenere una<br />
pensione decente.<br />
Tutto a carico suo?<br />
Direi di no, proprio pensando<br />
al sistema pubblico che
prevede un importante<br />
contributo a carico del<br />
datore di lavoro e a favore<br />
della pensione del lavoratore.<br />
Un perito industriale<br />
dovrebbe passare<br />
dal 10 al 14% del<br />
reddito mettendo di più<br />
di tasca propria, ma poi<br />
dovrebbe poter utilizzare anche<br />
il contributo a carico del<br />
cliente, cioè il datore di lavoro:<br />
il “contributo integrativo”.<br />
In che modo?<br />
Bisognerebbe portarlo al<br />
4% e poi si potrebbero pensare<br />
due soluzioni: integrare<br />
in modo diretto i conti<br />
correnti previdenziali di<br />
ogni iscritto (i “montanti individuali”)<br />
oppure attivare<br />
una pensione di base, magari<br />
basata su un sistema a<br />
ripartizione. È un’ipotesi<br />
tecnica percorribile.<br />
Da quando è possibile?<br />
I professionisti possono già<br />
da subito risparmiare di<br />
più, utilizzando le aliquote a<br />
scelta, al momento di versare<br />
il saldo contributivo. Si<br />
può scegliere uno scalino<br />
dal 12 al 18% del reddito,<br />
considerando che un anno<br />
si può scegliere una aliquota<br />
più alta e un altro anno<br />
una più bassa, per attivare<br />
un risparmio medio del<br />
14%. L’intervento sul contributo<br />
integrativo è invece<br />
complicato da alcuni vincoli<br />
legislativi.<br />
Superabili?<br />
Io sono un tecnico e non<br />
entro nella questione. So<br />
che il Ministero del Welfare<br />
Una pensione decente si ottiene<br />
risparmiando ogni anno non meno<br />
del 18% rispetto al reddito.<br />
“<br />
”<br />
dal settembre 2009 ha aperto<br />
un capitolo per riformare<br />
la questione “contributo integrativo”<br />
ma ancora nulla<br />
di fatto concretamente. Vorrei<br />
però aggiungere una cosa<br />
rispetto al risparmio<br />
maggiore a carico del professionista.<br />
Prego.<br />
Il risparmio previdenziale è<br />
detraibile dalle tasse interamente.<br />
Versare il 14% del<br />
reddito al proprio ente di<br />
previdenza significa versare<br />
grosso modo il 10% effettivo<br />
perché il resto si recupera<br />
pagando meno tasse allo<br />
Stato.<br />
Torniamo a sviluppare<br />
l’ipotesi di utilizzo del<br />
contributo integrativo.<br />
Sì. È l’idea della pensione di<br />
base, sostenuta anche da<br />
Giuliano Cazzola e Tiziano<br />
Treu per il sistema pubblico<br />
(vedi intervista a pagina<br />
22). Ogni perito industriale<br />
godrebbe di un piedistallo,<br />
uguale per tutti, finanziato<br />
con la “solidarietà” del contributo<br />
integrativo.<br />
In che modo?<br />
Bisognerebbe, rispetto alla<br />
situazione <strong>Eppi</strong>, elaborare<br />
una proiezione del rapporto<br />
tra retribuzione e fatturato<br />
annui medi al fine di deter-<br />
minare il gettito contributivo<br />
nel tempo. Quindi quantificare<br />
la percentuale del<br />
contributo integrativo che<br />
la Cassa potrebbe dare sotto<br />
forma di pensione, tolte<br />
ovviamente le spese di gestione<br />
dell’Ente e una quota<br />
a riserva.<br />
Per semplificare: ogni pensionato<br />
godrebbe di un<br />
surplus dato dal contributo<br />
integrativo versato dai<br />
contribuenti attivi. Giusto?<br />
Esattamente. E se il rapporto<br />
tra pensionati e contribuenti<br />
fosse costantemente<br />
di 1 a 2, ogni pensionato godrebbe<br />
di una pensione di<br />
base pari a due contributi<br />
integrativi, cioè ad un 4-6%<br />
in più rispetto al reddito<br />
medio come “solidarietà”.<br />
Ecco che, sommando questo<br />
piedistallo al risparmio<br />
del singolo al 14%, arriviamo<br />
a quel limite di salvaguardia<br />
del 18%.<br />
Efficacia tecnica garantita?<br />
Bisogna chiarire che questo<br />
sistema è premiante se nella<br />
popolazione <strong>Eppi</strong> gli attivi<br />
rimangono perlomeno il<br />
doppio dei pensionati. In<br />
caso contrario il gioco non<br />
vale la candela: fare una riforma<br />
per 100 euro in più è<br />
EPPINFORMA - L’INTERVISTA 5
la scheda<br />
6<br />
discutibile, mentre farla per<br />
cifre più importanti ha un<br />
senso.<br />
Bisogna fare bene i calcoli.<br />
Bisogna stilare delle proiezioni<br />
attuariali molto attente<br />
in relazione alla tendenza<br />
demografico-economica<br />
dell’<strong>Eppi</strong>. Ma d’altronde<br />
avere una pensione obbligatoria<br />
erogata da un Ente<br />
privato al di sotto del minimo<br />
sociale è un rischio importante<br />
anche per il sistema<br />
pubblico: i periti industriali<br />
possono ricorrere al<br />
Consiglio di Stato per richiedere<br />
all’Inps l’integrazione<br />
al minimo. Dunque, è<br />
meglio riformare ora che<br />
far rispondere l’Inps ad una<br />
class action.<br />
Questo è un sistema ibrido?<br />
Questo è un sistema che<br />
non lede il principio della<br />
capitalizzazione ma lo integra<br />
con una percentuale distribuita<br />
in modo solidale a<br />
ripartizione: tanto entra di<br />
4%, tanto esce, tolte ovviamente<br />
le spese e, ripeto,<br />
una quota a riserva. Una<br />
sorta di “terza via”.<br />
È una strada percorribile<br />
EPPINFORMA - L’INTERVISTA<br />
anche per facilitare fusioni<br />
tra Casse che applicano<br />
sistemi di calcolo pensionistico<br />
differenti?<br />
Diciamo che se una Cassa<br />
volesse passare completamente<br />
dal sistema “retributivo”<br />
al “sistema contributivo”<br />
si potrebbero determinare i<br />
così detti “zainetti” individuali.<br />
In sostanza, all’atto del<br />
pensionamento, si potrebbe<br />
calcolare il trattamento previdenziale<br />
pro-quota: una<br />
parte della prestazione determinata<br />
con il sistema retributivo<br />
ed un’altra con il sistema<br />
contributivo.<br />
Quali cambiamenti per i<br />
professionisti interessati?<br />
Le fusioni o i cambi di sistema<br />
sono “neutri” dal punto<br />
di vista economico e potrebbero<br />
essere motivati<br />
dalla possibile criticità del<br />
sistema nel lungo periodo.<br />
In quest’ultimo caso bisognerebbe<br />
“convincere” la<br />
platea di professionisti interessati<br />
al cambiamento a diminuire<br />
la quota di pensione<br />
attesa oppure ad aumentare<br />
i contributi per la sostenibilità<br />
dell’intero sistema.<br />
La diminuzione della<br />
pensione, in ogni caso, la<br />
[ STEFANO VISINTIN ]<br />
Svolge attività di consulenza per enti<br />
previdenziali o fondi pensione in ordine<br />
alle tematiche attuariali, finanziarie<br />
e gestionali, con particolare riferimento alla<br />
stesura dei Bilanci tecnici ed all’erogazione delle rendite.<br />
È coordinatore della Commissione fondi pensione dell’Ordine degli<br />
attuari e membro del Comitato pensioni all’interno del Groupe Consultatif<br />
Actuariel Européen come rappresentante del Consiglio nazionale<br />
degli Attuari.<br />
farebbe restare comunque<br />
entro limiti di adeguatezza.<br />
Ci vorrebbe un patto tra<br />
giovani e anziani.<br />
In un sistema totalmente a ripartizione<br />
o in sistemi ibridi<br />
il patto generazionale è basilare,<br />
ma altrettanto importante<br />
è essere chiari e coerenti<br />
con le “promesse” previdenziali<br />
che si stipulano.<br />
In che senso?<br />
I giovani sarebbero garantiti<br />
dal fatto di ottenere una<br />
pensione di base futura<br />
possibilmente più congrua,<br />
ma intanto la quota di “contributo<br />
integrativo”, ottenuta<br />
con le loro prestazioni,<br />
andrebbe a favore delle<br />
vecchie generazioni.<br />
Dunque, le vecchie generazioni<br />
potrebbero accettare<br />
un cambio di regole “in corsa”<br />
(sempre pro-quota) verso<br />
un sistema un po’ meno<br />
generoso ma sicuramente<br />
più sostenibile.<br />
Qui però il discorso ritorna<br />
politico: io mi fermerei al<br />
dato tecnico.<br />
Dunque la fusione significa<br />
gestire il transito di due<br />
popolazioni, l’una verso<br />
un sistema più sostenibile,<br />
l’altra verso un sistema<br />
più solidale.<br />
Sì, questo dovrebbe essere<br />
il fine, raggiungibile ripeto<br />
in vari modi tecnici da calare<br />
nella realtà demograficoeconomica<br />
delle popolazioni<br />
di riferimento.<br />
Sono passaggi delicati e le<br />
riforme ben fatte si fanno<br />
anzitutto con studi seri ed<br />
attenti di fattibilità.
1Obbligo della<br />
Posta elettronica<br />
certificata<br />
BLOCKNOTESBLOCKNOTESBLOCKNOTESBLOCKNOTESBLOCKNOTESBLOCKNOTESBLOCKNOTES<br />
dal 29<br />
novembre<br />
2009<br />
Come<br />
spieghiamo<br />
a pagina 11,<br />
l’introduzione del sistema Pec diventa obbligatorio<br />
per aziende, amministrazioni ma soprattutto<br />
professionisti. Entro il 29 novembre tutti i<br />
professionisti devono aver comunicato il loro<br />
indirizzo Pec all’Ordine di appartenenza.<br />
Tutti i periti industriali hanno già a disposizione<br />
una casella di Posta certificata ed è dunque sufficiente<br />
che la attivino e che diano notizia dell’avvenuta<br />
operazione per essere in regola.<br />
2Scattano<br />
i nuovi<br />
coefficienti<br />
1 gennaio 2010<br />
Come spieghiamo<br />
a pagina 18,<br />
dal 1 gennaio coloro<br />
che andranno in<br />
pensione avranno una diminuzione sull’importo<br />
della pensione fino al -8,4% dato che saranno aggiornati<br />
i coefficienti che servono a calcolare l’importo<br />
pensionistico. È un calo fisiologico, causato<br />
da un aumento della speranza di vita, che porta a<br />
suddividere il montante che ognuno ha accumulato<br />
durante la sua vita professionale in parti più<br />
piccole: dunque le pensioni caleranno.<br />
Il provvedimento comporta un inevitabile “scalone”<br />
tra coloro che vanno in pensione entro il 2009<br />
e coloro che vi andranno in seguito. L’articolo<br />
espone la posizione dell’<strong>Eppi</strong> sull’intera questione<br />
e fornisce alcuni consigli su come comportarsi al<br />
riguardo.<br />
3Concorso<br />
e Premio<br />
giornalistico<br />
31 dicembre 2009<br />
L’<strong>Eppi</strong> bandisce un<br />
Premio aperto ai giornalisti<br />
professionisti e<br />
un Concorso aperto ai<br />
periti industriali per individuare nel 2009 l’autore<br />
che nel suo lavoro si distinguerà per l’attenzione alle<br />
questioni professionali e previdenziali della categoria<br />
(scadenza 31 dicembre 2009).<br />
Il Premio si chiama “Libere professioni in libera<br />
stampa” e il Concorso è intitolato a Dario Torbianelli<br />
“100 penne per la categoria”.<br />
Il primo premio per il giornalista professionista ammonta<br />
a 5000 euro, mentre il primo premio per il perito<br />
industriale consiste nella partecipazione ad uno<br />
stage di formazione alla comunicazione.<br />
4Convenzione<br />
fotovoltaico e<br />
Carta Adepp<br />
da settembre<br />
2009<br />
La Carta servizi<br />
Adepp è sospesa:<br />
per<br />
questo motivo non viene più inviata ai nuovi iscritti.<br />
L’Adepp infatti (l’Associazione che riunisce le Casse<br />
di previdenza private) non ha rinnovato tutte le convenzioni.<br />
Al ripristino del pacchetto di servizi agevolati,<br />
l’<strong>Eppi</strong> ricomincerà a spedire la Carta.<br />
Continua invece a funzionare la convenzione per richiedere<br />
con la banca Monte dei Paschi un finanziamento<br />
al fine di installare impianti fotovoltaici. Ricordiamo<br />
che la convenzione può essere goduta da<br />
un perito industriale, o da un suo cliente, che intendano<br />
installare un impianto o che siano consulenti<br />
per il progetto di fattibilità. La convenzione è consultabile<br />
sul sito www.eppi.it.<br />
EPPINFORMA - BLOCKNOTES 7
Quando l’Inps<br />
chiama<br />
8<br />
Una questione illegittima<br />
L’Inps ha sottoposto ad accertamento gli iscritti all’<strong>Eppi</strong> ultra sessantacinquenni che hanno scelto<br />
di interrompere il versamento della contribuzione soggettiva. Poi ha spedito il conto a coloro<br />
che avevano ancora un reddito da lavoro.<br />
Secondo l’<strong>Eppi</strong> è tutto illegittimo.<br />
Dopo le cartelle pazze<br />
ecco le raccomandate<br />
ingiustificabili.<br />
L’Inps sta spingendo, con<br />
uno stile piuttosto assertivo,<br />
i periti industriali liberi<br />
professionisti ad iscriversi<br />
alla Gestione Separata ed a<br />
versare i contributi previdenziali.<br />
Come può pretendere<br />
l’Inps di avere diritto a<br />
chiedere contributi previdenziali<br />
sui redditi da attività<br />
libero professionale? Perché<br />
l’<strong>Eppi</strong> ha una norma, ufficiale<br />
e regolamentare, per<br />
EPPINFORMA - SERVIZI<br />
cui un professionista iscritto<br />
può optare di continuare<br />
a lavorare e di non versare<br />
più il contributo soggettivo<br />
dopo che abbia compiuto<br />
65 anni. La tesi sostenuta<br />
dall’ufficio legale Inps, d’altro<br />
canto, afferma che ogni<br />
forma di reddito deve essere<br />
soggetta a contribuzione<br />
e, dato che ai lavoratori<br />
65enni periti industriali non<br />
è richiesta dall’<strong>Eppi</strong>, ci penserebbe<br />
l’Istituto di previdenza<br />
pubblica a chiederla.<br />
In mezzo ci sono i profes-<br />
sionisti: perché l’Inps mi<br />
chiede di versare quanto il<br />
mio ente mi legittima a non<br />
versare più?<br />
✗<br />
Il punto<br />
[ SERVIZI ]<br />
Il Ministero del Lavoro,<br />
interpellato sull’argomento,<br />
non si è ancora<br />
espresso definitivamente.<br />
L’articolo del Regolamento<br />
di previdenza con il quale<br />
l’<strong>Eppi</strong> permette agli iscritti<br />
65enni la facoltà di non ver-
sare più il contributo<br />
soggettivo è una norma<br />
(articolo 3, comma<br />
9) che è stata approvata<br />
con il recepimento<br />
di un Decreto<br />
interministeriale<br />
(8 agosto 1997). Se questo<br />
testo fosse stato contrario<br />
alle previsioni di legge, il<br />
Ministero non avrebbe potuto<br />
recepirlo nell’esercizio<br />
del suo potere di vigilanza e<br />
controllo. Mentre la norma<br />
è vigente ed operante, viva<br />
e vegeta.<br />
Inoltre, da che mondo è<br />
mondo, per il legislatore è<br />
la natura del reddito professionale<br />
che determina immediatamente<br />
verso quale<br />
Istituto o Ente previdenziale<br />
il lavoratore debba versare<br />
la sua contribuzione.<br />
Non potendo però modificare<br />
la qualificazione della<br />
natura del reddito conseguito,<br />
l’Inps resterebbe impossibilitato<br />
ad acquisire i<br />
contributi previdenziali basati<br />
sul reddito professionale<br />
da perito industriale che,<br />
L’Ente di previdenza ritiene<br />
l’iniziativa Inps assolutamente<br />
priva di fondamento giuridico.<br />
“<br />
”<br />
come tali, dovrebbero comunque<br />
essere versati all’Ente<br />
di previdenza. Ma dato<br />
che l’<strong>Eppi</strong> permette di<br />
non versarli, la Gestione separata<br />
dell’Inps con una<br />
propria circolare avrebbe<br />
annullato di fatto l’efficacia<br />
di una norma primaria e di<br />
una norma regolamentare<br />
dell’Ente di previdenza. Un<br />
colpo di mano. Un ginepraio<br />
giuridico e anche un atto<br />
forse un po’ velleitario nei<br />
confronti dell’Ente che tutela<br />
la previdenza di tutti i<br />
periti industriali che esercitano<br />
la libera professione.<br />
✗<br />
Come<br />
comportarsi?<br />
Come devono comportarsi<br />
i destinatari della co-<br />
municazione? La posizione<br />
dell’<strong>Eppi</strong> è di dichiarare la<br />
richiesta dell’Inps illegittima,<br />
posizione espressa in<br />
modo formale attraverso<br />
una comunicazione scritta,<br />
e l’invito è quello di fare immediatamente<br />
istanza di ricorso.<br />
Sul sito www.eppi.it<br />
è disponibile un fac-simile<br />
per ricorrere al Comitato<br />
Amministratore della Gestione<br />
Separata, redatto<br />
sulla base di un verbale di<br />
accertamento tipo. Ovviamente,<br />
il fac-simile dovrà<br />
essere implementato o personalizzato<br />
in ragione anche<br />
della specificità della<br />
contestazione indicata sull’avviso<br />
di accertamento.<br />
Ma questa è solo una prima<br />
fase. L’<strong>Eppi</strong> si muoverà per<br />
richiedere un nuovo incontro<br />
con la dirigenza Inps e<br />
EPPINFORMA - SERVIZI 9
10<br />
spiegherà le sue ragioni di<br />
nuovo in modo fermo. Inoltre,<br />
intende sostenere tutte<br />
le iniziative di ricorso presentate<br />
dai singoli iscritti.<br />
L’idea è quella di seguirne<br />
EPPINFORMA - SERVIZI<br />
PRO E CONTRO<br />
l’iter, adottandone una come<br />
caso pilota, al fine di<br />
supportarla nella fase giudiziaria.<br />
Una volta ottenuto<br />
un verdetto positivo, l’<strong>Eppi</strong><br />
ritiene di poterlo far valere<br />
in tutte le sedi competenti<br />
così da contrapporre la propria<br />
interpretazione a quella<br />
dell’Inps.
OCCHIOALSITOOCCHIOALSITOOCCHIOALSITOOCCHIOALSITOOCCHIOALSITOOCCHIOALSITOOCC<br />
a]<br />
b]<br />
c]<br />
d]<br />
Pec:<br />
la tua e-mail ufficiale<br />
Dal 29 novembre 2009 un obbligo per tutti<br />
La Posta elettronica certificata vale per tutti<br />
Dal 29 novembre 2009 tutti i professionisti dovranno usare la Pec per le comunicazioni<br />
formali. La Pec consente di certificare l’invio, l’integrità e l’avvenuta consegna<br />
del messaggio scambiato tra mittente e destinatario. Dunque una e-mail Pec ha lo<br />
stesso valore della tradizionale raccomandata con avviso di ricevimento, ma con<br />
alcuni vantaggi in più: tempi di trasmissione brevissimi, zero costi di invio, ricezione<br />
e certificazione del contenuto del messaggio.<br />
I periti industriali hanno tutti una Pec attiva<br />
Un accordo tramite Consiglio nazionale e l’Ente di previdenza ha permesso di attivare<br />
18.782 indirizzi Pec per gli iscritti <strong>Eppi</strong> e 27.744 indirizzi Pec per gli iscritti all’Albo<br />
dei periti industriali. Complessivamente 46.526 indirizzi aperti a titolo completamente<br />
gratuito per i beneficiari.<br />
Gli indirizzi per gli iscritti <strong>Eppi</strong> hanno come dominio pec.eppi.it, quelli per gli iscritti<br />
Albo pec.perind.it. Infine sono stati aperti 98 indirizzi uno per ogni Collegio provinciale<br />
il cui dominio è pec.cnpi.it.<br />
Come attivare la Pec?<br />
Le caselle di posta Pec dei periti industriali sono gestite da Aruba, cioè da uno dei<br />
provider più competitivi sul mercato. Gli iscritti <strong>Eppi</strong> possono accedere alle loro<br />
credenziali attivare l’indirizzo pec dall’Area on line iscritti sul sito www.eppi.it. Gli<br />
iscritti Albo devono invece attivarlo dall’area on line di WEBALBO previa richiesta<br />
di autorizzazione all’accesso da indirizzarsi via mail al proprio Collegio Provinciale.<br />
Attenzione Per l’attivazione tutta l’assistenza è curata direttamente da Aruba<br />
al sito www.pec.aruba.it o telefonando al nr 0575/0500.<br />
Regole da rispettare<br />
L’attivazione della Pec per gli iscritti <strong>Eppi</strong> è una procedura semplice ma cui va posta<br />
la giusta attenzione: bisogna scaricare il certificato di autenticità e poi attivare<br />
l’indirizzo Pec. Il decreto anticrisi (28 novembre 2008) stabilisce alcune semplici<br />
condizioni d’uso della posta elettronica certificata, tra cui<br />
1 le imprese devono dotarsi di un indirizzo Pec e comunicarlo al registro delle<br />
imprese<br />
2 i professionisti iscritti in Albi ed elenchi costituiti con leggi di Stato devono<br />
comunicare ai propri Ordini il proprio indirizzo Pec entro 1 anno dall’entrata in<br />
vigore del decreto.<br />
EPPINFORMA - OCCHIO AL SITO 11
Punto<br />
di equilibrio<br />
12<br />
La garanzia di un sistema<br />
previdenziale<br />
Equilibrio attuariale:<br />
che cos’è? Tutti sappiamo<br />
che un ente di<br />
previdenza ha lo scopo di<br />
erogare pensioni a chi ne ha<br />
diritto, a fronte del versamento<br />
di contributi effettuato<br />
dal lavoratore, dal<br />
professionista o da chi per<br />
lui nel periodo di attività lavorativa.<br />
L’obiettivo è conquistare<br />
quello che tecnicamente<br />
si chiama un principio<br />
di “equilibrio attuariale”,<br />
che è alla base di tutti i<br />
contratti assicurativi.<br />
EPPINFORMA - TERZA PAGINA<br />
Principio di equilibrio<br />
attuariale<br />
Questo principio viene opportunamente<br />
tradotto in<br />
una formula matematica,<br />
una relazione in cui si tiene<br />
conto dei dati coinvolti nel<br />
problema; nel caso specifico<br />
dei fondi pensione ci riferiamo<br />
a tre gruppi di dati.<br />
Quelli di carattere demografico<br />
che hanno a che fare<br />
con tutti gli eventi che<br />
comportano la fine dell’attività<br />
lavorativa e l’inizio del<br />
[ TERZA PAGINA ]<br />
Marco Zecchin spiega come qualsiasi sistema previdenziale deve aderire ad un dispositivo a tenuta<br />
stagna: il principio di equilibrio attuariale. Dato che è in gioco un caposaldo del sistema previdenziale<br />
con cui l’Italia pubblica e privata andrà in pensione, è importante capirlo bene.<br />
periodo di quiescenza. I dati<br />
di tipo economico-salariale<br />
che si riferiscono alla<br />
contribuzione. Infine, lavorare<br />
con importi di epoche<br />
diverse implica anche la necessità<br />
di utilizzare opportunamente<br />
leggi finanziarie<br />
ed eseguire delle valutazioni<br />
utilizzando, di solito, la<br />
legge dell’“interesse composto”.<br />
Dobbiamo però aggiungere<br />
una nota. Gli enti di previdenza<br />
che applicano il sistema<br />
contributivo, o i fondi
pensione, si basano su una<br />
condizione importantissima,<br />
che è l’obbligatorietà di<br />
appartenenza. È proprio in<br />
forza della obbligatorietà<br />
d’appartenenza che si può<br />
dar vita a particolari sistemi<br />
finanziari che non operano<br />
a livello individuale ma a livello<br />
collettivo. Ogni copertura<br />
assicurativa ha un costo<br />
e il contributo soggettivo<br />
è l’importo che si paga<br />
per acquistarne una: una<br />
aliquota del reddito che ciascun<br />
contribuente è tenuto<br />
a pagare, a norma dei regolamenti<br />
o delle leggi, per<br />
partecipare al fondo.<br />
Cosa stabilisce, dunque, il<br />
principio di equilibrio attuariale?<br />
Si vuole che fin<br />
dall’inizio il valore attuale<br />
medio delle prestazioni<br />
che verranno erogate sia<br />
uguale al valore attuale<br />
medio dei contributi. Sottolineiamo<br />
che parliamo di<br />
valore medio in senso probabilistico.<br />
Da qui, arriviamo all’idea<br />
di sistema finanziario di<br />
gestione. Si parla di sistema<br />
finanziario di gestione<br />
ogniqualvolta, a fronte di<br />
una collettività di lavoratori<br />
a cui facciamo riferimento,<br />
stabiliamo delle modalità<br />
con cui i contributi stessi<br />
vengono determinati, sempre<br />
allo scopo di realizzare<br />
la condizione di equilibrio<br />
attuariale.<br />
Un sistema “di guerra”<br />
La classificazione fondamentale<br />
che tutti conosciamo<br />
fra sistemi finanziari di<br />
gestione è quella che distingue<br />
i sistemi “a capitalizzazione”<br />
da quelli “a ripartizione”.<br />
Ci sono diverse modalità<br />
per par-<br />
La scheda<br />
lare di sistemi a capitalizzazione<br />
e non entrerò nei dettagli:<br />
in buona sostanza, tali<br />
sistemi prevedono che vengano<br />
capitalizzati i contributi<br />
per la copertura delle<br />
prestazioni. Quando si pensa<br />
alla “capitalizzazione” di<br />
solito si pensa proprio a un<br />
investimento, cioè a qualche<br />
cosa che viene messo<br />
in un mercato finanziario,<br />
che produce interessi che si<br />
sommano agli stessi contributi<br />
e che poi costituiscono<br />
il “montante” o “fondo” dal<br />
quale si prelevano le pensioni.<br />
Parliamo di “riparti-<br />
[ ]<br />
UN SISTEMA OTTIMISTA<br />
Il sistema a ripartizione (tanto entra in cassa, tanto esce)<br />
è quello che abbiamo conosciuto noi da piccoli e certamente<br />
i nostri genitori.<br />
Si è instaurato nel nostro Paese quando serviva avere denaro<br />
liquido per pagare pensioni e indennità post-belliche negli<br />
anni Cinquanta e Sessanta, per poi instaurarsi entro un<br />
clima di fiducia nel futuro.<br />
Èun sistema sostenibile in fase di espansione demografica.<br />
Nel momento in cui la tendenza demografica<br />
si inverte, la ripartizione mostra le sue criticità.<br />
EPPINFORMA - TERZA PAGINA 13
14<br />
LA POPOLAZIONE ITALIANA INVECCHIA (Fonte ISTAT: Previsioni della popolazione 2001-2051).<br />
zione”, invece, quando in<br />
ogni esercizio la massa dei<br />
contributi viene impiegata<br />
per coprire le prestazioni di<br />
quell’anno. Questo ha una<br />
immediata conseguenza:<br />
non si vengono a formare<br />
riserve, tutto quello che serve<br />
viene raccolto e, dal punto<br />
di vista teorico, subito<br />
utilizzato.<br />
Questo è il meccanismo<br />
della ripartizione “pura”. Invece<br />
quando parliamo della<br />
capitalizzazione fissiamo<br />
un premio, o un contributo<br />
da versare, che sarà uguale<br />
per tutti, per tutta la collettività<br />
che consideriamo. Di<br />
solito si fissa uguale all’inizio,<br />
ma sappiamo che, per<br />
diversi motivi, può essere<br />
modificato in itinere: può<br />
avere una sua variazione e<br />
evoluzione nel tempo. La ripartizione<br />
pura dunque realizza<br />
l’obiettivo dell’equilibrio<br />
attuariale anno per anno,<br />
quindi in ogni anno di<br />
gestione il valore medio dei<br />
contributi deve essere<br />
uguale al valore medio degli<br />
oneri che vengono erogati<br />
per il pagamento dei fondi<br />
pensione.<br />
Consta sottolineare che<br />
l’avvio di questa modalità<br />
EPPINFORMA - TERZA PAGINA<br />
di finanziamento si è avuto<br />
in Italia alla fine della Seconda<br />
guerra mondiale<br />
quando tutto il patrimonio<br />
dei precedenti fondi, che fino<br />
ad allora erano stati gestiti<br />
con sistemi a capitalizzazione,<br />
si svalutò completamente.<br />
Sorse un grosso problema<br />
di coprire le necessità di<br />
quanti accedevano alle<br />
pensioni in quel momento e<br />
urgeva raccogliere velocemente<br />
i soldi per pagarle.<br />
Quindi nacque il sistema a<br />
ripartizione che per un po’<br />
ha convissuto con quello a<br />
capitalizzazione. Finché,<br />
negli anni Sessanta il sistema<br />
pubblico italiano non è<br />
diventato tutto a ripartizione.<br />
Si è venuto per questo a<br />
determinare quel famoso e<br />
noto patto di solidarietà intergenerazionale<br />
in base al<br />
quale le collettività di quanti<br />
pagano la pensione e di<br />
quanti la ricevono sono<br />
completamente distinte: la<br />
paga quella che lavora durante<br />
l’anno, la riceve quella<br />
che è in pensione durante<br />
quell’anno. Si crea una<br />
situazione per cui chi paga<br />
oggi lo fa perché crede nella<br />
promessa che qualcuno<br />
pagherà (i futuri giovani),<br />
che farà lo stesso nei suoi<br />
confronti. Il patto intergenerazionale<br />
può creare una serie<br />
di grossi problemi.<br />
L’invecchiamento<br />
della popolazione<br />
Ecco un piccolissimo ed<br />
elementare schema per evidenziare<br />
molto sinteticamente,<br />
ma credo con qualche<br />
efficacia, la situazione<br />
che si crea quando si ha un<br />
sistema a ripartizione. La<br />
relazione che troviamo nella<br />
scheda 2 dice che il prodotto<br />
di P per S (P è il premio<br />
o “contributo soggettivo”,<br />
s è il salario medio di<br />
ciascuno dei lavoratori di<br />
un anno, A è il numero dei<br />
lavoratori di quell’anno) è<br />
uguale alla pensione media<br />
erogata ai pensionati (r) per<br />
il loro numero (N).<br />
(Ps)A=rN. Questa condizione<br />
esprime la situazione di<br />
equilibrio attuariale secondo<br />
il sistema a ripartizione<br />
per quell’anno.<br />
La possiamo riscrivere nel<br />
seguente modo:<br />
P=(r/s) x (N/A)<br />
dove r/s è il ben noto tasso
medio di sostituzione (tra<br />
pensione e salario).<br />
Attenzione ora. Se teniamo<br />
fermo il rapporto numero<br />
pensionati/numero attivi, e<br />
dobbiamo aumentare il tasso<br />
medio di sostituzione,<br />
dobbiamo avere un aumento<br />
del contributo. Se invece<br />
teniamo fermo il tasso di<br />
sostituzione, la variazione<br />
del rapporto N/A comporta<br />
di nuovo aumento o diminuzione<br />
del contributo da<br />
versare: se aumenta quel<br />
rapporto, dobbiamo aumentare<br />
il contributo perché<br />
la copertura tra pensione<br />
e reddito rimanga invariata.<br />
In particolare, in questa situazione<br />
i fattori di tipo demografico<br />
possono creare<br />
grosse difficoltà. Il famoso<br />
invecchiamento della popolazione,<br />
di cui leggiamo<br />
ogni giorno ormai sui giornali,<br />
sappiamo essere la risultante<br />
dell’aumento della<br />
vita media dettato dal miglioramento<br />
della sua qualità,<br />
dato dal progresso<br />
scientifico e da una assistenza<br />
sanitaria efficace.<br />
Calcolo della pensione<br />
Passiamo ora al metodo retributivo<br />
e contributivo per<br />
il calcolo delle pensioni.<br />
Nel metodo retributivo le<br />
prestazioni sono commisurate<br />
alla retribuzione percepita<br />
in una parte del periodo<br />
di attività lavorativa. Si<br />
potrebbe pensare anche ad<br />
estendere quel periodo a<br />
quasi tutta la fase lavorativa,<br />
come nella riforma appena<br />
approvata dalla Cassa<br />
degli ingegneri, ma nel retributivo<br />
classico il calcolo<br />
avviene di solito sulla parte<br />
finale di carriera: gli ultimi<br />
5 o 10 anni di lavoro. Mentre<br />
il metodo contributivo,<br />
più semplicemente, commisura<br />
le prestazioni ai contributi<br />
che sono stati versati e<br />
rivalutati.<br />
Per il metodo contributivo<br />
credo sia opportuno distinguere<br />
fra una situazione<br />
nel primo e nel secondo pilastro.<br />
Quando parliamo di<br />
secondo pilastro, infatti,<br />
intendiamo la “pensione<br />
complementare” a livello<br />
di impresa o di categoria<br />
lavorativa o di associazio-<br />
ne professionale. Viene subito<br />
in mente di pensare a<br />
dei versamenti che sono<br />
investiti effettivamente,<br />
per esempio sul mercato<br />
finanziario, dopodiché al<br />
momento del pensionamento<br />
il lavoratore si vede<br />
trasformare questo importo<br />
che ha maturato individualmente<br />
nella sua rendita<br />
di pensione. Nella pensione<br />
obbligatoria <strong>Eppi</strong>,<br />
mirata a soddisfare le esigenze<br />
primarie dei professionisti,<br />
i contributi vengono<br />
capitalizzati, cioè rivalutati<br />
anno per anno secondo<br />
opportuni coefficienti<br />
di rivalutazione. Il<br />
mercato dunque resta sullo<br />
sfondo.<br />
La scheda numero 3 specifica<br />
con qualche simbolo il<br />
mio ragionamento, cercando<br />
di evitare le formule per<br />
non appesantire questo lavoro.<br />
Ho indicato con c1, c2,<br />
cT i contributi versati dal<br />
contribuente nei T = anni di<br />
attività lavorativa, riferendomi<br />
ad una situazione annuale<br />
per semplicità. E poi la sequenza<br />
delle k c fornisce i<br />
EPPINFORMA - TERZA PAGINA 15
la scheda<br />
16<br />
fattori di capitalizzazione<br />
ottenuti dall’investimento<br />
dei contributi, e stiamo<br />
pensando al secondo pilastro,<br />
oppure agli “opportuni”<br />
coefficienti di rivalutazione<br />
nella situazione della<br />
previdenza obbligatoria di<br />
primo pilastro.<br />
Dunque, nel quadro del sistema<br />
contributivo, se sommo<br />
i prodotti dei singoli<br />
contributi annuali per i rispettivi<br />
coefficienti di rivalutazione<br />
ottengo il montante<br />
contributivo.<br />
Questi meccanismi sono<br />
nati con la legge 335 dell’8<br />
agosto 1995. Ricordo che in<br />
quella legge due commi<br />
danno indicazioni sul come<br />
si deve rivalutare il montante<br />
contributivo. In <strong>Eppi</strong> si<br />
applica il tasso annuo di capitalizzazione<br />
dato dalla variazione<br />
media quinquennale<br />
del prodotto interno lordo<br />
nominale calcolato dall’Istat.<br />
Questo coefficiente<br />
è riportato in molti siti internet:<br />
si tratta in sostanza<br />
di una media geometrica<br />
mobile, dal punto di vista<br />
della formula abbastanza<br />
semplice.<br />
Il commento<br />
EPPINFORMA - TERZA PAGINA<br />
Una volta che lo abbiamo<br />
calcolato, il montante contributivo<br />
si deve trasformare<br />
in una rendita di pensione<br />
utilizzando i “coefficienti<br />
di trasformazione” stabiliti<br />
per legge.<br />
[ MARCO ZECCHIN ]<br />
Èprofessore ordinario di Tecnica attuariale<br />
delle assicurazioni sociali all’Università<br />
di Trieste dove insegna anche<br />
Matematica finanziaria. È membro dell’Associazione<br />
di matematica applicata alle scienze economiche<br />
e sociali (Amases), dell’Istituto italiano degli attuari e dell’International<br />
Actuarial Association (IAA).<br />
[ ]<br />
RETRIBUTIVO<br />
O CONTRIBUTIVO?<br />
Mi è capitato di mettere le mani, alcuni anni fa, nel<br />
seguire una tesi di laurea, sui documenti preparatori<br />
della Riforma Dini. Mi sono convinto che Dini<br />
e il suo gruppo tecnico si sono immaginati un sistema “contributivo”<br />
comparabile con il sistema a ripartizione seppur<br />
su un piano ideale. Se infatti prendiamo un lavoratore ideale,<br />
che ha una continuità lavorativa di 40 anni, con un reddito<br />
crescente, con una contribuzione previdenziale costante,<br />
e calcoliamo la sua pensione su tutti i 40 anni, e non sugli<br />
ultimi 5 o 10, otteniamo una pensione molto vicina a<br />
quella definita dal sistema contributivo attraverso il coefficiente<br />
di trasformazione.<br />
I due sistemi, dal punto di vista ideale, giungono a pensioni<br />
simili.<br />
Perché allora oggi è sotto gli occhi di tutti la differenza di<br />
trattamento pensionistico tra i due metodi? Per tre ragioni.<br />
Anzitutto le condizioni ideali non esistono quasi mai: il lavoro<br />
è intermittente, i redditi salgono e scendono, e ancora<br />
molti pensionati con la ripartizione oggi godono di un calcolo<br />
della pensione basato sugli ultimi 10 anni di vita. Poi,<br />
è troppo presto comparare due sistemi: nel sistema contributivo<br />
il massimo di anzianità contributiva sono 14 anni. In<br />
terzo luogo, le aliquote contributive sono molto diverse e,<br />
per i professionisti, sono troppo modeste.<br />
La tabella stilata dalle norme<br />
Inps indica da una parte<br />
l’età di pensionamento e<br />
dall’altra i coefficienti di<br />
trasformazione dai 57 ai 65<br />
anni, anche se per l’<strong>Eppi</strong> la<br />
tabella si prolunga, indicando<br />
i coefficienti fino a 80<br />
anni.<br />
Questo è segno che i professionisti<br />
periti industriali<br />
lavorano più a lungo, o che<br />
l’ente di previdenza prevede<br />
dei coefficienti anche<br />
per carriere che oltrepassano<br />
il limite dell’usuale età<br />
pensionabile e ciò è vantaggioso<br />
perché andando in<br />
pensione dopo i 65 anni significa<br />
godere di coefficienti<br />
più generosi.
ZATTERAZATTERAZATTERAZATTERAZATTERAZATTERAZATTERAZATTERAZATTERAZATTERAZATTE<br />
1 Sistema Metodo<br />
di calcolo<br />
ibrido della pensione<br />
che<br />
tenta di<br />
coniugare le caratteristiche del sistema<br />
3Attuariale<br />
Si dice di<br />
ciò che è<br />
retributivo con quelle del sistema contri-<br />
relativo<br />
butivo (quest’ultimo applicato per legge<br />
allo stu-<br />
dall’<strong>Eppi</strong> come da tutti i sistemi pensiodio statistico-matematico della materia<br />
nistici nati dopo il 1995). Il sistema con- assicurativa (come la previdenza). Nello<br />
tributivo commisura la pensione ai ri-<br />
specifico, un metodo attuariale simula<br />
sparmi versati durante tutta l’attività<br />
oggi (attuale) quello che succederà all’En-<br />
professionale dal singolo contribuente. te nei successivi 30 o 50 anni, assunte<br />
In questo quadro, il sistema ibrido inten- determinate ipotesi 1. di ingressi ed uscite<br />
de introdurre elementi di solidarietà. Ad degli iscritti, 2. di tasso di rendimento de-<br />
esempio, i contribuenti più “deboli”, cogli investimenti e 3. di tasso di rivalutame<br />
la fascia dei giovani, si potrebbero<br />
avvalere della solidarietà dei contribuenti<br />
più “forti”, cioè con i redditi maggiori.<br />
2<br />
zione dei montanti.<br />
Trattamento<br />
pro-quota o<br />
pro rata<br />
Calcolo<br />
della<br />
pensione<br />
applicando<br />
un<br />
coefficiente ad una parte del proprio conto<br />
corrente previdenziale (“montante”) ed<br />
un altro coefficiente ad un’altra parte. Così<br />
facendo, si otterrebbe una sola pensione<br />
frutto dell’applicazione di regole differenti,<br />
alcune magari più generose ed altre<br />
meno generose.<br />
4 Fondo<br />
pensione<br />
Genericamente<br />
è un<br />
“conto<br />
corrente”<br />
dove si ri-<br />
sparmiano denari a fini previdenziali,<br />
ovviamente con specificità proprie.<br />
Il termine è utilizzato prevalentemente per<br />
riferirsi alla previdenza complementare, o<br />
secondo pilastro, vale a dire quel tipo di<br />
copertura finanziata con il Tfr (“la liquidazione”).<br />
Il terzo pilastro è invece rappresentato<br />
dalle polizze assicurative (Pip, Piani individuali<br />
di previdenza) caratterizzate, a differenza<br />
dei fondi pensione, dalla volontarietà<br />
della adesione e sottoscrizione.<br />
EPPINFORMA - ZATTERA 17
Il nodo<br />
al pettine<br />
Dal 1 gennaio 2009 diminuzione<br />
media delle pensioni: cosa fare?<br />
Da qui non si scappa: le pensioni con il sistema contributivo si abbassano quanto più si vive a<br />
lungo. E dunque? Sostanzialmente vi sono due soluzioni: andare in pensione più tardi o trovare<br />
un meccanismo che compensi l’aggiornamento “coefficiente di trasformazione”.<br />
Dal 1 gennaio 2010 entrano<br />
in vigore i nuovi<br />
coefficienti per il<br />
calcolo della pensione. Si<br />
tratta di un aggiornamento<br />
stabilito dalla legge 247/2007<br />
che comporterà una riduzione<br />
degli importi della pensione<br />
fino al -8,4% per coloro<br />
che hanno compiuto 65 anni.<br />
Non poco. L’aggiornamento<br />
è di natura tecnica,<br />
dovuto all’aumento della<br />
speranza di vita media della<br />
popolazione italiana, ed è<br />
18 EPPINFORMA - LA NOVITÀ<br />
stato varato dal Ministero<br />
del Welfare, il quale, però,<br />
ha lasciato invariati i coefficienti<br />
da applicare se si sceglie<br />
di andare in pensione<br />
dopo 65 anni. Il testo della<br />
247/2007 in verità prevedeva<br />
la costituzione di un’apposita<br />
Commissione (comma<br />
12) con il compito di operare<br />
una valutazione complessiva<br />
dei parametri che incidono<br />
nel determinare le variazioni<br />
dei coefficienti.<br />
Questa Commissione non è<br />
stata mai formata, il che ha<br />
precluso alla previdenza dei<br />
professionisti qualsiasi possibilità<br />
di far valere le proprie<br />
ragioni in merito alle<br />
specificità delle popolazioni<br />
iscritte alle singole Casse.<br />
Adesso cosa fare?<br />
✗<br />
[ LA NOVITÀ ]<br />
Uscire a 66 anni<br />
Anzitutto “programmare”<br />
il pensionamento tenendo<br />
in considerazione le
nuove modifiche legislative.<br />
Allo stato attuale, se si vuol<br />
godere di una rata pensionistica<br />
maggiore, si deve posticipare<br />
il pensionamento<br />
almeno di un anno (da 65 a<br />
66 anni). Questa scelta permetterebbe<br />
di godere di un<br />
coefficiente di trasformazione<br />
del 6,379%, cioè superiore<br />
di ben il 15% rispetto al<br />
coefficiente del 5,620%. È<br />
vero che l’allungamento impedirebbe<br />
di non godere subito<br />
di un anno di prestazione,<br />
però si potrebbe continuare<br />
la propria attività professionale<br />
con un reddito<br />
corrispettivo.<br />
Supponiamo che si abbia<br />
maturato un montante di<br />
100.000 euro e che, compiendo<br />
gli anni a dicembre<br />
2009, si possa chiedere la<br />
pensione a partire dal 1<br />
gennaio 2010. In questo caso<br />
la pensione annua sarebbe<br />
pari a 5.620 euro<br />
(100.000*5,620%).<br />
Se, invece, si decidesse di<br />
chiedere la pensione a partire<br />
dal 1 gennaio 2011, si<br />
avrebbe maturato sul con-<br />
La scheda<br />
to corrente previdenziale<br />
(“montante”) un ulteriore<br />
anno di rivalutazione, che<br />
ora per semplicità non<br />
prendiamo in considerazione,<br />
e la pensione annua diverrebbe<br />
di 6.379 euro<br />
(100.000*6,379%).<br />
Se nell’anno in più si continuerà<br />
a lavorare, sarà possibile<br />
scegliere di versare<br />
un ulteriore contributo che<br />
farebbe aumentare ancora<br />
la pensione finale. Per contro,<br />
però, non si godrebbe<br />
di un anno di rata pensionistica<br />
(5.620 euro), dato che<br />
l’uscita sarebbe posticipata<br />
dal 2010 al 2011.<br />
✗<br />
Una questione di<br />
equità<br />
La Riforma Dini poneva<br />
l’aggiornamento dei coefficienti<br />
ogni 10 anni, dato<br />
che essi devono seguire le<br />
dinamiche demografiche<br />
della popolazione di riferimento<br />
per non creare criticità<br />
all’ente previdenziale<br />
che deve garantire la pen-<br />
[ ]<br />
COEFFICIENTE<br />
DI TRASFORMAZIONE<br />
Coefficiente che serve a calcolare la percentuale del<br />
proprio conto corrente previdenziale (“montante”)<br />
che deve essere versata dall’<strong>Eppi</strong> sotto forma di pensione.<br />
Il coefficiente è determinato fondamentalmente sulla<br />
base delle tabelle di mortalità della popolazione italiana<br />
e dunque è passibile di aggiornamento perché deve seguire<br />
le dinamiche demografiche.<br />
La legge 335/1995 ne stabiliva l’aggiornamento ogni<br />
10 anni anche se gli attuali coefficienti si riferiscono a<br />
15 anni fa. Oggi, la legge 247/2007 ne impone la revisione<br />
ogni 3 anni.<br />
sione. Se infatti i coefficienti<br />
non si aggiornassero, l’ente<br />
si troverebbe nella condizione<br />
di prendere un impegno<br />
maggiore della effettiva<br />
capacità di risparmio dei<br />
contribuenti: a fronte di un<br />
versamento 100, se la pensione<br />
venisse calcolata per<br />
una attesa di vita minore di<br />
quella reale, l’ente si troverebbe<br />
a garantire per 120,<br />
cioè anche per quel periodo<br />
che non è stato tenuto in<br />
considerazione. Dal 1995 in<br />
realtà i coefficienti non sono<br />
stati mai aggiornati e<br />
questa spiega perché dopo<br />
15 anni la rivisitazione presenta<br />
dei tratti di iniquità: è<br />
ingiusto che in una notte<br />
sola (quella tra il 31 dicembre<br />
2009 e il 1 gennaio<br />
2010) la pensione sia decurtata<br />
dell’8,4%. Proprio per<br />
compensare questo “scalone”,<br />
l’<strong>Eppi</strong> sta valutando se<br />
prendere un provvedimento<br />
mirato di solidarietà per sostenere<br />
oggi tutti coloro<br />
che sono penalizzati dallo<br />
scarto dell’8,4%. In futuro le<br />
cose cambieranno. La legge<br />
247 stabilisce di aggiornare<br />
i coefficienti ogni tre anni,<br />
si suppone che la sua applicazione<br />
puntuale porterà in<br />
futuro piccoli aggiustamenti<br />
fisiologici e poco incisivi,<br />
come avviene appunto nel<br />
sistema previdenziale svedese<br />
dove l’aggiornamento<br />
dei coefficienti è addirittura<br />
annuale.<br />
✗<br />
Indicatori specifici<br />
Un secondo elemento<br />
da sottolineare è che la de-<br />
EPPINFORMA - LA NOVITÀ 19
finizione dei coefficienti di<br />
trasformazione attualmente<br />
non tiene conto delle<br />
specificità delle categorie<br />
professionali. Abbiamo accennato<br />
come la nuova normativa<br />
preveda un tavolo di<br />
confronto per discutere<br />
l’aggiornamento così da tenere<br />
conto di eventuali specificità<br />
delle popolazioni<br />
chiuse, ma che questo tavolo<br />
non si è mai formato.<br />
L’<strong>Eppi</strong>, ad esempio, garantisce<br />
previdenza e assistenza<br />
ad una popolazione al<br />
98% maschile e con una attività<br />
professionale che in<br />
media si prolunga dopo i 65<br />
anni. Tali caratteristiche<br />
comportano una significativa<br />
specificità rispetto alla<br />
media nazionale per cui si<br />
potrebbero immaginare dei<br />
coefficienti specifici calati<br />
per le realtà professionali<br />
oppure si potrebbero introdurre<br />
degli indicatori che<br />
tengano conto delle specificità<br />
nella definizione dei<br />
coefficienti di trasformazione<br />
validi su base nazionale.<br />
✗<br />
Un meccanismo<br />
“tempo per<br />
tempo”<br />
Questo non è il solo fronte<br />
istituzionale su cui la previdenza<br />
privata dovrà far sentire<br />
la sua voce. L’<strong>Eppi</strong> intende<br />
muoversi, insieme<br />
anche alle altre Casse che si<br />
mostreranno interessate<br />
all’adeguamento dei coefficienti.<br />
Sotto osservazione è<br />
la possibilità di applicare<br />
un meccanismo di calcolo<br />
20 EPPINFORMA - LA NOVITÀ<br />
ATTUALI E NUOVI COEFFICIENTI DI TRASFORMAZIONE<br />
della pensione “tempo per<br />
tempo”, utilizzando il coefficiente<br />
attuale per il periodo<br />
contributivo fino al 31<br />
dicembre 2009, il nuovo coefficiente<br />
per il periodo di<br />
validità successivo e così<br />
via per i periodi a venire. In<br />
questo senso, la pensione di<br />
cui ogni professionista godrebbe<br />
diventerebbe la<br />
somma dell’applicazione<br />
dei diversi coefficienti ai<br />
corrispettivi periodi contributivi.<br />
Prendiamo il caso di un<br />
iscritto che al 31 dicembre<br />
2009 abbia tredici anni di<br />
contribuzione, un’età di 50<br />
anni, con 50.000 euro nel<br />
suo conto corrente previdenziale.<br />
Lo stesso iscritto<br />
nel 2024 maturerà il suo diritto<br />
alla pensione accumulando<br />
un risparmio complessivo<br />
di 120.000 euro. Se si<br />
potesse adottare un meccanismo<br />
di calcolo “tempo per<br />
tempo”, si applicherebbe un<br />
coefficiente più generoso<br />
sui 50.000 euro maturati prima<br />
della modifica, mentre<br />
sulla restante parte dei<br />
70.000 euro un coefficiente<br />
meno generoso. Così la diminuzione<br />
della pensione<br />
non sarebbe sull’intera somma<br />
accumulata a fine carriera<br />
ma solamente su una sua<br />
parte.<br />
Ovviamente questa operazione,<br />
come l’intervento di<br />
solidarietà mirato di cui abbiamo<br />
prima parlato, comporterebbe<br />
l’impiego comunque<br />
di una porzione<br />
delle riserve straordinarie.<br />
Dunque, la proposta che andrà<br />
formalizzata ai ministeri<br />
competenti dovrà essere<br />
accompagnata da un bilancio<br />
tecnico che, nel recepire<br />
il principio della solidarietà<br />
oppure del “tempo per<br />
tempo”, comprovi chiaramente<br />
la sostenibilità dei<br />
conti dell’’ente di previdenza<br />
nel tempo.
Una pensione<br />
a tre strati<br />
22<br />
Tiziano Treu: una pensione sola,<br />
con il sistema contributivo,<br />
è insufficiente<br />
Secondo il senatore Treu per avere i bilanci degli enti di previdenza a posto bisogna adottare il<br />
sistema contributivo, perché è sicuro e virtuoso. Ma quel sistema va ripensato: pensione di base<br />
per tutti, su cui poi ognuno somma la pensione individuale, ed eventualmente un terzo supporto<br />
complementare.<br />
Una previdenza a<br />
strati: ecco la formula<br />
che Tiziano<br />
Treu, senatore PD, propone<br />
per i professionisti e per<br />
tutte le fasce dei lavoratori,<br />
al fine di fronteggiare la<br />
questione della scarsa adeguatezza<br />
della quota pensionistica.<br />
“Questo problema<br />
oggi non appartiene solo<br />
ai professionisti ma è comune<br />
a tutti i lavoratori –<br />
sottolinea il senatore −, per-<br />
EPPINFORMA - APPROFONDIRE<br />
ché anche un dipendente,<br />
che accantona, tra lui e il<br />
datore di lavoro, il 33% del<br />
suo reddito, con il progressivo<br />
allungamento della vita<br />
rischia di arrivare ad una<br />
pensione che equivale solo<br />
alla metà del suo ultimo stipendio”.<br />
Insomma la questione<br />
della consistenza<br />
della rendita pensionistica<br />
non fa sconti tra categorie<br />
di occupati e si applica in<br />
modo uniforme per tutte le<br />
[ APPROFONDIRE ]<br />
nuove generazioni, tanto<br />
più che l’allungamento della<br />
speranza di vita sembra<br />
essere una costante – fortunatamente<br />
– in continuo aumento.<br />
Il Ministero ha puntato un<br />
paio di anni fa a sostenere<br />
la pensione complementare,<br />
cioè quella forma di assicurazione<br />
personale, prodotta<br />
attraverso i propri<br />
versamenti, che garantisce<br />
una rendita futura program-
la scheda<br />
mabile attraverso<br />
l’impegno di una<br />
rata. “Queste forme<br />
di tutela, ancorché<br />
un po’ rischiose,<br />
non sono<br />
comunque sufficienti<br />
a raggiungere<br />
una copertura di fine<br />
carriera adeguata al tenore<br />
di vita tenuto durante l’attività<br />
professionale, anche<br />
perché l’allungamento della<br />
vita è una variabile che rende<br />
la prestazione di fine carriera<br />
di per sé indefinita. La<br />
rata, vale a dire, è commisurata<br />
alla speranza di vita in<br />
continuo aggiustamento”.<br />
Cosa propone, dunque?<br />
Io credo che bisogna pensare<br />
ad un sistema che incentivi<br />
anzitutto le due forme<br />
pensionistiche di cui abbiamo<br />
appena parlato: quella<br />
obbligatoria e quella complementare,<br />
entrambe gestite<br />
tramite il sistema contributivo<br />
per preservare i bilanci<br />
degli enti che le erogano.<br />
Ma è necessaria anche<br />
una pensione di base a spese<br />
della fiscalità di cui godano<br />
tutte le categorie dei lavoratori.<br />
Però premetto alcune<br />
condizioni.<br />
Quali?<br />
Ad oggi, credo che qualsiasi<br />
meccanismo di copertura<br />
serio dopo l’uscita dal mercato<br />
del lavoro debba essere<br />
sostenuto anzitutto dalla<br />
possibilità di aver svolto<br />
una attività in modo ragionevolmente<br />
continuativo e<br />
per almeno 40 anni. Sacche<br />
di precariato o aperture di<br />
partita Iva che celano una<br />
intermittenza professionale<br />
non sono buoni presupposti<br />
per accumulare un monte<br />
contributi adeguato. E aggiungo<br />
un’altra condizione.<br />
Dica.<br />
Una crescita del prodotto interno<br />
lordo regolare. Se i risparmi<br />
accantonati vengono<br />
rivalutati ad un indice basato<br />
sul Pil, e se il Pil non cresce<br />
o cresce poco, beh, quei<br />
risparmi perdono potere di<br />
acquisto. Dunque le maggioranze<br />
al governo hanno, tra i<br />
tanti compiti, anche quello<br />
di far crescere il più possibile<br />
il Prodotto interno lordo,<br />
cioè la base economica del<br />
Paese, per non deprimere e<br />
svalutare i contributi di chi<br />
si sta costruendo con fatica<br />
una previdenza.<br />
Torniamo alla pensione di<br />
base.<br />
La previdenza è di fatto legata<br />
a tre variabili: alla speranza<br />
di vita, alla capacità di<br />
reddito di chi risparmia e<br />
all’andamento dei mercati finanziari<br />
per la rivalutazione.<br />
Per inserire un elemento di<br />
stabilità non dobbiamo incorrere<br />
nell’errore passato<br />
di definire a priori la quota<br />
pensionistica senza calcolare<br />
l’allungamento della vita,<br />
per non creare un sistema<br />
che avrebbe il plauso dei<br />
[ TIZIANO TREU ]<br />
Èprofessore ordinario alla Facoltà di giurisprudenza<br />
dell’Università Cattolica di<br />
Milano. Ministro del lavoro e della previdenza<br />
sociale dal 1995 al 1998, è stato uno dei<br />
padri della Riforma Dini. Senatore della Repubblica nel<br />
2001 e nel 2006, è stato rieletto nel 2008 nelle fila del PD ed attualmente<br />
è presidente della XI Commissione permanente al Senato.<br />
contribuenti ma sottoscriverebbe<br />
promesse troppo generose:<br />
chi arrivasse troppo<br />
tardi, nulla stringerebbe.<br />
Dunque?<br />
Uno zoccolo di base, uguale<br />
per tutti, a carico della solidarietà<br />
generale, cioè fiscalità<br />
pubblica: tasse. Sono<br />
firmatario di una proposta<br />
di legge pensata da Giuliano<br />
Cazzola che spinge in questo<br />
senso – una delle poche<br />
cose bipartisan di questo<br />
Paese – che attinge dall’esperienza<br />
dei paesi scandinavi<br />
che hanno istituito<br />
un sistema di Welfare serio,<br />
a contributivo, dove lo Stato<br />
finanzia a tutti, dico tutti,<br />
non una pensione sociale,<br />
badate bene, ma una pensione<br />
di base.<br />
Oltre quella?<br />
Sullo zoccolo di base, ognuno<br />
aggiunge la propria pensione<br />
individuale ed, eventualmente,<br />
per chi vuole,<br />
anche una complementare.<br />
Allora, iniziamo a parlare di<br />
un sistema più adeguato. A<br />
meno che non portiamo il<br />
prelievo previdenziale al<br />
40% del reddito o innalziamo<br />
l’età da pensione a 70<br />
anni, il che mi pare francamente<br />
impossibile e ad oggi<br />
impopolare.<br />
EPPINFORMA - APPROFONDIRE 23
’INTRUSOL’INTRUSOL’INTRUSOL’INTRUSOL’INTRUSOL’INTRUSOL’INTRUSOL’INTRUSOL’INTRUS<br />
24<br />
Mi ricordo la rivista che stai leggendo<br />
quando nacque cinque anni fa, nel<br />
2004: prima erano otto facciate all’interno<br />
della rivista Folio, essenziali ma certamente<br />
insufficienti. Proprio in quegli anni<br />
l’argomento Welfare esplose letteralmente<br />
dal punto di vista mediatico e trasformare<br />
quell’inserto in una rivista fu un passo semplice:<br />
il tema era ricco e si creò un gruppo di lavoro<br />
sempre più maturo, numero dopo numero.<br />
Certo nel 2005 Internet non aveva eroso<br />
quote di lettori importanti alla carta stampata,<br />
mentre oggi il panorama è totalmente<br />
cambiato. Il New York Times, cioè la Bibbia<br />
dell’informazione americana, versa in una crisi<br />
così importante da rischiare il fallimento e<br />
la variazione delle quote di diffusione della<br />
stampa cartacea tra 2007 e 2008 segna un<br />
-2,14% negli Stati Uniti e un -1,8 in Europa.<br />
Cosa succede?<br />
Accade che l’informazione di servizio oramai<br />
non passa più per i giornali, ma scorre<br />
sulla televisione e soprattutto su Internet, e<br />
che questi mezzi di informazione permettono<br />
di costruire una informazione fai-da-te a<br />
volte migliore di quella scritta da giornalisti<br />
di grido con i galloni sulle spalline. Succede<br />
che, in generale, la carta stampata sta diventando<br />
sempre più un luogo di approfondimento<br />
e critica, da utilizzare in modo mirato,<br />
perché ci si è accorti che è dispendioso e<br />
che non bisogna considerarlo solamente<br />
una macchina per il consenso. Non funziona<br />
più come prima.<br />
Queste riflessioni, che potete trovare<br />
negli Atti della Giornata della stampa<br />
distribuiti a tutti i Collegi e disponibili<br />
sul nostro sito, ci hanno portato a compiere<br />
alcune scelte. Anzitutto, a razionalizzare la rivista<br />
che voi leggete e a pensare di trasformarla<br />
in un prodotto di qualità insieme al<br />
Consiglio nazionale. Perché non unire Folio<br />
ed <strong>Eppi</strong>nforma in una rivista nuova, più compatta<br />
e di maggior peso? Se si legge sempre di<br />
meno e se la carta stampata si sta ritagliando<br />
EPPINFORMA - L’INTRUSO<br />
Guarda avanti<br />
di Michele Merola<br />
uno spazio di critica e approfondimento, perché<br />
non immaginare un prodotto di valore<br />
con l’apporto di penne eccellenti del mondo<br />
della politica e del Welfare, e con l’apporto di<br />
periti industriali con l’inclinazione alla scrittura<br />
giornalistica? Perché non cambiare le<br />
carte in tavola: non più un organo di informazione<br />
dall’alto ma un luogo di riflessione partecipata?<br />
Detto, fatto.<br />
Questo è l’ultimo numero di <strong>Eppi</strong>nforma,<br />
come del resto anche Folio chiuderà<br />
i battenti nel 2009. Si sta concludendo<br />
un ciclo, ma stiamo chiedendo<br />
a te di aprirne insieme uno nuovo.<br />
Questo è l’ultimo numero di <strong>Eppi</strong>nforma,<br />
come del resto anche Folio chiuderà<br />
i battenti nel 2009. La decisione<br />
non è stata semplice ed ha richiesto quasi un<br />
anno di progetti, riflessioni, comparative e<br />
ancora al momento in cui scrivo la nuova rivista<br />
che partirà dal 2010 è un cantiere aperto.<br />
Però l’indicazione è chiara: serve un nuovo<br />
prodotto su carta, ma soprattutto serve lo<br />
spostamento dell’informazione di servizio<br />
sul Web, tramite l’offerta di una newsletter e<br />
l’apertura di uno o più Forum. In più, da una<br />
parte stiamo pensando ad un Comitato di<br />
esperti che collaborino con le loro idee a<br />
commentare e capire gli eventi principali<br />
che accadono. Dall’altra parte, il 27 ottobre<br />
2009 è nato un Coordinamento della stampa<br />
e comunicazione nazionale con il compito di<br />
essere punto di riferimento per coinvolgere<br />
tutti i periti industriali al tema dell’informazione.<br />
Questo è uno di quei classici momenti agrodolci:<br />
si sta chiudendo qualcosa, ma stiamo<br />
chiedendo a te di aprire insieme un sistema<br />
di comunicazione migliore. Come? Perché,<br />
ad esempio, non partecipi al concorso “Dario<br />
Torbianelli”?
stampa<br />
articolo 1<br />
articolo 2<br />
articolo 3<br />
articolo 4<br />
articolo 5<br />
articolo 6<br />
articolo 7<br />
articolo 8<br />
articolo 9<br />
Giornata della<br />
e della<br />
comunicazione<br />
ROMA<br />
2009<br />
ENTE DI PREVIDENZA<br />
DEI PERITI INDUSTRIALI<br />
E DEI PERITI INDUSTRIALI LAUREATI<br />
informare<br />
comunicare<br />
capire<br />
CONSIGLIO NAZIONALE<br />
DEI PERITI INDUSTRIALI<br />
E DEI PERITI INDUSTRIALI LAUREATI<br />
PRESSO IL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA<br />
CONCORSO GIORNALISTICO<br />
Dario Torbianelli,<br />
100 penne per la categoria<br />
bando di gara<br />
Il Consiglio nazionale dei periti industriali e dei periti industriali laureati e l’Ente<br />
di previdenza dei periti industriali e dei periti industriali laureati, con il contributo<br />
di sponsor, bandiscono il Concorso giornalistico “Dario Torbianelli, 100<br />
penne per la categoria”.<br />
Possono partecipare al Concorso tutti gli iscritti agli Albi dei periti industriali e<br />
dei periti industriali laureati.<br />
I partecipanti dovranno presentare uno o più articoli (non meno di 2.800 e massimo<br />
12.000 battute) e/o uno o più servizi (almeno 3 minuti, massimo 6 minuti)<br />
di programmazione radio-televisiva, in forma di intervista e/o inchiesta, che<br />
abbiano quale tema di riferimento l’esercizio della libera professione o la tutela<br />
previdenziale privata nell’ambito delle professioni tecniche di primo livello.<br />
La domanda di iscrizione al concorso è gratuita e deve pervenire, corredata dei<br />
dati personali e auto-certificazione di iscrizione all’Albo dei periti industriali e<br />
dei periti industriali laureati, entro il 31 dicembre 2009 all’indirizzo e-mail<br />
eppi@mclink.it.<br />
Sono ammessi lavori pubblicati su testate cartacee, radio-televisive e on-line e<br />
anche non pubblicati. I testi/servizi dovranno pervenire entro il 31 dicembre 2009<br />
al seguente indirizzo:<br />
Ente di previdenza dei periti industriali e dei periti industriali laureati,<br />
Piazza della Croce Rossa 3, 00161 Roma<br />
I testi/servizi pervenuti saranno esaminati dalla Giuria. All’autore, ritenuto ad<br />
insindacabile giudizio più meritevole, verrà offerta l’opportunità di seguire un<br />
Master per operatore editoriale.<br />
La Giuria è presieduta dal presidente CNPI e dal presidente EPPI. È composta da<br />
tre giornalisti professionisti scelti dal Consiglio nazionale dei periti industriali e<br />
periti industriali laureati e dal Consiglio di indirizzo generale dell’Ente di previdenza<br />
dei periti industriali e periti industriali laureati.<br />
Il premio verrà assegnato, in occasione della seconda edizione della Giornata della<br />
stampa e della comunicazione, nel corso di una cerimonia pubblica. La data della<br />
cerimonia di premiazione sarà comunicata a mezzo stampa e pubblicata sui siti<br />
www.eppi.it e www.cnpi.it.<br />
La partecipazione al concorso implica l’accettazione e il rispetto degli articoli<br />
contenuti nel presente bando e del giudizio insindacabile della Giuria.
L’esperienza cont a. Soprattutto nei<br />
<br />
Sappiamo che questi sono momenti difficili per<br />
tutti i risparmiatori. In 80 anni abbiamo superato<br />
le condizioni più avverse e oggi beneficiamo<br />
dell’esperienza maturata per affrontare con razionalità<br />
le crisi dei mercati. Riteniamo fondamentale essere<br />
vicini ai nostri clienti per dare loro supporto<br />
e tranquillità. In momenti come questi, l’esperienza conta.<br />
Per informazioni: 800.551.552<br />
www.pioneerinvestments.it<br />
Pioneer Investments è il marchio che contraddistingue le società di gestione del risparmio del Gruppo UniCredit. I prodotti Pioneer Investments sono disponibili<br />
presso le migliori banche ed i più qualificati intermediari finanziari. Avvertenze: prima dell’adesione leggere il prospetto informativo a disposizione presso i soggetti<br />
incaricati del collocamento. Edizione: maggio 2009.