HIMed - Anno 3, numero 1 - Maggio 2012 - SIOMI
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CONTRIBUTI ORIGINALI<br />
Peraltro Mi stavo sembra occupando che le della intuizioni persona di di Hahemann mio padre non o della<br />
sua malattia? Tentavo di contrastarne il male nell’illusione<br />
onnipotente di poterne rallentare se non annullare<br />
l’esito?<br />
Pre-occupandomi delle sua malattia, mi prendevo forse<br />
l’agio psicologico di non occuparmi della sua imminente<br />
morte e della nostra, la sua come la mia, innegabile mortalità?<br />
E soprattutto, quella componente del mio agire,<br />
diciamo così, tecnico-scientifica, corrispondeva a qualcosa<br />
che, anche solo parzialmente, potessi chiamare<br />
“cura”?<br />
Prendermi cura del male, del suo andamento, del suo<br />
procedere nel corpo o prendermi cura di quella persona<br />
che, a sua volta, con tanta cura mi aveva allevato?<br />
E le due cose insieme, così come apparivano entrambe<br />
necessarie, sarebbe stato umanamente possibile agirle<br />
contemporaneamente?<br />
Così si esprimeva Igino nell’anno 2: La “Cura”mentre<br />
stava attraversando un fiume, scorse del fango cretoso; pensierosa<br />
ne raccolse un po’ e cominciò a dargli forma. Mentre<br />
è intenta a stabilire che cosa abbia fatto, interviene Giove.<br />
La “Cura” lo prega di infondere lo spirito a ciò che essa<br />
aveva fatto. Giove acconsente volentieri. Ma quando la<br />
“Cura” pretese di imporre il suo nome a ciò che aveva fatto,<br />
Giove glielo proibì e volle che fosse imposto il proprio. Mentre<br />
la “Cura” e Giove disputavano sul nome, intervenne<br />
anche la Terra, reclamando che a ciò che era stato fatto fosse<br />
imposto il proprio nome, perché aveva dato ad esso una<br />
parte del proprio corpo. I disputanti elessero Saturno a giudice.<br />
Il quale comunicò ai contendenti la seguente giusta<br />
decisione: “Tu, Giove, che hai dato lo spirito, al momento<br />
della morte riceverai lo spirito; tu, Terra che hai dato il<br />
corpo, riceverai il corpo. Ma poiché fu la “Cura” che per<br />
prima diede vita a questo essere, fin che esso vive lo possieda<br />
la “Cura”. Per quanto concerne la controversia sul nome, si<br />
chiami “homo” poiché è fatto di “humus” (Terra).<br />
Quanto espresso da Igino è intuizione poetica che una<br />
ventina di secoli dopo ha trovato conferma in osservazioni<br />
etologiche e psicanalitiche di grande ed affascinante<br />
rilievo. Innanzitutto le osservazioni di Renè Spitz negli<br />
anni ‘50 sulle carenze totali o sub-totali di cure affettive<br />
materne a carico di neonati. Mi riferisco qui, nei termini<br />
di “cure affettive materne”, allo svolgere azioni affettivamente<br />
significative esitanti in esperienze sensoriali gratificanti<br />
quali contatto, abbraccio, sguardo, voce, ecc.<br />
Spitz svolse le sue ricerche in istituzioni per infanti abbandonati.<br />
Laddove non riusciva a trovare una madre sostitutiva per<br />
ognuno dei piccoli ospiti, fosse stata costei pur’anche un<br />
uomo, propose degli allattatoi meccanici; ma dovette<br />
constatare che, pur in presenza di cibo, calore e pulizia<br />
ma in assenza di cure affettive materne o di adeguato sostituto,<br />
l’infante sviluppava comunque una depressione<br />
anaclitica, altresì detta sindrome da abbandono o sindrome<br />
da ospitalizzazione, caratterizzata clinicamente<br />
dal costante susseguirsi delle seguenti fasi: a) il pianto del<br />
bambino si fa più monotono e meno modulato; si trasforma<br />
in grido; b) dopo 2-3 mesi, in assenza di cure affettive<br />
materne, il bambino diviene insonne, rifiuta il<br />
contatto, ha un arresto dello sviluppo psicomotorio;<br />
l’espressione del viso diviene rigida; assume frequente-<br />
HOMEOPATHY AND INTEGRATED MEDICINE | maggio <strong>2012</strong> | vol. 3 | n. 1<br />
mente la posizione che Spitz ha considerato “patognomonica”:<br />
resta lunghe ore coricato a ventre in basso con<br />
scarsa reazione agli stimoli: nel frattempo ha un calo<br />
ponderale ed un crollo delle difese immunitarie; c) se<br />
perdura oltre tre mesi questa condizione può portare a<br />
ritardi mentali irreversibili; talvolta anche a gravi decadimenti<br />
organici generali (marasma) e finanche alla<br />
morte.<br />
In relazione agli studi di Spitz, ed alla loro integrazione<br />
con le risultanze prodotte da John Bolbwy e note come<br />
“teorie dell’attaccamento”, si è giunti a collocare il bisogno<br />
affettivo del bambino a livello dei bisogni biologici<br />
fondamentali ed a definire la dipendenza vitale dalla cura<br />
materna nei termini essenziali di fame primaria d’amore<br />
(Levy).<br />
Dunque, pur provvedendo alle necessità biologiche fondamentali<br />
quali acqua, cibo, calore ed igiene adeguata,<br />
come si può ottenere organizzando ed amministrando<br />
una “sufficientemente buona” ospitalità secondo criteri<br />
logici e tecnico scientifici, in assenza di veicolazione di<br />
affetto, in assenza di quelle funzioni affettive elementari<br />
che rendono conto, non a caso, della nostra appartenenza<br />
al gruppo dei mammiferi, la vita, constatata la bioillogicità<br />
dell’ambiente, opera un progressivo<br />
disinvestimento dal corpo biologico decadendo gradualmente,<br />
con danno via via sempre meno riparabile, fino<br />
ad estinguersi. In altri termini, se un “dispositivo organico<br />
umano” (ma anche solo organico o vivente) viene<br />
lasciato senza cura, va in sofferenza ed il danno che può<br />
derivarne sarà tanto più grave quanto più tenera è l’età<br />
del deprivato e quanto più prolungata è l’assenza di cura<br />
o di vicariazione della stessa da parte di altro mammifero.<br />
Tra gli animali l’uomo, avendo supposto di poter cambiare<br />
assetto posturale (...la sfida verso il cielo), ovvero<br />
essendo stato costretto da contingenze evoluzionisticamente<br />
significative a passare al bipedismo è andato incontro<br />
ad alcune trasformazioni.<br />
< Restrizione dei diametri del bacino per assicurare un<br />
supporto valido alla deambulazione.<br />
< Trasformazione del treno anteriore dei quadrumani<br />
in arti superiori dei bipedi. Con esonero degli arti superiori<br />
dal sostenere il peso e specializzazione degli<br />
stessi nella funzione esplorativa/manipolativa. Esplorazione<br />
che, quando rivolta a materia vivente, diviene<br />
interazione e quindi relazione. Esplorazione, interazione<br />
e relazione richiedono sempre maggior complessità<br />
e specializzazione che, per essere<br />
funzionalmente integrate a livello di sistema nervoso<br />
centrale, richiedono un fondamentale prerequisito<br />
bio-strutturale: un aumento di dimensione della vescicola<br />
cefalica e quindi della testa del nascituro.<br />
< Ne consegue: diminuzione relativa del tempo di gestazione<br />
per impedire che i rapporti tra diametri cefalici<br />
“aumentati” e diametri del bacino “ridotti”<br />
possano confliggere a tal punto, al momento della nascita,<br />
da impedire il passaggio della prole attraverso il<br />
canale del parto.<br />
< Ne consegue: nascita anticipata di una prole che risulta<br />
essere la più inerme di tutti i mammiferi, raggiungendo<br />
l’indipendenza nel movimento, dopo 12<br />
mesi circa.<br />
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