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Antologia degli autori più rappresentativi della sociologia

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il contesto storico culturale nel quale nasce la <strong>sociologia</strong>: Rivoluzione industriale e scientifico-tecnologica<br />

24<br />

È ormai convinzione consolidata che, nel terzo millennio, la città industriale dalla<br />

struttura monocentrica si stia trasformando in un modello urbanistico polinucleare,<br />

composto da tanti grandi, medi e piccoli insediamenti abitativi, produttivi e funzionali,<br />

sparsi su un territorio sempre <strong>più</strong> vasto e di difficile demarcazione. La contrapposizione<br />

città-campagna si è attenuata grazie a nuove forme insediative extraurbane<br />

sostenute dai sempre <strong>più</strong> veloci mezzi di trasporto pubblico e privato, dalla rivoluzione<br />

informatica, dall’accessibilità e interdipendenza dei servizi, che hanno reso<br />

possibile il definitivo decentramento di molte attività industriali e di servizi. Un territorio<br />

esploso, quello <strong>della</strong> città nuova, che con le sue autostrade informatiche e i<br />

nuovi insediamenti produttivi segna una profonda ridefinizione del paesaggio con<br />

l’urbanizzazione <strong>della</strong> campagna.<br />

Il dilagare dell’urbanesimo nel paesaggio rurale prefigura oramai il divenire <strong>della</strong><br />

città basato su modelli urbanistici che danno vita talvolta alle grandi megalopoli come<br />

quelle americane o giapponesi, o a modelli che seguono la composizione di estese<br />

conurbazioni urbane, o la formazione di un’articolata rete di aree metropolitane caratterizzata<br />

da quella particolarità, tutta europea, di un sistema urbano diffuso. […]<br />

Le tradizionali formazioni delle città, messe in discussione dal sistema-mondo, fanno<br />

emergere in particolare nuove entità urbane che assomiglieranno sempre <strong>più</strong> a grandi<br />

snodi stradali dove andranno a incrociarsi flussi di lavoratori, scambi commerciali,<br />

conoscenze tecnologiche, operazioni finanziarie, riallocazione di capitali. Ci troviamo<br />

così di fronte a un’identità urbana sovranazionale e all’emergere di una nuova<br />

proiezione spaziale/virtuale ed economica <strong>della</strong> città che da un contesto localista si<br />

inserisce in un network mondiale.<br />

È il caso di New York, Londra e Tokyo, che svolgono la funzione di centri finanziari<br />

e dei servizi per l’intera economia internazionale. Queste grandi città mostrano alcuni<br />

tratti comuni, indipendenti dalla cultura in cui si sono originariamente sviluppate:<br />

presentano una peculiare stratificazione sociale (fatta soprattutto di ceti professionali<br />

emergenti e di lavoratori del terziario avanzato relativamente poveri), hanno stili<br />

di vita propri (che attraggono ampi strati sociali di tutto il pianeta), fanno un uso<br />

massiccio delle nuove tecnologie di comunicazione, di cui sono al tempo stesso vetrina<br />

e luogo di sperimentazione. Sono città capitali, ma non di singoli Stati. Sono<br />

capitali di una rete invisibile che avvolge l’intero pianeta. E come enormi pilastri che<br />

reggono questa rete urbana transnazionale, Tokyo, New York, Londra possono essere<br />

considerate vere e proprie global cities che, con i loro edifici-mondo sedi delle<br />

grandi corporations internazionali, si sfidano a tutto campo in un’arena mondiale<br />

dominata ormai dalle comunicazioni virtuali.<br />

Ma la nuova gerarchia urbana che sta prendendo forma proprio in questi anni, è<br />

tutt’altro che assestata: è e rimarrà, per molti aspetti, una gerarchia mobile. Infatti,<br />

parallelamente allo sviluppo di questa ragnatela urbana mondiale, sostenuta dalle<br />

cosiddette global cities, troviamo altri sistemi urbani mobili come quello delle conurbazioni<br />

europee che, partecipando attivamente alla ridefinizione del territorio, mirano<br />

anch’esse a inserirsi in questa rete di città che controllano ormai l’economia<br />

globale.<br />

(Nicolò Leotta, Photometropolis, Le vespe, Milano 2000)<br />

[Nicolò Leotta (1954) ha fondato con Guido Martinetti il Laboratorio di Sociologia Visuale dell’Università<br />

<strong>degli</strong> Studi di Milano-Bicocca. Si occupa dei problemi <strong>della</strong> comunicazione all’interno <strong>della</strong> metropoli con<br />

particolare riferimento all’arte urbana.]

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