La figlia del taglialegna - Suore Domenicane di Santa Caterina da ...

Il 22 aprile 1811: è la data della
nascita terrena di Madre
Margherita Gérine Fabre. L’ambiente
geografico è la Francia
meridionale, precisamente il villaggio
di Saint Geniez d’Oltz,
nel dipartimento dell’Aveyron.
Il momento storico è rappresentato
dalla fase culminate della
parabola napoleonica, la più
splendida eppure già attraversata
da quelle ombre che ben
presto ne provocheranno il crollo.
Proclamato imperatore dei
Francesi e incoronato Re d’Italia,
Napoleone appare come
l’arbitro delle sorti del mondo.
Le brillanti vittorie sulle coalizioni
avversarie, l’invasione del Portogallo
e l’occupazione della
Spagna hanno praticamente
messo nelle sue mani tutta l’Europa
ed egli può permettersi di
creare e distribuire regni ai propri
congiunti. Il matrimonio con
M. Luisa d’Austria, seguito al divorzio
da Giuseppina Beauharnais,
gli ha procurato più che un
regno, il sospirato erede, subito
proclamato Re di Roma, anche
se invece è destinato a passare
senz’orma, come inghiottito dal
mistero.
In un siffatto quadro storico la
nascita della figlia di oscuri operai
sembra del tutto trascurabile.
Ma ogni vita che sboccia è un
prodigio superiore alla più clamorosa
impresa degli uomini e
una creatura umana che si innesta
per la grazia nella vita divina
ha nella storia maggior peso di
una intera epopea. Per questa
ragione e per il fatto che nel disegno
della Provvidenza il cammino
di ogni Suora Domenicana
di S. Caterina da Siena ha incrociato
e seguito le orme lasciate
da questa creatura, noi guardiamo
al suo umile esordio con
estremo interesse e con filiale
venerazione.
Sui coniugi Fabre e sull’infanzia
di questa bambina possediamo
pochissimi scarni dati. Eppure
anche questi dati hanno una sia
ALLE NOSTRE RADICI: STUDI E RICERCHE
Lafiglia
deltaglialegna
Il testo che segue e tratteggia la prima infanzia della nostra Fondatrice, letta nel
contesto storico della Francia del tempo, è tratto integralmente dal primo capitolo
del volumetto della compianta Maria Gambirasio (Sr. M. degli Angeli) “Meno
che niente” uscito a Roma nel 1983. L’opera raccoglieva ed ampliava articoli
comparsi sul periodico “Ave Maria” In essa l’autrice fa riferimento come fonte
principale al libro di Mons. G. Bonhomme.
(Testo originale in italiano)
RitrattodiMadreGérine.
pur tenue voce e il nostro cuore
la raccoglie devotamente.
Il padre si chiama Giacomo, la
madre Caterina Teyssèdre. La
neonata riceve al battesimo i
nomi di Francesca Caterina.
Quasi un richiamo all’Italia. Giacomo
e Caterina risiedono a
Saint Martial, villaggio del dipartimento
del Cantal (Alvernia)
dove i Fabre sono stabiliti già da
parecchie generazioni. A S. Martial
nasceranno tutti gli altri loro
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CasadiMadreGérineadAlbi,sortanelcomplessodovesitrovalaCasaMadredellanostraCongregazione.AlatoalcunesuorevicinoallacasadiGramond.
Sotto,Ilfocolaredellapiccolacasa.
figli come già vi è nato il primogenito.
E a S. Martial la nostra
fondatrice passerà l’intero periodo
della sua vita familiare, a
partire dalla prima infanzia.
Come mai Caterina è venuta alla
luce nel dipartimento dell’Aveyron,
che si stende a sud del Cantal?
Un registro ingiallito dal
tempo ne suggerisce al biografo
la spiegazione, plausibile se
non certa. In quel registro si legge
che Giacomo Fabre è alloggiato
alla Place mercuriale di S.
Geniez in qualità di segantino.
S. Geniez era a quell’epoca un
centro di sfruttamento del legname
da costruzione. Questi
due dati autorizzano a supporre
che nei primi tempi del loro matrimonio
i coniugi Fabre si recassero
in quella località per qualche
mese l’anno, a lavorare nei
cantieri, allo scopo di arrotondare
il bilancio domestico, su
cui gravava forse, insieme alle
ordinarie ristrettezze delle classi
umili, la crisi economica determinata
dalla politica del Bonaparte.
La futura Fondatrice sarebbe
nata appunto durante
una di queste migrazioni stagionali
a S. Geniez.
È un fatto comunque che, ad eccezione
della nascita e del battesimo,
le tracce dell’infanzia e
della giovinezza di Caterina Fabre
le troviamo tutte a S. Martial
e al villaggio limitrofo Chaudesaigues.
La prima traccia ci porta in mezzo
ad una bella brigata di sette
fratelli, tra i quali Caterina occupa
il secondo posto, seguita, via
via, da quattro sorelline e da un
fratellino.
Mancano testimonianze dirette
sul tenore di vita della famiglia,
sulla sua religiosità, sull’educazione
che i Fabre impartivano ai
figli. Ma il fatto che la madre e le
cinque figlie in seguito abbracciarono
il Terz’Ordine Domenicano
e che quattro di esse si
consacrarono al Signore nella
Congregazione fondata dalla
maggiore, dimostra che in casa
Fabre ci doveva essere assai più
che una sensibilità religiosa: una
fede cristiana profonda e vissuta.
Dopo la prima comunione (ricevuta
non sappiamo esattamente
a quale età) Caterina fu messa
come educanda presso le Suore
della Presentazione a Chaudesaigues.
Ma vi rimase per breve
tempo, perché la famiglia che si
allargava rendeva necessaria in
casa la presenza operosa della
giovinetta. Così Caterina ritornò
a S. Martial con poche nozioni di
grammatica, di storia o di aritmetica,
ma sicuramente con una
pietà più consapevole e profonda,
contrassegnata dalla devozione
alla Vergine Maria.

LaVerginedellaPietà,allaqualelaFondatriceeramoltodevota.
L’agiografia ci presenta diversi
casi in cui un Santuario mariano
ha contribuito in non piccola misura
alla formazione spirituale di
un uomo di Dio, influenzandone
l’orientamento e le scelte. Una
tale evenienza si può a buon diritto
supporre anche per la nostra
Fondatrice, date alcune circostanze
significative al riguardo.
Sul pendio che collega Chaude-
saigues a S. Martial, in una insenatura
della collina, c’era una
cappelletta santuario dedicata
alla Vergine Addolorata: Nostra
Signora della Pietà. Numerosi
ex voto testimoniano la devozione
di cui quell’immagine sacra
era oggetto. Al Santuario
confluivano, infatti, pellegrinaggi
dalle parrocchie nel mese di
maggio e nelle feste del 15 agosto
e dell’8 settembre. Ma anche
al di fuori delle manifestazioni
collettive, gli abitanti della
zona, trovandosi a passare di là
per i loro affari amavano entrarvi
per porgere un saluto filiale a
Maria e chiedere la benedizione.
Dal canto loro le religiose
della Presentazione vi accompagnavano
ogni giorno le allieve a
pregare.
Caterina perciò non può non essersi
soffermata innumerevoli
volte dinanzi alla Vergine della
Pietà, dapprima con il gruppo
delle educande, poi mescolata
ai pellegrini della parrocchia,
oppure sola… E forse dinanzi
alla figura della Vergine Madre
con il Figlio esanime tra le braccia,
questa giovinetta che si
chiamava Caterina, percepiva,
MadreGérinementrecuraunmalato.
come la Senese il significato del
“Sangue sparso con tanto fuoco
d’amore” e il posto di Maria nel
mistero dell’Incarnazione e della
Redenzione. Poi nel desiderio di
rispondere all’Amore con l’amore,
comprendeva che “quella
utilità che non possiamo fare a
Dio la dobbiamo fare al prossimo,
perocché condizione è dell’amore
di amare tutte quelle
cose che sono amate dalla persona
amata” ( S. Caterina: Lett.
51).
E fra gli amati dall’Amato certamente
primeggiavano ai suoi
occhi i più simili al Redentore
abbandonato sulle ginocchia
della Madre, cioè i malati e i poveri
mentre la stessa Madre assurgeva
a modello sublime della
misericordia soccorritrice.
Così si preparava la futura sposa
di Gesù chiamata a chinarsi con
instancabile pietà sulle immagini
di lui sofferente e morto.
La“source”diChaudesaigues.
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