RIVELAZIONI - Gianni De Martino - sito ufficiale
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<strong>RIVELAZIONI</strong><br />
di <strong>Gianni</strong> <strong>De</strong> <strong>Martino</strong><br />
Nel riprendere i testi dell’archivio cartaceo - da riversare in parte<br />
nel <strong>sito</strong> web ( www.giannidemartino.it) - ritrovi una remota<br />
intervista con Carmen Covito apparsa ne “Il Mattino” il 20 ottobre<br />
1992, in occasione dell’uscita in libreria del romanzo La bruttina<br />
stagionata. Allora la scrittrice aveva 43 anni e pubblicava<br />
finalmente il suo primo romanzo da Bompiani …<br />
Così incidentalmente ricordi che Carmen non disse : “ Hai visto<br />
cosa sono stata capace di fare? “ - ma ti prese in disparte e ti<br />
chiese: “ Ti secca?”. Quel libro sembrava un caso di emergenza<br />
personale... Carmen ti rivolse quella domanda perché – tua amica<br />
di vecchia data, fin dai tempi del ginnasio a Castellammare di<br />
Stabia , quando ti andava dietro e ti osservava in continuazione,<br />
qualunque cosa facessi – si era permessa la “leggerezza” di<br />
adombrare nel personaggio di Alfredo <strong>De</strong>lledonne alcuni tratti<br />
non proprio così memorabili della tua persona.<br />
“ Sopra e sotto la striscia del costume da bagno, Alfredo<br />
<strong>De</strong>lledonne era tutto ossa in bassorilievo e pelle bianca. <strong>De</strong>testava<br />
le spiagge di sassi, disprezzava quelle di sabbia, le piscine, a suo<br />
dire, lo rendevano isterico. D’estate preferiva restare rintanato<br />
nel suo studio per l’intera giornata e usciva a passeggiare a<br />
mezzanotte (…).<br />
1
Marilina gli andava dietro ormai già da quattro anni così, come<br />
calamitata dalle sue gambe secche, da quei fianchi nervosi tanto<br />
stretti che chiuderli nel cerchio di due mani non sembrava<br />
impossibile. Ogni volta che Alfredo ritornava da una delle sue<br />
erranze – era stato tra i primi hippy italiani a occupare il<br />
Marocco – portava una serenità più stravagante nello sguardo,<br />
una dolcezza più liquida nella voce: e le pareti interne della<br />
trappola in cui Marilina sognava di evadere si armava di spine<br />
che lei stessa si sentiva nel fianco sempre più come un’irritazione.<br />
Ma si diceva che era stato un miracolo trovare in lui un amico<br />
(…).<br />
Quel <strong>De</strong>lledonne non era il ragazzo<br />
da frequentare. Oltre a leggere cose<br />
che non stavano bene, forse non<br />
andava nemmeno in chiesa, era<br />
magari comunista, o anarchico<br />
persino (…).<br />
Alfredo non guardava mai l’orologio,<br />
come se veramente non avesse altro<br />
da fare che recitarle versi senza rima<br />
di certi americani che avevano già<br />
fatto o stessero facendo qualche<br />
rivoluzione, e raccontarle di<br />
alchimisti, di simboli, di filosofi<br />
indiani, di maestri e di padri da<br />
uccidere. Era molto informato su una<br />
quantità di cose interessanti, che venivano scritte, fatte e pensate<br />
sempre altrove, e gli piaceva parlarne con un bel sorriso a quella<br />
che, lo capiva anche lei, non era una qualunque ragazzina<br />
intelligentemente timida, ma un pubblico passibile di divenire un<br />
interlocutore (…).<br />
2
" Addirittura, la madre - una donnina pallida e sorridente (...) -<br />
prima di entrare nella cameretta studio di Alfredo per consegnare<br />
due tazze di ovomaltina o due di tè, bussava."<br />
Alfredo se ne stava disteso bocconi al sole. Lei si sedette sulle<br />
pietre, raccogliendo con cura i lembi della stoffa che svolazzava,<br />
ma anche il vento era caldo (…). Si era chiesta se per caso lui non<br />
fosse di quelli là, come Platone o Ginsberg. Ma c’era stato il<br />
pomeriggio che una ragazza slanciata come Twiggy e pettoruta<br />
come Jane Fonda, insomma bella come archetipo di tutti gli<br />
archetipi di allora, era venuta a vendere un’enciclopedia in<br />
quaranta volumi, e Alfredo non solo l’aveva fatta entrare ma si<br />
era messo a corteggiarla davanti a lei, così senza pudore che<br />
Marilina, ansiosa d’imparare il più possibile sulla faccenda in<br />
genere, non si era sentita affatto trascurata. (…).<br />
‘ Alfredo, sono innamorata di te’ (…). Andò verso di lui, gli si<br />
affiancò e, pronta a suggerire una bella corsetta scaldamuscoli, lo<br />
prese sottobraccio. Alfredo le afferrò la mano e la scostò (…).<br />
Comprerà un vibratore. In fondo, è un’idea vecchia: con Olimpia<br />
ne avevano parlato spesso, quando andava di moda il femminismo<br />
e loro discutevano serissime sui pregi e sui difetti dei maschi<br />
sciovinisti ( Alfredo era scappato con uno steward dell’Alitalia e<br />
Olimpia aveva il dente avvelenato, soprattutto perché non si<br />
spiegava come avesse potuto sopportare per sei anni un marito<br />
così, disoccupato per principio, bisessuale per puro caso, sempre<br />
pronto a trovarle il pelo nell’uovo per ogni faccenda di casa, dallo<br />
spolvero delle librerie alla disposizione degli incensi, e per il resto<br />
con la testa nelle nuvole di ashish) “ ( cfr. Carmen Covito, La<br />
bruttina stagionata, 1992, pp.58-70 e passim.).<br />
Così Carmen aveva osservato per lungo tempo te, i tuoi amici,<br />
tua madre, addirittura tua moglie e persino i tuoi figli. Certamente<br />
3
aveva rovistato fra le tue carte e forse letto anche la tua<br />
corrispondenza attraverso le buste chiuse. Rivedevi la penombra<br />
della cameretta-studio in cui v’incontravate da ragazzi ed era<br />
inquietante non sapere, dopo tanto tempo, se quegli occhietti<br />
avessero brillato per odio o per amore. Leggere una donna è<br />
difficile, quasi impossibile. Ma non siamo forse tutti degli<br />
analfabeti quando cerchiamo di leggere una donna? Era frustrante<br />
non sapere se quella donna che ti era andata dietro per tanto tempo<br />
e ti aveva osservato, scritto e tampinato in continuazione fosse<br />
un'innamorata o una spiona.<br />
Naturalmente nell’inventare il personaggio di quel fessacchiotto di<br />
Alfredo <strong>De</strong>lledonne ( uno scheletrino un po' beat ) e nell’utilizzare<br />
fatti realmente accaduti ( appartenenti alla vostra comune<br />
biografia, compresa quella dei sentimenti ) - l'Autore lo aveva<br />
fatto da romanziere. E cioè vivendo nell’intervallo della vita degli<br />
altri, leggendo molti libri e mettendosi all’ascolto del Tempo per<br />
ripetere, rielaborare, spostare e condensare le sue esperienze<br />
personali, politiche, vitali, compreso l'inseguimento a cui<br />
instancabilmente ti aveva sottoposto a Castellammare, a Milano e<br />
persino in Marocco. Alla domanda della Covito ( "ti secca?"), non<br />
ti accorgesti subito che quell'amichevole involucro zuccherino<br />
conteneva una pillola di acido prussico. Continuavi a credere che<br />
Carmen non potesse avere scritto un libro per regolare dei conti<br />
personali, né che volesse togliersi qualche sassolino dalle scarpe, e<br />
neanche che tra quei sassolini potevi esserci tu. Anzi, pensavi che<br />
qualunque ne fosse stato l’e<strong>sito</strong> quel libro meritasse rispetto,<br />
perché era comunque il frutto ( stavo per dire "il parto") di uno dei<br />
lavori più duri che esistano, e certamente dei più solitari. Un lavoro<br />
che per tranquillità chiamiamo Letteratura, uno strano lavoro che<br />
comporta l’esercizio di un’attivita complessiva che talvolta<br />
produce dei libri, ma che non si identifica con la macchina<br />
editoriale o con i libri pubblicati, anche se ciò può essere<br />
importante. La scrittura - probabilmente fin dai tempi degli Assiro-<br />
4
san-Babilonesi e scrivendo oltre, sempre oltre - è caso e causa di<br />
un certo sdoppiamento di sé. Pertanto pensavi che fosse sempre un<br />
errore identificare l’Autore con l’io con scrive, così come<br />
identificare i personaggi di un romanzo con persone realmente<br />
esistenti. Tramite complessi processi di distorsione, in parte consci<br />
e in parte variamente consapevoli, il vero Autore era, tutto<br />
sommato, la Lingua. Tuttavia ciò non toglieva che Marilina<br />
Labruna fosse, fin dal nome, la gemella oscura di Carmen Covito;<br />
e Alfredo <strong>De</strong>lledonne uno dei tanti ectoplasmi – per la verità un<br />
po’ caricaturali - di <strong>Gianni</strong> <strong>De</strong> <strong>Martino</strong>.<br />
IN UNO SPECCHIO D'INCHIOSTRO<br />
Di solito della realtà in un libro passa molto poco: solo ciò che il<br />
filtro e lo spessore di una lingua permettono, e si teme sempre che<br />
sia troppo. Insomma, passando la realtà al filtro della lingua, il<br />
tutto ti pareva convenzionale e travestito con gli abiti dell'inerme<br />
letteratura. L'Autore aveva quindi il diritto di barare impunemente<br />
e di tradire il compiacimento e l'illusione.<br />
Ma - poiché porgendoti quella domanda ( " ti secca? " ) Carmen ti<br />
aveva messo la pulce nell'orecchio, dopo aver letto le prime pagine<br />
ti chiedesti: " Eravamo veramente così stupidi e maligni ? ".<br />
Avevi abboccato. E così il primo libro di Carmen Covito non ti<br />
sembrava rendere giustizia alla tragedia di una generazione<br />
meravigliosa, imbarazzante da ricordare e tesa verso il massimo di<br />
sincerità possibile. Una generazione che aveva inventato dei<br />
costumi, aveva vissuto un uso esaltato del corpo, aveva sognato un<br />
mondo finalmente senza Letteratura. Occorreva averla vista vivere<br />
sulla schiena della bestia ( piuttosto che nel suo ventre, o in un<br />
libro che rideva di tutto e di tutti, riduttivamente). Dandosi alla<br />
macchia, nutrendo un costante interesse per sogni e visioni, e<br />
5
vivendo un altro ritmo, tu continuavi a pensare che la libertà fosse<br />
sempre e comunque presente, purché si fosse disposti a pagarne il<br />
prezzo.<br />
Il sogno della Marilina Labruna del libro, invece, pareva quello di<br />
un'emarginata leggermente squilibrata che ambiva rientrare nella<br />
follia della normalità. Il libro raccontava la storia di un mostro<br />
sgobbone che sfruttando abilmente e con molto studio e cinismo le<br />
proprie "debolezze" di mostro, rientrava finalmente a pieno titolo<br />
nel ventre della bestia . Non a caso si parlerà di quel periodo<br />
storico come degli anni del riflusso - come si disse con metafora<br />
mestruale. L'onda lunga del riflusso aveva portato i pentiti e le<br />
pentite della piccola borghesia italiana a covare nell'imbuto del<br />
privato, dove si rivelava un inconscio medio-italiano meschino e<br />
polipesco, per niente rizomatico e desiderante. Perlomeno a te così<br />
pareva, forse perchè scavalcando con un salto avventuroso il pozzo<br />
di Babele della Letteratura e superando per magia le solite vendette<br />
della storia credevi che ognuno, ognuna, avrebbe potuto<br />
comunicare cuore a cuore con tutti gli amici nell'universo. Non<br />
sappiamo chi ti avesse messo in testa quella strana idea di un<br />
mondo più libero e più felice, forse Mondo Beat, Fernanda Pivano,<br />
Paperino...<br />
Il tempo del libro della Covito non era, evidentemente, solo il<br />
tempo storico del riflusso, del post-moderno, del post-mortem e del<br />
post-tutto, ma quello tipicamente "femminile" di una ritorsione. La<br />
ritorsione dei panni pisciati di una mostruosa creatura abituata a<br />
dissimulare da perlomeno ventimila anni, la quale - giocando<br />
d'astuzia - trasforma la propria presunta o supposta debolezza in<br />
forza - e può così apparire per un momento più forte dei forti.<br />
Conoscevi davvero le brutte, le bruttone, le bruttine e l'odio<br />
accumulato contro le donne belle e gli altri mostri che non le<br />
guardavano neanche? La bruttina stagionata implicava una lotta<br />
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dura, durissima , non solo fra i sessi, ma di una bruttina contro le<br />
donne belle, gli uomini che neanche la guardavano e persino<br />
contro quei parenti, conoscenti o amici che non l'avevano accudita<br />
abbastanza, riconosciuta, appagata, onorata, abbracciata e amata .<br />
Nell'incapacità di perdonare - così pareva - per il risentimento<br />
covato, per il rancore o per spirito di rivalsa, aveva scritto un libro<br />
per vendicarsi un po' della vita.<br />
La pubblicazione del libro da Bompiani rappresentava, per lei, una<br />
specie di ritorsione e anche un modo di dimostrare all’universo<br />
mondo che lei non aveva bisogno di niente e di nessuno, e che ce<br />
l’aveva fatta da sola, ed anzi aveva addirittura sbancato. Il premio<br />
finale di questa lotta sarebbe stato il coito con i fantasmi. Tramite<br />
la pubblicazione di quel libro da Bompiani, Covito infatti<br />
proclamava ai quattro venti, anche tramite web, di essere morta<br />
all'io e alle relazioni di prima e si vantava a gran voce di essere rinata<br />
in co(v)ito costante con i Grandi Uomini della Letteratura. Era<br />
diventata scrittore, insisteva , e avrebbe potuto finalmente co-ire,<br />
cioè andare con Proust, con Stendhal, con Omero; e permettersi<br />
anche una spruzzatina di Rimbaud: “ Io chi è ?”. Per il resto, delusa<br />
dall'amore, si sarebbe trasformata in una specie di tante à crouille e<br />
avrebbe fatto sesso solo con i marchettari e qualche nordafricano<br />
disposto a chiudere un occhio su un po' di cellulite. Era la<br />
prefigurazione, come già inscritta nel nome, della vittoria finale di<br />
un femminile ribelle trasformatosi in una specie di spiritessa<br />
beffarda.<br />
Forse eravate un po' tutti dei complessati. Chi di voi non ha mai<br />
covato l'abietto desiderio di essere amato ? Tutti noi, compreso il<br />
fantasma che vi scrive da lontano, desidera essere accolto come<br />
vuole il cuore. E sempre, sempre volgerà il suo sguardo di mostro<br />
intorno a sè, nutrendo la mezza paura e la mezza speranza<br />
d'incontrare l'Altro veramente capace di salvarlo. Carmen<br />
sembrava stufa di bussare a tante porte, anche strette, aperte sul<br />
7
uio. E, con molto realismo, aveva imboccato l’autostrada che –<br />
con un’accorta pianificazione – l’avrebbe portata sulle vette del<br />
successo di un'estate, una vetta su cui piantare, a mo' di bandierina,<br />
la propria mutandina. Sembrava, nello stesso tempo, aver<br />
rinunciato a vivere per l’Altro e – aperta una piccola azienda sulle<br />
vette - si sarebbe acquattata in una trincea editoriale duramente<br />
conquistata, mirando in basso per far fuori anche i propri compagni<br />
di cordata, oppurre mollandoli d'un colpo di tacco o scarpa bassa.<br />
Insomma, si sarebbe data anima e corpo a quella Letteratura che,<br />
come si sa, non salva, mai. Ammesso che ci fosse qualcosa da<br />
salvare.<br />
Così, a propo<strong>sito</strong> di accoglienza , ricordavi - incidentalmente - che<br />
una volta avevi sostenuto con Carmen un'animata discussione, in<br />
cui lei esprimeva esultanza per il fatto di non aver figli e di non<br />
volerne affatto. Pur sostenendo il diritto all'aborto, tu non eri<br />
convinto dal tono euforico con cui Carmen si esprimeva per dire<br />
che la sola idea di portare nella pancia cellule che si coagulavano -<br />
" un mostriciattolo" come diceva - la rendeva contraria. Ma<br />
soprattutto t'inquietava - e se ricordi ne parlasti anche con l'amico<br />
psicoanalista Elvio Fachinelli, troppo presto scomparso - quel<br />
disprezzo e quel rifiuto della grazia della vita, la riduzione della<br />
sessualità, ancora una volta, a gestione ottimale e solipsistica di<br />
bisogni. Come se il massimo, per una donna - o per un "uomo<br />
femmina" come diceva Carmen - fosse il coito! Un coito, peraltro,<br />
che la Covito pareva accogliere con distacco e osservare con<br />
fredda curiosità da antropologo: per poi riversarne le impressioni<br />
ricevute nella pagina scritta.<br />
“Di scatto Marilina si girò. Ecco come si presentava, dunque, un<br />
pene circonciso. Bizzarro. Ci mancava qualcosa, eppure dava<br />
l’impressione di un di più. Ma sì, certo: era come un manichino<br />
nudo in una vetrina di vestiti, e la stranezza stava in quell’eccesso<br />
di lucentezza e di rigidità che ne svelava tutta la natura di artificio<br />
mentale ( La bruttina stagionata, op. cit., p. 185).<br />
8
Invece di godersi il pene del Nordafricano e di accogliere l’Altro<br />
nell'altro, la bruttina passa accanto alla differenza e la nega con<br />
superiorità, incantandosi furbescamente davanti al Fallo. Forse<br />
quel "di più" era la tipica eccedenza mistica che costituisce il<br />
segreto del linguaggio. Ma lei lo capta, lo osserva a lungo con<br />
curiosità da antropologo, se non da antropofago. Certo, le salta agli<br />
occhi " la possibile fotografia di un cono di gelato alla fragola che<br />
avrebbe fatto grande sensazione sulla sovraccoperta del suo libro<br />
per consumatori golosi...". Alla calcolatrice forse sfuggiva che un<br />
cazzo dopotutto non è il Fallo. Il peggio era che mettendosi sopra<br />
credeva di avere per questo lo spirito in pugno. In questo co-ire<br />
spettrale ti pareva si annidasse il rifiuto di affontare l'esperienza<br />
umana .<br />
LUPA MANNARA BASSA<br />
Proclamare il sesso come fine a se stesso, alla lunga era come<br />
pompare aria in un copertone bucato. La scrittrice ti pareva<br />
passare, ancora una volta, accanto alla vita e alla differenza. Era<br />
come un rifiuto beffardo di fondarsi nella relazione vitale con il<br />
proprio corpo, con gli altri e per l'Altro. E si avvertiva un<br />
continuo tentativo di fondarsi unicamente su se stessa, fattasi tutta<br />
un Fallo in un continuo e frustrante tentativo di strutturazione<br />
metaforica. Per non dire delle metonimie! A parte il fatto che<br />
scoprire a 43 anni come si presenta un pene circonciso,<br />
approfittando della miseria sessuale di un extracomunitario di<br />
religione islamica era abbastanza mortificante, c’era anche da<br />
notare il compiacimento, quasi il tripudio che si alzava da ogni<br />
pagina insieme all'eco di un costante “zac! zac!” ! Tutti quei tagli,<br />
per non dire dei ritagli, solo per togliersi qualche sassolino dalle<br />
scarpe di lupa mannara bassa ?<br />
Tu sapevi che esistono al mondo persone che fottono e piangono.<br />
Ne avevi conosciute altre che lo davano e poi si pentivano come fa<br />
9
il culo della serva. Ma venire a sapere che ci sono persone che si<br />
fanno fottere solamente per sfottere un cazzone che non parla<br />
l'italiano e sfidarlo a usare il congiuntivo meglio di loro, ti<br />
sembrava una vera e contorta aberrazione. Nel dire, poi, a quel<br />
poveretto che lui non era un granché e che non sarebbe mai stato<br />
all’altezza di quella vuotaggine incombente, ti pareva che la parola<br />
venisse usata al modo in cui la usano certi uomini dalla voce dura:<br />
per fare la guerra. Ma a fare la guerra non è mai la parola, è la<br />
Morte che fa la guerra. Insomma ( agitando le mani davanti agli<br />
occhi, come per scacciare un moscone fastidioso) la svista di<br />
quella scrittrice - peraltro istruita, informata e acculturata -<br />
sembrava una provocazione non indifferente, se non una<br />
mortificazione infinita. Era comprensibile che uno scrittore fosse<br />
tentato di andare sui limiti, ma perché andarci a spese dell’altro? E<br />
infatti non era un caso che Karim, punito proprio nel momento<br />
dell’erezione, giustamente esasperato dalla fessaggine di lei ( a<br />
pag. 186 ), cerca di strangolarla; ma poi si accontenta del solito "<br />
sei una pazza", avendo purtroppo " già allentato la morsa".<br />
Il letto era un ring e l’amore , ancora una volta, un campo di<br />
battaglia. Da ogni pagina di quel libro sembrava echeggiare un<br />
tipico "zac! zac!" come di una tagliola che tagliasse nel vivo. Da<br />
quelle pagine pareva spirare un caratterisico odore di sfiga.<br />
Poiché avevi abboccato, pareva che non ti restasse altro che<br />
esclamare " per piacere! per piacere! " - agitando le mani davanti<br />
agli occhi, come per scacciare Belzebù, un insetto fastidioso.<br />
In ogni caso, ti pareva che godere al posto dell'Altro fosse<br />
l'impossibile davanti al quale non si può che ripiegare, continuando<br />
a scrivere secondo la Legge e ad accogliere secondo l'Amore. Ma<br />
forse ancora più preoccupante di quell'impalarsi sui simboli, era<br />
quel tradimento di sè per cui i valori emotivi più profondi<br />
diventavano cose ridicole, da sbeffeggiare per evitare di<br />
vergognarsi di averle un giorno provate. In questo, notavi<br />
10
l'accettazione conformistica del mito maschile fondato sul cinismo,<br />
sul dinamismo vittorioso, sul potere e sul successo che avrebbe<br />
riscattato la donna. Proprio in quel rifiuto della complessità ti<br />
pareva annidarsi una nuova forma di tirannia.<br />
Una tipica tirannia femminile basata sul mito del potere.<br />
La scrittrice aderiva con compiacimento, così ti pareva, a un mito<br />
maschile: quello del potere, che svalutava quella sublime capacità<br />
femminile di accogliere e di figliare, di accettare l'onore e il peso<br />
di elargire la vita e di far vivere. Negare che l'accoglimento e<br />
l'accudimento materni siano fondamento alla stima di sè, ed anche<br />
fonte della vera allegria e leggerezza delle donne, significa<br />
dipendere ancora da una figura di Madre che ha introiettato in sè il<br />
mito maschile del potere, ingenerando nei figli e nelle figlie<br />
soltanto conformismo o ribellione. Ti pareva che Carmen,<br />
disperando di poter uscir fuori sana e salva dalla routine, avesse<br />
deciso - come fanno tante altre persone follemente “normali” -<br />
perlomeno di arredare un po' il ventre della bestia. Se non un invito<br />
a Disneyland, perlomeno poteva sperare in una festa assai<br />
esclusiva con gli Artisti-Arredatori, magari dopo qualche<br />
passaggio al Maurizio Costanzo Show. In ogni caso, il suo<br />
appariva un punto di vista abbastanza cinico e certamente l'<br />
orizzonte le si sarebbe slargato.<br />
Slargato? Solo un piccolo borghese italiano, medio-italiano, può<br />
credere che scrivere serva come mezzo di promozione sociale.<br />
Sottoporre la scrittura alle necessarie obbligazioni servili richieste<br />
dall’industria culturale - all’affannosa ricerca del best-seller o<br />
comunque preoccupata a far quadrare i bilanci - porta<br />
inevitabilmente a scrivere per il Potere o per il Ribelle. Non esiste<br />
niente di più triste del best-seller di un’estate, il prodotto incrociato<br />
di un ripasso di sociologia e di un abbonamento a un corso di<br />
scrittura creativa - con spruzzate, abbondanti spruzzate di piccola<br />
sessualità. Insomma, tu continuavi a pensare a quegli scrittori che<br />
avevi conosciuto ed amato, proprio perché non scrivevano per il<br />
11
Potere e neanche per il Ribelle, ma per essere puniti. E ora ti<br />
trovavi davanti a una scrittrice cinicamente intenzionata a usare la<br />
Letteratura per punire gli altri ( non lo facevate tutti ?). Un po'<br />
come fanno certe insegnanti di scuola media, quando, frustrate<br />
dalla vita, impugnano una matita rossa e blu e sfregiano i compiti<br />
delle alunne più carine di loro o dei ragazzi più vivaci e<br />
intelligenti. Solo che le bruttone non usano direttamente la<br />
Letteratura, ma spesso fanno ricorso alla Grammatica, come<br />
consustaziate allo strano potere di questo vero e proprio killer della<br />
Lingua.<br />
In ogni caso, la Letteratura non è mai riducibile alla forma tecnica ,<br />
alle riviste d’avanguardia o al mercato librario, ma investe molti<br />
luoghi, comporta lunghe pratiche – specialmente pratiche solitarie<br />
- e spesso richiede molte vite. La tua amica, o chi per essa, ad<br />
esempio, per imparare a infilarsi il vibratore, e a fregarsene, in<br />
fondo – e neanche tanto in fondo - non aveva forse impiegato la<br />
bellezza di 43 anni? .<br />
Fu davvero triste per te - mentre te ne stavi nella tua torre<br />
d’avorio, o piuttosto alla macchia – venire a sapere che la tua<br />
sorellina ballava sui tavoli come una velona, con una rosa nei<br />
capelli e una mano rivolta in su verso il Potere, e l’altra in giù<br />
verso il Ribelle. La storia della scoperta del vibratore da parte di<br />
quella impunita riempiva i giornali, le riviste di moda e i<br />
settimanali femminili. E quando se ne parlò al Maurizio Costanzo<br />
Show – dove la neo-scrittrice era stata mandata dall'Ufficio stampa<br />
della Casa editrice per farla bistrattare – si aprì un ampio dibattito<br />
in un’atmosfera che voleva sembrare allegra, ma riusciva a<br />
malapena a mascherare una profonda tragedia civile, morale,<br />
culturale e umana ( soprattutto umana, sebbene in quel teatrino ci<br />
fosse molto poco di veramente umano). Cercando di minimizzare,<br />
a un certo punto Carmen Covito aveva esclamato: " Ma il mio libro<br />
è solo una saponetta! " Accorgendosi dello sguardo esterefatto di<br />
12
Costanzo, aveva subito poi specificato: " Una saponetta... una<br />
saponetta per lavarsi l'anima, però...". Al teatro delle Vittorie scese<br />
un silenzio imbarazzato. Neanche la Cianciulli - abile<br />
saponificatrice di Correggio, autrice di Confessioni di un'anima<br />
amareggiata, poi rinchiusa nel manicomio criminale di Aversa -<br />
aveva mai osato pretendere tanto dalle sue saponette ricavate da<br />
grasso umano bollito in un calderone insieme alla soda caustica.<br />
Leggendo il libro della tua amica<br />
Carmen avevi riscontrato i soliti<br />
coiti incestuosi con i fantasmi che<br />
solo la Letteratura consente, ed anzi<br />
richiede per sua stessa costituzione;<br />
ma non vi avevi trovato alcun lampo<br />
di quella comicità che sconfina col<br />
tragico, ovvero con la nostra realtà.<br />
Leggevi soltanto, non senza qualche<br />
perplessità, un seguito di ben<br />
orchestrati e divertenti siparietti.<br />
Con una morale ( perché l’Autore<br />
era una moralista politicamente<br />
corretta a sinistra, reparto<br />
girotondini) che la maggior parte dei critici aveva, riduttivamente,<br />
riassunto così: " bruttine di tutto il mondo unitevi, imparate a usare<br />
il vibratore, e fregatevene!". Con quel libro non si usciva fuori dal<br />
solito teatrino dell'obbedienza e della trasgressione. Un ordine in<br />
cui il <strong>De</strong> Sade sembrava copulare con Kant.<br />
Nella società letterata ( a cui Carmen aveva maschiamente e<br />
servilmente - così ti pareva - aderito) tutto si ripeteva in un giro<br />
senza fine di travestimenti multipli. La tua perplessità era rivolta<br />
specialmente al sistema di valori distorto della vostra cultura, che<br />
induce le donne a vivere la propria femminilità in negativo e la<br />
società letterata - pervasa da una grande noia e le tentazioni del<br />
13
disumano - a dar sfogo ora alla barbarie , ora ai girotondi, ora alla<br />
produzione di saponette per lavarsi addirittura l'anima.<br />
In quel periodo, gli anni Novanta, mentre come per improvvisa<br />
amnesia l'Europa si era trasformata in una terra di Serbi e di<br />
Croati , crollavano gli imperi ad Oriente e ad Occidente, e quasi<br />
tutti e tutte si dicevano Europei, ovvero erranti disponibili -<br />
andavano di gran moda storie di scambio di mutande, di marchette<br />
redente dal libro e di piccola sessualità italiana, medio-italiana. Tu<br />
naturalmente ti eri dato alla macchia, interessandoti alla<br />
Letteratura solo in quanto mezzo propedeutico per allenare lo<br />
spirito a qualche trasformazione. Non sarebbero state le parole,<br />
pensavi, a rivelarti quello che non sapevi. E certamente non<br />
sarebbe stata la Letteratura a salvare te e i tuoi cari : i morti, i<br />
moribondi e quelli in bilico tra vita e morte.<br />
La realtà forse t'interessava un po' più della verità. Eri tra culla e<br />
bara, vale a dire fra due pulsioni, ed occorreva mantenere un feroce<br />
equilibrio nell’assedio di tutti gli elementi: Acqua, Aria, Terra,<br />
Fuoco ... Spazio. Era quella tipica "sensazione di continuo mal di<br />
mare in terra ferma", di cui ti aveva dato notizia Kafka, e pochi<br />
altri. Una Letteratura che corrispondeva esattamente alla tua<br />
presente consapevolezza di essere vivo, e in bilico - come tutti noi<br />
- nell'oceano della vita e della morte.<br />
Letterato o analfabeta, si può fare una fine balorda comunque. E a<br />
chi sta per morire di Aids, di fame, o di bomba umana, il massimo<br />
che un letterato poteva offrire era un pezzetto di carta assorbente<br />
e - a sentire la neo-furbacchiona- "un libro-saponetta per lavarsi<br />
l'anima". Non ci potevi passare e ti veniva irresistibilmente alla<br />
memoria, ancora una volta, Leonarda Cianciulli, che però era stata<br />
arrestata prima che incominciasse a regalare le saponette ai vicini.<br />
14
Finito il grande privilegio del letterato di creare l'immagine del<br />
mondo in cui viviamo, e sostituito ormai dal terrorista, pare che<br />
oggi lo scrittore non possa fare altro che attingere - per<br />
contaminazioni, travisamenti e taccheggi - a quel sempiterno e<br />
splendido cantiere di rovine che è la Letteratura, ovvero il<br />
Saponificio.<br />
In Letteratura, nel paese della lingua, vi sono ancora inferni,<br />
purgatori e paradisi, ed anche nuvolette più leggere, aeree e<br />
luminose di ciò che banalmente accade e presto si consuma.<br />
Vi sono anche giardini che sembrano piantati in noi da prima che<br />
cominciasse la Storia. E vi sono quei tipici roghi dove ardono gli<br />
eroi della Letteratura: qui ardono eternamente, senza bruciare. E'<br />
naturale che una ragazzina nel leggere l'Iliade possa scorgere<br />
Achille avvicinarsi al rogo dell'amato Patroclo e sentirsi tutta un<br />
Falò... Specialmente se - passando accanto alla differenza, e alle<br />
differenze nella differenza - la Mamma l'ha abituata a scambiare i<br />
propri malori per dei valori, inducendola diventare un'abile<br />
saponificatrice. Altro è chinare la fronte e contemplare ed<br />
accogliere il mistero del Forno!<br />
Ma lei era più furba. E realisticamente doveva rifiutare non dico di<br />
starsene nuda come un'anima e aperta come un'ostrica davanti al<br />
proprio Signore ( amante celeste e unico giudice in cielo) ma di<br />
abitare l'immensità dell'attesa. Stufa di attendere l'inaudito, doveva<br />
assolutamente arrivare fra quelle ombre nichiliste incapaci di dare<br />
una manina ai vivi, se non tirandoli di notte per i piedi.<br />
Non eri tu. E a maggior ragione non poteva essere<br />
quell’ectoplasma di Alfredo <strong>De</strong>lledonne. Un ectoplasma, peraltro,<br />
in coito con chissà quanti altri fantasmi: dal momento che la figura<br />
di un personaggio cartaceo di solito non è mai la condensazione<br />
delle impressioni ricevute da una sola persona, ma spesso di molte<br />
che magari condividono, o sembrano condividere caratteristiche<br />
15
comuni. L'Alfredo <strong>De</strong>lledonne poteva quindi essere la figura del<br />
buffo maestro, dell'amico fessacchiotto dell'infanzia e dell'amore<br />
scostante se non impossibile di varie fasi di una stessa vita, quella<br />
della scrittrice. Tramite la scrittura essa poteva così vedere se<br />
stessa al maschile ( "tutto ossa in bassorilievo e pella bianca") ma<br />
soprattutto resa "isterico" dalla sua stessa "piscina" riflessa in uno<br />
specchio d'inchiostro . Già, la "piscina", la piscina della Covito. Tu<br />
non credevi, ed anzi sapevi empiricamente, per esperienza, che le<br />
piscine non rendevano isterico Alfredo <strong>De</strong>lledonne, e che se<br />
proprio doveva esserci dell'isterico occorreva andare a pag. 70,<br />
quando Marilina si asserraglia nel bagno, apre un pacchetto di<br />
sigarette, stringe i denti e - come per fissare il proprio utero<br />
vagante da qualche parte - accende e spegne i mozziconi sulla<br />
propria coscia, in rapida sequenza - per poi affliggerci con<br />
l'esibizione delle stimmate e dare la colpa a Scheletrino. Sebbene<br />
la verità non si trovi nei libri, è proprio tramite le forme della<br />
convenzione letteraria che è possibile lasciare affiorare qualche<br />
verità, sotto un cumulo di menzogne necessarie. Il fatto, ad<br />
esempio, che siete come vermi della terra, pur aspirando talvolta al<br />
Tutt'altro, senza provare neanche un minimo di apertura verso<br />
l'altro, neanche mentale.<br />
“Ti secca?”. Così come la "piscina" della Covito, quella storia di<br />
piccola sessualità ti divertiva, ed eri felice per il libro ma<br />
preoccupato per Carmen. Continuavi anche a pensare che l’ironia a<br />
cui ricorreva l’Autore spesso rendeva scipite le immagini. L’ironia<br />
era un’arte che restava difficile da amministrare. Ci voleva<br />
un’abilità estrema per farla operare in profondità, mostrandola solo<br />
in superficie. Non a caso i grandi scrittori umoristici sono scrittori<br />
d’intensa virilità. I loro libri s’impongono per verità e il massimo<br />
di sincerità possibile. Con grande efficacia, mentre sembrano<br />
divagare o raccontare divertenti bugie, bugie da ciarlatani, ti<br />
squarciano simulando un lampo che per attimo ti dà la sensazione,<br />
o piuttosto la reale percezione dell’assoluta tragedia della vita.<br />
16
Se non sono mai esistiti geni al femminile è per la stessa ragione<br />
per cui, come ha detto qualcuno, Paglia mi pare, non sono mai<br />
esistiti degli Jack lo Squartatore donne. Ma, al massimo,<br />
avvelenatrici, sfregiatrici armate di forbici sbieche ed abili<br />
saponificatrici.<br />
La parodia di Alfredo <strong>De</strong>lledonne, “tutto ossa in bassorilievo e<br />
pelle bianca”, ti pareva una figura da Enciclopedia del Fumetto; e<br />
quindi del tutto inoffensiva - pareva a te - proprio perché priva di<br />
risonanza. Attenzione: quella figura un po’ piatta poteva apparire<br />
priva di risonanza per gli altri lettori, che comunque forse si<br />
sarebbero divertiti, ma per te qualche risonanza l’aveva, e non era<br />
solo perché conoscevi il trucco. D’altra parte, tu allora non volevi<br />
cedere alla tentazione di leggere quel libro per regolare dei conti<br />
personali, insomma non volevi seccature; e anzi ti auguravi che<br />
Carmen non avesse scritto un libro per regolare dei conti con la<br />
differenza e– tramite una complessa ritorsione - vendicarsene con<br />
persone vive e reali, te compreso. Così fingesti di non accorgerti<br />
che mirando in basso Carmen aveva voglia di togliersi qualche<br />
sassolino dalla scarpa, né che quel sassolino eri tu; e decidesti di<br />
non farne un caso personale, e di accogliere quello scheletrino con<br />
benevolenza. Tanto, più secco di così !<br />
Ma la domanda di Carmen ( “ ti secca?”) già<br />
pareva non annunciare niente di buono: lei ti<br />
rivelava che aveva pensato a te<br />
nell'inventare la figura di Alfredo<br />
<strong>De</strong>lledonne, e aveva deciso che dovevi<br />
seccarti per forza. E che doveva portarti fino<br />
al punto, intenso e feroce, di farti disperare<br />
di poterle dimostrare che non ti seccava, non<br />
tanto. Carmen lo aveva deciso<br />
preventivamente, e allo stesso modo in cui<br />
certe mogli, prima di far mostra di ignorare<br />
17
“quello là” e di chiudersi in un silenzio ostinato, lo fanno ben bene<br />
disperare di poterle dimostrare il suo amore.<br />
( Peraltro questo accade, di solito, quando lui fa: “Scusa, tesoro,<br />
topolino o che altro, sai bene che non m’importa un accidenti se mi<br />
ami o se mi odi, ma perché non capisci mai che esigo di essere<br />
trattato bene?”. E lei, magari pensando fra sé e sé “ aspetta un<br />
attimino, ora ti faccio vedere io !”, si chiude in un mutismo<br />
ostinato, per sempre. Sperando che l’altro topolino precipiti in una<br />
tenebra da zombi, perpetuamente agitato da una specie di rumore<br />
morto. Il cupo rumore sale, ovviamente, dal piccolo vuoto che lei<br />
avrebbe lasciato in lui: un buchino , quasi un graffietto, una piccola<br />
ferita, anche narcisistica, volendo - che è solo per accumulo di altri<br />
buchi e tarli vari che con l'andar del tempo, prima o poi rivela una<br />
qualche gravità ) .<br />
Così - poiché lei o chi per essa già lo aveva deciso da perlomeno<br />
ventimila anni - il disastro o patatrac accadde ovviamente quando<br />
le rispondesti di no, che non ti seccava; ed anzi auguravi "un<br />
tranquillo successo" al suo "geniale fumetto". Alla parola<br />
“fumetto” Carmen alzò la fronte, forse aveva notato un di più. E<br />
mentre tu seguivi il suo sguardo vagare strabico e lontano verso un<br />
punto alle tue spalle in cui già sembravano aprirsi possibilità<br />
spaventose, sentisti salire in lei un urlo di collera e di dolore – che<br />
però non uscì. Carmen probabilmente lo aveva ricacciato giù,<br />
ancora una volta, perché emise solo una risatina stridula: “ Ih! Ih!<br />
Ih!”. La parola “fumetto” l’aveva ferita ? Non le riconoscevi né il<br />
potere né lo sfizio di seccarti? Non avevi riconosciuto in lei lo<br />
scrittore ? Mah! Non sapevi cosa pensare. Ti venne anche il<br />
dubbio che stesse fingendo, e che quella risatina sciocca lei<br />
l’avesse già preparata in anticipo per quell’occasione. Ma forse era<br />
una variante di un suo tipico e caratteristico nitrito risalente<br />
all’infanzia e ancora capace di far rizzare il pelo sul collo: “ Ih! ih!<br />
ih!”.<br />
18
Naturalmente da allora ti ha tolto il saluto, e non si è fatta più viva<br />
- neanche a se stessa.<br />
Già come dicevamo poc'anzi, per un uomo leggere una donna è<br />
difficile, e non potrà che sentirsi un analfabeta. Figuratevi la<br />
difficoltà che un uomo deve affrontare quando una donna decide,<br />
magari per sfizio, che tu devi portare il suo lutto in anticipo,<br />
portare il lutto di una donna. Portarlo in anticipo, prima della<br />
effettiva e reale dipartita della donna stessa. Vale a dire pagare per<br />
il disastro che in lei ha combinato la Madre. Un uomo, in un<br />
accesso di rabbia, può uccidere moglie e figli, stuprare l'amica e<br />
spesso ammazzare i vicini di casa o gli sconosciuti durante le risse<br />
o un raptus alcolico. Una donna, invece, ricorre a maniere di<br />
uccidere più elaborate e tortuose. Crudele nella vendetta,<br />
instancabile nell'inseguimento della vittima e con minori scrupoli<br />
di coscienza, l'assassina è una criminale intima, una covatrice di<br />
crimine. Concependo il crimine dapprima nel cuore, la covatrice<br />
può aspettare il momento giusto - il tempo delle occasioni, non<br />
quello dell'orologio della grande storia mondiale - e giocare con la<br />
sua vittima, torturarla per puro sfizio o capriccio. Questo certe<br />
carognette lo fanno ai maschietti, in maniera variamente<br />
consapevole, perlomeno da ventimila anni: trasmettendosi il<br />
segreto della pratica di una specie di omicidio occulto da madre in<br />
figlia, o anche tra amiche credute fidate ( " Ma sìi! dagli un taglio<br />
netto! E ignoralo, quello là ! "- fa una, come cospirando in una<br />
parentesi ; e l'altra, variando: “ Lascialo cuocere nel suo brodo,<br />
vedrai ! ” ).<br />
Mentre, fingendoti merluzzo, cuocevi a fuoco lento nel tuo<br />
brodino, da allora - da quando invece di stuprarti lei ha deciso<br />
d'ignorarti - hai rivisto Carmen una sola volta, ti pare, alla<br />
presentazione del libro di un amico comune - un premio Strega.<br />
Quando partecipavi, di rado, al Ballo degli Artisti, di solito tu ti<br />
tenevi un po’ di sguincio ed evitavi di andare qua e là ( come si fa<br />
19
di solito a un Ballo degli Artisti ) brancolando in giro o nei<br />
crocicchi a chiedere notizie di uno che non c’è, e suscitando<br />
invariabilmente mormorii di disapprovazione. La Covito se ne<br />
stava seduta in prima fila come una Maria Bellonci, ma un po’ più<br />
bassa . “ Ti sei fatta rara…”, osservasti. E lei, senza smettere di<br />
soffiarsi tutta in maniera disumana con un suo nuovo ventaglietto:<br />
“ Ohh, sì, son diventata vava anche a me stessa…”.<br />
CHI HA PAURA DELLA LETTERATURA?<br />
La perla - rara come qualsiasi altro<br />
raro gesto d'intelligenza, di poesia<br />
o di compassione - è aureolata da<br />
un suo tipico e raro splendore che<br />
sembra appartenere e non<br />
appartenere al mondo. Se parlasse,<br />
però, neanche una perla rara<br />
direbbe di se stessa: " Ohh, sì, son<br />
rara a me stessa". Ma una cozza sì,<br />
poteva dirlo; e del resto era anche<br />
politicamente corretto, perché allora parevano non esistere altro<br />
che condizioni demagogiche per l'esercizio di una coscienza.<br />
Ingentilita dal truccatore, irradiata dai riflettori e i baffi del<br />
Maurizio Costanzo Show , la valva che era nata due volte ( la<br />
prima volta a Castellammare di Stabia nel 1948 e poi a Milano<br />
nell'autunno del 1992 quando la Bompiani l'aveva mandata dal<br />
truccatore ), si era trasformata - come per improvvisa amnesia - in<br />
una top model, e non poteva che sentirsene lusingata .<br />
Ti venne irresistibilmente alla memoria la parola con la quale,<br />
poeticamente, avrebbero designato a Napoli una creatura del<br />
genere: " a' sagliuta", ovvero "la salita" - con riferimento alla<br />
20
cafona che si crede arrivata e sottointendendo "la salita di culo".<br />
Ecco, ti trovavi esattamente davanti alla figura della " Sagliuta" in<br />
persona. E così - continuando a soffiarsi tutta con un suo nuovo e<br />
cialtronesco ventaglietto - Carmelina si era fatta ( fatta, per usare il<br />
gergo dei drogati) più leggera, troppo leggera, aerea e voluminosa (<br />
sì, perché nonostante il nuovo trucco che l'ingentiliva un po' e<br />
l'ascesa miracolosa il culo le pendeva comunque in basso, però).<br />
Insomma, potevi considerare il tutto come una vendetta della<br />
storia: tu che da giovane volevi morire per amore avevi finito col<br />
fare il giornalista ( anche se poi di notte scrivevi); lei, invece, che<br />
da ragazzina sparava nei muri e voleva farsi una pera di varechina -<br />
tanto era l'odio di sè - aveva finito col farsi una flebo di<br />
Letteratura, una vera e propria trasfusione rigeneratrice.<br />
C'era qualcosa d'imbarazzante, che probabilmente aveva a che fare<br />
con la memoria, con la Letteratura e con i sentimenti.<br />
Capisti che non avresti ricevuto mai più un suo squillo, e che la<br />
sua vocina e la sua intelligenza ti sarebbero mancate un po’.<br />
Anche perché la crisalide diventata farfalla non parlava più , ma<br />
aveva cominciato ad espandersi e a tarlare. Era uno sfizio leggero<br />
che lei voleva prendersi con te e con i fessacchiotti come te, con la<br />
speranza di lasciare tanti piccoli vuoti nei cuoricini degli amici,<br />
delle amiche e degli involontari testimoni.<br />
Naturalmente ci vuole ben altro per tarlarti ! Non perché il tuo<br />
cuore sia simile a quello di una poetessa, ovvero un cuore<br />
d'acciaio. Ma perché, a furia di cercare il pelo nell’uovo, ti sei<br />
accorto di non avere cuore: la perdita, infatti, la vera perdita non<br />
può che essere infinita.<br />
( L'infinito? Va', citrullino mio! Ma vacci per una gioia infinita e<br />
senza causa, oltre il godimento maligno e il gorgo vuoto del<br />
godimento. Qui, dove non c'è dove, e i veri morti sono tutti liberi e<br />
felici - e niente li tarla, li trascina o spinge. Qui, nel vuoto come<br />
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fresca traccia non vi sono buchini lasciati da qualcuno o da<br />
qualcosa, ma uno spazio abbastanza grande, diciamo, per<br />
accogliere - come se fosse un cuore - tutte le brutte, le bruttone e le<br />
bruttine dell'universo mondo, insieme a tutte le bande di mostri, di<br />
fantasmi, di scheletrini o di fetenti che vi volessero entrare e<br />
riposare un poco in pace... Ooh, Gesù! facci uno squillo! ) .<br />
Insomma, le eri passato e - insieme al lutto ( anticipato) di una<br />
donna portavi in te il lutto di tutte le donne, dalle cui farfalle ferite<br />
noi tutti – compresi i fantasmi – pendiamo, affinché gli odi, gli<br />
amori, le generazioni e le storie continuino. E i personaggi dei<br />
romanzi possano dire: “ Tesoro, nessuno mai si è odiato come noi<br />
ci amiamo!”. Eri finalmente caduto dove la voce cade, ed erano le<br />
Madri a cantare in te, mentre i Padri dettavano. Le piscine<br />
cantavano e i pescioni scrivevano. La guerra delle parole sembrava<br />
risolversi nell’alternanza armonica del maschile e del femminile,<br />
ma non sembrava ancora quella vera risposta che pare farsi strada –<br />
inaudita – solo nel silenzio.<br />
I veri uomini e le vere donne forse sarebbero venuti dopo, e<br />
avrebbero parlato una vera lingua, una lingua viva, una lingua<br />
angelica. In un suono più intenso del silenzio, forse tutti avrebbero<br />
udito - oltre il gong che segni veramente l'ora in cui due vite che si<br />
sono intrecciate come serpenti immondi finalmente si separano -<br />
quella parola perduta fra di noi, e che non è esattamente una<br />
parola, ma piuttosto il tocco lieve, divino, indicibile e impensabile<br />
del perdono.<br />
Ma nell'oltrespazio era ancora sabato, non potevi fare altro che<br />
attendere, senza aspettare. Anche perché quelli del sabato al<br />
mercato non sono veri miracoli, e tu non avresti mai rinunciato alla<br />
domenica, la domenica della vita, per un falso miracolo. Nel<br />
frattempo, ti trovavi all'incrocio di molte voci e non per questo<br />
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facevi lo zombi, o perlomeno non ancora… ( nessuna paura,<br />
anch'io sono un fantasma!) . Ma il peggio non erano tutte quelle<br />
tombe che improvvisamente si riaprivano e ti soffiavano tanti<br />
petali di rose secche sulla faccia. E non era neanche la speranza,<br />
tenace come le erbacce dei cimiteri. Il peggio era che in quel<br />
periodo - mentre tu ti auguravi che soffiasse il vento - venne a<br />
trovarti a casa una vostra amica comune, funzionaria di una casa<br />
editrice in Milano. Beatrice , chiamiamola così, aveva ritenuto<br />
divertente riferirti il fatto che oltre a nitrire con quell’autorevolezza<br />
che le derivava dall’esser postuma, Carmen se n’era andata al<br />
galoppo per i pisciatoi della tua casa editrice, sempre in Milano, a<br />
raccomandare a chiunque le chiedesse qualche notizia del tuo<br />
lavoro di non pubblicarti mai più: perché – a suo dire – saresti<br />
stato “ uno scvittove difficile e senza aggancio commevciale…” .<br />
Aveva ragione. In quell'epoca il difficile era diventato il nostro<br />
cammino. E Carmen non aveva travisato, svisato o tradito. Era<br />
solo tentata - come molti letterati in quel periodo - dal disumano. E<br />
se diceva che eri "difficile " o "senza aggancio commevciale" non<br />
era per dare sfogo alla barbarie, ma lo faceva per delicatezza, per<br />
non far soffrire il mercato… Insomma, quello che per tranquillità<br />
tu chiamavi libro, e ti pareva solo un fumetto, era sceso come<br />
un'ombra tra lei e te ; ed ora pareva, se non un Lete, un muro di<br />
respingimento e di odio - simile alla corazza, o meglio alla valva di<br />
una lucida cozza. Chiudesti gli occhi, pensasti a una donna, e poi li<br />
riapristi subito, perché ti era sembrato di non vedere altro che<br />
orizzonti piovosi…<br />
In seguito, partita la delatrice, ti chiedesti perché mai certe<br />
signore debbano venire a casa tua per farti orribili suggestioni.<br />
Anche Beatrice, davanti a due tazze di tè, aveva esordito dicendo:<br />
" Ti debbo raccontare una cosa di Carmen, ti secca? ".<br />
Naturalmente toccasti subito ferro e accendesti un bastoncino<br />
d'incenso: ! Di più: quando nei giorni di Pasqua don Angelo venne<br />
23
a benedire la casa, gli chiedesti di dare una spruzzatina anche<br />
nell'angolo in cui tenevi l'archivio cartaceo. Vi conservavi infatti<br />
ancora le numerose lettere – anche poesie anonime che parlavano<br />
di “giunchi flessuosi” - ricevute nel corso di circa mezzo secolo da<br />
Carmen Covito. Don Angelo vi fece sopra il segno della croce, e<br />
quei reperti cartacei incominciarono ad agitarsi come tentacoli di<br />
polipi appena recisi...<br />
"Ti secca?" Credevi che fosse solo un profilo d'ombra, invece la<br />
Letteratura è sempre stata nera - fin dall'Antichità. E la memoria<br />
gioca strani scherzi. Per il momento ti anticipo solamente che voi<br />
non avete solo partecipato alla vita, come di solito facciamo noi<br />
mostri, tipici esseri del di fuori: voi siete stati vivi, e a nessun vivo<br />
è mai bastato morire da lontano.<br />
La prova che siete vivi non è tanto nel vuoto, sia pure come fresca<br />
traccia, e non è neanche negli inchiostri che sbiadiscono col tempo<br />
(Tempo e Spazio non sono una risposta). La prova che siete vivi è<br />
nel fatto che provate il dolore per l'Altro che sembra mancarvi in<br />
ogni altro, e che voi esprimete questo dolore con leggerezza, con<br />
rabbia e anche nel desiderio di "un po' di vendetta" ( come scrive<br />
da qualche parte Nietzsche).<br />
Così, quella stessa notte in cui Beatrice - senza smettere, ogni<br />
tanto, di leccarsi il cucchiaino - ti raccontò del galoppo, a tuo<br />
danno, della Covito in casa editrice, facesti un sogno dal quale ti<br />
svegliasti di ottimo umore, felicissimo - come ti accade al mattino -<br />
di non esserti svegliato con le mani incrociate sul petto. Nel sogno<br />
Beatrice, la vostra amica delatrice , ti tendeva un giornale e - con<br />
un sorriso brillante come un getto di napalm - ti invitava a leggerlo.<br />
Ti sporgevi, anche in sogno, con il busto in avanti verso il tavolo<br />
da lavoro e come un virologo ti affacciavi sul corpo inorganico<br />
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della pagina. Visto dall’esterno avevi l’aria di uno che stesse<br />
premeditando un crimine. La tragedia imprevista, la brutta notizia<br />
era in cronaca. Ce l’avete sotto gli occhi:<br />
“Un pittbull, dopo aver morso un’intera famiglia di letterati, ha azzannato<br />
una single. Era la nota scrittrice Carmen Covito, aggredita dal pittbull<br />
mentre rientrava in casa editrice. E’ accaduto a Milano in via Mecenate. La<br />
scrittrice - famosa per aver impiegato 43 anni per imparare a usare il<br />
vibratore, e a fregarsene - è stata aggedita dal cane, probabilmente<br />
randagio. Ricoverata al reparto di chirurgia plastica, le sono state riscontrate<br />
numerose ferite, purtroppo non abbastanza preoccupanti, ma si è scoperto<br />
che il cane era contaminato… La polizia si è messa immeditamente sulla<br />
traccia del pittbull, che si è dato alla macchia. Non si sa se e quando la<br />
scrittrice verrà dimessa” .<br />
I fantasmi esistono. E non sono botoli innocui. Diciamo, per<br />
tranquillità, che sono i parassiti della memoria. Vengono sia dal<br />
mondo che da noi stessi e dai libri. Chi potrà scongiurarli?<br />
Hai bisogno di parole? Il resto te lo racconto alla prossima puntata,<br />
se ne avrò voglia.<br />
Cosa fanno con quelle ossa?<br />
( continua…)<br />
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