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Il Regno Oscuro - Altervista

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Capitolo 3<br />

<strong>Il</strong> <strong>Regno</strong> <strong>Oscuro</strong> – menestrello00@libero.it<br />

Alba era a quattro zampe, totalmente nuda, vestita solo di un collare di cuoio, sotto l’arco della<br />

porta. Osservava il suo Padrone seduto a tavola insieme ad un uomo e una donna. Nessuna la<br />

guardava, erano impegniati a chiacchierare tra loro e a mangiare. <strong>Il</strong> padrone portò alle labbra una<br />

coscia di pollo da cui strappò la carne con i denti. Alba provò un brontolio nello stomaco, aveva un<br />

po’ di fame. Sapeva che non poteva parlare, non le era concesso, così abbaiò per attirare<br />

l’attenzione. I tre si voltarono a guardarla. <strong>Il</strong> Padrone le sorrise benevolo.<br />

“Vi piace la mia cagna?” domandò rivolto ai suoi ospiti “E’ tanto ubbidiente, ma credo che ora<br />

abbia fame”<br />

Detto ciò abbassò sotto il tavolo l’osso di pollo con ancora un po’ di carne. Alba sapeva che doveva<br />

correre se voleva ricevere il premio. Rimanendo a quattro zampe iniziò a correre in direzione del<br />

tavolo, infilandocisi sotto. Le dolevano le ginocchia quando correva così, ma non voleva deludere il<br />

suo Padrone così buono con lei. Una volta giunta vicino al tavolo allungò una mano per afferrare<br />

l’osso di pollo. <strong>Il</strong> Padrone tirò indietro l’osso e la fulminò con lo sguardo. Ne fu mortificata,<br />

detestava deluderlo. Chinò per un attimo il capo, poi lui le offrì nuovamente l’osso e lei lo afferrò<br />

con la bocca, tra i denti. Per mangiare al meglio con solo la bocca dovette abbassare la testa fino al<br />

pavimento, lasciando il sedere in alto, in bella mostra.<br />

“Brava cucciola” disse il suo Padrone carezzandole il sedere dolcemente, con amore.<br />

“Come si chiama?” chiese la donna mentre si sporgeva sotto il tavolo per carezzarla.<br />

Erano tutti elegantissimi. La donna in particolarmente indossava un abito porpora stupendo con un<br />

diadema sul capo che faceva risaltare ancora di più la sua nobile bellezza. Alba ne fu gelosa. Non si<br />

sentiva a suo agio, nuda sotto il tavolo, osservata da quelle persone ben vestite, ma non voleva<br />

deludere il suo Padrone. Voleva renderlo orgoglioso e felice.<br />

“Si chiama Caramella” pronunciò il Padrone tornando poi a mangiare.<br />

Ogni volta che sentiva quel nome era tanto felice. Era un nome così dolce, affettuoso, con un suono<br />

così delicato. Era così felice che il Padrone lo avesse scelto per lei. Iniziò ad agitare il sedere<br />

leggermente, per mostrare la propria felicità, come le aveva insegnato il Padrone. Mangiò la carne e<br />

poi rosicchiò l’osso, in attesa che il Padrone finisse la cena, pazientemente sotto il tavolo,<br />

accovacciandosi ai suoi piedi come una brava cagna.<br />

“Caramella, vieni qui…” appena sentì le parole del Padrone tornò a mettersi a quattro zampe. Lui le<br />

faceva segno di mette le mani sulle sue gambe e lei obbedì.<br />

“Guardate che belle tette” pronunciò poi poggiandole una mano sul suo seno. Non era grande, anzi,<br />

ma era sodo e con una forma rotonda perfetta. <strong>Il</strong> capezzolo era appena accennato, ma al contatto<br />

della mano del suo Padrone iniziò ad indurirsi dimostrando quanto piacere provasse a quel contatto.<br />

L’uomo e la donna si avvicinarono e toccarono anche loro il suo seno, saggiandone la consistenza e<br />

la forma. Non le piaceva essere toccata da altri, ma non voleva disubbidire al suo Padrone. Non<br />

voleva fargli fare brutta figura coi suoi ospiti. La donna le afferrò un capezzolo e lo strinse per<br />

alcuni secondi tra indice e pollice. Alba strinse i denti e chiuse gli occhi. Le faceva tanto male, ma<br />

riuscì a non lamentarsi, sapeva che non doveva.<br />

“Ma che brava che sei Caramella” disse la donna lasciandole finalmente il seno e carezzandole i<br />

capelli.<br />

<strong>Il</strong> suo Padrone intanto le grattava dietro l’orecchio dolcemente. Sapeva che faceva così quando era<br />

soddisfatto di lei.<br />

La serata finì. L’uomo si congedò e lasciò la donna e il suo Padrone soli. Alba era ancora accucciata<br />

a terra, nuda, ad osservarli chiacchierare. Improvvisamente i due si alzarono e si incamminarono<br />

lungo l’antico corridoio del castello. <strong>Il</strong> loro passo era rapido e Alba faticò non poco a seguirli<br />

camminando a quattro zampe. La pietra le faceva male alle ginocchia, ma non voleva perderli di<br />

vista. Arrivati davanti alla stanza da letto, il suo Padrone entrò con la donna e chiuse la porta alle<br />

sue spalle. Non le disse nulla. Le aveva semplicemente chiuso la porta in faccia. Sapeva cosa<br />

avrebbero fatto quei due là dentro. Era gelosa. Perché a quella si e a lei no? Voleva anche lei essere<br />

Pag. 16

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