il mercante in mare con i suoi montoni T44 ON LINE - Palumbo Editore

PARTE QUINTA L’età delle corti: la seconda fase della civiltà umanistico-rinascimentale (1492-1545)
CAPITOLO VIII La parodia del poema cavalleresco e la scrittura dell’eccesso
T44 ON LINE
[Gargantua e Pantagruele,
Libro IV, cap. VIII]
da F. Rabelais, Gargantua e
Pantagruele, a cura di A.
Frassineti, Rizzoli, Milano 1984.
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1 come dice…animal.: il richiamo alla massima autorità
della filosofia scolastica, per un’osservazione del tutto
banale sulla stupidità delle pecore, è satirica.
2 tolda: il ponte scoperto della nave.
3 come i montoni…compagni: anche il richiamo a questo
celebre episodio dell’Odissea è ironico, dato il contesto
assurdo e la fine miserevole del mercante e dei
pecorai.
François Rabelais
La vendetta di Panurge: il mercante in mare con i suoi montoni
Rabelais riprende il motivo delle pecore che si gettano in mare da un analogo episodio del Baldus di Folengo
(cfr. T41 on line). In quest’ultimo la trovata comica si risolve in una «bella favola», lievitando nell’invenzione
meravigliosa. Rabelais invece inserisce l’episodio in un ampio antefatto – il litigio tra Panurge e il mercante,
il lungo mercanteggiare per l’acquisto del montone – che ne illumina il carattere di crudele e allegra
vendetta contro la stoltezza e l’arroganza umana. La predica di commiato di Panurge conclude infine l’episodio
– in cui non manca una sfumatura macabra – in uno scoppio di ilarità. Certamente l’episodio, pur
nel fondamentale registro comico, si arricchisce di spunti polemici, giocosi e drammatici, acquistando uno
spessore che manca in Folengo.
Subitamente, e non saprei dir come perché tutto successe in un battibaleno e io non ebbi il tempo di
rendermene conto, Panurge, senza una parola di più, scaraventa in mare il suo montone urlante e belante.
Tutte le altre pecore, montoni in testa, urlando e belando sullo stesso tono, cominciano a gettarglisi
dietro, saltando in mare una dopo l’altra; perché, come sapete e come dice anche Aristotele
(Lib. 9, De Histor. animal.) 1 questo animale è il più stupido e il più inetto del mondo, ed è proprio della
natura delle pecore seguire la prima ovunque vada. Così facevan ressa e spingevano a testa bassa
per essere le prime a seguire il compagno.
Il mercante, preso dal panico nel veder le sue pecore morire annegate così sotto i suoi occhi, faceva
di tutto per frenarle e trattenerle, ma inutilmente. Tutte, una dopo l’altra, si buttavano giù. Alla fine
agguantò per il pelo uno dei montoni più grossi sull’orlo della tolda, 2 sperando di tirarlo indietro
e salvare così tutto il resto del gregge. Ma il montone fu abbastanza forte per portare il mercante con
sé; come i montoni di Polifemo, il Ciclope accecato nel sonno, quando portarono in salvo, fuor della
grotta, Ulisse e i suoi compagni. 3 E montone e mercante affogarono insieme. Anche i pecorai che, sull’esempio
del mercante, s’aggrappavano alle bestie, chi per le corna, chi per i piedi, chi per il mantello,
furono tutti travolti allo stesso modo e affogarono in mare miseramente.
Panurge, accanto al fogone, 4 con un remo in mano, si dava da fare non già ad aiutare i pecorai, bensì
a impedir loro di arrampicarsi sulla nave e sfuggire al naufragio; e intanto li ammoniva con eloquenza
degna del fraticello Oliviero Maillard o, se volete, di fra Giovanni Bourgeoys. 5 Con fiori di retorica,
mostrava loro le miserie di questo mondo e il bene e le grandi soddisfazioni dell’altra vita, affermando
essere i trapassati più felici di quelli che rimangono quaggiù in questa valle di lacrime e promettendo
ad ognuno di erigergli, al ritorno dal Lanternese, 6 un bel cenotafio 7 o sepolcro onorario sulla
vetta del Moncenisio; con l’augurio tuttavia (casomai non increscesse loro di vivere ancora fra gli
umani e trovassero sconveniente di affogare a quel modo) di incontrare la buona fortuna e magari
una qualche balena che, da lì a tre giorni, li rendesse alla riva di un qualche paese di delizie, sull’esempio
di Giona. 8
Spedito in mare il mercante e sgomberata la nave dai montoni, Panurge si guardò attorno e disse:
«C’è ancora in giro qualche anima di pecora smarrita? Dove sono quelle di Thibault l’Aignelet? E
quelle di Regnauld Belin, 9 che dormono mentre le altre brucano? Io non ne so niente. È un tiro di
vecchia guerra. Cosa ne dici, tu, frate Giovanni?».
4 fogone: la caldaia della nave.
5 Oliviero…Bourgeoys: Oliviero Maillard era stato fra il
Quattrocento e il Cinquecento un predicatore molto popolare,
come Jean Bourgeoys.
6 Lanternese: terra dei gabbamondo. È la terra da cui proveniva
la nave del mercante.
7 cenotafio: monumento sepolcrale che, però, non contiene
le spoglie del defunto.
Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese LETTERATURA STORIA IMMAGINARIO [G. B. PALUMBO EDITORE]
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8 Giona: il personaggio biblico ingoiato e salvato da una
balena.
9 Thibault…Belin: il primo è il pastore della Farce de Maitre
Patelin [Farsa di mastro Patelin], a cui morirono tutte
le pecore. L’altro nome sembra inventato da Rabelais,
giocando sul significato osceno della parola genovese
“belin” = minchione.

PARTE QUINTA L’età delle corti: la seconda fase della civiltà umanistico-rinascimentale (1492-1545)
CAPITOLO VIII La parodia del poema cavalleresco e la scrittura dell’eccesso
esercizi
Analizzare e interpretare
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T44 ON LINE
François Rabelais ~ La vendetta di Panurge: il mercante in mare con i suoi montoni
Tutto l’episodio è improntato al rovesciamento. Esplicitane i
termini considerando:
– il rapporto mercante/montone, pecorai/pecore;
– il comportamento di Panurge;
– la predica di Panurge;
– la funzione delle citazioni.
La vendetta di Panurge non è esagerata? Su di essa grava il
giudizio morale dell’autore?
Quale concezione della vita e della morte è sottoposta a
crudele parodia? Ti pare coerente con la visione del mondo
di Rabelais?
Confronta questo episodio con quello di Folengo (T41 on line)
e cogline le differenze.
Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese LETTERATURA STORIA IMMAGINARIO [G. B. PALUMBO EDITORE]
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