04.06.2013 Views

Bollettino d'Informazione sui Farmaci n. 6/2007 - Sefap

Bollettino d'Informazione sui Farmaci n. 6/2007 - Sefap

Bollettino d'Informazione sui Farmaci n. 6/2007 - Sefap

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

ANNO XIV N.6 NOVEMBRE-DICEMBRE <strong>2007</strong> Bimestrale - Poste italiane s.p.a. Spedizione in abbonamento postale 70% - DCB Roma<br />

bollettino<br />

d’informazione<br />

<strong>sui</strong> farmaci<br />

ANNO XIV - N. 6 <strong>2007</strong><br />

EDITORIALE<br />

241 Il vantaggio dei medicinali equivalenti<br />

242 Gestire il rischio dei farmaci insieme<br />

ad operatori e pazienti<br />

PANORAMI E PERCORSI<br />

243 Bando AIFA <strong>2007</strong> per la ricerca<br />

indipendente: chiusa la prima fase<br />

di valutazione<br />

245 Gestione del rischio: un sistema europeo<br />

248 Dalle note specialistiche<br />

al Piano Terapeutico AIFA<br />

AGGIORNAMENTI<br />

255 Glitazoni: attenti a quei due<br />

260 Errata corrige - BIF 5/<strong>2007</strong><br />

FARMACOVIGILANZA<br />

261 Piroxicam: ulteriori restrizioni<br />

e avvertenze sulla sicurezza<br />

263 Dear Doctor Letter<br />

• Importanti indicazioni e informazioni di<br />

sicurezza su efedrina, eucaliptolo, essenza<br />

di niaouli (Rinovit Paido ® ), piroxicam,<br />

ranelato di stronzio (Protelos/Osseor ® ),<br />

virus vivo attenuato del morbillo, della<br />

parotite e della rosolia (MMRVaxPRO ® ),<br />

moxifloxacina (Avalox ® /Octegra ® /Actira ® /<br />

Proflox ® ), telbivudina (Sebivo ® )<br />

CONTIENE L’INSERTO<br />

DELL’INDICE GENERALE E ANALITICO<br />

2006-<strong>2007</strong><br />

BIMESTRALE DELL'AGENZIA ITALIANA DEL FARMACO<br />

DALLA LETTERATURA<br />

265 News e farmaci, le top stories <strong>2007</strong><br />

BENE, BRAVO, BIF<br />

268 Come migliorare la qualità dei<br />

resoconti di studi osservazionali<br />

ROASTBIF<br />

269 Vino e alcolici. Conoscerne i rischi<br />

per apprezzarne i benefici<br />

FARSI UN’IDEA<br />

275 L’informazione nella lotta al doping<br />

FARMACOUTILIZZAZIONE<br />

277 L’uso dei farmaci in Italia nel periodo<br />

gennaio-settembre <strong>2007</strong><br />

ATTIVITÀ EDITORIALI DELL’AIFA<br />

280 Guida all’uso dei farmaci 4 a edizione<br />

STRUMENTI DEL MESTIERE<br />

281 L’inglese medico:<br />

migliorare la capacità di parlare<br />

a proposito di…<br />

262 Atomoxetina e Registro nazionale dell’ADHD<br />

267 Modalità conservazione Decaven ®<br />

285 “Penne” per la somministrazione di farmaci<br />

AGENZIA ITALIANA<br />

DEL FARMACO


Direttore responsabile<br />

Nello Martini<br />

Direttore scientifico<br />

Antonio Addis<br />

Comitato scientifico<br />

Francantonio Bertè<br />

Marco Bobbio<br />

Fausto Bodini<br />

Franca De Lazzari<br />

Albano Del Favero<br />

Nicola Montanaro<br />

Luigi Pagliaro<br />

Paolo Preziosi<br />

Alessandro Rosselli<br />

Alessandro Tagliamonte<br />

Gianni Tognoni<br />

Francesca Tosolini<br />

Massimo Valsecchi<br />

Redazione<br />

Elisabetta Neri<br />

Linda Pierattini<br />

Francesca Rocchi<br />

Carmela Santuccio<br />

Valeria Severi<br />

Segreteria di Redazione<br />

Monica Pirri<br />

bollettino<br />

d’informazione<br />

<strong>sui</strong> farmaci<br />

BIMESTRALE DELL’AGENZIA ITALIANA DEL FARMACO<br />

Redazione editoriale<br />

Il Pensiero Scientifico Editore<br />

Via Bradano 3/c, 00199 Roma<br />

Tel. 06 86282335<br />

Fax 06 86282250<br />

pensiero@pensiero.it<br />

www.pensiero.it<br />

Responsabile: Manuela Baroncini<br />

Stampa<br />

Istituto Poligrafico<br />

e Zecca dello Stato<br />

Eventuali incongruenze cronologiche<br />

tra il materiale citato e la data di<br />

pubblicazione del BIF sono dovute<br />

alla numerazione in arretrato<br />

del <strong>Bollettino</strong>. Fa testo la data<br />

di chiusura in tipografia.<br />

© Ministero della Salute<br />

La riproduzione e la divulgazione dei<br />

contenuti del BIF sono consentite fatti<br />

salvi la citazione della fonte e il<br />

rispetto dell’integrità dei dati utilizzati.<br />

Questo numero è stato chiuso<br />

in febbraio 2008.<br />

Comunicazioni<br />

e osservazioni<br />

al <strong>Bollettino</strong><br />

dovranno essere<br />

inoltrate presso:<br />

Redazione<br />

<strong>Bollettino</strong> d’Informazione<br />

<strong>sui</strong> <strong>Farmaci</strong><br />

Agenzia Italiana<br />

del Farmaco<br />

Via della Sierra Nevada, 60<br />

00144 Roma<br />

Fax 06 59784657<br />

bif@aifa.gov.it<br />

www.agenziafarmaco.it<br />

A questo numero, oltre ai<br />

componenti del comitato<br />

scientifico e della redazione,<br />

hanno contribuito:<br />

M.C. Barbera, A. Caputi,<br />

M.A. Catania, R. Cuscito,<br />

L. De Fiore, E. Donnarumma,<br />

E. Marotta, A.R. Marra,<br />

L. Masiero, E. Matarangolo,<br />

I. Pagano, A. Oteri, A. Russo,<br />

V. Sabatini, L. Sottosanti,<br />

G. Traversa, G. Trifirò,<br />

F. Trotta, M. Venegoni.


EDITORIALE<br />

Il vantaggio dei medicinali equivalenti<br />

Dei primi venti farmaci per spesa a carico del Servizio<br />

Sanitario Nazionale (SSN) ben 18 nell’arco di 7 anni<br />

perderanno (o hanno già perso) la copertura brevettuale.<br />

Si tratta di un fatto rilevante per l’economia del SSN poiché<br />

tali medicinali hanno rappresentato, solo nel 2006,<br />

circa il 30% dell’intera spesa farmaceutica pubblica. Il fenomeno<br />

non riguarda solo l’Italia, anche se l’aver posticipato<br />

più di altri la scadenza di certi brevetti farà cogliere<br />

solo ora tale vantaggio alla nostra spesa pubblica.<br />

Probabilmente troppo spesso si è parlato di farmaci<br />

equivalenti partendo da questo punto: il risparmio. Ciò<br />

ha creato molte diffidenze, anche tra gli operatori sanitari.<br />

Dalle richieste di informazione che riceviamo,<br />

appare evidente che il prescrittore o il farmacista è stato<br />

portato a pensare che la scelta del SSN di contare sul<br />

medicinale equivalente è basata soprattutto su ragioni<br />

di “cassa”, magari trascurando l’elemento qualità.<br />

Il Bif è tornato più volte sugli aspetti tecnici che<br />

evidenziano l’efficacia e la sicurezza dei farmaci equivalenti<br />

(n. 2/07, pag. 55; n. 4/07, pag. 147).<br />

Vale la pena comunque precisare alcuni aspetti, sottolineando<br />

soprattutto che alcune delle perplessità relative<br />

a questi medicinali vanno lette nell’insieme delle<br />

procedure che verificano la qualità di tutti i farmaci,<br />

coperti da brevetto o meno.<br />

• La purezza delle materie prime, ad esempio, e la<br />

loro qualità sono certificate con procedure identiche<br />

sia per i medicinali equivalenti sia per quelli<br />

coperti da brevetto. Addirittura i fornitori spesso<br />

sono gli stessi. Deve essere chiaro che non è su questo<br />

che si sviluppa il risparmio di prezzo dei medicinali<br />

non “griffati”.<br />

• Anche i controlli nelle procedure di produzione, le<br />

ispezioni e la verifica che ogni medicinale venga<br />

prodotto secondo standard garantiti sono identici<br />

per tutti i farmaci, a prescindere dalla copertura<br />

brevettuale. È importante capire che nessun medicinale<br />

è esattamente identico all’altro, pertanto è<br />

necessario rifarsi a standard rigorosi che garantiscono<br />

che l’eventuale variabilità rimanga all’interno<br />

della differente risposta individuale al medicinale.<br />

Questa è una problematica che chi produce<br />

medicinali affronta indipendentemente dalla copertura<br />

brevettuale della molecola.<br />

<br />

Agenzia Italiana del Farmaco<br />

241<br />

Bif XIV N. 6 <strong>2007</strong><br />

• La sostituibilità di un medicinale con un altro va gestita<br />

soprattutto da un punto di vista medico. Ossia,<br />

fatta salva la bioequivalenza dei medicinali coperti<br />

da brevetto con quelli che hanno perso l’esclusività,<br />

possono sussistere delle ragioni “mediche”<br />

per cui il prescrittore preferisce continuare la<br />

cura con una particolare specialità: l’incapacità nel<br />

gestire confezionamenti differenti, la risposta individuale<br />

del paziente, ed altre considerazioni ancora,<br />

possono valere come eccezione alla regola generale.<br />

Ciò naturalmente può accadere sia con i farmaci<br />

equivalenti che con gli “originator” e non può mettere<br />

in discussione le procedure di verifica della qualità<br />

del medicinale che sono, appunto, le stesse.<br />

• È difficile dire quanto sul prezzo di un singolo medicinale<br />

pesi la voce “ricerca e sviluppo” rispetto<br />

alla produzione e alla promozione. Alcune stime<br />

effettuate dal Centro studi dell’AIFA hanno rilevato<br />

che le spese in attività di marketing delle<br />

aziende produttrici di farmaci coperti da brevetto<br />

sono mediamente doppie rispetto a quelle dedicate<br />

alla ricerca e in alcuni casi arrivano fino al<br />

46% dell’intero budget aziendale. È qui che va ricercato<br />

il risparmio dato dal medicinale con brevetto<br />

scaduto e non sulla sua qualità.<br />

La sostituibilità di un medicinale è una decisione dell’operatore<br />

sanitario che tiene conto delle specificità del<br />

paziente. Nonostante ciò, le garanzie, per un medicinale<br />

con lo stesso principio attivo, di essere utilizzabile<br />

nell’ambito di una continuità assistenziale sono valide<br />

nel nostro come in tutti i paesi dell’Unione Europea. Gli<br />

organi regolatori come l’AIFA hanno in primo luogo una<br />

missione di salute pubblica; l’azione di vigilanza sulla<br />

qualità dei medicinali viene esercitata a prescindere dal<br />

fatto che si tratti di medicinali equivalenti o meno.<br />

I farmaci equivalenti liberano risorse dopo aver restituito<br />

la giusta ricompensa a chi ha investito in ricerca.<br />

Per quanto sia comprensibile registrare diffidenze<br />

e scetticismi – non sempre disinteressati – tale economia<br />

non produce solo risparmio, ma anche la possibilità<br />

di acquistare medicinali innovativi senza rinunciare<br />

a terapie efficaci e sicure ormai consolidate. Non<br />

di solo risparmio si tratta dunque.


242<br />

Bif XIV N. 6 <strong>2007</strong><br />

Gestire il rischio dei farmaci insieme<br />

ad operatori e pazienti<br />

La favola insegna che gridare troppo spesso “al lupo!”<br />

non aiuta l’attenzione di chi deve stare in guardia.<br />

In questo numero del Bif (vedi pag. 246) viene presentato<br />

come le Agenzie regolatorie stanno adottando<br />

programmi innovativi di gestione del rischio, i cosiddetti<br />

Risk Management Plan. Di per sé si tratta di una<br />

buona notizia in quanto il nuovo approccio prevede di<br />

affrontare la gestione dei rischi associati all’utilizzo dei<br />

nuovi medicinali in modo più “attivo”. È un cambiamento<br />

che comporta però anche dei rischi, soprattutto nelle<br />

modalità di attuazione dei Risk Management Plan, e qualora<br />

fin da subito non si pensi di misurare quanto tutto<br />

ciò faccia fare concretamente un passo in avanti nella<br />

conoscenza della sicurezza <strong>sui</strong> nuovi medicinali.<br />

Fino ad oggi i rischi associati all’uso di un nuovo medicinale<br />

nella popolazione generale sono stati prevalentemente<br />

valutati, in fase post-registrativa. Si è trattato quindi<br />

di un metodo per così dire “difensivo” che ha basato il<br />

suo cuore nell’attività di raccolta delle segnalazioni spontanee<br />

delle reazioni avverse.<br />

È stato un approccio che col tempo ha mostrato diverse<br />

lacune, soprattutto nell’individuazione di rischi per<br />

una grande popolazione esposta a farmaci, e non rari.<br />

L’idea attuale è quella invece di avere un piano che<br />

individui tutti i rischi possibili e preventivamente pianifichi<br />

le strategie migliori per controllarli.<br />

È un dato di fatto che per molti medicinali i dati di<br />

sicurezza disponibili al momento della registrazione<br />

sono tali da rendere necessario uno stato di allerta particolare.<br />

Alle volte la popolazione esposta al<br />

nuovo medicinale (donne in gravidanza,<br />

bambini), la forma di somministrazione,<br />

o la situazione clinica del paziente rendono<br />

l’allarme preventivo un passaggio<br />

necessario per fare in modo che il nuovo<br />

trattamento non venga utilizzato senza<br />

tener conto di rischi già potenzialmente<br />

chiari al momento della registrazione.<br />

Alcuni dei Risk Management Plan<br />

prevedono addirittura la raccolta di<br />

informazioni che aiutano a definire meglio<br />

il rischio del medicinale. In questo<br />

caso la collezione prospettica del dato<br />

aiuta ulteriormente a capire chi vera-<br />

“ Per molti<br />

medicinali i dati<br />

di sicurezza<br />

disponibili al<br />

momento della<br />

registrazione<br />

rendono<br />

necessario uno<br />

stato di allerta<br />

particolare ”<br />

<br />

Agenzia Italiana del Farmaco<br />

EDITORIALE<br />

mente riceve, fuori dalla sperimentazione, il nuovo medicinale.<br />

Queste informazioni sono molto utili per la<br />

gestione del rischio.<br />

L’aspetto delicato di tale approccio consiste nel<br />

fatto che questi piani stanno diventando sempre più<br />

frequenti. Risk Management Plan, Education Plan<br />

sono sempre più spesso associati alle nuove registrazioni<br />

europee. Il pericolo quindi potrebbe essere quello<br />

di estendere lo stato d’allerta a così tanti medicinali<br />

da rendere questi programmi poco incisivi, credibili<br />

e non in grado di cogliere reali segnali di rischio.<br />

Il fenomeno è reso ancora più incerto nel vedere<br />

che in realtà alcuni di questi programmi differiscono<br />

di poco da attività promozionali; ossia il materiale<br />

prodotto risulta spesso sbilanciato a favore delle<br />

informazioni che illustrano la novità terapeutica rispetto<br />

a quelle dedicate alla presentazione dei rischi<br />

associati ai nuovi medicinali.<br />

Inoltre, non bisogna dare per scontato che la semplice<br />

definizione di tali programmi potrà garantire una<br />

migliore gestione dei rischi a cui si espongono i pazienti<br />

che assumono un nuovo medicinale. Anche questo approccio<br />

dovrà, quindi, essere sottoposto a valutazione.<br />

Ad esempio, una chiave per capire se e quanto siamo<br />

di fronte ad un nuovo escamotage promozionale o ad<br />

un reale impegno per gestire più correttamente l’uso di<br />

un medicinale sarà la capacità di questi programmi di<br />

coinvolgere realmente gli operatori sanitari – medici,<br />

farmacisti e infermieri – e i pazienti.<br />

Le segnalazioni da parte degli opera-<br />

tori in questo senso diventeranno un vero<br />

e proprio indicatore utile a capire quanto<br />

i programmi, talvolta molto complessi,<br />

pensati in sede europea, rispondano ad<br />

una reale esigenza di gestire l’incertezza<br />

terapeutica a fronte di potenziali rischi<br />

solo teorici, inattesi, o reali e per niente<br />

rari. Quanto verrà prodotto come nuova<br />

conoscenza nel rischio dei medicinali diverrà<br />

a questo punto importante.<br />

In tutto ciò è chiaro che la capacità di<br />

spendere in modo razionale l’attenzione<br />

del prescrittore, del dispensatore e alle<br />

volte addirittura del paziente non dovrà<br />

essere dispersa.


PANORAMI E PERCORSI<br />

Bando AIFA <strong>2007</strong> per la ricerca indipendente:<br />

chiusa la prima fase di valutazione<br />

Alla fine di novembre del <strong>2007</strong> la Commissione<br />

Ricerca e Sviluppo (CRS) dell’AIFA ha concluso<br />

la prima fase di selezione delle 361 lettere di<br />

intenti (LdI) presentate per il bando AIFA <strong>2007</strong> per<br />

la ricerca indipendente <strong>sui</strong> farmaci (tabella I).<br />

Queste LdI sono pervenute da 154 istituzioni differenti<br />

tra Ospedali, IRCCS, Università, Società<br />

scientifiche ed Enti di ricerca. Le LdI ammesse alla<br />

seconda fase di valutazione sono 99, pari al 27%<br />

del totale. Sono state ammesse 41 su 122 (34%)<br />

delle LdI pervenute nell’area tematica 1: “<strong>Farmaci</strong><br />

orfani per malattie rare o farmaci per sottogruppi<br />

di pazienti non responder”; 20 su 100 (20%) delle<br />

LdI dell’area 2: “Confronto fra farmaci e fra<br />

strategie terapeutiche per patologie e condizioni<br />

cliniche ad elevato impatto per la salute pubblica<br />

e per il SSN”; e, infine, 38 su 139 (27%) dell’area<br />

3: “Studi di farmacoepidemiologia sul profilo beneficio-rischio<br />

dei trattamenti e studi sull’impatto<br />

di strategie di miglioramento dell’appropriatezza<br />

delle cure”.<br />

A livello aggregato, la proporzione di progetti<br />

ammessi alla seconda fase nel <strong>2007</strong> è stata simile<br />

a quella osservata nei due anni precedenti (tabella<br />

II). Rispetto agli anni precedenti si riducono<br />

le LdI giudicate non pertinenti: 25% nel <strong>2007</strong><br />

contro il 32% nel 2006 e il 52% del 2005. Tale riduzione<br />

è da attribuire in buona misura al maggior<br />

dettaglio delle informazioni fornite ai ricercatori<br />

fin dal bando 2006.<br />

Tabella I – Lettere di intenti pervenute nelle tre aree.<br />

<br />

Agenzia Italiana del Farmaco<br />

243<br />

Bif XIV N. 6 <strong>2007</strong><br />

Il giudizio della CRS sulla pertinenza delle LdI<br />

è stato espresso all’unanimità in oltre il 99% dei<br />

casi. Per quanto riguarda la concordanza sull’ammissione<br />

o meno delle proposte alla seconda fase,<br />

la CRS ha formulato un giudizio unanime nel 92%<br />

dei casi e a maggioranza solo nell’8% delle lettere<br />

pertinenti.<br />

Nell’effettuare la selezione, la CRS ha condiviso<br />

a priori criteri e modalità esplicite di valutazione<br />

e ha adottato una linea guida per i casi di<br />

potenziale conflitto di interesse. In particolare,<br />

l’assegnazione del punteggio è avvenuta secondo<br />

i seguenti criteri: qualità scientifica dello studio<br />

(fino a 35 punti); rilevanza per il Servizio Sanitario<br />

Nazionale (fino a 35 punti); qualificazione<br />

scientifica ed esperienza del proponente e delle<br />

unità partecipanti nel settore (fino a 20 punti);<br />

congruità economica (fino a 10 punti).<br />

L’esame delle LdI è avvenuto con un doppio<br />

passaggio: una valutazione svolta singolarmente<br />

dai componenti della CRS per via telematica (“da<br />

casa”) e una discussione all’interno delle sedute<br />

plenarie della CRS. Per ciascuna LdI la valutazione<br />

ha riguardato in primo luogo il giudizio di pertinenza<br />

nei confronti del tema del bando a cui ha<br />

fatto seguito, in caso di pertinenza, il giudizio di<br />

merito: ammesso o non ammesso alla seconda<br />

fase di valutazione.<br />

In tabella III viene presentato il numero delle<br />

LdI per area geografica di provenienza, in assolu-<br />

Area tematica LdI pervenute LdI ammesse<br />

alla study session<br />

N % N %<br />

1 - <strong>Farmaci</strong> orfani per malattie rare o farmaci per sottogruppi<br />

di pazienti non responder 122 34 41 34<br />

2 - Confronto fra farmaci e fra strategie terapeutiche per patologie<br />

e condizioni cliniche ad elevato impatto per la salute pubblica e per il SSN 100 28 20 20<br />

3 - Studi di farmacoepidemiologia sul profilo beneficio-rischio<br />

dei trattamenti e studi sull’impatto di strategie di miglioramento<br />

dell’appropriatezza delle cure 139 38 38 27<br />

Totale 361 100 99 27


244<br />

Bif XIV N. 6 <strong>2007</strong><br />

Tabella II – Sintesi dei risultati delle votazioni per il bando <strong>2007</strong> e confronto con i bandi 2005 e 2006.<br />

<strong>2007</strong> 2006 2005<br />

Area Ldl Ldl ammesse Ldl Ldl ammesse Ldl Ldl ammesse<br />

pervenute alla study session pervenute alla study session pervenute alla study session<br />

N N % N N % N N %<br />

1 122 41 34 184 38 21 150 31 21<br />

2 100 20 20 121 24 20 80 26 33<br />

3 139 38 27 149 37 25 172 50 29<br />

Totale 361 99 27 454 99 22 402 107 27<br />

to e in rapporto al numero di ricercatori nella regione;<br />

inoltre, viene effettuato anche un confronto<br />

del triennio 2005-<strong>2007</strong>. Nel <strong>2007</strong> vi è stato<br />

un numero leggermente inferiore di LdI presentate<br />

rispetto agli anni precedenti. Tuttavia, è<br />

di interesse notare che mentre si è osservato un<br />

calo dalle regioni del centro, dalle regioni del sud<br />

e isole vi è stato un aumento di LdI sia in assoluto<br />

che in proporzione sul complesso.<br />

Si ricorda che il bando prevedeva la partecipazione<br />

come proponente a una sola LdI per ricercatore<br />

e che non poteva essere presentata una LdI<br />

da parte di coloro che avevano avuto un progetto<br />

finanziato nell’ambito dei precedenti bandi<br />

AIFA 2005 e 2006. Infine, è stato anche calcolato<br />

il rapporto maschi/femmine nella presentazione<br />

delle LdI che è risultato essere di 3 a 1 (tabella IV).<br />

In particolare, la proporzione di LdI ammesse alla<br />

seconda fase di valutazione è stata del 21% per le<br />

ricercatrici e del 30% per i ricercatori.<br />

Entro il 31 gennaio 2008 i ricercatori che hanno<br />

superato la prima fase di selezione hanno dovuto<br />

presentare un protocollo completo, redatto<br />

in lingua inglese. I protocolli saranno quindi va-<br />

<br />

Agenzia Italiana del Farmaco<br />

PANORAMI E PERCORSI<br />

Tabella III – Lettere di intenti per 1000 ricercatori: bando <strong>2007</strong> e confronto con i bandi 2005 e 2006.<br />

Ldl<br />

Bando <strong>2007</strong> Bando 2006 Bando 2005<br />

Area N % N ogni 1000 N % N ogni 1000 N % N ogni 1000<br />

geografica ricercatori ricercatori ricercatori<br />

Nord 184 51 5,3 222 49 6,4 187 47 5,4<br />

Centro 93 26 2,6 154 34 4,3 154 38 4,3<br />

Sud e isole 84 23 3,2 78 17 3,0 61 15 2,3<br />

Totale 361 100 3,7 454 100 4,7 402 100 4,2<br />

Per tutti i bandi sono stati utilizzati gli stessi denominatori: numero ricercatori al 2004. Dati ISTAT 2004.<br />

lutati durante la seconda fase del bando dalla<br />

study session che è composta da circa 24 esperti<br />

indipendenti, diversi dai membri della CRS, per<br />

metà italiani e per metà stranieri.<br />

Entro 3 mesi dalla pubblicazione dei risultati<br />

della study session si prevede la stipula dei contratti<br />

e l’avvio dei finanziamenti. In meno di un anno,<br />

quindi, come per gli anni precedenti, si prevede di<br />

completare l’iter valutativo e di entrare nella fase<br />

operativa che riguarda l’inizio degli studi.<br />

Tabella IV – Ricercatori proponenti del bando <strong>2007</strong>:<br />

analisi per genere.<br />

Ricercatori proponenti N %<br />

F 87 24<br />

M 274 76<br />

Totale 361 100


ollettino d’informazione <strong>sui</strong> farmaci<br />

Gestione del rischio: un sistema europeo<br />

Il Risk Management Plan rappresenta una nuova procedura nell’ambito della “Strategia europea di gestione del rischio”<br />

ed è costituito da un insieme di misure di farmacovigilanza volte ad ottimizzare la gestione dei problemi di sicurezza<br />

dei farmaci nella fase immediatamente successiva all’autorizzazione alla immissione in commercio in aggiunta ai dati<br />

raccolti con la segnalazione spontanea per la identificazione dei segnali. Il presente articolo illustra gli scenari e le<br />

aspettative dei nuovi approcci per la gestione dei rischi associati all’uso dei medicinali.<br />

La gestione del rischio correlato all’uso dei<br />

farmaci è un’attività complessa che richiede la<br />

condivisione di informazioni, metodologie e un<br />

approccio multidisciplinare, volti alla continua e<br />

attenta sorveglianza dei rischi noti e potenziali<br />

dei farmaci.<br />

Negli ultimi anni è stata sempre di più avvertita<br />

da parte delle agenzie regolatorie europee la<br />

necessità di definire e adottare una strategia comune<br />

per la gestione del rischio.<br />

In generale, al momento del rilascio dell’autorizzazione<br />

all’immissione in commercio (AIC)<br />

di un medicinale, le informazioni sulla sua sicurezza<br />

sono relativamente limitate; tutto ciò è dovuto<br />

ad una molteplicità di fattori quali il ridotto<br />

numero di soggetti arruolati nei trial clinici necessari<br />

per l’autorizzazione stessa, le restrizioni legate<br />

all’età, al sesso, all’etnia, alla co-morbilità,<br />

alle condizioni d’uso del medicinale, alla breve<br />

durata di esposizione al farmaco.<br />

Questo è tanto più vero nello scenario attuale<br />

in cui lo sviluppo dei “nuovi medicinali”, quelli derivati<br />

dalla biotecnologia e destinati a patologie importanti<br />

o rare, porta spesso ad un’accelerazione<br />

dei tempi di registrazione e, quindi, ad un maggiore<br />

spostamento della valutazione approfondita<br />

del profilo di sicurezza nella fase post-registrativa.<br />

Il ritiro dal mercato della cerivastatina ha portato<br />

l’Europa a rivedere tutto il sistema<br />

di monitoraggio della sicurezza<br />

dei farmaci e delle azioni previste<br />

ai fini della minimizzazione del rischio.<br />

Naturalmente per la realizzazione<br />

di un unico sistema valido ed<br />

efficiente in grado di analizzare e valutare<br />

complessivamente i dati di sicurezza<br />

dei farmaci bisogna superare<br />

alcune barriere, come la diversa<br />

organizzazione e distribuzione delle<br />

risorse all’interno dei sistemi di farmacovigilanza<br />

propri di ciascun Paese.<br />

Inoltre, è necessario far riferimento<br />

a degli standard comuni.<br />

Pertanto, sono stati individuati i<br />

“ Il ritiro dal<br />

mercato della<br />

cerivastatina ha<br />

portato l’Europa<br />

a rivedere tutto il<br />

sistema di<br />

monitoraggio<br />

della sicurezza<br />

dei farmaci ”<br />

<br />

Agenzia Italiana del Farmaco<br />

245<br />

Bif XIV N. 6 <strong>2007</strong><br />

punti di forza e i punti di debolezza del vecchio<br />

sistema al fine di definire una strategia europea<br />

di gestione del rischio per tendere verso un sistema<br />

di farmacovigilanza “paneuropeo”.<br />

La precedente normativa europea prevedeva<br />

norme e linee guida per la conduzione della farmacovigilanza,<br />

ma tutte si riferivano alla fase<br />

post-autorizzativa.<br />

La revisione normativa del 2001, che si è conclusa<br />

con la pubblicazione della Direttiva<br />

2004/27 recepita a livello nazionale con il D.Lgs<br />

219/06, introduce il concetto di sistema di gestione<br />

del rischio (Risk Management System) cioè<br />

la pianificazione, al momento dell’AIC, di un insieme<br />

di attività di farmacovigilanza e di interventi,<br />

su problemi prodotto-specifici, destinati<br />

alla identificazione, descrizione, prevenzione e<br />

minimizzazione dei rischi correlati a quel medicinale,<br />

inclusa la valutazione della efficacia degli<br />

interventi messi in atto.<br />

Il concetto chiave è che la salute pubblica è<br />

meglio protetta da un intervento predefinito delle<br />

attività di farmacovigilanza attraverso accordi<br />

formalizzati con i titolari delle AIC sulle strategie<br />

di minimizzazione del rischio prima del rilascio<br />

dell’autorizzazione.<br />

Un programma di questo tipo si basa sulle conoscenze<br />

acquisite del profilo di sicurezza del farmaco<br />

durante la fase di sperimentazione<br />

e porta ad una gestione del rischio<br />

più efficace e conseguentemen-<br />

te ad una più efficace protezione della<br />

salute pubblica.<br />

La nuova normativa prevede, pertanto,<br />

che la documentazione presentata<br />

a sostegno del rilascio di una<br />

nuova AIC includa una proposta di<br />

Piano di gestione del rischio del medicinale<br />

(Product Risk Management<br />

Plan – Product RMP) o una giustificata<br />

motivazione qualora non sia ritenuto<br />

necessario.<br />

La presentazione del Piano di gestione<br />

del rischio del medicinale è ob


246<br />

Bif XIV N. 6 <strong>2007</strong><br />

bligatoria per la registrazione di:<br />

• nuove entità chimiche e prodotti<br />

di derivazione biotecnologica;<br />

• farmaci orfani;<br />

• farmaci ad uso pediatrico;<br />

• modifiche significative in medicinali<br />

già autorizzati (nuovi<br />

dosaggi, nuove forme farmaceutiche/vie<br />

di somministrazione,<br />

nuovi processi di fabbricazione<br />

per i prodotti di biotecnologica);<br />

• estensione dell’uso di farmaci<br />

già noti a nuove popolazioni,<br />

in particolare la popolazione<br />

pediatrica o autorizzazione di<br />

nuove importanti indicazioni;<br />

• ri-classificazione di medicinali noti da farmaci<br />

con obbligo di prescrizione a senza obbligo<br />

di prescrizione medica.<br />

Il Piano di gestione del rischio deve essere discusso<br />

con l’autorità regolatoria prima della presentazione<br />

della richiesta di registrazione del medicinale<br />

e si compone essenzialmente di tre elementi:<br />

specifiche di sicurezza, piano di farmacovigilanza,<br />

piano di minimizzazione del rischio.<br />

Le specifiche di sicurezza (safety specifications)<br />

rappresentano l’insieme dei rischi identificati o<br />

potenziali e le informazioni importanti non disponibili<br />

al momento del rilascio dell’AIC. Attraverso<br />

un’attenta disamina dei dati raccolti negli<br />

studi pre-clinici e clinici del farmaco, il titolare<br />

dell’AIC deve individuare quali aspetti necessitano<br />

di essere ulteriormente studiati o monitorati<br />

per ridurre al minimo i rischi assicurando al massimo<br />

il beneficio del trattamento.<br />

A titolo di esempio, relativamente agli studi<br />

pre-clinici, per un farmaco potenzialmente utilizzabile<br />

nelle donne in età fertile potrebbero non<br />

essere completi gli studi di tossicologia riproduttiva<br />

negli animali. Potrebbero essere necessarie<br />

maggiori informazioni sulle interazioni farmacologiche<br />

o sulla possibile azione del farmaco sull’intervallo<br />

Q-T dell’elettrocardiogramma. Per<br />

quanto riguarda gli studi clinici, potrebbero essere<br />

necessari ulteriori dati su popolazioni poco<br />

studiate o escluse dagli studi sperimentali pre-registrativi,<br />

quali la popolazione geriatrica o la popolazione<br />

di pazienti affetti da patologie preesistenti<br />

come cardiopatie, insufficienza renale, diabete,<br />

depressione, insufficienza epatica.<br />

“ Il Piano di<br />

gestione del<br />

rischio deve<br />

essere discusso<br />

con l’autorità<br />

regolatoria<br />

prima della<br />

presentazione<br />

della richiesta di<br />

registrazione del<br />

medicinale ”<br />

<br />

Agenzia Italiana del Farmaco<br />

PANORAMI E PERCORSI<br />

Il titolare dell’AIC, tenendo conto<br />

di questi elementi, deve predisporre<br />

il Piano di farmacovigilanza (pharmacovigilance<br />

plan) che consiste nella<br />

progettazione di uno o più protocolli<br />

di studio con l’obiettivo di raccogliere<br />

ulteriori dati relativamente ai<br />

punti critici individuati. A seconda<br />

delle circostanze, gli studi possono<br />

andare da veri e propri studi clinici a<br />

studi epidemiologici osservazionali,<br />

valutazione di banche dati esistenti e<br />

quanto altro ritenuto opportuno.<br />

Il Piano di minimizzazione del rischio<br />

(Risk minimization plan – RmP)<br />

deve essere proposto nei casi in cui il<br />

titolare dell’AIC, tenendo conto delle<br />

specifiche di farmacovigilanza, ritenga necessario<br />

adottare ulteriori misure, oltre quelle routinarie di<br />

farmacovigilanza, quali il riassunto delle caratteristiche<br />

del prodotto (RCP), le note informative<br />

importanti, i bollettini, il sito dell’Agenzia Italiana<br />

del Farmaco (AIFA), il foglio illustrativo e un<br />

appropriato e specifico materiale educazionale.<br />

In questo modo la minimizzazione del rischio<br />

è essenzialmente ottenuta attraverso l’informazione<br />

e l’educazione di tutti coloro che ruotano<br />

attorno al farmaco: medici, farmacisti e pazienti.<br />

L’applicazione di un vero e proprio piano educazionale<br />

ha come obiettivi 1 :<br />

• aumentare la diffusione delle informazioni<br />

sul rischio specifico correlato a quel farmaco;<br />

• migliorare la comprensione delle misure<br />

volte a ridurre sia la frequenza sia la gravità<br />

delle reazioni avverse considerate;<br />

• permettere una diagnosi precoce e, se possibile,<br />

intraprendere il trattamento della reazione<br />

avversa;<br />

• informare e sensibilizzare i pazienti sulla necessità<br />

di adottare precauzioni supplementari.<br />

Il piano educazionale può comprendere:<br />

• comunicazioni dirette agli operatori sanitari;<br />

• guida per la prescrizione rivolta ai medici;<br />

• guida alla dispensazione per i farmacisti;<br />

• brochure ed opuscoli esplicativi per pazienti;<br />

• programmi di formazione specifici.<br />

Un esempio di piano educazionale è quello relativo<br />

all’isotretinoina che, come è noto, è un farmaco<br />

altamente teratogeno 2 . Nell’ambito dell’attività<br />

di minimizzazione del rischio, l’AIFA nel<br />

2005 ha approvato un programma di prevenzione


ollettino d’informazione <strong>sui</strong> farmaci<br />

del rischio teratogeno 2 rivolto ai medici, farmacisti<br />

e aziende produttrici in cui sono indicate le modalità<br />

di prescrizione, dispensazione e distribuzione<br />

dei medicinali contenenti isotretinoina ad uso<br />

sistemico, le informazioni per le pazienti <strong>sui</strong> rischi<br />

associati all’impiego del farmaco e sulla necessità<br />

di misure contraccettive adeguate, il monitoraggio<br />

e la gestione degli eventuali casi di gravidanza e/o<br />

di sospetta esposizione embrio-fetale verificatasi.<br />

La minimizzazione del rischio può essere raggiunta<br />

agendo contemporaneamente su diversi<br />

fronti: da un lato sensibilizzando maggiormente<br />

attraverso un programma informativo tutti i soggetti<br />

(medici, pazienti e farmacisti) coinvolti nell’uso<br />

del farmaco e, dall’altro, ponendo una serie<br />

di vincoli di prescrizione e dispensazione in modo<br />

da evitare un uso non controllato del medicinale.<br />

Tuttavia, è stato riscontrato che l’impiego di<br />

materiale educazionale non sempre riesce a raggiungere<br />

gli obiettivi prefissati. Proprio nel caso<br />

dell’isotretinoina, infatti, molti medici non sono<br />

a conoscenza del programma di prevenzione del<br />

rischio teratogeno.<br />

In base ai dati forniti dall’Agenzia Europea dei<br />

Medicinali (EMEA), dal 1 settembre del 2005, su<br />

un totale di 107 nuove autorizzazioni, sono stati<br />

attuati 89 RMP e 13 RmP. Relativamente ai farmaci<br />

già autorizzati i RMP sono 64 con 4 RmP.<br />

È ancora presto per fare un’analisi delle possibili<br />

ricadute di questa nuova procedura; la speranza<br />

è che non venga trasformata in uno mero<br />

strumento per accorciare i tempi di registrazione<br />

rinviando la conduzione di studi alla fase postautorizzativa<br />

e che possa risultare un ulteriore importante<br />

strumento di protezione per la salute<br />

pubblica.<br />

Bibliografia<br />

<br />

Agenzia Italiana del Farmaco<br />

247<br />

Bif XIV N. 6 <strong>2007</strong><br />

1. Pharmacovigilance for Medicinal Products for Human Use<br />

(versione aprile <strong>2007</strong>). Volume 9, Eudralex.<br />

2. Determinazione AIFA 28 ottobre 2005. “Modalità di prescrizione,<br />

dispensazione e distribuzione dei medicinali contenenti<br />

isotretinoina ad uso sistemico ed implementazione di un<br />

programma di prevenzione del rischio teratogeno”. S.O. n.<br />

179 alla G.U. n. 261 del 9/11/2005.<br />

bif-iller Questione di priorità<br />

[...] la quale (la conservazione della salute) è, senza dubbio, il primo bene e fondamento di tutti gli altri<br />

beni in questa vita: poiché anche il nostro spirito è così legato al temperamento e alla disposizione degli<br />

organi corporei che, s’è possibile trovare qualche mezzo per rendere comunemente gli uomini più saggi e<br />

più abili a questo riguardo, credo che bisogna cercarlo nella Medicina.<br />

Quella ora in uso contiene poche cose di cui l’utilità sia abbastanza notevole. Non voglio mancar di rispetto<br />

a nessuno, ma coloro stessi che ne fanno professione dovranno convenire che tutto quel che di essa si<br />

sa è quasi niente rispetto a ciò che rimane a sapere, e che si potrebbe esser esenti da un’infinità di malattie,<br />

tanto del corpo quanto dello spirito, e forse anche dall’indebolimento della vecchiaia, se si avesse sufficiente<br />

conoscenza delle loro cause e dei rimedi di cui la natura stessa ci ha provvisti.<br />

Da: Cartesio (R. Descartes). Discorso sul metodo. Bari: Laterza, 1962.


248<br />

Bif XIV N. 6 <strong>2007</strong><br />

Dalle note specialistiche<br />

al Piano Terapeutico AIFA<br />

Il Piano Terapeutico AIFA (PT-Template) è stato<br />

introdotto per la prima volta con la pubblicazione<br />

delle nuove note limitative AIFA <strong>2007</strong>.<br />

Adottato per la prescrizione del clopidogrel (ex<br />

nota 9-bis), è ora stato esteso anche ai farmaci<br />

compresi nelle note specialistiche 12, 32, 32 bis<br />

(G.U. n. 45 del 22/02/2008).<br />

Il PT- Template ha lo scopo di definire con precisione<br />

le condizioni cliniche per le quali i farmaci<br />

presenti nelle ex note di riferimento sono a<br />

carico del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), differenziando<br />

i percorsi prescrittivi della medicina<br />

generale dalla prescrizione originata in ambito<br />

specialistico.<br />

L’adozione di un PT unico per le note specialistiche<br />

si è resa necessaria per rendere coerente<br />

ed omogenea la prescrizione di farmaci utilizzati<br />

per patologie particolarmente critiche, che necessitano<br />

di un continuo monitoraggio da parte<br />

dello specialista. Dal punto di vista strettamente<br />

regolatorio, il carattere vincolante del PT, invece,<br />

limita la rimborsabilità di questi farmaci<br />

alle condizioni cliniche supportate da evidenze<br />

scientifiche.<br />

L’adozione di un PT unico risolve le due principali<br />

criticità emerse nel tempo con l’applicazione<br />

delle note specialistiche:<br />

- la differenziazione nei criteri di definizione e<br />

di compilazione del PT in modelli regionali;<br />

- l’equivoco normativo che sembrava aver legittimato<br />

una prescrizione a carico del SSN<br />

di indicazioni ancora non registrate.<br />

Il PT si propone inoltre come strumento di comunicazione<br />

tra specialista e medico di medicina<br />

generale nell’ambito della continuità assistenziale<br />

e terapeutica.<br />

Nella definizione del PT-Template e delle condizioni<br />

cliniche che consentono la rimborsabilità<br />

sono state riviste le indicazioni terapeutiche secondo<br />

uno schema più fedele a quanto riportato<br />

<br />

Agenzia Italiana del Farmaco<br />

PANORAMI E PERCORSI<br />

nel Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto<br />

(RCP) e nel contempo per non privare i pazienti<br />

di opportunità terapeutiche, con provvedimenti<br />

specifici, sono state inserite nelle liste dei<br />

farmaci off-label 648/96, quindi a carico del<br />

SSN, le indicazioni dei farmaci comprese nelle<br />

ex note di riferimento e non ancora ufficializzate,<br />

ma supportate dalla pratica clinica, e ritenute<br />

ormai efficaci.<br />

In breve si riportano le principali novità introdotte<br />

con la pubblicazione dei template AIFA, che<br />

contestualmente al provvedimento aboliscono le<br />

note corrispondenti.<br />

Ex Nota 12. È stata inserita, per l’eritropoietina<br />

alfa e beta, una nuova condizione clinica ammessa<br />

alla rimborsabilità: trattamento per incrementare<br />

la quantità di sangue autologo nell’ambito<br />

di programmi di predonazione (nell’ambito<br />

delle limitazioni riportate nell’RCP).<br />

L’indicazione “trattamento dell’anemia nei<br />

pazienti trapiantati di fegato e HIV” è ora rimborsabile<br />

nell’ambito della Legge 648/96.<br />

Ex Nota 32. Il PT-Template definisce con precisione<br />

le condizioni cliniche e gli interferoni<br />

rimborsabili dal SSN. È stata ampliata la rimborsabilità<br />

dell’interferone alfa 2a peghilato per l’epatite<br />

C, anche ai pazienti con transaminasi nella<br />

norma.<br />

Ex Nota 32 bis. L’impiego della lamivudina nel<br />

post-trapianto è rimborsabile nell’ambito della<br />

legge 648/96 e non con il PT-Template AIFA.<br />

Le uniche note specialistiche che rimangono<br />

in vigore sono la nota 30 e la 30 bis, il relativo<br />

PT-Template verrà pubblicato a breve, contestualmente<br />

all’inserimento nella legge 648/96 dei<br />

fattori di crescita emopoietici. Si riportano di seguito<br />

i PT-Template pubblicati.


ollettino d’informazione <strong>sui</strong> farmaci<br />

PIANO TERAPEUTICO AIFA<br />

PER PRESCRIZIONE SSN DI ERITROPOIETINE (ex Nota 12)<br />

<br />

Agenzia Italiana del Farmaco<br />

249<br />

Bif XIV N. 6 <strong>2007</strong><br />

Centro prescrittore _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _<br />

Medico prescrittore (nome e cognome) _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _<br />

Recapito telefonico _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ e-mail _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _<br />

Paziente (nome e cognome) _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ Data di nascita _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _<br />

sesso M F Codice fiscale _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _<br />

Residente a _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ Tel. _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _<br />

Regione _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _<br />

AUSL di residenza _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ Prov. _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _<br />

Medico di Medicina Generale _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _<br />

LA PRESCRIZIONE DI ERITROPOIETINE È A CARICO DEL SSN PER LE SEGUENTI CONDIZIONI CLINICHE:<br />

Trattamento dell’anemia ( Hb


250<br />

Bif XIV N. 6 <strong>2007</strong><br />

PIANO TERAPEUTICO AIFA<br />

PER PRESCRIZIONE SSN DI INTERFERONI (Ex Nota 32)<br />

Centro prescrittore _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _<br />

Medico prescrittore (nome e cognome) _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _<br />

Recapito telefonico _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ e-mail _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _<br />

Paziente (nome e cognome) _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ Data di nascita _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _<br />

sesso M F Codice fiscale _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _<br />

Residente a _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ Tel. _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _<br />

Regione _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _<br />

AUSL di residenza _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ Prov. _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _<br />

Medico di Medicina Generale _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _<br />

LA PRESCRIZIONE DI INTERFERONI È A CARICO DEL SSN PER LE SEGUENTI CONDIZIONI CLINICHE:<br />

EPATITE CRONICA B:<br />

Epatite cronica B HBV-DNA-positiva, con ipertransaminemia.<br />

Principi attivi: interferone alfa-2a ricombinante; interferone alfa-2b ricombinante; interferone alfa-2a<br />

peghilato; interferone alfa naturale leucocitario*.<br />

Epatite cronica B-delta (monoterapia).<br />

Principi attivi: interferone alfa-2a ricombinante; interferone alfa-2b ricombinante; interferone alfa naturale<br />

leucocitario*.<br />

*Interferone alfa naturale leucocitario è previsto solo in caso di intolleranza agli interferoni ricombinanti (presenza di<br />

documentata intolleranza soggettiva o neutropenia o piastrinopenia con conta dei neutrofili persistentemente inferiori a<br />

750/mmc e/o piastrine persistentemente inferiori a 50.000/mmc, che compaiano in corso di terapia con altri interferoni,<br />

e che ne impediscano la prosecuzione in presenza di risposta terapeutica)<br />

EPATITE C:<br />

PANORAMI E PERCORSI<br />

In combinazione con ribavirina o in monoterapia, se esistono controindicazioni alla ribavirina,<br />

trattamento dell’epatite cronica C in pazienti adulti con ipertransaminasemia e positività per<br />

HCV-RNA, inclusi pazienti con malattia epatica avanzata (cirrosi epatica compensata – Child A)<br />

e/o con coinfezione da HIV, mai trattati in precedenza con interferoni o in recidiva dopo precedente<br />

trattamento con interferoni.<br />

Principi attivi: interferone alfa-2a peghilato; interferone alfa-2b peghilato; interferone alfa-2a ricombinante;<br />

interferone alfa-2b ricombinante.<br />

Nota: vi sono evidenze in letteratura di maggiore efficacia degli interferoni peghilati rispetto agli interferoni ricombinanti.<br />

segue→<br />

<br />

Agenzia Italiana del Farmaco


ollettino d’informazione <strong>sui</strong> farmaci<br />

EPATITE C:<br />

<br />

Agenzia Italiana del Farmaco<br />

251<br />

Bif XIV N. 6 <strong>2007</strong><br />

In combinazione con ribavirina o in monoterapia, se esistono controindicazioni alla ribavirina,<br />

trattamento dell’epatite cronica C, senza ipertransaminasemia, in soggetti senza scompenso epatico,<br />

positivi per HCV-RNA sierico, mai trattati in precedenza con interferoni o in recidiva dopo<br />

precedente trattamento con interferoni.<br />

Principio attivo: interferone alfa-2a peghilato.<br />

In combinazione con ribavirina o in monoterapia, se esistono controindicazioni alla ribavirina, trattamento<br />

dell’epatite cronica C in pazienti adulti con ipertransaminasemia e positività per HCV-<br />

RNA: da riservare a pazienti con problemi di intolleranza agli interferoni (presenza di documentata<br />

intolleranza soggettiva o neutropenia o piastrinopenia con conta dei neutrofili persistentemente inferiori<br />

a 750/mmc e/o piastrine persistentemente inferiori a 50.000/mmc, che compaiano in corso di terapia<br />

con altri interferoni, e che ne impediscano la prosecuzione in presenza di risposta terapeutica). Non<br />

utilizzare nei pazienti non responders a precedenti cicli di trattamento con interferoni.<br />

Principi attivi: interferone alfa naturale leucocitario.<br />

In monoterapia nel trattamento dell’epatite acuta da HCV<br />

Principi attivi: interferone alfa-2a ricombinante; interferone alfa-2b ricombinante.<br />

Leucemia a cellule capellute<br />

ALTRE PATOLOGIE:<br />

Principi attivi: interferone alfa-2a ricombinante; interferone alfa-2b ricombinante; interferone alfa naturale<br />

leucocitario*.<br />

Leucemia mieloide cronica<br />

Principi attivi: interferone alfa-2a ricombinante; interferone alfa-2b ricombinante; interferone alfa naturale<br />

alfa leucocitario*.<br />

Sarcoma di Kaposi correlato all’AIDS o ad altre condizioni cliniche di immunodepressione<br />

Principi attivi: interferone alfa-2a ricombinante; interferone alfa-2b ricombinante; interferone alfa naturale<br />

leucocitario*.<br />

Linfoma non Hodgkin follicolare<br />

Principi attivi: interferone alfa-2a ricombinante; interferone alfa-2b ricombinante; interferone alfa naturale<br />

leucocitario*.<br />

Melanoma maligno<br />

Principi attivi: interferone alfa-2a ricombinante; interferone alfa-2b ricombinante; interferone alfa naturale<br />

leucocitario*.<br />

segue→


252<br />

Bif XIV N. 6 <strong>2007</strong><br />

Carcinoma renale avanzato<br />

Principio attivo: interferone alfa-2a ricombinante; interferone alfa naturale leucocitario*.<br />

Linfoma cutaneo a cellule T<br />

Principio attivo: interferone alfa-2a ricombinante.<br />

Mieloma multiplo<br />

Principio attivo: interferone alfa-2b ricombinante; interferone alfa naturale leucocitario*.<br />

Tumore carcinoide<br />

Principio attivo: interferone alfa-2b ricombinante.<br />

Micosi fungoide<br />

Principio attivo: interferone alfa naturale leucocitario.<br />

*Nota: da impiegare in caso di intolleranza agli interferoni ricombinanti (in presenza di documentata intolleranza soggettiva<br />

o neutropenia o piastrinopenia con conta dei neutrofili persistentemente inferiori a 750/mmc e/o piastrine persistentemente<br />

inferiori a 50.000/mmc, che compaiano in corso di terapia con altri interferoni, e che ne impediscano la prosecuzione in presenza<br />

di risposta terapeutica).<br />

FARMACO PRESCRITTO:<br />

Interferone alfa-2a ricombinante Interferone alfa-2b ricombinante<br />

Interferone alfa-2a peghilato Interferone alfa-2b peghilato<br />

Interferone alfa naturale leucocitario<br />

Dose/die: _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ Durata prevista del trattamento: _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _<br />

Prima prescrizione Prosecuzione della cura<br />

PANORAMI E PERCORSI<br />

Data _____/_____/______ Timbro e firma del clinico prescrittore<br />

<br />

Agenzia Italiana del Farmaco


ollettino d’informazione <strong>sui</strong> farmaci<br />

PIANO TERAPEUTICO AIFA<br />

PER PRESCRIZIONE SSN DI LAMIVUDINA (ex Nota 32 bis)<br />

<br />

Agenzia Italiana del Farmaco<br />

253<br />

Bif XIV N. 6 <strong>2007</strong><br />

Centro prescrittore _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _<br />

Medico prescrittore (nome e cognome) _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _<br />

Recapito telefonico _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ e-mail _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _<br />

Paziente (nome e cognome) _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ Data di nascita _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _<br />

sesso M F Codice fiscale _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _<br />

Residente a _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ Tel. _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _<br />

Regione _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _<br />

AUSL di residenza _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ Prov. _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _<br />

Medico di Medicina Generale _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _<br />

LA PRESCRIZIONE DI LAMIVUDINA È A CARICO DEL SSN PER LE SEGUENTI CONDIZIONI CLINICHE:<br />

Epatite cronica B HBV-DNA-positiva, con malattia avanzata<br />

(con riscontro istologico di ponti porto-centrali e/o diagnosi clinica di cirrosi) in cui l’interferone sia controindicato,<br />

o non tollerato o inefficace, come terapia soppressiva senza limiti temporali né di associazione.<br />

Epatite cronica B HBV-DNA positiva senza malattia avanzata<br />

come terapia di durata definita e senza limiti di associazione.<br />

Portatori cronici di HBsAg<br />

per il trattamento e per la prevenzione delle riesacerbazioni dell’epatite B conseguenti a terapie con chemioterapici<br />

antitumorali o farmaci immunosoppressivi o a trapianto di midollo o di organo solido, senza<br />

limiti temporali né di associazione.<br />

Soggetti HBsAg negativi<br />

portatori di anticorpi anti HBV per la prevenzione delle riesacerbazioni dell’epatite B conseguenti a terapie<br />

con chemioterapici antitumorali o farmaci immunosoppressivi in grado di causare importante<br />

immunodepressione, senza limiti temporali.<br />

FARMACO PRESCRITTO:<br />

lamivudina cp 100 mg lamivudina sospensione 5 mg/ml<br />

Dose/die: _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ Durata prevista del trattamento: _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _<br />

Prima prescrizione Prosecuzione della cura<br />

Data _____/_____/______ Timbro e firma del clinico prescrittore


254<br />

Bif XIV N. 6 <strong>2007</strong><br />

Bibliografia (ex nota 12) pag. 250<br />

1. Furuland H, Linde T, et al. A randomized<br />

controlled trial of haemoglobin<br />

normalization with epoetin alfa in predialysis<br />

and dialysis patients. Nephrol<br />

Dial Transplant 2003; 18: 353-61.<br />

2. Vanrenterghem Y, Bárány P, Mann JF,<br />

et al. Randomized trial of darbepoetin<br />

alfa for treatment of renal anemia<br />

at a reduced dose frequency compared<br />

with rHuEPO in dialysis patients.<br />

Kidney Int 2002; 62: 2167-75.<br />

3. Bohlius J, Wilson J, Seidenfeld J, et al.<br />

Recombinant human erythropoietins<br />

and cancer patients: updated metaanalysis<br />

of 57 studies including 9353<br />

patients. J Natl Cancer Inst 2006; 98:<br />

708-14.<br />

4. Bohlius J, Wilson J, Seidenfeld J, et al.<br />

Erythropoietin or darbepoetin for<br />

patients with cancer. Cochrane<br />

Database Syst Rev 2006; 3:<br />

CD003407.<br />

5. Gombotz H, Gries M, Sipurzynski S,<br />

Fruhwald S, Rehak P. Preoperative<br />

treatment with recombinant human<br />

erythropoietin or predeposit of autologous<br />

blood in women undergoing<br />

primary hip replacement. Acta<br />

Anaesthesiol Scand 2000; 44: 737-42.<br />

Bibliografia (ex nota 32) pag. 251<br />

1. Stroffolini T, Sagnelli E, Mele A,<br />

Craxi A, Almasio P; Italian Hospitals<br />

Collaborating Group. The aetiology<br />

of chronic hepatitis in Italy: results<br />

from a multicentre national study.<br />

Dig Liver Dis 2004; 36: 829-33.<br />

2. National Institutes of Health consensus<br />

development conference statement:<br />

management of hepatitis<br />

C: 2002 – June 10-12 2002.<br />

Hepatology 2002; 36: S3-S20.<br />

3. Yoshida H, Arakawa Y, Sata M, et al.<br />

Interferon therapy prolonged life<br />

expectancy among chronic hepatitis<br />

C patients Gastroenterology 2002;<br />

123: 483-91.<br />

4. Kasahara A, Tanaka H, Okanoue T,<br />

et al. Interferon treatment improves<br />

survival in chronic hepatitis C<br />

patients showing biochemical as<br />

well as virological responses by preventing<br />

liver-related death. J Viral<br />

Hepat 2004; 11: 148-56.<br />

5. Lok ASF, McMahon BJ. Chronic<br />

hepatitis B. Update of recommendations.<br />

Hepatology 2004; 39: 1-5.<br />

6. Keeffe EB, Dieterich DT, Han SH, et<br />

al. A treatment algorithm for the<br />

management of chronic hepatitis B<br />

virus infection in the United States:<br />

an update. Clin Gastroenterol<br />

Hepatol 2006; 4: 936-62.<br />

7. Dienstag JL, McHutchison JG.<br />

American Gastroenterological<br />

Association medical position statement<br />

on the management of hepatitis<br />

C. Gastroenterology 2006;<br />

130: 225-30.<br />

8. Alberti A. Towards more individualised<br />

management of hepatitis C virus<br />

patients with initially or persistently<br />

normal alanineaminotransferase<br />

levels. J Hepatol 2005; 42: 266-74.<br />

9. Shiffman ML. Retreatment of<br />

patients with chronic hepatitis C.<br />

Hepatology 2002; 36: S128-S34.<br />

10. Shiffman ML, Di Bisceglie AM,<br />

Lindsay KL, et al., The HALT-C Trial<br />

Group. Peginterferon alfa-2a and<br />

ribavirin in patients with chronic<br />

hepatitis C who have failed prior<br />

treatment. Gastroenterology 2004;<br />

126: 1015-23.<br />

<br />

Agenzia Italiana del Farmaco<br />

PANORAMI E PERCORSI<br />

Bibliografia (ex nota 32 bis) pag. 254<br />

1. Kef EB, Dieterich DT, Han SH, Tobias<br />

H, Wright TL. A treatment algorithm<br />

for the management of chronic hepatitis<br />

B virus infection in the United<br />

States: an update. Clin Gastroenterol<br />

Hepatol 2006; 4: 936-62.<br />

2. Leung NWY, Lai CL, Chang TT, et al.<br />

Extended lamivudine treatment in<br />

patients with chronic hepatitis B<br />

enhances hepatitis B e antigen seroconversion<br />

rates: results after 3 years<br />

of therapy. Hepatology 2001; 33:<br />

15270-32.<br />

3. Schalm SW, Heathcote J, Cianciara J,<br />

et al. Lamivudine and alpha interferon<br />

combination treatment of<br />

patients with chronic hepatitis B virus<br />

infection: a randomised trial. Gut<br />

2000; 46: 562-8.<br />

4. Bonino F, Lau G, Marcellin P, et al. The<br />

first detailed analysis of predictors of<br />

response in HBeAg-negativechronic<br />

hepatitis B: data from multicentre randomized,<br />

partially double blind study<br />

of peginterferon-alfa-2°(40KD)<br />

(Pegasys) alone or in combination<br />

with lamivudine vs. lamivudine alone.<br />

Hepatology 2004; 40: 4; 659A.<br />

5. Liaw YF, Sung JJY, Chow WC, et al.<br />

Lamivudine for patients with chronic<br />

hepatitis B and advanced liver disease.<br />

N Engl J Med 2004; 351:1521-31.


AGGIORNAMENTI<br />

Glitazoni: attenti a quei due<br />

L’allarme lanciato dalla comunità scientifica <strong>sui</strong> rischi associati all’assunzione di rosiglitazone e pioglitazone ha reso necessario<br />

richiamare l’attenzione di medici, farmacisti e pazienti sull’importanza di effettuare un’attenta valutazione del<br />

rischio individuale dei soggetti già in trattamento e dei possibili candidati alla terapia. Scopo di questo approfondimento è<br />

quello di definire le principali reazioni avverse legate alla terapia con glitazoni, delineando il profilo dei pazienti più a rischio.<br />

Riassunto<br />

I glitazoni, o tiazolidindioni (TDZ), sono una classe<br />

di farmaci, utilizzati nel trattamento del diabete mellito<br />

di tipo II, che agiscono aumentando la sensibilità dei<br />

tessuti all’azione dell’insulina. Appartengono a questa<br />

classe di farmaci il rosiglitazone e il pioglitazone.<br />

Negli anni successivi alla loro commercializzazione,<br />

sono state segnalate nuove reazioni avverse associate all’assunzione<br />

di questi farmaci, quali edema maculare<br />

con diminuzione della vista, fratture distali e infarto del<br />

miocardio per quanto concerne il rosiglitazone, e<br />

cancro alla vescica per il pioglitazone. Queste segnalazioni<br />

hanno stimolato l’attenzione della comunità<br />

scientifica e hanno portato le agenzie regolatorie a rivalutare<br />

il rapporto rischio-beneficio di questi farmaci.<br />

I glitazoni si sono aggiunti ad un’ampia lista di<br />

agenti ipoglicemizzanti di uso consolidato nella terapia<br />

del diabete, quali biguanidi, sulfoniluree, meglitinidi e<br />

inibitori dell’alfa glicosidasi, oltre all’insulina che<br />

rimane un’ottima alternativa al trattamento orale.<br />

In accordo alle recenti disposizioni dell’Agenzia<br />

Europea dei Medicinali (EMEA), la prescrizione e l’assunzione<br />

dei glitazoni, quando ritenute necessarie,<br />

devono seguire un’attenta valutazione del rischio individuale<br />

di ogni paziente.<br />

Abstract<br />

Thiazolidinediones are a drug class that<br />

is used in the treatment of type II diabetes<br />

mellitus, due to their ability to increase the<br />

tissutal insulin sensitivity. Rosiglitazone<br />

and pioglitazone belong to this new pharmaceutical<br />

class.<br />

Since their marketing, several new<br />

adverse reactions attribute to thiazolidinediones<br />

have been reported, such as macular<br />

edema, bone fracture and cardiovascular<br />

events for rosiglitazone, and bladder cancer<br />

for pioglitazone. These reports have raised<br />

the attention of scientific community and<br />

prompted the regulatory agencies to reassess the thiazolidinediones<br />

benefit-risk profile.<br />

Thiazolidinediones have been added to a list of oral hypoglycemic<br />

drugs widely used in the treatment of diabetes<br />

mellitus, as biguanides, sulfonylureas, alpha-glucosidase<br />

inhibitors, in addition to insulin which is still a valid alternative<br />

option to the oral hypoglycemic therapy.<br />

Whenever necessary, both prescription and administration<br />

of thiazolidinediones should follow an accurate assessment<br />

of the individual risk of patients, according to the<br />

recent EMEA recommendations.<br />

Introduzione<br />

“ Negli anni<br />

seguenti la loro<br />

commercializzazione,<br />

sono<br />

state segnalate<br />

nuove reazioni<br />

avverse associate<br />

all’assunzione di<br />

questi farmaci ”<br />

<br />

Agenzia Italiana del Farmaco<br />

255<br />

Bif XIV N. 6 <strong>2007</strong><br />

I<br />

glitazoni, o tiazolidindioni (TDZ) 1 , sono una<br />

classe di farmaci ipoglicemizzanti che agisce aumentando<br />

la sensibilità dei tessuti all’azione dell’insulina.<br />

Appartengono a questa classe il rosiglitazone<br />

e il pioglitazone.<br />

I TZD si legano e attivano recettori nucleari che<br />

regolano l’espressione di geni insulino-responsivi<br />

importanti nel metabolismo di glicidi e lipidi, i Peroxisomes<br />

Proliferator-Activated Receptors (PPARs).<br />

La classe dei recettori PPARs comprende vari<br />

sottotipi recettoriali, α, γ e δ; PPARγ è principalmente<br />

espresso nelle cellule del tessuto adiposo<br />

e dell’endotelio vascolare, nelle cellule<br />

β del pancreas e nei macrofagi; PPARα<br />

è invece presente nelle cellule<br />

epatiche, cardiache, del muscolo scheletrico<br />

e delle pareti vascolari.<br />

Rosiglitazone e pioglitazone possiedono<br />

una diversa affinità per i sottotipi<br />

γ e α e ciò si riflette nelle differenti<br />

caratteristiche farmacodinamiche dei<br />

due farmaci. Il rosiglitazone è un agonista<br />

puro del recettore PPARγ, mentre<br />

il pioglitazone si lega ai sottotipi α e γ.<br />

Nel tessuto muscolare i TZD migliorano<br />

la risposta all’insulina facilitando<br />

la captazione di glucosio e incrementando<br />

l’attività di glicogeno-


256<br />

Bif XIV N. 6 <strong>2007</strong><br />

sintesi. Inoltre, nel tessuto adiposo aumentano l’espressione<br />

di geni coinvolti nel processo di deposito<br />

dei lipidi. I glitazoni esercitano altresì un’azione<br />

protettiva sulle cellule β‚ attraverso un aumento<br />

della secrezione di insulina.<br />

L’Agenzia Europea dei Medicinali (EMEA) ha<br />

approvato nel 2000 la commercializzazione di rosiglitazone<br />

2 e di pioglitazone 3 per il trattamento<br />

dei pazienti affetti da diabete mellito di tipo II, per<br />

i quali la metformina non è indicata. I due farmaci<br />

possono essere assunti anche in associazione a<br />

metformina e solfanilurea e, in triplice terapia,<br />

anche con insulina, al fine di ottenere un maggior<br />

controllo glicemico.<br />

Negli anni successivi alla loro commercializzazione,<br />

sono state segnalate nuove reazioni<br />

avverse associate all’assunzione di questi farmaci<br />

quali edema maculare con diminuzione della<br />

vista, fratture distali, infarto del miocardio per<br />

quanto concerne il rosiglitazone e cancro alla<br />

vescica per il pioglitazone 4,5 . Le segnalazioni<br />

raccolte e l’attenzione crescente della comunità<br />

scientifica hanno portato le agenzie regolatorie a<br />

rivalutare il profilo di sicurezza dei glitazoni e ad<br />

indicare avvertenze e precauzioni all’utilizzo di<br />

tali farmaci, al fine di limitare gli eventuali danni<br />

conseguenti a terapie inappropriate (vedi tabella).<br />

Di seguito, verranno descritte le principali<br />

reazioni avverse associate all’uso dei glitazoni, con<br />

particolare attenzione ai punti più salienti della discussione<br />

scientifica in corso.<br />

Infarto del miocardio<br />

Le evidenze più recenti hanno mostrato come il<br />

rosiglitazone sia associato ad un aumentato rischio<br />

di Infarto Miocardico Acuto (IMA); rischio non del<br />

tutto appurato per il pioglitazone, in quanto<br />

mancano dati sufficienti a chiarire questo aspetto.<br />

In una recente metanalisi, Nissen e Wolski 6<br />

hanno analizzato i risultati di 42 trial clinici randomizzati<br />

e controllati in cui erano stati valutati<br />

l’insorgenza di IMA e il decesso per cause cardiovascolari<br />

in soggetti trattati con rosiglitazone o in<br />

gruppi di controllo (metformina o sulfanilurea o<br />

insulina o placebo o combinazione di più farmaci).<br />

Rispetto al controllo, i pazienti trattati con rosiglitazone<br />

mostravano un aumento significativo del<br />

rischio di IMA (OR: 1,43; IC 95%: 1,03-1,98) ed un<br />

aumento (non statisticamente significativo) del<br />

rischio di decesso per cause cardiovascolari (OR:<br />

1,64; IC 95%: 0,98- 2,74).<br />

<br />

Agenzia Italiana del Farmaco<br />

In un recente dibattito, Nissen ha asserito 7 che<br />

complessivamente esisteva un incremento del<br />

rischio cardiovascolare di 1,8 volte già nei trial registrativi<br />

del rosiglitazone, non disegnati per valutare<br />

adeguatamente anche gli effetti del rosiglitazone<br />

sulle complicanze micro e macrovascolari<br />

del diabete 8 . Il rosiglitazone non sembra essere<br />

l’unico agente della sua classe associato a tale<br />

rischio, in quanto dati pubblicati in passato<br />

avevano già mostrato per un altro agonista del recettore<br />

PPAR, il muriglitazar, una correlazione con<br />

un’elevata incidenza di decessi, eventi avversi cardiovascolari<br />

maggiori (infarto, stroke e TIA) e<br />

scompenso cardiaco, portando così ad ipotizzare<br />

un effetto di classe 6,9 .<br />

Lo studio PROactive (Prospective Pioglitazone<br />

Clinical Trial in Macrovascular Events) aveva valutato<br />

l’effetto del pioglitazone sull’incidenza di<br />

eventi cardiovascolari 10 , mostrando una potenziale<br />

riduzione del rischio di evento cardiovascolare,<br />

anche se non statisticamente significativo, rispetto<br />

al placebo (rischio relativo: 0,90; p=0,095), valutato<br />

su end-point primari (eventi ischemici coronarici e<br />

periferici) e secondari (IMA, ictus e decesso da qualunque<br />

causa).<br />

Edema e scompenso cardiaco<br />

AGGIORNAMENTI<br />

Fin dalla loro commercializzazione, rosiglitazone<br />

e pioglitazone sono stati controindicati nei<br />

soggetti con scompenso cardiaco congestizio<br />

poiché provocano ritenzione idrica. Tale effetto,<br />

che potrebbe comportare un maggiore stress per il<br />

cuore in soggetti in cui la funzionalità cardiaca<br />

risulta essere già fortemente compromessa, è noto<br />

ormai da tempo 11 , tanto da richiamare l’attenzione<br />

sia delle agenzie regolatorie sia di alcune società<br />

scientifiche 12 per garantire un’appropriata gestione<br />

di questi farmaci nei pazienti a più alto rischio,<br />

come quelli affetti da scompenso cardiaco.<br />

In uno studio condotto su pazienti diabetici con<br />

scompenso cardiaco 13 , il 17% di quelli trattati con glitazoni<br />

mostrava segni e sintomi di ritenzione idrica.<br />

Una maggiore incidenza di edema è stata osservata<br />

in pazienti trattati sia con rosiglitazone 14<br />

(rispetto a metformina e glibenclamide), sia con<br />

pioglitazone 10 (rispetto al placebo).<br />

Inzucchi et al. 15 hanno calcolato che i pazienti<br />

diabetici con scompenso cardiaco, trattati con glitazoni<br />

rispetto ai controlli trattati con altri ipoglicemizzanti,<br />

incorrono in un maggiore rischio di<br />

riammissione in ospedale per scompenso [rischio


ollettino d’informazione <strong>sui</strong> farmaci<br />

relativo = 1,15 (IC 95%: 0,97-1,38)]. Anche altri<br />

studi 16,17 sembrano confermare tale dato.<br />

Una metanalisi 18 condotta per valutare il<br />

rischio complessivo di sviluppare edema durante<br />

una terapia con glitazoni ha evidenziato un OR di<br />

2,26 (IC95%: 2,02-2,53); inoltre, stratificando i risultati<br />

per le due molecole, si osserva come l’uso<br />

di rosiglitazone sia associato ad un rischio più alto<br />

rispetto al pioglitazone.<br />

Rispetto agli altri ipoglicemizzanti orali, i glitazoni<br />

aumentano il rischio di scompenso sia in<br />

monoterapia 19 , sia in associazione. L’aumento del<br />

rischio è stato identificato solo con il rosiglitazone,<br />

mentre per il pioglitazone non è stato possibile<br />

valutare tale outcome a causa del piccolo<br />

numero di pazienti trattati. Non è stata rilevata<br />

alcuna differenza nel rischio di scompenso per i<br />

pazienti con meno di 5 anni di malattia diabetica<br />

rispetto a quelli con una storia più lunga. Tutto<br />

ciò ribadisce l’influenza del farmaco nell’insorgenza<br />

di tale reazione avversa, nonostante la<br />

presenza di una patologia già per sua natura<br />

dannosa a livello cardiovascolare.<br />

Riduzione della densità ossea<br />

L’impiego dei glitazoni è stato associato ad un<br />

aumento del rischio di fratture nelle donne. I segmenti<br />

ossei maggiormente interessati sono il tratto<br />

distale degli arti superiori (avambraccio, mano<br />

e polso) o inferiori (piede, anca, perone e tibia).<br />

Le fratture da glitazoni sono state evidenziate<br />

per la prima volta nello studio ADOPT 14 nel quale<br />

veniva segnalato un maggior numero di fratture<br />

dell’omero e della mano nei trattati con rosiglitazone<br />

rispetto a pazienti trattati<br />

con metmorfina o gliburide. Anche<br />

se il meccanismo di perdita di osso<br />

non è del tutto chiaro, si ipotizza<br />

che, poiché osteoblasti ed adipociti<br />

hanno un comune progenitore mesenchimale,<br />

i glitazoni possano favorire<br />

l’adipogenesi a scapito della<br />

formazione di osteoblasti 20-23 . È stato<br />

anche ipotizzato un effetto inibitorio<br />

da parte dei glitazoni sulla biosintesi<br />

di estrogeni ed androgeni 24, 25 .<br />

Secondo una recente revisione sistematica<br />

26 , nessuno degli studi condotti<br />

aveva considerato come outcome<br />

l’incidenza delle fratture associate<br />

a terapia con glitazoni, mentre erano<br />

“ Rispetto<br />

agli altri<br />

ipoglicemizzanti<br />

orali, i glitazoni<br />

aumentano<br />

il rischio di<br />

scompenso sia<br />

in monoterapia,<br />

sia in<br />

associazione ”<br />

<br />

Agenzia Italiana del Farmaco<br />

contemplati end point surrogati come densità minerale<br />

ossea o marker di turnover osseo, per valutare<br />

gli effetti dei glitazoni sul metabolismo osseo.<br />

Il gruppo di Grey 27 ha condotto il primo trial<br />

clinico randomizzato in doppio cieco su donne<br />

non diabetiche in post-menopausa per valutare gli<br />

effetti del rosiglitazone <strong>sui</strong> livelli dei marker di turnover<br />

osseo e sulla densità minerale ossea. Nel<br />

gruppo trattato con rosiglitazone si è verificata, rispetto<br />

al placebo, una riduzione significativa dei livelli<br />

dei marker e della densità minerale ossea a livello<br />

dell’anca. Quindi, il rosiglitazone inibirebbe<br />

la formazione ossea e ne aumenterebbe la perdita.<br />

Sebbene il diabete sia un fattore di rischio indipendente<br />

di fratture 27, 28 , appare evidente che la<br />

terapia con glitazoni di per sé contribuirebbe alla<br />

perdita ossea soprattutto nelle donne 27,29 ma anche<br />

negli uomini 30 .<br />

Aumento di peso<br />

257<br />

Bif XIV N. 6 <strong>2007</strong><br />

L’aumento della massa grassa è un comune<br />

effetto avverso dei glitazoni, legato al loro meccanismo<br />

d’azione 31 .<br />

In due trial clinici che mettevano a confronto<br />

il pioglitazone con la metformina in pazienti già<br />

in trattamento con una sulfanilurea, i soggetti che<br />

assumevano il glitazone mostravano un significativo<br />

aumento ponderale a 4 e a 12 mesi dall’inizio<br />

della terapia 32,33 .<br />

Nello studio PROactive 10 è stato registrato un<br />

incremento di 4 kg in 3 anni nel gruppo trattato<br />

con pioglitazone rispetto al placebo; nello<br />

studio ADOPT 14 l’aumento osservato è stato di<br />

4,8 kg in 4 anni nei soggetti trattati con rosiglitazone,<br />

7,7 kg in più di quelli trattati<br />

con metformina, che avevano invece<br />

perso 2,9 kg. L’incremento della<br />

massa grassa aveva inoltre determinato<br />

un aumento della circonfe-<br />

renza della vita di 4 cm. L’aumento<br />

di peso favorisce ovviamente il rischio<br />

di complicanze correlate all’obesità.<br />

In particolare, l’accumulo di<br />

adipe incrementa il rischio di neoplasie<br />

a carico di mammella, colon,<br />

prostata, endometrio, rene e vescica,<br />

forse mediante un meccanismo ormone-dipendente.<br />

Inoltre, il sovrappeso<br />

e l’obesità contribuiscono in<br />

misura considerevole all’insorgenza<br />

di osteoartrosi 34 .


258<br />

Bif XIV N. 6 <strong>2007</strong><br />

“ La terapia con<br />

glitazoni<br />

contribuisce alla<br />

perdita ossea<br />

soprattutto nelle<br />

donne, ma anche<br />

negli uomini ”<br />

Anemia<br />

I glitazoni possono<br />

causare una riduzione<br />

della concentrazione<br />

di emoglobina<br />

31 . Nei trial clinici,<br />

l’anemia è stata<br />

osservata nell’8,5%<br />

dei pazienti obesi<br />

trattati con l’associazionerosiglitazone-<br />

metformina 35 e, sulla base di quanto riportato nel<br />

Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto statunitense,<br />

questa reazione interessa l’1,2% dei pazienti<br />

trattati con pioglitazone-metformina 36 .<br />

Cancro<br />

Una revisione della Food and Drug Administration<br />

(FDA), che ha preso in esame gli studi condotti<br />

su roditori esposti per 2 anni a 11 PPAR agonisti,<br />

ha mostrato che i tumori si sviluppano in vari tessuti,<br />

similmente alla distribuzione dei recettori<br />

PPAR 37 . Gli agonisti del PPAR sono cancerogeni in<br />

diverse specie animali, in entrambi i sessi e a vari<br />

livelli 38,39 . In particolare, cancro della vescica e leio-<br />

Tabella – Informazioni dalle agenzie regolatorie.<br />

miosarcoma sono stati associati a pioglitazone, lipoma<br />

e cancro del colon al rosiglitazone. Il muraglitazar,<br />

glitazone mai immesso in commercio, provoca<br />

cancro alla vescica, alla colecisti e all’utero 40 .<br />

Due trial placebo controllati, della durata di 3<br />

anni, hanno rilevato, su 3656 pazienti trattati con<br />

pioglitazone, 16 casi di cancro alla vescica, rispetto<br />

a 5 casi riportati tra i 3679 controlli 41 .<br />

Altri effetti avversi<br />

I glitazoni sono stati associati anche a disturbi<br />

epatici e biliari di vario tipo (non dimentichiamo<br />

che il troglitazone è stato ritirato dal commercio proprio<br />

per la sua epatotossicità) 42 . Da tempo sono inoltre<br />

noti gli effetti avversi di tipo oculare, come edema<br />

della macula e riduzione dell’acuità visiva 43,44 .<br />

Conclusioni<br />

AGGIORNAMENTI<br />

I glitazoni si sono aggiunti ad un’ampia lista di<br />

agenti ipoglicemizzanti di uso consolidato nella terapia<br />

del diabete, quali biguanidi, sulfoniluree, meglitinidi<br />

e inibitori dell’alfa glicosidasi, oltre all’insulina<br />

che rimane un’ottima alternativa al tratta-<br />

Agenzia Periodo Avvertenza<br />

EMEA Ottobre <strong>2007</strong> Introduzione di una nuova avvertenza: uso del rosiglitazone nei pazienti con malattia<br />

(Europa) cardiaca ischemica solo dopo valutazione del rischio individuale. Evitare combinazione<br />

rosiglitazone e insulina. Nessuna avvertenza per il pioglitazone.<br />

ARGPM Dicembre <strong>2007</strong> Introduzione di una nuova avvertenza: uso del rosiglitazone nei pazienti con malattia<br />

(Australia) cardiaca ischemica solo dopo valutazione del rischio individuale.<br />

FDA Novembre <strong>2007</strong> Note informative importanti:<br />

(Stati Uniti) • in alcuni pazienti il rosiglitazone può causare ischemia del miocardio<br />

• è sconsigliata la co-somministrazione di rosiglitazone ed insulina<br />

• il rosiglitazone è sconsigliato nei pazienti cardiopatici in trattamento con nitrati.<br />

PHAC Novembre <strong>2007</strong> Nuove importanti restrizioni all’uso di rosiglitazone:<br />

(Canada) • il rosiglitazone non è più approvato in monoterapia per il diabete di tipo 2, eccetto<br />

nei casi in cui l’uso della metformina è controindicato o non tollerato<br />

• il rosiglitazone non è più approvato per uso combinato con una sulfonilurea, eccetto<br />

nei casi in cui l’uso della metformina è controindicato o non tollerato<br />

• il trattamento con tutti i prodotti a base di rosiglitazone è controindicata nei pazienti<br />

a qualsiasi stadio di insufficienza cardiaca<br />

• l’uso di rosiglitazone non è indicato con insulina.<br />

New Zealand Medicines Novembre <strong>2007</strong> Nota informativa: i glitazoni possono causare ritenzione idrica, in modo dose-dipendente<br />

and Medical Devices e più spesso quando utilizzati in associazione a insulina o sulfoniluree.<br />

Safety Authority Di conseguenza si può verificare un peggioramento o insorgenza di insufficienza cardiaca<br />

(Nuova Zelanda) ed edema maculare. Il pioglitazone e il rosiglitazone sono controindicati nei pazienti con<br />

insufficienza cardiaca di classe III e IV in base alla classificazione NYHA e sono sconsigliati<br />

nei pazienti con insufficienza cardiaca sintomatica.<br />

<br />

Agenzia Italiana del Farmaco


ollettino d’informazione <strong>sui</strong> farmaci<br />

mento con ipoglicemizzanti orali. Infatti, da un’analisi<br />

delle principali linee guida italiane ed internazionali<br />

sulla prevenzione e sul trattamento del<br />

diabete mellito di tipo II, condotta dall’Istituto Superiore<br />

di Sanità, in collaborazione con il Centro<br />

per la Valutazione dell’Efficacia dell’Assistenza Sanitaria<br />

(CeVEAS) 45 , emerge una concordanza di<br />

opinioni sul trattamento farmacologico, individuando<br />

la metformina come farmaco di elezione<br />

per i pazienti in sovrappeso ed una sulfonilurea per<br />

i pazienti normopeso. Qualora questi approcci terapeutici<br />

in monosomministrazione o in associazione<br />

non garantiscano un efficace controllo glicemico<br />

si consiglia l’assunzione di insulina.<br />

Al momento il profilo rischio-beneficio e la valutazione<br />

dell’efficacia e della sicurezza di questi farmaci<br />

sono sottoposti ad un’attenta rivalutazione da<br />

parte delle agenzie regolatorie (EMEA, FDA).<br />

Bibliografia<br />

1. McCulloch DK. Thiazolidinediones in the treatment of diabetes<br />

mellitus. UpToDate. Versione 15.3.<br />

2. European Medicine Agency: www.emea.europa.eu/<br />

humandocs/Humans/EPAR/avandia/avandia.htm<br />

(ultimo accesso verificato 10 gennaio 2008).<br />

3. European Medicine Agency: www.emea.europa.eu/<br />

humandocs/Humans/EPAR/actos/actos.htm<br />

(ultimo accesso verificato il 10 gennaio 2008).<br />

4. Solomon DH, Winkelmayer WC. Cardiovascular risk and the<br />

thiazolidinediones déjà vu all over again? JAMA <strong>2007</strong>; 298:<br />

1216-8.<br />

5. Prescrire. Ni seules, ni associées: pas de glitazones pour le<br />

patients diabétique. Rev Prescire <strong>2007</strong>; 27: 333.<br />

6. Nissen SE, Wolski K. Effect of rosiglitazone on the risk of<br />

myocardial infarction and death from cardiovascular causes.<br />

N Engl J Med <strong>2007</strong>; 356: 2457-71.<br />

7. Bloomgarden ZT. The Avandia Debate. Diabetes Care<br />

<strong>2007</strong>; 30: 2401-8.<br />

8. Center for Drug Evaulation and Research. Approval package:<br />

Avandia (rosiglitazone maleate) tablets. Company:<br />

SmithKline Beecham Pharmaceuticals. Application no. 21-<br />

071. Approval date: 5/25/1999.<br />

www.fda.gov/cder/foi/nda/99/21071_Avandia.htm<br />

9. Nissen SE, Wolski K, Topol EJ. Effect of muraglitazar on<br />

death and major adverse cardiovascular events in patients<br />

with type 2 diabetes mellitus. JAMA 2005; 294: 2581-6.<br />

10. Dormandy JA, Charbonnel B, Eckland DJ, et al. Secondary<br />

prevention of macrovascular events in patients with type 2<br />

diabetes in the PROactive Study (Prospective Pioglitazone<br />

Clinical Trial in Macrovascular Events): a randomised controlled<br />

trial. Lancet 2005; 366: 1279-89.<br />

11. Karalliedde J, Buckingham RE. Thiazolidinediones and their<br />

fluid-related adverse effects: facts, fiction and putative<br />

management strategies. Drug Saf <strong>2007</strong>; 30: 741-53.<br />

12. Nesto RW, Bell D, Bonow RO, et al. Thiazolidinedione use,<br />

fluid retention, and congestive heart failure: a consensus statement<br />

from the American Heart Association and American<br />

Diabetes Association. Circulation 2003; 108: 2941-8.<br />

13. Tang WH, Francis GS, Hoogwerf BJ, Young JB. Fluid retention<br />

after initiation of thiazolidinedione therapy in diabetic<br />

<br />

Agenzia Italiana del Farmaco<br />

259<br />

Bif XIV N. 6 <strong>2007</strong><br />

patients with established chronic heart failure. J Am Coll<br />

Cardiol 2003; 41: 1394-8.<br />

14. Kahn SE, Haffner SM, Heise MA, et al. Glycemic durability<br />

of rosiglitazone, metformin, or glyburide monotherapy. N<br />

Engl J Med 2006; 355: 2427-43.<br />

15. Inzucchi SE, Masoudi FA, Wang Y, et al. Insulin-sensitizing<br />

antihyperglycemic drugs and mortality after acute myocardial<br />

infarction insights from the National Heart Care<br />

Project. Diabetes Care 2005; 28: 1680-9.<br />

16. Masoudi FA, Inzucchi SE, Wang Y, et al. Thiazolidinediones,<br />

metformin, and outcomes in older patients with diabetes<br />

and heart failure: an observational study. Circulation 2005;<br />

111: 583-90.<br />

17. Aguilar D, Bozkurt B, Pritchett A, Petersen NJ, Deswal A.<br />

The impact of thiazolidinedione use on outcomes in ambulatory<br />

patients with diabetes mellitus and heart failure. J Am<br />

Coll Cardiol <strong>2007</strong>; 50: 32-6.<br />

18. Berlie HD, Kalus JS, Jaber LA. Thiazolidinediones and the<br />

risk of edema: a meta-analysis. Diabetes Res Clin Pract<br />

<strong>2007</strong>; 76: 279-89.<br />

19. Lipscombe LL, Gomes T, Levesque LE, Hux JE, Juurlink DN,<br />

Alter DA. Thiazolidinediones and cardiovascular outcomes<br />

in older patients with diabetes. JAMA <strong>2007</strong>; 298: 2634-43.<br />

20. Rzonca SO, Suva LJ, Gaddy D, Montaque DC, Lecka-<br />

Czernik B. Bone is a target for the antidiabetic compound<br />

rosiglitazone. Endocrinology 2004; 145: 401-6.<br />

21. Soroceanu MA, Miao D, Bai XY, Su H, Goltzman D,<br />

Karaplis AC. Rosiglitazone impacts negatively on bone<br />

promoting osteoblast/osteocyte apoptosis. J Endocrinol<br />

2004; 183: 203-16.<br />

22. Ali AA, Weinstein RS, Stewart SA, Parfitt AM, Manolagas SC,<br />

Jilka RL. Rosiglitazone causes bone loss in mice by suppressing<br />

osteoblast differentiation and bone formation.<br />

Endocrinology 2005; 146: 1226-35.<br />

23. Sottile V, Sewen K, Kneissel M. Enhanced marrow adipogenesis<br />

and bone resorption in estrogen-deprived rats treated<br />

with the PPAR-Á agonist BRL49653 (rosiglitazone). Calcif<br />

Tissue Int 2004; 75: 329-37.<br />

24. Rubin GL, Zhao Y, Kalus AM, Simpson ER. Peroxisome proliferator-activated<br />

receptor g ligands inhibit estrogen biosynthesis<br />

in human breast adipose tissue: possible implications for breast<br />

cancer therapy. Cancer Res 2000; 60: 1604-8.<br />

25. Arlt W, Auchus RJ, Miller WL. Thiazolidinediones but not<br />

metformin directly inhibit the steroidogenic enzymes<br />

P450c17 and 3b-hydroxysteroid dehydrogenase. J Biol<br />

Chem 2001; 276: 16767-71.<br />

26. Murphy CE, Rodgers PT. Effects of Thiazolidinediones on<br />

Bone Loss and Fracture. Ann Pharmacother <strong>2007</strong>; (Epub<br />

ahead of print).<br />

27. Grey A, Bolland M, Gamble G, et al. The peroxisome proliferator-activated<br />

receptor-g agonist rosiglitazone decreases<br />

bone formation and bone mineral density in healthy postmenopausal<br />

women: a randomized, controlled trial. J Clin<br />

Endocrinol Metab <strong>2007</strong>; 92: 1305-10.<br />

28. Schwartz AV, Sellmeyer DE, Ensrud KE, et al. Older women<br />

with diabetes have an increased risk of fracture: a prospective<br />

study. J Clin Endocrinol Metab 2001; 86: 32-8.<br />

29. Strotmeyer ES, Cauley JA, Schwartz AV, et al. Nontraumatic<br />

fracture risk with diabetes mellitus and impaired fasting<br />

glucose in older white and black adults. Arch Intern Med<br />

2005; 165: 1612-7.<br />

30. Yaturu S, Bryant B, Jain SK. Thiazolidinediones treatment<br />

decreases bone mineral density in type 2 diabetic men.<br />

Diabetes Care <strong>2007</strong>; 30: 1574-6.<br />

31. Prescrire Editorial Staff. Rosiglitazone and pioglitazone.<br />

Prescrire Int 2002; 11: 170-6.<br />

32. Nagasaka S, Ayso Y, Yoshizawa K, Ishibashi S. Comparison<br />

of pioglitazone and metformin efficacy using homeostasis<br />

model assessment. Diabet Med 2004; 21: 136-41.


260<br />

Bif XIV N. 6 <strong>2007</strong><br />

33. Actos (R). In French datasheet compendium: “Dictionnaire<br />

Vidal”, Vidal, Issy-les-Moulineaux 2005; 20-1.<br />

34. The European Agency for the Evaluation of Medicinal<br />

Products- Committee for Proprietary Medicinal Products.<br />

European Public Assessment Report (EPAR) – Avandamet:<br />

Scientific Discussion. 2003: 18 pages.<br />

35. US Food and Drug Administration. Actos (R) Summary of<br />

Product Characteristics. July 2004: 22 pages.<br />

36. Lindberg M, Astrup A. The role of glitazones in management<br />

of type 2 diabetes. A DREAM or a nightmare? Obes<br />

Rev <strong>2007</strong>; 8: 381-4.<br />

37. Prescrire International <strong>2007</strong>; 16: 113.<br />

38. El-Hage J. Preclinical and clinical safety assessments for PPAR<br />

agonists. Center for Drug Evaluation and Research, FDA.<br />

2004. [WWW document]. www.fda.gov/cder/present/DIA<br />

2004/Elhage.ppt (accessed 14 June <strong>2007</strong>).<br />

39. Agence française de sécurité des produits de santé<br />

“Recommandation professionnelle: traitement médicamenteux<br />

du diabète de type 2 (actualisation)”. November 2006.<br />

ERRATA CORRIGE<br />

AGGIORNAMENTI<br />

http://afssaps.sante.fr/ accessed 30 december 2006: 158.<br />

40. U.S. Food and Drug Administration “Advisory committee<br />

briefing document. Preclinical pharmacology and toxicology<br />

summary Pargluva (muraglitazar)” 4 august 2005.<br />

Website www.fda.gov/ accessed 18 december 2006: 11.<br />

41. U.S. Food and Drug Administration “Actos (pioglitazone<br />

hydrochloride) tablets. Summary of product characteristics”<br />

30 August 2006. www.fda.gov/ accessed 18 december<br />

2006: 21.<br />

42. McMorran M, Vu D. Rosiglitazone (Avandia): hepatic, cardiac<br />

and hematological reactions. Canadian Adverse Drug<br />

Reaction Newsletter 2001; 11: 3-5.<br />

43. Prescrire Redaction. Pioglitazone-Actos, rosiglitazone-<br />

Avandia. En monotherapie de deuxieme ligne: non justifiee<br />

par l’evaluation clinique. Rev Prescrire 2005; 25: 175-179.<br />

44. Prescrire Editorial Staff. Glitazones: macular oedema.<br />

Prescrire Int 2006; 15: 139.<br />

45. Programma Nazionale Linee Guida: www.pnlg.it/db/<br />

diabete/ (ultimo accesso 10-1-08).<br />

La Redazione ha ricevuto delle osservazioni in merito all’articolo “Efficacia dei vaccini anti-HPV” pubblicato sul BIF<br />

n.5/<strong>2007</strong>, pag. 200-205. Sono state segnalate alcune imprecisioni sulle quali riteniamo opportuno fare chiarezza con<br />

il seguente “Errata corrige”.<br />

VERSIONE IMPRECISA<br />

Riassunto riga 14<br />

(…) quando nell’analisi si includono anche ragazze che<br />

hanno già iniziato l’attività sessuale (efficacia del 18%).<br />

Versione inglese del riassunto<br />

This decrease is more evident if patients who have a sexual activity<br />

are also included in the analysis (efficacy of 18%).<br />

Scenario 1 riga 4<br />

si stima che circa il 50% delle donne sessualmente attive<br />

contragga un’infezione da HPV nei tre anni successivi all’inizio<br />

dell’attività sessuale.<br />

Scenario 2 riga 8<br />

Distinguere le ragazze già immuni o con infezione da quelle<br />

suscettibili per offrire la vaccinazione selettivamente solo a<br />

queste ultime non è oggi realizzabile<br />

Conclusioni riga 10<br />

è necessario adeguare la formazione dei pediatri che vaccinano.<br />

Tabella I, legenda<br />

GW= escrescenze<br />

Vain= neoplasia intraepiteliale genitale<br />

Tabella II, intestazione della 4 a colonna<br />

% (IC 95%)<br />

<br />

Agenzia Italiana del Farmaco<br />

VERSIONE CORRETTA<br />

Infine, quando l’analisi viene effettuata sull’intera coorte<br />

arruolata negli studi, che include anche le ragazze che hanno<br />

già acquisito l’infezione, viene stimata un’efficacia del 18%.<br />

Finally, efficacy is estimated at 18% when the analysis is carried<br />

out in the whole cohort of patients enrolled, including women<br />

who have already acquired HPV infection.<br />

si stima che circa il 50% delle donne sessualmente attive<br />

contragga un’infezione da HPV nei due anni successivi all’inizio<br />

dell’attività sessuale.<br />

Distinguere le ragazze già immuni da quelle suscettibili per<br />

offrire la vaccinazione selettivamente solo a queste ultime<br />

non è oggi realizzabile<br />

è necessario adeguare la formazione dei pediatri e dei medici<br />

ed operatori dei servizi vaccinali.<br />

GW= condilomi genitali<br />

Vain= neoplasia intraepiteliale vaginale<br />

Efficacia del vaccino nella clearance virale % (IC 95%).


FARMACOVIGILANZA<br />

Piroxicam: ulteriori restrizioni e avvertenze<br />

sulla sicurezza<br />

Il piroxicam è un farmaco anti-infiammatorio<br />

non-steroideo (FANS) con proprietà anti-infiammatorie,<br />

analgesiche e antipiretiche. È stato<br />

autorizzato nell’Unione Europea sulla base di procedure<br />

di immissione in commercio di tipo nazionali.<br />

Nel 2005 il Comitato scientifico per i medicinali<br />

per uso umano (CHMP – Committee for human<br />

medicinal Products) dell’Agenzia europea dei<br />

medicinali (EMEA) ha riesaminato la sicurezza cardiovascolare,<br />

gastrointestinale e cutanea di tutti i<br />

FANS non selettivi.<br />

Da questa valutazione, che si è conclusa nell’ottobre<br />

2005, non sono emerse particolari e nuove<br />

problematiche di sicurezza per la classe dei<br />

FANS non selettivi, nel suo complesso, se non per<br />

tre molecole: ketorolac trometamina, ketoprofene<br />

e piroxicam.<br />

Sono state quindi adottate delle raccomandazioni<br />

che hanno portato a modificare le informazioni<br />

sul prodotto (i cosiddetti “elementi<br />

chiave”) dei FANS non selettivi e si è<br />

deciso di procedere ad una ulteriore<br />

valutazione del rapporto beneficiorischio<br />

specifica per le tre molecole<br />

sopra elencate.<br />

A giugno 2006, ovvero al termine<br />

della revisione dei dati epidemiologici<br />

e di segnalazione spontanea, è<br />

emerso un aumentato rischio di reazioni<br />

gastrointestinali e cutanee per<br />

piroxicam rispetto agli altri FANS<br />

non selettivi.<br />

Dei risultati di questa valutazione<br />

è stata informata anche la Commissione<br />

Europea, che ha ritenuto utile<br />

per la salute pubblica procedere a una<br />

nuova valutazione globale del rapporto<br />

beneficio-rischio di piroxicam.<br />

Il 2 agosto 2006 questa decisione<br />

è stata notificata all’EMEA e il 21 settembre<br />

2006 è stata avviata una procedura<br />

di referral, ai sensi dell’articolo<br />

31 della direttiva 2001/83/CE e<br />

successive modifiche. Sostanzial-<br />

“ Il rapporto<br />

beneficio-rischio<br />

è positivo solo<br />

per il trattamento<br />

sintomatico di<br />

osteoartrosi,<br />

artrite<br />

reumatoide<br />

o spondilite<br />

anchilosante<br />

e non per il<br />

trattamento<br />

acuto del<br />

dolore ”<br />

<br />

Agenzia Italiana del Farmaco<br />

261<br />

Bif XIV N. 6 <strong>2007</strong><br />

mente, con l’avvio di questa procedura, la Commissione<br />

europea ha chiesto al CHMP di esprimere<br />

un parere sulla necessità o meno di mantenere,<br />

modificare, sospendere o revocare le autorizzazioni<br />

all’immissione in commercio di tutti i<br />

medicinali contenenti piroxicam.<br />

Il CHMP ha quindi riesaminato i dati presentati<br />

dai titolari delle autorizzazioni all’immissione<br />

in commercio, provenienti da studi clinici, studi<br />

epidemiologici e segnalazioni spontanee di reazioni<br />

avverse al farmaco.<br />

Il 21 giugno <strong>2007</strong> il CHMP ha concluso la valutazione<br />

ed ha ritenuto che il rapporto beneficio-rischio<br />

è positivo solo per il trattamento sintomatico<br />

di osteoartrosi, artrite reumatoide o<br />

spondilite anchilosante e non per la condizione<br />

di trattamento acuto del dolore, che è stata revocata.<br />

Dagli studi epidemiologici è infatti emerso<br />

che le formulazioni sistemiche di piroxicam<br />

sono associate a un più elevato rischio di grave<br />

tossicità gastrointestinale rispetto ad altri FANS<br />

e a un più elevato rischio di gravi reazioni<br />

cutanee rispetto ai FANS non<br />

“oxicami”.<br />

Nel Riassunto delle Caratteristiche<br />

del Prodotto e del Foglio illustrativo<br />

di piroxicam sono state anche inserite<br />

delle restrizioni d’uso ed avvertenze<br />

e sono state rafforzate le controindicazioni<br />

in relazione alla sicurezza<br />

gastrointestinale e cutanea.<br />

Le conclusioni del CHMP riguardano<br />

solo le formulazioni sistemiche<br />

di piroxicam e non quelle topiche per<br />

le quali è stato concordato che non<br />

sono necessarie restrizioni. L’uso dei<br />

FANS topici è infatti accompagnato da<br />

un’esposizione sistemica marcatamente<br />

ridotta rispetto ai dosaggi sistemici<br />

e, pertanto, si prevede un minor tasso<br />

di eventi avversi sistemici in seguito<br />

all’uso di formulazioni topiche.<br />

Le principali raccomandazioni<br />

adottate dal CHMP per il piroxicam<br />

sono state le seguenti:


262<br />

Bif XIV N. 6 <strong>2007</strong><br />

• Non è un FANS di prima scelta.<br />

• I benefici sono superiori ai rischi solo nel<br />

trattamento sintomatico di 3 condizioni patologiche:<br />

osteoartrite, artrite reumatoide e<br />

spondilite anchilosante.<br />

• Non deve essere usato nel trattamento di condizioni<br />

acute, per le quali sono disponibili altre<br />

terapie altrettanto efficaci e più sicure.<br />

• La prescrizione deve essere iniziata da un<br />

medico esperto nella diagnosi e nel trattamento<br />

di pazienti con malattie reumatiche<br />

infiammatorie o degenerative.<br />

• La dose massima giornaliera raccomandata<br />

è di 20 mg.<br />

• La prima prescrizione deve coprire solo 2 settimane<br />

di terapia, dopo tale periodo il trattamento<br />

deve essere riesaminato. In ogni<br />

caso, tutti i pazienti in trattamento devono<br />

essere frequentemente riesaminati.<br />

• La prescrizione non deve essere effettuata in pazienti<br />

che hanno una maggiore probabilità di<br />

sviluppare effetti indesiderati, come quelli con<br />

una storia di disturbi gastrointestinali associati<br />

a sanguinamento, o quelli che hanno avuto<br />

reazioni cutanee causate da altri medicinali.<br />

<br />

Agenzia Italiana del Farmaco<br />

FARMACOVIGILANZA<br />

• Deve essere sempre tenuta in considerazione<br />

l’opportunità di associare un agente gastroprotettore,<br />

come misoprostolo o un inibitore<br />

di pompa protonica.<br />

• Non deve essere prescritto in associazione ad<br />

altro FANS o a un anticoagulante.<br />

In Italia, le modifiche al Riassunto delle Caratteristiche<br />

del Prodotto e del Foglio illustrativo dei<br />

medicinali contenenti piroxicam sono in corso di<br />

implementazione e riguardano le sezioni “Indicazioni<br />

terapeutiche”, “Posologia e modo di somministrazione”,<br />

“Controindicazioni” e “Avvertenze<br />

speciali e precauzioni di impiego”.<br />

A livello europeo è stata anche predisposta una<br />

Nota Informativa Importante (NII) al fine di comunicare<br />

a tutti gli operatori sanitari il potenziale<br />

rischio di complicazioni gastrointestinali e cutanee<br />

conseguenti all’uso di piroxicam. La NII<br />

oltre ad essere stata pubblicata sul sito internet<br />

dell’AIFA (http://www.agenziafarmaco.it) è<br />

stata distribuita a più di 110.000 tra medici di medicina<br />

generale, cardiologi, geriatri, internisti, ginecologi,<br />

otorinolaringoiatri, fisiatri, reumatologi,<br />

ortopedici, urologi e odontoiatri.<br />

a proposito di… Atomoxetina e Registro nazionale dell’ADHD<br />

La prescrizione e la somministrazione in età pediatrica della specialità medicinale contenente atomoxetina (Strattera ® ),<br />

così come per il metilfenidato (Ritalin ® ), sono sottoposte a rigide misure che fanno capo al Registro nazionale dell’ADHD.<br />

Tale Registro, infatti, vincola la somministrazione di metilfenidato e atomoxetina ad uno specifico piano terapeutico semestrale<br />

a cui il paziente viene sottoposto una volta iscritto e preso in carico, a garanzia di un percorso diagnostico e terapeutico<br />

certo e responsabile quanto all’appropriatezza della cura e alla sicurezza dell’impiego dei medicinali nel trattamento<br />

farmacologico.<br />

Il paziente viene seguito presso Centri clinici accreditati individuati dalle singole Regioni, che interagiscono a loro volta con<br />

i neuro-psichiatri infantili ed i pediatri di base. È presso i Centri che avviene l’elaborazione del piano terapeutico semestrale<br />

e solo questi ultimi sono preposti all’eventuale dispensazione dei medicinali nel caso di terapia farmacologica. Gli<br />

stessi garantiscono inoltre la verifica dell’efficacia e dell’opportunità della cura, attraverso controlli periodici a una, quattro<br />

settimane e successivamente ogni mese fino allo scadere del semestre.<br />

Il Registro è gestito dall’Istituto Superiore di Sanità, in collaborazione con l’Agenzia Italiana del Farmaco, ed è attivo da<br />

circa sei mesi.<br />

Maggiori informazioni su di esso e sul modello italiano per la cura della sindrome da ADHD sono disponibili sul sito dedicato<br />

www.iss.it/adhd


DEAR DOCTOR LETTER<br />

Specialità:<br />

RINOVIT PAIDO ®<br />

(GOCCE NASALI E POMATA)<br />

Principio attivo:<br />

efedrina, eucaliptolo, essenza<br />

di Niaouli<br />

Azienda:<br />

Laboratorio Farmaceutico SIT<br />

Indicazioni: Decongestionante nasale<br />

nelle riniti (raffreddori), sinusiti,<br />

adenoiditi, rinofaringiti.<br />

Informazioni di sicurezza: introduzione<br />

di una nuova controindicazione<br />

al di sotto dei 12 anni<br />

di età e modifica del regime di fornitura<br />

con passaggio da farmaco<br />

da banco a obbligo di ricetta ripetibile.<br />

La controindicazione è stata<br />

introdotta a seguito di una rivalutazione<br />

del rapporto beneficio-rischio<br />

condotta dall’AIFA e risultata<br />

sfavorevole nei bambini al<br />

di sotto dei 12 anni, per Rinovit<br />

Paido ® gocce nasali e pomata così<br />

come per tutti gli altri decongestionanti<br />

nasali simpaticomimetici<br />

per uso topico.<br />

settembre <strong>2007</strong><br />

Specialità:<br />

ELENCO COMPLETO DELLE FOR-<br />

MULAZIONI SISTEMICHE CONTE-<br />

NENTI PIROXICAM DISPONIBILE<br />

SUL PORTALE DELL’AIFA<br />

Principio attivo:<br />

piroxicam<br />

Azienda:<br />

Varie<br />

Indicazioni: trattamento sintomatico<br />

di osteoartrosi, artrite reumatoide<br />

o spondilite anchilosante. Non<br />

di prima scelta.<br />

Informazioni di sicurezza: evidenze<br />

epidemiologiche di alcuni studi<br />

osservazionali hanno suggerito<br />

che piroxicam può essere associato<br />

ad un rischio elevato di grave<br />

tossicità gastrointestinale e a<br />

complicanze a livello cutaneo.<br />

Sono state introdotte nuove raccomandazioni<br />

terapeutiche, nuove<br />

controindicazioni, avvertenze<br />

speciali e restrizioni sull’uso di piroxicam.<br />

novembre <strong>2007</strong><br />

<br />

Agenzia Italiana del Farmaco<br />

Specialità:<br />

PROTELOS/OSSEOR ®<br />

Principio attivo:<br />

ranelato di stronzio<br />

Azienda:<br />

Les Laboratoires Servier<br />

263<br />

Bif XIV N. 6 <strong>2007</strong><br />

Si pubblicano di seguito, in forma sintetica, Dear Doctor Letter (DDL) recentemente inviate ai medici per diffondere<br />

tempestivamente nuove evidenze sulla sicurezza di alcuni medicinali.<br />

Le DDL sono concordate con l’ AIFA che quindi ne condivide i contenuti; con la loro pubblicazione sul <strong>Bollettino</strong><br />

d’Informazione <strong>sui</strong> <strong>Farmaci</strong> si intende sottolinearne l’importanza e facilitarne l’archiviazione. Le versioni integrali<br />

sono disponibili sul portale dell’AIFA (www.agenziafarmaco.it) nella sezione dedicata alla Farmacovigilanza.<br />

Si ricorda inoltre che per ulteriori informazioni ci si può rivolgere via fax all’Ufficio Farmacovigilanza:<br />

06/59784142 o al numero verde del Servizio d’Informazione sul Farmaco <strong>Farmaci</strong>-line: 800 571661.<br />

Indicazioni: osteoporosi postmenopausale,<br />

per ridurre il rischio di fratture<br />

vertebrali e dell’anca.<br />

Informazioni di sicurezza: in tre<br />

anni di commercializzazione sono<br />

stati segnalati 16 casi, inclusi due<br />

con esito fatale, di sindrome da ipersensibilità<br />

conosciuta come sindrome<br />

di DRESS (Drug Rash with Eosinophilia<br />

and Systemic Symptoms).<br />

Questo deve essere inquadrato alla<br />

luce di una esposizione totale di circa<br />

570.000 pazienti/anno. Il tempo<br />

di insorgenza è stato generalmente<br />

di circa 3-6 settimane dall’inizio della<br />

terapia. In caso di comparsa di<br />

reazioni cutanee il trattamento deve<br />

essere immediatamente interrotto.<br />

novembre <strong>2007</strong>


264<br />

Bif XIV N. 6 <strong>2007</strong><br />

Specialità:<br />

MMRVAXPRO ®<br />

Principio attivo:<br />

virus vivo attenuato del morbillo,<br />

della parotite e della rosolia<br />

Azienda:<br />

Sanofi Pasteur MSD<br />

Indicazioni: vaccinazione simultanea<br />

contro morbillo, parotite e rosolia<br />

in soggetti di età pari o superiore<br />

a 12 mesi.<br />

Informazioni di sicurezza: divieto<br />

di utilizzo di 3 lotti (NG04170,<br />

NG15530, NG16090) a seguito di<br />

6 casi di sospetta anafilassi, verificatisi<br />

in Canada, in pazienti che<br />

avevano ricevuto un lotto diverso<br />

(1529U) di questo vaccino, ma che<br />

contiene alcuni componenti comuni<br />

ai tre lotti sopracitati in commercio<br />

in Italia. La sospensione è<br />

da considerarsi temporanea in attesa<br />

che vengano completate la valutazione<br />

dei 6 casi e le analisi sul<br />

lotto coinvolto.<br />

dicembre <strong>2007</strong><br />

Specialità:<br />

AVALOX ® /OCTEGRA ® /<br />

ACTIRA ® /PROFLOX ®<br />

Principio attivo:<br />

moxifloxacina<br />

Azienda:<br />

Bayer S.p.A., Innova Pharma,<br />

Sigma-Tau, Bayer A.G.<br />

Indicazioni: riacutizzazione di<br />

bronchite cronica; polmonite acquisita<br />

in comunità, con l’esclusione<br />

delle forme gravi; sinusite<br />

acuta batterica, qualora siano sostenute<br />

da batteri sensibili alla<br />

moxifloxacina.<br />

Informazioni di sicurezza: una recente<br />

valutazione europea delle<br />

reazioni avverse correlate alla<br />

moxifloxacina ha portato alle raccomandazioni<br />

seguenti: il trattamento<br />

con moxifloxacina è associato<br />

al rischio di sviluppare manifestazioni<br />

pericolose per la vita del<br />

paziente come epatite fulminante,<br />

che potenzialmente può portare<br />

ad insufficienza epatica, e reazioni<br />

cutanee bollose come la Sindrome<br />

di Stevens-Johnson o la<br />

necrolisi epidermica tossica. I pazienti<br />

devono interrompere il trattamento<br />

e contattare il medico<br />

qualora si manifestino segni e sintomi<br />

iniziali di queste reazioni.<br />

febbraio 2008<br />

<br />

Agenzia Italiana del Farmaco<br />

DEAR DOCTOR LETTER<br />

Specialità:<br />

SEBIVO ®<br />

Principio attivo:<br />

telbivudina<br />

Azienda:<br />

Novartis Europharm Limited<br />

Indicazioni: trattamento dell’epatite<br />

cronica B in pazienti adulti con<br />

malattia epatica compensata ed evidenza<br />

di replicazione virale, con livelli<br />

persistentemente elevati dell’alanina<br />

aminotransferasi sierica ed<br />

evidenza istologica di infiammazione<br />

attiva e/o fibrosi.<br />

Informazioni di sicurezza: i dati di<br />

uno studio registrativo di fase III<br />

hanno evidenziato un aumento del<br />

rischio di neuropatia periferica in<br />

pazienti con epatite cronica B trattati<br />

con telbivudina. Un secondo<br />

studio ha messo in evidenza che rischio<br />

di neuropatia periferica è aumentato<br />

quando telbivudina e interferone<br />

alfa-2a pegilato sono<br />

somministrati in associazione. Sulla<br />

base della revisione di questi dati<br />

è stato deciso di interrompere il<br />

braccio di trattamento in associazione<br />

mentre sta continuando il<br />

trattamento dei pazienti nei bracci<br />

in monoterapia.<br />

febbraio 2008<br />

L’AIFA coglie l’occasione per ricordare a tutti i medici l’importanza della segnalazione delle reazioni avverse da<br />

farmaci, quale strumento indispensabile per confermare un rapporto beneficio rischio favorevole nelle loro<br />

reali condizioni di impiego. Le segnalazioni di sospetta reazione avversa da farmaci devono essere inviate al Re-<br />

sponsabile di Farmacovigilanza della Struttura di appartenenza.


DALLA LETTERATURA<br />

News e farmaci, le top stories <strong>2007</strong><br />

All’inizio di ogni anno gli editori di Journal Watch (www.jwatch.org) presentano nella loro rivista una selezione di Top<br />

Medical Stories sugli argomenti più rilevanti apparsi in campo medico-scientifico nei dodici mesi appena trascorsi. Di<br />

seguito riportiamo alcune delle notizie più importanti rilevate nel settore farmaceutico durante il <strong>2007</strong>.<br />

Un pessimo anno<br />

per le eritropoetine<br />

Le epoetine sono farmaci preziosi ma<br />

devono essere usati con cautela.<br />

Le eritropoetine, come epoetina e<br />

darboepoetina, vengono impiegate<br />

per il trattamento dell’anemia sintomatica<br />

associata ad insufficienza<br />

renale cronica (IRC) e chemioterapia<br />

oncologica. Tuttavia, recenti<br />

studi hanno evidenziato problemi<br />

relativi alla sicurezza di questi farmaci,<br />

in particolare quando vengono<br />

usati per indurre i livelli di emoglobina<br />

(Hb) > 12g/dL.<br />

In uno studio internazionale, 603<br />

pazienti IRC non dializzati con livelli<br />

Hb di 11-12,5 g/dL sono stati<br />

randomizzati a ricevere epoetina β<br />

per correggere in maniera completa<br />

l’anemia (livelli target di Hb, 13-15<br />

g/dL) o a ricevere epoetina β quando<br />

i livelli Hb scendevano sotto 10,5<br />

mg/dL (livelli target di Hb, 10,5-<br />

11,5 g/dL). L’eventualità che si verificassero<br />

eventi cardiovascolari era<br />

la stessa in entrambi i gruppi. È risultato<br />

significativamente più probabile<br />

che andassero incontro ad<br />

emicrania e ipertensione e richiedessero<br />

emodialisi i pazienti del<br />

gruppo sottoposto a correzione<br />

completa dell’anemia 1-3 .<br />

In uno studio americano, 1432 pazienti<br />

IRC non dializzati con livelli<br />

di Hb < 11 g/dL sono stati randomizzati<br />

a ricevere epoetina α per<br />

raggiungere livelli target di Hb di<br />

13,5 g/dL o 11,3 mg/dL. Il trial è stato<br />

interrotto prematuramente, dal<br />

momento che i pazienti con target<br />

alto di Hb sono andati incontro ad<br />

eventi estremi significativamente<br />

maggiori (decesso, infarto del miocardio,<br />

insufficienza cardiaca e<br />

stroke) rispetto al gruppo con target<br />

basso 1-3 . Una metanalisi di nove<br />

trial randomizzati (compresi i due<br />

sopra descritti) ha confermato esiti<br />

inferiori nei pazienti IRC che sono<br />

stati trattati per raggiungere target<br />

alti di Hb, rispetto a pazienti simili<br />

i cui target erano più bassi 4 .<br />

Anche i risultati di studi recenti hanno<br />

sollevato preoccupazioni circa la<br />

sicurezza delle eritroepoetine nei pazienti<br />

oncologici. Ad esempio, in<br />

uno di questi trial, i pazienti con carcinoma<br />

polmonare non a piccole<br />

cellule avanzato e livelli di Hb 12<br />

g/dL sono stati randomizzati a ricevere<br />

epoetina α (livelli target di Hb,<br />

12-14 g/dL) o placebo. Il trial è stato<br />

interrotto prematuramente poiché<br />

un’analisi ad interim dei dati ha<br />

rilevato una sopravvivenza mediana<br />

significativamente più breve nel<br />

gruppo trattato con epoetina rispetto<br />

al gruppo placebo 5 .<br />

Queste scoperte hanno spinto la<br />

Food and Drug Administration<br />

(FDA) ad emettere, nel <strong>2007</strong>, nuovi<br />

comunicati sull’impiego delle eritropoetine.<br />

La FDA avvisa che questi<br />

farmaci possono stimolare la crescita<br />

del tumore e abbassare le possibilità<br />

di sopravvivenza dei pazienti<br />

oncologici, possono anche aumentare<br />

il rischio di decesso e di<br />

eventi avversi cardiovascolari quando<br />

vengono somministrati per raggiungere<br />

livelli di Hb >12 g /dL. La<br />

FDA raccomanda di usare la dose efficace<br />

più bassa di eritropoetine al<br />

<br />

Agenzia Italiana del Farmaco<br />

fine di evitare trasfusioni di sangue;<br />

raccomanda, inoltre, di interrompere<br />

il trattamento con questi farmaci<br />

in caso di livelli di Hb >12<br />

g/dL. L’ultimo alert della FDA è disponibile<br />

sul sito dell’agenzia 6 .<br />

Bibliografia<br />

265<br />

Bif XIV N. 6 <strong>2007</strong><br />

1. Singh AK, et al. Correction of anemia<br />

with epoetin alfa in chronic kidney<br />

disease. N Engl J Med 2006;<br />

355: 2085-98.<br />

2. Drüeke TB, et al. Normalization of<br />

hemoglobin level in patients with<br />

chronic kidney disease and anemia.<br />

N Engl J Med 2006; 355: 2071-84.<br />

3. Remuzzi G, Ingelfinger JR. Correction<br />

of anemia. Payoffs and problems. N<br />

Engl J Med 2006; 355: 2144-6.<br />

4. Phrommintikul A, et al. Mortality and<br />

target haemoglobin concentrations<br />

in anaemic patients with chronic kidney<br />

disease treated with erythropoietin:<br />

a meta-analysis. Lancet <strong>2007</strong>;<br />

369: 381-8.<br />

5. Wright JR, et al. Randomized, double-blind,<br />

placebo-controlled trial of<br />

erythropoietin in non-small-cell lung<br />

cancer with disease-related anemia. J<br />

Clin Oncol <strong>2007</strong>; 25: 1027-32.<br />

6. www.fda.gov/cder/drug/InfoSheets<br />

/HCP/RHE<strong>2007</strong>HCP.pdf (ultimo<br />

accesso 12 febbraio 2008).<br />

Gli integratori alimentari non<br />

prevengono il declino cognitivo,<br />

le patologie cardiovascolari o le<br />

infezioni<br />

Numerosi studi e metanalisi hanno<br />

portato alla stessa conclusione:<br />

nessun beneficio.<br />

Nel 2006, solo negli USA le vendite<br />

di integratori alimentari hanno superato<br />

i 4,5 miliardi di dollari. Nel


266<br />

Bif XIV N. 6 <strong>2007</strong><br />

<strong>2007</strong>, sono stati condotti diversi<br />

studi per valutare se questi integratori<br />

– in particolare le vitamine che<br />

vengono vendute come antiossidanti<br />

– possano recare giovamento.<br />

I ricercatori di uno studio randomizzato<br />

1 hanno valutato se il trattamento<br />

a lungo termine con un integratore<br />

di vitamina E potesse rallentare<br />

il declino cognitivo nelle<br />

donne anziane (età 65 anni all’ingresso<br />

nello studio). Dopo 10<br />

anni, la funzione cognitiva globale<br />

non differiva nei due gruppi placebo<br />

e vitamina E. Nelle analisi secondarie,<br />

sono state osservate riduzioni<br />

del declino cognitivo statisticamente<br />

significative in diversi sottogruppi<br />

che assumevano vitamina<br />

E (per es. donne con basse somministrazioni<br />

di vitamina E, donne che<br />

facevano attività fisica meno di una<br />

volta alla settimana, e donne senza<br />

diabete), ma queste riduzioni erano<br />

basse e di dubbia rilevanza clinica.<br />

Un altro studio randomizzato 2 ha<br />

coinvolto donne con storia di malattia<br />

cardiovascolare o tre o più fattori<br />

di rischio per patologia cardiovascolare<br />

(CVD). Dopo una media di 9<br />

anni, non è stata rilevata alcuna riduzione<br />

nell’end point cardiovascolare<br />

combinato con integrazioni di<br />

vitamina C, vitamina E, o β-carotene,<br />

assunti sia da soli sia in combinazione.<br />

Nel sottogruppo di donne con<br />

storia di CVD, la vitamina E è stata<br />

associata a una riduzione marginalmente<br />

significativa dell’end point.<br />

In uno studio canadese 3 , i pazienti<br />

sono stati randomizzati a ricevere<br />

un integratore minerale e multivitaminico<br />

o placebo. Nel corso dei 18<br />

mesi di follow up, i due gruppi placebo<br />

e multivitaminico hanno riportato<br />

dati simili relativamente a<br />

infezioni per paziente, visite al<br />

pronto soccorso, ospedalizzazioni.<br />

Infine, in una metanalisi 4 di 68 trial<br />

clinici randomizzati e più di 230.000<br />

pazienti, i ricercatori hanno valutato<br />

l’effetto di β-carotene, vitamina A,<br />

vitamina C, vitamina E, o integrato-<br />

re di selenio, in combinazione o singolarmente,<br />

rispetto a placebo. In generale,<br />

non è stato rilevato alcun beneficio<br />

in quanto a mortalità. Nell’esaminare<br />

47 trial di elevata qualità<br />

metodologica, è stato riscontrato un<br />

aumento significativo del rischio di<br />

mortalità con β-carotene, vitamina<br />

A, vitamina E (rischi relativi rispettivamente<br />

di 1,05; 1,16; 1,04).<br />

Nel complesso, questi studi non<br />

sono riusciti a mostrare alcuna evidenza<br />

a sostegno di benefici associati<br />

agli integratori vitaminici, e non si<br />

possono escludere potenziali danni.<br />

I pazienti dovrebbero essere avvisati<br />

che vi sono poche evidenze a sostegno<br />

dell’impiego degli integratori, se<br />

non per indicazioni specifiche (per<br />

es. l’acido folico in gravidanza).<br />

Bibliografia<br />

1. Kang JH, et al. A randomized trial of<br />

vitamin E supplementation and cognitive<br />

function in women. Arch Intern<br />

Med 2006; 166: 2462-8.<br />

2. Cook NR, et al. A randomized factorial<br />

trial of vitamins C and E and beta<br />

carotene in the secondary prevention<br />

of cardiovascular events in women:<br />

results from the Women’s Antioxidant<br />

Cardiovascular Study. Arch Intern<br />

Med <strong>2007</strong>; 167: 1610.<br />

3. Liu BA, et al. Effect of multivitamin and<br />

mineral supplementation on episodes of<br />

infection in nursing home residents: a<br />

randomized, placebo-controlled study. J<br />

Am Geriatr Soc <strong>2007</strong>; 55: 35-42.<br />

4. Bjelakovic G, et al. Mortality in randomized<br />

trials of antioxidant supplements<br />

for primary and secondary prevention:<br />

systematic review and metaanalysis.<br />

JAMA <strong>2007</strong>; 297: 842-57.<br />

Ricerca pediatrica: gli steroidi<br />

non funzionano nel trattamento<br />

della bronchiolite<br />

Una dose di desametasone per via orale<br />

non si è rivelata diversa dal placebo.<br />

Negli USA la bronchiolite è una della<br />

cause principali di ospedalizzazione<br />

per i neonati. L’impiego di steroidi<br />

nei bambini affetti da bronchioli-<br />

<br />

Agenzia Italiana del Farmaco<br />

DALLA LETTERATURA<br />

te rimane controverso per la mancanza<br />

di studi di alta qualità e sufficiente<br />

potenza. In un trial clinico in<br />

doppio cieco multicentrico, i ricercatori<br />

hanno randomizzato 600 neonati<br />

(con range di età 2-12 mesi), che<br />

si erano presentati al pronto soccorso<br />

senza storia di dispnea e un quadro<br />

clinico di bronchiolite di grado<br />

moderato/grave, a ricevere una singola<br />

dose di desametasone (1mg/kg)<br />

o placebo. L’outcome primario è stato<br />

l’ospedalizzazione 4 ore dopo la<br />

somministrazione del farmaco 1 .<br />

Il numero di bambini ammessi in<br />

ospedale è stato pressoché analogo<br />

nel gruppo trattato con steroidi e in<br />

quello trattato con placebo (rispettivamente<br />

di 39,7% e 41,0%). Non è<br />

emersa alcuna differenza dalle analisi<br />

per sottogruppi dei bambini che<br />

erano risultati positivi al virus sinciziale<br />

respiratorio, di quelli più piccoli<br />

di 6 mesi, o di quei bambini con<br />

storia di eczema o storia familiare di<br />

asma. Nei due gruppi sono risultati<br />

simili sia la durata di degenza per i<br />

bambini ospedalizzati, sia il ricovero<br />

nei 7 giorni successivi all’intervento.<br />

È probabile che questo trial rappresenti<br />

lo studio definitivo sull’impiego,<br />

in ambito ambulatoriale, degli<br />

steroidi per il trattamento della bronchiolite<br />

nei bambini piccoli. Gli steroidi<br />

non apportano alcun beneficio<br />

ai bambini piccoli che non presentano<br />

storia di dispnea. Questi risultati<br />

concordano con una recente linea<br />

guida dell’American Academy of<br />

Pediatrics, la quale indica che i corticosteroidi<br />

non dovrebbero essere<br />

impiegati abitualmente per il trattamento<br />

della bronchiolite 2 .<br />

Bibliografia<br />

1. Corneli HM, et al. A multicenter, randomized,<br />

controlled trial of dexamethasone<br />

for bronchiolitis. N Engl J<br />

Med <strong>2007</strong>; 357: 331-9.<br />

2. Subcommittee on Diagnosis and Management<br />

of Bronchiolitis. Diagnosis<br />

and Management of Bronchiolitis. Pediatrics<br />

2006; 118: 1774-93.


ollettino d’informazione <strong>sui</strong> farmaci<br />

Effetti della terapia inalatoria<br />

sulla mortalità da BPCO<br />

Le terapie attive non hanno abbassato<br />

in maniera significativa la<br />

mortalità a 3 anni, ma alcuni outcome<br />

sono risultati migliori con la terapia<br />

combinata o con la monoterapia di βagonisti<br />

a lunga durata d’azione piuttosto<br />

che con la monoterapia steroidea.<br />

I corticosteroidi per via inalatoria e<br />

i β-agonisti a lunga durata d’azione<br />

diminuiscono la mortalità nei pazienti<br />

con broncopneumopatia cronica<br />

ostruttiva (BPCO)? Per rispondere<br />

alla questione, ricercatori sponsorizzati<br />

dall’industria hanno condotto<br />

lo studio TORCH, che ha incluso<br />

6000 pazienti con BPCO (FEV 1<br />


268<br />

Bif XIV N. 6 <strong>2007</strong><br />

Come migliorare la qualità dei resoconti<br />

di studi osservazionali<br />

Chi fa ricerca clinica deve disporre di linee guida per riferire i risultati degli studi: si tratta di indicazioni utili sia per<br />

chi deve preparare gli articoli sia per chi deve valutarne il contenuto. Il lavoro della STROBE Initiative* si inserisce nella<br />

cornice delineata dalle diverse équipe che negli ultimi anni hanno lavorato a documenti simili: dall'AGREE al CONSORT<br />

al GRADE. Definire standard formali e sostanziali è una garanzia in più per la qualità della letteratura scientifica ma,<br />

prima ancora, della ricerca.<br />

Intervista con Erik von Elm 1 , per la<br />

STROBE Initiative<br />

Qual è l’obiettivo che si prefigge<br />

il network di esperti in metodologia<br />

clinica, di ricercatori e direttori<br />

di riviste scientifiche che<br />

hanno sviluppato le raccomandazioni<br />

sintetizzate nel documento<br />

STROBE?<br />

L’obiettivo è semplicemente<br />

quello di fornire una guida su come<br />

riportare correttamente la ricerca osservazionale:<br />

queste raccomandazioni<br />

non sono prescrizioni su come<br />

disegnare o condurre gli studi. Inoltre,<br />

mentre la chiarezza nel riferire i<br />

risultati è un prerequisito per la loro<br />

valutazione, la checklist non è uno<br />

strumento per valutare la qualità<br />

della ricerca osservazionale.<br />

Lo statement STROBE è stato sviluppato<br />

per aiutare gli autori nella<br />

fase in cui redigono studi osservazionali<br />

analitici, per supportare lo<br />

staff editoriale e i revisori mentre<br />

considerano la pubblicabilità di<br />

questi lavori scientifici e per dare<br />

una mano ai lettori che vogliono<br />

leggere con spirito critico gli articoli<br />

pubblicati. Abbiamo sviluppato la<br />

checklist attraverso un procedimento<br />

aperto, facendo buon uso dell’esperienza<br />

fatta nelle iniziative precedenti,<br />

in particolare quella del<br />

CONSORT.<br />

Perché gli studi osservazionali sono<br />

così importanti nella ricerca clinica?<br />

Sono molte e diverse le problematiche<br />

esaminate con studi osservazionali.<br />

Molta della ricerca delle<br />

cause di malattia fa affidamento sugli<br />

studi di coorte, caso-controllo o<br />

trasversali. Gli studi osservazionali<br />

giocano un ruolo anche nella ricerca<br />

su benefici e danni degli interventi<br />

sanitari. Le sperimentazioni controllate<br />

randomizzate non possono rispondere<br />

a interrogativi importanti<br />

su determinati interventi. Per esempio,<br />

gli studi osservazionali sono più<br />

adatti a far emergere effetti indesiderati<br />

rari o tardivi di alcune terapie ed<br />

è più probabile che forniscano indicazioni<br />

<strong>sui</strong> risultati raggiunti nella<br />

pratica clinica quotidiana.<br />

Gli studi osservazionali sono utili a<br />

una serie di scopi, in un continuum dalla<br />

scoperta di nuovi dati alla conferma<br />

o al rigetto di precedenti presunte conquiste.<br />

Alcuni studi sono essenzialmente<br />

esplorativi e sollevano ipotesi interessanti.<br />

Altri perseguono ipotesi definite<br />

con chiarezza su dati disponibili.<br />

Nel vostro articolo sostenete che<br />

nella ricerca osservazionale pubblicata<br />

molte informazioni mancano o<br />

sono poco chiare. Può farci qualche<br />

esempio?<br />

Un’analisi degli studi epidemiologici<br />

pubblicata sulle riviste di medici-<br />

<br />

Agenzia Italiana del Farmaco<br />

bene, bravo, bif!<br />

na generale e specialistica ha messo in<br />

luce come il razionale che sottostava<br />

alla scelta di variabili potenzialmente<br />

confondenti spesso non era riportato.<br />

Solo pochi report di studi caso-controllo<br />

in psichiatria spiegavano i metodi<br />

usati per identificare i casi e i controlli.<br />

In una panoramica degli studi<br />

longitudinali sullo stroke, 17 su 49 articoli<br />

(il 35%) non specificavano i criteri<br />

di eleggibilità. Altri hanno sostenuto<br />

che senza una sufficiente chiarezza<br />

nel riportare i risultati, i benefici<br />

della ricerca emergono più lentamente<br />

e per questo sono necessarie indicazioni<br />

più precise riguardo alle modalità<br />

per riportare alla comunità scientifica<br />

i risultati degli studi osservazionali.<br />

Da parte vostra, siete convinti<br />

che lo statement STROBE non debba<br />

essere interpretato come un tentativo<br />

di obbligare ad un formato di<br />

esposizione rigido chi riporta la ricerca<br />

osservazionale…<br />

Sì, secondo noi i testi non devono<br />

essere “STROBEd”, nel senso che non<br />

vogliamo imporre delle regole alla<br />

preparazione di articoli o documenti,<br />

che si tratti di stile o di terminologia.<br />

Vogliamo incoraggiare gli autori a<br />

usare elementi narrativi, compresa la<br />

descrizione di casi esemplari, per integrare<br />

le informazioni essenziali riguardanti<br />

il loro studio così da rendere<br />

l’articolo una lettura interessante.<br />

1 Institute of Social and Preventive Medicine (ISPM), University of Bern, Switzerland.<br />

*Von Elm E, Altman DG, Egger M, Pocock SJ, Goetzsche PC, Vandenbroucke JP, for the STROBE Initiative. Strenghthening the reporting of observational<br />

studies in epidemiology (STROBE) statement: guidelines for reporting observational studies. PLOS Med <strong>2007</strong>; 4: e296. 10.1371/journal.pmed.0040296


oastbif<br />

Vino e alcolici. Conoscerne i rischi<br />

per apprezzarne i benefici<br />

Da qualche anno, diversi studi epidemiologici dimostrano un effetto benefico per la salute con un consumo di alcol<br />

moderato. Tuttavia, sappiamo bene che le bevande alcoliche, pur procurando in generale una sensazione di benessere,<br />

sono anche espressione di disgrazie e drammi accompagnati da danni fisici e problemi comportamentali responsabili<br />

di incidenti e violenze.<br />

La dipendenza dall’alcol rappresenta un serio<br />

problema sociale, di stile di vita, e di coscienza,<br />

che richiede interventi importanti.<br />

Nella sua forma cronica, l’abitudine ad assumere<br />

alcol in quantità eccessive può trasformarsi<br />

in una vera e propria forma di tossicomania e può<br />

essere causa di morte precoce. Si sviluppa progressivamente,<br />

in un periodo di tempo più o<br />

meno lungo, e comporta una serie di conseguenze<br />

a livello fisico, psichico e sociale. Possiamo parlare<br />

di danni fisici di tipo epatico, neurologico,<br />

cardiaco o sessuale; danni psichici quali ansia, depressione,<br />

psicosi, disturbi della personalità; danni<br />

sociali come incidenti stradali, violenza <strong>sui</strong> minori,<br />

infortuni sul lavoro.<br />

Il consumo di alcol, inoltre, è notevolmente<br />

aumentato tra le giovani generazioni. Nell’immaginario<br />

collettivo dei giovani, l’alcol viene associato<br />

a momenti di gioia e benessere anziché essere<br />

percepito come un fattore di rischio.<br />

Il fenomeno risulta sempre più sganciato dal<br />

modello culturale mediterraneo caratterizzato<br />

da consumi moderati e strettamente legati ai pasti,<br />

appare piuttosto orientato verso un modello<br />

di consumo “binge<br />

drinking” (bere<br />

per ubriacarsi), do-<br />

“ Un consumo<br />

moderato<br />

di alcol è<br />

associato<br />

ad un minore<br />

rischio<br />

cardiovascolare,<br />

soprattutto<br />

coronarico ”<br />

vuto anche alla necessità<br />

di affrontare<br />

difficoltà personali<br />

(timidezza, paura,<br />

imbarazzo). Il bere<br />

determinato da tale<br />

necessità rappresenta<br />

una modalità di<br />

utilizzo che espone<br />

alla possibilità di<br />

sviluppare abuso o<br />

dipendenza. L’aumento<br />

del numero<br />

<br />

Agenzia Italiana del Farmaco<br />

269<br />

Bif XIV N. 6 <strong>2007</strong><br />

di coloro che ne abusano è testimoniato dall’elevata<br />

frequenza di problemi alcol-correlati.<br />

Secondo i dati raccolti dall’Organizzazione<br />

Mondiale della Sanità, l’alcol è la prima causa di<br />

morte tra i giovani europei: un decesso su quattro,<br />

tra i ragazzi di età compresa tra i 15 e i 29 anni,<br />

è dovuto al consumo di alcol, per un totale di 55<br />

mila morti l’anno a causa di incidenti stradali, avvelenamento,<br />

<strong>sui</strong>cidio indotto dal bisogno di liberarsi<br />

dall’alcolismo, omicidi legati allo stesso fenomeno<br />

1 .<br />

Secondo un’analisi dei dati di diversi studi<br />

epidemiologici recentemente condotta dalla rivista<br />

francese Prescrire 2 , un consumo moderato<br />

di alcol, nell’ordine di un bicchiere al giorno, è<br />

però associato ad un minore rischio cardiovascolare,<br />

soprattutto coronarico. Non si esclude,<br />

tuttavia, che determinati fattori che influenzano<br />

talvolta la morbilità e il consumo di alcol<br />

contribuiscano all’effetto osservato. Inoltre, il livello<br />

di evidenza di questo effetto è inferiore<br />

nelle donne rispetto agli uomini, e gli esiti riscontrati<br />

non possono essere associati agli adulti<br />

giovani. Infatti, nella maggior parte degli studi<br />

a favore di un effetto protettore dell’alcol in<br />

dosi moderate, i soggetti studiati avevano un’età<br />

superiore ai 50 anni.<br />

Vediamo ora nel dettaglio gli studi presi in esame<br />

dalla rivista francese.<br />

A piccole dosi, un rischio coronarico inferiore<br />

In diversi paesi sono stati condotti studi prospettici<br />

per valutare il rischio cardiovascolare associato<br />

all’uso di alcol.<br />

In Francia, sono state analizzate le conseguenze<br />

del consumo di vino e birra sulla salute di<br />

36.250 uomini tra i 40 e i 60 anni dal 1978 al<br />

1983, con un follow up di 12-18 anni 3 .


270<br />

Bif XIV N. 6 <strong>2007</strong><br />

Un consumo medio di vino, da 2 a 5 bicchieri<br />

standard*, al giorno è stato associato ad un rischio<br />

minore di mortalità globale (33% inferiore;<br />

p


ollettino d’informazione <strong>sui</strong> farmaci<br />

sembra diminuire allorché ci si allontana dall’area<br />

del Mediterraneo. Questa osservazione potrebbe<br />

trovare spiegazione nelle abitudini del consumo di<br />

alcol dei diversi paesi europei: quotidiano nei paesi<br />

mediterranei, intermittente (e soprattutto durante<br />

il weekend) nei paesi anglosassoni.<br />

La correlazione con le patologie<br />

cardiovascolari<br />

Meno mortalità post-infarto<br />

Secondo uno studio prospettico condotto su<br />

Box<br />

GLI EFFETTI NEGATIVI DELL’ALCOL<br />

<br />

Agenzia Italiana del Farmaco<br />

271<br />

Bif XIV N. 6 <strong>2007</strong><br />

1913 uomini e donne, un consumo moderato di<br />

alcol (meno di 10 “bicchieri standard” a settimana)<br />

durante l’anno che ha preceduto un infarto<br />

del miocardio è stato associato ad una diminuzione<br />

della mortalità nei 4 anni successivi all’infarto,<br />

tenendo conto anche di altri fattori di rischio<br />

11 . Questa associazione è stata rilevata in entrambi<br />

i sessi e per tutti i tipi di alcol.<br />

In 5358 uomini con storia di infarto del miocardio,<br />

uno studio prospettico della durata di 5<br />

anni ha messo in evidenza un tasso di mortalità inferiore<br />

(e statisticamente significativo) tra coloro<br />

che consumavano scarse quantità di bevande al-<br />

Il consumo regolare e eccessivo di alcol comporta un rischio di dipendenza, che è spesso accompagnato da degrado psicosociale e<br />

problemi comportamentali.<br />

Certi organi vengono danneggiati in caso di un elevato consumo di alcolici. Gli organi principalmente colpiti sono il fegato, il sistema<br />

nervoso, le vie aerodigestive superiori e il pancreas.<br />

Fegato. L’evoluzione della tossicità dell’alcol sul fegato passa per tre stadi: steatosi, epatite alcolica, cirrosi. La cirrosi viene solitamente<br />

diagnosticata tra i 50 e i 60 anni. La durata media di intossicazione prima della diagnosi di cirrosi è stimata tra i 20 e 25 anni. La soglia<br />

del consumo di alcol al di là della quale il rischio di cirrosi è moltiplicato da 3 a 4 volte sembra essere di circa 30 g/die per le donne e<br />

50 g/die per gli uomini. Il 40-80% dei pazienti colpiti da cirrosi alcolica decede in 5 anni circa.<br />

Sistema nervoso. Il consumo di alcol comporta disturbi cognitivi: più del 50% dei consumatori dipendenti dall’alcol presenta problemi<br />

di memoria e danni alle capacità di elaborazione. Ansia, insonnia e depressione sono anch’esse talvolta legate all’alcol. In casi<br />

estremi, l’alcol causa encefalopatia di Wernicke, alterazioni della coscienza, segni oculari e problemi di equilibrio. Se trascurata, questa<br />

sindrome può evolversi in una sindrome di Korsakoff. L’alcol può essere anche causa di lesioni neurologiche periferiche: in Europa<br />

è la seconda causa di polineuropatia dopo il diabete.<br />

Tumori aerodigestivi. L’alcol è connesso ad un aumento dei casi di tumore delle vie aerodigestive superiori (bocca, faringe, laringe,<br />

esofago), così come di cancro al fegato. L’associazione al tabacco aumenta le possibilità di cancro delle vie aerodigestive superiori:<br />

il rischio di tumore alla bocca e alla faringe è moltiplicato per 2 in caso di consumo cronico quotidiano superiore a 45 g di alcol; è<br />

moltiplicato per 15 quando questo consumo è associato a più di 40 sigarette al giorno.<br />

Ipertensione arteriosa. Oltre i due bicchieri standard al giorno, la pressione arteriosa aumenta sia nell’uomo sia nella donna. Negli<br />

uomini, la frequenza di ipertensione arteriosa è più elevata con un consumo da 3 a 5 bicchieri standard al giorno 12,13 . Diversi studi sostengono<br />

l’aumento del rischio di eventi vascolari cerebrali, soprattutto emorragici, con consumi di alcol elevati.<br />

Rischio congenito. La concentrazione di alcol etilico nel liquido amniotico comporta per il feto dei valori analoghi a quelli materni. Gli<br />

effetti teratogeni dell’alcol espongono ad una sindrome di alcolismo fetale in caso di consumo da parte della madre. L’alcol risulta aumentare<br />

il rischio di confusione mentale o neurologica nel bambino a partire da un consumo di 2 bicchieri standard al giorno. Dati sperimentali<br />

dimostrano che i picchi di alcolemia comportano danni maggiori rispetto alla stessa dose ingerita in giorni diversi.<br />

Mortalità nei giovani. Uno studio prospettico svedese, condotto in 49.618 uomini di età compresa tra i 17 e i 20 anni all’entrata nello<br />

studio e seguiti per 25 anni, ha mostrato un aumento del rischio di decesso del 14% con un consumo di alcol 15 g/die rispetto alla<br />

totale assenza di consumo, e tenendo conto anche di altri fattori di rischio 14 .<br />

Alcol e farmaci. L’alcol etilico è responsabile di numerose interazioni con farmaci. Può aumentare l’effetto sedativo di farmaci come<br />

le benzodiazepine, gli antistaminici, alcuni antidepressivi triciclici, i neurolettici e certi antalgici. Il metabolismo di alcuni farmaci è accelerato<br />

con un consumo elevato e regolare di alcol. In un forte consumatore di alcol, questo può diminuire la durata dell’effetto antalgico<br />

del paracetamolo e aumentarne il rischio tossico. La cinetica dell’assorbimento dell’alcol è modificata con l’impiego di numerosi<br />

farmaci.<br />

Dipendenza dall’alcol. L’uso di alcolici espone al rischio di aumento del consumo e di dipendenza dall’alcol. Lo studio di un campione<br />

di 32.333 adulti, rappresentativi della popolazione inglese, mostra un’associazione tra il consumo medio di alcol della popolazione<br />

e la prevalenza di consumi dovuti a determinati problemi. Questa associazione si traduce in un aumento del rischio di dipendenza<br />

dall’alcol in caso di incentivazione generale al consumo di alcolici 15 .


272<br />

Bif XIV N. 6 <strong>2007</strong><br />

coliche (da 2 a 6 bicchieri alla settimana) rispetto<br />

a coloro che non bevevano (se non raramente) alcolici.<br />

La mortalità è stata del 21% nel gruppo che<br />

non consumava (o consumava raramente) alcol.<br />

Per un consumo da 2 a 6 bicchieri alla settimana,<br />

il rischio di decesso per tutte le cause è stato inferiore<br />

al 28% 16 .<br />

Meno insufficienza cardiaca nei soggetti anziani<br />

Uno studio prospettico ha seguito per circa 14<br />

anni 2235 persone anziane (età media iniziale di<br />

74 anni) indenni da insufficienza cardiaca all’ingresso<br />

nello studio e che non bevevano più di 5<br />

bicchieri standard al giorno 17 . I risultati di questo<br />

studio sono stati a favore di un rischio inferiore di<br />

insufficienza cardiaca nei pazienti con un consumo<br />

moderato di alcol (da 1 a 1,5 bicchieri standard<br />

di alcol), rispetto a coloro che non ne consumavano.<br />

Una recente analisi della coorte americana<br />

di Framingham ha rilevato risultati simili,<br />

negli uomini seguiti per 16-23 anni 18 .<br />

Meno eventi ischemici cerebrali e meno<br />

morti improvvise<br />

Diversi studi prospettici hanno analizzato il legame<br />

tra il consumo di alcol e il rischio di evento<br />

ischemico cerebrale 19-22 . L’insieme dei risultati è a favore<br />

di un minore rischio di evento ischemico cerebrale<br />

con un consumo moderato di alcol (in media<br />

1-2 bicchieri standard al giorno), e di un rischio di<br />

evento cerebrovascolare maggiore con dei consumi<br />

superiori ai 5 bicchieri standard al giorno.<br />

Uno studio prospettico condotto in Scozia ha<br />

mostrato un rischio di mortalità per eventi cerebrovascolari<br />

maggiore negli uomini che bevevano<br />

almeno 5 bicchieri standard di alcol al<br />

giorno (12 g per bicchiere) 21 .<br />

Secondo uno studio caso-controllo australiano,<br />

al di sopra di un consumo di 60 g di alcol al giorno<br />

il rischio di emorragia intracerebrale aumenta 23 .<br />

Uno studio prospettico svedese condotto in<br />

49.618 uomini giovani (di età compresa tra i 17 e i<br />

20 anni all’entrata nello studio) seguiti per un periodo<br />

di 25 anni e l’analisi dei dati della coorte<br />

americana dello studio Framingham non hanno<br />

messo in evidenza un’associazione statisticamente<br />

significativa tra consumo moderato di<br />

alcol e rischio di evento vascolare cerebrale, salvo<br />

nella fascia di età dai 60 ai 69 anni 24,25 .<br />

In uno studio prospettico americano (21.537<br />

medici di sesso maschile seguiti per 12 anni), il rischio<br />

di morte improvvisa dovuto al consumo di<br />

alcol può essere tradotto con una curva a “U”, con<br />

un rischio minimo per un consumo da 2 a 6 bicchieri<br />

la settimana (con valore più basso, in maniera<br />

statisticamente significativa, del rischio di<br />

morte improvvisa di coloro che non avevano mai<br />

consumato, se non raramente, alcol) 26 .<br />

Lo studio prospettico dei medici americani ha<br />

mostrato un rischio minore di arterite degli arti inferiori<br />

negli uomini che consumavano alcol rispetto<br />

a coloro che non ne consumavano 27 .<br />

Anche nei diabetici<br />

Parecchi studi prospettici hanno rilevato gli stessi<br />

risultati sia nei diabetici che nei non-diabetici, con<br />

un’incidenza di coronopatia più bassa nei diabetici<br />

che consumavano alcol in modo moderato rispetto<br />

a coloro che non ne consumavano affatto 28-31 .<br />

Le fonti di bias<br />

Molti di questi studi epidemiologici sono di<br />

buona qualità metodologica. Tuttavia, alcuni<br />

studi incorrono nel rischio di bias: il gruppo di persone<br />

con un consumo di alcol moderato differisce<br />

dal gruppo che non consuma affatto alcol per numerosi<br />

altri fattori, che possono essi stessi contribuire<br />

a delle differenze nella mortalità e nella morbilità.<br />

Conclusioni<br />

<br />

Agenzia Italiana del Farmaco<br />

roastbif<br />

Sulla base dei numerosi studi epidemiologici<br />

condotti, un moderato consumo di alcol, per un<br />

periodo di circa 10-15 anni, sembra associato ad<br />

un inferiore rischio cardiovascolare, soprattutto<br />

coronarico. Un numero più ridotto di studi mostra<br />

anche una correlazione favorevole sulla mortalità<br />

totale. L’impossibilità di tener conto di tutti i fattori<br />

che possono influenzare la correlazione tra rischio<br />

cardiovascolare e consumo di bevande alcoliche<br />

non consente di constatare un legame di causalità.<br />

Le persone arruolate in questi studi sono,<br />

data l’età, i sopravvissuti a importanti cause di<br />

morbi-mortalità legate all’alcol. La durata del<br />

follow-up non esclude effetti negativi a più lungo<br />

termine.<br />

Non sembra esservi una diretta correlazione tra<br />

il moderato consumo di alcol e particolari effetti<br />

dannosi in soggetti sani di età superiore a 50 anni.<br />

Tuttavia, il rischio di sviluppare dipendenza all’alcol<br />

non è facile da determinare.<br />

In pratica, non è consigliabile raccomandare<br />

un consumo moderato di alcol all’intera popo


ollettino d’informazione <strong>sui</strong> farmaci<br />

lazione adulta, in particolare ai giovani o a persone<br />

con storia di malattia epatica o di dipendenza<br />

dall’alcol. Questi dati possono però aiutare<br />

a dare consigli ad altre categorie di pazienti<br />

32-34 . Gli adulti con più di 50 anni possono<br />

essere rassicurati che un consumo moderato di<br />

alcol, nell’ordine di un bicchiere standard al<br />

giorno, sembra essere senza pericolo, forse perfino<br />

benefico per la salute.<br />

Bibliografia<br />

1. http://www.ipocm.ministerosalute.it/dettaglio/phPrimo<br />

Piano.jsp?id=159&area=ministero&colore=2 (Ultimo<br />

accesso verificato il 28 gennaio 2008).<br />

2. L’alcol éthylique. Connaître les risques, mais aussi les<br />

bénéfices. Rev Prescr 2002; 233: 769-75.<br />

3. Renaud SC, Gueguen R, Siest G, Salamon R. Wine, beer,<br />

and mortality in middle-aged men from eastern France.<br />

Arch Intern Med 1999; 159: 1865-70.<br />

4. Doll R, Peto R, Hall E, Wheatley K, Gray R. Mortality in<br />

relation to consumption of alcohol: 13 years' observations<br />

on male British doctors. BMJ 1994; 309: 911-8.<br />

5. Grønbæk M, Becker U, Johansen D, et al. Type of alcohol<br />

consumed and mortality from all causes, coronary heart<br />

disease, and cancer. Ann Intern Med 2000; 133: 411-9.<br />

6. Thun MJ, Peto R, Lopez AD, et al. Alcohol consumption<br />

and mortality among middle-aged and elderly U.S.<br />

adults. N Engl J Med 1997; 33: 1705-14.<br />

7. Klatsky AL, Armstrong MA, Friedman GD. Alcohol and<br />

mortality. Ann Intern Med 1992; 117: 646-54.<br />

8. Gaziano JM, Gaziano TA, Glynn RJ, et al. Light-to-moderate<br />

alcohol consumption and mortality in the Physicians'<br />

Health Study enrolment cohort. J Am Coll Cardiol 2000;<br />

35: 96-105.<br />

9. Liao Y, McGee DL, Cao G, Cooper RS. Alcohol intake and<br />

mortality: findings from the National Health Interview<br />

Surveys (1988 and 1990). Am J Epidemiol 2000; 151: 651-9.<br />

10. Corrao G, Rubbiati L, Bagnardi V, Zambon A, Poikolainen<br />

K. Alcohol and coronary heart disease: a meta-analysis.<br />

Addiction 2000; 95: 1505-23.<br />

11. Mukamal KJ, Maclure M, Muller JE, Sherwood JB,<br />

Mittleman MA. Prior alcohol consumption and mortality<br />

following acute myocardial infarction. JAMA 2001; 285:<br />

1965-70.<br />

12. Goldberg IJ, Mosca L, Piano MR, Fisher EA. Wine and your<br />

heart: a science advisory for healthcare professionals from<br />

the Nutrition Committee, Council on Epidemiology and<br />

Prevention, and Council on Cardiovascular Nursing of the<br />

American Heart Association. Circulation 2001; 103: 472-5.<br />

13. Marques-Vidal P, Montaye M, Haas B, et al. Relationships<br />

between alcoholic beverages and cardiovascular risk factor<br />

levels in middle-aged men, the PRIME Study.<br />

Prospective Epidemiological Study of Myocardial<br />

Infarction Study. Atherosclerosis 2001; 157: 431-40.<br />

14. Romelsjo A, Leifman A. Association between alcohol consumption<br />

and mortality, myocardial infarction, and stroke<br />

in 25 year follow up of 49 618 young Swedish men. BMJ<br />

1999; 319: 821-2.<br />

15. Colhoun H, Ben-Shlomo Y, Dong W, Bost L, Marmot M.<br />

Ecological analysis of collectivity of alcohol consumption<br />

<br />

Agenzia Italiana del Farmaco<br />

273<br />

Bif XIV N. 6 <strong>2007</strong><br />

in England: importance of average drinker. BMJ 1997;<br />

314: 1164-8.<br />

16. Muntwyler J, Hennekens CH, Buring JE, Gaziano JM.<br />

Mortality and light to moderate alcohol consumption<br />

after myocardial infarction. Lancet 1998; 352: 1882-5.<br />

17. Abramson JL, Williams SA, Krumholz HM, Vaccarino V.<br />

Moderate alcohol consumption and risk of heart failure<br />

among older persons. JAMA 2001; 285: 1971-7.<br />

18. Walsh CR, Larson MG, Evans JC, et al. Alcohol consumption<br />

and risk for congestive heart failure in the<br />

Framingham Heart Study. Ann Intern Med 2002; 136:<br />

181-91.<br />

19. Truelsen T, Gronbaek M, Schnohr P, Boysen G. Intake of<br />

beer, wine, and spirits and risk of stroke: the copenhagen<br />

city heart study. Stroke 1998; 29: 2467-72.<br />

20. Berger K, Ajani UA, Kase CS. Light-to-moderate alcohol<br />

consumption and risk of stroke among U.S. male physicians.<br />

N Engl J Med 1999; 341: 1557-64.<br />

21 Hart CL, Smith GD, Hole DJ, Hawthorne VM. Alcohol consumption<br />

and mortality from all causes, coronary heart<br />

disease, and stroke: results from a prospective cohort<br />

study of scottish men with 21 years of follow up. BMJ<br />

1999; 318: 1725-9.<br />

22. Sacco RL, Elkind M, Boden-Albala B, et al. The protective<br />

effect of moderate alcohol consumption on ischemic<br />

stroke. JAMA 1999; 281: 53-60.<br />

23. Thrift AG, Donnan GA, McNeil JJ. Heavy drinking, but not<br />

moderate or intermediate drinking, increases the risk of<br />

intracerebral hemorrhage. Epidemiology 1999; 10: 307-12.<br />

24. Romelsjo A, Leifman A. Association between alcohol consumption<br />

and mortality, myocardial infarction, and stroke<br />

in 25 year follow up of 49 618 young Swedish men. BMJ<br />

1999; 319: 821-2.<br />

25. Djousse L, Ellison RC, Beiser A, Scaramucci A, D'Agostino<br />

RB, Wolf PA. Alcohol consumption and risk of ischemic<br />

stroke: the Framingham Study. Stroke 2002; 33: 907-12.<br />

26. Albert CM, Manson JE, Cook NR, et al. Moderate alcohol<br />

consumption and the risk of sudden cardiac death among<br />

us male physicians. Circulation 1999; 100: 944-50.<br />

27. Camargo CA, Stampfer MJ, Glynn RJ, et al. Prospective<br />

study of moderate alcohol consumption and risk of<br />

peripheral arterial disease in us male physicians.<br />

Circulation 1997; 95: 577-80.<br />

28. Valmadrid CT, Klein R, Moss SE, Klein BEK, Cruickshanks<br />

KJ. Alcohol intake and the risk of coronary heart disease<br />

mortality in persons with older-onset diabetes mellitus.<br />

JAMA 1999; 282: 239-46.<br />

29. Ajani UA, Gaziano JM, Lotufo PA. Alcohol consumption<br />

and risk of coronary heart disease by diabetes status.<br />

Circulation 2000; 102: 500-5.<br />

30. Solomon CG, Hu FB, Stampfer MJ. Moderate alcohol consumption<br />

and risk of coronary heart disease among<br />

women with type 2 diabetes mellitus. Circulation 2000;<br />

102: 494-9.<br />

31. Tanasescu M, Hu FB, Willett WC, Stampfer MJ, Rimm EB.<br />

Alcohol consumption and risk of coronary heart disease<br />

among men with type 2 diabetes mellitus. J Am Coll<br />

Cardiol 2001; 38: 1836-42.<br />

32. Klatsky AL. Should patients with heart disease drink<br />

alcohol? JAMA 2001; 285: 2004-6.<br />

33. Bovet P, Paccaud F. Commentary: alcohol, coronary heart<br />

disease and public health: which evidence-based policy?<br />

Int J Epidemiol 2001; 30: 734-7.<br />

34. Klatsky, AL. Commentary: could abstinence from alcohol<br />

be hazardous to your health? Int J Epidemiol 2001; 30:<br />

739-42.


274<br />

Bif XIV N. 6 <strong>2007</strong><br />

Inviare a:<br />

FAX N: 02.24860139<br />

oppure<br />

E-MAIL: poligrafico@eu.dendrite.com<br />

SCHEDA VARIAZIONE DATI ANAGRAFICI<br />

COGNOME ……………………………………………………………………………….. NOME …………………………………………………<br />

COD. FISCALE cccccccccccccccc<br />

DOVE ESERCITA LA SUA ATTIVITÀ:<br />

*DENOMINAZIONE STRUTTURA 1 ……………………………………………………………………………………………………………………..….<br />

*DENOMINAZIONE REPARTO 2 ……………………………………………………………………………………………………………………………<br />

INDIRIZZO................................................................................................................................... N. CIVICO………………………………..<br />

CAP ccccc LOCALITÀ ...................................................................................................................................PROV. cc<br />

*TEL……………………………………… *FAX……………………………………… *E-MAIL…………………………………………………………..<br />

DOVE DESIDERA RICEVERE LE NOSTRE COMUNICAZIONI SCRITTE (compilare se indirizzo diverso dal precedente):<br />

INDIRIZZO................................................................................................................................... N. CIVICO………………………………..<br />

CAP ccccc LOCALITÀ ...................................................................................................................................PROV. cc<br />

*TEL……………………………………… *FAX……………………………………… *E-MAIL…………………………………………………………..<br />

Legenda: 1 studio medico, ospedale, poliambulatorio, ecc.; 2 reparto di geriatria, di chirurgia, ecc.<br />

Attività esercitata:<br />

c Medico c <strong>Farmaci</strong>sta ospedaliero<br />

c <strong>Farmaci</strong>sta privato (titolare) c <strong>Farmaci</strong>sta privato (collaboratore)<br />

Attività professionale prevalente (Medico di Medicina Generale, Pediatra di Libera Scelta, Medico Ospedaliero o altro):<br />

c MMG c PdLS c Med. Osp. c Altro:……….....................................<br />

*Specializzazione accademica in:<br />

SCHEDA VARIAZIONE DATI ANAGRAFICI<br />

………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………….<br />

………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………….<br />

Luogo e data …………………………………...... Firma……………………………………………………………..<br />

*Campi facoltativi<br />

Informativa ai sensi del D.LGS 196/2003 (Codice sulla Privacy)<br />

Per favore legga con attenzione la seguente informativa<br />

I dati acquisiti attraverso la presente scheda saranno trattati da Dendrite Italia SrL, con sede in Sesto San Giovanni – MI, Piazza Indro Montanelli 20, nella sua qualità di Titolare del trattamento,<br />

esclusivamente per le finalità connesse alla consegna del <strong>Bollettino</strong> d’informazione <strong>sui</strong> farmaci, commissionata dall’AIFA – Agenzia Italiana del Farmaco - Ministero della Salute, e con modalità anche<br />

automatizzate che ne garantiscono in ogni caso la riservatezza.<br />

Ai sensi dell'art. 7 del D.LGS 196/2003 Lei potrà in ogni momento chiedere la conferma dell’esistenza di dati personali; consultare i dati stessi; avere conoscenza dell’origine dei dati nonché della<br />

logica e delle finalità del trattamento; ottenere l’individuazione delle categorie di soggetti a cui i dati possono essere comunicati; ottenere la cancellazione, la trasformazione in forma anonima o il<br />

blocco dei dati trattati in violazione di legge, nonché l’aggiornamento, la rettifica o, avendo interesse, l’integrazione dei dati; opporsi, in tutto o in parte, per motivi legittimi, al trattamento; nonché<br />

opporsi a che tali dati vengano utilizzati ai fini di informazioni commerciali, pubblicitarie o di marketing. Per esercitare i Suoi diritti o per ogni necessità, potrà contattare il Responsabile del trattamento<br />

all’indirizzo e-mail privacy@eu.dendrite.com o scrivendo all’Ufficio Privacy presso la sede di Dendrite Italia s.r.l..<br />

* * *<br />

Inviando il presente modulo Lei acconsente al trattamento dei Sui dati per le finalità e con le modalità di cui all’informativa sopra riportata.<br />

<br />

Agenzia Italiana del Farmaco


FARSI UN’IDEA<br />

L’informazione nella lotta al doping<br />

Il doping non è più un problema di<br />

salute sportiva ma di salute pubblica.<br />

Tale fenomeno infatti non è<br />

più circoscritto agli sportivi professionisti,<br />

ma coinvolge in misura sempre<br />

maggiore le categorie amatoriali<br />

e giovanili che sono le meno controllate<br />

e quindi le più esposte ai rischi<br />

di reazioni avverse.<br />

Ad oggi il principale strumento<br />

per prevenire o limitare la diffusione<br />

del fenomeno tra coloro che non<br />

praticano lo sport a livello professionistico<br />

è rappresentato da campagne<br />

di sensibilizzazione e informazione.<br />

Volendo fornire un’idea dell’attività<br />

di informazione e delle fonti oggi<br />

attualmente disponibili, per quanto<br />

riguarda l’aspetto normativo è possibile rintracciare<br />

dati ed elementi utili alla tematica <strong>sui</strong> siti del<br />

Ministero della Salute1 e del CONI2 .<br />

In particolare nella sezione antidoping del sito<br />

del Ministero è possibile reperire, oltre alla lista<br />

aggiornata delle sostanze vietate, anche tutte le<br />

informazioni di carattere regolatorio di interesse<br />

per operatori sportivi e sanitari (medici, farmacisti),<br />

aziende produttrici di medicinali e grossisti.<br />

“ Dai pochi dati<br />

a disposizione<br />

emerge che la<br />

maggior parte<br />

delle reazioni<br />

avverse rilevate<br />

(135) negli ultimi<br />

50 anni è legata<br />

all’esposizione<br />

a steroidi<br />

anabolizzanti ”<br />

<br />

Agenzia Italiana del Farmaco<br />

275<br />

Bif XIV N. 6 <strong>2007</strong><br />

In tale sezione sono pubblicate anche<br />

notizie relative a campagne informative<br />

e di comunicazione e ai bandi<br />

di programmi di ricerca su tematiche<br />

specifiche individuate come prioritarie<br />

dalla Commissione per la Vigilanza<br />

ed il Controllo sul Doping e per la<br />

Tutela della Salute (CVD).<br />

La modulistica necessaria per richiedere<br />

l’esenzione a fini terapeutici<br />

di farmaci vietati per doping è disponibile<br />

nel sito del CONI. Presso il<br />

CONI infatti è istituita una struttura<br />

medica (CEFT) preposta all’attuazione<br />

delle procedure inerenti la concessione<br />

delle esenzioni terapeutiche.<br />

Sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità,<br />

nella sezione dell’Osservatorio<br />

Fumo, Alcol e Droga (OssFAD) 3 , sono pubblicati<br />

quei dati rilevati attraverso il programma di monitoraggio<br />

Repoting System Doping Antidoping.<br />

In particolare nel Reporting System si trovano<br />

informazioni riguardanti: i controlli antidoping;<br />

i laboratori antidoping riconosciuti e autorizzati<br />

ad operare dall’Agenzia Mondiale Antidoping<br />

(WADA) 4 e l’iter procedurale dell’unico<br />

laboratorio italiano accreditato WADA; l’attività<br />

di contrasto al doping; il fenomeno della “medicalizzazione”<br />

(abuso di farmaci e prodotti salutistici<br />

il cui uso non è vietato per doping); il<br />

rischio di sclerosi laterale amiotrofica (SLA) nel<br />

calcio; gli eventi avversi correlati all’uso di sostanze<br />

(o al ricorso di pratiche mediche) vietate<br />

per doping.<br />

Ciò che emerge dalla trattazione degli eventi<br />

doping-correlati (compresi quelli dagli esiti fatali)<br />

è la carenza di dati epidemiologici, che non consente<br />

di definire le reali dimensioni del fenomeno.<br />

Nonostante ciò, diverse analisi portano a pensare<br />

che il fenomeno sia certamente sottostimato.<br />

Dai pochi dati a disposizione emerge che la<br />

maggior parte delle reazioni avverse rilevate (135)<br />

negli ultimi 50 anni è legatae all’esposizione a steroidi<br />

anabolizzanti (SSA) ed è soprattutto di natura<br />

psichiatrica (depressione) e cardiovascolare<br />

(infarto del miocardio). Gli SSA costituiscono la


276<br />

Bif XIV N. 6 <strong>2007</strong><br />

classe farmacologica correlata al maggior numero<br />

di casi di morte da agenti dopanti.<br />

Nell’ottica di un maggior sviluppo di programmi<br />

di monitoraggio del fenomeno del doping,<br />

al fine di incrementare le informazioni relative<br />

agli eventi avversi ad esso associati è stato<br />

recentemente attivato il sito del Sistema Informativo<br />

Eventi Doping Correlati 5 . La banca dati di<br />

tale sistema è alimentata dai dati trasmessi da soggetti<br />

e/o istituzioni coinvolte nella lotta al doping<br />

(ad es. medici dello sport, la CVD stessa, procura<br />

antidoping del Coni, procure della Repubblica<br />

presso i tribunali, Regioni, responsabili dei laboratori<br />

antidoping, ecc.).<br />

In tale sito sono inoltre riportate le schede di<br />

segnalazione e le modalità di adesione al progetto<br />

per la rilevazione e individuazione degli eventi<br />

avversi associati al doping.<br />

Nell’ambito della lotta al doping, soprattutto<br />

tra le categorie giovanili e amatoriali, è importante<br />

il ruolo delle varie componenti della società<br />

sportiva e del medico (nonché degli istituti scolastici),<br />

al fine di mettere in guardia l’atleta dai rischi<br />

associati al doping.<br />

Questo richiede un livello di educazione e professionalità<br />

degli operatori sportivi e sanitari sem-<br />

pre più alto che può essere perseguito attraverso una<br />

continua attività di informazione e formazione.<br />

Bibliografia<br />

<br />

Agenzia Italiana del Farmaco<br />

1. Ministero della Salute, sezione antidoping: www.ministero<br />

salute.it/antiDoping/antiDoping.jsp (ultimo accesso verificato<br />

il 14/01/08).<br />

2. Coni, sezione antidoping: www.coni.it/index.php?id=34<br />

(ultimo accesso verificato il 14/01/08).<br />

3. Istituto Superiore di Sanità, sezione Osservatorio fumo,<br />

alcol e droga: www.iss.it/ofad/index.php?lang=1 (ultimo<br />

accesso verificato il 14/01/08).<br />

4. World Anti-doping Agency: www.wada-ama.org/en/ (ultimo<br />

accesso verificato il 14/01/08).<br />

5. Società Italiana di Medicina Legale e delle Assicurazioni,<br />

sezione Reporting System Doping-Antidoping: www.sim<br />

laweb.com/main/index.php?parent=614&node=620<br />

(ultimo accesso verificato il 14/01/08).<br />

Ulteriori approfondimenti<br />

FARSI UN’IDEA<br />

• Doping: soluzione o inganno chimico? <strong>Bollettino</strong><br />

d’Informazione <strong>sui</strong> farmaci 2006, 4: 154-60.<br />

• www.olympic.org/uk/index_uk.asp (ultimo accesso verificato<br />

il 14/01/08).<br />

• www.coe.int/defaultIT.asp (ultimo accesso verificato il<br />

14/01/08).<br />

bif-iller “Tutto quello che si conosce”<br />

[...] L’interno della casa, illuminato da due finestre aperte sul mare grande, era arredato col preziosismo<br />

vizioso di uno scapolo incallito. Tutto lo spazio era occupato da una fragranza di balsami che induceva<br />

a credere nell’efficacia della medicina. C’erano una scrivania in ordine e una cristalliera piena di boccette<br />

di porcellana con etichette in latino. Relegata in un angolo c’era l’arpa medicinale coperta di una polvere<br />

dorata. Ma si notavano soprattutto i libri, molti in latino, con coste istoriate. Ce n’erano in scaffali a<br />

vetri e senza, o messi per terra in ordine, e il medico camminava attraverso le strettoie di carta con la facilità<br />

di un rinoceronte fra le rose. Il marchese era esterrefatto per la loro quantità.<br />

“Tutto quello che si conosce deve trovarsi in questa stanza” disse.<br />

“I libri non servono a nulla” disse Abrenuncio di buonumore. “Ho trascorso la vita a curare le malattie che<br />

causano gli altri medici con i loro farmaci”.<br />

Da: Gabriel Garcia Marquez. Dell’amore e di altri demoni. Milano: Mondatori, 1994.


FARMACOUTILIZZAZIONE<br />

L’uso dei farmaci in Italia nel periodo<br />

gennaio-settembre <strong>2007</strong><br />

Nel mese di dicembre <strong>2007</strong> è stato presentato<br />

il Rapporto dell’Osservatorio Nazionale sull’Impiego<br />

dei Medicinali (OsMed) relativo al consumo<br />

dei farmaci in Italia nel periodo gennaiosettembre<br />

<strong>2007</strong>.<br />

La versione completa della pubblicazione è disponibile<br />

sul sito web www.agenziafarmaco.it,<br />

mentre di seguito viene riportata una sintesi dei<br />

risultati più rilevanti.<br />

Analisi della prescrizione farmaceutica<br />

Nei primi 9 mesi del <strong>2007</strong> la spesa pubblica<br />

lorda di classe A-SSN è diminuita del 7,7% rispetto<br />

allo stesso periodo del 2006 (tabella I e figura 1),<br />

questo in ragione dei diversi provvedimenti di<br />

contenimento della spesa farmaceutica entro i<br />

limiti fissati dalla legge, attuati a livello nazionale<br />

e regionale. Le dosi prescritte sono state circa 880<br />

ogni mille abitanti con un aumento del 2,6%.<br />

Analizzando i fattori che influenzano l’andamento<br />

<br />

Agenzia Italiana del Farmaco<br />

277<br />

Bif XIV N. 6 <strong>2007</strong><br />

della spesa farmaceutica pubblica si nota come, ad<br />

eccezione delle quantità, tutti gli altri indici fanno<br />

rilevare una diminuzione: -8,0% i prezzi, -2,6%<br />

l’effetto mix e -10,5% il costo medio per giornata<br />

di terapia (figura 2). Tali andamenti risentono del<br />

massiccio ricorso da parte delle Regioni della distribuzione<br />

diretta e di quella per conto per i<br />

farmaci ad alto costo, della scadenza del brevetto<br />

di alcune importanti molecole e dell’introduzione<br />

del prezzo di riferimento per gli inibitori di pompa<br />

in alcune realtà regionali. Nel corso dell’anno <strong>2007</strong><br />

è stata data applicazione alla normativa della<br />

Legge Finanziaria <strong>2007</strong>, che aveva previsto la possibilità,<br />

per le aziende farmaceutiche, di chiedere<br />

all’AIFA, in alternativa alla riduzione di prezzo del<br />

5% la possibilità di un versamento in contanti alle<br />

Regioni (pay back) del relativo valore economico.<br />

Il pay back è stato accolto da circa il 46,8% delle<br />

aziende interessate, per un valore economico pari<br />

a circa 251 milioni di euro. La spesa a carico dei<br />

cittadini aumenta del 4,3% a causa di una consistente<br />

crescita della spesa privata per farmaci di<br />

classe A (+28% rispetto al 2006). Tutte le Regioni<br />

hanno registrato una diminuzione della spesa<br />

pubblica di classe A-SSN, con una variabilità che<br />

Milioni di euro<br />

Figura 1 – Spesa farmaceutica territoriale in Italia nel<br />

periodo 1985-<strong>2007</strong>.<br />

16.000<br />

14.000<br />

12.000<br />

10.000<br />

8000<br />

6000<br />

4000<br />

2000<br />

1985<br />

1986<br />

1987<br />

1988<br />

1989<br />

1990<br />

1991<br />

1992<br />

1993<br />

1994<br />

1995<br />

1996<br />

0<br />

Spesa lorda pubblica Spesa privata<br />

1997<br />

1998<br />

1999<br />

2000<br />

2001<br />

2002<br />

2003<br />

2004<br />

2005<br />

2006<br />

<strong>2007</strong>*<br />

*Stimato sulla base dell’andamento dei primi 9 mesi.<br />

Fonte: elaborazione OsMed su dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze e<br />

IMS Health.


278<br />

Bif XIV N. 6 <strong>2007</strong><br />

Spesa lorda 2002 2003 2004 2005 2006 <strong>2007</strong> ∆% ∆% ∆% ∆% ∆%<br />

(milioni) (milioni) (milioni) (milioni) (milioni) (milioni) 03/02 04/03 05/04 06/05 07/06<br />

1 Classe A-SSN* 9514 9183 10116 9932 10267 9469 -3,5 10,2 -1,8 3,3 -7,7<br />

2 Classe A privato** 423 582 497 694 497 636 37,5 -14,5 40,5 -28,4 28,0<br />

1+2 Totale 9937 9765 10613 10626 10759 10105 -1,7 8,7 0,1 1,3 -6,1<br />

Quota a carico SSN (%) 96 94 95 93 95 94<br />

FARMACOUTILIZZAZIONE<br />

Tabella I – Spesa farmaceutica territoriale e volume di consumi: confronto fra i primi 9 mesi del periodo 2002-<strong>2007</strong>.<br />

3 Classe C con ricetta 1983 2288 2255 2331 2273 2300 15,4 -1,5 3,4 -2,5 1,2<br />

4 Automedicazione (SOP e OTC) 1392 1531 1536 1583 1570 1591 10,0 0,4 3,0 -0,8 1,3<br />

2+3+4 Totale spesa privata 3797 4401 4288 4608 4341 4527 15,9 -2,6 7,6 -5,8 4,3<br />

1+2+3+4 Totale spesa farmaceutica 13.311 13.583 14.403 14.540 14.603 13.996 2,0 6,0 1,0 0,4 -4,2<br />

Confezioni 2002 2003 2004 2005 2006 <strong>2007</strong> ∆% ∆% ∆% ∆% ∆%<br />

(milioni) (milioni) (milioni) (milioni) (milioni) (milioni) 03/02 04/03 05/04 06/05 07/06<br />

1 Classe A-SSN* 652 629 666 668 712 725 -3,5 6,0 0,2 6,5 1,9<br />

2 Classe A privato** 55 68 67 99 84 98 25,5 -2,5 48,1 -14,5 15,8<br />

1+2 Totale 706 697 733 767 796 822 -1,2 5,1 4,6 3,8 3,3<br />

3 Classe C con ricetta 210 238 224 235 223 222 13,2 -6,0 4,9 -5,1 -0,1<br />

4 Automedicazione (SOP e OTC) 223 234 225 228 231 233 5,1 -3,7 1,1 1,4 1,1<br />

*Nell’anno 2002 in questa voce sono stati ricompresi i farmaci di classe A e B.<br />

**Il dato relativo alla spesa privata di farmaci rimborsabili dal SSN è ricavato per differenza tra la spesa totale (stimata da IMS) e la spesa di classe SSN (ottenuta dai dati OsMed)<br />

Fonte: elaborazione OsMed su dati IMS Health (per i dati di spesa privata).<br />

Figura 2 – Andamento dei fattori che influenzano la<br />

spesa farmaceutica pubblica.<br />

Variazione % primi 9 mesi<br />

<strong>2007</strong>-2006<br />

4<br />

2<br />

0<br />

-2<br />

-4<br />

-6<br />

-8<br />

-10<br />

-12<br />

-7,7<br />

2,6<br />

Spesa<br />

Dosi<br />

-8<br />

-2,6<br />

Prezzi<br />

Mix<br />

Costo medio DDD<br />

-10,5<br />

<br />

Agenzia Italiana del Farmaco<br />

va dal -2,2% del Piemonte a -15,1% del Lazio. I<br />

livelli di esposizione tra le Regioni sono compresi<br />

tra le 675 DDD di Bolzano e le 1048 DDD del<br />

Lazio.<br />

I farmaci del sistema cardiovascolare continuano<br />

ad essere la categoria farmaceutica più<br />

prescritta, rappresentando il 37% della spesa ed<br />

il 49% delle dosi. Aumenti nella prescrizione si<br />

osservano per i farmaci gastrointestinali (+4,3%)<br />

e del sangue (+3,0%), mentre si evidenzia una<br />

importante diminuzione per gli antineoplastici<br />

ed immunomodulatori (-15,0%). Dal quadro<br />

complessivo dei principi attivi più prescritti, sia<br />

in termini di spesa sia di esposizione, si osserva<br />

che il ramipril è la sostanza a maggior prescrizione<br />

del <strong>2007</strong> (40 DDD/1000 abitanti die)<br />

seguita dall’acido acetilsalicilico (38,1 DDD),<br />

mentre l’atorvastatina si conferma la sostanza<br />

con la spesa più elevata. L’uso dei farmaci equivalenti<br />

è aumentato del 24,1% e rappresenta


ollettino d’informazione <strong>sui</strong> farmaci<br />

circa il 30% del consumo totale in termini di<br />

DDD (il 18,7% della spesa). La scadenza della copertura<br />

brevettuale relativa ad importanti molecole<br />

ha modificato in maniera significativa lo<br />

scenario dei farmaci equivalenti, fra queste ricordiamo<br />

la simvastatina e il doxazosin che risultano<br />

essere tra i principi attivi a maggior<br />

spesa. È importante sottolineare il consistente<br />

aumento nel consumo di lansoprazolo (da 6,7<br />

DDD nel 2006 a 16,8 DDD nel <strong>2007</strong>), e della<br />

metformina (+15,8% rispetto allo stesso periodo<br />

del 2006). La quota di farmaci unbranded è<br />

elevata sia per molecole il cui brevetto è scaduto<br />

da più tempo (ticlopidina) sia per quelle con<br />

scadenza più recente (lansoprazolo). I farmaci<br />

con nota AIFA registrano una diminuzione del<br />

12,5% della spesa e un aumento del 6,4% delle<br />

DDD. La prescrizione relativa a questi farmaci<br />

rappresenta circa un quinto delle dosi. Il peso<br />

maggiore, come atteso, è quello relativo ai<br />

farmaci per le dislipedemie (nota 13) e a quelli<br />

per la gastroprotezione (note 01 e 48).<br />

<br />

Agenzia Italiana del Farmaco<br />

bif-iller Un granellino<br />

di sabbia<br />

279<br />

Bif XIV N. 6 <strong>2007</strong><br />

[…] “Volevo solamente ricordarle che ho il<br />

diritto di disporre della mia vita. L'uomo può<br />

disporre della propria vita, no? Questo diritto,<br />

Lei me lo riconosce?” La (dott.ssa) Doncova<br />

guardava la cicatrice sinuosa e scolorita sul<br />

viso di Kostoglotov e taceva. Egli proseguì:<br />

“Lei parte subito da una premessa sbagliata:<br />

una volta che il paziente è entrato qui dentro,<br />

siete voi che pensate per lui. Pensano per lui<br />

le vostre istruzioni, i vostri conciliaboli, il programma,<br />

il piano e l'onore del vostro istituto<br />

ospedaliero. E anche qui, come al campo, io<br />

sono un granellino di sabbia, anche qui non<br />

c'è nulla che dipenda da me”.<br />

“Prima dell'operazione la clinica richiede il<br />

consenso scritto dei pazienti”, gli ricordò la<br />

Doncova.<br />

Da: A. Solzenicyn. Reparto C. Torino: Einaudi,<br />

1969.<br />

bif-iller Una dotta dissertazione<br />

Il dottore gli tastò il polso; quindi, […] propinò una lunga, dotta dissertazione in cui si parlava di ingorgo d’umori<br />

vischiosi, di oppilazione e di anemia cerebrale in seguito a trauma psichico, con conseguente obnubilamento<br />

dei sensi.<br />

“Smettetela con questi termini dotti! – l’interruppe l’ava, impaziente. – Noialtri siamo profani e non possiamo<br />

seguire le vostre teorie. Anzitutto vogliamo sapere: il suo stato è preoccupante?<br />

[…] Più volte durante la notte l’ava si fece portar notizie dell’infermo; e quando seppe dei suoi vaneggiamenti,<br />

ordinò di somministrargli quanto di meglio poteva offrire la farmacia del palazzo in fatto di<br />

pillole di cinabro e polveri magiche, energici rimedi per scacciare i demoni malvagi e per ripulire gli orifizi<br />

ostruiti del corpo, sgombrando la via agli spiriti buoni.<br />

Da: Ts’ao Hsüeh-Ch’in. Il sogno della camera rossa. Torino: Einaudi, 2006.


280<br />

Bif XIV N. 6 <strong>2007</strong><br />

La Guida all’uso dei farmaci 4 a edizione<br />

Agenzia Italiana del Farmaco ha recente-<br />

L’ mente aggiornato il volume Guida all’Uso dei<br />

<strong>Farmaci</strong> (GUF), per offrire a medici e farmacisti italiani<br />

la quarta edizione aggiornata della Guida. È,<br />

infatti, solo attraverso l’aggiornamento continuo e<br />

il confronto delle esperienze che è possibile offrire<br />

ai pazienti la certezza di ricevere cure appropriate,<br />

efficaci e sicure, basate sulle evidenze cliniche più<br />

accreditate. Un impegno di particolare rilievo al<br />

quale non si può rinunciare se si vogliono ottenere<br />

positive ricadute sul miglioramento della salute<br />

dei malati e sulla loro qualità di vita.<br />

Come le precedenti edizioni, la Guida nasce<br />

dalla traduzione e dall’adattamento alla realtà<br />

italiana del British National Formulary (BNF), prestigiosa<br />

pubblicazione realizzata in Gran Bretagna<br />

dalla collaborazione tra la British Medical Association<br />

e la Royal Pharmaceutical Society of Great<br />

Britain. La GUF n. 4 è tratta dal BNF n. 53.<br />

La Guida italiana si distingue anche questa<br />

volta per un’impostazione originale rispetto ai<br />

<br />

Agenzia Italiana del Farmaco<br />

ATTIVITÀ EDITORIALI DELL’AIFA<br />

formulari spesso presenti sulle scrivanie del<br />

medico e del farmacista, viene infatti ribaltato<br />

l’ordine classico con il nome commerciale del<br />

farmaco e il marchio dell’azienda produttrice in<br />

primo piano. La GUF parte dalle categorie terapeutiche<br />

e dai principi attivi fino ad arrivare ai<br />

prodotti e alle confezioni disponibili sul<br />

mercato.<br />

La Guida è organizzata in 15 capitoli, suddivisi<br />

in base al distretto anatomico o alla condizione<br />

clinica e fornisce le informazioni essenziali per<br />

una corretta prescrizione e una corretta dispensazione<br />

del farmaco (tipo di ricetta, nota CUF, indicazione<br />

di farmaco generico, interazioni tra<br />

farmaci, avvertenze in caso di insufficienza<br />

epatica o renale, allattamento, gravidanza).<br />

Un manuale, quindi, di facile consultazione,<br />

che, oltre a raccogliere le informazioni più rilevanti<br />

<strong>sui</strong> principi attivi presenti nei medicinali<br />

in commercio nel nostro Paese, fornisce anche un<br />

sintetico inquadramento delle malattie per cui<br />

sono indicati e preziose avvertenze per la prescrizione<br />

in categorie di pazienti a rischio di<br />

reazioni indesiderate come anziani, bambini, e<br />

malati affetti da patologie croniche che richiedono<br />

la somministrazione contemporanea di<br />

più farmaci.<br />

È importante sottolineare che il testo tradotto<br />

non impegna alcun aspetto regolatorio o normativo<br />

delle diverse specialità, ma tratta ogni argomento<br />

con completezza scientifica, proponendosi<br />

come strumento di rapida consultazione<br />

per il personale sanitario.<br />

Per questo motivo riteniamo che la Guida rappresenti<br />

un contributo utile per gli operatori del<br />

settore ai fini di un corretto uso dei medicinali.<br />

Oltre alla versione cartacea della GUF, è<br />

presente anche una versione elettronica sul sito<br />

www.guidausofarmaci.it


STRUMENTI DEL MESTIERE<br />

L’inglese medico:<br />

migliorare la capacità di parlare<br />

Con la puntata su come migliorare la capacità di parlare, si chiude la serie di strumenti del mestiere dedicata all’inglese<br />

medico. A presto con nuovi pratici consigli!<br />

Introduzione<br />

Come la scrittura, il parlare è un processo «produttivo».<br />

Implica la comunicazione di un<br />

messaggio orale ad uno o più interlocutori:<br />

PARLANTE (ASCOLTATORE)<br />

Messaggio<br />

ASCOLTATORE<br />

(PARLANTE)<br />

Nella comunicazione del messaggio orale, la<br />

lingua parlata svolge due funzioni principali. La<br />

prima funzione (chiamata «transazionale») è lo<br />

scambio di informazioni. Uno scambio transazionale<br />

tipico potrebbe essere il seguente:<br />

JOE « What time is it?»<br />

FRED « About 5 o’clock»<br />

In questo caso il parlante vuole avere un’informazione<br />

e il suo interlocutore gliela fornisce.<br />

La seconda funzione (chiamata «interazionale»)<br />

riguarda il mantenimento dei rapporti<br />

sociali. Un esempio di scambio interazionale potrebbe<br />

essere:<br />

<br />

Agenzia Italiana del Farmaco<br />

JOE « Morning, Fred. How are you today?»<br />

FRED «Joe, what are you doing here?»<br />

In questo caso il parlante non sta effettivamente<br />

chiedendo notizie sulla salute del suo<br />

amico ma sta semplicemente porgendo un saluto,<br />

come per dire «eccoci qua di nuovo». Questo è dimostrato<br />

dal fatto che il suo interlocutore ignora<br />

la domanda: «How are you today?» e risponde con<br />

un’altra domanda: «What are you doing here?».<br />

Non è però sufficiente per il medico essere consapevole<br />

di queste due funzioni. Si ha bisogno innanzitutto<br />

di impadronirsi dei tratti caratteristici<br />

e delle tecniche essenziali del parlare.<br />

Problemi e soluzioni nel parlare<br />

281<br />

Bif XIV N. 6 <strong>2007</strong><br />

Fondamentale per la capacità di parlare è la conoscenza<br />

dei significati delle parole e della grammatica<br />

della lingua parlata. Altrettanto importanti<br />

sono i tratti fonologici (pronuncia, accento, intonazione,<br />

pausa, tono) e paralinguistici (l’espressione<br />

del viso, il movimento delle labbra, la posizione del<br />

corpo, l’utilizzo della gestualità che accompagna le<br />

parole), nonché gli aspetti contestuali del discorso<br />

(il ruolo del parlante e dell’interlocutore ed il<br />

contesto fisico in cui si trovano). Il medico deve<br />

essere consapevole del tipo di discorso appropriato<br />

ad un particolare contesto (ad esempio se deve utilizzare<br />

un linguaggio formale o informale). Tale<br />

consapevolezza implica soprattutto una conoscenza<br />

della differenza tra il linguaggio parlato e il linguaggio<br />

scritto. L’inglese orale è caratterizzato da<br />

una notevole «sconnessione». Le trascrizioni della<br />

lingua parlata rivelano soprattutto una serie di false<br />

partenze, esitazioni, ripetizioni e ridondanze che<br />

non appaiono nella lingua scritta.<br />

Per dare un’idea della complessità della capacità<br />

di parlare, esaminiamo da vicino un<br />

contesto in cui essa si deve esercitare. Un caso particolarmente<br />

sentito nell’ambito medico è la pre-


282<br />

Bif XIV N. 6 <strong>2007</strong><br />

sentazione orale di una relazione ad un congresso<br />

o ad un seminario. La presentazione orale è una<br />

capacità comunicativa di notevole complessità<br />

che merita un’attenzione particolare.<br />

La presentazione orale<br />

La presentazione orale ha molteplici funzioni comunicative.<br />

Può essere utilizzata per presentare una<br />

tesi («Oggi vorrei sostenere che la fusione fredda è<br />

impossibile») o per descrivere un fenomeno particolarmente<br />

interessante («Oggi vorrei parlare della<br />

fusione fredda»). Anche se entrambi i tipi di presentazione<br />

avranno degli aspetti in comune, la<br />

prima, trattandosi di una tesi, è sostenuta da un filo<br />

logico mentre la seconda, trattandosi di una descrizione,<br />

da un argomento o una materia.<br />

Presentare una tesi o una lezione<br />

Nella presentazione di una tesi o di una lezione<br />

ci sono quattro stadi principali da seguire attentamente:<br />

• Introduzione<br />

È essenziale all’inizio della presentazione affermare<br />

quale sarà la vostra tesi/argomento e descrivere<br />

come si intende svilupparla durante la<br />

presentazione:<br />

TESI<br />

Si introduce subito la tesi<br />

• In this presentation/This morning, I will be<br />

arguing that the use of marijuana should be legalised<br />

• My argument today is that the use of marijuna<br />

should be legalised<br />

oppure si introduce prima l’argomento e successivamente<br />

la tesi<br />

• In this presentation/This morning, I will be discussing<br />

the drug market and arguing that the<br />

use of marijuana should be legalised<br />

• The subject of this talk is... and I will be arguing<br />

that...<br />

• My topic today is... and I will be arguing that...<br />

STRUMENTI DEL MESTIERE<br />

Nell’apprendimento della capacità di parlare esistono dei forti contrasti tra lo studente che preferisce parlare speditamente<br />

(fluency), facendo però degli errori lessicali e grammaticali, e chi sacrifica la fluency per una maggiore<br />

correttezza lessico-grammaticale (accuracy). Tra questi due diversi atteggiamenti l’uno non è più efficace dell’altro.<br />

Il medico deve tener presente che sia la fluency che l’accuracy sono cruciali per il miglioramento della capacità di<br />

parlare ed è quindi importante non trascurare l’una a discapito dell’altra.<br />

<br />

Agenzia Italiana del Farmaco<br />

• Today I’m going to talk about... and I will be<br />

arguing that...<br />

La tesi (e non l’argomento) deve essere messa<br />

particolarmente in risalto.<br />

LEZIONE<br />

Si introduce subito l’argomento<br />

• The subject of this talk/presentation is...<br />

• My topic today is...<br />

• Today I’m going to talk about…<br />

• What I’d like to do this morning is describe/discuss...<br />

• What I’m going to explain today is...<br />

L’argomento deve essere messo particolarmente<br />

in risalto.<br />

• Indicare il percorso<br />

Dopo aver presentato la tesi/argomento si dovrebbe<br />

indicare al pubblico I’ordine secondo il<br />

quale verrà sviluppata/o. Ciò attirerà l’attenzione<br />

del pubblico verso i punti che si vogliono mettere<br />

in risalto e si impedirà una eventuale deviazione<br />

dal percorso prestabilito. Alcune frasi utili:<br />

• I’ll be developing three main points. First(ly)...,<br />

Second(ly)..., Third(ly)..., (Lastly)...<br />

• My presentation will be in two parts. In the first<br />

part, I’ll discuss/deal with... In the second,...<br />

• I’m going to deal with three aspects of this<br />

subject...<br />

• First I shall deal with..., I shall then go on to<br />

say... Finally I shall look at...<br />

• Sviluppare la tesi<br />

Nel corso dello sviluppo della vostra tesi/lezione<br />

è estremamente importante segnalare al pubblico<br />

se e quando vi state spostando da una sezione<br />

del discorso ad un’altra e ricordare ciò che<br />

è stato già detto. Alcune utili frasi «marcatrici»:<br />

PER INDICARE LA FINE DI UNA SEZIONE<br />

• That’s all I have to say about...<br />

• That concludes my... examination/comparison/account/summary<br />

of...<br />

... report/commentary on...


ollettino d’informazione <strong>sui</strong> farmaci<br />

PER INDICARE L’INIZIO DI UNA SEZIONE<br />

NUOVA<br />

• The next aspect I’d like to consider is…<br />

• Moving on now to (my second point)…<br />

• Turning next to (my second point)…<br />

• I’d now like to turn to (my second point)…<br />

• That brings me to my next point…<br />

• The second question I’d like to discuss is…<br />

• Concludere la tesi/lezione<br />

La vostra conclusione dovrebbe contenere una<br />

sintesi breve per ricordare la vostra tesi/lezione al<br />

pubblico e un’affermazione conclusiva. Alcune<br />

frasi utili a questo scopo.<br />

FRASI DI RICAPITOLAZIONE<br />

• So, to remind you of/sum up what / have covered<br />

so far,...<br />

• To recapitulate, we have looked at...<br />

we have seen that...<br />

• At this stage I’d like to go over/run through...<br />

• So, as we’ve seen,...<br />

• As I have explained...<br />

FRASI DI CHIUSURA<br />

• So, to conclude, I would argue that...<br />

• Thank you for your attention. I would now<br />

welcome your comments.<br />

L’utilizzo di lucidi/diapositive<br />

• Preparare il pubblico<br />

I lucidi o le diapositive che accompagnano una<br />

presentazione devono essere integrati/e con alcune<br />

parole introduttive per preparare il pubblico su<br />

quello che sta per vedere. I due vantaggi che si<br />

traggono da questa preparazione è che il pubblico<br />

è pronto e si ha tempo per posizionare i lucidi correttamente.<br />

Alcune frasi utili:<br />

• For..., the situation is very different<br />

• Let’s move on now and look at the figures for...<br />

• Now I’ll show you the...<br />

• The next slide/transparency shows...<br />

• I will now turn to the...<br />

• Spiegare che cosa indicano i lucidi/le diapositive<br />

Una spiegazione del lucido aiuta a focalizzare<br />

l’attenzione del pubblico e ad evitare incomprensioni.<br />

Alcune frasi utili:<br />

• This chart compares...<br />

• The upper part of the transparency gives information<br />

about...<br />

• You can see here the development over the past year<br />

<br />

Agenzia Italiana del Farmaco<br />

283<br />

Bif XIV N. 6 <strong>2007</strong><br />

• As you can see in this chart,... / This diagram<br />

shows that...<br />

• If you look at this map, you’ll see that... / In this<br />

diagram, X represents...<br />

• You can see from this chart that... / It is clear from<br />

this graph that...<br />

• Commentare il lucido/la diapositiva<br />

Alcune frasi utili:<br />

• You can see the…<br />

• What is interesting here is…<br />

• I’d like to draw your attention to…<br />

• Notice the…<br />

• Observe the…<br />

• It is important/interesting to notice that…<br />

• Commentare il lucido/la diapositiva<br />

Nei commenti che accompagnano i lucidi:<br />

• indicate solo le informazioni-chiave sulle<br />

quali si vuole focalizzare l’attenzione del<br />

pubblico;<br />

• riformulate i fatti-chiave che il lucido<br />

indica invece di leggere le informazioni<br />

parola per parola: questo aiuta a rinforzare<br />

il messaggio;<br />

• aggiungete altre informazioni non presenti<br />

sul lucido; date un’interpretazione.<br />

È molto importante che il lucido abbia un solo<br />

titolo (grande) e non contenga troppe informazioni<br />

scritte (non si ha tempo per leggere tutto).<br />

La scrittura/il grafico deve essere molto chiara/o.<br />

Discussione di una tesi/lezione<br />

La discussione di una lezione di solito avviene<br />

sotto forma di domanda e risposta.<br />

• Fare domande<br />

Si possono utilizzare numerose strategie nel<br />

fare domande dopo una presentazione:<br />

INDICARE IL TEMA<br />

• I would like to ask something about X...<br />

• You mentioned X,... ?<br />

• You referred to X,... ?<br />

• I would like to question your last point about...<br />

CHIEDERE CHIARIFICAZIONI<br />

• Could I ask what you meant by... ?<br />

• I didn’t understand your last sentence... - is that<br />

what you mean?<br />

• Did you say that…?<br />

• You said…, didn’t you?


284<br />

Bif XIV N. 6 <strong>2007</strong><br />

• Could you speak up?<br />

• Could you say that again?<br />

• Could you slow down a bit?<br />

• Could you repeat the bit about…?<br />

CHIEDERE ULTERIORI CHIARIFICAZIONI<br />

• I’m sorry, I’m still not quite clear about...<br />

• I’m sorry, I still don’t understand what you mean by...<br />

• l’m sorry I still don’t understand what you meant<br />

when you said...<br />

SOLLECITARE OPINIONI<br />

• Do you think that... ?<br />

• What do you think about... (noun phrase)...<br />

CAMBIARE DISCORSO<br />

• What about... ?<br />

• How about... ?<br />

• We haven’t talked about...<br />

• Dare risposte<br />

Prima di rispondere a una domanda, assicuratevi<br />

di averla capita. Alcune strategie utili:<br />

CHIEDERE UNA RIPETIZIONE<br />

• l’m sorry, I didn’t hear, could you repeat your question?<br />

• Sorry, could you repeat that?<br />

RIFORMULARE LA DOMANDA ORIGINALE<br />

• So, what you’re asking is...<br />

• If I understand the question correctly, you would<br />

like to know...<br />

CHIEDERE UN CHIARIMENTO ULTERIORE<br />

• When you say...., do you mean... ?<br />

• Evitare domande<br />

Ci sono varie strategie che si possono utilizzare<br />

per evitare domande difficili od ostili:<br />

MOSTRARE COMPRENSIONE<br />

• Yes, I quite see your point<br />

• That’s an accurate observation<br />

INTRODURRE UN PUNTO DI VISTA ALTER-<br />

NATIVO<br />

• However, I know you’ll appreciate...<br />

• On the other hand, if we consider...<br />

NON ACCETTARE LA RESPONSABILITÀ DI<br />

RISPONDERE<br />

• I’m afraid I’m not the right person to answer that<br />

• X is a much better person than I am to answer that<br />

<br />

Agenzia Italiana del Farmaco<br />

RITARDARE LA RISPOSTA<br />

• Could we leave that till later?<br />

• I’m not sure this is the right place/time to discuss<br />

that particular question<br />

II dibattito (seminario/tavola rotonda)<br />

• Prendere posizione<br />

Quando si deve discutere una tesi insieme ad altri<br />

oppure offrire un contributo ad un seminario/una<br />

tavola rotonda, si propone la propria opinione<br />

sempre in relazione all’opinione di un altro. Si è<br />

quindi obbligati ad esprimere la propria posizione relativamente<br />

ad un’altra (essere d’accordo o in disaccordo)<br />

prima di esprimere l’opinione in sé.<br />

Per queste prese di posizione ci sono delle<br />

forme convenzionali:<br />

MOSTRARE ACCORDO<br />

• Yes, that’s right<br />

• That’s a good point<br />

• I think so, too<br />

• Exactly<br />

• I agree with you<br />

• I feel that X is right<br />

MOSTRARE DISACCORDO<br />

• I don’t agree<br />

• I don’t think so<br />

• That’s no proof<br />

• That’s not the point<br />

• But surely...<br />

• I’m afraid I disagree<br />

ESPRIMERE DUBBIO<br />

• (Well,) I have my doubts (about that)<br />

• (Well,) I’m not convinced (about that)<br />

• It’s very doubtful whether...<br />

APPREZZARE LA POSIZIONE PRECEDENTE<br />

PRIMA DI DISSENTIRE<br />

• Yes, but...<br />

• I see what you mean but don’t you think that... ?<br />

• I see your point but...<br />

• I see what you’re getting at but...<br />

• Esprimere opinioni<br />

Per esprimere la propria opinione esistono numerose<br />

convenzioni linguistiche:<br />

INTRODURRE OPINIONI<br />

• I (don’t) think...<br />

• I feel...<br />

• It seems to me that...<br />

• In my opinion...<br />

STRUMENTI DEL MESTIERE


ollettino d’informazione <strong>sui</strong> farmaci<br />

ESPRIMERE UN’OPINIONE CERTA<br />

• I’m (absolutely) certain/sure that...<br />

• He/she/it is/was definitely...<br />

• He/she/it must have...<br />

ESPRIMERE DUBBIO<br />

• Perhaps... It looks as though... might...<br />

• He/she/it may/might/could have...<br />

• There may be...<br />

Si vede chiaramente da questa dettagliata descrizione<br />

che la maggiore o minore capacità di<br />

parlare non è solo una questione di non «conoscere<br />

abbastanza la grammatica» o di «non conoscere<br />

parole a sufficienza». Si tratta piuttosto di<br />

una capacità molto complessa che richiede certamente<br />

conoscenze lessicali/grammaticali ma soprattutto<br />

una preparazione pragmatica/funzionale:<br />

sapere come orientare un discorso ed<br />

esercitarsi in questo senso.<br />

La capacità di parlare bene implica quindi<br />

avere dimestichezza con tutti questi aspetti del<br />

messaggio parlato allo stesso tempo. Arrivare<br />

ad ottenere una tale padronanza richiede<br />

molto esercizio. Non è sufficiente sapere che le<br />

conoscenze sono molteplici e complicate.<br />

Bisogna attivare i meccanismi che le portano<br />

alla luce.<br />

In sintesi<br />

<br />

Agenzia Italiana del Farmaco<br />

285<br />

Bif XIV N. 6 <strong>2007</strong><br />

Il medico che vuole migliorare la propria capacità<br />

di esprimersi in inglese dovrebbe:<br />

• Conoscere le funzioni del parlare e gli<br />

elementi essenziali (lessicali, grammaticali,<br />

fonologici, pragmatici) che caratterizzano il<br />

messaggio parlato.<br />

• Prestare particolare attenzione alla presentazione<br />

orale e all’intervento in pubblico.<br />

• Avere accesso al materiale didattico e autentico<br />

consigliato per il miglioramento della<br />

capacità di parlare.<br />

• Avere un sistema di esercitazione per il parlare.<br />

• Avere un sistema di registrazione di quanto<br />

è stato appreso.<br />

• Avere un sistema di verifica di quanto è stato<br />

appreso.<br />

a proposito di… “Penne” per la somministrazione di farmaci<br />

In seguito a numerose segnalazioni pervenute all’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), relative al malfunzionamento del dispositivo<br />

per la somministrazione di farmaci a base di insuline, interferone, darbepoetina, ormone della crescita, l’AIFA vuole richiamare<br />

l’attenzione di tutti gli operatori sanitari e dei grossisti circa il rispetto delle corrette condizioni di trasporto nonché di stoccaggio<br />

dei farmaci in questione; l’AIFA ritiene inoltre di dover sottolineare l’importanza del rispetto delle istruzioni presenti nei fogli illustrativi<br />

e, per quanto riguarda il caso specifico, delle corrette modalità di utilizzo e di conservazione anche da parte degli utilizzatori<br />

finali del farmaco, chiedendo che gli operatori sanitari, direttamente a contatto con i pazienti, richiamino gli stessi ad una<br />

maggiore attenzione.


286<br />

Bif XIV N. 6 <strong>2007</strong><br />

Scheda unica di segnalazione<br />

di sospetta reazione avversa<br />

(da compilarsi a cura dei medici o degli altri operatori sanitari e da inviare al Responsabile<br />

di farmacovigilanza della struttura sanitaria di appartenenza)<br />

<br />

Agenzia Italiana del Farmaco<br />

SCHEDA<br />

La guida alla compilazione è consultabile on line all’indirizzo www.agenziafarmaco.it


GUIDA<br />

Guida alla compilazione<br />

della scheda di segnalazione<br />

Premessa<br />

La segnalazione spontanea è una comunicazione<br />

relativa all’insorgenza di una reazione avversa<br />

che si sospetta si sia verificata dopo l’assunzione di<br />

un farmaco. È uno strumento semplice, pratico ed<br />

economico applicabile a tutte le tipologie di pazienti<br />

e a tutti i farmaci, che consente di rilevare<br />

potenziali segnali di allarme. A tal fine la qualità e<br />

la completezza delle informazioni riportate sono<br />

fondamentali. La qualità dell’informazione è determinata<br />

dalla congruità dei dati, dalla loro completezza<br />

e dalla precisione con cui sono riportati.<br />

Ogni sezione della scheda ha una ragione di esistere<br />

e dovrebbe essere adeguatamente compilata.<br />

Una scheda incompleta non consente di valutare<br />

il nesso di causalità tra farmaco e reazione.<br />

Indipendentemente dall’algoritmo che verrà usato<br />

non si può fare a meno di conoscere la relazione<br />

temporale, se esistono o meno spiegazioni<br />

alternative sia per quanto riguarda le condizioni<br />

cliniche che per quanto riguarda l’utilizzo di altri<br />

prodotti, e cosa ha determinato la sospensione del<br />

farmaco ritenuto sospetto. È stata quindi eliminata<br />

la differenziazione in campi obbligatori e facoltativi,<br />

prevista nel precedente modello, in<br />

quanto essa poteva portare ad una compilazione<br />

parziale che non consentiva di fatto la valutazione<br />

del nesso di causalità tra farmaco e reazione.<br />

Infine è predisposto un unico modello di scheda<br />

per segnalare le sospette reazioni avverse a tutti<br />

i farmaci inclusi i vaccini. I vaccini sono infatti<br />

soggetti al doppio monitoraggio della farmacovigilanza<br />

(come per tutti i farmaci) e della prevenzione,<br />

con il principale obiettivo di identificare<br />

e correggere rapidamente eventuali errori nel<br />

programma di immunizzazione al fine di garantire,<br />

in modo più efficiente e più sicuro, quel diritto<br />

alla salute rappresentato dalle vaccinazioni.<br />

L’adozione di un modello unico di scheda, che tiene<br />

conto degli standard internazionali, semplifica la segnalazione<br />

di reazione avversa a vaccino, limita i possibili<br />

duplicati e velocizza le operazioni di inserimento<br />

in banca dati essendo previsto il suo invio al responsabile<br />

di farmacovigilanza della struttura sanitaria.<br />

Compilazione<br />

<br />

Agenzia Italiana del Farmaco<br />

287<br />

Bif XIV N. 6 <strong>2007</strong><br />

Vengono di seguito riportate alcune motivazioni<br />

relative all’esistenza dei diversi campi che<br />

dovrebbero essere tenute in considerazione durante<br />

la compilazione.<br />

Paziente e data di insorgenza: i dati di questa<br />

sezione sono importanti per l’identificazione del<br />

caso ed il riconoscimento di duplicati (insieme alle<br />

informazioni su farmaco e reazione).<br />

Per motivi di privacy non è possibile scrivere per<br />

esteso il nome e cognome del paziente; sarà comunque<br />

sufficiente riportare prima la lettera iniziale del<br />

nome seguita dalla lettera iniziale del cognome. L’indicazione<br />

della data di nascita, invece che dell’età, risulta<br />

essere particolarmente importante in caso di segnalazioni<br />

di reazioni avverse a vaccino: infatti, le<br />

vaccinazioni dell’età evolutiva vengono somministrate,<br />

di norma, ad età prestabilite. Le iniziali, insieme<br />

alla data di nascita, consentono di distinguere i casi,<br />

operazione necessaria soprattutto in occasione di segnalazioni<br />

di cluster di reazioni avverse da vaccini derivanti<br />

da una stessa struttura.<br />

Inoltre la data di insorgenza della reazione insieme<br />

alle date di inizio e fine terapia sono indispensabili<br />

perché consentono di stabilire la correlazione temporale<br />

tra assunzione del farmaco e reazione avversa.<br />

Il campo codice della reazione va compilato dal responsabile<br />

di farmacovigilanza dopo l’avvenuto inserimento<br />

della scheda in banca dati.<br />

Reazione: la compilazione di questo campo è ovviamente<br />

fondamentale, oltre alla descrizione della<br />

reazione è prevista anche la sua diagnosi ed i risultati<br />

di eventuali accertamenti diagnostici. È opportuno<br />

che tale descrizione avvenga nel modo più chiaro e<br />

meno fantasioso possibile considerato che la descrizione<br />

dovrà poi essere interpretata e codificata da un<br />

altro operatore all’atto dell’inserimento della scheda<br />

in banca dati. Nel caso di segnalazione di reazioni avverse<br />

a vaccini è necessario riportare anche l’orario<br />

di insorgenza della reazione. Di seguito sono riportati<br />

alcuni suggerimenti relativi alla descrizione delle<br />

reazioni da vaccino e alla definizione di caso.<br />

Nella sezione “esami di laboratorio e strumentali”<br />

vanno riportati i risultati, rilevanti ai fini della reazione


288<br />

Bif XIV N. 6 <strong>2007</strong><br />

avversa, degli esami effettuati e possibilmente le date<br />

a cui si riferiscono. La sola citazione dell’esame senza<br />

conoscere il risultato non è dirimente.<br />

È importante anche precisare se la reazione è stata<br />

trattata e come. Il segnalatore può allegare alla<br />

scheda eventuali referti, lettere di dimissioni ospedaliera,<br />

relazioni cliniche rispettando comunque la tutela<br />

della privacy del paziente.<br />

Gravità: l’importanza di una reazione avversa<br />

varia anche in relazione alla sua gravità; va ricordato<br />

che la gravità non deve essere stabilita su base soggettiva<br />

per cui non hanno senso le affermazioni: media<br />

gravità o gravità moderata, ecc.<br />

Una reazione è grave solo se:<br />

• è fatale<br />

• ha provocato o prolungato l’ospedalizzazione<br />

• ha provocato invalidità grave o permanente<br />

• ha messo in pericolo la vita del paziente.<br />

Sono da considerare gravi anche le anomalie congenite<br />

e i difetti alla nascita in neonati le cui madri<br />

avevano assunto i farmaci sospetti in gravidanza.<br />

In questo ultimo caso la scheda sarà compilata con<br />

i dati della madre, ma alla scheda stessa dovrà essere<br />

allegata un’accurata relazione clinica che oltre ai<br />

dati anamnestici dettagli la reazione a carico del feto<br />

o del neonato e l’esito della stessa.<br />

Esito: analogamente alla gravità è importante riportare<br />

l’esito della reazione facendo attenzione alle<br />

voci poste al di sotto dell’esito “decesso”: infatti ad<br />

esempio le frasi “il farmaco può aver contribuito” oppure<br />

“ non dovuto al farmaco” sono relativi ai casi fatali.<br />

Nel campo “esito” andranno riportate anche le<br />

date di guarigione o di decesso.<br />

Farmaco sospetto: è importante riportare il<br />

nome commerciale del farmaco e non solo il principio<br />

attivo, sia per consentire eventuali accertamenti legati<br />

alla produzione dello stesso sia per consentire alle<br />

aziende farmaceutiche titolari del farmaco sospetto di<br />

assolvere ai numerosi obblighi di farmacovigilanza<br />

nazionale ed internazionale previsti dalla legge. Inoltre<br />

nel caso dei farmaci generici, al nome del principio<br />

attivo deve essere aggiunto il nome dell’azienda.<br />

Senza questa informazione non sarà possibile procedere<br />

all’identificazione del medicinale coinvolto.<br />

Deve essere indicato il dosaggio e non solo l’unità<br />

posologica (infatti per un dato farmaco potrebbero ad<br />

esempio esserci compresse da 250, 500 o 1000 mg).<br />

In questa sezione è importante fornire anche le<br />

informazioni relative all’eventuale miglioramento della<br />

reazione avversa dopo la sospensione del farmaco<br />

e quando disponibile anche il dato sulla risomministrazione<br />

del farmaco (rechallenge).<br />

Nel caso di segnalazione di reazioni avverse a vac-<br />

<br />

Agenzia Italiana del Farmaco<br />

GUIDA<br />

cini è necessario riportare anche l’ora della somministrazione<br />

ed il numero di dose (I, II III o di richiamo).<br />

Inoltre vanno specificati il lotto e la data di scadenza.<br />

Non va tralasciata l’indicazione terapeutica per la<br />

quale il farmaco è stato assunto: da tale indicazione potrebbero<br />

emergere spiegazioni alternative all’insorgenza<br />

della reazione osservata che potrebbe essere in realtà un<br />

aspetto della patologia trattata. Anche le indicazioni<br />

vanno riportate nel modo più preciso possibile tenendo<br />

presente la classificazione internazionale delle malattie<br />

(ICD IX: international classification disease).<br />

Condizioni predisponenti: la disponibilità di<br />

queste informazioni consente di accertare la presenza o<br />

meno di cause alternative al farmaco nel determinare la<br />

reazione avversa. In particolare nel caso di segnalazione<br />

di reazioni avverse a vaccini è necessario riportare i<br />

dati anamnestici, la storia clinica e farmacologica rilevante.<br />

È opportuno anche specificare la sede dove è avvenuta<br />

la vaccinazione: ASL, studio privato, scuola, altro<br />

(specificare) ed il sito di inoculo del vaccino.<br />

<strong>Farmaci</strong> concomitanti: l’informazione di<br />

eventuali farmaci concomitanti va acquisita soprattutto<br />

in relazione alle possibili interazioni. Nell’apposita<br />

sezione andrebbero riportate anche le altre possibili<br />

interazioni con integratori alimentari, prodotti erboristici,<br />

ecc. Nel caso di segnalazione di reazioni avverse<br />

a vaccini è necessario riportare anche i vaccini<br />

somministrati nelle 4 settimane precedenti alla somministrazione.<br />

Fonte e segnalatore: il segnalatore deve essere<br />

chiaramente identificabile, anche se i suoi dati sono tutelati,<br />

in primo luogo perché spesso c’è la necessità di<br />

contattare il segnalatore per chiarimenti o follow-up ed<br />

inoltre perché non sono accettabili schede anonime. Qualora<br />

la fonte venga riportata come “Altro” deve essere<br />

specificata chiaramente la tipologia di segnalatore.<br />

Per le reazioni gravi, tanto più se non previste<br />

nel Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto<br />

(RCP) o per le quali l’esito non è conosciuto al momento<br />

della segnalazione stessa, è opportuno far<br />

seguire la segnalazione iniziale da un aggiornamento<br />

sul caso. La scheda compilata va inviata al<br />

responsabile di farmacovigilanza della struttura<br />

sanitaria di appartenenza per i successivi adempimenti<br />

ai sensi del D.lgs. 95/2003.<br />

Per approfondimenti sulla Farmacovigilanza si<br />

rimanda alla lettura del volume IX di EudraLex disponibile<br />

all’indirizzo:<br />

http://pharmacos.eudra.org/F2/eudralex/in<br />

dex.htm<br />

I suggerimenti relativi alla descrizione di sospetta reazione avversa<br />

a vaccino sono disponibili sul sito www.agenziafarmaco.it


farmaciline@aifa.gov.it<br />

Il Servizio "<strong>Farmaci</strong>-line" risponde a quesiti inerenti il farmaco.<br />

Svolge attività di consulenza relativamente a:<br />

» Efficacia clinica;<br />

» Quesiti clinico-farmacologici;<br />

» Farmacocinetica;<br />

» Avvertenze;<br />

» Reazioni avverse;<br />

» Interazioni;<br />

» Usi in gravidanza;<br />

» Immissione e disponibilità in commercio;<br />

» Indicazioni d'uso;<br />

» Modalità prescrittive in ambito intra ed extra ospedaliero;<br />

» Chiarimenti sull'applicazione delle Note CTS-AIFA;<br />

» <strong>Farmaci</strong> inseriti nel Prontuario Farmaceutico Nazionale.<br />

Prescrizioni per indicazioni<br />

non autorizzate<br />

19/06/<strong>2007</strong> - È stata introdotta una<br />

nuova sezione nell’elenco della Legge<br />

648/96<br />

Il Servizio <strong>Farmaci</strong>-line non risponde a quesiti riguardanti:<br />

» Reclami;<br />

» Integratori dietetici e fitoterapici;<br />

» Dispositivi medico-chirurgici;<br />

» Medicinali ad uso veterinario;<br />

» Esenzioni;<br />

» Procedure per l'immissione in commercio di specialità medicinali;<br />

» Indicazioni di centri specialistici;<br />

» Provvedimenti di sanità regionali (es: ticket);<br />

» Tracciabilità del farmaco.


http://aifa.progettoecce.it<br />

MEDICI<br />

casi clinici ispirati a Clinical<br />

Evidence, per i medici<br />

INFAD<br />

la casistica clinica ad hoc per<br />

l'infermiere<br />

BIFAD<br />

percorsi formativi targati <strong>Bollettino</strong><br />

<strong>d'Informazione</strong> <strong>sui</strong> <strong>Farmaci</strong>,<br />

per medici e farmacisti

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!