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Antologia degli autori più rappresentativi della sociologia

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Storia del pensiero sociologico<br />

42<br />

che l’agire <strong>della</strong> comunità precipiti verso i livelli <strong>più</strong> bassi. […] l’uomo può regredire<br />

facilmente, ma progredisce con molta fatica.<br />

❱❱ 10. Lo spirito libero<br />

(Georg Simmel, Forme e giochi di società, Feltrinelli, Milano 1983)<br />

O sancta simplicitas! In quale strana semplificazione e fal sificazione vive l’uomo!<br />

Non si finisce mai di meravigliarsi quando si è assistito ad un tale prodigio! Come<br />

abbiamo reso chiaro e libero e facile e semplice tutto quanto ci circonda! Come abbiamo<br />

saputo dare a noi stessi un lascia-passare per tutto ciò che è superficiale e al<br />

nostro pensiero una divina avidità di salti spavaldi e di paralogismi! – come abbiamo<br />

imparato fin dall’inizio a conservarci la nostra ignoranza, per godere di una libertà,<br />

una sicurezza, una imprudenza, una riso lutezza, una serenità di vita appena concepibili,<br />

per godere <strong>della</strong> vita! E, solo su questo fondo di ignoranza ormai saldo e granitico<br />

ha potuto erigersi finora la scienza; la volontà di sapere sulla base di una volontà<br />

molto <strong>più</strong> potente, <strong>della</strong> vo lontà di non-sapere, di incertezza, di non-verità! Non<br />

come suo contrario, ma – come suo perfezionamento! […] Correte a nascondervi! E<br />

usate la vostra maschera e l’astuzia perché vi si confonda con altri! O vi si tema un<br />

poco! E non dimenticate il giar dino, il giardino dalle inferriate d’oro! E abbiate uomini<br />

in torno a voi che siano come un giardino, – o come musica sulle acque, quando<br />

è sera, e già il giorno diventa ricordo: – sce gliete la buona solitudine, la libera, coraggiosa,<br />

lieve solitu dine, che vi dà anche un diritto di restare ancora, in un certo<br />

senso, buoni! Come rende velenosi, astuti, cattivi questa lunga guerra, che non si<br />

lascia condurre con violenza e a viso aperto! Come rende personali una lunga paura!<br />

una lunga attenzione al nemico, a un nemico possibile! Questi respinti dalla società,<br />

eternamente perseguitati, istigati con perfidia, – compresi gli eremiti per forza, gli<br />

Spinoza e i Giordano Bruno – alla fine diventano sempre, e sia pure sotto la maschera<br />

<strong>più</strong> spirituale, e forse addirittura senza saperlo, dei raffinati ricercatori di vendetta<br />

e avvelenatori. […] Ogni persona eletta tende istintivamente al suo rifugio e alla sua<br />

intimità, dove poter essere libera dalla massa, dai molti, dai troppi, dove poter dimenticare<br />

la regola «uomo», in quanto sua eccezione: – escluso l’unico caso, che egli<br />

venga spinto da un istinto ancora <strong>più</strong> forte direttamente su questa regola, come uomo<br />

<strong>della</strong> conoscenza in senso sublime ed eccezionale. Chi nel rapporto con gli uomini<br />

non ha assunto, secondo le circostanze, tutti i colori <strong>della</strong> pena, verde e grigio di<br />

nausea, fastidio, pietà, tetraggine, abbandono, non è certo un uomo di gusto superiore;<br />

ma se egli non si assume volontariamente tutti questi pesi e questo fastidio, se li<br />

elude sempre e rimane, come si è detto, silenzioso e superbo, rinchiuso nella sua<br />

torre, allora una cosa è certa: egli non è fatto, non è predestinato alla conoscenza.<br />

Perché, se lo fosse, dovrebbe dirsi un giorno «al diavolo il mio buon gusto! la regola<br />

è <strong>più</strong> inte ressante dell’eccezione, – di me, che sono l’eccezione!» – e scenderebbe in<br />

basso, soprattutto «dentro». Lo studio dell’uo mo medio, lungo, severo che vuole<br />

molte simulazioni, superamenti di sé, fiducia, cattive compagnie – ogni compagnia è<br />

cattiva, eccetto quella dei propri pari –: costituisce una parte necessaria <strong>della</strong> biografia<br />

di ogni filosofo, forse la <strong>più</strong> sgrade vole, la <strong>più</strong> maleodorante, la <strong>più</strong> ricca di delusione.<br />

Ma se egli ha fortuna, come si addice a un beniamino <strong>della</strong> cono scenza, allora<br />

incontrerà chi gli abbrevierà e gli mitigherà il compito, – intendo i cosiddetti cinici,<br />

dunque quei tali che riconoscono semplicemente in sé la bestia, la volgarità, la «re-

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