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Attività di categoria - Collegio Geometri di Cosenza

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n. 2-3/2005<br />

E<strong>di</strong>toriale<br />

TRA MALAPOLITICA, MALABUROCRAZIA<br />

E MALAFFARE<br />

è un vero miracolo se l’Italia sta in pie<strong>di</strong><br />

e … se la Calabria, punta dello stivale, ancora regge<br />

Sobrietà, senno e risparmio, valori che in tutti i tempi hanno fatto forti i popoli, dopo gli anni ’50 in Italia sono andati via via perdendosi<br />

fin quasi ad annullarsi. Allora Don Enrico De Nicola, ex presidente della Repubblica, non certo per avarizia senile, si faceva rivoltare<br />

il cappotto e il sarto rifiutava il compenso motivando: “Se il signor senatore avvocato De Nicola, se proprio lui che ha comandato<br />

tutti gli italiani, è costretto a rivoltare il cappotto, allora io, come citta<strong>di</strong>no italiano, ho il dovere <strong>di</strong> non chiedergli un bel niente”. E a quei<br />

tempi, con tutti i loro pregi e <strong>di</strong>fetti, così erano i politici: da De Gasperi, a Togliatti, a Nenni, a Saragat, a Pertini, uomini che bene o male,<br />

assieme a tanti altri, hanno fatto la Repubblica e ricostruito il paese. Ma già alla fine <strong>di</strong> quel decennio Riccardo Bauer avvertiva: “Non si<br />

trova denaro che per la costruzione e l’allestimento <strong>di</strong> nuovi luoghi <strong>di</strong> <strong>di</strong>vertimento, <strong>di</strong> gozzoviglia <strong>di</strong> lusso”. E quella generazione adusa a<br />

credere obbe<strong>di</strong>re e combattere, confusa e smarrita, cercava <strong>di</strong> adattarsi alle tante novità che il buon Don Benedetto Croce soleva definire<br />

americanate. Sempre allora Anna Gilito, una studentessa astigiana, per i voti della pagella si tagliava le vene e uno studente romano, Filiberto<br />

Accica, per un quattro in greco si gettava dalla finestra. Giulia Occhini, la compagna <strong>di</strong> Fausto Coppi, per adulterio, faceva quattro giorni <strong>di</strong><br />

carcere e poi veniva mandata con foglio <strong>di</strong> via in soggiorno obbligato ad Ancona, senza poter vedere i figli. Tutto ciò mentre imperversava<br />

il <strong>di</strong>sboscamento e lo spopolamento delle campagne, l’urbanizzazione massiccia con alluvioni frane e smottamenti e la società si trasformava<br />

ra<strong>di</strong>calmente.<br />

Nell’economia familiare il primo comandamento era: risparmiare, tirare la cinghia. Allora in Calabria 9 comuni su 10 non avevano una<br />

scuola, metà degli adulti maschi erano analfabeti; nel ’58 nella nostra regione circolava un’auto su ogni mille in Italia, e i terroni emigrati<br />

al Nord stentavano a trovar casa.<br />

Anni duri quelli che non rimpiangiamo affatto. Non siamo nostalgici del passato. Certamente, con tutti i triboli o<strong>di</strong>erni, stiamo meglio<br />

ora. Ma giova non <strong>di</strong>menticare il recente passato e far conoscere ai giovani i patimenti e le angosce vissute dagli anziani e da quanti ormai<br />

non sono più, soprattutto per trarne monito.<br />

Oggi le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita sono sicuramente migliorate, ma per molti aspetti sembra si possano fare dei significativi paralleli e riferimenti,<br />

naturalmente con i dovuti <strong>di</strong>stinguo. Per esempio, nel Nord del Paese l’avversione per i terroni si ripropone – forse con maggiore virulenza<br />

– per gli extra comunitari, ospiti scomo<strong>di</strong> non sempre rispettosi delle nostre leggi e delle nostre consuetu<strong>di</strong>ni, mentre la recessione in<br />

atto, dopo tanti anni <strong>di</strong> benessere, costringe le famiglie al risparmio ferreo, adesso con la sindrome della quarta settimana a cui non si riesce<br />

ad arrivare con lo stipen<strong>di</strong>o.<br />

Mese dopo mese vengono fuori le collusioni passate e recenti tra malapolitica, malabrurocrazia e malaffare che via via dal cosiddetto<br />

miracolo economico hanno accompagnato la vita della nostra Repubblica. L’ultima, venuta agli onori della cronaca, è quella che riguarda<br />

l’occultamento <strong>di</strong> rifiuti tossici. Un pentito calabrese ex boss della ‘ndrangheta (<strong>di</strong> cui sulla stampa non si fa il nome per motivi <strong>di</strong> sicurezza),<br />

insomma un don (nell’accezione ben <strong>di</strong>versa <strong>di</strong> quella <strong>di</strong> Don Enrico De Nicola e <strong>di</strong> Don Benedetto Croce), con un lungo e dettagliato<br />

memoriale, rivela gli sporchi traffici tra politici burocrati e mafiosi <strong>di</strong> alto rango degli anni ’80-’90, in una intricata vicenda che forse il Croce<br />

avrebbe definito un’americanata gialla. Ministri, sottosegretari, capi <strong>di</strong> stato e <strong>di</strong> governo, servizi segreti, enti <strong>di</strong> stato, italiani ed esteri, a<br />

<strong>di</strong>re del don, svolgevano regolarmente attività illecite con fior <strong>di</strong> delinquenti ai quali le commettevano pagando laute provvigioni per acquistare<br />

e vendere armi e smaltire centinaia e centinaia <strong>di</strong> bidoni <strong>di</strong> scorie ra<strong>di</strong>oattive, fanghi e sostanze tossico-nocive, per lo più, oltre che<br />

all’estero, nei mari al largo <strong>di</strong> Cetraro, Maratea e Genzano. Il bos precisa però, bontà sua, che “…non si voleva che sostanze pericolose fossero<br />

sepolte in Aspromonte, territorio amato dai capi e allo stesso tempo area dove abitualmente venivano nascosti i sequestrati …si cercò<br />

così <strong>di</strong> trovare siti che fossero fuori dalla Calabria, oppure all’estero, e alla fine la scelta cadde per quanto riguarda l’Italia sulla Basilicata,<br />

perché terra <strong>di</strong> nessuno dal punto <strong>di</strong> vista della malavita…”. Insomma, a leggere questo memoriale, l’Aspromonte e <strong>di</strong>ntorni dovrebbe alla<br />

‘ndrangheta se non è <strong>di</strong>ventato deposito <strong>di</strong> rifiuti tossici e scorie, mentre il contrario sarebbe avvenuto per la Basilicata (ancorché poi la mafia<br />

sia arrivata pure in quella regione), ma anche per il mare Tirreno al largo <strong>di</strong> Cetraro, in provincia <strong>di</strong> <strong>Cosenza</strong>. In un secondo memoriale lo<br />

stesso don rivela le origini della ‘ndrangheta – secondo lui nata a San Luca d’Aspromonte ai primi del ’900 – con rituali, organizzazione e<br />

strutture, nel 1994 presente in 112 comuni della Calabria (solo 9 in provincia <strong>di</strong> <strong>Cosenza</strong>) con 602 affiliati. Se vero, vi pare poco?<br />

E ogni giorno vengono fuori altre brutture malefatte e ignominie. Aziende sequestrate per decine <strong>di</strong> milioni <strong>di</strong> euro, impren<strong>di</strong>tori falliti,<br />

funzionari Anas imputati e mafiosi in galera per presunte infiltrazioni della criminalità nei lavori in corso sull’autostrada Salerno-Reggio<br />

Calabria. Il <strong>di</strong>rettore dell’Inps <strong>di</strong> Castrovillari e la sua segretaria arrestati il 17 giugno scorso, per truffa ai danni dell’Istituto: avrebbero intascato<br />

assegni per oltre un milione <strong>di</strong> euro introducendo dati falsi nei computer.<br />

Considerando i tempi della giustizia, a volte obbligati, e la situazione attuale del Paese, forse tra vent’anni verranno acclarate con certezza<br />

le malefatte o<strong>di</strong>erne, probabilmente cresciute in modo esponenziale in rapporto ai tempi.<br />

Tra mala politica, malaburocrazia e malaffare, è un vero miracolo se l’Italia sta in pie<strong>di</strong> e … se la Calabria, punta dello stivale ancora<br />

regge. Certamente i tanti italiani e calabresi onesti, che fanno il miracolo tutti i giorni, si ispirano all’esempio <strong>di</strong> vita dei loro due patroni,<br />

Francesco d’Assisi e Francesco <strong>di</strong> Paola.<br />

E a proposito della malaburocrazia d’oggi, a campione vogliamo <strong>di</strong>re ciò che capita in Calabria quoti<strong>di</strong>anamente a un tecnico libero professionista.<br />

Un semplice progetto per l’ampliamento <strong>di</strong> un terrazzo trasmesso dall’Ufficio Tecnico <strong>di</strong> un comune calabrese il 19 ottobre 2004<br />

al “Settore Ufficio del Piano” della Provincia per l’autorizzazione paesistica <strong>di</strong> cui all’art. 159 D.Lgs. n. 42/2004, dopo ben cinque mesi,<br />

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