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«Cicerone e l'epicureismo» di Luciano Albanese

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essere falsa, non ce n’è nessuna che sia vera (Luc. XXX 97).<br />

Questo riconoscimento delle capacità logiche <strong>di</strong> Epicuro trova un riscontro nel De <strong>di</strong>vinatione.<br />

Guarda un po’ come Epicuro, che gli Stoici sogliono considerare sciocco e rozzo, ha<br />

<strong>di</strong>mostrato che quello che nella natura chiamano «il tutto» è infinito. «Ciò che è finito<br />

– egli <strong>di</strong>ce – ha un’estremità». Chi non è <strong>di</strong>sposto a concedere questo? «Ciò che ha<br />

un’estremità si può vedere da un punto che si trova al <strong>di</strong> fuori». Anche questo<br />

bisogna concederlo. «Ma ciò che è il tutto non si può vedere da un punto che si trovi<br />

al <strong>di</strong> fuori <strong>di</strong> esso». Nemmeno questo si può negare. «Non avendo dunque alcuna<br />

estremità è necessariamente infinito» (De <strong>di</strong>v. II 103).<br />

Giu<strong>di</strong>zi del genere, naturalmente, sembrerebbero contrad<strong>di</strong>re quanto <strong>di</strong>ce Varrone, ad esempio,<br />

nella seconda stesura degli Academici, ma non dobbiamo <strong>di</strong>menticare che Varrone <strong>di</strong>fende le<br />

posizioni <strong>di</strong> Antioco, che Cicerone tende polemicamente ad assimilare a quelle degli stoici, e che<br />

quin<strong>di</strong>, da questo punto <strong>di</strong> vista, i conti tornano.<br />

Una seconda alleanza fra Cicerone ed Epicuro si stabilisce quando viene affrontato il tema dei<br />

fondamenti della geometria. Anche stavolta la posizione <strong>di</strong> Cicerone è <strong>di</strong>struttiva.<br />

I geometri […] hanno la pretesa non già <strong>di</strong> persuadere, ma <strong>di</strong> costringere, e vi danno<br />

la <strong>di</strong>mostrazione <strong>di</strong> tutte le figure da loro descritte. Non chiedo a costoro quei<br />

postulati matematici senza la cui ammissione essi non possono avanzare <strong>di</strong> un <strong>di</strong>to,<br />

vale a <strong>di</strong>re che è punto quello che non ha alcuna grandezza, e che è superficie – o<br />

per così <strong>di</strong>re “livello” – quello che non ha affatto spessore, e che è linea una<br />

lunghezza priva <strong>di</strong> larghezza e <strong>di</strong> ogni profon<strong>di</strong>tà (Luc. XXXVI 116).<br />

E anche stavolta Cicerone si appoggia agli epicurei.<br />

Polieno, che gode fama <strong>di</strong> essere stato un grande matematico, dopo che si mise al<br />

seguito <strong>di</strong> Epicuro fu dell’opinione che l’intera geometria fosse falsa (Luc. XXXIII<br />

106).

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