Maestà e onore sono davanti a lui, forza e splendore nel suo santuario. -- Il santo del giorno -- San Teofilo Della vita di Teofilo abbiamo scarne notizie. Eusebio di Cesarea lo ricorda come vescovo di Cesarea, nella sua Historia Ecclesiastica (V, XXII), nella cronologia dei principali capi delle chiese locali al tempo di papa Vittore I (189-200) e lo dice presente a un sinodo riunito in Palestina. Eusebio lo ritiene come uno dei principali avversari dei quattordecimani, una setta che voleva celebrare sempre la Pasqua il giorno 14 del mese di aprile, contro le chiese occidentali che privilegiavano la domenica, il giorno del Signore. San Girolamo dedica a lui il capitolo XLII del De viris illustribus. Il Baronio lo introdusse nel Martirologio Romano, al 5 di marzo, con un breve elogio per l’integrità della vita e per la sua saggezza.
Domenica, 6 <strong>Marzo</strong> 2011 Os 1,9a;2,7a.b-10; Sal 102; Rm 8,1-4; Lc 15,11-32 DOMENICA ULTIMA DOPO L'EPIFANIA - detta "del perdono" LETTURA Lettura del profeta Osea 1, 9a; 2, 7a.b-10. 16-18. 21-22 Il Signore disse a Osea: «La loro madre ha detto: “Seguirò i miei amanti, / che mi danno il mio pane e la mia acqua, / la mia lana, il mio lino, / il mio olio e le mie bevande”. / Perciò ecco, ti chiuderò la strada con spine, / la sbarrerò con barriere / e non ritroverà i suoi sentieri. / Inseguirà i suoi amanti, / ma non li raggiungerà, / li cercherà senza trovarli. / Allora dirà: “<strong>Rito</strong>rnerò al mio marito di prima, / perché stavo meglio di adesso”. Non capì che io le davo / grano, vino nuovo e olio, / e la coprivo d’argento e d’oro, / che hanno usato per Baal. / Perciò, ecco, io la sedurrò, / la condurrò nel deserto / e parlerò al suo cuore. / Le renderò le sue vigne / e trasformerò la valle di Acor / in porta di speranza. / Là mi risponderà / come nei giorni della sua giovinezza, / come quando uscì dal paese d’Egitto. / E avverrà, in quel giorno / – oracolo del Signore – / mi chiamerai: “Marito mio”, / e non mi chiamerai più: “Baal, mio padrone”. / Ti farò mia sposa per sempre, / ti farò mia sposa / nella giustizia e nel diritto, / nell’amore e nella benevolenza, / ti farò mia sposa nella fedeltà / e tu conoscerai il Signore». SALMO Sal 102 (1<strong>03</strong>) ® Il Signore è buono e grande nell’amore. Benedici il Signore, anima mia, quanto è in me benedica il suo santo nome. Benedici il Signore, anima mia, non dimenticare tutti i suoi benefici. ® Egli perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue infermità, salva dalla fossa la tua vita, ti circonda di bontà e misericordia. ® Misericordioso e pietoso è il Signore, lento all’ira e grande nell’amore. Non ci tratta secondo i nostri peccati e non ci ripaga secondo le nostre colpe. ® EPISTOLA Lettera di san Paolo apostolo ai Romani 8, 1-4 Fratelli, non c’è nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù. Perché la legge dello Spirito, che dà vita in Cristo Gesù, ti ha liberato dalla legge del peccato e della morte. Infatti ciò che era impossibile alla Legge, resa impotente a causa della carne, Dio lo ha reso possibile: mandando il proprio Figlio in una carne simile a quella del peccato e a motivo del peccato, egli ha condannato il peccato nella carne, perché la giustizia della Legge fosse compiuta in noi, che camminiamo non secondo la carne ma secondo lo Spirito. VANGELO Lettura del Vangelo secondo Luca 15, 11-32 In quel tempo. Il Signore Gesù disse ancora: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “<strong>Padre</strong>, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: <strong>Padre</strong>, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “<strong>Padre</strong>, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo
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