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Eros e Thanatos: antitesi di un binomio indissolubile A.G. Drusini - CIS

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Riv. Sessuol. - Vol. 33 - n. 4<br />

Ottobre/Dicembre 2009<br />

<strong>Eros</strong> e <strong>Thanatos</strong>: <strong>antitesi</strong> <strong>di</strong> <strong>un</strong> <strong>binomio</strong> in<strong>di</strong>ssolubile<br />

A.G. DRUSINI 1<br />

Sommario<br />

Quasi 4 miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> anni fa, sullla terra non esisteva la<br />

vita, né il sesso, né alc<strong>un</strong> organismo. In seguito, le prime forme<br />

<strong>di</strong> vita iniziarono a riprodursi, semplicemente <strong>di</strong>videndosi:<br />

la comparsa dell’uomo fu <strong>un</strong> evento straor<strong>di</strong>nario e irripetibile<br />

nella storia dell’evoluzione. La articolazione tra<br />

<strong>Eros</strong> e <strong>Thanatos</strong> è parte integrante della storia delle origini<br />

dell’uomo: le prime sepolture comparvero con Neanderthal,<br />

e da allora eros e thanatos <strong>di</strong>vennero i due poli fondamentali<br />

della vita umana.<br />

222<br />

Parole chiave: Evoluzione, Uomo, <strong>Eros</strong>, <strong>Thanatos</strong><br />

Introduzione: <strong>Eros</strong> e <strong>Thanatos</strong><br />

nel regno animale<br />

La cosiddetta “zuppa primor<strong>di</strong>ale”, che data a quasi<br />

4 miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> anni fa, non era <strong>un</strong> luogo molto piacevole, in<br />

special modo per gli organismi complessi. Prima, semplicemente<br />

non esisteva la vita, né il sesso, né alc<strong>un</strong> organismo.<br />

In seguito, gli organismi primitivi iniziarono a riprodursi<br />

semplicemente <strong>di</strong>videndosi. Molto probabilmente,<br />

questo modello continuò ad esistere per 2 miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> anni,<br />

e sta durando tuttora. Tuttavia, col tempo le cose cambiano<br />

e questo modello che gli autori americani chiamano<br />

“have-sex-and-<strong>di</strong>e“ rimpiazzò il modello “just-split-and-live“,<br />

con la <strong>di</strong>fferenza che, dopo aver dato il loro contributo alla<br />

procreazione, i genitori morivano.<br />

Possiamo quin<strong>di</strong> classificare gli organismi in pre-ri-<br />

produttivi, riproduttivi, e post-riproduttivi. Il sesso può<br />

aver avuto origine (anche se in verità ness<strong>un</strong>o sa in che<br />

modo) come <strong>un</strong>a risposta a <strong>un</strong> altro imperativo categorico<br />

degli esseri viventi: “mangia e taci”. Forse queste creature<br />

primor<strong>di</strong>ali all’inizio avranno mangiato i loro figli,<br />

come il mitico Cronos, forse non saranno stati in grado <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>gerire completamente il loro nucleo, forse il nucleo si è<br />

fuso con la cellula primitiva, raddoppiando l’informazione<br />

genetica e avendo così <strong>un</strong> vantaggio dal p<strong>un</strong>to <strong>di</strong> vista<br />

evolutivo. Oggi sappiamo che il rimescolamento dei geni<br />

aumenta il potenziale ere<strong>di</strong>tario e le probabilità <strong>di</strong> sopravvivenza<br />

in ambienti instabili, arricchendo la varietà delle<br />

creature che possono così rinforzarsi e resistere più a l<strong>un</strong>go.<br />

Gli organismi asessuati sono rimasti al livello microscopico,<br />

quelli sessuati hanno aumentato le loro <strong>di</strong>mensioni<br />

fino a quelle degli alberi giganti e dell’elefante. Qual<br />

è stato il prezzo <strong>di</strong> questa evoluzione? L’invecchiamento,<br />

seguito dalla morte. Non esiste forse <strong>un</strong>a certa ambiguità<br />

tra “organismo complesso” e “morte”?<br />

Vi sono al mondo molti biologi che stu<strong>di</strong>ano i modelli<br />

<strong>di</strong> accoppiamento e i costumi sessuali <strong>di</strong> ogni genere <strong>di</strong><br />

animali. L’ octopus (genere Octopoda) o polipo, è <strong>un</strong> animale<br />

molto intelligente, ma il termine della sua vita è molto<br />

triste, specie per la femmina. Il polipo si accoppia <strong>un</strong>a<br />

sola volta nella vita: senza addentrarci troppo nei complicati<br />

meccanismi tentacolari dell’accoppiamento <strong>di</strong> questi animali,<br />

osserviamo soltanto che, appena ha partorito, la femmina<br />

attacca le uova alla parete della sua caverna, che assomiglia<br />

a <strong>un</strong>a specie <strong>di</strong> albero <strong>di</strong> Natale, e da quel momento<br />

l’animale non si alimenta più: essa deve irrorare continuamente<br />

d’acqua le uova, per pulirle e per aiutare il loro<br />

sviluppo. Al termine <strong>di</strong> questa operazione, la femmina è<br />

1 Professore straor<strong>di</strong>nario, facoltà <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina e chirurgia, Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Padova – andrea.drusini@<strong>un</strong>ipd.it<br />

© Copyright 2010<br />

CIC E<strong>di</strong>zioni Internazionali, Roma<br />

C.I.S. - Centro Italiano <strong>di</strong> Sessuologia


completamente esausta, e subito dopo che i figli sono nati,<br />

muore. Secondo gli zoologi marini, questa è la scoperta più<br />

triste <strong>di</strong> tutta la biologia. Un’altra storia assai simile è quella<br />

che riguarda il salmone. Anche questo animale ha la caratteristica<br />

della semelparità (latino semel = <strong>un</strong>a sola volta),<br />

per cui si accoppia <strong>un</strong>a volta soltanto nella vita. Il salmone<br />

del Pacifico nasce in acqua dolce, quando è giovane<br />

migra nell’oceano, vi trascorre alc<strong>un</strong>i anni, poi ritorna<br />

controcorrente nel torrente dove è nato per deporre le uova,<br />

<strong>un</strong>a sola volta, e poche settimane dopo muore (questo non<br />

succede con il salmone dell’Atlantico, che può riprodursi<br />

varie volte).<br />

Altri organismi si comportano allo stesso modo, come<br />

le lamprede, molte varietà <strong>di</strong> piante (‘lagave), alc<strong>un</strong>i<br />

mammiferi marsupiali: si accoppiano <strong>un</strong>a sola volta, e poco<br />

dopo muoiono. La morale <strong>di</strong> questa storia è <strong>un</strong>a sola: “have<br />

sex, and eventually <strong>di</strong>e“. Esistono tuttavia in natura organismi<br />

che non muoiono mai: sono microrganismi semplici,<br />

modello “split and live”, che invece <strong>di</strong> accoppiarsi semplicemente<br />

si <strong>di</strong>vidono, cosicché è impossibile sapere qual<br />

è il padre e quale il figlio (<strong>Drusini</strong>, 2009).<br />

La comparsa dell’uomo (Homo sapiens) fu <strong>un</strong> evento<br />

straor<strong>di</strong>nario e irripetibile nella storia dell’evoluzione. Molto<br />

ancora si <strong>di</strong>scute sull’evento che ha consentito ad <strong>un</strong> primate<br />

superiore <strong>di</strong> <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> <strong>un</strong> cervello <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni,<br />

tale da consentire l’accesso alle rappresentazioni<br />

simboliche; ma già con Neanderthal si trovano le prime<br />

sepolture, e la tomba <strong>di</strong>venta <strong>un</strong> emblema <strong>di</strong> spiritualità<br />

e <strong>di</strong> passaggio. Le Corbusier ha osservato che nella preistoria,<br />

dove le abitazioni erano deperibili in quanto <strong>di</strong>more<br />

provvisorie <strong>di</strong> <strong>un</strong>’umanità nomade, la tomba è sempre <strong>di</strong><br />

pietra, in quanto <strong>di</strong>mora dell’eternità. Nella mitologia, l’uomo<br />

ebbe da Prometeo due doni: l’oblio dell’ora della morte<br />

– dovuta a quella dea che è la Speranza, che non vede<br />

– e il fuoco, cioè la tecnica: la tecnica che oggi all<strong>un</strong>ga la<br />

vita sempre <strong>di</strong> più, vincendo la morte in molti mo<strong>di</strong>. Ma<br />

è da lì che inizia il cammino dell’uomo verso la conoscenza<br />

della sua fine.<br />

La <strong>di</strong>varicazione tra <strong>Eros</strong> e <strong>Thanatos</strong>, da secoli irrime<strong>di</strong>abilmente<br />

<strong>un</strong>iti, risiede essenzialmente nel fatto che<br />

la morte è impensabile, mentre l’amore è fatto <strong>di</strong> pensieri,<br />

ricor<strong>di</strong> e immagini del vissuto affettivo. Tuttavia, se si<br />

pensa che la nascita è <strong>un</strong> atto d’amore che prelude alla morte,<br />

ne consegue che la vita stessa non fa che parlarci della<br />

morte, seppure in<strong>di</strong>rettamente e per sottintesi. Ne deriva<br />

che qual<strong>un</strong>que sia il soggetto in questione, <strong>di</strong>rettamente<br />

o in<strong>di</strong>rettamente esso è in presenza <strong>di</strong> <strong>un</strong> fantasma <strong>di</strong> morte.<br />

Parlare della speranza, del dolore, <strong>di</strong> Dio o dell’Inferno<br />

significa implicitamente parlare della morte: la morte<br />

è l’elemento residuale <strong>di</strong> tutti i problemi umani. Mentre<br />

l’uomo è consapevole <strong>di</strong> dover morire, molti pensano che<br />

gli animali non abbiano questa consapevolezza: tuttavia,<br />

alc<strong>un</strong>e specie, come le scimmie, “sentono” l’approssimarsi<br />

<strong>Eros</strong> e <strong>Thanatos</strong>: <strong>antitesi</strong> <strong>di</strong> <strong>un</strong> <strong>binomio</strong> in<strong>di</strong>ssolubile<br />

della fine e vanno in luoghi sotterranei, che abitualmente<br />

non frequentano, in attesa della morte. Nonostante l’uomo<br />

sia <strong>un</strong> “essere per la morte” (Thomas, 2006), la conoscenza<br />

della morte è pressoché inesistente, ambigua, permeata<br />

d’incertezza: la morte rappresenta lo scacco <strong>di</strong> ogni<br />

ragionamento e <strong>di</strong> ogni pensiero, e il sapere sulla morte rimane<br />

occulto e informulabile, perché è <strong>un</strong> non-sapere inimmaginabile<br />

e infigurabile, quasi <strong>un</strong>’annichilazione dell’essere<br />

che non <strong>di</strong>spone <strong>di</strong> appiglio alc<strong>un</strong>o, completamente opposta<br />

all’epifania dell’<strong>Eros</strong>. (Jankélévitch (1994) afferma<br />

<strong>di</strong> non pensare assolutamente niente sulla morte, essendo<br />

essa priva <strong>di</strong> appigli cui <strong>un</strong>o possa afferrarsi: pensare la morte<br />

è pensare il nulla, il nulla dell’oggetto che si annichila;<br />

d’altra parte, non si può pensare il nulla, poiché pensare<br />

il nulla significa non pensare affatto. Se è vero che è<br />

solo l’istante che può parlarci <strong>di</strong> eternità, come sostiene<br />

Bachelard (1993), la morte non può parlarci <strong>di</strong> nulla perché<br />

non esiste, ciò che esiste è solo l’in<strong>di</strong>viduo che muore.<br />

Non potendo afferrare la cosa in sè, non potendo “l’ipséité<br />

de la mort”, ovvero l’ “in-sé della morte” fornire <strong>un</strong>’esperienza<br />

originaria dell’apparire della fine, e tanto meno<br />

dell’intuizione della morte in persona, si pone qui la questione<br />

dell’aporia che riguarda la fenomenologia della morte,<br />

e nello stesso tempo l’apparire dell’essenza del morire<br />

come correlato della manifestazione della coscienza.<br />

Quin<strong>di</strong>, l’al<strong>di</strong>là della morte e la conoscenza dell’altro mondo,<br />

che è senza tempo, comporta <strong>un</strong> annientamento provocato<br />

dalla folgorazione <strong>di</strong> qualcosa <strong>di</strong> inafferrabile, il cogito<br />

del morente messo <strong>di</strong> fronte alla simultaneità della coscienza<br />

della morte. Ma questa simultaneità è inutilizzabile,<br />

in quanto nell’istante successivo alla morte non vi è<br />

più né coscienza né essere cosciente, e pertanto la morte<br />

è <strong>un</strong>a struttura assente, che configura il paradosso dell’impossibilità<br />

<strong>di</strong> <strong>un</strong>a scienza della morte:”l’origine e la fine,<br />

questo è il nulla”, scrive Malaver (1955, p.24).<br />

Materiale e metodo<br />

La tanatologia – afferma Louis-Vincent Thomas (1976,<br />

2006) – non ha saputo o potuto costruire <strong>un</strong>’epistemologia<br />

valida e coerente sulla morte a causa del paradosso relativo<br />

alla sua debolezza ontologica. Ed è proprio per questo<br />

che la tanatologia – scienza nuova che porta in sé enormi<br />

<strong>di</strong>fficoltà e contrad<strong>di</strong>zioni, non ultima la crisi della riflessione<br />

sulla morte all’interno <strong>di</strong> <strong>un</strong>a civiltà occidentale<br />

sempre più mortifera e che nel contempo rimuove la morte<br />

- non può costituirsi come <strong>un</strong>a <strong>di</strong>sciplina scientifica a<br />

tutti gli effetti: da qui l’esigenza <strong>di</strong> <strong>un</strong>a nuova articolazione<br />

tra Logos, <strong>Thanatos</strong> ed <strong>Eros</strong>, tre entità che per troppo tempo<br />

sono rimaste separate tanto nella Filosofia come nella<br />

Me<strong>di</strong>cina. Nella sua opera “La <strong>di</strong>struzione o amore”, (Vicente<br />

Aleixandre, 1970, p. 31) scrive:<br />

223


“Muoio perché m’avvento, perché voglio morire<br />

o vivere nel fuoco, perché quest’aria che spira<br />

non mi appartiene, è l’alito rovente che se<br />

m’accosto brucia e dora le mie labbra dal profondo.<br />

Lascia, lascia che guar<strong>di</strong>, infiammato da amore,<br />

mentre la tua purpurea vita mi arrossa il volto,<br />

che guar<strong>di</strong> nel remoto clamore del tuo grembo<br />

dove muoio e rin<strong>un</strong>cio a vivere per sempre”.<br />

Come <strong>di</strong>ce il poeta, <strong>Eros</strong> e <strong>Thanatos</strong> trovano ricomposizione<br />

nella nostra stessa esistenza.<br />

<strong>Eros</strong> e la morte<br />

Ma il massimo della forza poetica viene raggi<strong>un</strong>to dalla<br />

rappresentazione della morte <strong>di</strong> <strong>un</strong>a bella donna: “La<br />

morte <strong>di</strong> Ofelia” <strong>di</strong> J.E. Millais ne è <strong>un</strong> esempio. Lo stesso<br />

Dante Gabriele Rossetti (1828-1882) fu ispirato profondamente<br />

da <strong>un</strong> dettaglio <strong>di</strong> morte: la moglie, che era<br />

anche sua modella,si suicidò con <strong>un</strong>a overdose <strong>di</strong> laudano<br />

dopo aver dato alla luce <strong>un</strong> figlio morto. Il marito “seppellì<br />

insieme al suo corpo <strong>un</strong> plico con le sue opere poetiche<br />

incompiute e cadde in <strong>un</strong>a depressione profonda: in<br />

questo periodo, avvertendo <strong>un</strong>’affinità con la propria vicenda,<br />

egli si de<strong>di</strong>cò alle opere dantesche e soprattutto al<br />

tema della morte <strong>di</strong> Beatrice. Esumata la salma della moglie<br />

dopo breve tempo, egli ebbe la visione terrificante del<br />

corpo rimasto quasi intatto, e notò che i capelli erano cresciuti.<br />

Egli amava quella donna anche nella morte, e questo<br />

è <strong>un</strong>o degli esempi <strong>di</strong> come due <strong>antitesi</strong> rimangano <strong>un</strong>ite<br />

per sempre nella terribile rappresentazione <strong>di</strong> <strong>un</strong>a fine<br />

che tuttavia non ha potuto separare la coppia, instaurando<br />

<strong>un</strong> <strong>di</strong>verso rapporto d’amore e <strong>di</strong> morte.<br />

Perchè il pensiero umano antico contrapponeva <strong>Eros</strong><br />

a <strong>Thanatos</strong>? In teoria, l’opposizione più naturale non è tra<br />

l’Amore e la Morte, ma tra la vita e la morte. Il fatto è che<br />

<strong>Eros</strong> e <strong>Thanatos</strong> non sono banalmente “amore e morte”<br />

ma rappresentano gli impulsi creatori e <strong>di</strong>struttori del mondo.<br />

Il primo impulso è il Desiderio, <strong>un</strong>iversale e cosmico,<br />

che attrae gli elementi e che spinge la Natura a dare i suoi<br />

frutti. Il secondo è la tendenza alla <strong>di</strong>sgregazione degli elementi,<br />

e da ciò traspare <strong>un</strong>a certa base <strong>di</strong> materialismo anche<br />

nella mitologia greca. Inoltre, leggendo Esiodo, non<br />

sorprenderà il fatto che <strong>Eros</strong> e <strong>Thanatos</strong> siano posti all’inizio<br />

della genealogia e della cosmogonia, in quanto è proprio<br />

<strong>Eros</strong> che permette a Chaos <strong>di</strong> generare. <strong>Eros</strong> non è<br />

l’angioletto con l’arco e le frecce che la tra<strong>di</strong>zione più tarda<br />

ci ha tramandato, bensì rappresenta <strong>un</strong> vero e proprio<br />

impulso creatore cosmico. Un’altra interpretazione, più<br />

idealistica, spiegherebbe l’opposizione <strong>Eros</strong>-<strong>Thanatos</strong> col<br />

fatto che il concetto <strong>di</strong> “vita” avrebbe <strong>un</strong>’accezione più ristretta<br />

rispetto a quello <strong>di</strong> “amore”, tanto è vero che per<br />

amore <strong>di</strong> <strong>un</strong> ideale si può rin<strong>un</strong>ciare anche alla vita. Secondo<br />

Freud, l’amore è eros, e cioè libido, pulsione che<br />

tende a scaricare le tensioni cercando il massimo piace-<br />

224<br />

A.G. <strong>Drusini</strong><br />

re: ma le tensioni erotiche risorgono continuamente, determinando<br />

quello che il grande psicanalista ha chiamato<br />

il “frastuono dell’eros”, che più prosaicamente potrebbe<br />

coincidere con l’eterna incontentabilità umana. A compensare<br />

questo eterno risorgere delle tensioni e della sofferenza<br />

ci sarebbe, secondo Freud, la pulsione <strong>di</strong> morte,<br />

cioè la tendenza a tornare ad <strong>un</strong>o stato inorganico, in cui<br />

cessano le tensioni e che viene chiamato “stato <strong>di</strong> costanza”.<br />

Ciò significa che senza la morte, cioè senza la cessazione<br />

delle tensioni erotiche, l’amore sarebbe destinato a rimanere<br />

perennemente insod<strong>di</strong>sfatto, ed è così finché restiamo<br />

vivi. Ecco perché la pulsione <strong>di</strong> morte sarebbe al servizio<br />

del principio <strong>di</strong> piacere, benché nel suo sublimare le<br />

tensioni essa andrebbe al <strong>di</strong> là del principio <strong>di</strong> piacere stesso.<br />

In fondo, come scrive Pessoa (1997), “non c’è espe<strong>di</strong>ente<br />

mentale che riesca a realizzare <strong>un</strong>’assimilazione <strong>di</strong> concetti<br />

contrari quali il piacere e la paura” (p. 21). In quest’ottica,<br />

l’amore non è più contrapposto alla morte, ma è la morte<br />

che rappresenta la fine dell’amore. Certe interpretazioni<br />

dell’orgasmo, inteso come “piccola morte” ne sarebbero<br />

<strong>un</strong> esempio: l’amore tende alla piccola morte dell’orgasmo,<br />

ma anche al riposo originato dal rinnovarsi della<br />

tensione amorosa. Se l’amore non fosse solo eros - cioè<br />

tensione a godere dell’altro - ma anche agape, cioè tensione<br />

rispetto al go<strong>di</strong>mento dell’altro, o puro desiderio del bene<br />

dell’altro, allora l’amante potrebbe desiderare che l’orgasmo<br />

non fosse <strong>un</strong>a morte, per quanto piccola, bensì <strong>un</strong>a possibilità<br />

<strong>di</strong> rinascere per poter godere ancora.<br />

Ad <strong>un</strong> certo p<strong>un</strong>to del suo lavoro, Freud (2006) nella<br />

sua opera Al <strong>di</strong> là del principio <strong>di</strong> piacere, si rese conto<br />

che la psiche non poteva essere governata soltanto da <strong>un</strong>a<br />

pulsione verso il piacere (<strong>un</strong> impulso incontrollato e primor<strong>di</strong>ale),<br />

ma anche da <strong>un</strong>a pulsione <strong>di</strong>struttiva, <strong>un</strong>a pulsione<br />

<strong>di</strong> morte. La pulsione <strong>di</strong> vita, (<strong>Eros</strong>), era quin<strong>di</strong> accompagnata<br />

da <strong>un</strong>a pulsione <strong>di</strong> morte (<strong>Thanatos</strong>): le due<br />

pulsioni sono presenti contemporaneamente in ogni essere<br />

umano, in contrapposizione <strong>di</strong>alettica fra loro. I comportamenti<br />

auto<strong>di</strong>struttivi, suggeriti dalla pulsione negativa,<br />

secondo Freud erano evidenti in quei pazienti che si<br />

vedevano costretti a ripetere delle azioni in modo compulsivo<br />

(coazione a ripetere certi atti in modo ossessivo).<br />

La pulsione <strong>di</strong> morte sarebbe quin<strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzata alla scarica<br />

totale <strong>di</strong> tutti gli impulsi vitali, <strong>un</strong>’autop<strong>un</strong>izione derivante<br />

dall’impossibilità del piacere, che può essere tenuta<br />

a freno dentro <strong>di</strong> sé e provocare comportamenti auto<strong>di</strong>struttivi,<br />

oppure può essere convogliata verso l’esterno, dando<br />

origine a comportamenti violenti. Piu’ <strong>di</strong> ogni altro al<br />

mondo, Sigm<strong>un</strong>d Freud ha saputo far emergere la dualità<br />

costituzionalmente insita nella psiche umana: <strong>Eros</strong> e <strong>Thanatos</strong>,<br />

l’istinto <strong>di</strong> vita e l’istinto <strong>di</strong> morte, le due forze che<br />

regolano le azioni dell’uomo. Il padre della psicoanalisi è<br />

stato il primo a teorizzare la profonda scissione che<br />

ogn<strong>un</strong>o <strong>di</strong> noi si trova a dover affrontare ad ogni istante,


quando bisogna scegliere tra il bene e il male, considerando<br />

l’enorme, insondabile attrattiva che il male ha sull’uomo.<br />

L’anima <strong>di</strong> ogn<strong>un</strong>o <strong>di</strong> noi è retta dall’equilibro che queste<br />

due forze le impongono, e la molteplicità dei comportamenti<br />

è data dalle <strong>di</strong>verse possibilità <strong>di</strong> scelta che l’uomo<br />

mette in campo per risolvere <strong>un</strong>a situazione. L’analisi<br />

della psiche umana da parte <strong>di</strong> Freud è stata determinante<br />

in due campi correlati e <strong>di</strong>stinti: egli ha sviluppato<br />

simultaneamente <strong>un</strong>a teoria della mente e del comportamento<br />

e <strong>di</strong>agnosi cliniche finalizzate all’apporto terapeutico<br />

nella risoluzione delle nevrosi. Se il contributo forse<br />

più significativo <strong>di</strong> Freud al pensiero moderno è la sua concezione<br />

dell’inconscio, durante il <strong>di</strong>ciannovesimo secolo<br />

la tendenza dominante nel pensiero occidentale era il positivismo,<br />

che credeva nella capacità degli in<strong>di</strong>vidui <strong>di</strong> poter<br />

controllare la conoscenza reale <strong>di</strong> se stessi e del mondo<br />

esterno, e nello stesso tempo esercitare <strong>un</strong> controllo razionale<br />

su entrambi. Freud invece suggerì che questa pretesa<br />

<strong>di</strong> controllo fosse in realtà <strong>un</strong>’ illusione; egli sosteneva<br />

che persino ciò che pensiamo sfugge al nostro controllo<br />

e alla nostra comprensione, e che le ragioni dei nostri comportamenti<br />

spesso non hanno nulla a che vedere con i pensieri<br />

coscienti. Il concetto <strong>di</strong> inconscio è rivoluzionario proprio<br />

in quanto la consapevolezza viene allocata nei vari strati<br />

<strong>di</strong> cui è composta la mente, per cui esistono pensieri non<br />

imme<strong>di</strong>atamente <strong>di</strong>sponibili in quanto “sotto la superficie”.<br />

I sogni, intesi come “la via maestra che conduce all’inconscio”,<br />

sono gli in<strong>di</strong>zi migliori per la comprensione<br />

della nostra vita inconscia, e ne “L’interpretazione dei sogni”<br />

Freud sviluppa l’argomento dell’esistenza dell’inconscio<br />

descrivendo <strong>un</strong>a tecnica per accedervi. Il Preconscio<br />

è descritto come <strong>un</strong>o strato a cui si può accedere<br />

con meno sforzo, in quanto interposto tra il conscio e<br />

l’inconscio. Anche se molti autori aderiscono ancora alla<br />

concezione razionalista e positivista, è ormai com<strong>un</strong>emente<br />

accettato, anche da coloro che rifiutano altri aspetti delle<br />

teorie <strong>di</strong> Freud, che l’inconscio sia <strong>un</strong>a parte della mente<br />

e che parte dei comportamenti possano avere luogo senza<br />

il controllo della coscienza. <strong>Eros</strong> e <strong>Thanatos</strong>, ovvero le<br />

pulsioni contrastanti, nella loro intrinseca contrad<strong>di</strong>zione<br />

scan<strong>di</strong>scono la <strong>di</strong>mensione psichica e biologica <strong>di</strong> ogni in<strong>di</strong>viduo:<br />

Sigm<strong>un</strong>d Freud le in<strong>di</strong>viduava nel loro esternarsi,<br />

nell’agire costruttivo o <strong>di</strong>struttivo del paziente. Del resto,<br />

nel metabolismo <strong>di</strong> ogni essere vivente esistono due f<strong>un</strong>zioni,<br />

<strong>un</strong>a anabolica - che riguarda il nutrimento e l’assimilazione<br />

della materia organica ed inorganica. in<strong>di</strong>spensabile<br />

per il f<strong>un</strong>zionamento biologico (gluci<strong>di</strong>, proti<strong>di</strong>,<br />

lipi<strong>di</strong>,sali minerali,ossigeno,vitamine), ed <strong>un</strong>a catabolica,<br />

che riguarda l’eliminazione delle sostanze utilizzate:<br />

come c’è <strong>un</strong>a inspirazione, in cui si immette nei polmoni<br />

l’ossigeno che sarà <strong>di</strong>stribuito attraverso i vasi capillari a<br />

tutte le cellule, c’è <strong>un</strong>’espirazione in cui viene espulsa l’anidride<br />

carbonica. Come c’è <strong>un</strong>’alimentazione c’è <strong>un</strong>a de-<br />

<strong>Eros</strong> e <strong>Thanatos</strong>: <strong>antitesi</strong> <strong>di</strong> <strong>un</strong> <strong>binomio</strong> in<strong>di</strong>ssolubile<br />

fecazione, ci sono cellule che nascono utilizzando i nuovi<br />

materiali ed altre che muoiono, il tutto in perfetto equilibrio.<br />

Una alterazione <strong>di</strong> questa simmetria apre <strong>un</strong> varco<br />

alle patologie: quando <strong>un</strong>a cellula, finita la sua f<strong>un</strong>zione,<br />

non risponde più al messaggio chimico interno ed esterno<br />

che le impone <strong>di</strong> morire, inizia <strong>un</strong>a fase tumorale: affinchè<br />

tutto f<strong>un</strong>zioni bene, la morte o la <strong>di</strong>struzione <strong>di</strong> <strong>un</strong>a<br />

certa materia deve avvenire simultaneamente al processo<br />

rigenerativo.<br />

A livello mentale l’uomo avverte pulsioni <strong>di</strong> vita e <strong>di</strong><br />

morte, ama ed o<strong>di</strong>a, crea e <strong>di</strong>strugge: nella vita <strong>di</strong> tutti i<br />

giorni, noi approviamo certe cose e ne <strong>di</strong>sapproviamo delle<br />

altre, alc<strong>un</strong>e notizie ci incitano a impegnarci in qualche<br />

modo mentre altre ci in<strong>di</strong>spettiscono. Almeno a livello del<br />

pensiero, noi strutturiamo le possibilità <strong>di</strong> fare o <strong>di</strong>sfare<br />

certe situazioni, ma questo non è che <strong>un</strong> processo normale<br />

della vita psichica. Quando invece le nostre reazioni sono<br />

sproporzionate, inconsapevoli, inadeguate al principio <strong>di</strong><br />

realtà, ci si trova <strong>di</strong> fronte a patologie <strong>di</strong> <strong>di</strong>versa natura.<br />

Nei termini della psicologia transazionale, la contrapposizione<br />

tra me e gli altri significa alimentare sentimenti auto<strong>di</strong>struttivi<br />

che <strong>di</strong>ventano <strong>di</strong>struttivi nell’atteggiamento<br />

opposto. Quando i sentimenti negativi riguardano sia il sè<br />

sia l’altro, è evidente la sintomatologia schizofrenica: esclusa<br />

la base relazionale, l’in<strong>di</strong>viduo perde i contatti con la<br />

realtà e li sostituisce con la fantasia, da cui possono sorgere<br />

allucinazioni visive e u<strong>di</strong>tive, o dei deliri intesi come<br />

costruzioni immaginarie senza alc<strong>un</strong> riferimento con la realtà.<br />

Nell’atteggiamento transazionale positivo, le pulsioni<br />

<strong>di</strong> morte vengono convogliate all’interno della costruttività<br />

del pensiero e dell’azione già nel cercare <strong>di</strong> eliminare,<br />

in mo<strong>di</strong> adeguati, gli ostacoli che impe<strong>di</strong>scono i normali<br />

rapporti esistenziali. I pensieri negativi vengono corretti<br />

e ciò implica <strong>un</strong> <strong>di</strong>sfare per rifare qualcosa <strong>di</strong> nuovo,<br />

e così ritrovare l’equilibrio dell’istante. Il rapporto fisico<br />

e psichico delle valenze <strong>di</strong> vita e <strong>di</strong> morte, nella loro simmetria<br />

o asimmetria, è talvolta verificabile in modo tangibile.<br />

Ad esempio, i ventricoli cerebrali <strong>di</strong> <strong>un</strong>a persona affetta<br />

da schizofrenia non sono simmetrici. Il <strong>di</strong>scorso si allarga<br />

a livello psicosomatico: Gustav J<strong>un</strong>g, dopo aver attraversato<br />

il suo t<strong>un</strong>nel <strong>di</strong> stati psicotici, sentiva il bisogno <strong>di</strong><br />

de<strong>di</strong>carsi all’arte dei mandala dove le costruzioni geometriche<br />

stanno in perfetta simmetria, quasi in <strong>un</strong> bisogno organico<br />

<strong>di</strong> ristabilirle in se stessi.<br />

Risultati e <strong>di</strong>scussione<br />

Molti ricordano quella moda giovanile <strong>di</strong>ffusasi negli<br />

USA <strong>di</strong> stendersi sulle corsie delle strade. Non si sa quanti<br />

decessi abbia causato. Tutto era nato per emulazione <strong>di</strong><br />

<strong>un</strong>a scena da <strong>un</strong> film che dava l’insana ebbrezza <strong>di</strong> sfidare<br />

la morte. Esiste anche il folle rito della roulette russa:<br />

225


impugnando <strong>un</strong>a pistola con <strong>un</strong> solo proiettile nel tamburo,<br />

a turno i partecipanti rullano quest’ultimo e si p<strong>un</strong>tano la<br />

canna alla tempia premendo il grilletto. Ma anche <strong>di</strong>versi<br />

sport estremi fanno leva sull’elevato rischio <strong>di</strong> morte, dallo<br />

scalare le rocce senza la sicurezza delle f<strong>un</strong>i al tuffarsi<br />

dall’alto nel momento in cui l’onda si alza e copre il fondale.<br />

Questo amore del rischio ha <strong>di</strong>verse motivazioni. Avere<br />

la morte vicina aumenta la sensazione della vita in modo<br />

euforico, prendersi gioco della morte fa crescere (in<br />

menti com<strong>un</strong>que alterate) la propria autostima. L’etnopsichiatria<br />

può spiegare come negli antichi riti <strong>di</strong> iniziazione<br />

l’uomo doveva dar prova <strong>di</strong> forza e coraggio per essere<br />

ammesso come adulto nel clan. Siamo però sempre ai confini<br />

<strong>di</strong> comportamenti patologici. Ci vuole spesso più coraggio<br />

nell’affrontare gli impegni quoti<strong>di</strong>ani e la propria<br />

stessa psiche che esibirsi in queste “prove”, che spesso rappresentano<br />

fughe dall’ammissione della propria inadeguatezza<br />

nei confronti della realtà, che in fondo è ‘<strong>un</strong>ica,<br />

vera sfida da affrontare.<br />

L’uomo sente la morte come <strong>un</strong>a realtà potente e invincibile.<br />

In <strong>un</strong> film <strong>di</strong> Bergman, “Il settimo sigillo”, il protagonista,<br />

<strong>un</strong> cavaliere me<strong>di</strong>evale, incontra la Morte. Essa<br />

è raffigurata come vuole l’iconografia classica, con il l<strong>un</strong>go<br />

nero mantello che lascia intravedere il bianco teschio<br />

e la falce. Il cavaliere, su <strong>un</strong>a desolata spiaggia ai confini<br />

della vita, propone alla morte <strong>di</strong> giocare se stesso in <strong>un</strong>a<br />

partita a scacchi (il bianco e il nero, la vita e la sua assenza,<br />

il bene ed il male). Ogni mossa è <strong>un</strong>a vicenda che porta<br />

il cavaliere alla consapevolezza, nonostante egli subisca<br />

alla fine lo scacco matto dalla morte, del resto imbattibile<br />

nel suo campo: quella stessa morte invincibile che Brugel<br />

raffigurava mentre pescava gli uomini, intenti in que-<br />

226<br />

A.G. <strong>Drusini</strong><br />

sta vita a cercare sicurezza e felicità, nel denaro o nella vanità<br />

del potere. E davanti a lei non c’è né ricco nè povero,<br />

nè bello nè brutto, né forte né debole: la morte è <strong>un</strong>a<br />

livella, tutti sono uguali davanti a lei, tutti ricomposti sullo<br />

stesso piano. Esiste qualcosa <strong>di</strong> più forte della morte?<br />

Per il Budda, il nirvana è la percezione della realtà oltre<br />

il <strong>di</strong>venire (il samsara). Per Lao Tze è il Tao, oltre gli<br />

opposti. E ogn<strong>un</strong>o gusterà la sua morte, <strong>di</strong>ce il Corano, poiché<br />

per chi ha investito la sua vita nella ricerca della conoscenza<br />

e del bene, a qual<strong>un</strong>que religione appartenga, essa<br />

è il momento della Verità, dell’incontro con Dio. Chi ha<br />

fede non sfida la morte ma la accetta.<br />

Riferimenti bibliografici<br />

Aleixandre V. (1970): La <strong>di</strong>struzione o amore. Einau<strong>di</strong>, Torino,<br />

p. 31.<br />

Bachelard G. (1993): L’intuizione dell’istante e la Psicanalisi del<br />

fuoco, Dedalo, Bari.<br />

<strong>Drusini</strong> A.G.(2009): Le età dell’uomo: antropologia dell’invecchiamento<br />

(in press).<br />

Freud S.(2006): Opere. Bollati Boringhieri E<strong>di</strong>tore srl, Torino.<br />

Freud S. (2006): Al <strong>di</strong> là del principio <strong>di</strong> piacere, Bollati Boringhieri,<br />

p.173-251).<br />

Jankélévitch V. (1994): Pensar la muerte. Fondo de Cultura Economica<br />

de Argentina S.A., Buenos Aires).<br />

Malaver J.G., (1955): La Dimensiòn de la piedra, Villanueva E<strong>di</strong>tores,<br />

Lima.<br />

Pessoa F., (1997): Pagine esoteriche. Adelphi E<strong>di</strong>zioni, Milano.<br />

Thomas L.V.(1976): Antropologia della morte, Garzanti, Milano.<br />

Thomas L.V. (2006): Morte e Potere, Lindau srl, Torino.<br />

Siti WEB: http://www.p<strong>un</strong>tosufi.it/tanatos.htm<br />

http://www.forma-mentis.net/Filosofia/Freud.html#8

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