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Commento al Vangelo del giorno - 11 Novembre 2012 - Padre Lino ...

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28 Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a c<strong>al</strong>colare la spesa e a vedere<br />

se ha i mezzi per portarla a termine? 29 Per evitare che, se getta le fondamenta e<br />

non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, 30 dicendo:<br />

«Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro». 31 Oppure qu<strong>al</strong>e<br />

re, partendo in guerra contro un <strong>al</strong>tro re, non siede prima a esaminare se può affrontare<br />

con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? 32 Se no, mentre l'<strong>al</strong>tro è ancora<br />

lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. 33 Così chiunque di voi non rinuncia<br />

a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.<br />

La parabola <strong>del</strong>la grande cena aveva dimostrato che un gran numero di invitati erano mancati <strong>al</strong>l’appuntamento<br />

per ragioni di interessi person<strong>al</strong>i: non avevano saputo sacrificare qu<strong>al</strong>cosa di proprio per fare spazio <strong>al</strong>l’invito ricevuto.<br />

Gesù vuole risparmiare <strong>al</strong>la gente il ripetersi di un simile errore e di un’<strong>al</strong>tra <strong>del</strong>usione. Egli è in cammino verso<br />

Gerus<strong>al</strong>emme dove l’attende la passione, la morte e la glorificazione. La molta gente che lo segue sa dove sta<br />

andando?, e conosce qu<strong>al</strong>i sono le condizioni per seguirlo? Chi segue Gesù deve mettere in second’ordine ogni<br />

<strong>al</strong>tra persona e cosa. La parola "odiare" va intesa nel senso di amare meno, posporre, mettere <strong>al</strong> secondo posto.<br />

Matteo presenta queste stesse parole di Gesù in una forma molto più comprensibile per noi: "Chi ama il padre e la<br />

madre più di me, non è degno di me" (Mt 10,37).<br />

Nessuno deve illudersi che la s<strong>al</strong>vezza sia a buon mercato. Come è stata cara per lui (1Cor 6,20; 7,23; 1Pt<br />

1,18-19), così lo sarà anche per chi lo segue. Per seguire Gesù occorre sacrificare qu<strong>al</strong>siasi legame, anche quello<br />

familiare, ed essere pronti anche a morire. Dopo l’esperienza di Gesù, la croce era diventata il simbolo <strong>del</strong>le sofferenze<br />

sopportate per il regno di Dio. Umanamente parlando, la croce non è un bene, non piace né a Dio né agli<br />

uomini, ma è un mezzo indispensabile per non dispiacere a Dio e per piacere agli uomini.<br />

Le due parabole <strong>del</strong>la costruzione di una torre e <strong>del</strong>la partenza di un re per la guerra sono la spiegazione di ciò<br />

che precede. Esse ci insegnano che prima di prendere <strong>del</strong>le decisioni bisogna riflettere, perché è meglio non intraprendere<br />

un’impresa, piuttosto che affrontarla con mezzi inadeguati e f<strong>al</strong>lire lo scopo. Farsi discepolo di Gesù è<br />

una scelta seria che coinvolge tutta la vita.<br />

Con questa presa di posizione Gesù voleva anche impedire che si unissero a lui degli es<strong>al</strong>tati, che di fronte a<br />

<strong>del</strong>le scelte di fede e di amore, subito si stancano e rimettono continuamente in discussione ciò che non è discutibile,<br />

come leggiamo nel vangelo di Giovanni: "Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: ‘Questo linguaggio<br />

è duro: chi può intenderlo?’. Gesù, conoscendo dentro di sé che i suoi discepoli proprio di questo mormoravano,<br />

disse loro: ‘Questo vi scand<strong>al</strong>izza?… Gesù infatti sapeva fin d<strong>al</strong>l’inizio chi erano quelli che non credevano e chi<br />

era colui che l’avrebbe tradito’ … Da <strong>al</strong>lora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui"<br />

(Gv 6,60-66).<br />

Il discepolo di Gesù deve mettere in second’ordine le persone care, la propria vita, il proprio onore: a maggior<br />

ragione le cose che possiede! I beni terreni tiranneggiano l’uomo e assediano i suoi pensieri e la sua vita. Gesù ha<br />

detto: "Non potete servire Dio e mammona" (Lc 16,13). E’ la sintesi <strong>del</strong> discorso. L’unica ricchezza <strong>del</strong> discepolo è<br />

la sua povertà. L’unica sua forza è la sua debolezza (2Cor 12,10). La povertà è il volto concreto <strong>del</strong>l’amore: chi<br />

ama dà tutto se stesso.<br />

Giovedì 8 <strong>Novembre</strong> <strong>2012</strong><br />

Lc 15,1-10<br />

Vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte.<br />

1 Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. 2 I farisei e gli scribi<br />

mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». 3 Ed egli disse loro<br />

questa parabola:<br />

4 «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto<br />

e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? 5 Quando l'ha trovata, pieno di gioia<br />

se la carica sulle sp<strong>al</strong>le, 6 va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: «R<strong>al</strong>legratevi<br />

con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta». 7 Io vi dico: così vi<br />

sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti<br />

i qu<strong>al</strong>i non hanno bisogno di conversione.<br />

8 Oppure, qu<strong>al</strong>e donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e<br />

spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? 9 E dopo averla trovata, chiama<br />

le amiche e le vicine, e dice: «R<strong>al</strong>legratevi con me, perché ho trovato la moneta che<br />

avevo perduto». 10 Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore<br />

che si converte».<br />

I destinatari <strong>del</strong>l’insegnamento sono gli scribi e i farisei. La parabola è un invito ai giusti perché si convertano<br />

d<strong>al</strong>la propria giustizia che condanna i peccatori, <strong>al</strong>la giustizia <strong>del</strong> <strong>Padre</strong> che li giustifica.<br />

Mentre il peccatore sente il bisogno <strong>del</strong>la misericordia di Dio, il giusto non la vuole né per sé né per gli <strong>al</strong>tri, anzi<br />

si irrita grandemente con Dio, come Giona (Gio 4,29). In questo modo rifiuta Dio, che è misericordia, in nome <strong>del</strong>la<br />

propria giustizia.<br />

La contrapposizione tra uno e tutti sottolinea la condizione di precedenza di chi è fuori strada, m<strong>al</strong>ato e infelice<br />

rispetto a chi è <strong>al</strong> sicuro, in s<strong>al</strong>ute e nella gioia.<br />

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