Annuale 2009 - Polizia Penitenziaria
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In India, nel 1893, il console italiano<br />
scriveva a Roma per dire che in quella<br />
città tutti quelli che sfruttavano la prostituzione<br />
venivano chiamati “italiani”.<br />
Tra la prima e la seconda guerra mondiale<br />
molti italiani andavano in America<br />
con passaporti falsi o biglietti inviati da<br />
pseudo parenti italo americani. In realtà<br />
una volta sbarcati li attendevano turni di<br />
lavoro massacranti perché ripagassero,<br />
senza stipendio, il costo di quel viaggio<br />
della speranza.<br />
Non sono aneddoti. E’ storia, tratta dalla<br />
Mostra Tracce dell’emigrazione parmense<br />
e italiana fra il XVI e XX secolo<br />
(Parma, 15 aprile <strong>2009</strong>).<br />
Gian Antonio Stella, nel suo bellissimo<br />
libro Quando gli albanesi eravamo noi,<br />
ci ricorda che «….Quando si parla<br />
d’immigrazione italiana si pensa solo<br />
agli ‘zii d’America’, arricchiti e vincenti,<br />
ma nessuno vuole sapere che la<br />
percentuale di analfabeti tra gli italiani<br />
immigrati nel 1910 negli USA era<br />
del 71% o che gli italiani costituivano<br />
la maggioranza degli stranieri arrestati<br />
per omicidio» o ancora che il primo attentato<br />
nella storia con un’auto imbottita<br />
di esplosivo è stato fatto a New York, non<br />
da terroristi ma da criminali italiani contro<br />
una banda avversaria.<br />
Forse ci ricordano che la nostra Terra<br />
gira, gira velocemente nello spazio e nel<br />
tempo creando nuovi ricchi ed ammassando<br />
nuovi poveri. I ruoli si invertono<br />
ma i clandestini restano anche se hanno<br />
un colore diverso. Fuggono da Paesi in<br />
cui l’unica prospettiva è morire per fame<br />
o morire per guerre volute da altri. Ed allora<br />
questa gente può solo correre, correre,<br />
correre impazzita verso il nord,<br />
verso il mediterraneo, verso quelli che<br />
credono essere orizzonti migliori. ✦<br />
* Avvocato, già Dirigente<br />
dell’Amministrazione <strong>Penitenziaria</strong><br />
Ruoli tecnici della <strong>Polizia</strong> <strong>Penitenziaria</strong><br />
apriamo un dibattito con tutti gli operatori<br />
Ho ricevuto una e-mail dai toni molto cortesi da una Educatrice penitenziaria<br />
che mi ha indotto ad una riflessione sulla necessità di aprire un dibattito su<br />
alcuni temi. A tale riguardo ho ritenuto scambiare una breve corrispondenza<br />
on line con l’autrice di queste note proponendo di pubblicare l’e-mail sulla<br />
nostra rivista al fine di sollecitare, appunto, una riflessione comune sull’argomento.<br />
Ottenuto l’indispensabile assenso dell’autrice, pubblico integralmente<br />
l’intervento con l’invito a tutti i nostri lettori ad inviare un commento, una<br />
propria opinione, una critica o una proposta attinente quanto scritto dalla<br />
dottoressa Merluzzi. Mi riservo io stessso di intervenire successivamente nel<br />
merito della questione.<br />
Giovanni Battista De Blasis<br />
Gentile De Blasis, sono un’educatrice della prima generazione (nel 1983 sono entrata<br />
in servizio) e ora - da tempo ormai - lavoro ai minorenni.<br />
Io conobbi Donato Capece ai tempi della stesura della mia tesi di laurea: fu molto<br />
gentile e mi ricevette personalmente quando ebbi bisogno di reperire del materiale<br />
...anche se sto alla giustizia minorile da tempo, ho continuato a seguire il<br />
DAP attraverso i miei vecchi colleghi ed amici, nonchè a leggere tutte le riviste del<br />
DAP e poi mi sono specializzata anche in criminologia. Questo per presentarmi.<br />
Oggi ho quasi 26 anni di anzianità (purtroppo sono rimasta educatore e basta) e<br />
sono un C3 . Vorrei proprio dirle “SONO D’ACCORDISSIMO” con il suo articolo<br />
Aridateci i Marescialli (che nostalgia... e se parliamo di Marescialli cosa devo<br />
pensare? che anche lei ha nostalgia del Corpo militare? !!) Ripeto io sono entrata<br />
in servizio agli adulti nel 1983 dopo 4 anni di volontariato ex art. 78 OP. !!<br />
Pertanto ricordo benissimo le persone a cui lei fa riferimeno nell’articolo. Ma la<br />
domanda sorge spontanea: non capisco perchè lei dia tanto la colpa di ciò ai<br />
vertici del DAP!! Fatevi un esame di coscenza: non pensa che la colpa di tutto<br />
quello di cui lei parla sia anche e forse soprattutto del modo in cui avete lavorato<br />
voi dei sindacati della <strong>Polizia</strong> <strong>Penitenziaria</strong> ? Siete proprio innocenti di fronte ai<br />
cambiamenti di cui lei stesso parla ? Di fronte ai cambiamenti di mentalità, di<br />
modus agendi, ..le circolari, gli esami, i concorsi, la FORMAZIONE ? Ha fatto tutto<br />
il DAP da solo?<br />
Ad ogni modo sono stata proprio felice di leggere il suo articolo perchè ho ritrovato<br />
le stesse mie idee e riflessioni che faccio continuamente, ad esempio l’osservazione<br />
circa l’emarginazione di coloro che sono portatori di esperienza e<br />
professionalità a discapito di obiettivi nuovi e di concezioni del vostro ruolo molto<br />
diverse da prima ... più moderne... (ma io direi anche con la puzza sotto il<br />
naso ...come si dice a Roma ) e allora la soluzione?<br />
A me pare che ultimamente dentro il carcere per adulti si riesce un po’ a respirare<br />
un clima nuovo e insieme vecchio (i cicli e i ricicli storici vichiani?) ...ci<br />
sono agenti, mi sembra, che sarebbero recettivi ad apprendere una filosofia del<br />
controllo e della conoscenza dell’utente del tutto nuova per loro, nuova, ma riconosciuta<br />
quasi inconsapevolmente come vincente, rispetto alla mentalità da super<br />
tecnici degli ultimi anni... mi corregga se sbaglio la mia percezione .<br />
Vorrei, infine, esprimere la mia sull’articolo del medico Andrea Servili - stesso<br />
numero di marzo ‘09.<br />
D’accordo, ma allora penso che voi dovreste cominciare a prendere in esame l’idea<br />
dei ruoli tecnici anche per altre figure, oltre al medico, tipo gli educatori e i criminologi<br />
magari.<br />
Ultimamente mi sto occupando un po’ del pensiero e del progetto in tal senso di alcuni<br />
colleghi di tutta italia, educatori semiliberi, grandi professionisti, ma rimasti<br />
al palo dal punto di vista della carriera professionale e ormai stretti tra gli psicologi<br />
andati a guadagnare molto di più alle ASL, i vicedirettori meduriani fin dal<br />
primo incarico e voi, verticalizzati al massimo grado, con la possibilità di fare una<br />
bella carriera!<br />
Grazie per avermi letto e buon lavoro .<br />
Emanuela Merluzzi - Educatore C3<br />
<strong>Polizia</strong> <strong>Penitenziaria</strong> - SG&S n. 163 - giugno <strong>2009</strong><br />
Mail<br />
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